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con Sango, Shinsei

19:42 Sango:
  [Entrata Dojo Ishiba] La sera ormai sta per giungere, il sole ormai che cala le sue ultime forze al di la dei vulcani vicini - invero una notte che si rivela fresca li nei quartieri dei clan di Amegakure. Rivede il passato dentro quelle piccole e basse mura, il clan Ishiba che si ritrova al centro tra quello dei Seiun più interni, e quelli dei Kakuzu più vicini alle mura, di certo un clan strano, particolare, e celato nei suoi segreti. Anche la rossa giunge infine d'innanzi l'entrata del proprio clan indossando la divisa ufficiale della Shinsengumi - alias, un paio di aderenti pantaloni neri che fasciano le lunghe gambe, una camicia bianca il cui colletto sbuca fuori dal petto e dalla nera giacca chiusa e sagomata sul corpo. I capelli risultano un mare di sangue lasciato libero eppur coperti in parte da quel capellino con visiera indossato per via del sole, e infine puntata sul petto una spilla con un singolo kanji , "giustizia". I tacchi risuonano moderni, di vesti che non sente addosso come proprie, eppure necessarie durante il proprio turno di guardia all'interno delle mura. Ma adesso non necessita di falsi sorrisi e falsi saluti, non necessita di nulla se non il silenzio, lo sguardo azzurro che si sofferma su coloro che fanno da guardia all'entrata dello stesso clan < buona sera > no, non ha bisogno di presentazioni, specialmente con quella divisa che calza. Il dojo Ishiba riprende molto della vecchia era, si tratta infatti di un agglomerato di casupole in stile nipponico tradizionale, coi tetti bassi e spioventi di un blu intenso , tranne per l'edificio centrale che si rifà di un tempio antico luogo di culto per i kami. Al centro dello stesso , proprio davanti l'entrata principale,cresce una piccola foresta circondata da laghetti pregni di fiori di loto e ninfee. Il profumo dei fiori e della calma circonda il loco, eppur lo sguardo di dispezzo che lancia sarà solo per la casa principale, quella del capo clan. I passi invero inizierebbero a virare verso sinistra, verso il lato più lontano ove stanno le case meno belle, in gentile concessione donatale dopo aver diviso l'intero clan dieci anni prima. Ah si, e di aver dato il proprio corpo pur di evitare un'altra guerra, ma la propria vendetta giungerà senza dubbio, con calma. [divisa shinsengumi]

20:08 Shinsei:
  [Dojo Ishiba] Inspira l’aria del posto con respiri lenti e calcolati. Nonostante non piova, l’umidità la sente riempirgli i polmoni, come se l’atmosfera stessa fosse costantemente in allerta, pronta ad abbracciare col mantello della pioggia i figli del paese della pioggia. Tanto è il sangue versato da quella terra, eppure limpida resta la volontà di chi la abita. Inarrestabile. È immerso in chissà quali pensieri, Shinsei, quando in lontananza ode la voce di Sango. Eppur non muove un muscolo per dirigersi verso di lei, perché è lei ad avvicinarsi. È da un po' che la aspetta, a dire il vero. È bastato fare il suo nome, per ottenere le indicazioni su dove l’avrebbe trovata. E lì, in silenzio, ha atteso. Il rumore di quei tacchi non può far altro che direzionare la mente del biondo sulla figura della rossa, che ancora non vede. È un suono inatteso in effetti, non glie li ha mai visti portare. A dire il vero non l’ha mai vista con vestiti diversi dai kimono con la quale ormai è abituato a vederla. Deve essere la serata delle particolarità. Giungendo nel luogo da lei desiderato, Sango potrà notare la figura dell’uomo seduta su uno dei bassi muretti che cingono le abitazioni. Gamba sinistra poggiata sul muretto, gamba destra lasciata penzoloni. Gomito sinistro appoggiato sull’omonimo ginocchio piegato, volto affilato, dall’espressione austera, che si volterà verso di lei, sguardo oscuro, costantemente alla ricerca di qualcosa, mai sazio, come un buco nero, che la cerca. Eppur nulla se non i draghi d’inchiostro nero a decorare i fianchi del cranio e i capelli biondi raccolti in una treccia stranamente ordinata, lascerebbero pensare che si tratti del biondo. Indossa infatti un chimono. I colori sono quelli dell’acqua. Le falde della parte superiore del chimono si chiudono sul petto lasciando una profonda V aprirsi fino al plesso solare – lasciando quindi libera un’ampia porzione di quello che è il petto di un taijutser – e si infilano nell’Hakama, il pantalone a pieghe color blu oceanico tanto ampio da sembrare una gonna. Alla vita il Datejime, la cintura semirigida, ampia, quasi un palmo, d’un colore intermedio tra l’azzurro pallido della parte superiore del chimono e il blu profondo della parte inferiore. Sopra a tutto, ad aggiungere il tocco finale di eleganza, l’Haori. Soprabito di stoffa morbida, d’un blu quasi nero, decorato con draghi che paiono ergersi dal fondo marino verso la superficie, sulle spalle, ideale prosecuzione dei tatuaggi che lo decorano sul cranio. Non parla subito, Shinsei, quasi avesse compreso la necessità dell’altra di silenzio. O più egoisticamente, godendosi con quello sguardo profondo ogni reazione possa carpire. Non esiterebbe, dal canto suo, a stendere le labbra sottili in un sorriso che, su quel volto affilato, ha l’aria d’un ghigno, ampliando lo sguardo sulla figura di Sango in toto, <che strano vederti vestita così> le sorride, ironicamente rivolto anche a se stesso. Non sfugge quel kanji appuntato sul petto. Con un agile balzo si porterebbe presto al suo livello. <Te l’avevo promesso.> Le ricorda. L’avrebbe cercata, e si sarebbe presentato in un vestiario più adatto ai gusti di lei. [ Vestiario: https://i.ibb.co/pQ47J8Z/kimono.png senza gli accessori]

