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con Sango, Shizuka, Kan

19:54 Sango:
 Ospedale. Odio. Kusa? Peggio. Il fuoco sarebbe un ottimo modo per estirpare quello che ci sta li, tutto, o quasi almeno, dato che si ritrova in una parte che conosce già, dove ha potuto incontrare il bianco più volte, in circostanze ben differenti. Non ha avuto modo di parlargli da molto, molto tempo, di aggiornarsi, non che ne senta la mancanza, abituata a vivere come vuole anche i propri legami son particolari, perfino ciò che sente per l'unico amico che può avere. Le mancanze non fanno parte di oggi, nemmeno i dubbi, solo un senso di malessere continuo che compare e scompare, il corpo che si sente estremamente strano, come fosse..malato, eppure gli occhi azzurri son vividi, lucidi, i capelli rossi come il sangue gonfi e morbidi, belli da vedere, a toccarsi, mentre ondeggiano sulle spalle coperte. Il viso pallido ha assunto un lieve colore rosato sulle gote, quasi perenne, a donarle una specie di aura di salute imbattibile, ma l'espressione? Quella di nausea, al tirarsi indietro ad odori forti e strani, altri che aveva amato non l'attirano, quelli che ha odiato l'attirano. Malata. Si. Quasi. Avanza lei a quella reception, indossando un kimono scuro, nero, senza profondità, di quello delle notti privi di luna. Nulla a correggere quel nero, tranne qualcosa al petto, li accanto alla scollatura profonda, un piccolo simbolo, un origami , il simbolo del proprio clan. Le maniche lunghe aiutano a proteggerla da quella nuova sensazione che prova, quasi a volere protezione, dal sole? Dal vento? Dalla pioggia? Non lo comprende, difatti non si rende conto nemmeno di quei movimenti che compie, come il passare più lontano da altri, le mani che non si spostano poi troppo dai fianchi, dal ventre, piccole cose di cui non ha alcuna accortezza < Buonasera > morbida la voce, seppur non abbia calore < sono qui per vedere Kan Sumi > chissà che non sia li o a casa? Poteva in effetti provare a piombargli dalla finestra, dritta nel suo salotto, ma l'ospedale per una di quelle poche volte potrà aiutarla. Oh che orribile cosa, rendersi tanto deboli da andare in ospedale, per le migliaia di ferite prese in battaglia, adesso si rivolge a lui solo per una mera nausea? No, non proprio, è curiosa in verità, ma per il momento tace, in attesa che le venga data una risposta, positiva o negativa che sia, scostandosi dal bancone per compiere qualche passo con i sandali da shinobi che porta, la veste che giunge a metà delle cosce lunghe e affusolate si smuove ad ogni attimo, seguita dal rosso sangue. Lo sguardo? Vigile.

20:03 Kan:
  [Piano Terra] Lunga la giornata lavorativa in quel di Kusa, molti i pazienti passati in rassegna uno dopo l'altro affiancando il proprio superiore nei casi più difficile e impegnativi; altri invece, in completa solitudine vista la loro facilità. Il passo del Sumi risulta lento, cadenzato, a tratti persino stanco mentre lo smartphone è retto nella destrorsa con la chat di Shizuka aperta ampliando il sorriso ad ogni messaggio ricevuto, inviato "Colleghi colleghi ma lavoriamo poco insieme, vieni al piano terra nana" invia quel messaggio ridacchiando da sotto i baffi mentre la propria essenza si aggira per quel piano tra i pazienti in attesa osservando tutti coloro i quali attendono il proprio turno per essere ricevuti dal medico indicato. L'ospedale risulta essere moderatamente occupato, svariati i dottori passanti da quelle zone e nel camminare, il proprio nome è udito con estrema chiarezza da voce familiare. Volge le dorate verso la reception notando l'oramai riconoscibile chioma rossa dell'Ishiba. Innalza il destro sopracciglio a tal visione osservandola con fare silente qualche momento in più del dovuto. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu concludendo con un camice bianco ospedaliero nel cui taschino sul pettorale sinistro è pinzato il badge con il nominativo Kan Sumi. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Occhiali di nero colore, lenti rettangolari, sottili concludono l'outfit, sul viso nel donare un aspetto particolare al genin. Avanza accorciando le distanze dalla donna per poterne intercettare lo sguardo <Sango> enuncia il nome attirandone l'attenzione <Qualcosa non va? Nuovamente ferita in missione?> arti tenuti abbassati, mani riposte in tasca in quella curiosità emersa. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

20:11 Shizuka:
  [Ospedale di Kusa - Zona degenti gravi] Ormai è quasi ora di staccare, il turno è stato fin troppo lungo ma per lo meno oggi sono riusciti a beccarsi almeno in pausa dato che, si hanno avuto gli stessi orari, ma su zone diverse dell'ospedale Kusano. Lei ha appena finito il giro letti nella zona dei degenti più gravi e sta finendo di stilare i rapporti nella sala medici. La Kokketsu ha abiti come sempre molto formali a lavoro: una camicetta bianca a maniche lunghe, i cui primi due bottoni vengono lasciati slacciati, evitando una scollatura eccessivamente pronunciata, quest'oggi le gambe sono fasciate da un paio di pantaloni a scacchi sulle tinte del rosso e nero, ai piedi calza delle ballerine nere con un fiochetto. I lunghi capelli rossi sono acconciati in una lunga treccia che le ricade sul lato sinistro della testa, qualche ciuffo ribelle dopo le molte ore che si discosta da essa, senza renderla troppo scomposta, al collo indossa quella collana con il ciondolo a forma di farfalla, dorata nella sua parte esterna, blu il colore interno delle ali. Il cellulare appoggiato sul tavolino accanto alla documentazione che sta compilando, così che possa eventualmente rispondere a un'urgenza dell'ultimo momento. La destra scrive in maniera precisa quanto valutato su Ryosei, un giovane ninja di 35 anni tornato da una missione non proprio semplicissima, insieme alla sua squadra. Il pensiero finisce inevitabilmente su Kamichi, che purtroppo non ha avuto la stessa fortuna, non ce l'ha fatta a ritornare indietro, l'assassino che lei stessa aveva esortato a fuggire aveva eliminato qualcuno di abbastanza vicino alla Genin, un parente praticamente. I pensieri si aggrovigliano un pochino, la testa viene scossa con decisione come ad allontanarli, cosa che invece riesce benissimo a fare il telefono che suona. Un messaggio ricevuto dal Sumi, apre la chat in un lampo giusto per leggere quelle parole e imbronciare il visino. Le dita appoggiano la penna al tavolo, per andare a digitare rapidamente una risposta: << Ho quasi finito di sistemare le cartelle dei pazienti gravi. Aggiorno Ryosei e arrivo! >> Ha voglia di lanciarsi giù dalle scale? Si parecchia. Ha intenzione di farlo? Assolutamente no. Deve prima finire il lavoro, manca ancora poco alla fine del turno, solo allora potrà fare di lui quello che preferisce. Torna alla compilazione, in maniera più solerte, come se l'idea di far aspettare troppo il bianco la infastidisse. Sistemato il tutto, andrebbe a recuperare la penna, infilarla nel taschino dove ne possiede altre cinque o sei, stessa zona in cui è appeso il cartellino di riconoscimento, la cartella verrebbe richiusa e posata nell'apposita zona, il cellulare infilato in tasca. I passi si muoverebbero infine verso il piano terra, ancora ben lontana dall'intravedere i due.

