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Scevri di senso di colpa

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con Rasetsu, Kan

15:17 Kan:
  [Stanza Rasetsu] Turno iniziato da qualche minuto da parte del Sumi il cui primo paziente non è altro il proprio collega di lavoro. Rasetsu Kokketsu, reduce da una missione si ritrova in ospedale con svariate ferite sul corpo e proprio il genin è incaricato di prendersi cura, di riportarlo in forma. Perenne il sorriso sul volto a tale idea, il pomeriggio comincia nel miglior modo possibile; poter avere quell'uomo sotto le sue grinfie tutto il necessario tempo disponibile, rendere lui pan per focaccia in modo equo, senza travisare alcun tipo di regola ma solamente esercitando la propria professione. Passo esaltato procede per i corridoi della struttura risalendo scale, percorrendo i piani con l'obiettivo di giungere nella stanza dove sosta e attende il medico folle. Alle mani due guanti in lattice bianco, trasparenti sistemati a dovere, dorate totalmente aperte, pregne di luce, di fervente eccitazione. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu concludendo con un camice bianco ospedaliero nel cui taschino sul pettorale sinistro è pinzato il badge con il nominativo Kan Sumi. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Occhiali di nero colore, lenti rettangolari, sottili concludono l'outfit, sul viso nel donare un aspetto particolare al genin. Si sofferma dinanzi alla porta in legno, ancora chiusa con all'interno l'uomo. Lento il respirare, leggero il sospiro. Porta i superiori arti ad altezza petto unendo le dita delle mani nella creazione del sigillo caprino cominciando visualizzando due piccole sfere di energia, mentale e fisica poste relativamente nella zona adibita alla mente ed in quella del ventre. Entrambe le sfere cercano di essere mosse dal loro torpore, risvegliare cominciando a percorrere il corpo; quella mentale discende l'essenza percorrendo le zone di viso, collo e petto velocemente, tracciando una linea netta e ben definita mentre l'energia fisica andrebbe a provare un movimento inverso per portarsi in alto attraversando l'intero ventre, salendo per lo stomaco ed entrambe cercherebbero di giungere nella bocca dello stomaco. In talo posto proverebbe a dare inizio ad una fusione tra le due, miscela le energie cercando un contatto tra loro nel tentativo di dar vita alla forza primaria dello shinobi, una terza energia dal colore blu astro denominata chakra. Destrorsa avvinghia la maniglia della suddetta, abbassata spinge in avanti la porta oltrepassando la soglia portando le dorate sull'uomo. Mancina innalzata tirando il bordo del guanto verso il basso <Ciao pezzo di merda> destrorsa compie il medesimo movimento con la mancina nell'abbassare il bordo del guanto <Benvenuto all'inferno> labbra ampliate mostrando l'intera arcata dentale, con esse l'immensa felicità di cui è dotato. [Se C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:34 Rasetsu:
 Sosta nel lettino d’ospedale che gli hanno gentilmente concesso, anche come membro di quell’équipe ospedaliera. Non avendo in alcun modo intenzione d’adoperare il Chakra medico per effettuare delle cure su qualcuno, mantenendosi assolutamente coerente, non ne ha neanche per sé stesso. Resta seduto sul lettino, con un ampio cuscino poggiato nella zona retrostante, il quale ne sostiene il tronco e le spalle. Il volto è girato in direzione della finestra, pur consapevole che, nel breve periodo, dovrà arrivare qualcuno a curarlo. Non gli interessa. L’importante è che facciano in fretta questo lavoro. Ha qualcosa da fare. E deve discutere anche con qualcun altro di quel che è accaduto. Sta rimuginando su come muoversi d’ora in avanti, ma è un pensiero che passa oltre. Ha la mente altrove, dunque non pensa all’astinenza da droghe e da sostanze alcoliche, seppur abbia spesso troppa sete che non riesce a soddisfare con l’acqua o con altre bibite. Deve trovare qualcosa che possa sopperire, tuttavia cosa? Ci penserà a tempo debito. Indossa un camice ospedaliero chiuso anche sul retro. Gli abiti che aveva al suo arrivo erano conciati molto male, per non parlare di quelli di fortuna che s’era poi messo indosso e che non potevano in alcun modo venir usati nelle camere della struttura. I capelli rossi son scompigliati, per niente in ordine e scendono sin quasi alle spalle. Non ha gli occhiali sul naso, son poggiati sulla superficie del comodino che gli sta di fianco al letto, assieme alla merenda che ha deciso di non mangiare. Non l’ha neanche sfiorata. Non hanno optato per una trasfusione perché di base ha perso poco sangue, tuttavia gli hanno portato finora alimenti che lo aiutano a recuperarne. La caviglia mancina è sollevata tramite un supporto, in maniera tale che non vi poggi il peso ed eviti di muoversi il più possibile, se non per andare al bagno. Quando la porta s’apre e compare sull’uscio il volto di Kan, il demone gira appena il capo in sua direzione. Lo guarda, lo soppesa con lo sguardo. E senza neanche far spallucce, torna a guardare fuori dalla finestra. <…> Silenzio di tomba. Non ha voglia di parlare né di rispondere alle provocazioni, il che è tutto fuorché normale per uno come lui. [ Chakra OFF ]

15:59 Kan:
