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con Rasetsu, Shinsei

18:27 Rasetsu:
 Un gran giorno è appena giunto, seppur tale possa definirsi esclusivamente per Shinsei che ne ha davvero bisogno. Lo ha condotto all’interno del salotto di quell’appartamento molto minuscolo. Si tratta d’un bilocale munito d’una camera da letto abbastanza capiente e una sala con annessa cucina – oltre al doveroso bagno. Le tapparelle son chiuse affinché dall’esterno nessuna possa vedere quel che accade all’interno della struttura. La luce della lampadina al centro della stanza è accesa. E’ arredata un po’ minimal, in realtà. Un tavolo in legno con due sedie è posto al centro della stanza adibita a salotto, pochi quadri raffiguranti chissà che entità astratte potrebbero esser stati appesi dall’acquirente della casa, ma non sicuramente da Rasetsu che di queste cose non capisce assolutamente niente. La porta vien chiusa a chiave non appena il biondo entra nella struttura. La porta della camera da letto – sulla destra dell’ingresso – è rigorosamente chiusa a chiave. Deve restare lì, in quelle quattro mura. Dal lato opposto all’ingresso, con in mezzo il tavolo e il cucinino, v’è anche un piccolo divano da due posti con di fronte un mobiletto avente su di sé un televisore. Non l’accende quasi mai e, inoltre, è facilmente notabile quel velo di polvere che copre ogni cosa. Non ci entra da parecchio qui dentro, anzi lo sta sfruttando per qualcosa di losco anziché viverci seppur non sia dato saperlo agli altri. Son affari suoi, d’altronde. Rivolge un’occhiata all’interlocutore odierno. <Siediti dove ti pare, ti devo fare qualche domanda perché non mi è chiaro il tuo trascorso. Se vogliamo capire cosa scatena quella rabbia e da lì aiutarti a tenerla sotto controllo, devo anche comprendere cosa la scatena. Abbiamo stabilito che la memoria non deve essere toccata, non che sia in grado di farlo al momento.> Tira su col naso, sistemando meglio gli occhialini. E’ vestito come al solito: pantalone nero, scarpe d’egual cromia, camicia bianca coi primi due bottoni lasciati aperti ad altezza del collo così da lasciarlo respirare senza quell’orrenda sensazione di stretta. Con sé, ha soltanto un paio di tonici coagulanti e di recupero Chakra, nel caso in cui dovessero in qualche modo servire, pur non essendone granché sicuro. [ Chakra OFF ]

18:58 Shinsei:
  [Salotto] Resta un sull’uscio di quel piccolo appartamento. Deve quasi abbassarsi per passare sull’uscio. Non esattamente ciò che si aspettava, a dire il vero. Ha dovuto frenare quei brutti pensieri che lo portavano ora in uno scantinato fatiscente, ora in un laboratorio sotterraneo e pieno di strumenti strani, e in altri strani posti. Ma mai in una casa piccola e impolverata. Si sarebbe dunque infilato dentro l’appartamento lasciandolo chiudere a chiave. Si è astenuto e si asterrà dall’impastare il chakra. Per ora, è necessario che sia meno pericoloso possibile, soprattutto in quell’ambiente. Avanzerebbe piano, studiando l’appartamento, annusandolo, tentando di immagazzinarne i dettagli, i colori, eventuali fotografie, qualsiasi cosa. Non è molto vario, a dirla tutta, il suo vestiario. Siamo sempre li. Anfibi, pantaloni e felpa. Tutto nero, senza un minimo di adorno. La felpa è tenuta con la zip abbassata fino a metà lasciando libero il petto che in realtà si presenta fasciato. Le fitte alla spalla non lo abbandonano mai, ma per fasciare quel punto specifico, dietro la scapola destra, ha dovuto praticamente bendarsi tutta la parte superiore del petto. Il volto affilato è dipinto nella solita espressione austera, decorato dai dragoni sulle tempie tenuti liberi dalla treccia, stranamente ben fatta e chiusa alla fine da un drappo color rosso sangue. Occhi neri che prima si posano sul rosso. Annuisce al suo dire, dovrà stare al suo gioco <Prima ti ho portato una cosa.> Commenta muovendo piano una delle due mani che ha nelle tasche della felpa. <Qualcosa che potrebbe interessarci entrambi> Sono in ballo, loro due, perché non ballare su più piste? Estrarrebbe, dalla tasca, una piccola fiala. Quasi del tutto vuota, a dire il vero e ben chiusa con un tappo. Ma all’interno è racchiusa una sostanza <Sono stato avvelenato qualche tempo fa, a Kiri> Mentre appoggia la fiala sul tavolo e se ne allontana. <Da questa sostanza. Esaminala.> Un invito che, per via dei suoi modi, sembra assai poco un invito <Se riesci a trovare una pista interessante a me non dispiacerebbe fare il culo a strisce a chi si è divertito con me quella volta, e a te lascerei ogni altra informazione o veleno utile> Un nuovo accordo? Una nuova possibilità per entrambi, forse. Ma non sono li per quello. Lasciata la boccetta sul tavolo, si dirigerebbe verso il divano. Sedendosi al centro di esso e ascoltando l’intera struttura piangere e gemere sotto il suo peso. Ascolta per intero quanto ha da dirgli <Non si tratta di rabbi> Commenta scuotendo il capo. Inspirando profondamente ed espirando col naso appuntito. Guarda il pavimento, per ora, concentrandosi nei suoi pensieri <è più complicato di così> Commenta <Io ho un buco nei miei ricordi. Un buco enorme, che va da quando ero ancora uno studente dell’accademia di Oto fino a un paio di anni fa, quando sono uscito dal posto nel quale ero confinato> Forse è meglio partire da qui. <Quello che mi è successo li dentro, è per me un mistero.> Ammette <Ma ogni tanto, in particolari condizioni, come quando qualcuno mi tocca, o quando vivo situazioni particolarmente stressanti, qualcosa riemerge> Cosa? Eh difficile da spiegare <Sono come schegge che mi si piantano nel cervello, fanno male, in quei momenti vedo nebbia intorno a me, sento voci…> Un bel pacchetto completo, insomma <Ho bisogno di scoprire che mi è successo in quel posto, Rasetsu. Solo così nebbie, voci, schegge diventeranno ricordi normali che io possa finalmente lasciare dietro di me> C’è una motivazione più sottile <e capire finalmente chi sono> Ecco. Parla con sincerità, con voce bassa ma profonda, vibrante. Non ha bisogno di urlare li dentro. Tiene lo sguardo a terra. Quasi consapevole che se lo alzasse proverebbe l’istinto di non fidarsi. Ma è li per un atto di fiducia.

19:27 Rasetsu:
 Shinsei gli fa presente ciò che più teme e quel ch’egli deve andare a scoprire a tal proposito. L’uomo ascolta con interesse, portando le mani dietro la schiena e circondando il polso con la relativa mano opposta. Con un cenno del capo, indica la fasciatura ch’egli porta al petto. <Che hai fatto?> Una domanda di circostanza, non gl’interessa curarlo o che altro. Tuttavia, per far quel che devono, ha anche necessità di capire se il biondo sia in grado di reggere una seduta del genere oppure no. Non ha tempo per soccorrerlo, tanto meno ne ha i mezzi privo delle mani terapeutiche com’è. D’altronde, è un genetista quello con cui sta avendo a che fare, non un medico qualunque. Nota come questi tenti di mantenere le distanze da lui. Poggia la fiala sul tavolo, allontanandosene subito dopo come se potesse ammalarsi al sol contatto con un corpo umano estraneo. Il demone allunga la mancina, mano portante, districandola dall’intreccio posteriore, così da agguantare la fialetta. Non agita il contenuto – cauto. Non lo annusa – non è stupido. Conosce fin troppo bene i veleni, avendovi lavorato a lungo. <Lo analizzerò. Ad occhio, non posso dirti granché. Potrebbe anche essere un veleno utilizzabile nel mio campo.> Borbotta a mezza voce l’ultima considerazione, poggiando di nuovo la fiala sulla superficie lignea, affinché possa prenderla in un secondo momento. Ora come ora, devono preoccuparsi di ben altro. Non lo ringrazia, sia mai che sappia farlo. Ha solo ottenuto qualcosa d’interessante e già gli si illuminano gli occhi – vale come ringraziamento? <Ho pensato ad un metodo> L’avvisa preventivamente perché non vuol rischiare di trovarsi decapitato tempo zero dalla furia risvegliata altrui, quindi si premura di comportarsi a modo. <per il quale richiamerò il Chakra.> Gli mostra tutto ciò che ha intenzione di fare perché, se vogliono mantenere quest’alleanza in piedi, devono fidarsi l’uno dell’altro e, in questo momento, è proprio questo a mancare. Conduce immantinente la mancina ad altezza del petto, formando il mezzo sigillo della capra. Adotta una modica concentrazione affinché possa raggiungere una giusta attenzione a quel che deve fare. Andrebbe a generare due sfere d’entità uguale poste l’una all’estremità dell’altra. In prossimità della fronte, genera una sfera dal color violaceo che rappresenta la sua lucidità mentale, il suo ingegno, il suo intelletto. Ad altezza del ventre, tendente al nerastro, v’è un’ulteriore sfera che rappresenta la sua poca forza fisica, agglomerata dalla capacità d’utilizzo delle arti magiche e delle arti illusorie che proteggono l’esile corpo del demone. Queste due sfere, susseguentemente, andrebbero ad unirsi al centro del petto affinché possa formarsene una soltanto, dalla prevalenza di nero con piccole scariche violacee come se stesse attivando l’innata. Dopodiché quest’energia andrebbe a direzionarsi lungo tutto il corpo dell’essere demoniaco, dalla punta dei capelli a quella dei piedi. Rinvigorito, torna su di lui. Smuove il crine rossastro così da spostare qualche ciocca di lato. <Posso provare ad agire su di te tramite un’illusione – te ne stavo parlando l’altra volta. Sei cosciente nell’illusione, sai che lo è. Però devi lasciarla proseguire. Dobbiamo provare a risvegliare quei momenti e, mentre li risvegli, cercare quella nebbia e quelle voci.> Inspira profondamente, indicando con un cenno del capo il piccolo divanetto. <Chiamala “trance”. Ho riflettuto e penso che sia l’unico metodo funzionante: un’illusione guidata, passo dopo passo. E’ l’unica chance che abbiamo per tirarti fuori qualcosa. Difatti, avrei pensato anche a legarti, dal momento che, da come me ne parli, potresti scattare in men che non si dica.> Si stringe nelle spalle, compiendo qualche passo in direzione del divanetto, convinto di quel che sta dicendo a prescindere dalle considerazioni altrui. D’altronde, ha scelto il rosso come esperto. <E fidati di me, non ho nessuna intenzione d’essere costretto ad ammazzarti.> Perché – diciamocelo – il rischio ci sarebbe in quel caso. Non suona come una minaccia, non vuole che lo sembri. [ ¾ - Tentativo Richiamo del Chakra ]