20:17 Sango:
 Non passerà poi molto che anche l'albino si presenti a lei oltre quel marasma di dottori e infermieri, di casi gravi e quelli meno gravi, di pazienti da cui si tiene estremamente lontana non sia mai che possano attaccarle qualcosa, che schifo. Le azzurre che scivolano dal nulla al Sumi, con il suo solito cammino, potrà guardarlo dritto in viso una volta udita la sua voce riconoscibile oltre le svariate decine che possano riempire l'entrata di un ospedale, senza dover alzare o abbassare lo sguardo per incontrare le dorate, non pare esserci nessuna differenza di altezza a occhi non troppo attenti, ma li, chi dovrebbe guardarli dopotutto? < Kan > lo richiama anche lei, sebbene non sfugga che un mezzo sorrisetto, lo stesso di sempre, stronza nei propri modi sebbene mantenga un contesto, nella posa del viso, del collo, del mento portato poco in su con quella che pare esser una lieve arroganza mostrata ; nella schiena perfettamente dritta di coloro che son stati ben cresciuti, allevati, ma soprattutto estremamente nobile < mi fa piacere trovarti qui > avrebbe detestato fare un viaggio a vuoto verso Kusa per nulla, che spreco di tempo quello! Avrebbe anche potuto scrivergli un messaggio, qualsiasi cosa, ma no, ha preferito tentare la sorte - se non vogliamo ammettere che se l'è proprio scordato, il cellulare. < no > non ha alcuna ferita , il corpo è perfetto, se volessimo infierire sulla mente sarebbe tutt'altra cosa, ci vorrebbero mesi, anni forse per sciogliere i nodi di quella mente e dei suoi meccanismi < in realtà son venuta a trovarti perchè non ti vedevo da tempo > non che se ne sia preoccupata, sia chiaro, per lei quel villaggio è come il paradiso di tutti coloro che non voglion far nulla e che non valgono nulla. Sorride, affilato , snuda i denti in quel fare alquanto strano e inquietante < avevi detto che avevi qualcosa su cui aggiornarmi > che non ha saputo più magari potendola allietare < anche io ho diverse cose da dirti.. > lo sguardo scivola attorno, veloce, la voce che s'abbassa < in privato > decisamente privato, parlarne in pubblica piazza? Mai. Non è così stupida dopotutto < se vuoi farmi strada ho anche una nausea da un pò di giorni che non mi lascia stare, mi sta dando fastidio tutto > magari avrà anche la soluzione a quel suo piccolo, piccolissimo nuovo problema. Amen.

20:38 Kan:
  [Piano Terra] Dorate volgono sul viso della rossa esibendo un leggero sorriso, un po' per la felicità di vederla dopo tanto tempo nonostante il modo in cui si siano lasciati, a tratti brusco, specie con quel messaggio non volendo uscir dal villaggio. Troppo rischioso, troppo difficile per poter esser contemplato fino in fondo; numerose le cose da perdere, il tempo sprecato. Presto per compiere un simile atto, non possiede quella forza necessaria, il momento non è giunto ancora. Necessita di qualche altra accortezza prima di operare al di fuori. Ode nuovamente il proprio nominativo arrestando il passo a un metro scarso di distanza ricambiandone il sorriso, labbra lievemente ampliate mostrando parte dell'arcata dentale, minuscola, appena accennata <Qui ci lavoro dopotutto> veloce nel guardarsi intorno, pochi attimi in cui perde di vista la donna, brevi <Tu invece, non posso dire lo stesso. Venire in ospedale non è mai un buon segno> prima di ottenere la dovuta risposta, quel commento fuoriesce per puro istinto, veloce, diretto ai danni della rossa senza cattiveria, solo mera constatazione. Mugugna mantenendo alto il sopracciglio, silente quella negazione lo rende pensieroso, una visita in ospedale improvvisa eppure non si dimostra convinto del tutto. Iridi discendono verso il basso squadrandone il corpo, le fattezze, ricerca in essa qualche dettaglio, sintomo visibili ad occhio nudo da poter esser preso in considerazione, una ferita, forse non al pari dell'ultima volta <Già, dopo quel messaggio non ci siamo più sentiti. Come stai?> tono vocale al quanto basso mentre lo smartphone all'interno della tasca vibra. Esso è tirato fuori dando un'occhiata alla notifica, permane il leggero sorriso sul volto del genin in questione annuendo al verbo da lei pronunziato <In effetti si, una novità c'è> si sofferma qualche momento su tal frase ricercando le parole più giuste <I tuoi discorsi sull'amore hanno un fondo di verità dopotutto e beh, ricordi Shizuka? Adesso è la mia compagna> chiaro come quel termine sia qualcosa di più, innalza la Kokketsu ad una figura ben più importante della mera amica, una presenza di grande importanza nella sua vita <E avrei voluto fartela conoscere meglio, tutto qui> conclude lasciando all'altra il compito di parlare. Non si fa problemi nel dirlo apertamente. Inclinato è il volto, appena sulla destra in quel religioso silenzio, sta per proferire parola eppure ella arresta il dire con sintomi non esteriori quanto interiori <Nausea? Mh, andiamo in una stanza per le visite, ti faccio un controllo. L'ultimo che ho visitato con la nausea aveva un'intossicazione alimentare> nel proferire ciò volge il busto ponendosi al di lei fianco, iniziando il cammino per farle strada verso la suddetta stanza. <Sai che anche lei lavora qui? Siamo colleghi>. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

20:55 Shizuka:
  [Ospedale di Kusa - Zona degenti gravi] Quelle scale sembrano decisamente infinite, arrivare a piano terra sembra un'impresa. In automatico si sposta nella zona dell'accettazione dove solitamente si ritrovano poco prima della fine del turno. Le blu si scostno attorno, fra pazienti più o meno gravi e dottori non può non notare quella testa candida e i vestiti ad esso associati, quelli che le stanno un po' antipatici. Si avvicina dando poca importanza al contorno, finchè non è così in prossimità da notare anche Sango. Inevitabilmente le iridi si scostano su di lei, la squadra da capo a piedi, l'ultima volta che si erano incrociate era ricoperta di lividi e graffi. Vederla in ospedale fa si che il viso della Kokketsu inevitabilmente si macchi di preoccupazione, tuttavia quell'occhio che sta diventando sempre più esperto non riesce ad avvedersi di ferite esterne. Quei passi che si erano fermati, vengono ripresi, cercherebbe di avvicinarsi ai due prima che si allontanino troppo, prima che spariscano in una stanza per le visite. << Kan! >> La voce è molto più rapida dei movimenti in questo caso, lo chiama, un tono preoccupato, più per la rossa che non per il Sumi. Spera che lui riesca ad udirla, a fermarsi. Qualora fosse riuscita nell'impresa di farli fermare li avrebbe raggiunti, voltandosi in direzione dell'Ishiba istantaneamente: << Buonasera Signorina Sango. >> Si interrompe brevemente, chinando il capo in di lei direzione, è tornata a rivolgersi in maniera educata, ora che non è più arrabbiata come l'ultima sera. << Spero che sia qui per incontrare Kan e non per problemi di salute. >> Lo sa che sono amici, sa quanto la rossa sia affezionata a quello che ormai è il suo ragazzo. Il visino verrebbe poi rivolto appunto all'albino, due occhi giganteschi che trasmettono effettivamente un grado non indifferente di preoccupazione: << Vi lascio da soli, ci vediamo dopo! Se fai tardi mandami un messaggio così torno a casa senza aspettarti. >> Il sorriso si distende su quel faccino, non ha intenzione di disturbare eccessivamente i due, non vuole invadere il suo spazio personale, si sa in ospedale le emergenze sono all'ordine del giorno, anche questa sembra una di esse.