  [Stanza Rasetsu] Tombale silenzio proviene dalla figura del rosso in questione, non una risposta, un sibilo, un lamento, puro ignorare da parte dell'altro il cui sguardo è riversato in maniera costante verso quella finestra capace di illuminare l'intera stanza. Fermatosi alla soglia, la porta è richiusa alle proprie spalle con leggero tonfo. Spalle sollevate, il passo è avanzato nella direzione del letto prelevando la cartella clinica lasciata appositamente su di esso per poterne leggere il contenuto quanto l'entità dei danni <Allora, vediamo un po'> passeggia avanti e indietro per quella stanza girando i fogli con il referto medico riguardante il Kokketsu <Caviglia sinistra slogata> elencando il primo malanno <Un taglio sulla coscia ma questo penso te lo sia fatto da solo> mera opinione personale su una questione di cui non conosce praticamente nulla <Ustioni sulle gambe> soffermandosi su quest'ultimo particolare risollevando le dorate su di esso. Ricercano il viso altrui <Mi spieghi che cazzo hai contro le tue gambe per ridurle così? Hai quel viso che fa schifo e ti torturi gli arti? Certo che sei proprio un'imbecille> posa la cartella nuovamente sul letto, appesa sul davanti. Essa rappresenta l'inutilità oramai, necessità di curare in lui tutto quanto nel minor tempo possibile evitando di sprecare chakra. Consapevole dell'immensa portata dei danni necessita di estrema concentrazione per attuare qualcosa di concreto. Smuove i passi verso la caviglia, essa è sollevata, perfetta per poter esser curata. Fermo dinanzi all'arto, dita innalzata per scostare qualunque copertura lasciando scoperta l'epidermide. Il sorriso lento svanisce con la destrorsa portata a pochi millimetri dalla suddetta caviglia, dita unite mentre la mancina vien posizionata al di sopra della gemella nella medesima posizione cominciando a smuovere il chakra all'interno del corpo, cercando di modificarlo, far assumere all'energia una forma verde acqua, ben più potente e benefica per poi tentare di convogliarla all'interno degli arti superiori fino alle mani, cercando di far emergere da essere il chakra medico ma non solo, con esso l'albino tenta di infonderlo nella ferità, agire su essa, sulla parte lesionate, infondendo all'interno del corpo l'energie così da riparare ciò che viene distrutto con maggiori energie per poter agire sulla parte lesa riparando la slogatura iniziale prima di passare ad ulteriori zone. Il chakra del bianco agisce su tessuti, pelle, carne, legamenti risanando quella piccola zona <E' questo che hai fatto nella tua settimana di assenza? Ti sei fatto menare?> domanda con curiosità sulle vicende intorno all'uomo. [C 25/30][Se Mani Terapeutiche][Pv: 7/46][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

16:25 Rasetsu:
 Kan deve soltanto fare il suo lavoro. Poteva anche trattarsi di Shizuka che lo insulta per aver maltrattato Ryoma e in questo momento non gli interesserebbe ulteriormente. Ascolta il bianco analizzare attentamente la struttura fisica del rosso, assieme alle ferite riportate durante l’ultima missione. La voce che gli esce dalla gola è piuttosto roca, come di chi non parli da molto e che non beva, soprattutto. <Il taglio sulla gamba me l’ha procurato Saigo> Nessun vezzeggiativo, nessun insulto: solo Saigo. Il nome. <perché pensavamo fossimo all’interno di un Genjutsu e avevamo bisogno d’uscirne. Il Rilascio illusorio non aveva funzionato.> Spiega in maniera spiccia, continuando a guardare fuori dalla finestra. Il respiro si mantiene calmo, d’altronde non c’è motivo – non ce n’è più – per allarmarsi più del dovuto. Volge l’attenzione nei suoi riguardi soltanto in un secondo momento, quand’egli tratta le ferite alle gambe – le ustioni – assieme ad un commento a dir poco inappropriato. <Non decido io dove far esplodere le carte bomba che piazzano i nemici durante una missione, ti trovi?> Ne chiede conferma seppur sia una domanda del tutto retorica, portata per zittirlo e per evitare che continui a straparlare a vanvera d’argomenti dei quali vorrebbe anche non sentir nominare. <Ho fatto una prima analisi delle ferite. Le ustioni sono lievi, ma potrebbero dare qualche problema durante la guarigione, quindi affrettati.> Non è un ordine, il tono è piuttosto pragmatico. Solleva un sopracciglio mentre ne parla, allungando le mani per indicare i vari punti da trattare in primis – particolarmente sul retro dei polpacci e delle cosce. Non tocca la ferita, ovviamente. Non è così scemo. <Il taglio alla gamba è di media entità. Ho sicuramente sanguinato, ma stavo utilizzando l’innata e quindi è divenuto incluso dei costrutti.> Spiega ancora, stringendosi nelle spalle. Per lui è assolutamente normale sanguinare, quindi non v’è un effettivo problema. Ha consumato un po’ di plasma, ma – come anticipato – nessuno ha supposto che avesse bisogno d’una trasfusione. <La slogatura alla caviglia è sicuramente quella più grave. Ho rimesso in sede l’osso.> E ha fatto un male cane, tuttavia questo viene omesso. Ripoggia la schiena contro il cuscino, mantenendo assolutamente quella facciata seria, composta e priva di chissà quale emozione. Invero, nel profondo degli occhi suoi v’è una rabbia nascosta, un fuoco che arde e che brucia, un fastidio che potrebbe venir fuori con qualche altro disturbo esterno. <No, in questa settimana optavo soltanto per disintossicarmi> E non sta scherzando. <però ho poi avuto un incontro ravvicinato col Serial Killer. Niente di che.> Ironizza, ma senza ridere. Bazzecole. [ Chakra OFF ]

16:48 Kan:
