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Curami il male che ho

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con Rasetsu, Shinsei

16:32 Rasetsu:
 C’era una volta… un “bel” demone che ha pensato di gironzolare per le strade del Quartiere notturno nonostante abbia sancito con una ragazzina una promessa: non dovrà far uso di sostanze stupefacenti. La signorina sopracitata lo lascia libero di far quel che vuole, ma sa che, qualora tornasse strafatto, potrebbe subire nuovamente delle ripercussioni nient’affatto carine. Solo la prima volta, ha tentato di legarlo al letto onde evitare che si muovesse, volendo addirittura imboccarlo. L’unica cosa che gl’è concessa ancora fare è camminare la stragrande maggioranza del tempo. Quest’oggi, s’è diretto al quartiere notturno per cercare qualcosa da fare, guardando esclusivamente dall’esterno quei locali nei quali ha sempre passato gran parte della sua vita. Anche in questa nuova realtà, svegliatosi dopo dieci anni di sonno, non ha fatto nient’altro che frequentare assiduamente locali simili. Dokuhiro gli ha vietato persino di portar donne a casa, ma quello non è un problema: esistono tanti altri posti in cui portarle o in cui andar lui. Avanza, distratto. Un brivido gli corre lungo la schiena. Che sarà mai? Una brutta impressione? Che la piccola corvina sia lì vicino? Non crede. Ha fatto perdere le sue tracce, ha fatto persino il giro lungo pur di riuscire a smaltire quell’ansia che avverte addosso, dettata dalla mancanza di qualunque sostanza stupefacente della quale faceva uso. Indossa un paio di pantaloni neri slim ed eleganti, con una camicia bianca ch’è infilata all’interno della cintura, anch’essa scura come gli indumenti sottostanti. Ai piedi, calza un paio di normalissime scarpe, apparentemente eleganti ma probabilmente una sottomarca che si romperà nel giro di qualche giorno se le usa in maniera disastrosa. Le maniche della camicia son piegate sin quasi ai gomiti, lasciando intravedere i pallidi avambracci con le vene nerastre in rilievo. Gli occhiali dalla montatura ovale poggiano lungo il naso aquilino, permettendo gli veder adeguatamente di fronte a sé. Le occhiate che lancia nei dintorni son particolarmente veloci. Le pupille saettano da un lato all’altro, in attesa – quasi – che possa scorger qualcuno di conosciuto. [ Chakra OFF ]

16:50 Shinsei:
 Quant’è che non dorme? Non importa. È una tattica anche questa. È rimasto a girare per i vicoli del quartiere notturno per quasi due giorni, con gli stessi abiti addosso, dormendo sotto l’acqua. Il risultato non è esteticamente gradevole, c’è da dirlo, ma è funzionale. Scarpe nere, calzoni dell’identico colore a fasciare gli arti inferiori, una felpa a maniche lunghe, comunque nera, a stringergli la parte alta del torso. Il risultato? Un signor nessuno. Sango l’ha avvertito, e ha provato sulla sua pelle la sera prima che l’approccio violento porta guai, così: meglio sparire. Se ne sta in uno dei vicoli sporchi e bui del quartiere, di quelli che si immettono su strade ben più eleganti, con le vetrine dei locali, delle sale slot, dei karaoke, in bella vista. Il cappuccio della felpa è tirato su a coprire i draghi che gli decorano i fianchi del cranio, solo il volto affilato è visibile, pallido e tinto da occhiaie nere come la pece. Sta appoggiato ad un muro, mezzo nascosto da un secchio della spazzatura. Lo sguardo puntato sulla porzione della strada principale che riesce a vedere. Non è a caccia, a dirla tutta, ma lo sguardo nero, oscuro, non riesce a fare a meno di rimanere in cerca. Tra le cose che ha imparato, inoltre, c’è che questo genere di cose, farle senza chakra è un azzardo. Avrebbe quindi sollevato gli avambracci per portare le mani a congiungersi di fronte al plesso solare, con le dita abbracciate nel sigillo della capra. Avrebbe dunque tirato un profondo respiro, per evocare, dagli angoli più oscuri della sua mente in frantumi, l’energia psichica, per lui instabile e discontinua, per unirla con l’energia fisica che permette al suo corpo di restare in vita, al contrario della sorella, potente e stabile, Yin e Yang che si uniscono, cercherebbe di impastarle, col fine di ottenere ciò di cui ha bisogno: il suo chakra che, qualora fosse riuscito, irromperebbe nel suo sistema circolatorio donando al biondo un brivido di piacere elettrizzante. È un attimo, ha appena abbassato le mani che si vede passare un tizio, ben vestito, occhiali, naso a becco d’aquila, ma soprattutto capelli rossi <HEI!> è stato un bagliore, il tempo di vederlo passare oltre quel vicolo, e l’intento di quell’urlo è di fermarlo, ovviamente, lui si discosta dal muro, dovrà andargli in contro. [Se Chakra On]