20:25 Sango:
  [Dojo Ishiba] Di certo potrebbe dire tutto, ma non che s'accorga immediatamente che il biondo sia quel biondo da lei già conosciuto. I passi ormai la portano sempre più vicina alla propria casa e di conseguenza anche a colui che sosta su quel muretto basso, lo sguardo reso scuro dalla visiera ancora tenuta sul viso - eppur senza davvero dimenticarsi del mondo esterno, ne di movimenti, tantomeno di abitanti seppur sia alquanto tranquilla e senza paura, non li dentro. Quell'uomo verso cui si dirige potrebbe tranquillamente passare per uno di loro, nota con un vago interesse la veste raffinata che indossa, seppur non alzandosi mai davvero sul viso per vederlo, per non farsi vedere a propria volta ma qualcosa alla fine la porterà a fermare il proprio profilo proprio davanti i suoi occhi. Il petto che respira piano sotto la giacca ancora chiusa, lo sguardo fisso davanti a se ma i sensi tutti rivolti all'Uchiha. La sua stessa voce che porterà il visino a sollevarsi, lo sguardo nascere dall'oscurità stesso insieme ad un breve sorriso una volta incontrato lo sguardo altrui. Ricorda bene quella voce, quei capelli e quei tatuaggi particolari, eppure vederlo vestito in quel modo la mette in una strana posizione. Per una volta beccata con qualcosa di non particolare come i propri kimoni, e lo sguardo ovviamente si ritrova a scender sulle sue spalle, sul petto lasciato un poco in propria vista. Qualche attimo di intensità prima di tornare al viso, non può che apprezzare quella visione di bellezza < immaginavo potessero starti bene > allude ovviamente al suo vestiario , lo sta letteralmente squadrando da capo a piedi < eppure non pensavo così tanto > un complimento lasciato tra le righe del proprio dire, per infine volgersi completamente alla sua figura, più alta del solito per via delle scarpe indossate < per essere un agente scelto necessito di camminare in divisa > non una divisa qualunque, una divisa acclamata, adorata, di coloro che non sono altro che il braccio armato del governo - e che magari nei bassi fondi verranno solo additati come i cani del governo. Non andrà ad accorciare le distanze, quanto più volgersi alla casa vicina - una struttura relativamente bassa che si espande più in larghezza che altezza di un singolo piano. Tutte le mura sono circondate da quella bassa passerella in legno , le porte paiono sottili e fragili, ma tutto è ancora celato < vieni > un ennesimo invito il proprio, per salire le basse scale ce la condurranno all'entrata principale, per poi aprir la prima porta esterna. Il primo spazio non sarà che l'anti camera, li ove andrà a togliere le scarpe per sostituirle con un paio di sandali bassi casalinghi - indicando anche al giovane biondo di cambiarsi anche lui, almeno le scarpe. < se avessi saputo che saresti venuto avrei fatto prima > il ritorno è stato preso con estrema calma, senza fretta alcuna. Farà lei da Cicerone , trasportandolo adesso all'interno della propria casa. Questa si presenta ampia, ariosa e abbastanza luminosa. Il salone principale è formato principalmente da mobilio basso e scuro, pochi addobbi, rare fotografie di un uomo coi capelli bianchi e di una ragazza coi capelli neri. Di fiori di carta e di farfalle rosse che si cimentano in piccole zone per dare bellezza, ma non v'è altro, quasi non ci vivesse alcuno . Lo lascerà entrare, far come desidera, prender posto sui cuscini attorno al tavolo se volesse, oppure avvicinarsi al cuore della casa, li ove le porte in tela scorrevole son aperte e mostrano un piccolo giardino interno e celato ad altri occhi. < vuoi qualcosa da bere?> le dita che prendono il cappello per porlo nello spazio vicino, le stesse dita che sciolgono i bottoni della giacca per mostrare la camicia . Sebbene sia molto curiosa della motivazione per cui egli si trova li, andrebbe semplicemente ad attendere le sue parole, seminando i propri vestiti all'interno di quella piccola magione personale.

20:47 Shinsei:
  [Dojo Ishiba] La osserva. Non sembra vergognarsi delle reazioni che suscita, ma china leggermente il capo in avanti, sempre con un gesto posato e controllato, in segno di ringraziamento <Me l’ha detto anche la tizia che me l’ha confezionato> che sarebbe una sarta, ma lasciamo stare <ma di lei non mi fido.> ci voleva il parere di qualcun altro. Di colpo quel ghigno sul volto s’allarga portando a snudare la dentatura. <Vedessi che faccia schifata ha fatto quando ha visto com’ero vestito quando sono entrato> Che è più o meno quella che fanno tutti quando lo vedono vestito con abiti meno eleganti di un kimono. Un freak. Uno che deve vivere ai margini della società, uno sbandato. È questo che è agli occhi dei più. Ma non agli occhi di Sango, che adesso ha davanti agli occhi una figura ben diversa rispetto all’uomo che ha visto infrangersi sotto la pioggia. Adesso rappresenta meglio ciò che lei ha visto nella sua anima. Quel potenziale nascosto. Lo sguardo oscuro s’assottiglia per un istante quando lei gli conferma che quella che ha in dosso a coprirle le curve è una divisa, è qualcosa che annota mentalmente senza ancora parlare. La segue quando lei lo invita. La segue rispettando il silenzio di lei, mentre lo sguardo memorizza percorsi e si ambienta in quel posto diverso. Quando lei le apre casa, senza pensarci, in maniera completamente inconscia, le labbra mormorano un <permesso> quasi impercettibile. Che viene mascherato subito dietro un colpo di tosse, quasi avesse capito prima ancora di dirlo che è inutile chiedere permesso se sei stato invitato. Come se avesse dei paletti mentali che non riesce a ignorare. La imita, togliendo le calzature e rimanendo con dei sottili calzetti bianchi. Segue le usanze della padrona di cassa. <Non ti preoccupare. Non mi dispiace aspettare.> Minimizza senza guardarla, mentre lo sguardo spazia tra le architetture della casa, mobili, decorazioni, e d’un tratto, sempre con lo sguardo, corre verso il giardino, come un attrazione fisica verso l’esterno, ma non segue il suo istinto, si muove con passi lenti, come se avesse paura di rompere qualcosa, probabilmente, se non deve chinarsi per entrare nelle stanze, poco ci manca. Eppur tenterebbe di avvicinarsi alla foto. La mano ruvida ma affusolata si stende fino a toccare con l’indice il volto della ragazza dai capelli scuri. Quando arriva la domanda di sango quasi si ritrae <Qualcosa di analcolico, magari del thè?> Chiede. Dovrebbe saperlo anche lei che ridurre i freni inibitori per lui adesso è ancora un azzardo. Perdere il controllo e cedere agli istinti è qualcosa che non può più permettersi di fare, tra persone civili. Tornerebbe poi sulla foto, allungando la mano per tentare, questa volta, di sollevarla dal mobile ed avvicinarla al viso. Passa quello sguardo oscuro e bramoso sulle due figure. Perdendosi per lunghi attimi nell’ipotizzare chi possano essere. <Non sapevo fossi della Shinsegumi.> Commenta. Sta aggiungendo tasselli sulla rossa <Ho incontrato una decina di tuoi colleghi durante le mie ricerche.> Lei sa a chi erano mirate quelle ricerche. Ma il biondo lascia questa affermazione li nella stanza con una certa noncuranza.