21:00 Sango:
 Brusco? Probabile, non che ci abbia pensato più, ha troppe cose per la testa, il Doku da rapire, l'infiltrarsi nei laboratori, e cercare di non farsi ammazzare dagli Anbu e dalla stessa Shinsengumi, insomma, una normale giornata nella propria vita, adesso eclissata in favore di qualcosa di diverso, leggero in confronto. < venire a Kusa non è mai un buon segno > vibra la voce dello stesso astio e odio che prova per il villaggio e per coloro che vi abitano , no, non è cambiata affatto, e le vecchie ferite non si rimarginano se una vendetta non viene portata a termine. Distruzione. Ma non siamo qui per distruggere, anche se puntare ad un ospedale sarebbe tatticamente vantaggioso, quanto più una serata con un vecchio amico, il cui viso conosciuto non pare esser cambiato affatto, e no, non vedrà assolutamente nulla in effetti, sta bene se non quel che lei stessa lamenta < diciamo che la mia vita è..cambiata , molto, in troppo poco tempo > in poche settimane in effetti ha ricevuto una valanga di sensazioni, emozioni e nuovi incontri particolari < son finita a.. > si ferma però dal raccontare qualcosa di tanto privato li, aspettando invece la notizia che lei è la sua compagna adesso. L'espressione permane ferma, quasi fredda adesso, le palpebre che battono lente un paio di volte prima di rispondere < comprendo > non che le importi più di tanto, ha promesso di non importunarla, lei stessa, ma che le vada a genio? Sia mai. < non è di mio interesse, so già abbastanza > ha avuto modo di conoscerla, in solitudine prima, con Yasuhiko dopo, con Kan anche, prima di questa nuova evoluzione del loro rapporto < ti ho promesso che l'avrei lasciata in pace Kan, non ti ho mai promesso che voglia conoscerla ulteriormente > sottolinea, fredda nello stesso sguardo, decisamente distante rimembrando bene le loro ultime parole, dopotutto anche lei ha abdicato al suo desiderio di fargli conoscere Shiroyuki quando ancora stavano insieme < possiamo parlare di altro? > richiede cercando di smorzare il proprio fastidio < Per esempio: adesso non c'è più il caldo che c'era fino a poco tempo fa , quindi aspettiamo tutti quanti la pioggia , sarà meraviglioso > suggerisce, decisamente sollevata che il discorso cambi perfino in merito a qualcosa come il tempo, quello va bene, è un argomento popolare a quanto ha scoperto, soprattutto adesso che i villaggi hanno perso quasi completamente la loro identità, la stessa che ha donato loro il loro nome, la loro storia. < si, anche gli odori forti mi danno più fastidio > come se fosse divenuta un cane da caccia, o meglio, di nuovo una tigre col suo Senjutsu attivo, eppure non sente la natura, che sia solo una delle sue fasi finalmente? Ah, ingenua. < perfetto > una stanza privata sarà perfetta anche per parlare, soprattutto per parlare in effetti. Lo seguirà verso la stanza da lui scelta , ascoltando anche < tzk > stizza, decisamente , non immaginando nemmeno che possa davvero incontrarla < ..i kami mi odiano > la risposta arriva , decisamente non affabile, sebbene non aggredisca, lo ha promesso dopotutto < sono cose personali, non desidero condividerle con voi > la tratta da estranea, fredda e distante, decisamente alquanto a disagio in quella situazione , facendo diversi passi per allontanarsi , a destra , in attesa che vada via, davvero. Silenziosa, decisamente, normale per lei e per lo sguardo che pare guardarla come se fosse un piccolo bignè alla crema pronto ad esser mangiato, e frena la lingua, incredibilmente ci prova e ci riesce, facciamo passi avanti eh?

21:28 Kan:
  [Piano Terra] Prosegue il passo verso la stanza delle visite permanendo al piano terra, la direzione presa è quella verso un corridoio il quale porta alle stanze adibite alle mere visite, nulla di specialistico o di troppo difficile, al momento non ne hanno il minimo bisogno, al contrario, può rivelarsi tutto un mero mal di pancia <Kusa, il distretto. Questa, dopotutto, non è la vera Kusa ma solo una sua copia, ben costruita ma copia, o sbaglio?> domanda all'altra ricacciando quell'astio. Troppo tranquillo per poter esser contagiato eppure anch'ella ha delle novità importanti, qualcosa di ancora non detto capace di scatenare la curiosità dell'albino, di portarlo a lanciarle sguardi di sbieco per poter comprendere meglio, udire tutta quanta la storia <Lo hai incontrato di nuovo? Adesso ricorda?> il pensiero vola a quel Kami, l'essere con in mano l'anima di Sango, il cuore, i pensieri di lei. Inspira, trattiene ossigeno nei polmoni, corruccia la fronte a quel verbo; forse aspettato ma no, in qualche modo ci ha sperato. Non è di suo interesse. Capo chinato al basso, dubbioso, riflette, pensa <Lo so però, potresti fare uno sforzo per me, no?> tono basso, lasciato udire solamente da lei e per lei, una richiesta portata avanti, il desiderio di permettere alla sua compagna ed alla sua amica una migliore conoscenza, averle in buoni rapporti senza guerre, asti di qualsivoglia tipo. Forse chiede troppo eppure non desidera altro al momento, non può richiedere di più se non quello alle due donne. Difficile, la situazione si dimostra estremamente ardua, in tutto ciò non ha la minima idea di cosa voglia effettivamente la Kokketsu <La pioggia? Per carità no, la pioggia è solo un impedimento durante le missioni> logico, una missione sotto la pioggia riduce visibilità, fermezza sul terreno, impedisce la corretta esecuzioni di tecniche di un certo tipo seppur ne potenzi altre in modo esponenziale. Mette da parte la blanda questione concentrandosi sui sintomi altrui, nausea e intolleranza agli odori forti, del tutto strano, inconsueto <D'accordo, non è un'intolleranza alimentare se è così> prende una breve pausa <Hai per caso avuto un periodo influenzale? Un raffreddore particolarmente forte che ha reso l'olfatto più sensibile una volta passato?> pone quelle possibilità ricercando la più corretta, troppo presto per poter fare una diagnosi accurata, mancano i dovuti elementi. Il nome è nuovamente pronunciato, questa volta dalla Kokketsu la cui figura è manifesta dinanzi a se lanciandole un leggero sorriso a propria volta <Ehi> si ferma con la mente rivolta all'Ishiba, pensieroso sulle possibili cause di quel malanno improvviso <Bhe, non ho ancora capito cos'abbia, un accoppiata di sintomi un po' inconsueta> esordisce l'albino mentre ode i commenti da entrambe le parti. Sospira, decisamente si trova a sospirare <D'accordo ma, non credo farò tardi e...> rivolgendosi alla donna la quale inizia a mettere distanza, un allontanamento improvviso <Sango, di lei ti puoi fidare> incrociandone lo sguardo, non desiderando un allontanamento da parte di entrambe. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

21:42 Shizuka:
  [Ospedale di Kusa - Piano terra - Ambulatori] Al suo arrivo l'Ishiba sembra decisamente indispettita, nonostante la cortesia della più piccola fra le due sia totale. Non si è interessata ai fatti dell'altra, nemmeno a supposto di mettersi fra loro, ma quell'atteggiamento di fastidio nei confronti della nanetta certamente non se lo spiega. E' sempre stata onesta con lei, non ha mai mentito in alcun modo, ha riconosciuto ogni sbaglio, ogni errore commesso. E' stata messa alle strette da un'adulta solo perchè apparentemente stava danzando su una corda tesa fra il Sumi e l'Uchiha, facendo probabilmente soffrire il primo fin troppo. E ora si ritrova a essere considerata un fastidio? Beh non se ne stupisce, in fondo loro due hanno poco in comune, forse solo l'aspetto esteriore. Risponderebbe quasi a tono se non fosse per quel sospiro, forse il più pesante che sfugge a lui dalle labbra da un bel po' di tempo. Lo osserva, cerca di capire dove stia il problema della questione ma è sempre il bianco a darle risposta: fiducia. Già effettivamente come può Sango fidarsi di colei che ha impiegato parecchio tempo nel scegliere se stare o meno con il suo amico? Eppure pare che l'albino sia particolarmente impensierito da quella distanza posta dall'adulta del gruppo. Gli occhietti si fisserebbero dunque sulla figura problematica al momento, quella donna che non desidera condividere le proprie problematiche con la Kokketsu. << Signorina Sango scusi se mi permetto di insistere un poco ma...>> Si interrompe, ricerca le blu altrui, come per specchiarsi in un mare gemello, << ...sono una tirocinante medica. Come ogni affiliato a questo ramo che si rispetti io ho il dovere di mantenere il segreto professionale. >> Praticità, effettivamente non può rivelare dati sensibili dei pazienti all'esterno della struttura. << Inoltre il qui presente Dr. Sumi potrebbe avere bisogno di un consulto data la sintomatologia inconsueta che la affligge. >> Parla con calma, non sembra per nulla alterata anzi, fin troppo disponibile nonostante il distacco utilizzato nell'interagire con la paziente. << Le posso assicurare che stazionerò nella sua stanza di visita solo lo stretto necessario per aiutare nelle procedure atte a identificare la sua problematica. Mi consente di supportare il mio collega per renderle il miglior servizio possibile? >> Le sorride, in maniera pacata, come farebbe con qualsiasi altra persona in quel luogo, in fondo ora non è Sango, quella che l'ha minacciata in un vicolo perchè non voleva che ferisse Kan in alcun modo, ora lei è li come Sango Ishiba, la paziente con dei sintomi strani.

