Il piano è semplice.
Free
Giocata dal 21/09/2021 22:27 al 22/09/2021 00:53 nella chat "Piccola Oasi"
[Per strada] Non è il suo clima, quello. Decisamente no. È un pesce fuor d’acqua. Eppure si avventura in quel distretto non suo. Come se ce ne fosse uno suo, poi. Niente gli appartiene di quella città. Se non l’obbiettivo che lo anima. Ha aspettato la sera per presentarsi all’Oasi del distretto di suna. Perché? Perché il sole non lo tollera. Troppo tempo ha vissuto senza, e adesso non riuscirebbe a sopportarlo. Non con l’intensità che nel distretto di suna è tanto percepibile. Ha in dosso abiti leggeri, pantaloni di una stoffa morbida e sinuosa, dal cavallo basso. Arabeggianti in effetti, neri. Una canotta ad avvolgere il torso allenato, lasciando libere le spalle stondate e le braccia. Il volto affilato è decorato dai due dragoni d’inchiostro nero che si stagliano ai lati del cranio liscio. Capelli biondi raccolti in una coda malfatta che lascia libere due ciocche di capelli ad incorniciarne l’espressione. È la solita. Altèra e austera. Lo sguardo oscuro e pesante sorvola lento su tutto ciò che incontra. Se tuttavia ha imparato una cosa è che non si avventurerà di nuovo da nessuna parte, di notte, senza il chakra. Avrebbe dunque piegato i gomiti fino a portare gli avambracci orizzontali al terreno, e le mani a congiungersi all’altezza del plesso solare nel sigillo della capra. Avrebbe quindi tratto un lungo sospiro atto a raccogliere l’energia psichica, oltre la coltre frammentata della sua mente, per spingerla, instabile e vibrante, proprio verso il plesso solare, a congiungersi con la gemella e opposta, l’energia fisica, che avrebbe richiamato dal cuore, irruenta ma stabile, costante. Avrebbe quindi congiunto le due energie ricavando il prezioso chakra e quel brivido che ogni volta gli scatena. Avrebbe quindi sciolto il sigillo. Camminerebbe tranquillo per le strade, a dire il vero. A parte il fatto che ella si trovi all’Oasi di Suna, non sa molto altro della rosata che ha incontrato. Eppure lui è li. Lei ha chiesto di non sparire e lui è li. Esattamente come è stato lui a cogliere in lei la necessità di spiegarsi con qualcuno, compiendo il primo passo verso… verso cosa? È li per scoprirlo. Ma di sicuro non sparirà. Cammina dunque, avvolto in abiti scuri come la prima volta che ha incontrato la rosata. Come un demone nella calda sera. E non è solo. Com’è giusto che sia, s’è mosso con l’altro protagonista di questa storia, il moro. Probabilmente è stato proprio l’altro a guidarli in quel posto. Visto che il biondo è ancora incapace di raggiungere le location di quella città. Si muove al suo fianco. Senza paura di occupare tutto il marciapiede. D’altronde il biondo ha sia l’aria che il vestiario di un delinquente. L’altro comunque ha una faccia molto poco raccomandabile, quindi si può ipotizzare solo che la gente che viene contromano abbia tutto l’interesse a spostarsi. <Fa caldo> ringhia senza guardarlo ha la pelle delle braccia e del viso lucide. Come se fosse oliato. E invece è il sudore. Non guarda il compagno. Non serve. <Ricordi altre indicazioni utili?> A parte la menzione dell’Oasi. I ricordi di quella sera, per il biondo, sono macchiati dallo sconvolgimento di quel genjutsu. Attimi di attesa <Sono curioso.> Confessa. Di cosa? Di proseguire ciò che è stato interrotto. Di conoscerla. In un processo mentale che non deve essere stato troppo difficile da quello che l’ha spinto a conoscere proprio il moro al suo fianco. Lo sguardo si sposta lento e austero dalle persone agli edifici. Così strani.[Se chakra On] [Strada sconosciuta] Sempre di notte si degna di uscire o di far qualcosa di costruttivo il buon Matono, che guarda un pò la novità s'accompagna a Shinsei, si direbbe che ormai e piuttosto raro vederlo senza il biondo nelle vicinanze. solito vestiario pacchiano semplice e leggero, nonostante la bella stagione sia quasi quasi sul punto di andarsene, maglia bianca e pantalone scuro, tendente al nero ma non completamente, scarpe chiuse e coprifronte legato bello saldo sul bicipite destro. La notte è piuttosto serena ed il cielo risulta quasi completamente sgombro da nuvole di sorta, la luna è quindi libera di dominare l'intera volta illuminando la sabbia di un colore molto particolare, senza dubbio l'area è piuttosto suggestiva. Tiene una distanza standard di 2 metri dal compagno, non la modifica mai e la riaggiusta ogni cinque passi, l'attenzione di Matono dunque si divide tra Shinsei ed i suoi immediati pressi, come sempre all'erta ed un minimo teso, l'espressione guardinga che spesso lo accompagna è ben visibile sul suo viso. Ode la domanda, ci pensa su qualche secondo prima di andare a rispondere con voce neutra.<Suppongo ci basti raggiungere questa Oasi. Con tutta probabilità citandoci quel posto sarà lei a trovarci una volta li.> Conviene piuttosto convinto, diciamo che l'intuito lo spinge a vederla in questo modo anche perchè nè Matono nè Shinsei hanno molta dimestichezza con quel lato del villaggio.<è una tipetta piuttosto strana.> fà un recap mentale per quel che riguarda Saigo, sia per quanto riguarda esteriormente sia per quel che concerne ciò che non è palese.<Ma credo ci somigli molto più di quanto non credevamo sul momento. In realtà il tempo per analizzare Saigo e cercare di comprenderla è stato decisamente troppo poco e lo sottolinea con voce dubbiosa.<In ogni caso la conosciamo davvero poco per azzardare qualunque ragionamento. In ogni caso si, fà troppo caldo>
Immancabile lamentela per la temperatura, non è tipo da dar a vedere la sofferenza al caldo, ma di certo internamente ne soffre assai. Ora una volta giunto nei pressi di quella che è palesemente l'oasi indicatagli da Saigo Matono si fa un cenno al compagno.<Dovremmo esserci.> Analisi rapida di tutta l'area, osserva costruzione per costruzione, locali ed uffici vari, una piccola città nella città sembrerebbe, decisamente un bel posto.<Non dimentichiamoci che gira un assassino comunque.> Detto questo conseguente sigillo della capra fermandosi sul posto, li dovè. La mente viene forzatamente svuotata dai fantasmi che di solito la abitano, espelle a forza qualunque cosa potrebbe interrompere l'allineamento, sente dal centro del proprio corpo un turbinio mentre la mente prende a fare lo stesso iniziando una danza atta a mettere in sincro quei due movimenti, testa ed anima si incontrano e si uniscono in una corsa energica per tutto il corpo spingendo e pompando quell'energia vitale che gli permette di andare oltre il semplice concetto di fisico e mente, ovviamente il tutto fatto ad occhi serrati, al buio ed isolando ogni sorta di agente esterno per quel frangente. Una volta terminato e riaperte le palpebre si porta di nuovo a ridosso di Shinsei<Ora non ci resta che entrare in questa bella oasi.> Non è chiaro dal tono se parla seriamente apprezzando l'area o meno, in ogni caso si mette allo stesso passo di shinsei e riprende ad avanzare.[CHk ON] Si è fermata a fare la spesa al ritorno dal lavoro, affermazione con la quale si vuole indicare quel sacchetto di plastica che tiene ben stretto nella mano destra. Al suo interno si può scorgere del cibo per gatti, la sabbietta per la lettiera, delle birre in lattina e qualche pizza surgelata. Nella sinistra intravede una scatola già aperta di mochi gelato, ne mancano giusto un paio. L’ultimo lo si può trovare direttamente tra le sue labbra mentre soffia fuori tutta l’aria fredda per evitare di congelarsi, ancora la bocca. Dalla tasca posteriore destra di quel paio di jeans stretti grigio chiaro, lì sul gluteo, spunta parte di del suo cellulare, lo schermo si illumina, forse una risposta a quel messaggio mandato a Nobu in cui si è limitata ad avvisarlo che si è fermata a comprare del cibo. Se poi quello che ha preso si possa davvero cibo. Mai affidare a lei la preparazione della cena. Gli anfibi in vernice bianca non aiutano a renderla silenziosa ma ormai non teme più quel quartiere ha una delle sue più grandi paure come vicino di casa infondo. Quella è casa sua ed erroneamente si sente tranquilla, tanto da comminare mentre mastica quella pallina congelata dai toni chiari, quasi quanto la sua pelle. I capelli sono lasciati sciolti e ricadono su quel coprispalle in felpa, con tanto di cappuccio, bianco. Il cotone le lambisce la parte superiore del seno e le spalle coprendo quella che sarebbe la scollatura naturale della canotta nera ed aderente infilata nei pantaloni. Un abbigliamento abbastanza casual se si considera come si veste di solito. Ondeggiano le ciocche, illuminate a tratti di un caldo biondo per via dei lampioni, lungo la sua schiena, sfiorandole la parte superiore del sedere che grazie ad un effetto push up sembrano scolpiti, probabilmente è appena tornata da