21:06 Sango:
  [Dojo Ishiba] Ascolta quel dire, sebbene abbia fatto un ottimo lavoro con quella stoffa non può che puntualizzare < la prossima volta rivolgiti direttamente ad Amegakure, c'è una sarta degli Ishiba che lavora in centro > e darebbe anche indicazioni sul dove trovarla, sempre che egli si trovi davvero a proprio agio con vesti simili rispetto alle proprie solite, di certo differenti anche nella possibilità di movimenti e anche d'atteggiamento. Sembra perfino meno aggressivo del solito, meno..animalesco. Non che l'abbia giudicato, il solo essere un Uchiha le permette di sorpassare i normali istinti vuoti di un clan il cui senso di bellezza nel tempo s'è recluso al solo bello da vedere, in favore di qualcosa di più profondo, ove la ricerca di bellezza si rende tale solo nella ricerca di una fiamma. Avanza dunque all'interno della propria abitazione, seppur non perdendo davvero il biondo di vista, nel suo modo di fare impetuoso nel poter andare tranquillamente nel piccolo giardino interno, al prendere la foto dei visi sorridenti delle due persone. Un lieve sospiro viene trattenuto ripensando a coloro che non sono li, lo sguardo che si assottiglia lievemente quasi infastidita, eppur l'Uchiha avrà modo e tempo di poter ficcare il naso li dentro - non che ci sia davvero qualcosa di particolare oltre quelle foto, non ha collezionato nulla nella propria vita, se non si pensa ad un fuuda nascosto nella stessa casa. Le nuvole di sangue sono ancora vive, l'ultima cappa dell' Akatsuki vive ancora nella propria morte. Un dualismo che si porta ancora dentro. < tè sia > sospira semplicemente andando verso la cucina, mettendo l'acqua e bollitore sulla fiamma, e prendendo qualcos'altro per se. Il vassoio che viene composto sebbene non del tutto < lei è mia ... figlia. O almeno, lei mi considera una madre > vi è del dubbio che si interseca nella voce, nella lingua che la ritrae da ruolo di madre. Non ne ha la stoffa ne la natura per potersi occupare di qualcun altro a tempo pieno, anzi. Seppur taccia su colui che accompagna quella giovane ragazza, stringe i denti oltre la mascella, proseguendo invece verso una stanza lontana e difatti lasciandolo solo improvvisamente. Ne riemergerà dopo qualche minuto, abbandonando le rigide vesti della Shinsengumi per qualcosa di più morbido, un kimono pallido come il cielo durante l'alba, bianco e azzurro allo stesso tempo. La stoffa che non scivola rigida anzi, scivola con morbidezza lungo il corpo formoso fino a metà coscia, e con le maniche lunghe fino ai polsi. I capelli rossi raccolti in una morbida treccia sulla spalla destra < ne faccio parte sebbene .. per farne parte mi hanno quasi decapitata pubblicamente > sarebbe potuta morire quel giorno, eppure non è accaduto, anzi! < come stanno procedendo? E.. > preoccupazione < specificamente , chi hai incontrato come miei colleghi?> lo sguardo che lampeggia lievemente, prendendo il proprio posto alla volta della cucina, di nuovo. Presa l'acqua calda, un paio di tazze e svariati tè non in bustina - sakè compreso per se stessa e perchè no, anche per l'Uchiha - per portarli al tavolino basso davanti la porta aperta che da sul giardino. Poggia elegante il tutto su quel tavolo, per poggiar anche le proprie gambe sui cuscini . Cerca di mantenersi calma, eppur qualcosa la innervosisce, lo sguardo azzurro che si farà insistente. Sa bene come funzioni dentro la shinsengumi tra loro giovani leve. E non è tutto oro ciò che luccica.

21:34 Shinsei:
 Tiene lo sguardo su quella foto che ha tra le mani mentre l’altra lo consiglia sulla sarta da scegliere, annuisce mormorando un <mh> un po' distratto. Annuisce tuttavia con il capo. Sono consigli da seguire, quelli dell’Ishiba, ormai l’ha capito. Quando l’altra invece si sofferma a spiegare la foto che il biondo ha in mano, lo sguardo nero si poggia su di lei, cercandola, e nel sentire quella frase, la curiosità si dipinge sul volto. Schiude le labbra, quasi a chiedere, ma s’accorge immediatamente di aver causato disagio, la osserva serrare la mascella e dileguarsi. Deglutisce, poggiando quella foto con la massima delicatezza possibile, ma con fretta, come se scottasse. Non avrebbe dovuto ficcare il naso. Si limita a spostarsi con lentezza e compostezza, quasi come fosse circondato dal cristallo, attento a non rompere niente, fino a trovarsi vicino al tavolino. E li si ferma e aspetta quel tanto che basta a sentire di nuovo la figura della rossa frusciare nei dintorni. Di fretta schiude le labbra mentre si volta <Sango mi…> la voce si secca come evaporata. Quando visualizza la figura della giovane Ishiba in abiti…drasticamente piu comodi. Lo sguardo oscuro l’assorbe e per un attimo brilla d’un bagliore rosso, quasi riflesso dei capelli di lei, richiamo incontrollabile che supera le restrizioni della coscienza per arrivare a lei, niente di più che uno sguardo <d…dispiace> quasi incerto, mentre tenta di riprendere il controllo distogliendo lo sguardo <Non avrei dovuto ficcare il naso.> serio, ma non la guarda, pianta piuttosto lo sguardo su ciò che lei ha portato, per poi accomodarsi, come lei al tavolino, li di fianco, su uno dei cuscini. Tira un profondo respiro, tornando con lo sguardo nero su di lei, nei suoi occhi. Di nuovo curiosità <Ti hanno catturata?> Deve dedurne questo dai suoi discorsi, eppure manca un tassello, perché avrebbero dovuto volere nelle loro fila un’ex condannata a morte. È curioso, si vede dallo sguardo che sforza di tenere nel suo e non altrove. Almeno per qualche momento, per poi distoglierlo e concentrarsi sul tè fornito da lei, se ne versa un po' in una tazza. <Non lo so, ammette, non ha avuto modo di conoscerli così a fondo, erano tutti insieme, in un karaoke. La maggior parte di loro non si è accorta di niente. Solo con uno ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere> Racconta con tranquillità ma lo sguardo fisso sul tè. <Credo fosse stanco> è la prima caratteristica che ricorda di Nobu quella sera. Sposta lo sguardo su di lei, sul suo volto. Ne legge l’insistenza, le dona un lieve sorriso <Non ti preoccupare. È andata bene.> Commenta <era un tipo apposto, capelli neri, occhi di ghiaccio, un bel ragazzone> Non ha altro modo per descriverlo.