22:02 Sango:
 Kusa il distretto, non la vera kusa, l'orribile copia che è stata posta incredibilmente dove? Accanto ad Amegakure. Ah, potesse non sorriderebbe così adesso < che ha ancora i suoi abitanti immondi > da eliminare, tutti quanti, senza batter ciglio, di nuovo < il villaggio non è la terra, sono coloro che la abitano > non esiste un villaggio senza coloro che ne portano il simbolo, il nome, e l'essenza. Lo sguardo viaggia intorno alla ricerca della stanza in cui dovranno andare , e la domanda arriva, perentoria, avrebbe dovuto aspettarselo < niente di niente > stringe la mascella, lo sguardo che avvampa violento, tace per non mozzicarsi la lingua in quel momento . Affronta la discussione guardando davanti a se, leggermente indietro rispetto al bianco per vederne la direzione prima di imboccarne qualcuna di completamente differente ed errata < No, Kan. Posso fare poche cose, trattenere la lingua mi è già difficile >limitarsi della propria libertà? Raro è vedersi da parte dell'ex jonin, dell'ex mukenin. < questo è il massimo che ti posso promettere, non farò qualcosa per perdere il mio tempo > che vada contro di lei , mai, seppur stia dando prova di trattenersi proprio al bianco, di lasciarla in pace senza alcun dire, senza lamentarsene perfino. Lo sguardo lampeggia al suo dire, la pioggia no? < voi di konoha non ci siete abituati > per chi ama la pioggia, come lei, ne trova non solo un mero impedimento, ma qualcosa di più efficace , una copertura per se stesa. Un muro invisibile che si crea intorno occludendo anche lei allo sguardo di altri. Snocciola quelle poche cose, ce ne sarebbero anche altre da dire, seppur venga interrotta da ovvie domande di routine < ti sembro qualcuno che possa beccarsi un raffreddore come una donna qualunque? > la prende sul personale quella cosa, non è di certo una patetica comune donna dal prendersi un raffreddore. Ovvia risposta, no. E quel , fidati. Ride , davvero < Kan dovresti conoscermi bene dal sapere che mi fido di pochissimi, di certo non mi fiderò di chi porta il sangue di Yukio nelle vene > sarebbe dovuta esser morta insieme a Yukio, avrebbe dovuto sterminarli tutti quanti al tempo, ha solo perso l'occasione o ha dilatato i tempi? Ascolta quello scambio tra i due come se non esistesse, da lontano, poggiandosi ad un qualsiasi muro con la spalla, lo sguardo che lampeggia come luci al neon dall'alto al basso, si volge prima al bianco < smettila di snocciolare le mie cose a chiunque > rimprovera di quella sua privacy sbandierata senza problemi, senza il proprio consenso, poi alla rossa, decisamente indispettita e pericolosa, potrebbe quasi mettersi a ringhiare come una volta < non mi interessa, sono libera di non farmi toccare ne analizzare da una kokketsu > la relega li, al suo sangue, e al sangue non si sfugge mai. < assolutamente no. > imperativa nel suo volerla lontana da li, fredda come i giorni in inverno a Kiri < se Kan non riuscirà a capirlo chiamerò un vostro superiore. > il messaggio è chiaro, da lei non si sarebbe fatta ne toccare ne guardare. < Se non riesci a tenere i tuoi sentimenti lontano dal tuo lavoro, Kan, non vedo perchè debba rimanere qui > lo sguardo di fuoco si posa adesso sul viso del Sumi, in attesa della sua risposta.

22:30 Kan:
  [Piano Terra] Difficile la comprensione del punto di vista della donna, per quanto ne conosca parte del passato, ancora risulta difficile entrare in quell'ottica <Molti potrebbero dire la stessa cosa anche degli altri villaggi, del tuo per esempio ma oramai le cose stanno così. Te l'ho già detto, smettila di vivere nel passato, i vecchi asti sono morti e sepolti al di sotto di quelle mura> fermo nella sua idea di andare avanti, continuare a vivere una vita libera da restrizioni possibili, distruggere quelle catene autoimposte. Non distoglie da lei lo sguardo, l'osserva in silenzio, le smorfie del viso, il divenire violento dello sguardo nell'apprendere il nulla, con il kami non è cambiato nulla. Cosa può essere cambiato? Cosa può essere successo? Attualmente fatica ad immaginare un nuovo scenario <Allora cosa?> domanda, si informa ma sono argomenti messi repentinamente da parte. Per quanto incuriosito, a tratti preoccupato, il discorso verte su Shizuka, il suo non voler avere nulla a che fare con la Kokketsu <Si può sapere cosa ti ha fatto? Perchè per farti arrivare a tanto deve aver fatto qualcosa di enormemente grave e faccio fatica ad immaginarmelo. Mi hai fatto una promessa e ti sono grato ma te lo sto chiedendo come amico> ci riprova un'ultima volta, una risposta può valere più di ogni altra movenza. Crede in lei, un'amicizia nata per puro caso, complicata, difficile da gestire eppure sono li, ancora una volta, un rapporto nato dalla derivazione di un semplice contatto il quale è sfociato in qualcosa di ben di più. <Decisamente no> replica solamente al discorso della pioggia, un mero cambio per allentare il momento di tensione creatosi nella speranza di rendere il tutto più leggero, accondiscendente acquietando gli animi. Pone quesiti, domande, indaga sulle condizioni, sulle cause vagliando ipotesi astruse, impensabili <Sei un'essere umano Sango, il raffreddore viene a prescindere> non un attacco quanto una constatazione dei limiti dell'umano corpo, soggetto a malattie, malanni di vario genere. Permane stranito, corruccia la fronte ricercando ancora la possibile causa, chiaro come tali sintomi non siano dovuti a influenze perciò la risposta risiede altrove, forse davvero l'intossicazione e poi tutto svanisce. Alla richiesta di fiducia, la risposta porta con se qualcosa di inaspettato. Non parla, tace lasciando a Sango il permesso di esprimersi, a Shizuka quello di chiedere il permesso di farle da medico; prende persino quel rimprovero e questa volta non la ferma, lascia che si poggi sul muro <Quindi è questione di mero razzismo verso i Kokketsu?> sorride, sguardo portato al pavimento, capo scosso <Se avessi chiesto di mettere espressamente i sentimenti da parte, prima della storia del Kokketsu, ti avrei anche dato ragione. La professionalità prima di tutto, non posso darti torto> una breve pausa è fatta, dorate incastonate nelle azzurre di entrambe, passa da un volto all'altro <Penserò io a chiamare un mio superiore per affidarti nelle mani di qualcun altro. Mi spiace Sango ma non posso tollerare questo accanimento verso i Kokketsu e non posso farti da medico se le cose stanno così> tono vocale pacato, mantenuto basso il giusto, calma perentoria, nervoso totalmente assente. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