17:21 Rasetsu:
 Dal canto proprio, invece, gironzola a Chakra spento perché adora rischia la propria pellaccia. Non ha capito un bel niente di come giri il mondo all’interno del Villaggio delle Ombre, senza considerare come il problema sia ben altro: un serial Killer in circolazione – e no, non parliamo di lui. Ha smesso di comportarsi come un assassino circa quando Dyacon è scomparso, ecco. Qualche mese? Qualche mese. Adesso, deve smettere anche di comportarsi come un drogato, ma è un dettaglio opinabile. Ci riuscirà a tempo debito, ha necessariamente bisogno del suo spazio di manovra, anche troppo. E mentre rifugge in uno dei vicoletti più vicini alla sua posizione, qualcuno tenta d’attirare la sua attenzione. In un primo momento, ignora completamente quel singolo saluto, ipotizzando che non sia riferito proprio a lui. Si stringe nelle spalle e continua a camminare. Avanza in linea retta, allungando le gambe per effettuar ampie falcate. Rallenta un istante soltanto per assicurarsi che quel tal dei tali non stia seguendo proprio lui. Incappucciato com’è, potrebbe essere un ladro o – peggio – il serial killer. E se così fosse davvero? Ingiustizia. Perché proprio a lui? E se volesse rubargli tutti i soldi che ha dietro? Doppiamente ingiusto: non ne ha tantissimi con sé, potrebbe pagarsi a malapena una prostituta, ma durante quest’orario ne trova veramente poche. E quindi, accortosi di come questi stia praticamente dietro di sé, non farebbe altro che iniziare a correre. Sì, con una velocità ridotta del cinquanta percento [ Agilità: 12.5 ] e la presupponenza di riuscir a sfuggire alla morte o a chiunque viva sotto quel cappuccio scuro. <…> Ancora non urla. Tenta di seminarlo. E’ chiaro come questo sia uno dei tanti effetti collaterali della mancata assunzione delle droghe. Immagina, ha le allucinazioni. Crede davvero d’essere talmente interessante per qualcuno da poter esser un bersaglio. [ Chakra OFF ]

17:40 Shinsei:
 Come non biasimarlo, il demone rosso. Quel brivido lungo la schiena qualcosa avrà voluto dire no? E il fatto che subito dopo si sia sentito chiamare dall’oscurità… Non deve averlo lasciato tranquillo. A questo aggiungiamo il fatto che il nostro biondo, una volta alzatosi dal muro e uscito dal vicolo sulla via principale, sarà alto almeno una ventina di centimetri più di lui e nient’altro sembra, se non un grosso sbandato. Eppure per Shinsei quella reazione rivela qualcosa. Sa di conferma, ma fa anche strano. Difficile immaginarsi una reazione simile dal Rasetsu che gli è stato descritto. <tsk> schiocca la lingua sul palato per fiondarsi all’inseguimento. Ampie falcate anche le sue. Ma non sfrutta la massima agilità che l’energia in corpo gli consentirebbe. Usa solo quella che serve per essere un po' più veloce dell’altro <Aspetta! Non voglio farti niente!> Esclama, la fronte corrugata mentre tira una spallata a un malcapitato con il monopattino elettrico. Dev’essere un po' come sbattere contro un autobus che cammina. Solo una volta arrivato a poter toccare la sua spalla batterebbe un colpo su di essa. Un tocco blando, come da ragazzini quando si gioca a guardia e ladri, [ti ho preso] sembra voler dire. <Mi hanno detto che sei la persona giusta, sono qui per uno… scambio di favori, credo> Diplomazia, calma e gesso. Non ha nemmeno il fiatone. Eppure lo sguardo nero come l’abisso si pianta sulla figura dell’altro, tentando di superarlo, qualora l’altro avesse rallentato, per poi alzare leggermente le mani, senza nemmeno superare la linea delle spalle stondate < Non voglio farti del male> è sincero nello sguardo, non ha intenzioni nocive per ora… ammesso che l’altro abbia l’attenzione per leggere quegli occhi neri. Non avrebbe mai pensato di dover essere lui a tranquillizzare il demone, bisogna dirlo. <Possiamo parlare?> Azzarderebbe restando li, qualora fosse riuscito, davanti all’altro, a un paio di metri da lui, con le mani alzate.[chakra on]

