L'uomo sul secchio.
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Giocata del 30/09/2021 dalle 19:37 alle 23:44 nella chat "Quartiere Notturno"
[lato Dx strada quartiere notturno] Un altra giornata si avvia verso la fine, Matono se ne sta nei pressi do un piccolo baco fronte all'inizio del quartiere notturno. Seduto per la precisione su di un secchio a sorseggiare del the, tazza bianca nella mano destra che va prima su e poi giu ripetendo il movimento quasi meccanicamente, con lo sguardo perso nel vuoto e l'espressione decisamente distratta. Si presenta con il consueto vestiario, maglia bianca e pantalone scuro ma non nero, più sul verdognolo, scarpe chiuse e come unico accessorio il coprifronte del suono, ben legato al bicipite destro, i capelli nero pece dondolano sotto le sferzate leggere della brezza serale, lui non se ne avvede minimamente restando fermo a fissare il nulla. Tutto attorno comunque l'area inizia a prendere di vitalità, i passanti aumentano via via che il giorno lascia spazio alla notte ed il sole pian piano leva le tende verso ovest. Sembra come in attesa qualcosa attorno a lui attiri la sua attenzione, d'altra parte nel suo rimuginare poggiato ad un muro su di un secchio potrebbe anche sembrare un barbone, forse troppo pulito, in ogni caso il motivo è semplice dopo la serata di ieri ha deciso di bazzicare l'area, non si sa mai cosa o chi si potrebbe incontrare per strada proprio li, magari in uno dei vicoli o di passaggio giusto di fronte a lui. Dunque scrolla il suo torpore mentale, con lo sguardo inizia a studiare tutti i passanti, soprattutto cercandone lo sguardo, d'altra parte l'unica informazione degna di nota riguarda proprio quell'area. Le pupille si muovono da destra a sinistra e infine indietro di nuovo, ripete il movimento oculare per ogni singola persona che gli passa nei pressi, cercando inoltre di scorgere eventuali movimenti di mano tra persone, o spostamenti nei vicoli che potrebbero ricondurre a qualche compravendita per allietare la serata, allietare quando va bene. Passa diversi minuti in quell'azione di ricerca, sospira dopo l'ennesimo o l'ennesima persona passata in rassegna, decine e decine di occhi di ogni tipo ma nessuno che riporti quell'esatta fattezza di cui Matono necessita.<Sarebbe più facile andare a comprarmela.> Afferma rassegnato tra se e se, certo impegnare dei soldi per fare quella che quasi è beneficenza verso la società farebbe di lui un bravo ragazzo, per un attimo ha una fitta al cranio per averci anche solo pensato, ma la scena vista la sera passata segna l'espressione di quel frangente, crucciata ed infastidita a dir poco [In giro] Quando la luce ha iniziato a colare colore? Il mondo sembra in declino e l'armonia s'inibisce gettando oblunghe ombre a terra. Questo vicolo è sempre buio, anche adesso che l'insegna del Mulin inizia a dipingersi di rosso. Uno strano sentore di nausea l'assale - la consapevolezza di non aver idea ne interesse nello scorrere del tempo. La fronte fredda poggiata contro il metallo caldo - o era l'opposto?- d'un portone vecchio ed usurato, di rimpetto a quella che sembra una palazzina di ceto medio-basso. Un room-hotel, o qualcosa del genere? Ah, è tornata a casa. Lo fa' di rado. E' disordinata. E nessuno ha messo a posto /quella/ piastrella. Neanche lei. Non ci pensa, lo fa' solo quando è obbligata a guardarla e a ricordare il susseguirsi d'orridi scenari conclusi con un inaspettato finale felice. Felice. E tu, lo sei? Non ce lo chiediamo mai, se non nei momenti più drammatici della nostra vita. Nene non se lo chiede. E nemmeno quella pianta d'Aloe vera, quella