  [Stanza Rasetsu] Il medico chakra agisce imperterrito sulla caviglia penetrando l'epidermide per giungere alle ossa le quali lente si smuovono dalla posizione ritornando nel loco originario, il gonfiore della zona diminuisce in maniera sensibile mentre l'energia l'avvolge totalmente, indissolubilmente. Superiori arti diritti innanzi a se lasciando circolare tutto quanto il chakra possibile, avvolgendo la zona, rossore, viola diminuiscono richiudendosi in se con l'osso, precedentemente rimesso in sede, atto ad effettuare piccoli spostamenti per tornare perfettamente in asse, il tutto sotto il vociare del Kokketsu le cui spiegazioni giungono in maniera diretta, prive di ironia, doppi sensi <Suppongo non fosse un genjutsu> in base ai verbi prescelti, alle parole usufruite, il geniale intelletto del bianco giunge a tale conclusione fin troppo facile quanto blanda, una deduzione alla mera portata di chiunque. Varie le occhiate lanciate all'altro, dorate scostano un attimo la traiettoria scrutando il volto altrui, denotando il pensiero insito in esso, la seriosità con cui si presenta <Carte bomba? Avrei detto una tecnica Katon> silente qualche momento <Dunque tu e Saigo siete caduti in una trappola, no? Non può essere altrimenti> ennesima deduzione avanzata da parte del Sumi in attesa delle risposte necessarie per comprendere le dinamiche totali ed eventuali dell'accaduto. Silenzio cala sul genin nel momento in cui l'altro proferisce parola, diagnosi portate avanti con correttezza trovando accordo, annuendo alle svariate parole da lui enunciate <Si, senza dubbio> ammette in maniera franca quanto diretta <Per le ustioni dovrai spalmare una pomata speciali per idratare la pelle ma resterà qualche cicatrice, non dovrai esporle alla luce del sole per un po' e non dovrai fare sforzi> prima analisi prendendo l'altrui assist rendendolo proprio <Il taglio alla gamba è, probabilmente, quello meno impegnativo. Come Kokketsu sei abituato e convengo che anche il tuo corpo lo sia, penso guarirai in fretta senza bisogno di ulteriori accorgimenti> penultima analisi proferita <Per la slogatura dovrai stare fermo almeno un paio di giorni. Perciò sarai di degenza qui, parlerò con i miei superiori per controllare la situazione> nel mentre il chakra continua la sua opera intensificando se stesso, il bagliore verde acqua aumenta sensibilmente dinanzi alle iridi di entrambi esattamente coma la forza con cui agisce nella caviglia il cui osso, ora, risulta perfetta in asse. Lento il moto delle braccia scostandosi sull'interezza delle gambe, sulle ustioni, in particolare verso la coscia. La prima è la sinistra ovviamente, presa di mira in quanto più vicina. Sopracciglio destro sollevato, curiosità, sorpresa manifesta nel porgere su esso lo sguardo <Disintossicarti eh? Come mai questa novità? Hai capito che prenderle da tutto e da tutti non conviene?> arrestando il verbo qualche attimo alla successiva frase <Uhm...solo tu e Saigo? Lo avete preso?> breve la pausa <Per questo sei così serio? Ti porta così tanto pensiero?>. [C 24/30][Mani Terapeutiche][Pv: 14/46][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:08 Rasetsu:
 Avverte il fastidio crescere lungo l’inferior piede sinistro, in particolar modo ad altezza della caviglia laddove il Chakra medico sta iniziando a far effetto. Dalla sua bocca, non fuoriesce neanche il più piccolo lamento. Non vuole dargli alcuna soddisfazione, ancorché sia arrabbiato col mondo quest’oggi. Non perde di vista il punto essenziale della faccenda che riguarda il demone a stretto contatto con l’albino. <Non lo era, non so perché si fosse accanita strenuamente sul fatto che lo fosse.> Fa spallucce. Ma, d’altro canto, a sua volta non ha fatto nulla per contraddirla. Si trattava ipoteticamente del capo team, la quale non s’è poi comportata malissimo se non fosse per differenti errori. Subito dopo, ha difatti preso lui il comando dell’operazione e non è che sia andata molto meglio. <Chiamiamola trappola.> Ci hanno letteralmente camminato dentro. Non hanno fatto alcunché per cercare d’evitare di finirci. Tutto qui. Niente di più e niente di meno. Avrebbero potuto comportarsi in maniera differente, ma ciò basterà come esperienza per le volte successive. <Che novità, una cicatrice.> Fa roteare gli occhi verso l’alto. Se soltanto Kan guardasse i polsi, ne potrebbe vedere a bizzeffe, la maggior parte delle quali neppur cicatrizzate a dovere dal momento che le tortura e le riapre ogni qualvolta ne ha necessità. Quindi, sono sempre annerite – impossibile esser arrossate, sicché manca il sangue di quel determinato colore. <I tuoi superiori sono anche i miei.> Giusto per puntualizzare. Niente di più. La frase gli esce dalle labbra un filino più innervosita, sarà per il dolore o per ciò ch’è costretto a rievocare quando si parla della missione alla quale ha preso parte di recente e per la quale si trova lì adesso. <No, in realtà non sono affatto convinto che smettere sia la strada giusta. Tuttavia, inizio ad avere la mente snebbiata e a ragionare con più freddezza.> Rispetto all’euforia dalla quale si faceva prendere senz’alcun ritegno, senz’alcun freno. Nuovamente, gli risponde in maniera ben più seria del normale, evitando le solite battutine del piffero ch’era abituato a fare nei riguardi di chiunque. Ha perso la sua simpatia, tutto sommato. <C’era anche Kamichi> Abbassa il tono, in segno di rispetto. <e sono intervenuti gli Anbu.> Era troppo forte? L’hanno preso alla leggera? Probabilmente sì. <Saigo è ricoverata?> Domanda, riportando gli occhietti verdastri sul Sumi seguendo il compimento delle sue azioni. [ Chakra OFF ]