17:55 Rasetsu:
 Sesto senso o mera allucinazione visiva dettata esclusivamente dalla carenza di sostanze che lo renderebbero quanto più lucido possibile – nel suo significato di lucido, ovviamente – sta di fatto che percepisce molto bene il pericolo. Forse anche troppo. Chissà cosa gli avranno detto poi, a Shinsei, a proposito di Rasetsu. Non riesce davvero ad immaginarlo. Inspira profondamente, lasciando che l’adrenalina scemi pian piano per quanto impossibile sia. Il cuore batte all’impazzata come se non possedesse alcun freno. Si preoccupa ancor d’avanzare, pur rallentando – non che sia così tanto veloce, come accennato. Va da sé che s’arresti poco dopo, quasi col fiatone, soprattutto quando il ragazzo col cappuccio s’appresta a dirgli che non vuole ammazzarlo. <Sei il primo al mondo che dice che non vuole farmi del male e> Solleva l’indice della dritta, puntandolo in sua direzione, ruotando dunque sul proprio asse e continuando comunque ad andare avanti… ma indietro. Sì, insomma, prosegue di spalle! <non t’aspettare che io possa fidarmi di chi dice ciò!> …fammi capire. Non puoi fidarti della gente che vuole ammazzarti, ma al tempo stesso neppure di quella che non vuole farlo? Insomma, ha senso, peccato che di Dokuhiro tu ti sia fidato immantinente. E’ perché è una ragazzina? Basta fare il pedofilo. Pensavamo d’aver superato questa fase. Sarebbe incurante di quel che accade se non fosse per quell’uomo in monopattino che pare sbattere contro Shinsei. <NYAHAHAHAH!> E scoppia di rimando a ridere perché, in effetti, la scena risulta essere piuttosto divertente – per un deficiente come lui, ovviamente. <Okay, adesso forse sei interessante ai miei occhi.> Forse, eh. Sta di fatto che s’è fermato e lo fissa da appena mezzo metro di distanza, dato che gli s’è avvicinato per toccargli una spalla, tranne per il fatto che il demone s’è girato quindi, adesso, son l’uno di fronte all’altro. Poco male. Dalla fuga al farsi acchiappare. Non s’è fatto mettere dietro le sbarre manco da Yukio o da Kioshi e guarda qua, sta rischiando di venir ammazzato. <Possiamo parlare, ma non mi fido di chi non vuole ammazzarmi.> Che cazzo stai dicendo? Imbronciato, lo scruta di sottecchi. Non si fida. Un nuovo brivido gli attraversa la schiena. [ Chakra OFF ]

18:10 Shinsei:
 A quanto pare riesce a fermarlo. O insomma, a raggiungerlo, visto che in realtà fermo l’altro sembra non saperci stare. Dalle prestazioni fisiche dell’altro può dedurre solo che deve avere qualche altro talento decisamente più pericoloso. Viceversa potrebbe dedursi dal biondo, che non s’accorge del poveretto che ha deciso di intercettare la sua strada. O se se ne accorge, non lo da minimamente a vedere. Le parole che l’altro pronuncia tingono l’espressione sul volto di un sincero dubbio. Come se non le avesse capite, come se stesse cercando la logica, è quella risata a fargli assottigliare lo sguardo dal fastidio. Si, sarà anche fastidioso sentirlo ridere, ma di sicuro è meglio che vederlo arrabbiato. Questo è poco ma sicuro, al punto che anche le sue di labbra si piegano nell’accenno di un sorriso <Oh, quindi è questo che rende le persone interessanti ai suoi occhi…> lo sguardo oscuro scende sul malcapitato che probabilmente si sta rialzando. Non dice niente, probabilmente impegnato a capire se spezzando il collo a quel poveretto sarebbe potuto risultare più interessante. Decide di rimandare. Dovrà conquistarsi la fiducia del demone rosso, ma forse quello non è il modo migliore. Torna con lo sguardo nero sull’altro. Abbassa le mani, l’espressione torna la sua, solita, austera, se non fosse per quell’ultima frase di lui che gli dipinge di nuovo un leggero sorriso sulle labbra <Chi ti vuole ammazzare non viene certo da te a dirti che vuole proprio ammazzarti, giusto?> Si può esprimere anche così il concetto <Facciamo così.> respira <Mi servi vivo, vegeto e in buona salute, non mi sei utile da morto.> Sentenzia. Sta dicendo la verità in fondo. Lascerebbe passare qualche attimo dopo aver detto quella frase, per poi guardarsi intorno <Vorrei evitare di parlare dei fatti miei per strada. Portami dove possiamo parlare.> è brusco nel tono, come sempre d’altronde, ma di fatto sta lasciando le regole del gioco all’altro. Che scelga lui. Resta in attesa il biondo. [Chakra On]