22:51 Shizuka:
  [Ospedale di Kusa - Piano terra - Ambulatori -> Spogliatoi (?)] Viene etichettata senza riserve, nuovamente semplicemente bandita da qualcuno per quel sangue che le scorre nelle vene, un sangue che ha fatto soffrire molte persone, che ne ha fatte gioire altrettante. E' solo una questione di punti di vista in fondo, però restare ancorati a delle credenze banali e assurde come l'eredità del sangue è proprio da vecchi. Lei di suo ha già speso abbastanza energie per sopportare l'Ishiba altezzosa e piena di se che si trova innanzi e lo ha fatto solamente per un motivo: il Sumi. Lo sguardo blu della Kokketsu si volge al dorato di Kan. Lui sa che lei si sta mordendo la lingua in questo momento, non vuole in alcun modo metterlo in difficoltà, vuole supportarlo, stargli vicino, fare in modo che stia bene in maniera indefinita. In quel contatto ricerca il permesso di agire, su come agire principalmente, lasciando modo all'albino di verbiare prima di quanto non faccia lei, prima che lei stessa scoppi come un fuoco che brucia e potrebbe far evaporare persino la pioggia. Razzismo, così viene definito dall'altro ed effettivamente non è nulla di molto distante da ciò. Eppure lui si schiera, dalla parte della più piccola, sottolineando il fatto che sia stata per prima l'Ishiba a cadere nel sentimentalismo, nel non avere una visione del mondo ampia abbastanza per poter accogliere l'aiuto di qualcuno che altro non fa se non mettersi a disposizione. Socchiude gli occhi, sospira profondamente dopo aver riempito quei polmoni di tutta l'aria possibile, lei ha già vinto quello scontro che piaccia o meno all'adulta. Riapre gli occhi, non la guarda nemmeno più, è abbastanza evidente quanto si sia resa ridicola e ottusa senza che le abbiano nemmeno teso una trappola per farlo. Le iridi sono sul fidanzato, una mano si muove in sua direzione, poggiandosi sull'avambraccio d'egli: << Non è necessario che sia tu a prendere posizione contro dei pazienti per ciò in cui credono. Evidentemente la Signorina Sango non sta abbastanza male da pregare per un qualsiasi medico. Sono contenta che si regga ancora in piedi e non sia su un lettino a implorare aiuto. >> Il tono è pacato, calmo, in qualche modo il supporto di lui, la sua presenza, è riuscito a calmare quell'animo burrascoso che diviene però subdolo a suo modo. << Spero caldamente che abbia sempre modo di scegliere il proprio medico nella sua vita. >> Lo sguardo blu, tanto quanto quello dell'altra andrebbe a spostarsi sulla donna di carta: << Se dovesse mai arrivare incoscente in ospedale, sarà mia premura aiutarla in qualsiasi modo. Così poi sarà costretta a essere in debito con un Kokketsu. >> Forse inizia a capire quella figura che poco conosce e che si trova innanzi, troppo ottusa per ampliare la sua visione del mondo, per accettare qualcosa di nuovo. La mano ancora appoggiata al corpo del Sumi si stringerebbe un poco attorno a quell'arto, l'altra libera andrebbe ad estrarre il telefono dalla tasca del camice, controllando l'orario. << Oh il turno è finito da un paio di minuti! Che fortuna! >> Il corpo viene rivolto completamente in direzione dell'albino, poggiandosi leggermente sull'avambraccio altrui andrebbe a inalzarsi sulle punte dei piedi, eliminando completamente quell'altezza fra i due, le labbra della sangue nero raggiungerebbero quelle del Sumi, baciandolo in maniera decisa, senza eccedere ma senza risparmiarsi minimamente di fronte alla ex Mukenin. << Ci vediamo quando hai finito qui Mio! >> Gli sorride, sembra serena ma è facile intuire che sotto ci sia ben altro. Tuttavia non ha intenzione di rubare altro tempo ai due. << Vado a cambiarmi ti aspetto qui fuori >> Senza dare l'impressione di volersi fermare si allontanerebbe da lui, senza degnare lei più nemmeno di uno sguardo, allontanandosi con passo sereno verso lo spogliatoio.

23:01 Sango:
 Sepolti? Son davvero sepolti i dissapori o solo messi da parte per un nemico comune? < io non dimentico > lo si legge negli occhi, seriosa, troppo in effetti perfino per un posto come quello, sarebbe l'espressione adatta da sfoggiare ad un qualche tipo di funerale, il proprio magari. < mai. > di dissapori ne ha a bizzeffe, ma l'odio viscerale che consuma è ben altra cosa, qualcosa di totalmente differente, e no, troppo giovane e inesperto per comprenderlo lui. < diciamo che ho un cucciolo in casa > un randagio in effetti, piccolo è piccolo, molto più basso di lei, e anche nell'età oltre che i comportamenti < ed è alquanto affollata > dal nulla al tutto, rendendo le proprie giornate piene di troppe cose da gestire, da avere, da fare. Ascolta quella domanda eppure non risponde subito, decisamente no, prende il proprio tempo ad ogni passo cadenzato, elegante, dritto nella postura da militare che assume senza nemmeno rendersene più conto < sono tua amica > sottolinea < ciò non significa che debba accettare tutto ciò che dici, o fai, non è così, Kan? > proprio come lui ha fatto con lei, non s'è mai chinato solo in nome dell'amicizia a qualche suo capriccio o desiderio < detto questo , è di Kusa, già tanto basta a non farmela andare a genio, per non parlare che discende da quel putrido essere di Hasukage > punto molto semplice in verità, odia quel posto, odia i ricordi che ne ha, detesta coloro che ci vivono, tutto solo per merito di un singolo, tessai, ma un singolo. < ti ha scelto dopo esser stata messa da parte perchè sola. Nemmeno questo posso accettarlo. Ma tu lo hai fatto, non credo di poterti dire null'altro ma tu non chiederlo a me > ha già detto tutto in separata sede, facendo un unica promessa, da mantenere, ma non oltre. Ha già raggiunto il proprio limite, per passare a discordi di differente fattura < Konoha non era così male in verità, nel tempo che ci ho vissuto è stata piacevole alle volte > un'aria la loro differente, rilassata, non sempre in preda all'ansia perenne, alla paura di vedere il sangue ovunque, nemmeno al desiderio di volerlo far scorrere. < non ho mai preso un raffreddore da quando ne ho memoria > e ne ha tanta < suppongo che sotto terra possa anche esser stato impossibile prendersi qualsiasi cosa > solo quel piccolo pezzo durato dieci anni le manca, chissà con che faccia s'è congelata? Ogni tanto se lo chiede, menomale che nessuno ha potuto vederla.. o sarebbe stato meglio trovarla prima in effetti, deve decidersi insomma. < non sono tanto debole, ne lo sono mai stata > orgogliosa mentre parla, ha sempre messo la sua vita in prima fila contro tutto e tutti, contro il falso dio perfino, ne mai è stata vicina alla morte, nemmeno quando l'ha voluta, presa e risputata dal buio, per camminare ancora su quella terra < stia tranquilla, non accadrà che metta le sue mani su di me > così come fu con Yukio, non avrebbe permesso più l'avvicinarsi d'un essere tanto orribile al proprio sguardo. Disprezza. Si, eccome. < i kokketsu devono la loro vita a noi di Amegakure, un giorno chissà, le prenderemo infine come pagamento > sorride di nuovo, la loro vita è li solo per essersi presi migliaia di loro e la loro libertà. E' mero questione di razzismo? Anche, dobbiamo per questo ringraziare il capo clan originale per tutto questo astio, sebbene, a pensarci, perchè non detesta Rasetsu? Lieta infine che se ne sia andata < Kan, ti ho detto di non chiedere ciò che non posso darti. La mia era una promessa, non un volere conoscere loro. > assottiglia lo sguardo in sua direzione ignorando il resto < non ti preoccupare, Sumi, immaginavo che non potessi dividere le due cose > lei stessa non l'avrebbe fatto, specchio a suo modo di quel bianco in certi attimi del loro esistere < ci penso io > volta le spalle al bianco, per trovare il primo medico a disposizione in quel corridoio, parandosi davanti col l'intero corpo per trattenerlo , lo sguardo fermo e fisso da "fermati o ti faccio volare via insieme a tutto ciò che hai addosso" < Agente Scelto della Shinsengumi, Sango Ishi- > chissà come avrebbe voluto continuare, e invece no, non finirà nemmeno di parlare a chiunque sia che un attacco di nausea giunge violento, accompagnato da cosa? Ovviamente un bellissimo conato di vomito che cerca di trattenere con una mano davanti la bocca, con quella libera proverebbe - deliberatamente - a poggiarsi e stringere il camice sul mal capitato di turno per non cadere in ginocchio, e vomitargli sulle scarpe, sarebbe stato alquanto imbarazzante. Ci vorrà qualche secondo, probabilmente qualche minuto per riprendersi, tossicchiando e cercando di non pensarci, più ci pensa, peggio è. Si sta agitando troppo in effetti. Riprende il suo respiro, con calma, la stessa mano che vola al ventre per sorreggersi , ancora appesa probabilmente al povero essere che ha avuto la sfortuna di trovarsi nella sua strada.