un qualche provino o casting per essere conciata così. Non c’è trucco sul volto, come al solito. Mastica mordendosi appena il labbro inferiore e di conseguenza spalancando le fauci per soffiare fuori dolore e freddo accumulato da quel bolo vaniglioso di gelato <pofca puffana> impreca a voce non troppo alta mentre realizza l’impossibilità di andare alla ricerca delle chiavi di casa. Qualche ciuffo sfugge al controllo e le cade davanti al volto mentre prova ad alzare il mento per soffiare quella sensazione di gelo fuori da lei. Freddolosa sì ma al gelato non rinuncia. Così annunciandosi in quel ridicolo modo dovrebbe udire le voci dei due abbastanza vicini all’oasi da trovarsi sulla strada per il suo appartamento. Praticamente li raggiunge camminando verso quello che di fatto è un lago artificiale tra sabbia e costruzioni moderne, il suo appartamento infondo è all’ultimo piano di uno di quei palazzi. Mastica il più velocemente possibili limitandosi ad aumentare il passo per raggiungerli <cofì fiete venuti> deglutisce. Un momento di pausa durante il quale allunga i mochi gelato verso entrambi, tanto per poter salire in casa e prendere le chiavi deve finirli <dicevo così siete venuti> si spiega meglio. Vederli in quel luogo la rende speranzosa, segretamente felice ma non vuole darlo a vedere, nemmeno ammetterlo a sé stessa. Continuerebbe poi la sua camminata facendo cenno di raggiungerla dirigendosi verso la riva di quell’oasi. Non arresta l’incedere che, per quanto posato e cadenzato, è ad ampie falcate. Insomma un passo tranquillo per lui. Ascolta le parole del moro al suo fianco. Mentre lo sguardo si poggia austero e noncurante sugli edifici, e poi sulle persone e sui loro indumenti. Non fa raffronti con Oto. Per lui anche Oto è piena di gente strana. Sono tutti un po' strani, a parte una manciata di persone. E per contarle non serve neanche una mano intera. Una di quelle ce l’ha di fianco <mh> non servono poi troppi commenti alla frase dell’altro, che scopre avere pressappoco le stesse notizie, ma quel mugugno suona anche come un [vedremo] Ascolta poi le considerazioni dell’altro. Affetti da mutismo come sono entrambi hanno parlato sin troppo poco della rosata. <mh> stesso commento, ma con accezione differente, accompagnato da un cenno di assenzo con la testa. Tipetta strana. Ma non strana in se, quanto nel modo di comunicare, o meglio, di comunicarsi <vedremo> mormora piano. Come ha già detto, è curioso, e una nota di quella curiosità si percepisce anche nell’ultima parola pronunciata. <mh> si, fa decisamente troppo caldo. Lo osserva impastare il chakra. Annuisce di nuovo. Mai troppo prudenti. Gli arriva la voce chiara della rosata con quell’imprecazione velata dalla bocca piena, così lo sguardo nero saetta verso di lei, inchiodandola. S’avvicina con lo stesso passo, avvicinandosi insieme al moro. La ascolta. Non capisce. Lei ripete lui capisce meglio. Ma ancora di più capisce quell’offerta. Non se lo lascia ripetere due volte, allunga una mano per infilare un machi tra indice e medio, infilarlo in bocca e mandarlo giù senza masticarlo. Come se fosse una grossa pillola di gelato. Decisamente meno freddoloso della rosata <Già> sta commentando l’ovvietà. Sono lì, e dal suo punto di vista è ovvio che siano li per lei. <Parliamo?> Una domanda che farebbe seguire ad un rapido sguardo più generale al luogo in cui sono. A lei decidere dove. Anche perché e lei che li ha chiamati in quel posto. Dovrebbe tenerci lei, e in caso, scegliere lei il luogo adeguato.[chakra on] [Strada sconosciuta] Fa lavorare i sensi in quel frangente che definisce decisamente un tempo morto, il capo si muove un pò ovunque studiando dapprima lo stile architetturale dell'area, decisamente differente da quello a cui è abituato presso il distretto del suono. Una bella brezza inizia a soffiare sui due e Matono sembra apprezzare decisamente l'avvenimento socchiudendo per un secondo le palpebre ed alzando il capo al cielo andando ad annusare l'aria, vari profumi si presentano all'olfatto dell'moro.<Questo posto ad un buon odore.> La densità di passanti comunque è decisamente bassa e non può che esserne felice, oltre al fatto che dovrebbe risultare semplice, all'evenienza, trovare Saigo, in ogni caso l'incedere dei due procede senza alcun riscontro visivo fino a quando all'udito non arriva un suono che rompre il quasi totale silenzio che lo circondava, se non consideriamo Shinsei che comunque non è tipo così rumoroso senza stimoli esterni. La comunicazione di Shinsei tra le altre cose è piuttosto minimale e fatta di suoni gutturali a bassa intensità e per un attimo matono si aspetta anche qualche latrato.<Mh?> Tornando al presente il corpo di Matono in risposta al rumore in avvicinamento si tende, i polpacci in particolare spingono la figura a terra, il busto e la schiena seguono per poi ruotare la parte superiore del corpo per voltarsi quasi al massimale permesso dal fisico, con lo sguardo che con una nota di preoccupazione va a ricercare la fonte di questi passi, Saigo.<Sei tu.> Studia la figura di Saigo avvicinarsi, la voce e confusa dall'aver un gelato in bocca, tuttavia Matono riesce a capire ugualmente le parole dette dalla donna, una rapida occhiata al sacchetto tenuto dalla stessa, più un istinto alla ricerca di pericoli, cosa che Saigo non sembrerebbe, infatti il suo stesso intuito gli ricorda la prima valutazione fatta e calma prima la mente e poi il corpo, che si rilassa e si distende.<Certo che siamo venuti, non avremmo avuto molto interesse a mentirti. In effetti non ho quasi mai interesse a mentire in generale.> Ammette con sincerità prima di dare un occhiata a Shinsei, saggia l'espressione del biondo analizzandola e ricercando eventuali segnali, tutto tranquillo sembrerebbe voler parlare, dunque riporta l'attenzione su di Saigo.<Sei molto pallida per provenire dal deserto.> Indica il viso di Saigo con l'indice destro, non ce sia il miglior modo di iniziare una conversazione, in ogni caso sembra sinceramente curioso della cosa. Dunque incrocia le braccia, l'espressione abbandona la costante posa guardinga e torva, sembra risultare decisamente più morbido nei confronti della deserticola, tutto sommato non è così scorbutico come sembra. Mentre tende il cibo verso i ragazzi osserva per un attimo Matono, in qualche modo le risulta molto meno antipatico dell’ultima volta, scuote appena le spalle a quell’affermazione <considero Suna casa mia ma per quanto io ci sia stata a lungo non è da lì che provengo> replica. Sa di essersi spostata, non ha ricordi di quel viaggio essendo ancora poco più che neonata le è semplicemente stato raccontato. Annuisce a Shinsei, li sta portando verso la riva per questo esatto motivo. Gli anfibi affondano in quella sabbia che non sarà mai calda come l’originale mentre il rumore dell’acqua mossa appena dal venticello l’accompagna in quello che di fatto è un suo intenso momento di silenzio. Giunta abbastanza vicina per poter osservare l’acqua ma abbastanza lontana per evitare di bagnarsi inavvertitamente si limita a flettere le gambe così da poggiare i suoi jeans sul terreno. La destra scioglie la presa sul sacchetto lasciando he la sabbietta del gatto al suo interno e le lattine di birra si rivelino scontrandosi dolcemente. Osserva i Mochi. Ora ne restano solo tre., con quello che ora si appresta a raccogliere con i denti invece sono due Domani le toccherà tornare al kombini. Alza il mento verso il cielo ancora una volta e sbuffa fuori una nuvoletta fredda dovuta al gelato, la lingua si sta anestetizzando. Torna a fissare davanti a lei e mastica <sedetevi> ora riesce a parlare meglio per il semplice fatto che sta adottando la tecnica dei criceti e mentre parla si sforza di tenere il mochi a lato, nella guancia destra andando a creare un rigonfiamento. Questa è lei. Le macchinazioni, lo sguardo serio e tutti i modi che trova per provocare non sono altro che un meccanismo di difesa, ciò che c’è oltre quella scorza è semplicemente un’adolescente molto sola e confusa <voi conoscete già una parte di me, sarebbe carino ricambiare> così inizia quel discorso <e spiegarmi perché volete entrare nei laboratori> infondo quello è il patto no? Di Matono conosce solo il nome, su Shinsei ha qualche informazione in più grazie alla shinsengumi e al suo ingresso in città che è stato degno di nota a quanto pare ma non è comunque abbastanza. Solo ora torna a masticare andando a voltarsi verso i due. Aprirebbe quindi il sacchetto per poi poggiare sulla plastica il cibo ed estrarre due birre in lattina ancora fresche che verrebbero quindi allungate in loro direzione. Ormai quel posto è quasi deserto, proprio grazie all’assassino non sono molti coloro che girano per il quartiere a quell’ora, soprattutto così