18:23 Rasetsu:
 Piega la testa di lato nel sentir le altrui affermazioni, pur non riuscendo in alcun modo a comprendere cosa possa mai voler da uno come sé stesso. La risata scema in fretta, anche considerando come la questione stia diventando non tanto spinosa, quanto realmente interessante. Shinsei non pare aver davvero alcuna cattiva intenzione nei confronti del rosso, il quale riesce a star finalmente un po’ più a suo agio. <Di che parli?> Gli domanda, in riferimento alla prima affermazione che gl’ha sentito dire. A proposito di coloro che vorrebbero ammazzarlo, beh, ha di certo anche una risposta. Ma prima di darla, dalle viscere del suo corpo risale una nuova e fastidiosa risata. <NYAHAHAHAH!> Getta persino la testa all’indietro, lasciando che quest’ultima risuoni in tutto il viottolo nel quale s’era precedentemente inoltrato, rischiando quindi un frontale a sua volta con quel tizio in monopattino. Mica male. In quel caso, avrebbe riso ben poco. <In realtà, la maggior parte delle persone che conosco> E anche che non conosce. <mi minacciano ogni giorno di morte. E’ pur vero che nessuno m’ha ancora messo le mani al collo, ma non è detto che ciò non avvenga in futuro.> Oh, quanto meno è coscienzioso del rischio che corre ogni volta che mette quel becero muso fuori dalla porta di casa – che sia quella di Touma (ormai sua) o quella di Dokuhiro nel quale è costretto a soggiornare per il momento. Saccente, persino, nel rispondergli in tal modo, ancor continuando a ghignare. Mette in mostra quella lunga fila di denti simili a tanti triangolini taglienti, neanche si trattasse d’uno squalo… rosso, ovviamente. Pensavate bianco? Sbagliato. <Okay okay, ma perché ti servo vivo?> Agita velocemente le mani davanti alla sua faccia, come se volesse mettere dapprima un separé, una distanza da quegli. D’altronde, continua a non capire chi sia. <Ci conosciamo? Ti devo qualche ryo? Mi sono scopato tua moglie? No perché, davvero, se si spaccia per prostituta, non è colpa mia.> E fa spallucce. Perché cerca costantemente di mettersi nei casini? Non pensa neanche un secondo a quel che dice, tra l’altro col Chakra spento come i peggiori umani medi del settore? <Ti porterei in un locale, ma finirei col bere e col cercare qualche pasticca. Al momento, non posso permettermelo.> “Al momento” è opinabile. Non dovrebbe a priori. Non dovrebbe proprio più. Lasciamolo ovviamente convinto delle sue vaste possibilità di tornare il drogatello di qualche settimana fa. A proposito, le probabilità ammontano a zero. <Una panchina? Una sala da thè?> Dall’ultima, sei scappato urlando perché qualcuno aveva deciso che sarebbe dovuta esplodere… Vuoi tentare la sorte? [ Chakra OFF ]

18:51 Shinsei:
 Non risponde alla sua prima domanda, effettivamente era rivolto a se stesso nel parlare. Meglio tagliare la conversazione dove non serve, quella risata lo costringe di nuovo ad assottigliare lo sguardo. Fastidio al quale però si mescola allo strano umorismo che quel rumore suscita, come le risate che suscitano altre risate. Niente di più di un accennato sorriso, tuttavia, è dipinto sul volto affilato del biondo. Ascolta la frase proferita dal demone rosso <No. Non è detto.> concorda. Vediamo come va questa chiacchierata prima. Quando l’altro snuda la dentatura arriva la conferma definitiva che sta parlando con la persona giusta. L’ultima caratteristica fisica, quei denti limati, coincide. Alla prima domanda il biondo inclina impercettibilmente il capo di lato, incuriosito. Il rosso sembra quasi stranito di esser utile ad una persona da vivo e non da morto. Alla successiva frase proferita da Rasetsu, il biondo risponde <Non ho una moglie.> Secco. <Non mi devi niente, ma ho la sensazione che alla fine della chiacchierata sarò io a doverti qualcosa.> Prosegue scomponendo le domande dell’altro in risposte <E no. Tu non mi conosci, io…so qualcosa di te.> Sentenzia quasi con noncuranza. Per poi poggiare lentamente lo sguardo sull’altro, solo un attimo, ed ascoltarne le ultime frasi. <Non avrai mica lasciato la tua vecchia vita… sembri giovane per fare il pensionato> Nel mondo dei ninja non si sa mai con l’età, ma si permette di ricambiare l’umorismo del rosso con un po' del suo. Che però lo lascia freddo in volto. <Dove vuoi, non è importante.> No che non è importante dove vanno. D’istinto lo affiancherebbe lasciandosi condurre, alla giusta distanza, quella che il Rosso impone insomma <Chi mi ha parlato di te mi ha detto che sei un genetista.> Inizia, spostando lo sguardo nero sulla coda dell’occhio per inquadrarlo <Un genetista di un certo tipo, bravo ma… non sempre compreso> Parla più lentamente del solito, come se stesse scegliendo con attenzione le parole. Diplomatico il più possibile [Chakra On]