19:53 Shinsei:
  [Salotto]  
Lo ascolta, e a quella domanda fa spallucce <A botte> risponde semplicemente. Alla fine è una verità. Certo, non la versione più completa. Ma l’altro è palesemente disinteressato a sapere la storia. Almeno tanto quanto lo è lui a raccontarla. Così come non commenta le parole che l’altro gli riserva sui veleni. Si limita a snudare le zanne in un sorriso affilato nel vederlo, tutto sommato, compiaciuto. Sta iniziando a capire quali tasti toccare con lui. Ormai conosce almeno il suo interesse principale. D’altronde almeno su questo si sono aperti. Si limiterebbe, in ogni caso, ad annuire. Sentendo ciò che farà con quel veleno. Avranno modo di riparlarne, non c’è fretta. Torna seria e austera l’espressione sul volto affilato tuttavia, torna quella austera di sempre, concentrata, nel sentirlo parlare di metodo. Lo sguardo nero si poggia sull’altro mentre lo osserva impastare il chakra. Annuisce semplicemente. Lo lascerà fare. Più remissivo e calmo nei modi delle ultime volte. Ha lavorato molto per questo. Eppure il solo sentirlo pronunciare la parola “illusione, lo irrigidisce. È seduto sul suo divano, a gambe larghe, piegate. Sulle ginocchia sono appoggiati i gomiti, le mani si tengono l’una nell’altra e al sentire quella parola, le stringe tanto da lascia partire il suono di multiple ossa che cedono di schianto. Si sta scrocchiando le dita, ma potrebbero assomigliare a petardi o colpi di pistole, più o meno. <L’illusione…> è un fare già più ringhiato <Forse è il metodo migliore> Ammette. Suo malgrado, visibilmente non a suo agio <Confido che non ci sia troppo da cercare. Lo sconvolgimento che il chakra illusorio comporta è… un fattore scatenante tra i più efficaci> Oh quanto si sta esponendo. Ma l’idea è proprio quella di renderlo meno vulnerabile possibile a tutto questo. <Quello che ti ho detto quando ne abbiamo parlato resta valido, Rasetsu, non so quanto potrò durare dentro un Genjutsu prima di perdere il controllo di me… del mio corpo> Se è un genjutsu tanto dissociante potrebbe sul serio non avere contezza di ciò che sta facendo fuori dal genjutsu. <Prendi le precauzioni che servono. Per te, per questo posto e per me> Non è finita bene l’ultima volta che si è trovato in un genjutsu, e per fortuna era all’aperto. Qualche attimo di silenzio, prima di tornare di nuovo con lo sguardo nero sulla figura, a cercarne lo sguardo verde-oro <E si, mi hai già assicurato di aver perso quella capacità, ma per quanto devastanti possa trovarli io, o interessanti possa trovarli tu, i ricordi che troveremo verranno palesati, ma non sostituiti.> è qui, forse più che altrove, che è costretto ad andare a fiducia, per poi trarre di nuovo, un profondo respiro, ed espirare col naso, un’espirazione lenta che, in alcuni momenti, si fa vibrante, come scosso da piccoli brividi. Cerca di controllare la paura, celando gli occhi neri al mondo, chiusi dalle palpebre, <Mi fido.> Un mormorio basso e profondo. Convinto il più possibile.

21:09 Rasetsu:
 Non vuole fare davvero delle domande in merito alla ferita che s’è procurato, proprio onde evitare che possa chiedergli di curargliela. Non ne avrebbe intenzione neppur fosse ancora in grado di gestire il Chakra medico. Va da sé che si limita ad un mero cenno del capo, come conferma d’aver capito: una sorta di visualizzato senza risposta. Ha bisogno d’ulteriori preparativi, ai quali chiaramente non si sottrae. Lo vede sedersi sul divano e quel di cui ha bisogno adesso è una sorta di congegno che possa tenerlo bloccato: uno strumento di tortura potrebbe tornare oltremodo utile. Il problema cardine è che non ne possiede, ragion per cui lo creerà. <Lo so, è proprio quello l’obiettivo.> A proposito del motivo che l’ha spinto a scegliere l’illusione come unico metodo per riuscire ad entrare nella mente dell’obiettivo. Porterebbe la mancina alla volta delle proprie fauci. Quivi non farebbe altro che far scivolare dabbasso la manica quel tanto che basta affinché scopra la pelle del polso. Essa appare molto pallida – come il resto del proprio essere – e le vene son d’un colorito piuttosto scuro, differente dal normale o dalla concezione umana che si hanno di queste ultime solitamente verdastre o bluastre. Dapprima, farebbe in modo che l’elemento dell’Acqua – l’unico che al momento sappia utilizzare – venga risvegliato e vada miscelandosi con il proprio sangue nero. I canini appuntiti del mostro andrebbero a penetrare la carne del polso, in modo che possa riaprire una delle tante cicatrici che difficilmente permette di far cicatrizzare, utilizzandole spesso e volentieri per l’attivazione della propria innata. Causandosi quella piccola ferita, una stilla di sangue dovrebbe iniziare a fuoriuscire ma galleggerebbe nell’aria per volontà dell’utilizzatore. Infatti, il proprio sangue nero – passivamente sempre di questo colore – sarebbe unito all’elemento del Suiton che ne faciliterebbe la fuoriuscita e l’attivazione dell’hijutsu Kokketsu. Due lacrime nere scenderebbero dalle palpebre inferiori degli occhi del demone, scivolando sugli zigomi e le guance, assestandosi ad altezza del mento. Persino le iridi muterebbero colore assumendo una tonalità ambrata simile a quella d’una bestia. Ulterior sangue gli galleggerebbe attorno in un’area che dovrebbe comprendere circa i dieci metri, formando quella che potrebbe anche assomigliare ad una nuvoletta violacea con delle piccole scariche – del tutto sceniche – attorno alla propria figura demoniaca. Incurante dei risvolti che questo potrà dare all’altro, incoerente con sé stesso poiché, proprio un attimo prima, ha deciso di voler esser il più sincero possibile con lui, si premura quanto meno di creare quell’oggetto di cui prima. <Aggiudicato.> La creazione del costrutto dovrebbe avvenire di lì a breve, adoperando il sangue che gli fuoriesce dalla ferita e che sta cercando di far agglomerare per formare un oggetto degno di tale nomea. Si tratta dapprima d’un paio di manette molto semplici, ma che non hanno una vera e propria apertura. Infatti, sarà lo stesso sangue a chiudersi attorno ai polsi di Shinsei – trovandosi per altro vicini, quindi verrebbero generati direttamente attorno alle sue mani. Mentalmente, costruisce quella sorta di meccanismo affinché restino unite e non gli permettano d’avanzare. Certo, le gambe son ancora libere, ma a quelle potrà pensarci in seguito nel caso in cui le cose dovessero mettersi male. Per il momento, è bene pensare alle mani. Non sa ch’è un taijutser, è un’informazione che gli manca. <Del posto, non me ne frega granché – detto sinceramente.> Anche s’è una bugia, visto e considerato come nella casa di Dokuhiro sia successo più d’un macello, quindi è assai probabile che anche quella abitazione vada abbandonata presto o tardi. Ma bando alle ciance… qui, c’è da lavorare. <E’ sangue> Prima che possa dir qualcosa a proposito del costrutto che gli dovrebbe cingere ambo le mani. <il mio> Nello specifico, rigorosamente nero. <mi aiuterà a tenere a bada la bestia che dimora in te.> Sicuro delle proprie decisioni. [ 2/4 – Attivazione Innata Hijutsu Kokketsu I + 2/4 – Creazione I Costrutto ][ Chakra: 34/35 || PV: 99/100 ]

21:44 Shinsei:
 Annuisce, di nuovo, alla prima frase annuisce. Evidentemente si sono capiti al volo, per una volta. È il successivo fare del rosso che lo stupisce. Lo osserva mordersi un polso, osserva il sangue fluire ma non rispettare la fisica di questo mondo, lo osserva addensarsi in una sorta di nebbia tutt’intorno. Osserva il rosso piangere nero dagli occhi. Lo sguardo sottile, affilato del biondo s’allarga leggermente dalla sorpresa. No, decisamente quello è uno sguardo di chi non ha mai visto niente del genere. Istintivamente drizza la schiena, tirandosi quasi indietro rispetto all’altro, e le mani scattano nel vedere i polsi coperti di fluido nero. È necessaria, la parola del Kokketsu a questo punto, che non tarda a spiegare. Lentamente il biondo annuisce <Sangue nero Kokketsu> Non gli ci è voluto molto, cercando notizie su Yukio, per trovarlo appellato in quel modo, ma non ne conosceva il motivo, fino ad ora. Torna lentamente a poggiare i gomiti sulle ginocchia, le mani giunte li davanti, lo sguardo nero ad osservare la creazione di quel costrutto. Manette che prendono vita. Meccanismo bloccante che s’attiva, immobilizzando gli arti anteriori. Aspetterebbe di sentire quel sangue solidificarsi intorno ai polsi, ma subito dopo, istintivamente i muscoli delle spalle stondate si tendono fino ad aderire perfettamente anche a quella felpa, gli avambracci scoperti si tramutano presto in fasci d’acciaio, come cavi, coperti di pelle e di vene spinte all’esterno dallo sforzo di allargare le mani. Sta cercando di testare la solidità di quel costrutto, tendendo ogni muscolo delle braccia, con i bicipiti e tricipiti che sembrano esplodere sotto la felpa. Ma senza chakra, c’è molto poco da fare. La mascella, prima serrata nello sforzo, lentamente si rilassa <Froza> Incita, ma non con giubilo. È cosciente che quanto sta per arrivare gli farà male. È la sua forza di volontà, oscura fiamma che lo domina, a muoverlo anche verso il dolore più grande. Solo di questo è in grado per ora. Uno sguardo che trasmette questo, gli dedica. Uno sguardo nero, profondo e di pura determinazione.