23:30 Kan:
  [Piano Terra] Non replica ulteriormente, serve un'altra sede per un simile discorso, già affrontato eppure necessario ad essere esplorato nuovamente. Si volta, incredulo, stupito da quella notizia di un cucciolo preso; ovviamente pensa a una persona? Certo che no, impossibile arrivare a tanto con così poche informazioni <Hai comprato un'animale? Wow, complimenti, un bell'impegno> sorride divertito nell'immaginare la rossa con un cane per casa oppure un gatto il cui miagolare anima tutta quanta l'abitazione in suo possesso <Non ne dubito, un'animale in casa ti anima la vita. Peccato non abbia tempo altrimenti un pensiero lo avrei fatto anche io> scrolla le spalle alzandole appena, il giusto mettendo da parte la possibilità di fare una simile scelta. Un rammarico purtroppo, il lavoro viene prima di tutto quanto, anche di un'adozione <No, certo che no. Sei la prima a dovermi venire contro se sbaglio e questo lo sai. Io voglio soltanto che le uniche due persone a cui tengo vadano d'accordo> semplice, diretto, di poche parole nel fornire quei dettagli sulle sue intenzioni, sui motivi capaci di spingerlo a chiederle tanto <Discende ma non è lui, non credo neanche ci sia un legame di parentela stretto con lui> ennesima la propria replica assimilando nuovamente quel razzismo verso i kusani, verso la ragazzina eppure un colpo al cuore giunge. Una stoccata non indifferente riporta alla mente vecchi timori, vecchie paure, accolte? Certo che no, giunge solamente il ricordo di quanto vissuto in passato, un ricordo doloroso di un momento di pura debolezza da parte del Sumi in cui non ha potuto far nulla se non aspettare <Sarà anche come dici tu però lo ha fatto, poteva benissimo non fare nulla e invece> invece lo ha accettato, ha richiesto la sua presenza all'interno della propria vita e tanto gli basta, scacciare quelle paure, renderle vuote e magre come dovrebbero essere. <Konoha è magnifica, lo è sempre stata ma i miei ricordi dell'originale sono sbiaditi, troppo piccolo> amarezza si evince dal tono, un passato non goduto, al contrario, perso completamente per colpa degli avvenimenti di quei dieci anni dove le mura di Kagegakure son nate. Lascia andare una leggera risatina, divertito, sinceramente divertito <Sango non hai passato tutta la vita in quella condizione. Andiamo, sei stata bambina anche tu> mostrando l'intera arcata dentale, almeno fino al momento in cui non prende una chiara posizione sulla situazione Kokketsu. Li difende, loro più che Shizuka in se, sceglie quella fazione restando come mero spettatore allo scontro verbale delle due. Ode il verbo della Kokketsu, non dice nulla lasciando ad ella il compito di difendersi percependo quel contatto al proprio braccio, stringendo appena l'arto contro se per sentirla vicina senza mai perdere una singola sillaba. Ne ricambia il bacio, veloce ma deciso allo stesso tempo con quel leggero sorriso a formarsi nuovamente <D'accordo Mia> dorate ne seguono l'allontanamento, glissando su ulteriori nozioni su tal argomento, stanco di parlarne <Non hai compreso, non è questione di dividerle o non dividerle, va ben oltre> e la lascia anche andare se non fosse per un piccolo incidente di percorso. La scena viene osservata, il suo appendersi a un medico, i conati di vomito e la mano sul ventre. Il geniale intelletto dell'albino entra in movimento, scorre le varie nozioni apprese, lo studio fatto in tutti quei mesi; il corpo è smosso, cammina, svelto, accorcia le distanze avvicinando se stesso alla donna <Ci penso io> nel dirlo cerca di poggiare la destrorsa sull'altrui fronte constatando l'assenza di febbre in essa <Merda> aspro il commento mentre tenta di aiutarla a rimettersi in piedi avvicinando le labbra al viso di lei, il tono vocale emerge sussurrato, basso <Stanotte la passi qui e farai un'esame chiamato test di gravidanza> breve pausa <Nausea, odori forti mal tollerati, vomito, sospetto tu sia incinta> fa in modo che nessun altro oda, nessun altro può sentire tal verbo, solamente lei <Sei un danno> serioso nel dirlo, estremamente serioso.

23:42 Shizuka:
  [Ospedale di Kusa - Piano terra - Ambulatori -> Spogliatoi (?)] Lui non si allontana, lasciandole fare ciò che vuole, rubandogli quel bacio che sembra più come marcare il territorio, come sottolineare che fra le due è proprio la nanetta ad avere più spessore. Lei avrà anche evitato di scegliere il Sumi immediatamente ma è evidente quanto ora lui sia la sua unica scelta. E' la Kokketsu che si è messa a disposizione dei desideri del ragazzo senza nemmeno domandare cosa desiderasse, non è stata lei a respindere l'Ishiba che tuttavia si è dimostrata restia a considerarla come qualcuno di umano. Nell'allontanarsi tuttavia coglie l'occasione per rimbeccarla nuovamente, difficile non farlo, è già tanto che non se la sia sbranata: << Non vedo l'ora che venga a riscuotere! >> Già ci deve solo provare a toccarla, se è vero che quel potere glielo hanno lasciato i demoni allora l'Ishiba potrebbe essere fra i primi a vederla usare quel sangue in maniera diabolica. Si allontana, non nota il trambusto del vomito, non nota tutto quel caos che viene a generarsi e anche se fosse accaduto non avrebbe aiutato. E' l'altra che preferirebbe morire piuttosto che farsi aiutare da un Kokketsu: problemi suoi. Una volta raggiunti gli spogliatoi andrebbe ad aprire l'armadietto, lasciandovi il camice all'interno, alle ballerine vengono sostituiti un paio di anfibi, le vesti restano le stesse. Si andrebbe a sciacquare il visino, guardandosi un poco allo specchio, il cellulare verrebbe recuperato, un messaggio digitato rapidamente, in maniera nervosa, indirizzato alla madre. Poi senza attendere risposta la decisione sarebbe quella di spostarsi verso una delle uscite secondarie dell'ospedale, andando a ricercare un parchetto poco distante, dove attendere per qualche tempo l'arrivo del bianco scambiando un paio di messaggi con Yuki.