22:10 Sango:
  [Dojo Ishiba] Avrà modo di poter passare quei secondi nella solitudine, per evitar che il dolore e il dubbio possano tornare, e riprender dunque il proprio esistere tranquillamente. Inutile aver dubbi adesso, non quando non si ritrova nemmeno sola per potervi rimuginare. Nota quello stesso sguardo d'un rosso violento, ne rivede quelle sfumature che potrebbe ricondurre a qualcosa di simili al desiderio, o alla possessione < non preoccuparti > non è di certo colpa altrui se quel rapporto ha avuto un distacco definitivo < non sono stata in grado d'esser una madre in nessun attimo della mia vita, ne di amarla come avrei dovuto fare > le mani che scivolano lente verso la teiera sollevandola con calma , i polsi che si snudano fuori dalla veste dolcemente per riempire la tazzina altrui di acqua calda < sono un essere principalmente egoista > sorride posando la teiera al suo posto per allargare la destra verso l'esterno, verso il silenzio, verso la solitudine < e i rapporti umani sono.. complessi > perfino per lei quei rapporti umani rimangono ancora celati da un velo che rende il proprio sguardo bieco, distorto, fatto di ossessione e possessione. D'amore non ricorda nulla, seppur anche qualcuno come lei ha avuto modo di provarne - sempre a proprio modo, con odio e rabbia annesse a doppio filo. < secondo te mi farei mai catturare quando non c'è riuscita un intera allenza?> solleva quel sopracciglio voltandosi al suo viso, vicino invero dato che ha preso posto al proprio fianco, decisamente più rilassata adesso . Gli occhi che si soffermano sul suo stesso profilo in quello stesso momento , qualche secondo di puro silenzio prima di parlare < sono andata ad affrontarli in pubblica piazza > fuori di testa o genio? Beh, di certo sentirsi trapassare una gamba con una lama, venir denigrata e tutto non ha aiutato la propria mente, ma ciò le ha permesso di rimaner viva , anzi, d'entrar lei stessa a far parte di quella specie di squadra d'elite . Ascolta dunque il racconto, accoglie le informazioni e qualcosa potrebbe davvero ricondurla a Nobu < bene, son.. contenta > che non sia andata male e che non gli abbiano modificato la memoria.. o magari lo hanno già fatto? < quindi Shinsei > carezza quel nome tra le rosse labbra, versandosi un pò di sakè su una tazzina molto bassa in legno, larga abbastanza e quasi piatta . Ne beve un sorso , si inebria le labbra del freddo liquido , lo stesso che brucerà lievemente il palato, l'esofago < sei venuto da me adesso > su questo non ci piove, son li insieme. Le azzurre tornano alla ricerca di quelle oscure < sei riuscito a trovare Rasetsu?> curiosa anche lei di sapere a che punto sia della sua stessa ricerca < ti consiglierei del sakè... mi sembri un pò troppo..> troppo? I denti mordicchiano lievemente il labbro inferiore < rigido > come un animale che attraversa la zona di un altro animale, che resta sulla tensione , sul chi va là. Che si rilassi, almeno in quel momento non avrà nulla di cui temere. Forse..

22:42 Shinsei:
 La ascolta, e la osserva, ma questa volta di profilo, poggiando su di lei la coda dell’occhio. Assottiglia quello sguardo, quando la sente parlare dell’altra persona. C’è una sola sensazione che gli rimane in testa: quello è un capitolo doloroso della storia della rossa, come ne ha ascoltati tanti altri dalle sue vive labbra. Sarà lei a decidere se continuare a parlarne o meno. Le lascia libertà come è stato sotto la pioggia, quando si sono condivisi. Ha scelto lei di raccontarsi. <è vero> è egoista. L’hanno già chiarito questo punto, quando lei ha ammesso di averlo aiutato per avere la possibilità di avere vicino a lei qualcuno di simile, per l’egoismo di non voler restare sola. E lui l’ha accettato, quell’aiuto, con eguale egoismo. Accetta dunque quella caratteristica della rossa. Per poi osservarla versargli del tè. Sguardo nero, oscuro e rovente che si ferma su quei polsi e sulla loro candida pelle, ma non solo, su quelle mani affusolate ed eleganti, per tanti versi l’opposto delle sue. Deglutisce forte <cazzo se sono complessi> commenta, espirando forte col naso. Per fortuna è lei a distogliere l’attenzione del biondo da macchinazioni e pensieri tutt’altro che edificanti. Lo sguardo saetta di nuovo sul volto liscio di lei. Ascolta la sua storia e di nuovo le labbra si piegano in un ghigno. Scuote il capo, divertito <decisamente no> non si farebbe mai catturare. Commenta afferrando la tazza con la mano sinistra. La stringe. Ogni azione, ogni sguardo, è pieno di una brama rovente, come se d’avvero il massimo della sua soddisfazione dipendesse da ciò che tocca, da ciò che guarda, da ciò che assaggia. Uno sguardo sempre austero ma perennemente in cerca. La porta alle labbra sottili, appoggiate con insospettabile delicatezza sulla porcellana. Beve un sorso, mentre ascolta <E cosa è successo poi? Da nemica di questo…> ci riflette, mentre sposta quello sguardo su di lei, abbassando la tazzina <mondo, sei diventata una sua guardiana o… c’è di più> pronuncia quelle tre ultime parole con sinuosa curiosità. Che ci sia di più l’ha suggerito lei stessa. Potrebbe mai una persona così egoista dedicarsi alla protezione altrui con tutta se stessa? Si sofferma sui dettagli, con lo sguardo lento e pesante che passa da quella treccia rossa alla punta del naso, alle labbra di lei. È una storia avvincente a ben pensarci. Eppure è il suo turno di fare domande, e le ascolta ben disposto. Seppur con la medesima espressione sul viso. Quel nome pronunciato a mo’ di carezza fa strisciare i draghi che gli decorano il cranio, a causa dei muscoli della mascella che s’irrigidiscono. Teso si, ma non dal disagio o dal rimorso come lei con la foto di prima, è… diverso. Lo sguardo s’assottiglia di nuovo su di lei <Si.> è li, conferma. <Si.> conferma anche sulla domanda su Rasetsu. Abbassa lo sguardo sul tè, ma sono quelle iridi coloro oceano a cercarlo stavolta. E lui non si nega. Solleva il volto affilato e porta lo sguardo oscuro e pesante, divoratore, dal collo al mento alle labbra fino agli occhi di lei. Ascolta quella richiesta lasciandole percepire quella brama continua, insaziabile trasmessa unicamente da quello sguardo <è una bevanda particolare da voler condividere, il sakè…> commenta piano, ma la rossa lo sa. <e sia…> allunga lesto la mano, per porgerle il bicchierino, in attesa che, come da educazione, sia lei a fare gli onori di casa e riempirlo di ciò che desidera. Attenderebbe che lei fosse nel bel mezzo dell’operazione per mormorare semplicemente <Mi ha chiesto se avevi ancora la bocca piena di lui> Chi? Rasetsu, ovvio, chi si permetterebbe mai tale sconcezza. S'assottiglia lo sguardo sull'esspressione di lei, come sempre, interessato alle reazioni.