19:14 Rasetsu:
 Quanto meno, riescono a concordare in qualcosa. Non tutto è perduto, probabilmente. Possono davvero andare d’accordo! Anzi, Shinsei può evidentemente non ammazzarlo. Non è forse questo definito un miracolo? Risulta essere ancor un po’ presto per dirlo. Come finirà questa giornata? Con l’omicidio d’uno dei due? Tira un grosso sospiro di sollievo nell’istante in cui il biondo gli rivela di non aver moglie alcuna. <MENO MALE, DICO IO!> Esclama, un pochetto troppo ad alta voce. Tuttavia, non potete capire il sollievo di sentir queste parole. L’ultima volta ch’è accaduta una cosa del genere, è scappato dalla casa della signora privo di qualsivoglia indumento, cercando di coprirsi il più possibile e correre altrettanto. Peccato che sia stato raggiunto in un vicolo cieco e malmenato di brutto. A tal proposito, Kan è in possesso del video… Deve fare qualcosa per riappropriarsi della propria dignità. Ah, ma aspetta… QUALE DIGNITA’? <Okay, adesso sta diventando interessante.> Va a caccia d’affari come un cane in cerca d’un tartufo, quindi è più che contento – adesso – di starlo a sentire. Quando sai fare qualcosa, mai farla gratuitamente. In questo caso, dovrebbe mettersi in affari come “cerca-guai”… nel senso che li trova per sé stesso soltanto esistendo. <Qual è il tuo nome, quindi? O devo chiamarti “coso col cappuccio che insegue ignari uomini nei vicoli”?> Un po’ troppo lungo, non trovate? E’ naturale che vada cercando un pretesto per accorciare un soprannome. Anzi, quasi sicuramente qualunque altra parola, anche un termine dispregiativo sarebbe meglio di come ha pensato di poterlo chiamare. <Vecchia vita? Pffui. Cosa ne sai della mia vecchia vita?> Una risposta a tale domanda giunge pochi istanti dopo, giacché Shinsei gli sta man mano spiegando il motivo per il quale lo stava cercando. Piuttosto, è davvero sicuro di star parlando con la persona giusta? E se si stesse sbagliando? Rasetsu lo squadra di tanto in tanto mentre rimugina su tali pensieri. In effetti, potrebbe chiedere, ma qualora avesse sbagliato persona, ma azzeccato sul lavoro e sulla richiesta, riuscirebbe anche a fingere senz’alcuna remora. <Possiamo andare qui dietro. C’è un vicolo un po’ più appartato che…> Gesticola. <…insomma…> Ti stai vergognando, oh grande demone? <…dove scopo, ecco, insomma.> Pagando. Sottolinealo. Nessuno se lo porterebbe in un vicolo a meno che non sia Kouki, ubriac*, drogat*, Kouki è già stato detto. Di rimando, riprende il proprio passo affinché possa superare una determinata viuzza che s’incrocia ad un’altra. Subito dopo, svolterebbe a destra e quivi vi sarebbe un vicolo più inoltrato, chiuso da un lato. Devono arrivarci esclusivamente da un lato e, qualora ciò avvenga, loro potranno accorgersene tempestivamente. E’ tutto così calcolato! La mente è totalmente snebbiata. <Chi ti ha parlato di me? Modestamente, godevo d’una certa fama.> Sghignazzando, tronfio, gonfiando persino quello scarno petto in cui risiede quel nero cuore. No, non è un eufemismo… [ Chakra OFF ]