22:23 Rasetsu:
 Inspira profondamente perché deve ragionare ben bene su quel che c’è da fare. Non può lasciarsi sfuggire alcun movimento sospetto da parte dell’altro, tenendo dunque strettamente sott’occhio. Adopererebbe il proprio Chakra affinché possa spingerlo alla volta della fronte altrui, in modo che si mischi al flusso del ragazzo e vada ad infastidirlo. Sta cercando di ricreare nella sua mente una motivazione che possa farlo arrabbiare. E considerando che ha qualcosa a suo carico da poter sfruttare, anche grazie ai commenti inopportuni della Ishiba, un po’ gli viene da ghignare. La mandritta, nera di sangue, vien fatta passare rapidamente innanzi al volto. Al passaggio d’essa, il ghigno sparisce e torna ad assottigliare le labbra. Si concentra e si schiarisce la voce. <Cosa sai a proposito del sangue?> Prima che possa fargli vedere quella finta verità, gli domanda dove abbia mai racimolato quell’informazione, nonostante possa velatamente immaginare. Quindi, ammesso abbia ricevuto una risposta o meno, l’illusione avrebbe inizio. Si trova nelle risaie del vecchio villaggio di Oto, non tanto per l’appartenenza altrui a quel determinato settore, tanto più per il luogo in cui ha visto Sango una delle ultime volte – prima che venissero sigillati nel cristallo per una decade. Shinsei vaga in cerca d’una meta, la visione che ha davanti a sé specifica che sta camminando. Passano davanti ai suoi occhi come dei frame, è come se stesse guardando una serie tv mentre si trova disteso o seduto che sia su quel divanetto. Nel frattempo, all’esterno della visione, il rosso sta costruendo qualcosa di particolare con il suo sangue. Rispetto a dieci anni prima, quando il sangue riusciva a raggiungere anche i quattro metri di grandezza nella costruzione dei costrutti, or è decisamente diminuito al metro singolo. Quindi, la sua testa ragiona circa la possibilità di realizzazione d’un trono, ma nella fattispecie, nella realtà dei fatti effettiva, è poco più d’una sedia. Sospira, s’accontenterà per quando riuscirà a riavere quel potere. Vi si siede, incurante delle vesti. Gli fa assumere una conformazione precisa, così da poter star comodo quanto più possibile. Non poteva andare a recuperare una sedia dal tavolo? Gli pesa così tanto il sedere? Probabilmente, sì. Tornando al genjutsu, Shinsei potrà vedere poco distante da sé una figura dal lungo crine rossastro che cade a terra nel bel mezzo del terreno sconfinato. E’ inutile specificare chi sia, potrà arrivarci benissimo con le sue forze. Deve fargli raggiungere un obiettivo, altrimenti non riusciranno a proseguire e reputa che l’ipotetica morte di quella fanciulla possa esser qualcosa di sensato. Attende, speranzoso, che quel primo tentativo sortisca l’effetto desiderato. La figura è stesa lì, a terra, a pochi metri da lui. Può provare a toccarla, ma non sentirebbe niente. Può provare ad ascoltare, ma non sentirebbe niente. L’illusione si concentra esclusivamente sul fattore visivo. [ 2/4 – Illusione di 2 Sensi + 2/4 – Creazione II Costrutto ][ Sconvolgimento Visivo ][ Chakra: 27/34 || PV: 98/100 ]

22:50 Shinsei:
 Lo osserva continuare nella sua costruzione, e riceve quella domanda <Conosco il tuo cognome, era lo stesso di Yukio. Non sapevo molto altro se non che il suo sangue.. il vostro, fosse effettivamente nero… non fino ad ora> Ovviamente. Chi l’ha mai visto in azione un Kokketsu. Testa più volte la durezza delle manette finchè, di colpo il flusso di chakra non gli arriva addosso. Potrà accorgersene il Kokketsu, perché il biondo reclina il capo all’indietro tanto repentinamente che pare sia stato centrato da un proiettile in mezzo agli occhi. Ed effettivamente è proprio così. Non un proiettile, ma una scheggia rovente di ricordi spezzati. Viene capultata altrove la coscienza, e la descriveremo in seguito. Il suo corpo però, resta col suo inconscio li con il rosso, Il capo ricade in avanti sulle spalle. Resta in quella posizione, seduto con i gomiti sulle ginocchia, le mani incatenate e la testa caduta di peso sul petto come fosse senza vita. Brividi scuotono il corpo, e quando lentamente cerca di rialzare il capo, le iridi non sono nere e vive, incostanti e mai dome, sono grigie, piatte, senza vita. La mascella è serrata, come se stesse sostenendo uno sforzo non indifferente. E per ora resta lì. Passiamo alla sua coscienza, che si ritrova proiettata in una delle risaie di Oto. Lo sguardo è già socchiuso, come se non vedesse benissimo, come se fosse infastidito. Come annunciato, basta il semplice flusso di chakra illusorio ad aggravare di molto, per lui, gli effetti di un’illusione. Sospiri per ora perfettamente ignorabili lo circondano, finchè non vede quella figura che ormai conosce troppo bene per ignorarla. Impossibile non tentare di raggiungerla, di lasciar cadere un ginocchio di fianco a lei, per immergersi, come ogni volta, in quello sguardo che non è più acquoso e vivo, ma pallido, morto, e anche la sua coscienza, serra le mascelle con violenza, stringendo in pugno la mano che ha poggiato sul suo stesso ginocchio, poggiato affianco a lei <c..che c’entra lei> Non è una domanda, ma s’accorge di far fatica a parlare. Forse il rosso in realtà ha azzeccato un ipostesi. Quella del fattore scatenante. E in questo caso, è un profondo senso di solitudine a tracimare dal cuore lacerato e inondarlo. Un fattore scatenante si chiama così perché “scatena” altre cose, e così fa quella sensazione, sbloccando schegge di ricordi che il biondo, abituato come sempre, cerca di ignorare, per mantenere almeno quella lucidità necessaria a guardare… cose, un’illusione? Una visione che non scatena altro che solitudine in lui. <f…fammi uscire> No, non le tollera proprio le illusioni. Ma riuscirà, in quel marasma di emozioni, ad individuare un frammento di ricordi più grande degli altri, richiamato proprio da quella profonda sensazione suscitata dall’illusione del rosso?

12:02 Rasetsu:
 Resta seduto su quell'immancabile mezzo trono, giacché impossibilitato a renderlo più grande di così a meno che non unisca ben due costrutti, ad osservare la figura sul divano in preda allo sconvolgimento visivo. Scuote il capo innanzi alla richiesta altrui inerente allo smettere di fargli vedere quelle visioni. Sa che non può vederlo poiché i suoi occhi sono vacui, guardando ben più in là della mera figura del demone. <Continua a guardare le immagini.> Borbotta, mentre tira fuori il telefono cellulare dalla tasca del pantalone. Ne sblocca il blocco schermo, mettendo subito in risalto lo sfondo — ossia una Hiro che dorme beata abbracciata al cuscino sul divano, addormentatasi durante la visione d'uno di quei programmi sui vestiti da sposa. Ricerca subito un vecchio giochino che qui noi tutti conosciamo: un serpente che mangia un puntino nero e s'allunga ulteriormente. Nel frattempo, la sua mente è occupata a tenere impegnato anche Shinsei. La rossa distesa a terra è in un bagno di sangue, ha una ferita profonda al fianco mancino e ne sta perdendo fin troppo. Qualora alzi il capo per guardarsi attorno alla ricerca di qualcuno o qualcosa di utile, non noterà altro se non le distese di campi di riso delle risaie. La fanciulla tenta di parlargli e seppur non possa sentire suono, un bravo lettore delle labbra, potrà intuire poche e semplici parole: "sto per morire". Una lacrime le scende da un occhio, abile mossa dell'illusionista che, invero, non vedrebbe l'ora che quella donna venga meno al mondo. Non gli cambierebbe assolutamente nulla, è anzi per vendetta che l'ha denunciata alla Shinsengumi facendo loro notare che devono tenerla d'occhio. Poco male. Non è ancor giunta la sua ora, pertanto può soltanto immaginarlo. <Segui le voci> Non serve lo sconvolgimento uditivo per queste cose, giacché nascono direttamente dal paziente. <arrenditi ad esse, non temerle.> Lo aiuta tramite poche e spicce parole esterne, cosicché possa convincersi di quel che c'è da fare e proseguire verso l'obiettivo ultimo. Fuori da quella illusione, il nostro demone continua a giocherellare col l'aggeggio infernale. La punta della lingua sbuca fuori da un lato, assottigliando lo sguardo per riuscire a far girare il serpente nel giusto senso, anziché in quello opposto. Sta avendo qualche difficoltà, ma non si arrende. Paradossalmente, Shinsei dovrebbe quasi prenderne spunto e fa ridere, a conti fatti, ma se vuol superare quel disagio mentale deve sbatterci contro il muso, anziché fuggire da esso. [ Sconvolgimento Visivo — Illusione di 2 Sensi ][ Chakra: 26/35 || PV: 97/100 ]