grossa - immensa - che le riposa accanto con un aria lievemente piangente. Nobu; un gessetto sbiadito riporta un nome, un nome come tanti probabilmente. Lì, quasi dimenticato, il nome di una pianta? Ah, sì, può essere. Basta divagare e focalizziamoci: Fronte poggiata sul portone, schiena lievemente piegata, mani nelle tasche di un cardigan grigio melange. Immobile. Quando tutto si ferma, riprendo a parlare. Ora aspetta. Ah, che casino - tutti zitti, che non trova le chiavi. Le scappa da pisciare. E poi è sudata. Ciocche come fuliggine che impervia - l'imperativo disordine che le aleggia addosso le rende il viso una piccola oasi di bellezza inesplorata. Labbra di sangue. Macchie di sole tra setto - gote - fronte. Mento. Piccole lentiggini le si affibbiano addosso con immane insistenza. Lasciatela stare. Se ha perso le chiavi, è nella merda. Tasta. Tasta. Le mani scivolano fuori dalle tasche e finiscono nel dimenticatoio a mezz'aria. Mosce e prive d'animo. Va bene. Non ha bisogno di andare a casa. Lascia stare il portone. La testa ritorna ove dovrebbe essere - meno dove vorrebbe essere. Sulle spalle, al centro - e poi di nuovo di lato. Il cammino flemmatico di chi vorrebbe qualcosa, ma non sa' manco lei cosa. Il coprifronte ciondola sulla natica - all'apice d'un cargo nero opaco /jeans e elastilene/ - e al di sotto del cardigan, una canottiera bianco latte mostra il petto gracile. Si leva. S'abbassa. Si leva. La piastrina che l'è rimasta tra le dita porta un codice indentificativo non suo - e la testa di lupo dei cacciatori di taglie. Dovrebbe tornare lì. Rincominciare. O forse no. La fissa. No, non è più la stessa Nene. E non c'è più Nobu a lavorare con lei. Dovrebbe andare all'All Fry. Lì si che la giornata avrebbe una svolta. Dunque cellulare alla mano, pollice che switcha la schermata per illuminarla con un immagine di tofu-chan - un meme di cane - e qualcosa potrebbe improvvisamente intralciarle il cammino. Un ombra. Una persona? L'occhietto ricerca dettagli del giovane, cercando distrattamente nei numeri d'emergenza quello del polletto fritto. < Per la droga hai sbagliato via. Quì ci trovi solo puttane. > Indelicatamente invasiva verso Matono, ma con aria del tutto distratta dalla ricerca del numero e dal pensiero di mangiare qualcosa d'allettante. [ck off] [lato Dx strada quartiere notturno] Dopo l'ennesimo tizio in camicia da sera tutto esagitato Matono si stufa, sbuffa rumorosamente e finisce in un sorso ciò ce restava nella tazza, vi guarda dentro distrattamente e va a riporla in tasca, si porta sempre dietro la propria tazza, ci mancherebbe bere da roba data da altri o peggio nella plastica. Per il momento lascia perdere il guardarsi attorno e decide di poggiarsi completamente al muro alle spalle, anche con il capo, rivolto leggermente all'insù, palpebre che si socchiudono con entrambe le mani che vanno nelle tasche dei pantaloni, attento ora solo ai suoni circostanti prende a vagare per gli anfratti scuri della sua mente, fa un po di pulizia si direbbe. Almeno ci prova a rilassarsi, ma un movimento ed una voce irrompono nella sua tranquillità infrangendola, storce la linea della bocca e si dota in viso di una bella espressione scocciata, gli occhi ritrovano la luce aprendosi mentre scosta il capo e la schiena dal muro per andare ad identificare l'origine del disturbo, una ragazza in grigetto, passa in rassegna l'intera figura, cerca di ricordarne il volto ma è tabula rasa, quindi nemmeno la conosce.<Ti stai pubblicizzando?