19:36 Shinsei:
 Lo ascolta, a quanto pare oltre a non saper star fermo fatica anche a star zitto. O a tenere la voce bassa, o a fare qualsiasi altra cosa non sia fastidiosa. Però non può non piegare di nuovo le labbra in un sorriso a quell’esclamazione <Dici, mh?> Domanda retorica, dal momento che è arrivata alle orecchie del biondo quella frase, è stata detta <è tua moglie che ti tiene a stecchetto?> l’ha confessato lui stesso, niente alcool ne droghe, quindi niente locali. Le labbra si tirano ancora fino a snudare la dentatura che è però normale rispetto a quella dell’altro, quando lo sente interessarsi. Ne era sicuro. Eppure non risponde. Che ci sarebbe di utile da dire? Certo che è interessante. Quelle due domande sul suo nome gli consentono di mantenere quel sorriso <Credo che aspetterò di vedere come si svolgerà la nostra chiacchierata, prima di dirti come mi chiamo.> è un credo relativo. La sua è una sentenza <Chi mi ha parlato di te mi ha detto che sai fare un ottimo uso di ogni informazione che ti viene data> spiega la sua ritrosia. Dovrà sbottonarsi prima o poi, visto ciò di cui ha bisogno, ma sicuramente aspetterà di capire se è nel posto giusto. La proposta sulla location da raggiungere lo stranisce. l’espressione austera si distorce. Inarca il sopracciglio destro <Oh, carino.> Commenta ironico ma senza ironia nel tono. Deve ancora capire come funziona <Suppongo che a breve mi chiederai quanto prendo, dunque?> Chiede guardandolo con la coda dell’occhio e, questa volta si, sorridendo per scuotere il capo sotto il cappuccio. Perché ha l’impressione di trovarsi bene con un tizio del genere, tanto opposto a lui? Chi lo sa. La domanda su come faccia ad essere così informato gli desta di nuovo un sorriso fugace <Ha i capelli molto simili ai tuoi.> Non dirà il nome, ma certe caratteristiche fisiche sono inconfondibili. Soprattutto perché affiancate al fatto che chiunque sia è ben informato su di lui. Tuttavia non dirà altro. Aspetterà di essere nel vicolo, prima di spiccicar parola di nuovo, a meno che non interpellato, ovviamente. A quel punto s’inoltrerebbe con lui, per fermarsi alla giusta altezza e poggiare le spalle e il piede sinistro su un muro, mentre le braccia si incrociano. Lo sguardo oscuro si pianta in quello dell’altro <Sto cercando qualcuno che capisca di esperimenti genetici, che sappia riconoscerne non solo i frutti ma anche le modalità di esecuzione, analizzando il materiale genetico della cavia, e soprattutto che capisca come…> come porla nel modo più chiaro possibile <Ricomporre i pezzi di una mente in frantumi> Conclude dopo una piccola esitazione <La fama di cui godevi fa di te l’uomo giusto per queste cose?> Chiede, citandone le lodi che si è auto tessuto <o devo cercare altrove?> dritto al punto. [Chakra On]