23:05 Sango:
  [Dojo Ishiba] Per qualche attimo quello stesso sguardo sfugge alle proprie iridi, il viso nascosto nelle sue emozioni a guardare il tavolino - no, non penserà che siano i polsi, le proprie mani, penserà a qualcosa di differente. Che si senta ancora in colpa per quel che ha fatto? Ma tace, ha già messo lei il punto su quella storia, non andrà adesso a raccontar di più, non quando la serata dovrebbe puntare ad altro , a lui invero e alla sua di strada. La propria storia farà solo da contorno in quei silenzi, seppur pregni di parole non dette. < stai bene?> oh la domanda nasce spontanea nel vederlo quasi perso in quello sguardo. Solleva il sopracciglio, il viso che assume quell'espressione di severità, come quello d'una madre < non dire mai parolacce in mia presenza > tagliente, quasi fredda nel proprio rimprovero. Non avrebbe ammesso un comportamento come quello nella propria casa, tantomeno con lei vicina . E' normale che quelle domande vengano fuori, le lascerà vagare nel loro piccolo nindo, occluse al mondo, protette dai loro corpi e da quella casa < farei di tutto per Ame > solo quel villaggio, del resto non potrebbe interessargli molto, anzi. Le labbra che si uniscono di nuovo al bicchierino in legno e al suo liquido, le gote che assumono una deliziosa sfumatura rosa delicata < non sono stata in grado di proteggerla un tempo quando avrei dovuto > lo stesso sguardo che si mantiene così basso, quasi ..imbarazzato? No, vi è quel pizzico di vergogna nell'ammetter i propri mali, le proprie debolezze a voce così alta, sebbene adesso non sia che un caldo sussurro. Non sente la necessità di parlare ad alta voce, ma di render il tutto ancora più intimo, solo per loro. < eppure.. > si, c'è qualcosa di più, lo stesso sguardo che torna a brillare, che ne ricerca le iridi scure < qualcosa ancora mi sfugge > un sibilo, ancor più basso, quasi con la paura d'esser scoperta a pronunciare parole del genere. Ma cosa le sfugga ancora non verrà detto, vi sarebbe troppo in ballo prima di poter anche solo porre quei pensieri ad alta voce. Vira il discorso ad altro, a quella sua ricerca di Rasetsu, ma anche a quel suo esser tanto rigido, pronto al combattimento, perlomeno i propri occhi vedono ciò nel suo corpo. Ne percepisce lo sguardo pesante sulla pelle, la stessa che rabbrividisce senza comprenderne davvero la motivazione, sentendosi quasi come cibo per qualche bestia, una in questo caso. Lui. < si.. > lo è, molto particolare < ..alleanze, amori, sposalizi, fratellanze > ci sono un sacco di motivazioni per condividere una bevanda del genere, seppur il proprio pensiero è quello di aiutarlo a sciogliersi, non a qualcosa in particolare invero. Andrebbe a sollevare di nuovo le mani verso la bottiglietta panciuta, replicando il gesto precedente con il tè. Le sottili dita a sorregger piano quella bottiglietta, inclina i polsi e le braccia per riempirla..eppure ciò che egli le dice andrà a darle uno scossone violento facendo versare ben più di qualche goccia sul tavolino, rompendo quel momento in un attimo . Il tavolo andrebbe ad impregnarsi dello stesso alcolico < COSA? > la voce che assume una nota quasi isterica, il rosso violento che tinge le gote , lo sguardo più largo e allarmato a sentirlo parlare in quel modo così sconcio! < è stato tanto tempo fa > si sta ovviamente scusando di qualcosa , qualsiasi cosa, nel panico < un errore di una sola notte > si beh, ma la frittata adesso è stata fatta e lui ne è a conoscenza < lo ammazzo quel rosso > si, un giorno qualcuno l'avrebbe ammazzato . < perdonami, torno subito > sospira cercando davvero di fuggire da quella conversazione, saltando su come una molla sul tatami per portarsi in direzione cucina . Tornerebbe poco dopo con alcuni panni nelle mani, in modo da poter pulire < spero che ti abbia detto qualcosa di più oltre.. questo > il rosso ancora non è svanito dal viso, l'imbarazzo è palpabile < non sa nemmeno come si parla ad una donna > borbotta a mezza voce, intenta adesso a pulire ciò che ha versato. Dannazione.

23:36 Shinsei:
 Ovviamente è la domanda da lei proferita con quella noncuranza e limpidezza a far distogliere lo sguardo dalla sua carne candida per riportarlo su di lei <Si> annuisce, e le regala un sorriso affilato. Sorriso che muore con la successiva frase da lei proferita, d’istinto infila il labbro inferiore tra i denti, mentre un impercettibile color rosato gli tinge le gote affilate <hai ragione, è stato scortese> è faticoso contenersi. Ma deve farlo, è a casa di lei. È ancora una volta il prosieguo della sua storia con la Shinsegumi ad attrarre l’attenzione feroce e ingorda del biondo nei confronti della rossa. E di nuovo lo sguardo che si tinge di curiosità. Annuisce. Quella parte della storia l’ha già sentita, la prima volta che si sono incontrate la osserva. Qualcosa le sfugge, e di conseguenza quel puzzle resta incompleto, ma forse è anche giusto che sia così <C’è tanto di più in te di una Shinsegumi. Sango> contribuisce anche lui a quel gioco di carezze, poggiandosi quel nome sulle labbra per chiamarla a se, attirandone l’attenzione come il buco nero dei suoi occhi esige <ne verrai a capo.> è un mormorio anche il suo, adeguato al livello vocale di lei. È qualcosa che le dedica. È una sentenza. È quello che lui s’aspetta da lei, quasi a esigerlo. Si vede che tanto dell’incrollabile volontà della rossa passa per questo. E lui la vuole veder bruciare nella sua fiamma tanto quanto lei vuole lo stesso per lui. Animali spinti da bramosie personali tanto grandi da bruciare il mondo. E quella bramosia, quella del biondo, ora è a lei. E se lei può leggerlo in quegli occhi, e sentirsene l’oggetto privilegiato, potrà anche capire come sia l’inconscio del biondo ad essere racchiuso e visibile solo dagli occhi. E che il sakè è il martello che può rompere quel lucchetto. <Si> mormora. Concordando sul sakè. E quando si tratta di assaggiare la reazione di lei alle parole di Rasetsu, la reazione è tale da dipingere stupore sul volto del biondo Uchiha. Un copioso fiotto di Sakè tracima dal bicchierino per inondare la mano di Shinsei e finire sul tavolo. Qualche goccia tuttavia segue il profilo del polso e s’infila nel chimono lungo l’avambraccio, sorride snudando i denti il biondo, osservando l’imbarazzo della rossa, non può fare a meno di seguirla con uno sguardo affamato, e con lo stesso accoglierla al ritorno con i panni, ma quando lei accenna a pulire, tenterebbe di allungare il braccio, per porre la mano solida su quella gentile di lei, per fermarla <Non ti preoccupare.> è ancora un mormorio solo per lei, è tranquillo. È un viso di chi non giudica, di chi non è interessato. <Aspetta…> se potesse, se lei lo consentisse, sfilerebbe i panni da sotto quella mano, lasciandola libera da quell’impiccio e procedendo lui a tamponare la zona di tavolo che tra l’altro dovrebbe essere più vicina proprio al biondo. <Ci ho stretto un patto. Esattamente come avevi previsto, mutuo aiuto.> commenta rapido, mentre lascia un attimo i panni, per portare le sue stesse dita alle labbra accarezzarne i polpastrelli ancora umidi di sakè con la lingua, solo per poter quindi afferrare il bicchierino, a questo punto strapieno <Ora beviamo> commenterebbe alzando leggermente il bicchierino verso di lei. Aspetterebbe qualche eventuale parola da parte sua a siglare il primo brindisi insieme, e, qualora non arrivasse, aspetterebbe lei per appoggiare il bicchierino sulle labbra e lasciar entrare in lui quel liquido dolce, freddo eppure rovente, come il fuoco che lo domina, come lo sguardo che dona alla rossa subito dopo. Come l’inferno.