17:29 Kan:
  [Stanza Rasetsu] Il chakra viene esposto in maniera più ampia comprendo l'intera zona del polpaccio, parte della coscia permettendo alla bruciatura una corretta asciugatura sgonfiandola, ripristinando l'epidermide in modo tale da renderla più accettabile alla vista. Arti superiori tesi, mani ferme con il chakra ad avvolgere completamente le dita; piccoli filamenti si intersecano tra loro agendo sulla superficie senza andare troppo a fondo, il danno permane li, solamente li può agire nel modo migliore. Leggero il suo ansimare, non per la fatica quanto per la concentrazione immessa nel compiere un'azione tanto delicata quanto importante. Deglutisce con scossone del capo; il chakra medico si dipana lungo l'inferiore arto donando ad esso sollievo mentre l'ustione lentamente si restringe divenendo piccola, quasi inesistente seppur presente <Sarò cattivo e diretto> commenta portando innanzi le mani <Il genjutsu è la via più semplice da percorrere per chi non è in grado di pensare ad altro. Il Killer, con molta probabilità, ha puntato su questo, consapevole, metodico o non saresti finito in questo stato> pone il proprio pensiero su un piatto d'argento alla portata del Kokketsu. Privo di qualunque pelo sulla lingua eppure non risulta pienamente consapevole del vero accaduto, i dettagli appaiono annebbiati, imperscrutabili per adesso <No, era una trappola Rasetsu> pronunziando tale nominativo, forse, per la prima volta senza porre un dispregiativo nel tono <Piazzare carte bombe sul momento, in quantità onerose> rifacendosi alla di lui precedente frase <Richiede tempo e studio, messe nei punti giusti. Focalizzandovi sul genjutsu, in maniera accanita, avete permesso alla trappola di scattare> concludendo la disamina da parte propria della missione. Glissa sulla triste ironia delle cicatrici, persino sulla questione superiori, se solo sapesse il proprio ruolo in quell'ospedale. Nulla vien detto se non verso un'osservazione al quanto curiosa; lingua esposta all'aria esterna, labbra leccate con lentezza bagnandone la superficie <E questo è un male? Sei proprio un rincoglionito> leggero l'ampliarsi delle labbra <Mente snebbiata e ragionamenti freddi, sai cosa vuol dire? Vuol dire che bravate del cazzo come la parrucca ad uno in coma, le architetti meglio. Vuol dire che se rendi un marito cornuto, fai in modo di non essere scoperto> avvenimenti del tempo riportati al presente <Eppure sono curioso, in questo stato, a cosa pensi? Magari sei abbastanza lucido da spiegarmi cosa vuol dire essere un genetista...veramente> tirando su con il naso scostando gli arti poco più avanti, passa alla seconda gambe. L'arto inferiore destro è preso di mira dal chakra medico; busto lievemente più in là lasciando all'energia il compito di scorrere lungo l'intero corpo portando avanti maggior concentrazione. Inizia con l'agire sul polpaccio nuovamente, filamenti di chakra toccano persino parte della coscia per rimarginare la scottatura <Kamichi...questo nome non mi è nuovo> pur non ricordando pienamente <L'avete preso con l'aiuto degli Anbu?> strano, davvero strano. Inspira, ossigeno trattenuto nei polmoni ricambiando l'altrui sguardo <Non lo so, mi è stato fatto solo il tuo nome. Appena finito chiederò di lei e di questo Kamichi, se sarà possibile mi occuperò di rimettere entrambi>. [C 23/30][Mani Terapeutiche][Pv: 21/46][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:08 Rasetsu:
 Dalle labbra, proviene uno sbuffo di palese fastidio. <Non m’interessa per quale cazzo di ragione abbia pensato fosse un’illusione, tanto meno m’interessa d’essermi ferito pensando di poterne uscire.> Spiega alla di lui volta, lanciandogli un’occhiata bieca. Adesso sì, l’ha fatto discretamente innervosire, come se già non lo fosse di suo. E se soltanto lo lasciasse ancor parlare, potrebbe anche comprendere piuttosto in fretta il motivo per cui si stia comportando in quel modo. Non è soltanto a causa del dolore o della mancanza di sostanze stupefacenti in circolo per il corpo. <Ci siamo finiti dentro come due rincoglioniti, sta a significare che più che una trappola abbiamo seguito un copione.> Come un attore. Pretende di spiegargli che, alla fin fine, trappola non era, ma non perché si tratti di mero orgoglio maschile. Piuttosto, stabilisce d’aver capito esattamente come son andate le cose, così come comprende meglio il modo in cui si sarebbe potuto comportare onde evitare che ciò accadesse. <Non ho assolutamente detto che sia un male. Momenti come questi li ottenevo privandomi della Sbrilluccica soltanto durante intense sessioni di esperimenti. Arrivavo alla crisi d’astinenza, ma fino ad allora – oltre alle doverose conseguenze – riuscivo ad aver la mente lucida e a lavorare come si deve.> Kan continua a capire esattamente quel che vuole lui, consapevole d’aver a che fare col solito Rasetsu di sempre, seppur mentalmente sia tutt’altra persona – or come ora – privato delle droghe che lo rendono bizzarro, stupido e assolutamente incoerente con sé stesso. <Secondo te, mi scopo una donna sposata senza ubriacarmi o buttarmi qualcosa nelle vene?