> Sottolinea veemente in replica al commento decisamente non richiesto. Sbadiglia lento, si stiracchia e riprende a guardare Nene, con maggiore attenzione, memorizza viso e lineamenti nel suo archivio personale, non sa dirsi perchè ma istintivamente Matono è certo che questa signorina scocciatrice se la ritroverà davanti ancora, in ogni caso grattandosi il retro della nuca cambia postura, schiena che si piega in avanti e gomiti che si poggiano alle gambe, insomma già era basso, così lo sembra ancora di più.<Battute a parte.> fa una pausa di due secondi netti, zitto a fissarla<Chi sei te?> Molto semplicemente con voce neutra domanda, lecitamente si direbbe.<Ormai che mi hai svegliato, tanto vale presentarsi no? Matono> Gioca d'anticipo tanto la conversazione doveva pur iniziare, ed avendo attaccato bottone sicuramente qualche informazione dalla ragazza poteva anche estrapolarla, se proprio doveva parlare diamogli un utilità. Decide infine di alzarsi dal suo amato secchio, tanto non sarebbe più stato tranquillo, in quanto ormai a quell'ora la strada di fronte si è riempita di festosi passanti alla ricerca di divertimento, e gli schiamazzi sono decisamente la norma, oltre alla musica che fuoriesce dai vari locali, Matono dal canto suo a quell'ora ha più che altro fame e sonno. [In giro] Facciamo un passo indietro per spiegarla meglio; la piastrina del coprifronte lunge dall'esser lucida sebbene tenuta pulita con un minimo di minuzia - ha vissuto la sua vita con una celerità prematura. Le bordature graffiate paion più satinate che lucide - ed ora - riposa lì, quella nota, come se si fosse guadagnata il suo dimenticatoio. Una battuta inerente alla droga rinunciano ai propri obiettivi alla volta dell'ennesima schermata nera. Dieci metri più avanti la tendina nera e gialla del chiosco di ramyun non pare nemmeno male mentre cerca di ricordare dove ha lasciato le chiavi di casa. Forse da quella ragazza, quella rossa e delicata. La stessa del Mulin con cui si frequenta di tanto i tanto. O forse è della ragazza con i capelli neri del distretto di Ame? Aish. Non ricorda. Ed accompagna la frustrazione cercando di pettinarsi delle ciocche caotiche con la punta affusolata delle dita, stringendo saldamente il cellulare con i primi polpastrelli per potersi grattare con le unghie. Non ricorda. Non ricorda. E' meglio gettar bianco sulla questione e rivolger l'attenzione altrove. Non che le importi davvero tornare a casa sta sera. E' solo che vorrebbe lavarsi. Magari dormire. Un paio di sneakers dalla suola lievemente più alta e spessa muovono i loro passi verso quella sorta di straccio ambulante seduto su un secchio. Ma che fa? L'iride stretta come la capocchia di uno spillo danza dal secchio alle gambe, alla schiena che si flette in avanti ed in basso - macinando i metri che le restavano da percorrere per approssimarsi a lui. < Non ti scoperei nemmeno con la vagina di qualcun altra. > Niente pubblicità, del resto, sarebbe la peggior prostituta di tutto il paese delle ombre, probabilmente. Via il cellulare. Lasciato e dimenticato in una delle tasche dei cargo - probabilmente. Ed invece rendiamo partecipe delle sigarette affusolate, filtrino giallo - approssimate alle labbra per estirparne una da tutto il pacchetto. Respira ossigeno tramite quel vile palliativo al nervosismo. Ma non funziona. O sarebbe una tabagista accanita. Una coltre ci ciglia folte fa' ombra su corone di ghiaccio artico, le stesse che prima torturavano carne e stoffa di Matano con alcun tipo di pudore a vestirla. L'indiscrezione è per chi è educato e senza palle. < Nene > Sfiata sfilando la sigaretta oramai incendiata dalle labbra, e direzionandola verso il coprifronte altrui come a voler alludere a qualcosa. < Sei letteralmente