vicino all’acqua dove l’illuminazione scarseggia. Lei è tranquilla, in qualche modo ha la consapevolezza che Nobu è lì vicino, s’illude quasi d’averlo a guardarle le spalle dall’ultimo piano di quel palazzo e s’illude che anche Fuji, per quanto scomparso dai suoi occhi, sia sempre lì, in quel palazzo ad osservarla e vegliare su quella stupida bambina che non ha mai smesso di considerarlo l’unico riferimento della sua vita Ed effettivamente, parlando di cani, l’affermazione del moro porta il biondo a sniffare l’aria con potenti respiri dal naso, più simile a un orso che a un cane in quel frangente <mh> annuisce. È bello avere qualcuno che parla al posto suo, c’è da dirlo. Forse per questo si intende così bene col moro. Che effettivamente trova il modo indiretto di chiedere qualcosa alla rosata. Ricambia l’occhiata del compagno. È tranquillo, per ora. D’altronde dei tre, nessuno ha la volontà di far innervosire gli altri. Ascolta con austero interesse la risposta della rosata. Per poi apprestarsi a seguirla, mantenendo un’andatura conforme a quella di lei. Quando son vicini all’oasi. Si limita ad osservare la conformazione delle sedute. Lascia sedere la rosata. Lascia sedere anche Matono. E lui? Lui semplicemente si metterebbe seduto a fianco della rosata, quello non usato da Matono. Perché? Perché non ha senso continuare a giocare al due contro uno. Vuoi o non vuoi in quella chiacchierata sono in tre, dovranno parlare ognuno dei fatti propri, e…diamine… è giusto che la rosata non si senta a disagio o in minoranza. Perché? Perché l’ha già vista in quel modo. Sola contro tutti. Nella sua testa. Si è ossessivo su certe cose. Così, semplicemente, si lascerebbe andare al suolo. Un tonfo sordo, ammorbidito solo dalla sabbia, senza grazia ne delicatezza. Non è da lui. Incrocia le gambe e porta i gomiti a poggiare sulle ginocchia, intrecciando le dita delle mani per poggiarci sopra il mento. Riflette. È lei che inizia a parlare. Ed effettivamente è lei che si è esposta. Ci sarebbe da ribadire che è lei ad aver chiesto la loro presenza li quella sera… ma evita. Riflette per lunghi secondi prima di schiudere le labbra. Non la guarda per ora. Guarda davanti a se <Mi hanno chiamato Shinsei Uchiha> comincia a voce bassa, sguardo nero sull’acqua nera <Sono nato nel paese di Oto.> paese. Non distretto. <Sono stato…> chiude le palpebre un attimo, reprimendo un brivido <Rinchiuso per…anni, credo>. Si interrompe, impegnato a zittire le voci nella sua testa <quando sono risalito il mio paese non c’era più. Ho vissuto in giro, all’aperto per qualche anno. Sono venuto a sapere di Kagegakure e ho deciso di raggiungerla> e l’ha fatto. Sarà Matono poi a raccontare la sua storia. Ma spetta al biondo rispondere sui laboratori <Ho chiesto a Matono di portarmici. Perche quello in cui sono stato rinchiuso è uno dei loro programmi e> Serra forte la mascella facendo guizzare i draghi sulle tempie <e non me lo ricordo> Non ha molto da raccontare, non può raccontare gli abusi, le torture, le oscenità che ha subito per anni. Dunque, ecco a voi Shinsei. [Strada sconosciuta] Ascolta la replica, annuisce e annota mentalmente la cosa, la mente comincia ad ipotizzare da dove la donna provenga, nel mentre comunque vi si accoda, seguendone il percorso, quando si ferma fa lo stesso mantenendosi ad un metro di distanza, ovviamente Matono resta impalato a fissa prima Saigo e poi quella che dovrebbe essere dell'acqua non troppo distante dai tre, giusto qualche metro. Solo quando vocalmente viene invitato a sedersi trasale , come se si fosse perso nei pensieri, dunque le ginocchia si piegano verso il basso ed entrambe le braccia s'allargano aprendo le mani, fino a che esse toccano la sabbia tiepida dell'area, che via via col passare delle ore notturne inizia a raffreddarsi. Una volta seduto cerca dunque di rilassare il corpo, isolandosi temporaneamente e nuovamente dalla realtà che lo circonda, vagando ad occhi socchiusi tra ragionamenti e pensieri contorti beandosi della senzazione della sabbia tra le dita, che si aprono e si chiudono facendola sfregare ripetutamente sulla pelle. Saigo nel frattempo lo riporta alla realtà abbastanza in fretta portando un ragionamento decisamente lecito, ma non per questo è scontato venga accontentata.<Sarebbe carino.> Ripete tra se e se queste due parole, come se nel cervello gli arrivassero distorte e cacofoniche, sfrutta Shinsei per prendersi del tempo extra per costruire delle frasi compiute, quando c'è da parlare di se stessi è sempre un pò strano, comunque scaccia via quei fastidi per andare ad ascoltare Shinsei egualmente curioso, non interviene con alcuna domanda o replica in direzione del biondo, limitandosi a scrutare attento, ed una volta finito va a sua volta a raccontarsi con voce bassa, non troppo da esser coperta dal rumore del vento sull'acqua <Bè c'è davvero poco da sapere su di me. Non ho nessuno da ricordare, non ho nessuno da cui tornare.> Lapidario informa la donna, il suo viso non è in alcun modo colto da emozioni di sorta, resta disteso e neutrale, così come la voce che mantiene il consueto timbro neutro che cerca di celare qualunque cosa voglia trasparire, certo è fallace a volte e le emozioni riescono a fare breccia, ma non è questo il caso, gli occhi di Matono ora sembrano incantati dal riflesso della luna sul laghetto di fronte a lui, in ogni caso continua con il piccolo racconto, che come ha preannunciato non avrà granchè come contenuto< Come lui sono nato ad Oto, ma non ne sono nemmeno tanto sicuro, ma anche questa cosa non è importante.> Fa una pausa, cerca le parole giuste per far passare il messaggio.<Da quando ho ricordi e dopo quello che è successo fuori.> Indica con la mano destra in un non precisato punto nel cielo.< Ho sempre avuto una semplice sensazione primordiale che mi diceva "Combatti all'ultimo sangue". Rango, storia personale, razza, nascita, sesso, nome o clan? Io non ho bisogno di nessuna di queste cose. Vivere senza essere legato a qualcuno, o in nome di qualcuno, è una sensazione bellissima.> Conclude dunque andando a sottolineare quanto detto in precedenza da Shinsei.<Esattamente. Diciamo che per metter qualche pezzo insieme ci serve, se ti chiedi se ci guadagno qualcosa, bè no, sono una persona estremamente curiosa.> Ora sembra aver concluso del tutto, certo è venuto una spiegazione anche troppo duratura. Scuote appena le spalle mentre i due parlano senza accettare quella sua silenziosa offerta. Vorrà dire che berrà da sola. Poggia quindi una lattina nel sacchetto e mentre butta già l’ultimo pezzo di mochi l’indice sinistro si porta sulla linguetta metallica. Tace lasciando che i due le raccontino al loro storia o almeno parte di esse e si limita ad immagazzinare le informazioni. Tira con il polpastrello la linguetta, un rumore frizzante si espande proprio da quella lattina seguita subito dopo dal secco rompersi. Finalmente ha aperto. La birra reagisce all’aria che entra e a tutto lo sbatacchiare subito fino a poco fa ed è per questo che la schiuma monta andando ad invadere la stessa mano destra. Lascia che fluisce, si calmi e cada sulla sabbia senza mai smettere di osservare la bevanda o di ascoltare i due. E così queste sono le loro storie. Lì in mezzo a quelle figura si sente in qualche modo protetta, non ha solo chi veglia dall’alto, letteralmente, ma anche chi si è appena dimostrato disposto a circondarla e provare a comprenderla. Ispira profondamente un paio di volte e poi l’alluminio viene portato tra le sue labbra. Si schiudono appena mentre parte del contenuto ambrato e amaro viene versato in bocca. Ascolta e riflette cercando di comprenderli meglio. Oto, non sa molto di quel villaggio così come di quei clan, era troppo piccola per occuparsi degli affari politici e poi tutto è diventato troppo caotico <no so se hanno ancora i tuoi file ma si può provare ad indagare in merito> ammette alla fine dando un’occhiata a Shinsei. Controlla comunque le sue parole, per quanto in qualche assurdo modo i due siano diventati velocemente presenze importanti ancora non è disposta a rivelare tutte le sue carte, non che poi sia necessario <io voglio scoprire cos’ho che non va> nessuno lo ha chiesto ma stanno parlando dei loro obiettivi <perché ho visto quell’entità dopo la sua morte> non lo chiama più finto Dio, rispetta la visione del moro, ricorda le sue parole e semplicemente mostra di non essere stata poi così sorda e poco ricettiva <perché ha detto che con me non ha ancora finito> un nuovo sorso di birra. Non lo ha mai detto ad alta voce, lo ha mostrato a qualcuno ma mai ha specificato così tanto il concetto. Deglutisce e prima di continuare si butta altro alcool in bocca <devo fermarlo qualsiasi cosa voglia ancora da me> già ancora. Le ha preso tutto, che