12:03 Rasetsu:
  [Edit.] [ Chiaramente, Hijutsu Kokketsu I On + 2 Costrutti ON ]

12:30 Shinsei:
 Quella che ha modo di vedere è una sola immagine, in movimento costante, che parla della persona a cui tiene di più in questo momento, in un bagno di sangue. Resta li, il suo inconscio, inginocchiato su di essa, non distante dal viso di lei a lasciar che il ginocchio s’impregni del suo sangue, lo sguardo è negli occhi, come sempre. Il suo inconscio invece, resta con il corpo, che ben presto si ritrova scosso da profondi brividi, mentre la fronte s’imperla di sudore e lo sguardo si strizza più forte, come a volersi liberare da quell’immagine che ha davanti agli occhi. Perché in tutto questo c’è una parte di lui che è profondamente consapevole si tratti di un’illusione. Insomma è qualcosa di programmato, di scritto. Ma quella parte di se è rimasta col proprio corpo. La sua coscienza sta osservando l’Ishiba morire, ignorando che si tratti di un inganno. Se non è un uomo spezzato questo. Le parole che l’altro, con subdola abilità fa proferire a quel corpo illusorio affondano maggiormente un coltello invisibile già piantato nel suo cuore e si, tenterebbe di toccarla, ovviamente, allungando la mano verso di lei, per non ricavarne niente, se non un profondo, incolmabile senso di solitudine. E quei sussurri intorno a lui, mentre quella sensazione si dilaga a ondate, si fanno più insistenti, più alti di volume. Si, contribuisce da solo a rafforzare le illusioni altrui, è proprio quello il problema. Le voci si fanno quasi distinguibili. Una su tutte, una voce maschile, sibilata, gelida. Nel sentire le parole del rosso lo sguardo si sgrana, ma nel sentire le parole di quella voce, un brivido profondo lo coglie, tanto forte da costringerlo a raddrizzare la schiena, li in quel salotto, con lui, il volto affilato distorto in un’espressione rabbiosa, ringhiata, ma anche sofferente. Un miscuglio di emozioni che evidentemente lo sta fiaccando <NO!> Un’esclamazione priva del movimento delle labbra, troppo tese a snudare le zanne. Una voce che par quasi non propria, tanto è ringhiata. Mentre d’istinto, li nel suo appartamento, tenterebbe di inarcare la schiena all’indietro, mentre distende le braccia in avanti. Per poi tentare, con tutta la forza che ha, di schiantarsi le mani chiuse in pugno contro il naso, e il naso, contro quei pugni. Sa che non ha altro modo, senza chakra per uscire da un’illusione e se così dovesse essere, potrebbe mandare in frantumi tutto quanto. Bisognerà vedere se il rosso gli consentirà di farlo, se quel congegno bloccante funzionerà. Ma nel frattempo, per un istante, anche il rosso potrà udire quella voce maschile, ben presente, gelida e sibilata emettere un fermo “Lo sai perché sei qui?”, e lo sguardo di lui, nell’illusione, improvvisamente mostrare terrore, mentre osserva la sua rossa. Come se i suoi ultimi istanti di vita fossero il baluardo a cui cerca di appendersi per non farsi risucchiare da qualcos’altro. Qualcosa che giace più ne profondo, di quell’illusione che, così continuando, potrebbe tramutarsi davvero nella visione plastica di un suo ricordo. Manca un ultima spinta.

13:11 Rasetsu:
 Il giochetto sul cellulare deve per forza di cose essere interrotto a causa dei movimenti altrui. Non si rende conto di quel che accade finché non lo vede muoversi convulsamente sul divano. S’irrigidisce sul polso immantinente quando sente urlare quell’affermazione negativa, con l’aggeggio infernale che va un volo della miseria andando a spiaccicarsi a terra. Non sa se ci sia qualcosa di rotto, ma non è il momento per preoccuparsene. <EHI, STA FERMO!> Esclama, cercando di far forza mentale per mantenere quel costrutto, per tenerlo fermo, cosa mal riuscita a giudicare dalla forza avversa che, pur senza Chakra, supera di ben poco quella del costrutto. Quindi, non riesce a frenare in toto quella corsa, forse a malapena rallentarla, causando esattamente quel che Shinsei vorrebbe. Per sua somma fortuna, con il Chakra disattivato e con la non completa mobilità, si causa sì un po’ di dolore, ma non abbastanza da farsi sanguinare da solo. Il naso gli si arrossa, mentre il demone spezza immediatamente l’illusione poiché non riesce ad avere a che fare con un tal dei tali che si colpisce autonomamente e a gestire in contemporanea ciò che mentalmente dovrebbe vedere quest’ultimo. Una volta dissolta, gli occhi del biondo possono veder la figura del demone alzarsi in piedi da quel trono improvvisato che galleggerebbe nuovamente in aria assieme al resto del sangue pronto all’utilizzo, per non parlare del volto demoniaco che lo scruta attentamente e tenta d’afferrarlo direttamente per le spalle. <E’ FINITA, FORZA, BASTA!> L’avvisa che il genjutsu è cessato, in modo tale che possa in qualche modo tranquillizzarsi e riprendere fiato, anziché cercare di farsi del male in perfetta autonomia. Non gli libera ancor le mani da quelle manette, non intende aver a mano libera un taijutser che rischia di picchiare anche lui per via di quanto gli ha mostrato in precedenza. <Tu hai dei bei problemi in testa> Glielo riconosce, mostrandosi titubante in merito, forse quasi sorpreso per quanto potuto notare. <ma sono risolvibili se la smetti di picchiarti per uscire dall’illusione. La prossima volta, userò contromisure maggiori.> Ammesso egli voglia proseguire lungo lo stesso flusso d’intenzioni, poiché, dopo quest’episodio, potrebbe anche decidere di non voler più andare avanti con questo metodo. Non che il rosso ne conosca qualcun altro, purtroppo. Sospira dalle labbra schiuse e pallide. <…> Lo fissa intensamente, in attesa d’una risposta, d’un qualunque dire. Potrebbe anche scoppiare ad urlare davanti a lui e non farebbe piega alcuna, se non un commento a sproposito. <Possiamo andare avanti o per oggi ne hai abbastanza?> Potrebbe andare anche peggio di così, l’illusione potrebbe anche non fermarsi solo a quella visione. Ha necessità di capire un po’ di più la sua storia per adoperare immagini sì realistiche, ma anche coerenti con il ragazzo; giustamente, deve farlo scattare in qualche modo e questa è stata l’unica chance più coerente che abbia trovato. [ Chakra: 26/35 || PV: 96/100 ][ Hijutsu Kokketsu I On + I Costrutto ON ]

13:30 Shinsei:
 La sente quella vampata di calore provenire dal naso, mentre quel velo di nebbia pian piano si spezza. Osserva quella sedia nera comparsa dal nulla, e poi il rosso. Sta ansimando, è stanco e sudato, ma lo sguardo riprende presto quella vitalità oscura che lo caratterizza. È ancora confuso, ma quando l’altro gli afferra le spalle, s’irrigidisce di colpo, tramutando quelle stesse spalle in fasci di ferro sotto il tocco dell’altro. Tenterebbe di colpo di far forza sulle gambe per alzarsi dal divano costringendo l’altro a indietreggiare, spinto all’indietro dalla mole del biondo <non mi devi toccare.> Lui, nessuno. Fremono ancora di dolore le spalle, come se le dita del rosso fossero tizzoni ardenti. È ancora vibrante la voce, scossa, quasi roca. Non risponde a quelle parole. Non sarebbe li se non fosse conscio della profondità dei problemi che ha, ma al successivo dire la mascella si serra <Non mi controllo in questi casi, Rasetsu. Le illusioni non le sopporto. Devi pensarci tu a queste cose.> L’ha avvisato, e per fortuna l’offensiva in questo caso era contro se stesso. Sta ancora ansimando, il petto largo preme contro le fasce che lo costringono, mentre tenta di alzare ambo le mani per asciugare il sudore dalla fronte e controllare di non essersi rotto il naso. Difficile. <Comincia con le mani dietro la schiena> è una cosa a cui avrebbe potuto pensare anche lui, effettivamente. E se l’altro avrà la compiacenza di smembrare quel costrutto che lo blocca, ce le metterà da solo. A quella domanda lo sguardo affilato, gelido e rabbioso, oscuro come i buchi neri, torna su di lui <Riportami immediatamente dov’ero e bada che io non faccia altre cazzate.> Gli ringhia. Non esiste che interrompano. Non così presto. Ha già il mal di testa, è stanco e sudato, ma non si fermerà. Non adesso. Una motivazione oscura e profonda lo muove, visibile in quello sguardo come fosse composto da fiamme. <Ho sentito una voce, la sua voce. Non mi è mai capitato di sentirla così definita> Sua di chi? Probabilmente non lo sa bene nemmeno lui. Dovrà esser riportato li per saperlo. Tornerà seduto sul divano, con le mani dietro la schiena questa volta. Provato, si, ma mai più determinato. Lo sguardo nero spostato sul pavimento, lo lascerà libero di far ciò che vuole. Ma che stia attento. <Forza> Ripete, come la prima volta. Con meno rabbia, forse, con meno furore nel tono, fiaccato nello spirito, ma lo ripete. Ha bisogno di tornare li. Destino infame, il suo.