l'unico che potrebbe dormire su un secchio, cosa fai, volantinaggio? > o < spionaggio industriale? > [lato Dx strada quartiere notturno] Osserva bene Nene, nota solo ora il coprifronte ma al momento non lo commenta, restanto fermo a fissarla, torvo come riserva ad ogni persona sconosciuta che gli si avvicina, sempre con quel alone guardingo attorno. Incassa l'incalzo di lei sulla poco gentile uscita di Matono, solitamente non è così esagerato anzi, ma decisamente quando viene strappato dal suo torpore post the diventa un vero stronzo, l'ultima volta con il biondo era andata decisamente peggio comunque.<Però sei qui a parlarmi per qualche motivo.> Sottolinea, d'altra parte era lui quello li sereno e beato. Fa segno di lasciar perdere, la mano destra si muove fronte alla sua faccia un paio di volte, fa qualche passo in direzione della stra distogliendo per qualche secondo la vista da Nene, standole in questo momento perpendicolare e dandole la spalla destra in vista.<Bevevo un thè.> Letteralmente solo quello in realtà, a parte dare qualche occhiatina in giro, ma non lo definirebbe un fare qualcosa di concreto.<Bene Nene.> Nella sua testa quelle due parole hanno un bel suono rimato, quasi divertito dalla cosa sorride, tra se e se e va a ruotare la figura di novanta gradi riportandosi perfettamente di fronte a Nene, guardandola nuovamente negli occhi.<Io dopo un thè dormo letteralmente ovunque. Ma passando a cose più concrete stavo cercando un conoscente con un occhio bianco che dona il paradiso.> resta sul criptico, mentre nel volto un sorriso amaro compare, che poi diviene smorfia alquanto schifata, questione di qualche secondo e l'espressione torna ad appiattirsi, con un cenno indica la strada.< Io ho davvero fame, tu sembri esperta dell'area. Qualcosa di commestibile al volo?> Son più di ventiquattro ore che non torna nel settore, questo posto e questo suo essere sempre pieno di gente comincia a dargli sui nervi, con lo stomaco vuoto la cosa diventa ancor più insopportabile. Attende la risposta di Nene la attenderebbe li dovè sottolineando solo ora l'aver notato il coprifronte.<Sei un ninja del suono vedo.> afferma con voce atona e piuttosto bassa.<Hai trovato un senso all'esserlo?> Cosi di botto una domandina pesante, ad una sconosciuta che fino a un attimo fa guardava stortissimo. [In giro] Le cose si fanno interessanti - e c'è un torvo cambio di luce nell'iride infiammata di Nene. Il cambio di postura del capo lascia un paio di ciocchette mozzate a penzoloni sulla spalla, spingendo di poco il mento di lato. Un punto di domanda immenso, accompagnato da uno di quei sorrisetti bianchi come latte. < Suppongo tu rivolga la parola allora alle donne che vuoi portarti a letto. > Un incalzare leggero, sul pezzo, come a voler rendere noto un ragionamento che di per se potrebbe anche non fare una sola piega. E le va' anche bene - infatti - da un paio di colpi con il capo nell'annuire alla faccenda. Come se fosse del tutto d'accordo. < Beh mi dispiace, fottutissimo maniaco. > Tra l'elegante e l'accondiscente - come se avesse compreso il suo punto di vista e lo stesse al tempo stesso scansando. Dalle labbra di caramella quel broncetto si priva della sigaretta per emettere un respiro rumoroso, uno sfiato di noia - o non solo. Insegue i movimenti del suo corpo mentre gli racconta del thè e del inaspettato addormentarsi ovunque in seguito. Annuisce. Ma non le interessa. E' un po' palese. < Non mi dire... > Lo accompagna alla chiusura del discorso come se fosse una notizia sensazionale - ed eccola riprendere la marcia. Il cardigan le scivola verso il costato, lo