23:54 Sango:
 Se il povero Jikkan potesse sentire le sue parole nel descriverlo come un animale, si incazzarebbe perdendo quel poco di piccola fiducia che le ha dato < è un ragazzino > si sbriga nel correggerlo, la preoccupazione che scivola sul viso, potrà vederla anche lui, veloce, sfuggente < anche se non è poi distante da ciò che dici > è complicato, peggio di avere un cane o un gatto a cui badare, deve render conto ad una persona in carne ed ossa, piccolo, stronzetto e nel suo timore, alle volte un pò aggressivo, un piccolo se in miniatura insomma < non puoi pretenderlo però > quello è un altro discorso, ben differente, più profondo, e di certo spingerla in quella direzione contro la propria volontà non farà che aumentare la distanza e il distacco < è stato lui a creare quell'innata, e il suo clan. Tutti discendono da lui. Tutti portano il suo seme dentro. > tutti sono e possono divenire come lui, come è sempre stato, affabile all'esterno, orribile in tutto ciò che ha commesso. Di omicidi, stermini al completo, assoggettando, di schiavitù trasfigurata in buoni gesti , di bugie e imbrogli. Avrebbe mai potuto accettare qualcun altro come lui? No, solo il rosso. Mukenin per scelta anche lui. < e invece ti è piaciuta così com'è , con mezza testa ancora ad un'altro, e mezzo cuore chissà dove. > dimenticare per lei rimane impossibile, in qualsiasi ambito del proprio esistere, non solo per il dolore, ma anche per l'amore, rimarranno sempre pezzi di lei , cocci di una vita lasciata andare ad altre mani, perdendoli per sempre. Saprà sempre a chi li avrà donati, egoista da tenerli a se senza restituirglieli . Incompletezza. Spietata? Mai quanto lo sarà con se stessa. < prima è stato meglio, nella guerra perenne. Dopo è stato solo peggio > piccola, inconsapevole del mondo e di come le cose andassero, per scoprire dopo larghi e lunghi anni dell'imbroglio, delle bugie, dello sfruttamento aprendo gli occhi a quelle verità celate di segreti inconfessabili. Non le importa nulla, adesso, agitata, si, ma anche strana, nel corpo, nel quasi ringhiare, nell'allontanarsi, nel proteggersi perfino in quel determinato modo. L'istinto prende la sua parte, la riscuote, spostandosi poco dopo su quell'ignaro dottore, probabilmente salvato in extremis da un bel bagno di qualcosa che nessuno di noi vuole davvero sapere ne conoscere nei singoli particolari, di quella mano che sentirà sulla propria pelle, fredda, poco sotto la media normale, ma non ha nessuna febbre < sto bene > orgogliosa, sempre, rimettendosi dritta, non ha ovviamente perduto quella parola < linguaggio > non si perdono mica così gli insegnamenti eh, cercherebbe dunque un pò della propria aria, qualcosa che invece sentirà potrà spazzarlo in un soffio. < no > sorride < oh no > ride ancora, isterica quasi < no è impossibile per me > continua quella strana risata da pazza < non posso avere figli > ride, sebbene qualcosa entri in circolo nella mente < OH NONONONONONONO > scuote il capo violentemente cercando di allontanarsi ripetendo quella singola parola, non può essere, ma no , la voce che s'alza di diverse ottave, violenta le orecchie attirando l'attenzione < smettila di scherzare Kan non è divertente > si, è proprio uno scherzo, di pessimo gusto < tra qualche giorno passerà > si, passa sicuramente, non ci sarà bisogno di nulla, non quando non c'è assolutamente nulla. Cosa può nascere da un ventre sterile? Ove non ha nulla a cui aggrapparsi, ne amore, ne corpo. < fammi pure sentire in colpa in tutti i modi, questo non avrà effetto > nah, non è niente, sta solo prendendo per il culo, ovvio. Lei, un danno? < l'hai capito solo ora?> ci scherza pure, continuando la risatina isterica, cercando di sciogliere qualsiasi contatto alla ricerca di una via di fuga, ci sarà anche una finestra in quel corridoio no?

00:15 Kan:
  [Piano Terra] Interdetto nell'apprendere la vera natura di quel cucciolo, non un'animale quanto un'essere umano in carne ed ossa <Ah> in tutta risposta da parte del Sumi, una delle poche volte in cui risulta difficile aggiungere qualcosa, non dopo la figura appena fatta <Cioè, hai un ragazzino in casa? Perchè?> lecita domanda col pensiero rivolto a passati discorsi in cui non desidera addentrarsi nuovamente, non vuol riportare in auge argomenti dalla lunga interpretazione, al contrario, proferisce quesiti semplici di facile risposta eppure non è importante, non adesso quanto meno, non quando vi è in ballo qualcosa di più per quanto lo riguarda <Non lo posso pretendere certo ma continuo a sperarci> unico appiglio per non dover effettivamente scegliere tra le due, desidera evitare una simile situazione consapevole per quale lato va a schierarsi alla fine della fiera <Ma sulla base di questo, tutti discendiamo da qualcuno. Io discendo dal primo Sumi, non per questo sono imparentato con lui nonostante abbia i suoi geni> ragionamento semplice quanto lineare quello appena effettuato dall'albino il quale si ritrova nuovamente ad affrontare quella condizione di sfruttamento. Conscio di come ella lo abbia sfruttato all'inizio sotto sua stessa ammissione, consapevole di star lottando ancora contro un fantasma la cui ombra aleggia su di loro <Un tempo forse ma ora non è più così. Le cose sono cambiate Sango, non ho nulla da temere> fiducioso nella Kokketsu, non ha motivo di temere qualsivoglia risvolto, ben sa di poter fare affidamento su ella in qualunque momento e di come il cuore di lei sia proprio, a dispetto di quanto si possa pensare. Difficile da credere, da immaginare ma la convinzione del bianco risulta forte, estremamente caparbia, difficile da spezzare, ardua da spazzare dopo quanto entrambi si son detti nelle ultime settimane. Ode il verbo proferito dalla Kokketsu, quella piccola sfida lanciata, a sua volta lancia una veloce occhiata alla ragazzina <Smettila pure tu, tra un po' arrivo, il turno è quasi finito anche per me>. Mette da parte per un momento l'argomento concentrandosi sull'Ishiba, sul suo malessere e la reazione appena avuta; s'avvicina prendendole la fronte, notando l'assenza di febbre, di alto calore nel corpo, aiutandola nel rimettersi in piedi <Tu non stai bene> ancor prima di dire altro si ritrova persino rimproverato <Linguaggio? Si vede che non mi hai mai sentito parlare volgarmente> potrebbe far scendere tutti quanti i Kami ma si tratta di un'altra storia il cui posto non trova adesso. I sospetti nascono, Sango può essere realmente incinta, in attesa di un bambino tutto suo, i sintomi forniscono tale verdetto. Un paio i passi effettuati all'indietro lasciandola respirare, ridere in maniera isterica con tono vocale ben più alto del normale. Espressione ben più seria del normale, dorate scrutano le iridi dell'altra senza perderla di vista <Ho la faccia di uno scherza?> domanda, chiede <Adesso calmati e vieni con me, facciamo quel test perchè i sintomi dicono quello> un problema passeggero, così lo definisce <Se lo sei, non passerà in fretta...> schiude le labbra, attonito, incredulo <Sentirti in colpa? Smettila di fare la bambina, abbassa la voce e seguimi, facciamo quel testa così ci togliamo tutti i dubbi> scuote il capo, lascia stare la questione del danno permanendo fermo a fissarla, a scrutarla in attesa di un suo responso mentre le indica la strada da percorrere.

00:26 Shizuka:
  [Ospedale di Kusa - Piano terra - Ambulatori -> Spogliatoi (?)] Si mette su una panchina, le dita che scrivono quei messaggi pieni di nervoso e rabbia. La madre che risponde imperterrita, instancabile, chiedendole di tornare a casa, di parlarne con il padre. Si perchè è proprio Riuky a calmare Shizuka quando è furiosa, sarà anche perchè è lui quello più violento in famiglia. I minuti scorrono, il nervosismo aumenta, il Sumi non si vede, non le scrive nemmeno per aggiornarla sui risvolti che sta prendendo il malore dell'altra. Anche questo la fa arrabbiare, perchè dovrebbe essere lei ad aspettare lui che sta dietro a una donna che non ha la minima elasticità mentale? Per quale strana ragione loro sono amici? Gelosia? Forse. O più probabilmente un fastidio ancestrale dettato proprio da quell'odio che la donna di carta prova per lei senza una reale ragione. Si chiamasse Yukio potrebbe anche comprendere, ma proprio non riesce ad accogliere il pensiero di essere odiata per il proprio sangue. All'ennesimo messaggio della madre che la prega di tornare a casa si alza da dove si era seduta, viene digitato un secco "Arrivo" Senza ulteriori parole. Mentre i passi vengono ridiretti in direzione del Quartiere dei Clan, nella zona dedicata ai Kokketsu di nuovo quelle esili dita si muovono sul cellulare, andando a digitare un messaggio per il bianco: << Scusa. Torno a casa che devo parlare con papà. Quando hai finito mi trovi li. Buona fortuna. >> Si scusa, perchè non è abbastanza calma da restare ad aspettarlo anche tutta la notte su quella panchina, gli spiega cosa deve fare, anche se vagamente. Però almeno lo avvisa di dove poterla trovare, una volta finito quello che deve fare, ciò che lei gli ha concesso di continuare. Tuttavia sarà molto difficile calmare quella fiammella che la stessa Sango ha acceso e che continua a bruciare. [//END]