> Scuote il capo. Il Sumi non può capire. Si tratta di comportamenti a lui per niente affini. Crede. Non può esserne certo, ma crede d’esserne assolutamente sicuro. Ad ogni modo, ancor una volta, non vuole dargli ragione – perché ne ha, ovviamente. <Essere un genetista è soggettivo. C’è chi lo fa per trovare una cura alle peggiori malattie del mondo, chi lo fa per amor di scienza. Io non lo faccio per niente di tutto questo. Volevo conoscere tutto sulla genetica e sull’anatomia. Ero riuscito ad imparare come innestare un’innata in un corpo che già ne possiede una, evitando il rigetto. Ero riuscito a comprendere come riattaccarti un arto o una protesi senz’evitare che ti distruggessi il corpo. Potevo anche innestarti un’arte oculare e ci avresti visto perfettamente attraverso.> Niente di più semplice per uno come lui. <Non lo faccio per salvare le persone. Lo faccio per amor proprio. Più conosco della genetica e più posso osare. Se un giorno volessi una seconda innata, io saprei come innestartela. Conoscevo i segreti dell’innata Yakushi, una delle principali prese in esame da Orochimaru – un luminare, a mio confronto. Usavo differenti innate per creare delle droghe. Tu non hai la benché minima idea di cosa possa fare la genetica da questo fronte: modificare il DNA è diverso dal curare le persone. Non c’è neanche un confronto da poter fare.> E dopo questo lungo parlare, opta nuovamente per il silenzio. Il di lui tono non s’è incrinato neanche per un istante, restando ferreo, sicuro, attento ai particolari. Snocciola man mano informazioni che potrebbero interessare all’altro, ma che, in qualche modo, dovrà chiedere direttamente al rosso se vuol apprendere. <Era troppo per le mie attuali possibilità.> Gli attacchi erano impossibili da prevedere, si trattava sicuramente d’un ninja di gradi elevati rispetto al proprio che, con il passar di questa decade, è drasticamente calato. L’argomento Kamichi, tuttavia, fa sì che s’incupisca, volgendo lo sguardo in tutt’altra direzione. Reclina il capo, poggia la nuca sul cuscino e guarda il soffitto. Deglutisce, amaro. <Puoi rimettere in sesto un morto? No, perché – anche con anni di studio – io ero riuscito a malapena a capire come clonare qualcuno.> Ride, sarcastico. [ Chakra OFF ]

18:42 Kan:
  [Stanza Rasetsu] <E invece dovresti, pagliaccio che non sei altro> tono leggermente alzato più del solito nel blando tentativo di surclassare quello altrui <E' per queste stronzate che il mondo è andato a puttane totalmente, perchè non esistono più i ninja ma solo idioti che si fingono tali> sbotta, lascia uscire un pensiero maturato con il tempo <Se esistessero ancora, sarei potuto uscire dal villaggio> borbotta con tono vocale basso rispetto al solito, quasi un sussurro appena udibile all'altro, lasciando trasparire un nuovo tipo di emozione, un leggero rancore verso coloro venuti prima. Il chakra medico continua con la propria azione di guarigione ai danni dell'arto inferiore destro, mani unite nel far fluire all'esterno tutta quanta l'energia necessaria agendo sulla zona preposta tentando di far riprendere la scottatura riducendola ad un misero puntino cicatrizzato; comincia nel percepire la stanchezza dell'operazione, il chakra, pur non scarseggiando, si riduce a velocità esorbitante per il mero mantenimento della tecnica. Spinge all'esterno quanto più possibile aumentando l'area d'azione, coprendo più parti di quel corpo martoriato dalle carte bomba. Sotto i propri occhi esso si riduce ancora mentre il Kokketsu proferisce parola <E sai come si batte un copione? Improvvisando, uscendo dagli schemi> continuo il botta e risposta, assente il minimo cenno di resa da parte del Sumi, consapevole di preservare la ragione, risultare nel giusto in quella conversazione. Dorate tornano in via inevitabile sull'uomo, alla spiegazione del proprio modo di porsi, di fare con un termine al quanto nuovo dal proprio punto di vista <Cos'è la sbrilluccica?> pur comprendendo il resto del discorso, tale termine ne attira l'attenzione più di ogni altra cosa <Perchè no? Io mi sono fatto una, circa, quarantenne in procinto di sposarsi ed ero completamente sobrio. Sono stato scoperto? Assolutamente no> rimembrando la notte con Sango, oramai passata, di importanza estremamente nulla seppur presente nella mente del Sumi. Silente il verbo di Rasetsu emerge con informazioni sulla genetica. Ode, ascolta, assimila quelle informazioni una dopo l'altra comprendendo il vero potere di quel ramo, non la parte negativa enunciata da Shizuka bensì un potere derivante dalla scienza, dallo studio del corpo umano per migliorarlo, aiutarlo, incrementarne le capacità. Dorate brillano, pupille in continua espansione coprendo la quasi totalità dell'iride permettendo alle labbra una leggera schiusa <Incredibile> primo commento emerso a tal proposito riportando lo sguardo sulla cura. L'ustione risulta quasi del tutto ripresa andando a scostare le mani sulla coscia alla presenza del taglio provocato da Sango. Su di esso comincia ad agire infondendo tutta l'energia necessaria per una corretta rimarginazione <Come si fa a divenire un genetista?> pone il quesito in maniera improvvisa, decisa nell'apprendere maggiormente. Nulli i commenti sull'altrui forza, comprende la potenza nemica, l'inettitudine del Kokketsu nei confronti del killer ed il motivo per cui l'oscurità discende sull'uomo. Sguardo sollevato, parete innanzi a se fissata nell'apprendere la notizia di un morto in missione <Questo Kamichi era tuo amico? Perchè se è così, posso capirti. Ho perso una cara amica di recente> riponendo l'attenzione per l'ennesima, forse ultima, volta sulla coscia. [C 22/30][Mani Terapeutiche][Pv: 28/46][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