stringe piano un lembo sull'altro mostrando il vitino impressionantemente stretto, le creste appena accentuate. E' tonica, non eccessivamente definita - ne eccessivamente muscolosa al momento. Solamente nervosa e tonica. Il chioschetto di Ramyun non è per tutti, chiaramente - però gli regala un cenno d'assenso con il mento riportando la sigaretta alle labbra. Fili nodosi si torturano in aria, e le parole di Matono divengono un accompagnamento mentre cammina già alla direzione prestabilita e non comunicata. Però risponde, di fatti, con una serie di espressioni taciturne. Serve una dose di soju e birra per poter ri-decollare. Magari servono anche a lui. < In che senso? > E' una domanda difficile, aperta, fatta ad una persona difficile e chiusa. Si rompe la linea placida delle labbra - sfilando via uno sguardo affilato come la lama d'un pugnale alla volta d'esso, abbandonato sul retro della propria destra, al momento. Lo scoppiettio della brace accompagna un attimo di silenzio - volgendogli un mezzo busto piuttosto confuso. Tituba sul senso della domanda, le si legge in viso l'empatico senso del chaos, gli alti e bassi del proprio intelletto sfuggono - ritornano - lasciando che un fiotto di fumo sia vomitato via dalla bocca, ove la linguetta sembra sanificar un angolo delle labbra, cullando una voragine di pensieri non detti. < All'inizio ed anche alla fine. Ogni giorno, appena apro gli occhi, è l'unica cosa che sono certa di essere. > ... < E l'unica cosa che ha senso. > Tutto il resto, Matono, è caotico. Gli amici, l'amore, il mondo, la vita. Il passato, il futuro. Poi dipende da cosa ci vedi dentro. E le labbra s'aprono su una finestra bianca, un sorriso di latte che la riporta alle porte del chiosco - sempre che lui l'abbia seguita, scostando le lingue plasticose a tendina ed aspettando d'esser raggiunta per varcarne l'ingresso. < Perchè, sei dubbioso? > ... < Vorresti esser un fruttivendolo, o qualcos'altro? > [lato Dx strada quartiere notturno] Per il momento la ragazza non sembra volersi muovere, farebbe per andarsene da solo ma per il momento la replica piccata di Nene lo ferma, la mano destra va sugli occhi, strofina strofina con indice e pollice i lato basso vicino al naso con le palpebre chiuse lasciando passare qualche secondo prima di andare ad aprir bocca, con voce quasi divertita.<Diciamo che quello di solito è il minimo. Se non si tratta di cadaveri.> Dato che si è preso del maniaco point blank decide di canzonare Nene simulando una malattia anche piuttosto seria rispetto al semplice esser maniaco, comunque il tono potrebbe confondere la battuta con una reale affermazione veritiera, insomma sta all'intuito della ragazza arrivarci. Non si cura troppo dell'atteggiarsi annoiato e disinteressato di Nene osservandola rimuoversi parte dell'indumento mentre marciano in direzione di qualcosa che soddisfi il buco allo stomaco, a dirla tutta non è pretenzioso in fatto di cibo, quindi ovunque Nene lo condurrà andra bene, purchè non ci siano dei carciofi, in quel caso darebbe completamente di matto di fronte a quella malevole verdurina schifosa. La segue guardandosi attorno, restando alla sinistra ove si era già posizionato poco prima, stringe la distanza appena appena, portandosi a un metro o poco meno, giusto perchè costretto dal fatto che la strada si fa via via più soffocata da pedoni, un fiume di persone che beve urla e si diverte, all'udito quella fusione di musica e vociare continuo ed incessante suona ovattato, forse l'abitudine di esser cresciuto in mezzo alla cagnara continua gli ha donato un utile mezzo di difesa, perlomeno riesce a muoversi lungo la strada stando giusto attento a schivare chiunque giunga nel suo raggio di fastidio, circa mezzo metro. Alla domanda di Nene volta il collo e dunque il capo in sua direzione, la osserva inspirando ed espirando, andando dunque a risponde<Mi rispondi con una domanda?