altro potrebbe portarle via? La sua vita non ha molto valore e ci ha già provato, ha già tentato il suicidio solo per non dare a lui la soddisfazione di averle preso altro e lui non è sembrato molto impensierito da quel pallido tentativo Ascolta il dire di Matono. È un’ottima occasione per ripassare uno la storia dell’altro. La ascolta, scrutando un indefinito punto nell’acqua, con il mento poggiato sulle dita delle mani intrecciate tra di loro. Perso in chissà quali pensieri e macchinazioni. Probabilmente è così. Anzi, a dirla tutta, il primo mattone posato per quello strano rapporto che hanno è la scazzottata avuta al loro primo incontro, ma il secondo è sicuramente l’incontro con la rosata, che li ha spinti ad andare più affondo. Le labbra si discostano in un ghigno che arriva a snudare la dentatura bianca, nel sentire l’ultima frase dell’altro. Sorride. Diavolo se è curioso quel moro. Non può non notare, infine, che i due hanno molto meno da raccontare rispetto a lei. Ma scaccia subito quel pensiero. Probabilmente se avesse una visione completa e chiara del suo passato, avrebbe modo di condividere una storia altrettanto toccante, ma non lo farebbe con questa leggerezza. E in ogni caso qui non stanno facendo a gara. Stanno condividendo. Ed è così che l’attenzione si sposta sulla rosata. Arriva a ruotare lentamente il capo, scostando il mento dalle mani, per poggiare su di lei lo sguardo nero e profondo. Inarca un sopracciglio al dire di lei <Files?> Di cosa sta parlando? È schedato e non lo sapeva? Serra la mascella. Un segno di nervosismo che il moro potrà leggere, ma anche la rosata. Ascolta però le sue parole fino alla fine, lei espone la sua visione, il suo traguardo, la sua volontà <Aspetta, Manami.> la voce resta comunque pacata. La chiama con il nome che lei gli ha dato, il primo. Perché? Perché è così che l’ha conosciuta intimamente. Nella condivisione che lei ha mostrato <Con calma. Ho due domande anche io, per te.> Ovviamente, per chi altri sennò. Ma non le farà tutte e due insieme. Non è il caso, vuole darle il tempo di scegliere con attenzione le risposte che desidera dare <Chi era> chi? La osserva <Chi era il bambino più bello?> continua, lentamente <Capelli neri, fin poco sotto le tempie, scompigliati al vento di suna. Indossava un coprifronte. Aveva l’espressione seria.> Si. In quella visione gli è rimasto impresso. Assottiglia lo sguardo oscuro cercando quello rosso di lei. Ha bisogno di capire ogni cosa di quella visione. Si silenzia ora, aspetta.[Chakra On] [fronte lago] Saigo beve sia mentre sia dopo che i brevi riassunti dei punti salienti della vita dei due venga espletata completamente, Matono ora osservando Shinsei nota che sta sorridendo, ma non comprende completamente quel gesto espressivo, allo stato delle cose non sembra esserci molto di cui sorridere in realtà ma Shinsei esula da gran parte delle cose che chiunque potrebbe definire "la normalità, non denota vocalmente la cosa in alcun modo comunque, non fiata al momento passando invece all'ascolto di quanto Saigo ha da dire, l'espressione del moro lascia trasparire una nota interrogata, comprende ciò che dice ma non riesce a porlo in un contesto di cui lui è a conoscenza, almeno al momento mancano a Matono troppi pezzi del puzzle per afferrare tutto quanto, quindi al momento temporeggia. Infatti Shinsei sembra leggergli nel pensiero andando a porre delle domande che in quel momento il moro non riesce a formulare, d'altra parte come ha già detto non riesce ad afferrare del tutto Saigo e la sua innata curiosità lo spinge a voler maggiori informazioni a riguardo, un vizio personale nulla di losco o sospetto comunque.<Sembrerebbe che entrambi abbiate un problema con il passato.> un lungo sospiro interrompe la replica, la bocca è ora chiusa e serrata mentre Matono ha l'espressione di chi è assorto in qualche ragionamento, passa una manciata di secondi prima che le labbra si dischiudano nuovamente, la voce che ne fuoriesce resta sempre sgombra da tutto ciò che potrebbe dargli troppa espressività, sebbene non lo dia a vedere è spesso un bello sforzo appiattire sè stesso, indica Shinsei.<Lui privo del ricordo del passato.> Pausa ove volto e dito indice che si spostano su Saigo<Lei ha il suo passato che potrebbe venirla a prendere.> Sembra quasi parlare ad una quarta persona, o più probabilmente sta semplicemente parlando da solo.<Comunque non dovresti metterla in questo modo.> Altro sospiro, ne sta collezionando uno dietro l'altro, forse c'è della fatica mentale a gestire i pensieri.<Più che cercare una cura per un male che altro non è che la tua natura personale delle cose.> Abbozza un mezzo sorriso.< Forse è più conveniente farsi trovare pronti nel caso a prenderti ci venga davvero, ma non dovrò prendere solo te.> Afferma in realtà senza aver precisamente capito se Saigo fosse in qualche modo metaforica oppure ci sia effettivamente una qualche entità che possa arrivare, parla semplicemente senza pensarci troppo secondo quanto si sente che il cervello ritiene più adatto, e di solito la cosa più adatta è come vede lui le cose.<In soldoni, come ho detto non trovo senso nel mentire, come detto l'altro giorno almeno io ho deciso ed accettato.> Osserva Shinsei.<Se poi aiuterai lui, tranquilla che nemmeno lui sparirà.> Conclude andando a riportare le palpebre a coprire gli occhi, infiacchendo ogni luce attorno fino a lasciarlo nuovamente nel suo buio.[chk on]
Giocata del 27/09/2021 dalle 19:14 alle 23:02 nella chat "Piccola Oasi"
Alla prima affermazione di Shinsei scuote appena il capo portandosi alla bocca quella birra e continuando a guardare davanti a lei. Si prende tutto il tempo mentre lo ascolta, anzi li ascolta, proseguire nel loro discorso e si gusta il sapore amarognolo sulla lingua. Strano come quella bevanda, inizialmente solo mezzo di autoaffermazione come adulta sia poi diventato uno dei pochi alimenti non dolci che butta nel suo stomaco <hai detto tu di essere un progetto, probabilmente tenevano una specie di diario no?> replica molto semplicemente senza nemmeno guardarlo. Una deduzione logica la sua, un comportamento analitico in merito a quello che le è stato raccontato. Se lei rinchiudesse una persona forse non terrebbe un diario ma se si trattasse di un progetto ufficiale allora sì, annoterebbe per filo e per segno ogni singolo istante. Sorride poi amara alle prime parole di Matono, sì il passato è un problema che sembra far crescere esponenzialmente il pericolo del futuro, si sente perseguitata da ciò che le è accaduto ed in qualche modo ha condizionato fortemente anche il presente. Il rapporto disfunzionale con Fuji, oh ma a proposito. Deglutisce con forza e quasi come reazione automatica lo sguardo tristemente si solleva verso l’appartamento di quel ragazzo, uno dei palazzoni che danno sull’oasi alla sua destra. Vicino di casa e a lungo unico essere vivente che aveva il permesso di accedere al suo mondo ed ora unico essere vivente in grado di consumarla con il suo silenzio e l’assenza <Fuji> replica, non negando il dettaglio di quel nome ma trovandosi poi incapace nel proseguire. Come può spiegare tutto? Lui che è vivo, salvato dalla sua prima attivazione d’innata, forse costretto per sempre alla sedia a rotelle per la stessa identica ragione, lei carnefice e salvatore al tempo stesso <avevo una cotta per lui, come tutte le bambine. Era quello più talentuoso, più bravo ed era un senpai> usa il passato nonostante sia vivo. Quello era un mondo differente da quello di oggi o solo di qualche mese fa. Non continua, sono sopravvissuti solo loro due ma a che costo? Sono cambiati profondamente e si sono attacchi a quel rapporto malato. Senza accorgersene la lattina viene poggiata in sull’interno coscia destra, per un istante ricorda la loro ultima lite, il dolore che si è continuamente imposto, il desiderio di morire e l’alcool ad aumentare queste sensazioni nere. Come un fulmine a ciel sereno poi è Matono a colpirla. Si riscuote e sbatte le palpebre un paio di volte, apre appena la bocca incr4edula e al tempo stesso spaventata. Dentro qualcosa urla, è troppo vicino, nemmeno troppo silenziosamente l’ha compresa e fatta sobbalzare, sa per certo che finirà per soffrirne ma proprio lì, sotto allo sguardo assente di un’amicizia profonda spezzata non riesce ad assecondare il suo malato istinto di sopravvivenza e si trova a respirare dopo qualche istante d’assenza d’aria. Ha davvero sottointeso che la difenderà? Questo è ciò che ha compreso. Gli occhi appaiono ancora increduli mentre si volta a fissarlo. Haru. Per un solo istante i loro volti si sovrappongono e quel senso di dolore e smarrimento torna a dominare il lei, ridimensionando quelle assurde speranze <devo scoprire cosa vuole e portarglielo via> vendetta e rabbia. Nel suo tono per la prima volta si può percepire quel fuoco dovuto all’abbandono della resa <non voglio più essere la sua pedina> come quella notte in piazza, quel primo traballante tentativo di suicidio. La birra che torna sulle sue labbra a scolarsi un gran bel sorsone. Haru dove sei. Trema per un istante al pensiero, finora tutti coloro che ha fatto avvicinare l’hanno poi abbandonata <la seconda domanda?