19:24 Rasetsu:
 Fa di nuovo roteare gli occhi verso l’alto innanzi alle insinuazioni del bianco. Gli sta dando un immane fastidio. Eppure la stanchezza fisica assieme a quella mentale son decisamente più pressanti e lo buttano giù, per non parlare della morfina che sicuramente gli hanno in parte somministrato per via della caviglia distrutta. <Chi cazzo te lo vieta d’uscire? Alza il culo e fallo se veramente ci tieni ai tuoi prospetti futuri.> Come anticipato, non gli importa in alcun modo dell’altra gente. E’ Rasetsu, un demone – insomma. Gli interessa esclusivamente delle sue idee, dei suoi piani e di sé stesso – e forse neanche tanto a giudicare come s’è fatto combinare. <Non sono abituato a combattere con un potere del genere. Prima mi bastava guardarti per farti annegare nella tua stessa saliva. I miei costrutti erano veloci e letali, il mio sangue nel suo sistema circolatorio poteva distruggerti i vasi sanguigni.> Forse esagera, ma sta di fatto che riusciva a ferire una persona dall’interno qualora il suo sangue fosse riuscito ad entrare nel corpo avverso. Continua ad avvertire un pizzicore laddove il Chakra medico sta facendo il suo effetto, seppur sia palese che ci voglia ancor un po’ di tempo per ovviare alla problematica delle sue fratture e delle sue bruciature. Quanto meno, Kan dimostra di saper far il suo dovere – per quanto lento sia. <E ti sto dicendo che l’abbiamo fatto. Ho preso in mano la missione subito dopo.> Avvisa l’altro, scuotendo mestamente il capo, come se s’arrendesse innanzi all’evidenza: il Sumi proprio non capisce. E come potrebbe dal momento che non ha partecipato alla missione e, dunque, non conosce come siano andate esattamente le cose? <Le droghe che producevo dieci anni fa e che spacciavo al Tanzaku Gai o a Kusa. Evitavano che sentissi dolore durante la battaglia, una sorta di anestesia localizzata. Ti rendeva euforico e ti faceva sentire invincibile. Quindi, oltre ad esser usata durante le missioni e dai ninja, era anche solo un passatempo divertente.> Che costava, ovviamente. Nessuno ha mai voluto investire a tal proposito, seppur sarebbe stato sicuramente un ottimo investimento a lungo termine per l’esercito del villaggio. Un vero peccato, considerando che non riesce più a produrla per mancanza della materia prima. <Devi avere una propensione per questo ruolo. Ma, ribadisco, ci sono genetisti e genetisti. Io sono poco ortodosso in quel che faccio. Non nego d’aver usato cavie umane anche vive per i miei esperimenti. Non nego d’aver fatto loro le peggior ingiurie che, con molta probabilità, hanno sognato durante tutto il resto della loro vita. E non m’importava, sai perché?> Porta gli occhietti verdi direttamente in quelli ambrati altrui, sorridendo – malevolo. <Perché per il mio sapere ero e sono disposto a tutto, anche a non seguire i giusti canoni della medicina e delle regole. Credi che sia diventato uno dei migliori genetisti in circolazione seguendole? Col cazzo. Pensi che l’ospedale di Kusa l’avrebbero dato in mano ad un disadattato come me? Col cazzo.> Parte due. Scuote l’indice della dritta. E non lo fa per vantarsi, ma perché l’essere genetista è per lui una completa VOCAZIONE. Non si tratta d’un mestiere, tanto meno di volontà. <Per diventarlo, devi rinunciare all’essere medico. Il medico cura le persone, ma ci si ferma a quello. Il genetista s’occupa d’impianti genetici, della modifica del codice genetico. E’ tutt’altro piano. Devi esserne portato. Devi sapere a cosa vai in contro modificando qualcosa del genere. Rischi d’ammazzare una persona soltanto perché stai sperimentando. Non che per me fosse un problema, sono privo d’un senso di colpa che possa venir definito tale. Ma tu? Tu ne provi? Perché, beh, in tal caso, impara a farne a meno.> Almeno per quanto riguarda il rosso, quest’ultimo ha sempre fatto tutto fuori dagli schemi. Forse Kan potrebbe trovare un modo per farlo seguendo le regole, tuttavia il demone non n’è tanto sicuro. Non lo crede assolutamente possibile. In parte, questi discorsi lo hanno allontanato dal pensiero della morte di Kamichi che, però, torna in auge immediatamente dopo. Sospira, china il capo in avanti. <Non ho amici> Sincero. <ma era un membro della famiglia. E per quanto mi stesse sul cazzo, per quanto mi sarebbe piaciuto ammazzarlo con le mie mani, mi hanno insegnato che i mostri vanno aiutati da coloro che sono mostri a loro volta.> Tira su col naso. Una piccola lacrima scende dall’occhio manco del Kokketsu, venendo scacciata in fretta e furia dalla mano corrispondente. La voce è incrinata. <M-Mia sorella mi ha sempre detto d’aiutare coloro che erano nella nostra stessa condizione perché molti reputano che sia una maledizione. Non lo è, è un potere come tutti gli altri, ma ciò non toglie che siamo demoni. E giacché la società non c’accettava per quelli che eravamo, tanto valeva essere una famiglia noi per gli altri. E’ stato un coglione a morire così facilmente. E’ stato veramente stupido. Non capisco cosa gli sia passato per la testa per non averci chiamati. Non era un buon Kokketsu, ma aveva sangue nero nelle vene e tanto basta per perdonare la sua stupidità.> Non ha un senso di colpa vero e proprio, ragiona seguendo l’unico insegnamento che sua sorella gli ha dato: proteggere la famiglia, proteggere i Kokketsu – sempre e comunque. [ Chakra OFF ]