20:36 Rasetsu:
 Agita la mano in aria come a voler dimenticare quel terribile avvenimento. Purtroppo, è questa la sua nuova vita d’ora in avanti? Non c’è che da chiederselo. <E’ una storia un po’ complicata…> Solleva gli occhi al cielo, ruotandoli. <Magari fosse mia moglie, quanto meno me la darebbe.> Affermazioni d'un certo spessore. Se non fosse un genetista e se non parlassero di lui come tale, diffideremmo tutti quanti dal fatto che lo sia davvero. Non è molto convinto però a proposito del motivo per il quale non vuole rivelargli il suo nome. <Tu conosci il mio, però. Non mi sembra equivalente.> Fa spallucce una seconda volta, mostrando quel suo classico ghignetto perverso che talvolta esce a far capolino, pur senza una risata altisonante come quelle precedenti. Aggrotta le sopracciglia innanzi al discorso che gli vien fatto subito dopo. Si sente senz’alcun dubbio lusingato. Vuol dire che ha fatto scalpore, vuol dire che il suo lavoro assieme ad anni di sacrifici non sono stati assolutamente vani. <Senza dubbio, ma queste lusinghe non soddisfano il mio sapere.> Va bene essere egocentrici e vanitosi, ma in questo caso vuole anche capire a cosa va in contro, con chi ha a che fare e cosa vuole espressamente dal demone. Lo scruta, lo studia. Sta attento ad ogni particolare che viene dalla fonte. <Guarda> Ridacchiando e ammiccandogli. <non so cosa ti piaccia fare, ma non disdegno le compagnie maschili.> Peccato che ci siano dei pro e dei contro. Muta considerevolmente tra le due cose, ma non è questo il posto tanto meno il momento per parlarne. Qualora accada, ci penserà poi – in privata sede. <Nyahahahah!> Ne consegue un’altra risata, ultimamente si sta facendo sentire spesso. Pare aver trovato un equilibrio nel mondo, anche se la testa fa male, il corpo trema di tanto in tanto come se sentisse freddo e il cuore scalpita nel petto. Sente bruciare sotto cute, irrigidendosi appena. Smette di sorridere. Le mani passano lentamente su ambo le spalle e le braccia, scendendo rapidamente e risalendo alla medesima velocità. <C’è molta gente che ha i capelli molto simili ai miei. Così non m’aiuti.> Sentenzia, facendo schioccare la lingua contro il palato. Cerca di restare fermo, ma non vi riesce. Anche s’è sul posto, deve cercare di muoversi, di far qualcosa per non pensare al bruciore che avverte, al fastidio che cresce. <STAI PARLANDO CON UN MAESTRO DEL SETTORE!> Gli brillano gli occhi. Si sono illuminati di colpo. Tutto ciò che Shinsei ha tirato fuori, ha appena attirato completamente la sua attenzione. Pende dalle sue labbra, non c’è che dire. <Col cazzo che cerchi altrove. VOGLIO SAPERE TUTTO, LA TUA CARTELLA CLINICA, QUANTE VOLTE CAGAVI AL GIORNO, COSA TI HANNO FATTO---> Indice, medio, anulare e pollice s’aprono immantinente affinché possa tener conto delle cagate che sta sparando ad alta voce. <ASPETTA, ma è per te, vero?> Insomma, l’ha dato abbastanza per scontato. [ Chakra OFF ]

21:04 Shinsei:
 Se non altro ha trovato qualcuno con cui parlare senza passare subito alle mani. Non comprende il primo dire. Ma lo evita, non è il core della discussione e se non altro lo toglie dall’impaccio di dover manifestare la sua condizione di verginità. Ascolta le sue successive parole <No, non lo è in effetti.> Sentenzia. Ed è giusto che rimanga così la situazione. Ben presto l’altro avrà fin troppe informazioni. Non gli darà modo tanto presto di poterle collegare a un nome. Muti ragionamenti anche questi. Accompagnati da un leggero sorriso nel sentirlo bisognoso di sapere. È una buona condizione, in una trattativa, che sia l’altro a voler sapere le cose. L’altro trova l’umorismo per proseguire il suo, e si ritrova di nuovo a snudare la dentatura in un sorriso più ampio del solito, divertito dal dire dell’altro, per la prima volta, che ci stia pensando d’avvero? Difficile dirlo ma non escludibile. È insondabile il volto del biondo. Di sicuro non giudica i gusti sessuali dell’altro, figurarsi. Da che pulpito potrebbe? Non è proprio nella posizione di giudicare nessuno. Di nuovo quella risata. Di nuovo lo sguardo che s’assottiglia dal fastidio. Lo osserva muoversi. Così come l’altro lo studia. Una forza in continuo movimento, il rosso, un’oggetto inamovibile, il biondo. Appoggiato al suo muro come fosse l’unica cosa che conta. Quando l’altro rivela di non aver capito il suggerimento gonfia il petto e sospira <Parlo di Sango Ishiba> meglio così? Lo osserva in preda a quel fastidio, e poi si gode lo sguardo dell’altro illuminarsi. Allora è vero, è un patito di questa roba. Anche lo sguardo del biondo s’illumina, d’una luce meno goliardica. Ha trovato il suo obbiettivo. Lo ascolta alzare la voce, fare elenchi e infine fare ipotesi. Non distoglie lo sguardo dall’altro, sebbene resti inchiodato con le spalle al suo muro e le braccia conserte, come se fosse pesante portarle ai fianchi <Ottimo> Mormora quando l’altro gli intima di non cercare ancora <Non ho intenzione di dirti altro senza sapere il tuo prezzo, Rasetsu> lo chiama. Non è del tutto sprovveduto. A lui decidere se attribuire la colpa di questo alla rossa Ishiba oppure direttamente al biondo, che resta li ad osservarlo, aspettando.