> spezza il flusso dei suoi pensieri rivolgendosi a Shinsei ma continuando a guardare Matono cercando di far in modo che il volto davanti ai suoi occhi torni ad essere effettivamente quello del ragazzo Parole vengono scambiati tra i tre. Le considerazioni di Matono sono lucide. Non a caso apprezza il confidarsi con lui. Sa cambiare la prospettiva. Ed effettivamente tra il biondo e la rosata c’è la similitudine d’un passato spezzato. Non può non tirare le labbra sottili in un sorriso affilato, sempre guardando in avanti, nel sentirle il discorso. Abbassa leggermente il capo. Lo stanno facendo davvero? Stanno formando il trio più improbabile dell’universo? <Non è un consiglio sbagliato> all’indirizzo della rosata, ma in riferimento alle parole proprio del moro dall’altra parte. Ruoterebbe lentamente il capo, poggiando su di lei lo sguardo affilato di un solo occhio, perché di profilo. La osserva scuotere il capo, supporre. A quella parola, progetto, un brivido lo percorre, costringendolo ad irrigidire i muscoli. Deve controllarsi <Può darsi, mio…> Sgrana leggermente lo sguardo <Sono uscito da solo, un paio d’anni fa, dal laboratorio che mi ha confinato. Non ci sono altri a cui chiedere, e il laboratorio non è qui, è nei pressi del villaggio di Oto> Rivela automaticamente d’essere arrivato a Kagegakure da non molto tempo. Il tono di voce è teso, non ama parlare di certe cose tanto quanto non piace a lei, che preferisce mostrarle. Potesse lo farebbe anche lui. Ascolta la spiegazione, la risposta a quella prima domanda <Capisco> Lo fa? Davvero riesce? Forse non a fondo come sarebbe giusto fare. Lui non ha mai avuto legami, ma si sforza di farlo. Vuol dire qualcosa, tutto questo, magari. <Saremo pronti.> Risponde a Matono. Usando, forse per la prima volta da quando quei tre si sono conosciuti, un plurale che li comprenda. <Ma Manami ha ragione, un modo di interessante di comportarsi potrebbe essere quello di inventarci una sorta di “offensiva”> appunto. Vendetta. La ascolta chiedere, effettivamente manca ancora qualcosa a quel discorso. Schiude le labbra sottili, tornando a guardarla <Volevo capire nello specifico perché hai puntato i laboratori, cosa speri di trovare li dentro?> Probabilmente in parte ha già risposto. Scosterebbe per un attimo lo sguardo, puntandolo su Matono. <Tu hai qualcosa in mente?> avanza quella domanda. Gli elementi su cui riflettere iniziano ad essere parecchi, lui stesso tornerebbe presto con lo sguardo sull’acqua, lasciandosi prendere nelle macchinazioni, ma tenendo l’udito pronto alle risposte.[chakra on] [Oasi Fronte lago] Il tepore pomeridiano se ne è decisamente andato, e di questo Matono non può che gioirne, basta questo piccolo particolare a far distendere e rilassare il moro, che passato questo momento a bearsi del fresco tiene sott'occhio a turno Saigo e Shinsei, a seconda di chi sta parlando in quel momento s'intende. Nota il sorriso, non deve faticare molto comunque a scorgere la nota di amarezza in quell'espressione, certo Matono non ha questo grande tatto nel dire le cose, sparandole un pò come gli vengono in mente senza indorare troppo le parole.<Il passato non ti deve condizionare.> Afferma all'improvviso indicando Saigo e fissandola fitto fitto negli occhi con decisione.<Se necessario cancellalo distruggilo o rendilo inerme.> Certo se nel passato c'è così tanto casino la fa anche troppo facile, soprattutto per lui che di passato non ne ha sembra scontato farlo, cosi come si butta un pezzo di carta.<So bene che non è una sciocchezza fattibile in qualche giorno. Ma affrontandolo con decisione è certo meglio che farlo impauriti.> Sul finire della frase serra il pugno destro alzandolo fronte a se, cerca di mostrare decisione e risolutezza in quanto ha notato che la donna sembra colpita da qualche cosa che ha detto, e non può non notare il modo in cui lo guarda alquanto strano,
sembra quasi turbata Saigo e nel mentre Matono altro non può fare che arrovellarsi nella testa riguardo alla frase incriminata, probabilmente il fatto di aiutarla con il passato difendendola la lasciata di Stucco? Crucciato ricambia lo sguardo di Saigo, non la molla fintanto che non ricomincia a parlare, nota nella voce rabbia in primis ma soprattutto non c'è più arrendevolezza o terrore come nelle parole sentite al laboratorio.<Esatto.> Scandisce molto bene la parola, dividendola in tre e alzando leggermente il tono.<Questo è lo spirito! Non siamo pedine, siamo giocatori.> Incalza cercando di dare a Saigo quanta più grinta possibile mediante il tono e le espressività, ora un sorriso , appena abbozzato, ma colmo di forza si disegna lento nel viso di Matono, che pur non avendo ancora capito cosa avesse portato Saigo a guardarlo in quel modo è comunque abbastanza soddisfatto per udirla decisamente più vivace. Sebbene a colpetti si notino increspature, tremori, qualcosa di strano, ma per il momento decide di non indagare oltre per non rompere il momento, continuando a guardarla, almeno finchè non si accende Shinsei, gli occhi neri si posano sul biondo mentre lo ascolta attento, analizza tutto il discorso e non appena viene interpellato rimugina qualche secondo, rianalizza quanto detto finora e quello che dovrebbe essere l'obiettivo, poi apre bocca con tono calmo< Sarei curioso di sapere quanto sia rimasto nel laboratorio vicino ad Oto, ma anche fosse rimasto qualcosa raggiungerlo lo definirei poco fattibile.> Dondola sul posto, guardando verso il basso con la mano destra poggioata sul mento il cui indice colpisce lentamente la guancia, passano così circa cinque secondi prima che ricominci con la sua replica.<Se l'obiettivo sono i laboratori ci serve qualcuno all'interno. Di certo non possiamo prenderli con la forza. Ma soprattutto ci serve qualcosa da barattare nell'evenienza di aver trovato questo qualcuno.> Molto semplice, alla base del commercio, anche di quello che riguarda informazioni e cose non tangibili serve un obolo in cambio, ma soprattutto prima di questo serve una persona fisica in possesso di queste caratteristiche, che possa accedere liberamente ai laboratori.<Parlando per me li dentro non ci sono mai entrato nè conosco qualcuno che possa effettivamente esserci utile. Inoltre dovremmo anche far attenzione a chi diamo la nostra eventuale fiducia o coinvolgimento.> Conclude semplicemente, incrocia le braccia e riprende a guardare in terra arrovellandosi tra i propri pensieri alla ricerca di una scappatoia. Il discorso prosegue, le parole dette sono molte e tutte importanti, di primaria importanza. Ispira mentre nasconde gli occhi nel metallo di quella lattina che vien nuovamente portata alle labbra. Lascia che le voci altrui fluiscano aiutandola a concentrarsi e lasciare parte di quei demoni alle sue spalle <Oto> mormora appena. Ha una idea molto vaga di dove si trovi quel villaggio, più o meno ha studiato della geografia da piccola ma poi il mondo è caduto nel caos e tutto ha perso di valore. Mugugna semplicemente quel nome mentre soppesa il vero significato di ciò che viene sottointeso. Uscire. Matono risponde per primo, pragmatico e lei si trova ad annuire <siamo troppo deboli per ciò che c’è qui fuori> troppo spaventata? Forse ma sicuramente ancora troppo debole. Non è migliorata poi molto da quel giorno di dieci anni fa, verrebbe ancora sopraffatta con facilità <ma un giorno, quando saremo più forti potremo andarci, conosco qualcuno che potrebbe aiutarci> Nobu. I suoi occhi, quell’abilità oculare che in un posto come il mondo fuori dalle mura potrebbe rappresentare la differenza tra la vita e la morte, le loro innate insieme, la capacità di vedere una bestia prima che sia troppo vicina e la sua di cambiare mondo, aprire una sua dimensione ed in essa rifugiarsi, se riuscisse a migliorare ancora a quel punto potrebbero incamminarsi senza nemmeno rischiare un combattimento fatale. Ma tace per ora, non spiega essendo consapevole di quel segreto che non le appartiene e per questo non rivela. <io spero di trovare una risposta al perché continui a vederlo nonostante sia morto> ammette placidamente. Una sola volta ha avuto quella visione e poi nel sonno ha continuato ad esserne tormentata, tanto da pensare d’essere diventata pazza e tener nascosto questo dettaglio a chiunque <loro potrebbero capire che ho nella testa> già perché sotto sotto la sua parte