14:19 Rasetsu:
 Non lo deve toccare, ricevuto. E allontana immediatamente le mani, visto e considerato il tono usato per ribadirlo. Si sa che Rasetsu ascolta costantemente metà delle parole che gli vengono dette, quindi non c’è da stupirsi che non vi abbia dato retta nel migliore dei modi. Insomma, guardatelo bene in faccia e capirete anche la motivazione. Inspira profondamente, una volta che la situazione pare essersi calmata a dovere, liquefacendo quel sangue a forma di manette che stringeva i polsi del biondo. <Okay, allora buona la prima> Commenta a tal proposito, aspettando che questi possa portare le mani dietro la schiena, quanto meno assicurandosi che, appena liberato, non gliele sbatta in faccia. Pare essere tornato abbastanza lucido, nonostante sia sudato e affaticato per ovvie ragioni. <adesso, vediamo di andare avanti.> Il costrutto si dovrebbe formare nuovamente dietro l’altrui schiena, così da prendere – come anticipato – ulteriori contromisure ed evitare che possa farsi del male da solo. In realtà, anche con quelle contromisure potrebbe far qualcosa, ma evitiamo di dare idee agli psicopatici come quello che ha di fronte. Il secondo costrutto, dapprima a forma di sedia, vorrebbe prendere una forma differente. Deve pensare bene a come comportarsi nei suoi confronti. Qualche strumento di tortura sarebbe l’ideale, ad onor del vero. Formerebbe, quindi, una sorta di ferro di cavallo. La parte tonda sarebbe abbastanza larga per contenere i fianchi altrui, così da non bucarlo da parte a parte. I lati dritti e distesi, invece, raggiungerebbero la lunghezza massima d’un metro. In questo modo, dovrebbero funzionare affinché sia bloccato. Farebbe in modo che passino oltre il divano, a costo di bucarlo – d’altronde, non è suo; reputa di poter comportarsi come meglio preferisce. Touma non torna in casa da parecchio ormai e Dyacon è letteralmente sparito dalla circolazione, malauguratamente parlando perché iniziava a stargli simpatico. Una volta fatto ciò, dovrebbe essere abbastanza bloccato con le mani dietro la schiena, per giunta; ergo, il rosso dovrebbe essere totalmente fuori pericolo. L’unico problema essenziale è che deve procurarsi davvero una sedia adesso. Poggia le mani sui fianchi, non prima di aver raccolto da terra il cellulare che, per sua somma fortuna, non pare essersi manco incrinato. <Pronto?> Ha bisogno di tempo per riabilitare quell’illusione, tempo che ha adesso speso affinché possa bloccarne ogni movenza. Ha in mente già un’altra idea per farlo arrabbiare ulteriormente, ne andrà di mezzo ma va bene così. Questo non è altro che lavoro. [ Chakra: 26/35 || PV: 95/100 ][ Hijutsu Kokketsu I On + II Costrutto ON ][ 4/4 – Creazione e Sistemazione Costrutti ]

15:13 Shinsei:
 Percepisce quei costrutti crearsi andando a bloccare le mani dietro la schiena. Resta seduto, lo sguardo torna al suolo, concentrato su quella frase e che la sua coscienza ha percepito, immersa nell’illusione, prima che tutto svanisse per sua stessa causa. Non aveva mai percepito il suono di quella voce così nitidamente, se non in un’altra occasione. Ma quella frase, è il richiamo ad un ricordo ben preciso. Ma quale? Desideroso di scoprirlo almeno tanto quanto lo è di allontanarsi dal quel rosso e dalle sue illusioni. Inspira profondamente, gonfiando la larga cassa toracica, espira dal naso appuntito. Non ha risposte per l’altro. Concentrato a prendere coscienza della sua stessa condizione. Sembra un po' la versione illusoria di quei giochi di Saw l’enigmista, dove a consentirti di liberarti è esattamente ciò che fa più male, ciò da cui vorresti star lontano. Ecco lui è li, costretto a bramare di tornare nelle sue stesse paure, nei terrori dai quali ha passato anni a scappare, per potersi liberare di esse, per poterle toccare d’avvero, ricondurle alla memoria, e quindi conquistarle e chiuderle nel cassetto dei ricordi. Sarà un processo lungo, quanto? Impossibile dirlo. Ma ora è li, col Kokketsu, e bisogna andare avanti. Sbatte un paio di volte le palpebre nel sentirsi cingere ai fianchi. Abbassa lo sguardo, nell’osservare quel costrutto, ulteriore forma di precauzione. Annuisce lentamente. Ha deciso di fare le cose per bene, il rosso. Tira su forte col naso affilato, bello rosso e infastidito dal colpo che si è autoinferto, mentre torna con lo sguardo sul rosso. Solo per quell’ultima domanda. C’è convinzione in quello sguardo, qualcosa di profondo a muoverlo. Per quanto quel <pronto> che gli rivolge, schiudendo le labbra, sia meno convinto del precedente. Sarà così, dovrà abituarsi, il rosso. Quanto potrà durare quella volontà ferrea, logorata dai dolori e dall’instabilità mentale che il genjutsu gli porta? Staremo a vedere, per adesso comunque, lo impone quasi, di andare avanti. Che si proceda, dunque. Resta per ora alla sua mercè. In attesa di sentire quello sconvolgimento che tanto detesta. Un brivido lo attraversa al pensiero, ma lo reprime e deglutisce.

15:36 Rasetsu:
 E’ il momento di concentrarsi ancora. Una volta assicuratosi che sia tutto in ordine, nonché Shinsei sia ben sistemato ed egli stesso sia protetto dalle non tanto amorevoli mani del biondo, può finalmente riprendere in mano quell’illusione. Adotterebbe nuovamente un flusso di Chakra che, poiché l’altro consapevole, non dovrebbe venir bloccato in alcun modo. D’altronde, stanno lavorando affinché l’altro possa ritrovare sé stesso ed i passati ricordi. Sfrutterebbe esclusivamente lo sconvolgimento visivo, grazie al quale dovrebbe essere in grado di vedere – ancor una volta – la figura di Sango distesa al suolo. Sa che sta rischiando, sa che sta andando un po’ fuori dalla strada corretta. Ma se vogliono che nella mente del biondo ci sia qualche avvisaglia, un segno che stiano proseguendo nella direzione corretta, c’è anche necessità d’esser poco ortodossi – come sempre, quando si parla del demone. Riprende l’illusione esattamente da dove l’aveva lasciata e giacché è consapevole che non sortirà la medesima rabbia, c’aggiunge uno spezzone differente. Qualora Shinsei alzi gli occhi per guardarsi attorno, potrà notare Rasetsu in carne ed ossa – forse no, però abbiamo capito l’intenzione – trasformato tramite l’innata Kokketsu (esattamente come nella realtà) e con una lancia di sangue nero che gli volteggia nelle vicinanze. Dalla punta di quest’ultima, cade del sangue dal color naturale: rosso. La ferita che traspare dal fianco potrebbe assomigliare vagamente alla forma della lancia, ma non stiamo qui a sindacare alle varie somiglianze o meno. D’altronde, non è illusione perfetta. Il rosso gli sta ghignando in faccia. Non possiede lo sconvolgimento uditivo, quindi non potrà fargli sentire alcunché, però è possibile veder l’espressione arcigna e al tempo stesso entusiasta del Kokketsu come artefice dell’uccisione di Sango. E per somma fortuna di quest’ultimo, Shinsei non può leggergli la mente altrimenti capirebbe come quell’illusione, invero, non è che soltanto un desiderio recondito del demone stesso e che, se non l’ha fatto, è perché quella donna indossa le vestigia della Shinsengumi. [ 2/4 – Illusione di 2 Sensi ][ Sconvolgimento Visivo – Hijutsu Kokketsu I ON – II Costrutti ON ][ Chakra: 19/35 || PV: 94/100 ]

16:09 Shinsei:
 Ci vorrà poco. Non ha nemmeno il chakra attivo per opporsi, che difese potrebbe mai ergere. Lo sconvolgimento arriva presto. Un brivido lo coglie, chiude gli occhi e quando li riapre è di nuovo se stesso, di nuovo in quella risaia, con la rossa a pochi centimetri dal suo ginocchio poggiato a terra, nel sangue di lei. Di nuovo quella fitta di dolore, quel senso di solitudine a pervaderlo, e di nuovo quelle voci a circondarlo, come una nebbia di suoni cacofonici confusi. Di nuovo si ritrova a cercare di toccarla, senza riuscirvi, e la mascella si serra, mentre il respiro si fa più gravoso e pesante. È la coda dell’occhio che s’accorge di un movimento nei dintorni. Veloce salgono le iridi verso l’alto, piantandosi sulla figura del rosso. Guardandolo ghignare. In quello stato d’animo, con quella scena davanti a se, sarebbe molto più difficile convincerlo che non sia stato lui a togliere la vita alla rossa del contrario, e quel sorriso di soddisfazione porta il biondo a stendere le labbra in un ringhio di rabbia. Nell’appartamento lui potrà sentirlo irrigidirsi, premere contro i costrutti, eppure qualcosa lo frena ancora. La sua volontà, consapevole di ciò che stà succedendo, lo tiene, per quanto possibile, inchiodato a quel divano. Visibilmente combattuto, c’è poco da aggiungere. In quell’illusione il biondo tenterebbe d’avventarsi contro il Kokketsu senza mezzi termini, inconsapevole che sia tutto inutile, eppure, come se avesse sbattuto contro un vetro non visto. S’arresterebbe a pochi centimetri dall’altro. Lo sguardo sgranato dal terrore. Una voce, questa volta ben chiara, almeno per lui, sibilante, roca, divertita perfino, emergerebbe dritta nel suo cervello, emanata, in quell’assurdo gioco tra illusioni e ricordi che si fondono, da una figura biua e alta, proprio dietro il Kokketsu {Che c’è, ti ha fatto male?} Una fitta di mal di testa lo costringerebbe presto a portarsi entrambe le mani all’altezza delle tempie <Mm3rd4> Un ringhio nel tentativo di chiudere gli occhi e strizzarli, di cancellare quella figura, quel ricordo < O… Ona> Rieccolo, il fulcro di ogni incubo, il centro di quella nebbia di schegge e di voci che l’assale. Ona. Profondi brividi a scuoterlo. Un emozione semplice: La paura.