23:58 Sango:
 Sicura che quelle parole non sarebbero più uscite dalle giovani labbra del biondo, non potrà che donare quel lievissimo sorriso tra le labbra, nulla di più se non quelle piccole parole sussurrate alla notte, pesanti, troppo potenti, nulla di più, seppur senta anche lei un brivido particolare alla bocca dello stomaco sentendosi chiamare in quel modo. Lo stesso sguardo pesante, presente, come un chiodo fisso , come occhi neri nella notte ad osservarla. V'è quel lieve filo di ansia perfino sotto la propria pelle, le vene che vibrano, il respiro poco più pesante non comprendendo appieno < un giorno.. voglio sapere Shinsei, e questa..queste domande mi torturano > un solo desiderio, il sapere . Ma cosa ancora non verrà detto, non quando sarebbe più pericoloso per tutti e due che per uno solo. Soffoca alcune parole tra le labbra, le stesse che s'aprono prima di richiudersi dolcemente, tenendo per se fili di pensieri a cui non si lascia andare. Sarebbe forse un errore farlo? Il sakè ormai versato, il braccio di lui e la mano impregnata dello stesso , con i panni che invece vengono tolti dalla stessa mano. Non si ritrae a quel contatto della mano, semplicemente ne segue il viso con un lieve imbarazzo. Avrebbe appeso a testa in giù lo stesso Kokketsu per poi tagliuzzarlo lentamente, chissà quanto ci mette uno come lui a morire. < perdonami , la tua veste > la stessa che probabilmente si sarebbe impregnata un pò dello stesso liquore. Se riuscisse sfilerebbe uno dei bianchi panni dalla mano altrui - solo dopo che egli l'abbia deliziata nel leccarsi le dita - lo stesso più pulito insomma e non ancora utilizzato, e questa volta cercando la sua mano bagnata. Tenterebbe di prenderla gentilmente nella propria, e se vi fosse riuscita tenterebbe di tamponarla delicatamente, provando a snudarne il polso per raggiunger quelle piccole gocce che si son infilate all'interno della stessa , probabilmente sugli avambracci stessi. Se vi fosse riuscita solo allora l'avrebbe liberato della propria presa < vi farò lavare la veste > è il minimo che può fare dopotutto. Eppur non ha dimenticato quel che ha detto su Rasetsu e il dubbio si tinge sulla fronte, un enorme punto interrogativo < cosa .. cosa ti ha chiesto ?> curiosa non può che chiedere, sapere cosa abbia dovuto dare il biondo per avere qualcosa per lui tanto importante . Non potrà fare poi molto, non potrà intromettersi, non quando può solo donare consigli . Ma egli rimane libero di sceglier cosa fare, di andarsene se solo volesse, di poter fuggire, di cercare aiuto altrove e non avrebbe mosso un dito per fermarlo. Avrebbe solo continuato a guardare da lontano. Le dita che andrebbero a stringere a propria volta il bicchierino sollevandolo verso di lui, un lieve cenno prima di sentire nuovamente il bruciore in fondo alla gola. Qualche goccia che scivola ai lati delle labbra, le stesse che verranno intercettate dalle proprie dita per assaporarle anche lei lentamente.. un gesto forse non pensato, forse si, eppur si becca in pieno quello sguardo che s'ha d'inferno, Lo stesso che le muove di nuovo le budella al centro, stringe lo stomaco quasi con dolore e ne mozza il respiro. Farebbe pure male, ma non vi si allontana < perchè sei venuto qui questa notte Shinsei?> ripete quel nome con leggerezza, un trillo nella voce che cerca di soffocare, seppur non pare esservi accusa in quel che dice, ma solo un intenso chiedere, un intenso desiderio di voler capire. Sono davvero tanto simili da attrarsi in quel modo?