> Emette un suono dalla bocca che è a mezza via tra un espirazione rumorosa e la ripetizione della lettera E a bassa voce. Ragionare sulla contro domanda di Nene è piuttosto faticoso, d'altra parte è stata una decisione atta a riempire una brocca vuota.<E questa domanda è ancora più difficile della mia.> Una conversazione tra chi ha solo domande potrebbe andare avanti all'infinito.<A me interessa solo esser lasciato libero.> Libero da che cosa poi, be da tutto, sotto ogni punto di vista della vita.<Pensavo che l'unico modo per esserlo stando ingabbiati fosse questo.> Ridacchia in maniera forzata ed amara.<Ma qua libero non lo è nessuno>. Il brusio della strada, il fiorire della vita attorno crea arterie di persone che si smistano tra locali e viuzze in continuo e completo aumento. Al di la' della tendina del Ramyun sembra tutto improvvisamente distante. Ovattato. Eppure è lì, e Nene ne cura i movimenti con la coda dell'occhio mentre lascia fuori preoccupazioni, pensieri - e la scocciatura di non avere la minima idea di cosa dovrebbe fare sta sera per impiegare la notte. Inizia a ripassare i visi, magari quelli che sente da meno tempo, giusto per recuperare una doccia e qualche ora di sonno. O dovrebbe pagare una stanza d'hotel. O dovrebbe andare da Fuji? Mh, è meglio di no. L'ora non è la migliore. Torna tardi coi piedi per terra, pronta a riprendere il discorso lasciato a metà con Matono. Il mezzo sorriso per la battuta aleggia. Era una battuta? Ah, che le fotte. < Ajummaaa, extra piccante quì. Tteokbokki, doppio piccante e doppio formaggio. > Il primo urlo va ad una signora al di la del bancone, tutta curvata e rugosa, con dei capelli bianchi di troppo tra le ciocche castane. Che discorsi pericolosi sta sera, però Nene sembra non flettersi spaventosamente verso alcuna direzione; si spoglia, questo si. Lascia cadere il cardigan sulla sedia - ed un codice identificativo si mostra ad altezza della nuca. KK21. Quanti segreti nasconde la pelle? Quante cose si lasciano alle spalle? Del resto siamo passati tutti dalla stessa strada per arrivare quì, ed il clone Uchiha difettoso, ne è la prova vivente. Niente o inferno nello sguardo, raggiunge picchi incredibili e poi li destabilizza spegnendosi quasi del tutto. Ah, ha bisogno di tempo. E di soju. La sigaretta dalle labbra pende mollemente, lasciandosi cadere su una delle sedie in alluminio del chioschetto riscaldato da funghi elettrici, probabilmente. <Ti senti in gabbia, perchè? > ... < Puoi anche andare a coltivare banane se lo vuoi. Nel distretto di Suna cercano personale. > Il quesito sorge anonimo, quasi divertito - le coscette s'allargano appena sotto il tavolino, per poi accostarsi l'una all'altra e slittar in una posizione appena più femminile. Si sporge scostando la sigaretta - e la cenere in vetta, cade vorticosamente a terra. Lo spoglia. Gli occhietti si fanno insidiosi, viziati, cercando flessibilità nella mimica e nei movimenti. Chi è? Ah, un ninja. Cerca uno con gli occhi bianchi. Non ha idea di cosa sia, e onestamente, non le interessa. Anche lei cerca qualcuno, ma quel qualcuno non è lui. Forse. Espira taurina del fumo, approssimata tanto da appoggiare i gomiti sul bordo del tavolo. < Sai, ci ho ripensato sulla questione sesso. > ... < Se sei un maniaco puoi al massimo leccarmela. E posso dir di aver fatto del bene anche