16:42 Rasetsu:
 Tutto sommato, deve ammetterlo, si sta divertendo un mondo. Scavare nella mente delle persone… ah, quanto tempo è passato dall’ultima volta che ha fatto qualcosa del genere? Forse, effettivamente troppo. Una decade? Quella è certa. Non ha più il potenziale d’una volta in termini d’illusioni, quindi non c’è granché da stupirsi se non riesca a mantenere un’illusione vivida al cento percento. Tuttavia, quel che sta facendo pare bastare affinché i costrutti cedano un minimo, nonostante l’incastro che ha appena fatto. D’altronde, stiam parlando di sangue. L’odore ferroso di quest’ultimo permea la stanza nonché le narici di Shinsei essendoci ben più vicino. Quindi, non sarebbe neanche incoerente che quell’odore penetrato nelle narici s’unisca alle immagini dell’illusione. Lo vede strattonare quei costrutti che, per fortuna, paiono ancor mantenerlo fermo forse perché or ne son due, nonché agganciati al divano. Ovviamente, quel che c’è nella testa di Shinsei, lui non può vederlo perché si tratterebbe d’interagire con l’illusione stessa e, poiché privo delle capacità intrinseche per farlo – quali il genjutsu in primis – non è chiaramente plausibile. <Ona?> Ripete ad alta voce, tentando di guidarlo dall’esterno dell’illusione con la propria voce, seppur gli occhi del biondo siano focalizzati innanzi alla falsa figura del Kokketsu. <Arrabbiati> Gli intima. E per quanto nella visione sia ghignante e tronfio, sicuro d’aver vinto e sconfitto Shinsei con quell’abile mossa, nella realtà dei fatti il demone sta osservando ed è anche piuttosto serio, invero. Valuta se sistemare quei costrutti, quelle protezioni poiché non ha alcuna intenzione di rimetterci la pelle senz’avere alcun veleno in cambio. <e mostrami ciò che ti preme. Chi è Ona?> Ripete quel nome, quella parola magica, quel punto d’innesto, quel tastino rosso che ogni cartello segnaletico ti dice di non premere ma che tu, ignorante o forse coraggioso, addirittura magari stupido, premi senza pensarci con un dito. Interessato oltre ogni misura per via di quel che s’accorge d’aver davanti, pretende ch’egli continui e non distoglie ancor l’illusione. Deve però rammentarsi che ha quasi consumato il cinquanta percento delle sue riserve che, a questo livello del suo corpo “mortale”, son comunque molto poche. [ Chakra: 18/35 || PV: 93/100 ][ Illusione di 2 Sensi (Sconvolgimento Visivo ON) – Hijutsu Kokketsu I ON – II Costrutti ON ]

16:35 Shinsei:
 Quell’odore che sente, in maniera inconscia, rende più reale l’illusione, qualcosa del quale non può rendersi conto, ma in fondo, come ben supposto, per adesso le cose stanno andando tutto sommato secondo i piani, botte di matto a parte. Ben presto, come se stesse osservando dentro uno specchio una finestra per qualcos’altro, quel flusso di ricordi si sprigiona. Effettivamente le ambientazioni e ciò che vede resteranno nella sua testa, ma ben presto il rosso avrà la consapevolezza di aver trasportato Shinsei direttamente in un suo ricordo, stimolandolo attraverso immagini e parole infami, che sono servite allo scopo. Come avrà quella consapevolezza? Schiude le labbra il biondo, che sta sprofondando sempre più in ciò da cui sta scappando. E quella strana dimensione oscura, quel suo palazzo mentale completamente inesplorato e in rovina, collega direttamente il biondo fuori dall’illusione, guidato dall’inconscio, e la coscienza trasportata dal rosso direttamente nell’illusione. Scosso da tremiti, suda freddo e le labbra si muovono <s…si, mi hai fatto male> Risponde a una voce che ha sentito solo lui e quella voce non è la sua, solita, bassa e vibrata, è di un tono più alta, sembra più…fanciullesca, incerta, sommersa dal proprio stesso dolore. È immerso in quel ricordo al punto che lo sta rivivendo. Tira addirittura su col naso, trattenendo un pianto che gli è appartenuto tantissimo tempo fa, ma che ora non è più suo. E quando l’altro pronuncia quell’ordine, intimandogli di scatenarsi, è ancora quella voce < MI HAI FATTO MALE ONA! NON VOGLIO PIU’> Un lamento gridato, con quella stessa voce infantile, verso qualcuno che l’altro non può vedere. E a quel desiderio espresso, un’altra pericolosa convulsione del corpo nell’appartamento, che inizia a sporgersi in avanti, testando in maniera più seria la resistenza di quel costrutto che lo tiene al divano, quasi volesse alzarsi, scappare. Sarà dura oggi per il povero Kokketsu. Ma di colpo, anche qualora riuscisse a mettere pericolosamente in pericolo quel costrutto, si calmerebbe, sfoderando un ghigno affilato, innaturale <Z i t t o> Una voce insolitamente roca per lui, serpentesca e sibilante. Si risponde da solo, inscenando un dialogo che l’altro non può vedere, ma può ascoltare dalle sue vive parole <Non ti ho fatto male abbastanza.> Sibila in quel ghigno, tra le zanne scoperte <Ma non ti preoccupare, insisterò finchè non avrò sbloccato il potenziale che ti ho innestato. Finchè non sarai diventato ciò che sei stato scelto per essere> Inesorabile mentre di nuovo, il volto del biondo si stravolge, lasciando morire quel ghigno e lasciando spazio a un’espressione di puro terrore. Che non ha filtri, come non ce l’ha un bambino a contatto con le proprie emozioni.

17:18 Rasetsu:
 L’illusione prosegue col faccione di Rasetsu tronfio sul cadavere della fanciulla dal rosso crine. Non se ne preoccupa della reazione altrui, è evidente nel Genjutsu. Anche nella realtà, infatti, si preoccuperebbe esclusivamente d’aver perso un culo spettacolare come quello, ma niente di più. Non ha dei bei ricordi con la Ishiba: vi potrebbe includere la notte di fuoco ma anch’essa sarebbe niente d’importante in confronto. Una notte come tante. L’illusione stessa sta passando in secondo piano perché s’accorge di come Shinsei sia timoroso di quel che ha sentito e, allo stesso tempo, sta cercando di tener vivide quelle immagini e quelle voci esattamente come il demone gli ha detto di fare. Deve cercare di star buono su quel divano perché, per quanto il costrutto abbia superato il materasso imbottito, non vuol dire che possa reggere ancora a lungo. L’unica fortuna da parte sua è che il biondo non ha attivato il Chakra paradossalmente. Quando vuoi scappare dalla tua più grande paura trovi una forza inimmaginabile. Ti trascini dietro chiunque. L’adrenalina è talmente tanta da oscurare anche il dolore più fastidioso e debilitante che tu possa avere in corpo in quell’istante. <Resisti e sta’ fermo. Non voglio infilzarti.> Perché potrebbe farlo qualora servisse a tenerlo ancor fermo ed ancorato a quel divano. Un costrutto nella spalla o in un punto parzialmente vitale, abbastanza da non farlo morire dissanguato. Colpire con una lancia e non farla fuoriuscire dal punto d’entrata cosicché non perda eccessivamente sangue. E’ un’idea. D’altronde, conosce l’anatomia umana a menadito e potrebbe salvarsi al contempo la vita se servisse. Effetti collaterali, li definiremmo. Si rende conto dall’espressione del ragazzo che qualcosa sta cambiando, sta effettivamente combattendo la sua battaglia personale alla quale lui può soltanto assistere, adesso. Intervenire sarebbe deleterio sott’ogni punto di vista e modificare l’illusione nella quale si trova fondamentalmente inutile. <…> In piedi, resta attento comunque alle movenze altrui poiché conscio che il costrutto potrebbe cedere. Inoltre, è bene essere consapevoli che l’illusione potrebbe esser rotta a momenti. Legge il terrore sulla sua faccia. Non si ferma, però. A discapito di qualcun altro che già gli avrebbe chiesto se fosse il caso di fermarsi, il demone non ha remora alcuna. Non conosce l’empatia – o fa finta di non saper cosa sia nell’istante in cui si tratta d’una persona che non lo riguarda così da vicino. Senza contare ch’è stato proprio Shinsei ad insistere. L’espressione del rosso è attenta, interessata addirittura. Vuole che combatta e, come anticipato, non fa nulla per interfacciarsi con esso. Non adesso. Gli ricorda soltanto che la visione della Ishiba lì morta è ancor vivida e pulsa nella sua testa, tutto condito dall’uomo che sta vedendo e che gli provoca quell’immane terrore. Un sorrisetto sarcastico s’affaccia sul di lui volto. <Sei proprio fottuto di testa, bello.> Un po’ dovrebbe capire quel che hanno provato e testato sul loro corpo le sue cavie – come Ryoma. Tuttavia, capirete tutti che non gliene frega assolutamente niente finché raggiungerà i suoi obiettivi in un modo o nell’altro. [ Chakra: 17/35 || PV: 92/100 ][ Illusione di 2 Sensi (Sconvolgimento Visivo ON) – Hijutsu Kokketsu I ON – II Costrutti ON ]