00:29 Sango:
 Perchè? < è complicato da spiegare > molto complesso, avrà forse modo di spiegarglielo, un giorno? Chissà, ma dopotutto si tratta della propria casa, del cuore del proprio piccolo mondo in quella terra pregna di acqua, qualcosa da proteggere, da non rivelare mai completamente. L'istinto s'è forse acceso davvero finalmente? Quello d'una madre, s'intende. < la speranza può morire o fiorire. Non sperare. > che scelga lui la sua strada, non avrebbe mosso un dito per fermarlo se quella è la sua decisione < il mio rapporto con te, non è il mio rapporto con lei > sottolinea < non sono andata a letto con lei quella notte, vorrei ricordartelo > non è proprio da quei momenti in cui si son trovati ad esser molto più vicini? Sebbene non fisicamente, quantomeno per la mente, e le intenzioni, non trovando nell'altro un potenziale compagno ma qualcosa di nuovo ai propri occhi. < come credi > lascia cadere quel discorso già affrontato, come detto non è li per affrontarlo in effetti, era li per tutt'altra questione, anzi, e sarebbe stato molto meglio non veder nessun altro se non il bianco in effetti. Ha posto lo sguardo sulla rossa, la violenza dello stesso rosso che l'accende, intimo, brucia, ne gode in un sorriso . Arriverà a riscuotere. Ma ciò non importa, come un vento fresco che arriva al viso non c'è più, può respirare, sente l'aria giungere con troppa fretta al petto < non dovresti parlare in modo volgare > ancora che lo rimprovera? Sempre. Di certo non crederà ad una storiella come quella, messa in piedi velocemente per farla sentire in colpa, mentre lo sguardo viaggia veloce nei corridoi, la ricerca è quella, la finestra più vicina per scappare da li e tornare ove potrà stare meglio, decisamente meglio. Lo guarda di nuovo a quella domanda, sta scherzando? < potresti > che abbia una buona faccia da Poker? < faremo una partita a carte > per scoprirlo, ma ciò viene celato nelle intenzioni. < calmarmi > fuoco, again < CALMARMI > la voce che s'alza di nuovo, furibonda < come puoi pretendere che lo faccia solo dicendomi una cosa simile > freme, rigida nel posto, un pezzo di ghiaccio vivente che per spostarla dovranno portarla di peso e sarebbe rigida come un mattone, lineare, da poter usare come arma umana. E poi.. potrebbe esserlo davvero? Lo stesso ghiaccio che si scongela, caldo, torbido l'azzurro nello scendere verso il proprio corpo, lo osserva all'altezza del ventre, ove andrà a posare quella destrorsa. Trema. Sta tremando. Violentemente pure. Potrebbe..? < facciamolo, solo perchè non lo sono > e poi, cosa sia quel test le è sconosciuto. Vede l'indicazione, cammina, cercando di rimanersi rigida, di scacciare via dalla mente quella possibilità. Nah, impossibile.

00:51 Kan:
  [Piano Terra] Per ora non chiede ulteriori delucidazioni, sono in mezzo al pubblico, al centro dell'ospedale con le stanze adibite a pochissimi passi. Strana la discussione odierna, dai risvolti inconsueti seppur aspettati in parte, pronosticati dal Sumi in una piccola parte del proprio essere <Io spero invece e la farò fiorire, in qualche modo> ancora non sa bene come, difficile creare qualcosa del genere, difficile instillarla e coltivarla. Un qualcosa di delicato quanto fragile, una volta distrutta essa è impossibile da riparare e ricostruire. Deve comprendere e capire come unire quei due mondi ricucendo lo strappo creatosi chissà quanti anni prima, forse anche prima della sua nascita; presto o tardi la soluzione sarebbe giunta alla mente, perfetta come ogni singola azione da lui compiuta. Deglutisce, inghiotte saliva a tal frase <Me lo ricordo bene, come potrei dimenticarmene? Ma non è nato li il nostro rapporto, direi che è nato dopo la nostra missione a conti fatti, quando hai iniziato ad aprirti con me> quello è il momento specifico in cui il rapporto è venuto a galla rendendo il legame ben più saldo e solido di quanto si possa pensare. In apparenza le idee risultano diverse, il pensiero completamente opposto eppure, alla fine, riescono a comprendersi, trovare un astruso punto in comune capace di consentire loro di vivere in maniera quieta privandosi, per ora, della violenza. Nota il sorriso, la violenza di quello sguardo nei confronti della Kokketsu senza porre alcun tipo di commento, lascia correre, per adesso. Inspira, il turno è in procinto di finire e tornare a casa è l'unica a cui rivolge il proprio parziale interesse <Sul serio? Mi fai la ramanzina?> volgare, non volgare, non ha una madre, non ne ha bisogno, certamente vederla sotto quella veste non è consono visto il passato. Non riesce ad inquadrarla in tal modo, fantasie troppo al di là persino per uno come lui eppure il tutto scema in favore della grande novità. Ella ride alzando il tono di voce, sente tutto il nervoso provenire da quelle parole, la sua ira, l'incredulità per un simile avvenimento <Quando vuoi, tanto vinco io> non è un baro, non è un bugiardo, solo intrinseca sicurezza di chi non ha mai subito una sconfitta fino a tal momento ma la rabbia scatena un'irriverente risata, il divertimento emerge in tutta la sua più pura bellezza. Da tempo non ride così tanto di gusta, ovvio, non esagera ma lo fa dinanzi a tutti <Santo cielo, cosa dovrei fare secondo te? Prendere una siringa e addormentarti come si fa con i cavalli?> ironico, goliardico. Ne indica la strada ma allo stesso tempo porta se stesso nelle vicinanze di lei cercando di prenderne la mano, la sinistra per la precisione. Tutto sommato sono amici, no? <Andiamo> sbuffando <Qualunque sia il risultato, sono con te, razza di stupida> trascinandola nel corridoio e verso la stanza per effettuare quel test dall'esito positivo prima di lasciare il proprio turno ad altri riprendendo il giorno dopo. [END]

01:01 Sango:
 < è inutile provarci a farti cambiare idea > ma da quale pulpito viene la predica! Predica bene, lei, razzola male, malissimo! Insomma, tutto può accadere, perfino che si prostri ai piedi del suo attuale capo clan leccandogli i piedi - il senso metaforico è evidente, suvvia - piuttosto che andare d'accordo con una kokketsu. Scuote il capo, testarda come un mulo, per farla smuovere servono ben altri modi e metodi, nemmeno il loro rapporto, testardi entrambi < potresti aver ragione > non ha idea perfettamente del giorno ora e tutto quando è avvenuto, così naturale da non sentire alcuna pressione, alcun desiderio di rifuggirne. < si, la ramanzina ..> non che perda occasione ovviamente , sebbene cerchi solo di distrarsi da qualsiasi possibilità ci sia nella sua "non" condizione. Impossibile che possa esserlo dai, chi la vorrebbe mai come madre dopotutto? Pensieri confusi, si accavallano, la confusione regna sovrana, non sapendo, non immaginando.. < non credo basterebbe una siringa sola > forse cosa molto vera in quella sua vena troppo accesa, il fuoco che divampa violento, eppure non fuggirà dal tocco di quella mano, delicata, alla propria. Non v'è sentimento, non quel genere, solo lo scambio di calore, qualcosa che apprezza sebbene lo celi dietro tonnellate di NO , odio, muraglie infinite, e di confusione. < ..non vinci > mugugna a mezza voce, seguendolo, sentendo quell'improvvisa stanchezza prender parte del suo corpo.. una stanchezza che la prende in tuto e per tutto, ma sarà un breve momento, dopo aver compreso come tutto funzioni, come il tutto si svolga, prima di avere il risultato. Positivo. <********* ****** **** ****** ******* **** > eccola, una sequela di insulti, parolacce di strada, modi di dire che ha sentito e sempre rimproverato, facendo scendere giù anche qualche Kami al suo fianco. Kan , l'unico a poterla vedere in quel modo, disperata. E ancora..non sa cosa l'aspetta, di qualcosa, anzi, di qualcuno di cui.. cosa dovrà farne? Oh no, non ci sarà tempo per dormire quella notte, per niente. [end]

Sango va in ospedale per incontrare Kan, ci trovano anche Shizuka dove nasce un accesa discussione tra i tre sui Kokketsu, sul piacere a Sango della ragazzina ma alla fine, la donna rivela i suoi sintomi con il Sumi che avanza le sue deduzioni. Sango si scopre incinta, anche lei può avere un bambino o una bambina, solo il tempo lo può dire.