razionale non ha mai escluso che non si tratti solo di un semplice disturbo da stress post traumatico. La conversazione prosegue, ora si passa al piano, bisogna attuarlo <io posso farvi entrare come vi ho detto> ammette semplicemente <sono un agente scelto> ed eccola rivelarsi. Semplicemente senza nemmeno mostrare il distintivo <e potrei provare a sfruttare la cosa, infondo immagino che ci siano sempre dei controlli in quel luogo> semplice e coincisa. Bisogna solo trovare la scusa giusta e poi mostrare il distintivo <Shinsei tu infondo sei appena arrivato> allude a quella lista segreta in cui anche lui compare <potrei accompagnarti ufficialmente fingendo di voler determinare se tu possa o meno essere un pericolo per noi, indagare ufficialmente su di te> la butta lì. Per quanto si sia avvicinata ad entrambi ogni suo piano sfrutta sempre qualcuno o almeno una parte di qualcuno così come ora vorrebbe sfruttare il suo misterioso arrivo <per farvi entrare con me però> e ora si volta verso Matono <almeno tu dovresti indossare la divisa> ed eccola qui la domanda nella sua testa: può procurarsene una? Che conseguenze avrebbe? Il pensiero si fa sempre più intenso <hai mai pensato di provare ad unirti alla Shinsengumi? Apre molte porte> la butta lì, osservando Matono più che Shinsei, considerandolo in qualche modo compromesso e soprattutto necessitando di lui come indagato per poter portare avanti quel piano Torna lentamente con lo sguardo nero in quello uguale ma diverso di Matono. Lo ascolta parlare del passato. Mascella che s’irrigidisce a pena <Non è così facile, purtroppo> è lo stesso moro a correggere il tiro. Poco dopo <Sicuramente è importante che diventi uno stimolo per andare avanti> perché per ora è un fardello. È una cosa che sta dicendo a se stesso prima ancora che a Saigo o a Matono stesso. È questo che lo muove infondo, p questo che ha spinto la sua ricerca: Riemergere da quel passato come figura nuova. O almeno più sana, meno ridotta in brandelli tiene i gomiti sule ginocchia, e le labbra appoggiate sulle mani distese e intrecciate a fare da sostegno. Lasciandosi lui stesso per un momento inghiottire dal proprio stesso passato. Non ha la forza di spingersi dentro a quel laboratorio. Buco nero che l’ha sputato fuori, ma ripercorre gli anni che l’hanno portato a Kagegakure. È lo stesso Matono a farlo riemergere da quei ricordi. Espletando la sua curiosità. <Mi diressi li subito. Non sapevo che fosse successo…quello che è successo> un mormorio profondo, perso come lo sono è quello sguardo pesante nell’acqua davanti a loro <Non sono riuscito nemmeno ad avvicinarmi. Non saprei cosa potremmo trovare di utile>. Risponde, quasi non volendo, anche alla rosata. Glissando tuttavia sul riferimento ad un aiutante esterno e sulla forza necessaria per uscire da li. È un’ammissione di debolezza che ancora fatica a digerire. Ascolta tuttavia la risposta che la ragazza fornisce a quella domanda. La testa, che bel problema, per entrambi a quanto pare, crea domande, la psiche, che richiedono risposte. E ognuno ha la sua strada per trovarle. Non risponde a quella rivelazione, che infondo è fin troppo simile alla sua. Spingersi in ipotesi per rispondere a quegli interrogativi sarebbe stupido, lei sta cercando aiuto nei laboratori proprio perché non sono domande normali. Ben presto propone la sua idea. Lo sguardo s’assottiglia, assimilando quelle parole. Un trucco, è quello che lei propone. Camuffare la realtà, per scavare più a fondo. Resta silente anche questa volta, riflettendo sulle possibili implicazioni di quel piano. <Mi sta bene> Risponde qualche istante dopo <Ma continuare a mantenere un profilo basso. Voglio che chiunque qui dentro abbia meno informazioni possibili su di me> Laboratori compresi, ovvio. Forse soprattutto. Forse, visto che non ha documenti di alcun tipo, potrebbe essere sufficiente fornire un nome falso, camuffare un po' l’aspetto… C’è da ragionarci sopra, ma quei ragionamenti vengono fermati dalla rosata, e dalla proposta che rivolge a Matono. Lo sguardo si sposta, non su di lei, ma su di lui, interessato nel sapere la risposta, che inizia a riguardarlo da vicino, dopotutto.[chakra on] [Oasi Fronte lago] Trova l'assenso di Saigo riguardo l'uscire all'esterno, decisamente quei boati nella sua mente sono ancora ben chiari, soprattutto perchè Saigo durante il passato incontro glie li ha ricordati con una precisione certosina.<Sono ahimè d'accordo con lei.> Certo il suo ego in questo momento sta gridando di rabbia ma l'ammissione è più che dovuta, in ogni caso l'attenzione di Matono torna su Saigo e sulla successiva replica riguardante le visioni, si sforza di trovare una logica motivazione che esula dalla semplice pazzia eventuale di Saigo, forse un disturbo mentale dovuto a degli shock non è da escludere, ma conoscendo troppo poco la donna non si sbilancia per nulla.<Uhm sei un agente scelto.> Ripete tra se e se ragionando qualche secondo sulla cosa, almeno ci prova perchè la successiva proposta fatta da Saigo lo fa trasalire, per un attimo il viso si tende e la mascella si irrigidisce, così fa il anche il corpo, la reazione vocale comunque non si fa attendere<Entrare? Oh> Subito dopo il capo si muove in segno di diniego per ben tre volte, la mano destra arriva al capo, dando tre grattate veloci prima di lasciar andare un lungo sospiro.<So molto bene quanto renderebbe più semplice questa missione, e sono consapevole anche del fatto che potrebbe far comodo.> Porta ora gli occhi neri verso quelli di Saigo.<I miei ideali sono in netto contrasto con lo Shinsengumi. Direi che siamo come il giorno e la notte.> Ragione ora un attimo sulla proposta più lentamente, oltre la risposta di getto data, ma dall'interno gli monta un netto sentimento di rifiuto, sente una leggera nausea socchiude le palpebre per un attimo provando a concentrarsi, ma la risposta del suo io è chiara.<Onestamente se possibile seguirei molto volentieri un altra strada.> il tono lievemente turbato viene via via reimpostato alla norma, neutrale e dalla bassa intensità. Occhi e attenzione che vanno ora sul biondo, lo osserva per qualche secondo.<Credo che Shinsei lo sappia già> Alza le spalle certo del fatto che già da tempo il biondo abbia un idea di quale sia il pensiero di Matono sullo stato attuale delle cose.<Chiedo venia.> Alza la mano destra cercando sul momento di ragionare su un effettiva soluzione alternativa, ovviamente tutto ciò che gli viene in mente sono assai più pericolose da eseguire.<Immagino che rubarne una e spacciarmi per un elemento di un funzionario governativo sia un bel rischio, ma credo di preferirlo comunque.> Sorride a mezza via tra l'amaro e il divertito.<Altrimenti basterebbe che entraste in due.> Che è altrettanto semplice ed efficace come soluzione.<Ma temo che le paure di Shinsei sulle informazioni a suo riguardo possano trapelare, andrà ragionato un buon piano.> Capitan ovvio sottolinea. Si concentra sulla parte di discorso che più le interessa. Le ginocchia vengono piegate per andare a coprirle il busto, se gli altri sembrano giovare della notte e dell’abbassamento di temperatura lei inizia a soffrirne, vuole tornare a casa sua con quel riscaldamento pompato all’inverosimile e mettersi in canotta. Il braccio destro va a poggiarsi al ginocchio corrispondente, con il gomito e tende quindi l’avambraccio in avanti, lascia scivolare quella lattina quasi vuota così che possa reggerne con le dita il bordo superiore e poi senza nemmeno accorgersene inizi a dondolare quel poco liquido rimasto, riflettendo sulle parole appena pronunciate, su quelle da dire e le successive implicazioni. Annuisce mentre tutti parlano, come a far capire di aver recepito, che è ancora lì ad ascoltare seppur sembri completamente assorta nei suoi pensieri <Non dirò e non divulgherò nulla che ti riguardi a patto che tu faccia lo stesso con me> seria la voce, quel piccolo particolare della sua vita nessuno dovrà mai saperlo senza il suo permesso, qualsiasi cosa significhi sarà lei e solo lei a decidere chi merita di conoscerlo e chi no. <uhm> replica inizialmente a Matono. Tanti i concetti che ora vorrebbe esprimere che come un fiume minacciano di sommergerla per poi arenarsi inesorabilmente sulla sua lingua e farle produrre solo quel suono <non so se ti rende onorevole o incredibilmente ingenuo pensare che a questo mondo esista ancora qualcuno spinto solo dai suoi ideali> soprattutto nella Shinsengumi. Nemmeno Kamichi è per lei così puro come vuole far sembrare. Di Nobu conosce in parte le motivazioni e così vale anche per Nene, di Sango invece non si fida naturalmente essendo uno di quei ninja tornati dopo dieci anni. Insomma è davvero convinto che fedeltà sia sola la parola dietro a cui tutti loro nascondono una