19:26 Rasetsu:
 [ EDIT ][ Non lo è, è un potere MIGLIORE degli altri e ciò non toglie... etc etc ]

19:56 Kan:
  [Stanza Rasetsu] Strabuzza gli occhi da una tale domanda la cui stupidità risulta intrinseca, un commento totalmente fuori luogo privo di ragione alcuna in esso, privo di tutto <Ecco un altro motivo per cui avete mandato il mondo a puttane, l'incoscienza. Fuori è pieno di...chimere pronte a ucciderti e io dovrei mettere a rischio la vita con tanta facilità? No. I miei prospetti futuri saranno realizzati fuori di qui ma a modo mio, Rasetsu> il pensiero della volpe non svanisce, imperterrito esso ne avvolge l'essenza portandolo nella direzione del demone. Quella forza necessaria per distruggere le chimere viene bramata ancor di più rispetto a prima. Il chakra medico agisce sul taglio sulla coscia, penetra oltre l'epidermide andando a risanare direttamente le carni, i legami, cerca di unire i tessuti lacerati ricreando quel pezzo scomparso, permettere al corpo una rigenerazione quasi completa, pur con la consapevolezza di una cicatrice imminente, ulteriore sull'altrui corpo. Impedisce ulteriore sanguinamento, ferma momentaneamente la coagulazione del sangue creando una piccola crosta in principio mentre osserva il lento unirsi delle due parti. In tutto ciò Rasetsu parla, espone fatti attirando ulteriormente la curiosità del Sumi; vari i particolari forniti <Dunque un tempo eri più forte?> leggero il sorriso formatosi, breve la sua durata quando un pensiero ne sfiora la mente. Il geniale intelletto del Sumi entra in modo, riflette, pensa velocemente <Aspetta un attimo, prima eri più forte?> dorate incastonate nelle tue <Vuol dire che adesso non lo sei più?...Anche gli altri shinobi del passato si sono indeboliti rispetto a prima?> una simile rivelazione cambia di base le carte in tavola. Uno scenario diverso dall'immaginato, totalmente opposto, più incline alle possibilità del Sumi. Può gareggiare con molti di loro in tal caso, può parlare con Furaya con maggior spinta, elevarsi su Sango in maniera al quanto decisa. Deve comprendere, carpire maggiori informazioni. Lento il sospiro portato all'esterno <L'hai presa in mano e sei ridotto a uno straccio, complimenti> ironico nel suo dire seppur non comprenda la natura della missione in se ne la sua pericolosità eppure glissa su questo preferendo il successivo argomento, la spiegazione sulla sbrilluccica da lui creata, prodotta. Silenzio ne ode il verbo <Che schifo di porcheria> ultimo commento <Un passatempo divertente? Scopare era passato di moda?> chiede, non si sa mai quale mente astrusa ha condizionato i ninja del passato <Inibire il dolore è un suicidio. Esso è un limitatore naturale del corpo> unico da lui accettato, ovviamente. Il punto focale è toccato, essere genetisti vuol dire mettere da parte il senso di colpa, agire, forse, al di fuori de canoni morali, della legge, essere crudeli oltre ogni limite pur di giungere ad un obiettivo mettendo da parte il ruolo di medico, cambiare totalmente carriera. In tutto ciò, apprendere un passato nuovo, comprende la natura del Kokketsu, il suo essere un mostro nel vero senso della parola <Io non provo sensi di colpa, solo uno e tra un po' verrà messo a tacere ma...si, mi intriga questa storia del genetista Rasetsu, mi intriga davvero> sorridendo lasciando svanire il chakra medico dalle mani con la ferita totalmente rimarginata. Nota la lacrima scendere, corrodere il viso nel parlare di questo Kamichi. Non commenta, regole di famiglia, mettere parola risulta fuori luogo eppure, alla confessione sull'essere demoni, una lampadina scatta. Inspira smuovendo qualche passo, destrorsa sollevata cercando di avvolgere il collo del Kokketsu riportando le dorate in quelle altrui, cerca di stringere, in caso di successo, quel collo <Ascoltami bene adesso> stringe il più possibile <Smettetela con questa storia dei demoni, non la sopporto e se sei tu a mettere in testa strane cose a Shizuka, giuro che me la paghi> lasciandolo andare, mettendo fine a quel contatto <E' inutile piangersi addosso. Un tempo eri forte, no? Allora smettila di frignare e insegna ai Kokketsu a comportarsi come tali invece di volerne ammazzare uno e di infastidire un'altra. Comportati da veterano, da capo clan o da quel cazzo che eri ma fallo> breve pausa <Io pensavo fossi un coglione e invece sei un frignone> si porta verso un armadietto tirando fuori un tonico per la saluta, una pallina rossa portandosi avanti sul lettino porgendogliela <Butta giù questa, tra qualche ora verrà un medico a spalmarti una pomata sulle gambe e resterai inchiodati qui per i prossimi due giorni, così avrai il tempo di pensare> scuote il capo borbottando imprecazioni una dopo l'altra volgendosi alla volta della porta la quale viene aperta. Oltrepassa l'uscio richiudendola alle proprie spalle, sbattendola inevitabilmente mettendo definitivamente la parola fine alle proprie cure ai danni di Rasetsu. [END]

00:13 Rasetsu:
 Kan – di nuovo – si permette di parlar in malo modo. Permette alla sua bocca di vomitar fuori parole che farebbe prima a tener per sé. <Siete così bravi a tirar sentenze, ma al contempo a non far niente per risolvere i vostri stessi problemi.> Perché sì, finora non ha fatto altro che ascoltare, che farsi ferire e pungere dalle parole fastidiose dell’albino. Tuttavia, arriva un punto per tutti in cui è doveroso dire basta. E questo punto è anche finalmente arrivato. Del resto, stiamo pur sempre parlando di Rasetsu. Nonostante sia sobrio e pulito, non vuol dire che non possa perdere le staffe. E’ sicuramente ben più pragmatico del solito e misura a dovere le parole, anziché lanciare a destra e a manca insulti senz’alcuna logica soltanto per infastidire il prossimo. Si trattava esclusivamente di provocazioni, le stesse che or come ora non sta affatto usando. <Non me ne fregava niente dell’Alleanza, tanto meno della guerra che volevano muovere contro d’essa. Avevamo conquistato Oto, tanto m’interessava.> Peccato che, alla fin dei conti, era rimasto completamente fuori dal mondo, anche a ragion veduta. Aveva tradito la fiducia dell’Hasukage – nonché il villaggio di Kusa – e, al contempo, aveva tradito la stessa fiducia dei suoi compagni, se tali si potevano definire. In breve, se l’è meritato. <Assolutamente, pensi davvero che io sia stato sempre così debole?> Fisicamente lo è sempre stato, inutile sottolinearlo. Tuttavia, mentalmente e con l’arte magica era impareggiabile – o quasi. Sta di fatto ch’era abbastanza capace. <E io cosa vuoi che ne sappia?> Agita distrattamente la mano in aria. L’unica che conosce che potrebbe aver subito la sua stessa sorte è Sango, ma al momento non gli sovviene neppure. Ha ben altro a cui pensare che star dietro a domande becere rivolte da un altrettanto becero ragazzo. <Hai capito chi avevamo contro o stai facendo finta di niente?> Non erano riusciti neanche gli Anbu a catturarlo. Come al solito, per l’ennesima volta durante questa dannata cura che pare interminabile, il Sumi prende parola, ma lo fa in maniera tale da far saltare i nervi anche ad un santo. Tutti ci stiamo chiedendo come sia possibile che Shizuka lo sopporti. Ci saprà fare senz’alcun dubbio a letto. <E’ lo stesso principio dell’antidolorifico. Ti fa male un legamento, prendi un antidolorifico. Non sentirai dolore e quel legamento continuerai ad usarlo. Tutto qui. Sei liberissimo di non condividere, ma d’altronde uno come te – che mai è stato un ninja – che ne vuole capire?> Si stringe nelle spalle, or che si sta riprendendo un po’ di più grazie alle Mani terapeutiche altrui. Da questo punto di vista, andrebbe ringraziato, tuttavia sappiamo benissimo che ciò non accadrà finché campa. Sembrava che stessero giungendo alla medesima lunghezza d’onda, ma Kan riesce a rovinare qualunque momento possa venirsi a creare che sia anche solo paragonabile a questo. <E non lo dico per cattiveria. Non capiresti davvero quando sei allo stremo e devi continuare a combattere, quando un tonico non ti basta.> Di nuovo, gesticola e di nuovo solleva ed abbassa le spalle. Reputa che non possa capire. E non gli importa – per l’ennesima volta. Deve ancor crescere. E’ soltanto un ragazzino che pensa d’aver ragione su tutto. <T’intriga, ma con questa mentalità del cazzo dove pensi di poter arrivare? Alla prima avversità, mollerai tutto e vorrai tornare a giocare al dottore con la tua bella paziente.> Un esempio a caso, ovviamente. Sghignazza, adesso sta andando davvero sul personale. E la risata, tuttavia, svanisce tempo zero. Svanisce perché, di nuovo, il Sumi ha ben pensato di parlare a sproposito. <Shizuka? Quella ragazzina coi capelli rossi?> Cerca di capire a chi vada riferendosi prima di poter rispondere. Non è nelle condizioni d’affrontare un combattimento, ma sia mai che quest’affronto non glielo faccio pagare caro. <Perché dovrei smetterla con la storia della *mia* famiglia?> Specifica l’aggettivo possessivo, giusto per far capire al diretto interessato che sta aprendo bocca su qualcosa che neppur conosce, tanto che farebbe più bella figura a tacere. <L’Arufa fece un patto con il demonio per avere questo potere, ergo siamo dei demoni. Discendiamo da un demone. Inutile star a tergiversare circa il fatto di non esserlo. Prima te lo metterai in testa tu e prima lo farà anche questa ragazzina.> Poiché pare proprio che il cardine dell’argomento sia questa fanciulla di cui ha fatto menzione, quindi vi s’aggancia perché, grazie alle sue parole, sa benissimo dove poter andare a colpire e n’è entusiasta. <E poi cosa vuoi saperne tu della famiglia Kokketsu?> Non lo definisce clan ormai da molto tempo. <Cosa vuoi saperne del ruolo dell’Arufa?> Che non gli spetta, che non gli è mai spettato perché non lo riguarda. Non è un diretto discendente, per quanto sappia a menadito tutto quel che c’è da sapere a tal proposito. <Non permetterti d’aprire bocca nei riguardi di ciò che non conosci. Non hai fatto altro che aprire a vanvera quella bocca di merda che ti ritrovi, anziché pensare a chi avessi di fronte e al dolore che l’affligge. Guardati allo specchio e sputati in faccia, Kan. Non sei meno merda del sottoscritto.> Guarda il tonico per niente convinto d’ingerirlo. Ci penserà. Lo poggia sul comodino. Ha detto che deve pianificare se vuol far qualcosa e non vuol essere beccato. Beh… mio caro, preparati alla resa dei conti. [ EXIT ]

Kan va a curare Rasetsu, il quale è ferito e stranamente serio.
Viene a galla la missione alla quale ha partecipato, la morte di Kamichi, l'essere un genetista e le parole di Kan che colpiscono sull'argomento "famiglia" che sta tanto a cuore al rosso.
Nuovamente, non si capiscono. Ma forse è scattato qualcosa...