00:38 Shinsei:
 Pesante si, lo sguardo, tanto quanto lo sente pesante lui, come una goccia d’acqua fredda a toccare il corpo in ogni punto in cui la rossa posa lo sguardo. Marchiato. Eppure è la voce melodica e carica di desiderio ad entrargli in testa. Non desiderio verso di lui. Desiderio verso il suo obbiettivo. E ancora quel nome pronunciato, accarezzato, con note particolari che si sforza di ignorare <Lo vedo> è affamata di qualcosa che non riesce a ottenere. <Ti vedo.> qualcosa di più intimo della semplice ovvietà fisica della questione. E ancora una volta è un tono che, come lo sguardo, è tremendamente consapevole di ciò che dice. E quello sguardo attrae a se le labbra di lei che si schiudono più volte. Facendo assaporare al biondo Uchiha il sapore dell’indicibile, di ciò che è troppo pesante, incerto oscuro da dire. Non la forza, son due fiamme l’una di fronte all’altra e la lascerà libera di aprirsi quanto vuole, non un millimetro in più. La lascia fare ovviamente, in quel gesto che ha del premuroso, ma non subito. Potrà notarla lei una reazione viva, immediata. Istintivamente il biondo fa quasi per ritrarre l’avambraccio dal tocco di Sango, come la prima volta, eppure qualcosa di ancestrale, primitivo, che supera ogni barriera ferma quel gesto e anzi, avvicina il braccio alla rossa, quasi a palesare la bramosia di volerne ancora. L’avambraccio nudo e allenato viene snudato e si tende come se i muscoli fossero corde, carne che guizza sotto la pelle, teso. Un brivido gli scorre in corpo. Lo sguardo all’inizio si sgrana, quasi dalla paura, ma poi, anche qui, qualcosa cambia, la paura si dissolve, e lo sguardo s’impregna di nuovo d’oscuro, sordido desiderio nel tornare a guardare quelle mani e questa volta continuare, in un’invisibile oscura carezza, fino a lei, a quegli occhi blu. <mh> un fremito delle labbra, niente di più, non le dice di non preoccuparsi, che non serve. È qualcosa che ha già dimenticato, che non conta più niente. Alla domanda dell’Ishiba è costretto a chiudere gli occhi lungamente, per poterle rispondere, ma quando li riapre nulla cambia. Si vede che il sakè sta facendo effetto. Che i freni inibitori faticano sempre di più a trattenere ciò che lo sguardo manifesta da tempo alla Rossa <Mi ha chiesto un Doku.> Freddo nella voce, rovente nello sguardo. Perché non ha interesse per ciò che sta dicendo, è interessato a ci che sta guardando. Attimi di silenzio in cui osserva quei gesti, se li gode come fossero per lui, anche se probabilmente non è vero. Quella domanda, illumina ancor di più d’oscuro desiderio. Mentre le labbra si schiudono, quasi dalla sorpresa. Perché? Perché ha la bocca secca e non riesce a parlare. No. Non è questo, c’è qualcosa in più. C’è qualcosa che lo frena dal rivelare il vero motivo per cui è li. Non per aggiornarla, non per chiederle consiglio, non per mostrarle che anche lui può vestirsi bene. Niente di tutto questo. Senza pensarci troppo tira un secondo sorso di sakè, svuotando il bicchierino e aspettando la vampata di calore giungere al cervello, l’ultima martellata, lo appoggerebbe quindi di fretta, per spingersi verso l’altra. Un gesto rapido, volto a bruciare la distanza con lei. In ginocchio, si fermerebbe a non più di venti centimetri da lei <sono qui…> un mormorio, niente di udibile se non a lei, ancora a lei, solo a lei. Alzerebbe una mano destra verso il viso di lei e, qualora lei lo consentisse, tenterebbe un tocco, tenendo il mento di lei tra l’indice e il pollice. Non una carezza convenzionale, ma comunque delicata, seppur lei potrà sentire, qualora lo avesse consentito, tutte le dita che compongono quel tocco fremere dal bisogno di stringere la pelle che toccherebbero. Furia animale trattenuta a stento, ma non dallo sguardo, che adesso si riempie di lei, beandosi di quella visione, di quel blu così intenso <…perché…> labbra sottili che s’avvicinano a quelle di lei <…lo desidero, Sango.> Lo confessa infine, quel profondo desiderio, accompagnato dal nome di lei, non accarezzato, ma bramato. Se lei non fi fosse ancora ritratta, affonderebbe leggermente le dita sulle guance di lei, indice medio anulare e mignolo da una parte, pollice dall’altra del volto delicato. Un tocco dalla temperatura rovente. Non normale. Non un tocco volto a farle male o a immobilizzarla in alcun modo. Non esiterebbe a tentare di tirarla a se, prendendosi ciò che più desidera, il contatto con quelle labbra che tanto hanno accarezzato il suo nome. Un bacio privo di educazione, di filtri, di sentimento. Pura, manifestazione fisica di profondo, insaziabile desiderio. Questo sarebbe il tentativo.

01:02 Sango:
 La vede, come lei vede lui, qualcosa che l'attrae e attira , simile nel proprio animo, di quella bestia che freme sotto catene pesanti e invisibili, vestita da bei modi e bei gesti, ma pur sempre un animale. Che quella sua natura sia ancora li infine? Che stia trovando di nuovo la via per ritornare al Senjutsu? Trattiene quei respiri dimenticando per un attimo quelle promesse, quegli scambi fatti, qualsiasi cosa che vola via eppur non si chiederà neppure il perchè. Ah com'è ingiusto il fato, i kami terribili esseri nel metter sulla propria strada animi simili. Solo per vederla crollare, solo per vedere tutto distruggersi, lei compresa. Il tocco avviene prima al suo polso, ne sente il fare restio, il desiderio di trarsi via da se - e l'avrebbe lasciato andare, non avrebbe insistito così come la prima volta che l'ha avveduto. Un'animale spaventato, un animale in grado di fare male - eppure dopo qualche attimo avrà modo di vedere il suo stesso braccio. Nulla di più, mentre la mano sinistra lo reggerebbe delicata, la destra con il panno procederebbe con l'asciugarlo con calma. La differenza visibilissima, le proprie mani intonse se non per lievi cicatrici, delicate anche le braccia, il corpo flessuoso e morbido, in confronto a quello altrui. Allenato, le mani rese dure da chissà quanti allenamenti, il corpo reso migliore in arti che non ha mai approfondito. Sebbene senta quello sguardo sul viso rimane concentrata in quello che fa, quasi a volerlo ignorare, o forse non in grado di reggerlo in questo momento. Se fossero stati fuori avrebbe avuto modo di rifuggirvi, ma adesso nel silenzio di quella grande casa, la sua stessa presenza sembra impregnare tutto. < è ancora alla ricerca di uno di loro > si ritrova a sospirare quasi affranta < sta attento, nemmeno io mi sono avvicinata ancora a quel clan > le iridi che ritornano a cercar le gemelle, le lunghe ciglia che sfarfallano brevemente < veleno, potente veleno > non sa molto se non ciò che ha avveduto da se, ma non conoscerà di certo i diversi effetti dei loro membri. Una richiesta troppo pericolosa, la stessa che nemmeno lei può portare a termine. Ma qualcosa che viene messo da parte da entrambi, il chiedere il perchè allo stesso modo in cui egli le chiese una delle poche notti precedenti. Perchè sei qui Shinsei? Sei alla ricerca di risposte, di domande, eppure nessuna di queste ha sfiorato le tue labbra. Solo il fuoco bruciante del tuo sguardo, quello siamo riusciti a vederlo. Accompagna anche lei quei momenti tra un sorso e un altro, di quella vicinanza che sente bruciare sulla pelle, che la costringe a sollevar di più il viso per la differenza di altezza notevole perfino per lei. Attende dunque che le venga data la risposta, che possa sapere perchè è venuto li, seguendo quella mano che avanza inesorabile verso di se. Dita che trovano il proprio mento sollevato, le labbra che si schiudono allo stesso tocco. Il respiro che s'appesantisce ma lo sguardo che non perde la sua lucidità . Percepisce quel suo vibrare, quel desiderio di stringerla con forza, forse il collo stesso, forse il viso, eppur perchè non se ne spaventa? Perchè rivede il passato in quel singolo attimo? Sa bene cosa consista quel desiderio di cui parla, di quello che attrae come animali, quel cercarsi e sviarsi , in quel lieve gioco che per una volta non comanda lei. Sospira a quelle parole, il viso che viene stretto nella sua interezza, e non ne avrebbe nemmeno la forza di trarsi indietro.. ma desidera farlo? Desidera scostarsi in quell'attimo? Il pensiero che continua in quel suo non esser completamente sicura, le iridi che s'assottigliano lievemente, il rossore che impregna il volto eppur le labbra andranno a poggiarsi sulle altrui. D'un bacio semplice, eppure non v'è alcuna dolcezza, ne sentimento, v'è forza a cui contrappone la non propria, ma un pio piccolo desiderio che nasce proprio dalla mera carne. Mugola tra quelle labbra, le iridi che si celano dietro le palpebre tremanti.. la destra che si solleva lentamente per quel singolo bacio per toccargli il braccio con cui la sta reggendo. Cosa sta facendo? Perchè proprio adesso? Eppur lentamente anche la rossa prende più coraggio, decisione, chiudendo la mente per quei secondi.