motivazione ben più egoistica <ma non cercherò di farti cambiare idea, voglio essere sincera però> ed è qui che si volta a fissarlo <se qualcosa dovesse andare storto e dovessero beccarti io dirò di essere stata fregata. L’unico modo che ho di diventare più forte è scoprire i segreti di questa città e questo governo> per quanto si sia avvicinata, si sia legata non esiterà un istante a buttare tutto per salvare sé stessa e il suo futuro. Come ha detto: non esistono più ideali men che meno in lei <e rimanere pulita nel caso tutto vada male sarà anche l’unica speranza che ho di poterti aiutare> già, risultare di fatto estranea ai fatti sarà l’unico appiglio che potrà avere se dovesse provare a salvarli. Il suo nome, la sua carriera e la sua posizione per poterli aiutare, per potersi aiutare. Ascolta la risposta della rosata, la prima, si limiterebbe a far spallucce <non ho interesse nel divulgare quel che so di te, e se le cose dovessero cambiare… eviterò di farlo> è un accordo equo, dopotutto. Ascolta quindi la risposta di Matono a quella proposta. Poteva forse essere diversa? No, non poteva. Andare diversamente. Hanno parlato di tante cose. Annuisce quando Matono lo coinvolge. Certo che lo sapeva, ma non avrebbe mai risposto al posto del moro. È la risposta della rosata che però lo porta a schiudere lesto le labbra <Esiste.> solo una parola. Cosa? Qualcuno spinto dai propri ideali. Sulla cui positività si potrebbe discutere, ma tant’è. Torna su Matono o ascolta portare avanti le sue riflessioni, e toccare proprio l’argomento più delicato. Maledizione. Non ci aveva pensato. O forse si e aveva deciso di ignorare la cosa. In ogni caso è effettivamente un problema. È un problema lui, per gli altri. Serra la mascella. <Ha ragione> si limiterebbe a ringhiare fuori quelle due parole. Nervoso. <Hai visto come reagisco ai genjutsu, e non è stata la reazione meno violenta che io abbia avuto, quella.> Commenta semplicemente <Porrò presto rimedio, ma ad oggi sono poco utile in missioni in cui c’è da tenere il sangue freddo, dentro a posti di quel tipo> In qualsiasi altro contesto si sarebbe avventurato, ma tornare in un laboratorio… rabbrividisce. L’avrebbe fatto comunque, spinto da quell’insormontabile volontà di risanarsi, ma effettivamente rischierebbe di mettere in pericolo gli altri due, Matono soprattutto, per anzianità di conoscenza. <L’alternativa che vedo è che Matono svolga la parte del “prigioniero”.> riflette ad alta voce <Come se fossi io> aggiunge <Basterebbe portarsi dentro una fiala già pronta con il mio sangue, per sostituirla al momento opportuno> Rischioso, certo. Ma ci sono altre alternative? Si prende qualche altro secondo <Oppure…> Sembra quasi controllare che ogni passaggio sia giusto <Matono potrebbe usare la trasformazione per la divisa, e in due potreste portare me dentro, ma sedato> è azzardato. Probabilmente se invece di finirci di sua spontanea volontà, in un laboratorio, ci si svegliasse, potrebbe impazzire sul serio. Ma non ha altre idee. Dovrebbe parlarne anche lui con qualcuno che è certo potrebbe aiutarlo. Sango. <Non mi viene in mente molto altro al momento> ammette. Ascolta le ultime parole di lei. È lecito che lei voglia tenersi pulita, tutti quanti vogliono farlo. <Mi sembra giusto> alzando le spalle. [Oasi Fronte lago] Accoglie l'affermazione di Saigo senza prendersela troppo, sorride lievemente anche, in fondo se lo aspettava il suo modo di ragionare per quanto semplice e decisamente testardo è alquanto poco utile in qualunque tipologia di società.<Mi vanno bene entrambe le cose.> Una pausa, si schiarisce la voce e continua.<Non sottovalutare gli ideali. Quelli sono a prova di Kunai.> La linea degli occhi si assottiglia, il viso si tende leggermente e la mascella s'irrigidisce, il tutto per un tempo limitato, prima di tornare ad appiattire e pacare la sua espressione alla normalità. Contento per il fatto che Saigo non voglia insistere sulla cosa ascolta l'avviso della donna, annuisce e comincia a pensarci su velocemente.<Conosco il rischio, valuterò tutto quanto non appena metteremo giù un piano.> Si ferma e ragiona ancora un po sui rischi del piano per quel che lo riguardano, forse entrarvi potrebbe avere decisamente qualche vantaggio, ma convincere se stesso sembra missione più dura che andare al laboratorio di Oto. Shinsei nel frattempo inizia le sue repliche, per il momento comunque Matono si limita a guardare verso terra ascoltando le parole di Shinsei, non appena il discorso verte sul piano che lo riguarda trova l'idea del biondo decisamente interessante e lo denota immediatamente.<Non ha sangue freddo ma questo piano non è per nulla male. Sono perfettamente in grado di mantenere una trasformazione. Ovviamente i rischi sono i medesimi. Ma per quel che vogliamo fare temo non esista situazione priva di rischi.> Sottolinea lapidario alzando le spalle.<Se ne usciremo puliti dipenderà anche da noi.> Attenzione su Shinsei lanciando un ulteriore replica rivolta al biondo<Ci dovremo procurare un bel pò di sedativo per metterti a nanna. Ma nel caso le cose andassero male ci serve qualcosa che lo tiri su in fretta.> Ora torna a guardare Saigo, in silenzio per qualche secondo prima di proferire anche verso la donna.<Vedremo di non metterci nei guai. Se puoi entrare e sei dello Shinsengumi dovresti poter conoscere anche la loro eventuale presenza in quel specifico laboratorio, cerchiamo di non incontrare nessuno dei tuoi colleghi.> Meglio specificarlo, sicuramente la copertura di Matono reggerebbe con estrema difficoltà, soprattutto incontrando un membro anziano. Meglio così, che non abbia alcun interesse a divulgare le informazioni su di lei. Sarebbe davvero un pessimo modo per mettere fine a quello strano team. Lo lascia parlare ascoltando i piani del ragazzo senza esitare, ignorando giusto quello che non vuole sentire, la prima parte insomma. Non ha intenzione di ricredersi tanto presto sugli ideali, quindi evita semplicemente di discuterne <O usa la trasformazione per somigliare a te o non ha senso che si spacci per te, sei entrato nel villaggio facendo scalpore Shinsei, sarebbe rischioso pensare che lì dentro non ci siano altri agenti> ammette semplicemente. Non approfondisce, non sottolinea come tutti coloro che sono appena entrati siano stati semplicemente inseriti nella lista e per questo tenuti sotto stretta osservazione. Le informazioni continua a dosarle con estrema attenzione <penso sarebbe più saggio a questo punto entrare senza di te, l’idea di portarti nei laboratori sedato non mi piace, dovremmo rispondere a troppe domande e potremmo esporti al pericolo> replica ancora una volta <cercheremo le informazioni e te le faremo avere> solo ora torna ad alternare lo sguardo tra i due. Si butta già l’ultimo goccio di birra e poi andrebbe semplicemente ad alzarsi per raggiungere il cestino più vicino dove buttare la lattina. Solo a questo punto torna indietro e si metterebbe ad osservarli, dando le spalle all’acqua nell’oasi <sono un’agente scelto, l’ultima ruota del carro ma posso provare ad informarmi, scoprire almeno se ci sono turni di guardia o cose simili. In caso incontrassimo gli anbu invece> scuote le spalle <beh lascia parlare me> ha un certo trascorso con quei maledetti e soprattutto conosce meglio le convenzioni ed il regolamento in merito, non sa se arriverebbe a metterli alle strette ma sa di poterlo fare, ha una via di fuga per quanto subdola e rischiosa possa essere. Andrebbe solo ora a flettere le ginocchia per allungarsi verso il sacchetto, uno degli ultimi mochi, ormai praticamente sciolti viene infilato in bocca <avete un telefono?> mormorerebbe poco prima di buttarsi il cibo tra le labbra. Attende lì, in quella posizione, in procinto di andarsene C’è poco da dire, è forse proprio la particolarità delle differenze che questi tre sembrano mettere insieme un meccanismo che funziona. Annuisce serio al dire di Matono. Le idee non sanguinano. Mai. L’attenzione a Matono, lo porta a sputar fuori una risata affilata. No, decisamente non ha sangue freddo, e d’altronde, le idee nascono in un contesto così prolifico. E quello lo è. Continua ad annuire a Matono, che stasera ne sbaglia poche. <Per chiunque entri la dentro ci sono dei rischi. Vanno calcolati e prevenuti. In ogni caso.> Commenta, per poi riservare di nuovo al moro un ghigno affilato. Difficile da sedare, probabile. Basterebbe un fucile per elefanti tutto sommato. <Si, ci servono informazioni> rivolto alla rosata <giri di ricognizione, cambio guardia, procedure di sicurezza, sorveglianza. Queste informazioni qui sono importanti.