oggi. > Totalmente seria, con un tono di voce piuttosto pacato. Gli fa' pure cenno di sedersi al tavolo, rimuginando. < Continua nano frustrato, qual'è il tuo problema con la libertà? Hai bisogno di uno psicoanalista? > [lato Dx strada quartiere notturno] Nene ha scelto, dunque la segue in un chioschetto gestito da un anziana, osserva quel poco che c'è da vedere e prosegue verso una leggerissima sedia in alluminio, la sposta con un dito per passarvi sopra e sedersi stancamente, emettendo un sospiro sollevato e liberatorio, l'aver dovuto camminare dopo il thè è risultato davvero seccante e non vedeva l'ora di tornare a poggiare il culo, la sera sta diventando decisamente pigro.<Mh l'effetto del thè sta svanendo.> Afferma mentre il suo parlare con se stesso viene sovrastata dalle urla per ordinare di Nene, lui che difficilmente urla si alza e va ad avvicinarsi all'anziana proprietaria e cuoca.<Yakitori ed un thè verde grazie, Ho la mia tazza.> Dunque si volta e fa per tornare in direzione di Nene e della sua sedia, rimettendosi a sedere nota qualcosa si nuovo, il cambio prospettiva con Lei seduta e lui in piedi ha probabilmente aiutato, annota la scritta sul collo nell'archivio sulla zucca chiamato cervello mentre la signorina prosegue con il discorso , ovviamente preso poco sul serio.<Casualmente tra tutta la frutta la prima che ti viene in mente è la banana. Il maniaco sono io eh.> La successiva replica di Nene senza dubbio lo spiazza, la guarda a metà tra lo stupito e l'interrogato, cosi il tono.<Declino anche questa di offerta.> Prova a fare uno sforzo a sorridere, ma niente altro fallimento, soprattutto perchè dal tono e dall'espressione Nene sembra essere seria, o simula molto bene l'esserlo.<Più che essere io maniaco, Tu SPERI che io lo sia.> Ora il sorrisetto gli riesce.<Almeno su di me c'è il dubbio, sul fatto che mi serva.> Ora con la destra indica Nene.<Su di te non c'è alcun dubbio.> Doverosa precisazione, in ogni caso l'irriverente simpatia di Nene è riuscita a causargli una rara increspatura della faccia a livello labbrale, chiamato sorriso, quasi quasi non la guarda più storto, diciamo solo che arriva qualche occhiataccia di tanto in tanto.<Ma dimmi, tu sei sempre.> Si ferma e con la mano indica la donna nella sua interezza, ondeggiando l'indice in un movimento circolare.<Cosi.> Non è una lamentela, solo una curiosità<In ogni caso definiamo una volta per tutte che io sono si complessato e frustrato.> Alza lo stesso indice destro verso l'alto<Ma non maniaco.> Alza le spalle aggiungendo.<Almeno finchè non avrai prove concrete per definirlo vero.> Ora estrae dalla tasca la tazzina bianca ove poco prima beveva del thè preparandola nel caso la signora del chiosco arrivasse. Che c'è? C'è qualcosa di male nel palesare interessi comuni? Ci insegnano fin da piccoli a chiedere, che prima o poi viene dato. Uno sguardo all'ora la sospinge nel chiuder gli occhi in un espressione sorniona, un cimentarsi nel tranquillo scorrere della movida ovattata al di là del telo. La signora arriva, serve il thè verde a Matono anche se - a dirla tutta, non può far a meno che guardarlo storto per aver una sua tazzina. Non giudichiamolo. Nene di sicuro non lo fa'. Come potrebbe del resto avvedersi di cosa memorizza e cosa invece si lascia sfuggire. Alla fine sono lettere, solo lettere. Oramai le rovine di Oto soffocano i ricordi, e tutto ciò che è morto - rimane morto, o recondito in un subconscio dormiente. Sta zitta per tutto il tempo in cui è lui a parlare, come se avesse improvvisamente perso ogni tipo d'interesse. Era ironica? Lo lasceremo scritto tra le righe di un