18:19 Shinsei:
 Sembrano sortire comunque qualche effetto le parole del rosso, una eco lontana che rimbomba su una coscienza chiusa in un ricordo dentro un’illusione. Un’assurda scatola di matrioske, che lo ingabbiano, o che lo liberano? Quel ricordo prende sempre più vividezza davanti ai suoi occhi. Un film dentro il film, di cui Rasetsu può ascoltare una pallida eco emessa proprio dalla mente divisa del biondo. No, non il miglior spettacolo, al quale assistere, ma siamo confidenti che il rosso abbia visto anche di peggio, visti gli scrupoli che non si sta facendo. A quel terrore segue un nuovo, profondo brivido, mentre gocce di sudore scivolano al mento e poi giù sul pavimento. Labbra che si schiudono e un <n..no> Una supplica, in quel tono che non è il suo. Piagnucolante e terrorizzato. Qualche secondo prima di tornare ad ammirare quel ghigno serpentesco, e un cambio di voce di nuovo così inusuale <oh, si.> Un piacere profondo da quella voce si propaga <Ti spezzerò finchè non sarai in grado di avere i miei stessi occhi, Shinsei, e così diventerai…perfetto> La lingua passa voluttuosa sulle labbra, pregustando il momento, <Sarai l’arma che porterà la pace per Lady Kunimitsu e che ridarà a me il posto che mi spetta nella mia famiglia> Cantilenante quasi, nel ripetere quella che sembra quasi una filastrocca, e che porta il biondo a serrare gli occhi. Serrando la mascella in un ringhio distorto dal terrore <no, no, no,> scuote il capo, cercando di scacciare via qualcosa nel quale invece è ancora profondamente annegato <A…Aspet..nnnnnaAAAh!> una supplica, poi un ringhio poi solo dolore, e l’inconscio cede. Proverà con tutta la forza ad alzarsi da quel divano, portandoselo dietro se serve e tirando violenti strattoni con ogni fibra muscolare che ha a quei costrutti, il capo che si scuote ancora <BASTA!> urla, ruggisce, implora, arrabbiato, terrorizzato, una confusione di emozioni che però si riversa in quell’ordine dritto verso il rosso <BASTA!> urlerà ancora. Mentre nell’illusione potrà vederlo chiudere gli occhi e portarsi le mani alla testa, che sta per scoppiare. La seduta è finita. Nient’altro sarà comprensibile, perché continuerà a cercare di divincolarsi col rischio di utilizzare lo stesso divano come arma impropria, se l’altro non scioglierà ogni cosa, riportandolo alla realtà. Dovrà accertarsi che quella patina incolore sullo sguardo vivo lentamente svanisca, che sia in grado di riconoscerlo, con quello sguardo intriso di sudore e…lacrime. Se vi sarà riuscito non riceverà che un ringhiato <lasciami!> All’indirizzo di quei costrutti e se deciderà di fidarsi, lascerà al biondo giusto il tempo di rendersi conto di una fitta di emicrania tanto forte da contorcergli le viscere, rovesciandogli lo stomaco. Se sarà libero, tenterà di portare una mano alle labbra e poi di correre al lavandino, vomitando li dentro, altrimenti il kokketsu dovrà pregare che quel getto immondo non lo raggiunga direttamente.

19:13 Rasetsu:
 Sta notando come la testa del biondo sia fortemente in combattimento con un’altra entità. Ecco perché aveva pensato alla cancellazione della memoria come prima possibile risoluzione. Al contrario, egli ha preteso di parlarci e d’averci a che fare, fondamentalmente non lo riguarda e quindi ha acconsentito purché in cambio riceva quei veleni. E’ piuttosto evidente che l’illusione ha generato esattamente quel che voleva, ma la prossima volta – ammesso ce ne siano delle altre – dovrà adottare nuovi metodi per farlo arrabbiare. Ha necessità, quindi, d’aver a che fare direttamente con Shinsei e conoscerlo in maniera più approfondita, ma è qualcosa che potrà riferirgli in seguito quando uscirà dall’illusione in corso in questo momento. Lo vede arrabbiarsi, dopodiché cambiare assolutamente atteggiamento e diventar qualcun altro. Sorride, è triste. Sembrano sbalzi d’umore, ma è difficile da confermare come teoria. E mentre l’espressione del demone da sorpresa passa a relativamente preoccupata, quasi s’aspettasse l’esplosione altrui così imminente, sgrana gli occhi successivamente all’urlo generato da parte del biondo. Il costrutto non reggerà molto. Non reggerà affatto se continua a strattonarlo così. E pensare che a Chakra attivo l’avrebbe sbaragliato in un niente. Deglutisce, cercando di far forza con gli stessi costrutti, stringersi attorno al corpo del giovane nel vano tentativo di tenerlo bloccato. Però, gli sta letteralmente urlando in faccia di smetterla. Sancisce il termine di quell’esame approfondito, di quella prova alla quale s’è sottoposto. Ed è sol per questo che smantella il costrutto che lo tiene legato al divano. NON PRIMA d’aver dissolto l’illusione e NON PRIMA d’essersi accertato che il ragazzo non ce l’abbia con lui, s’intende. E’ stupido talvolta, ma non così tanto da attentare alla sua vita con le sue stesse mani quando ha stabilito che non sarebbe accaduto affatto. <Ho dissolto il genjutsu.> Sancisce così da specificargli che non v’è più lo stesso problema. Manterrebbe il sangue freddo per quanto possibile, sentendolo urlare. Strattona ancora, quindi si limita a rimuovere soltanto il costrutto dalla forma d’un ferro di cavallo, lasciandogli le mani ancor legate dietro la schiena. Reputa che debba dapprima calmarsi se vuol che gli rimuova anche quelle. Lo fa per la propria incolumità, non teme ch’egli possa soffrirne. Non gli interessa. Lo vedrà dunque sgusciare rapidamente verso il lavandino più vicino, così da svuotare anche l’anima. <Che cazzo di schifo.> Borbotta, consapevole che qualcuno dovrà pulire e che non intende farlo di sua spontanea volontà. Cerca di non guardare col rischio che venga anche a lui da vomitare. Quindi, volge l’attenzione verso il divano dov’era dapprima seduto il giovane, bucherellato in più punti e disfatto quasi totalmente. <Dovrai spiegarmi un bel po’ di cose se vuoi che vada avanti, biondino. Anche perché vedo che c’è un bel problema di fondo, ma se non mi parli di ciò che ti farebbe incazzare mi costringi ad usare tutt’altro metodo d’approccio.> Un’altra motivazione per farlo arrabbiare ci sarebbe e lo lascia come tentativo ultimo dato che in quel caso rischierebbe ulteriormente la vita e non poco. Quindi, si premura di capire fin dove possa spingersi – non tanto perché vuole che stia meglio, ma perché hanno un patto. Tutto qui. Gira sempre tutt’attorno al denaro e al baratto per lui. Non un “come stai”, non un “ti serve qualcosa”. Scienziato e cavia. Quest’è quanto. [ Chakra ON ][ Hijutsu Kokketsu I ON + 2 Costrutti ON ]

19:54 Shinsei:
 è forse anche al voce del rosso, quella sentenza di fine di tutto, a riportarlo al reale. Svuoterà lo stomaco nel lavandino senza remore, cercando una mano la manopola del rubinetto, per aprire l’acqua e trarre grandi sorsate, prima di sciacquarsi la faccia. Le orecchie fischiano, lo sguardo è sfocato. Ha un dolore costante e fortissimo che parte dalle tempie e gli infiamma tutto il cervello, rendendo offuscate le sue percezioni. Così percepisce male odori, suoni, scenari. Chiude l’acqua, ignaro del casino che abbia fatto in quel lavello della cucina. Le ginocchia cedono di schianto sul pavimento con un tonfo pesante. S’aggrappa al bordo del lavello, per poi ruotare e finire seduto, con la schiena appoggiata al mobilio, passa entrambe le mani sul viso, asciugandolo dal sudore. Ansima, e quando Rasetsu parla, non lo inquadra bene. È stremato, senza forse. Finito. Eppure, rimbombante e distorta, quella voce giunge al suo cervello. Ci metterà qualche attimo a rispondere <N..non è solo la rabbia a scatenare i miei ricordi> risponde, con un filo di voce roca per lo sforzo d’ugola che ha fatto poco prima <è qualsiasi emozione negativa. Rabbia, tristezza, odio, sconforto, terrore…> Sembra che le stia ripetendo per se stesso, prende lunghi respiri, prima di ricominciare a parlare… <C..che approccio?> è confuso lo sguardo, debole, eppure ha bisogno di sapere, la prossima seduta DEVE andare meglio, quindi ha intenzione di chiarire ogni suo dubbio <Ona… l’ho rivisto> un brivido lo scuote di nuovo, sente un conato salire, ma lo stomaco è già vuoto <è… lui il fulcro.> è l’altro. è l’aguzzino. È l’unico ad esser rimasto chiuso con lui tutti quegli anni <Prima di…> cedere, impazzire, dare di matto, diciamolo come ci pare, lui non continuerà <Ho visto il suo Sharingan.> Cerca di recuperare più ricordi visivi possibili, dettagli che possano essere utile. Ma quel mal di testa glie lo impedisce in gran parte. Ha sbloccato qualcosa, rotto un argine, ma adesso della sua psiche non restano che macerie. Istintivamente raggruppa le gambe, abbracciandosi le ginocchia e sprofondando col viso tra di esse <Ch… che ti serve, Rasetsu.> Chiede senza chiedere. Resterà li finchè ce ne sarà bisogno. Costi quel che costi.