> commenta semplicemente. Ascoltando ora le obiezioni di Saigo, che mette a segno i suoi punti anche lei <mh> riflette alla sua prima frase. Lasciandola proseguire. Anche con la seconda frase. Ancora una volta ne valuta le conseguenze, le possibilità. Poi, semplicemente, facendo perno sui piedi incrociati si sporgerebbe in avanti e, stendendo le gambe, s’alzerebbe. <è giusto. Andrete voi due.> commenta verso la rosata di nuovo <Quando sarà il momento lascerò a Matono il sangue che servirà. Io vedrò di restare in disparte, nei paraggi, per qualsiasi evenienza. Un diversivo all’ingresso può far comodo> commenta <No. Non ho un telefono> e non ha intenzione di averlo, a dirla tutta <Penso che toccherà a Matono tenere i contatti> Con lui almeno. Lo sguardo si poggia ora sul moro, cercando quello uguale di lui <Vediamoci in questi giorni. Affiniamo la trasformazione> I dettagli sono importanti. e parlarne col diretto interessato potrebbe essere utile <Lascio a voi i dettagli. Sono sicuro che ci vedremo presto> Laconico di nuovo? Si, non ha idee migliori di quelle uscite fino ad ora, non con le sole informazioni che hanno. E se quello è il piano migliore che quei tre possano architettare, è giusto che siano loro due a occuparsi della parte operativa solo uno sguardo alla rosata <è stato un piacere> meglio che prendersi a Genjutsate nel cervello <evitiamo di far passare troppo tempo, prima di rivederci> Sarà interessante. Niente più di un cenno d’intesa per Matono. Non serve altro con lui. S’allontanerebbe senza ulteriori commenti, a meno che non fosse chiamato in causa o fermato in qualche modo. Sparendo presto nella notte illuminata di luce artificiale. [Chakra On] [End] [Oasi Fronte lago] Le replica di Saigo, stranamente non è sorpreso che Shinsei abbia fatto un sacco di casino da quando è arrivato.<Effettivamente sei un pericolo per la tranquillità> Lancia un occhiata verso Shinsei, cerca di essere una battuta ma non ne sa dare il giusto tono ed esce come un affermazione piatta, sarà per la prossima volta. Poi porta una supposizione.<Lasciando perdere il piano dello scambio.> Che già ad un rapido esame di Matono poteva aver diversi intoppi<Il piano della trasformazione non mi dispiaceva, ma in ogni caso la chiave della serratura sei tu.> Guarda Saigo facendo un piccolo cenno con il capo, poi sposta l'attenzione su Shinsei.<Ma se a lui sta bene>Afferma prima di far qualunque tipo di ragionamento o pensiero su di un piano che verta in quella direzione, d'altra parte le motivazioni del biondo sono forti ma sembra anche afferrare al volo le difficoltà del piano ed accettare. Tornando a Saigo ascolta le ulteriori repliche, conviene con la stessa annuenod riguardo i problemi dovuti al grado.<Non posso darti torno, se dovesse esserci la possibilità comunque sono informazioni utili in ogni caso. Anche nel caso di un ingresso in due potrebbe tornarci utile.> Riguardo al stare in silenzio sorride quasi beffardo.<Sono un maestro in questo non temere.> Potrebbe dover esser costretto a sfoggiare la sua incredibile varietà di espressioni facciali tra il torvo, il sospetto ed il guardingo, con o senza mascella tesa, insomma dovrà davvero concentrarsi molto per levarsi l'abitudine di guardare in cagnesco anche i cestini, giusto per evitare sospetti.<Telefono?> Per un attimo cade dalle nuvole, ci pensa su un secondo e arriva all'immagine di un telefono nella mente, non averne uno per un attimo gli aveva fatto dimenticarne l'esistenza, osservando la stessa reazione di Shinsei comunque prende una decisione semplice.<Me ne procurerò uno.> Finora comunque non sembrava essercene la necessità. Per il momento si limita ad osservare il biondo, sorpreso quasi dalla ragionevolezza, o più semplicemente l'obiettivo finale gli preme a tal punto da soffocare parte del carattere focoso.<Dato che al biondo va bene, siamo d'accordo su questo. entreremo noi due.> Mentre finisce la frase gli occhi tornano su Saigo.<Il piano alla fine è semplice, sono gli eventuali Piano alternativi il problema.> Alza le spalle e osserva Shinsei far per allontanarsi, lo saluta con un cenno ed annuisce all'ultima affermazione, andrà a cercarlo sicuramente entro qualche giorno. Ora l'attenzione rimbalza nuovamente sulla donna, la voce ora prende colore, segno che la concentrazione si è focalizzata sull'argomento.<Dunque è appurato che dovrò parlare il meno possibile. C'è qualcosa che dovrei conoscere in anticipo riguardo a questi laboratori? > Ha sempre sentito un leggero fastidio a guardare quella struttura. Si rialza andando a salutare Shinsei, senza aggiungere effettivamente altro in merito, infondo ha concordato con il piano e per le informazioni, beh ha già detto che ci proverà. Tace quindi limitandosi ad annuire alla questione telefono, lei questi vecchi dentro che rifiutano la tecnologia continuerà a non capirli. Si limiterebbe quindi a salutare con un cenno del capo prima di stiracchiarsi ed osservare Matono <ho fame> ammette semplicemente andando poi a dare un’occhiata alle pizze. Poi al ragazzo. No non lo inviterà. Presa quindi questa decisione nell’intimo della sua coscienza scuote appena il capo <non c’è nulla di eclatante che io sappia, si conducono esperimenti, penso sia lì che chi vuole può sottoporsi all’impianto genetico delle innate e spesso collaborano per autopsie più complicate. Insomma non penso ci siano davvero dei mostri o dei pericoli ma è meglio essere pessimisti in questi casi> ammette ancora una volta <appena avrai un numero di telefono fammelo avere così che possa comunicare più agilmente con te, intanto come detto cercherò delle informazioni> osserva quindi le pizze surgelate e poi nuovamente il ragazzo <beh mi porti a cena o ci separiamo qui?> insomma le necessità dopo quella birra si fanno sentire. O l’accompagnerà in qualche locale della zona o si limiterà ad abbandonarlo come se nulla fosse. Sta soffocando ogni dubbio, ogni tristezza ed ogni timore nell’averli così vicini, non riesce più a fare altri discorsi profondi, sa da sola che se provasse ora crollerebbe <grazie comunque> quasi lo borbotta, rendendolo non incomprensibile ma ci andiamo molto vicino, mentre parla nemmeno lo guarda in faccia, distoglie ora lo sguardo. Haru, Fuji, Nene tutti scomparsi, l’unico rimastole è Nobu e spesso si trova a domandarsi per quanto ancora sarà così, tra quanto si stuferà e l’abbandonerà pure lui, al momento pilastro portante di quella finta stabilità emotiva che vive ogni giorno e crolla ogni notte, resiste in gran parte perché sa che lui è in fondo al corridoio con poldo, pronto a sostenerla con il suo silenzio. L’uno la stampella dell’altro. Ora invece è in presenza di qualcuno che si è introdotto quasi violentemente nella sua mente e nel suo cuoricino che nega l’esistenza dell’amicizia, legandosi quasi inconsciamente a quei due che potrebbero davvero trascinarla sul fondo di un baratro profondo. Non dirà comunque altro in merito, se Matono l’accompagnerà a cena andrà con lui, si rimpinzerà per bene e poi scapperà senza pagare con la scusa del bagno altrimenti se ne andrà a casa sua a scaldarsi quella pizza nel forno e riempirsi di gelato[end] [Oasi Fronte lago] La prima replica di Saigo un pelo lo spiazza, la osserva per un attimo prima di levarsi l'espressione stupida e ragionarci coscientemente, poi la osserva ed osserva la pizza, dunque risulta maggiormente confuso giungendo alla conclusione che parlasse con se stessa, dunque lascia perdere la cosa e passa alla successiva replica di ella.<D'accordo, potrei dire che farò lo stesso ma non credo di avere conoscenze adatte a nulla di questo tipo.> A ripensarci conosce solo feccia e gente senza nome, magari andrà a fare un giro in qualche altro distretto, e magari di giorno. Saigo poi rende maggiormente palese la richiesta fatta poco prima, che Matono non era riuscito minimamente ad interpretare correttamente.<Oh> Fa un piccolo verso non identificabile prima di perdersi un paio di secondi in ragionamenti quali se ci possa essere una qualche trappola dietro questa richiesta, sembra quasi tornare a guardare in maniera sospettosa Saigo, prima di ridarsi un Tono ed affermare placidamente.<Spero davvero ci sia del thè. Sapevo che avrei dovuto portarlo con me.> Si rimprovera per essersi nuovamente fatto trovare impreparato su tale emergenza. Impegnato a prendersela con se stesso non riesce a carpire precisamente l'ultima affermazione di Saigo, si volta verso di lei, notando che non guarda in sua direzione.<Hai detto qualcosa?> Chiede sapendo che probabilmente non avrebbe ricevuto risposta, saigo sembrava essersi persa nei propri pensieri, dunque lascia perdere e conclude.<bene dove ?> In realtà al momento a parte la strada che va dalla sezione di Oto all'oasi non sa letteralmente sulla sezione della sabbia, dunque attende che la strada la prenda Saigo, fermo ancora al pensiero della possibilità di ritrovarsi senza teina nel sangue[END]