sorrisetto rivolto alla schermata del cellulare mentre digita con il solo pollice un messaggio istantaneo rivolto a Nobu. Quanto tempo. Poco, alla fine. Troppo poco. Ha bisogno d'altro tempo? Ah, fanculo. Ha bisogno di una doccia, ecco di cosa. I capelli disordinati lo sanno più che bene. Tenterebbe d'allungare la mancina a prender la tazzina dell'altro, darci solo una sorsata - una piccolina, rilasciando il liquido dalle labbra l'istante seguente. < Va bene, Matt. > Un nomignolo perché Matono, afh, è troppo impegnativo. Eccola issare le spalle dalla sedia, scrollare la sigaretta - e rinfoderare il cellulare esattamente dove l'ha trovato. Le ciglia s'issano su di lui lentamente. < Del resto siamo tutti complessati e frustrati, chi più e chi meno. > Vero, no? Arriviamo tutti dalla stessa parte. E se fosse riuscita in quel sorsetto, gli cederebbe di nuovo la tazzina abbandonando la sua sedia facendola prima indietro e poi, solo dopo, levando le terga dall'alluminio per issarsi in piedi. < Incanala tutto quello che hai di negativo in qualcosa. Vedrai che uscirà qualcosa di buono. O qualcosa di terribile. Che importa. L'importante è che sia qualcosa che t'appartiene. > Le spalle si smuovono, le gambe fanno per spostarla lentamente dal tavolo, facendo un piccolo cenno all'ajumma dietro al bancone che le stava preparando i ttaeokbokki. < Sì, sono sempre così. Ma a volte sono di pessimo umore. Grazie per il pasto offerto, beviti una birra e non quel piscio verde. > E buon viaggio, piccolo, minuscolo viaggio. Si sposterebbe a dir alla signora di farli da portar via per lei - per poi tornare sui suoi passi. < Ho un urgenza, penso andrò a cercare un posto dove farmi una cazzo di doccia, dato che ho perso le chiavi di casa. Ciao maniaco strano seduto sul secchio. > [ se end ] [lato Dx strada quartiere notturno] Il viso di Matono si accende quando nota l'arrivo del thè, corpo e mente già iniziano a rilassarsi, non attendeva altro già da un pò. Poi l'ecatombe, non appena versa il liquido nella tazzina Nene con un lesto movimento s'allunga verso di essa e glie la ruba letteralmente sotto il naso, in quel frangente lo sguardo di Matono o Matt che dir si voglia si voglia si assottiglia, una venetta compare vicino alla tempia destra, pulsante, ma a parte questo almeno esteriormente sembra mascherare bene qualche eventuale fastidio, poi molto serenamente.<Che cazzo fai ?> Non sembra particolarmente arrabbiato o cosa. più schifato se vogliamo sulle prime, ma soprattutto non comprende il gesto fatto dalla donna. In ogni caso per il momento lascia li il the sputacchiato e ridà attenzione a Nene.<Sei magicamente diventata la mia terapeuta.> Poi la nota alzarsi e ringraziarlo per la cena, tutte scroccone incontra ultimamente, deve tornare a farsi un po i cazzi suoi.<Oh di nulla. ah fanno 500 ryo> La cena è offerta ma forse alla donna è sfuggito un dettaglio essenziale, nonostante lo stia sottolineando proprio nell'ultima replica mentre se ne va.<D'altra parte cosa ti aspettavi di incontrare nel quartiere delle puttane seduto su un secchio. Un gentiluomo sano ?> Detto questo alza la mano destra in segno di saluto aggiungendo.<Sono curioso di vedere come possa esser così peggio di ora.> Terminata la replica la guarda andarsene tornando a voltarsi verso il tavolino, guardando molto triste quel thè rovinato in quella maniera infame, sbuffando fuori dal naso l'ossigeno rumorosamente, mettendosi dunque a mangiare, d'altra parte l'obiettivo del suo muoversi dal secchio era quello, certo finito il pasto andrà din uovo al distretto del suono, anche se quel secchio gli mancherà.[endo]