01:34 Shinsei:
 Le ascolta quelle parole. È un argomento che riprenderanno, si. In un altro momento. In un altro luogo. Quando avranno modo di celare meglio la tensione che sprigionano. E che li attira come calamite. Un desiderio simile li accomuna. Qualcosa di selvatico quanto l’odore che lui, nonostante così ripulito e imbellettato, si porta dietro da sempre. Una pulsione data dalla carne che il biondo, ben poco avvezzo a simili pulsioni. Non ha potuto controllare. Nella sua versione più pacata. Maschera di porcellana d’una psiche frammentata, ebbene neanche li è stato in grado di trattenersi. Aiutato dall’offerta di sakè ha perduto quella maschera per mostrarle, di nuovo, il suo vero io. Cosa desidera? Niente. Tutto. Ogni cosa su cui poggia l’attenzione la brama con l’intensità di cento soli neri che bruciano insieme. E lei, la rossa Ishiba, ha saputo prendersi quell’attenzione più di altri. Lei per prima l’ha toccato, lei non ne ha temuto le reazioni, lei ha voluto conoscerlo e s’è fatta conoscere, lei, fiamma rossa spinta dal desiderio, lui, fiamma nera alimentata dalla passione. S’intrecciano ora in un tocco bramoso da parte sua, incerto da parte di lei. In entrambi i casi una passione nata non dall’affetto ne dalla stima o dall’odio o da qualsiasi altro sentimento. Probabilmente ad avvampare in loro è l’egoistico bisogno di ardere insieme, in un incendio senza vincoli, senza controindicazioni, senza strane implicazioni. Non ne vuole la rossa, nata libera e che dicerto morirà libera. Non ne vuole il biondo, nato in catene ed ora impossibile da imprigionare. Due fiamme simili che chiedono solo di bruciare insieme. La sente reagire. Una reazione permissiva, che non l’avrebbe arrestato immediatamente, ma tempo qualche istante e le cose sarebbero andate diversamente. E invece qualcosa cambia, il coraggio di prendersi ciò che vuole avvolge anche la rossa. Non è il momento per pensieri inutili, probabilmente. Entrambi hanno bisogno di chiudere in un cantuccio qualsiasi cosa non sia il qui e ora. Non ha modo di sapere che la sta sollevando dalla necessità di dover essere lei a prendere ciò che vuole, concedendole la possibilità che le venga donato, per una volta, ciò che desidera, nel modo più effimero e carnale possibile. Non ne ha idea. L’unica cosa che arriva è quel tocco, che si fa coraggioso. Perché tutto sommato ha ragione lei. Certi desideri non devono essere detti per forza. Possono anche essere vissuti. E, qualora fosse effettivamente ciò che vuole, dovrà essere lei a fermarlo, perché lui lascerebbe andare quel bacio deciso, allontanandosi quel tanto che basta per snudare la dentatura mordere il labbro di lei. Che sia lei a deciderne l’effetto, se sia qualcosa di innocuo o se l’abbia addirittura incisa, ferendola leggermente. Dipende dai gusti. Ma lui brucerebbe ancora le distanze con irruenza, tentando di sbilanciarla all’indietro, sul pavimento di casa sua. Con un bacio al sapore di sakè e sangue.

01:54 Sango:
 Una maschera che è calata davanti ai propri occhi, ne può percepire l'essenza e il suo essersi denudato così tanto con lei. Ah quale ignobile essere che è divenuta, un demone donna invero e di certo non s'aspettava un risvolto simile, non s'aspettava di poter scoprire l'altrui desiderio che si rifà nella carne, o la propria promessa sarebbe stata mantenuta, non toccarlo, non avvicinarsi al suo stesso corpo. Non che abbia fatto invero qualcosa verso di lui se non.. esser se stessa. Alle volte fredda, alle volte crudele, senza veli davanti i propri occhi a nasconder la propria decisione e ciò che cela egli potrà leggerlo tra le righe di parole occulte, di sguardi intensi. Non ha mostrato amore se non quel breve segno iniziale al loro primo incontro ma solo di una mera possibilità. Eppur anche l'altro non ha mai mostrato nulla del genere, lei probabilmente incapace di amare davvero di nuovo, lui che non ha mai scoperto cosa sia l'amore. Ma entrambi usciti dalla loro oscurità, uno più dell'altro , ma ciò basterebbe per un attimo, forse per una notte ad unirli. Le labbra si infrangono timide dapprima per qualche attimo, cercando di comprender se sceglier la mente o semplicemente l'istinto. Il corpo che risuona al richiamo, l'animo che freme, e la mente che cerca di porre ancora quelle catene che porta con se. Lo stringe, stringe quel braccio con le deboli forze che possiede , prima che lo stesso bacio finisca così com'è nato. Per lasciarla li in ginocchio a respirare pesantemente, le azzurre che s'aprono di nuovo al mondo per poter vedere l'essere privo di catene, privo di quella sua maschera, colmo di quell'irruenza che lo pervade come fremiti lungo il suo spirito. Ne può sentire l'odore selvatico che si porta dietro, di quella sua essenza che poco si confà agli umani, agli uomini. Lo desidera, non può negarselo, non quando la carne reclama in quell'essenza animalesca e priva di sentimenti , eppure qualcosa la stuzzica alla mente, qualcosa che per il momento, solo per adesso, andrebbe a celare lentamente le proprie difese. Egoista, sospira, espira, dimentica di tutto, mentre la notte ormai è calata, e quanto è ingiusto quel momento! Forse se ne pentirà, forse no, eppure in quel momento perchè non continuare quel bacio? Si prende quel morso che fa male, che lascia un piccolo segno sulle labbra in quel piccolo rivolo di sangue che impregna adesso la propria lingua. Qualche attimo prima di ritrovarsi stesa sul pavimento della casa, sul tatami morbido, per osservar dal basso il biondo. Tace adesso, tace a quel momento semplice, spostando le mani sulle spalle, sentendo i capelli che scivolano per terra < Shinsei.. > la voce che fuoriesce morbida, eppure se ella deciderà di continuare o di fermarsi..beh, lo lascerò decidere a chi leggerà. Ma adesso chiuderemo i battenti di questa notte, lasciando un pò di privacy ai giovani, più o meno giovani (?) [end]

Shinsei va a trovare Sango per la prima volta, e si ritrovano a parlare.
Veramente poco in realtà..