21:22 Rasetsu:
 Ancor in piedi nei pressi del biondo, non fa altro che attendere che questi possa riprendersi completamente. Lo guarda nei pressi del lavandino, privo adesso anche delle manette che gli cingevano i polsi per evitare che facesse qualche stravaganza. S’avvicina in sua direzione, ma non troppo. Avanza a piccoli passi, mantenendo la postura eretta e le mani dietro la schiena. E’ ancor ammantato del sangue nero, nonostante abbia poco Chakra. In fondo, sfrutta la sua vita in maniera letterale quando adotta quest’attivazione. Il sangue sporca tutto ciò che si trova nei suoi pressi, gocciolando dalla ferita aperta e da quella fantomatica nube che si trascina dietro. Inoltre, l’odore ferroso è persistente all’interno della stanza, avendo per altro ben chiuso le uscite – che siano finestre o porte. <Buono a sapersi. Temo d’averti fatto provare buona parte di questi: ad iniziare dalla tristezza e dalla rabbia ad arrivare al terrore. Per l’ultimo, in realtà, non credo d’esser stato io.> Ammette, analizzando attentamente quello che ha avuto modo di vedere coi suoi occhi. Si ferma in sua prossimità adesso, raggiungendo la distanza minima d’almeno un paio di metri. S’inginocchia piegando le gambe, così da poggiar le braccia sulle cosce e far penzolare gli avambracci tra di esse. Sotto di sé, non è innaturale che vada formandosi una piccola pozza di sangue man mano che il tempo scorre. <Come saprai> Suppone, tuttavia. <io non ho potuto vedere ciò che è successo all’interno della tua mente. I genjutsu funzionano in maniera tale che io possa farti vedere, sentire, toccare e percepire quel che voglio farti percepire.> Chiosa in sua direzione, gesticolando con la mancina per sottolineare quanto sta affermando di rimando. Mantiene l’attenzione visiva sul ragazzo, in modo che non possa comportarsi in maniera sconsiderata. Non sarebbe davvero il caso. <Sta di fatto che mi devi spiegare che cosa hai visto e soprattutto chi, hai pronunciato un nome.> Solleva l’indice rinsecchito della destrorsa, mentre continua a guardar dritto negli occhi altrui fin quando non copre la faccia direttamente con le mani e dopo con le ginocchia. Si raggomitola su sé stesso perché il mondo gli ha fatto davvero un gran male, un male che lo stesso genetista qui presente è stato in grado di far provare ad altra gente non dissimile da Shinsei in persona. <Intendo conoscere quel poco della tua storia che rammenti per capire come meglio comportarmi.> No, non lo sta facendo soltanto per il gossip o l’illusione. Ha reale interesse. In realtà, è una comara ma questo lui non lo sa! <Sharingan? Intendi l’abilità oculare?> Non conosce molto bene quell’innata, a differenza del Byakugan che l’ha avuto direttamente tra le mani – perdendolo, tra l’altro, ma questo è un discorso a parte per il quale ancor sbatte la testa contro il muro se soltanto ci ripensa. Aspetta soltanto una risposta in merito a quanto pronunciato, lasciandolo respirare e donandogli il tempo necessario. E’ l’unico gesto caritatevole che può fargli. [ Chakra ON ][ Hijutsu Kokketsu I ON + 2 Costrutti ON ]

22:48 Shinsei:
 Lo ascolta, senza guardarlo, affondato con il volto affilato in quel gomitolo protettivo che un po' lenisce quei brividi incontenibili. Ascolta quella prima frase <Q…quello che mi hai fatto provare tu è stato l’inizio>Non ha le forze di incazzarsi con lui per quello che gli ha mostrato. Se lo aspettava d’altronde. È servito allo scopo. <Ho provato solitudine all’inizio> nel vedersi privato dell’unica persona in grado di accettarlo <Questo mi ha permesso di sentire nitidamente la voce di Ona per la prima volta> Ammette <non ho resistito> E si è colpito da solo. Prova a ricostruire i pezzi, ma dev’essere anche il rosso ad aiutarlo. La voce arriva ovattata, stanca. Come se non ne potesse più di niente. E sono solo all’inizio. <Dopo, quando sono tornato la, ho provato rabbia> Racconta tentando di scandire le parole meglio che può, fino a sollevarsi un poco, poi un po' di più, fino a guardarlo, con quello sguardo animale, un tempo ardente di pura volontà in quegli occhi neri, ora completamente sconfitto. <Questo mi ha permesso di vederlo… di ricordarmi di lui> Un altro brivido, la mascella si serra, lo sguardo si perde per lunghi secondi. <Ero in una stanza senza niente dentro, bianca, con un vetro su una parete… Lui era con me. Aveva il suo camice, i suoi occhiali rotondi e dietro…> Si stringe le mani ai gomiti affondando nella pelle <quegli occhi rossi.> appoggia il mento alle ginocchia, stanco di sostenere il peso del capo <Non ricordo dove fossi. Ma ricordo che c’era solo luce artificiale. E ricordo…> Di colpo le spalle si rilassano, quell’abbraccio si scioglie, e il volto si alza al punto da poggiarsi, al contrario, sul mobile dietro di lui <La profonda consapevolezza che nessuno sarebbe venuto. Che il mio destino era di restare da solo con lui> Esausto, ma nonostante tutto, lentamente tenta di poggiare i palmi a terra, facendo forza su di questi per issarsi sulle ginocchia piegate completamente, e da li distenderle, fino ad alzarsi. Un giramento di testa, s’appoggia al bancone <a..ha nominato Kunimitsu… qualcosa al quale che ero stato selezionato per diventare…> Evidentemente non è cosciente di aver parlato ad alta voce, con entrambe le voci dei personaggi nella sua testa. Se stesso e Ona. Annuisce stancamente alle due domande sullo Sharingan. Finiranno presto le sue conoscenze di quella innata. Ma fino a dire che sia un’abilità oculare, dovrebbe arrivarci. <i…io> Non continua, reprimendo un altro conato, pronto a girarsi ma senza che nulla esca, svuotato <Lasciami andare.> Con quella voce, con quell’aspetto, più che pallido, grigio in faccia, quell’ordine sembra una supplica piuttosto. Se gli verrà consentito, s’appropinquerà all’uscita, con difficoltà girerà la chiave le volte che serve, e scivolerà via. Impossibilitato a dire altro, a sopportare altro, desideroso solo di sparire. Servono le ceneri per poter risorgere. [END]

23:08 Rasetsu:
 Il biondo inizia con il suo racconto, nonostante sia stremato – com’è evidente. Comprende la situazione, capisce che ha passato l’inferno in terra. E’ empatico quando vuole, peccato che non gli importi granché di come stia davvero. Vuole sapere, intende conoscere e con molta probabilità potrebbe insistere qualora ciò non avvenisse. Ha avuto a che fare con delle cavie a seguito delle sue illusioni, comprende come possano sentirsi e si beava di tutte quelle sensazioni. Beveva le loro paure, gonfiava il petto d’orgoglio per quel che aveva fatto e la notte riusciva a dormire sonni beati. Privo del senso di colpa comune agli esseri umani, entità superiore e demoniaca che non ha timore d’attuare le più impensabili cattiverie s’un’altra persona. D’altronde, non ha mai reputato d’esser uguale agli altri, è sempre stato ad un livello superiore. <La voce di Ona. Sapresti dirmi chi è?> E’ una domanda alla quale non ha dato risposta, per quanto ne abbia sentito già pronunciare il nome direttamente da Shinsei. Può solo ipotizzare che si tratti di qualcuno che, con molta sicurezza, gli ha causato eterni dolori. Un genetista come il rosso? Un uomo che ha fatto del male ad un altro uomo? Niente di nuovo. La gente ha sempre fatto del male al suo prossimo senz’alcun risentimento, eccetto per alcuni che son riusciti a provarlo. Non potrebbe in alcun modo fargli da psicologo, quindi dovrà accontentarsi della poca empatia del demone. <Voi cavie siete lì per una ragione> Comprende e menziona ad alta voce, racimolando informazioni dal racconto che gli rivolge con non poca difficoltà a giudicare da come si comporta. Nota quei movimenti, quel drizzar del corpo e il chiudersi a riccio testimoniano un senso di protezione verso sé stesso. <avete un compito che il vostro genetista vi costringerà a portare a termine. Se non riuscite nell’obiettivo, venite scartate senza mezze misure. Ma se siete per lui interessanti, non vi lascerà andar via finché non avrà terminato. Passeranno giorni, ore, forse mesi. Potrei raccontarti qualcosa, ma lo terrò per la prossima seduta.> Sogghigna, arcuando le labbra verso l’alto esclusivamente da un lato, mettendo in mostra quelle lunghe zanne che si ritrova – ben tenute, invero, ma comunque apparentemente simili a quelle d’uno squalo dalle fauci spalancate ch’è lì pronto a divorarti in mare aperto. <Kunimitsu? La Kokukage?> Domanda in sua direzione, facendosi or abbastanza sorpreso perché ha menzionato un nome d’una persona importante che ha aiutato ad ammazzare, pur restando nelle retrovie. Divenne Mukenin per acconsentire all’uccisione di un Kage dell’Alleanza e soltanto perché Kouki n’era interessata. Non che poi la situazione non sia diventata allettante anche per lui, ovviamente. S’alza in piedi per seguirlo, tenendolo sott’occhio e assicurandosi che non faccia altre stronzate. <Puoi restare qua se non ti reggi neanche in piedi. Un ringraziamento per lo spettacolo d’oggi, vedila così.> Tuttavia, non lo fermerà di certo dall’andarsene. Dovrà sistemare parzialmente quell’abitazione scenario delle giornate più macabre del demone. E’ avvenuto uno stupro nella stanza di fianco. E qui un tentativo di… cosa esattamente? Estorsione di memorie? Agita la mano in aria, lascia che la porta si chiuda dietro le sue spalle. <Una cavia libera di vagare non ha più un guinzaglio che lo tiene, se lo sta creando da solo.> Fa un’alzata di spalle. Richiamerà i goblin per pulire, non una malvagia idea. [ EXIT ]

Prima seduta per Shinsei.
Rasetsu lo getta in un'illusione nella quale gli mostra Sango in punto di morte.
S'arrabbia, ma rischia di scaraventarsi addosso al demone.

Dopo l'aggiunta di ulteriori protezioni, gli mostra nuovamente la donna immersa in una pozza di sangue con Rasetsu poco più in là, artefice del misfatto.
Genera rabbia, tristezza, solitudine.

Finalmente Shinsei riesce a scoperchiare il vaso di Pandora e incontra Ona, il suo aguzzino.
Cerca di affrontarlo, ma è troppo impaurito e rifugge dall'illusione.

Rasetsu lo libera, lo lascia andare non prima d'essersi fatto spiegare qualcosa in più.
Il rosso si dimostra empatico: capisce cosa prova una cavia, ma non ne ha pena.
Piuttosto, lo attende per una seconda seduta.