21:45 Rasetsu:
 Anche Shinsei ammette di non aver fatto un patto bilaterale. Non è un bugiardo, non ci sta girando attorno. Fa rotear nuovamente gl’occhi verso l’alto. La situazione non gli aggrada poi tanto, ma c’è anche da pensare all’eventuale prezzo o premio che otterrà dall’aiutarlo. Si schiarisce la voce, rimugina attivamente su quel che vorrebbe agguantare nel farlo. Dopotutto, se c’è una cosa che ci insegnano fin da piccoli è non fare mai qualcosa gratuitamente. E sicché ha speso gran parte della sua vita e del suo tempo nello studio della genetica e della medicina, è anche naturale che venga ripagato come si deve. <Sango?> Ripete ad alta voce, piegando la testa da un lato. Tamburella con le dita sul mento. <Ha la bocca ancora piena di me.> Il doppio senso è palese, tanto quanto l’intenzione che vi ha messo per farlo intendere. Sghignazza, trattenendo comunque quella fastidiosa risata. Sistema la camicia, addrizza il colletto – sì, si sta vantando d’averci fatto “qualcosa” di non meglio specificato. Anche se… beh, le sue parole lasciano ben poco all’immaginazione. Ma non è importante, in fin dei conti. Ciò che veramente conta è il prezzo da pagare per lavorare in questo modo. <Preciso che non ho uno studio medico adeguato> N’era in possesso quand’era il dirigente del settore genetico nell’ospedale kusano, quello vecchio. Inoltre, aveva anche abbastanza potere da assoggettare tutti quanti tramite dei Genjutsu, cosa che al momento è totalmente impossibilitato a fare. Va da sé che la situazione sia drasticamente cambiata e precipitata. <però quello non è un problema.> Già se lo immagina sdraiato s’un lettino mentre lo visita attentamente e lo fa straparlare per capire come comportarsi con lui e come aiutarlo al meglio. <L’unico prezzo che posso chiederti è quello di continuare a fare da cavia.> Si stringe nelle spalle, pacato nel rispondergli, senz’alcuna presupponenza. E’ serio. Non sta neppure scherzando – e di solito, lo fa spesso. <Ho necessità di agguantare dei veleni di qualsiasi tipologia, meglio se appartenenti al clan Doku> Specifica, abbassando però notevolmente la voce. Gli s’avvicina anche di mezzo passo, proprio perché non vuole che si sappia in giro quel che sta cercando di raccattare. <anche perché l’ho chiesto proprio a Sango, ma non è riuscita ancora a muovere quelle chiappe d’oro.> Sbuffa sonoramente dalle labbra, infastidito dalla mancanza di serietà da parte della sua fornitrice, anche se ha perso di diritto questo lavoro d’ora in avanti, specialmente se il qui presente si dimostra ben meno reticente all’idea. <Potrei avere in mente dei piani a lungo termine nei quali mi servirebbe un aiutante. Inoltre, vige il segreto professionale. Ciò che noi faremo, non deve essere divulgato.> Pari e patta. Allunga la mancina in sua direzione – la mano del traditore. Ne attende una stretta se non fosse per un’interruzione… Nel frattempo, nella tasca posteriore del pantalone, qualcosa vibra – e no, mal pesanti, non è niente di sporco. Allunga la mano per afferrare il telefonino, sul cui display appare una notifica di Ninjagram con tanto di nickname legato a quel farabutto di Kan. <…> Inspira. Sblocca la schermata con un rapido cenno del pollice spostandolo verso l’alto. Apre la notifica. Con l’altra mano, intima a Shinsei di aspettare un attimo perché ha necessità ed urgenza di replicare. Clicca su “rispondi”. Neppur mia madre sarebbe così lenta, ma nel dubbio è possibile immaginarselo con la linguetta fuori, da un lato, e l’indice che cerca delle lettere sulla tastiera – che ovviamente non trova subito. Per digitare il messaggio, insomma, impiegherà qualche minuto di troppo. “No, sono occupato a consumarti i preservativi”. E chiude. [ Chakra OFF ]

22:12 Shinsei:
 Le allusioni dell’altro non le coglie. Inarca un sopracciglio si, ma inconsapevolmente rivela una netta inesperienza in materia. D’altronde un tipo del genere girerebbe forse solo se avesse contezza di cosa può farci con quel corpo? Probabilmente no. Tant’è. Sul perché e il percome ci sarà modo di soffermarsi. Non sa come rispondere, e quindi tace, senza lasciare che nulla di più di un’espressione incuriosita si dipinga sul suo volto. D’altronde è interessato ad altro. E la vera anima del demone rosso non tarda a farsi vedere. Prova a mettere le mani avanti, e riceve un movimento a scuotere il capo, lento e che non coinvolge lo sguardo che resta piantato su di lui <Non mi interessa il tuo curriculum.> L’ha capito che le sue pratiche non sono ortodosse. Ma d’altronde nemmeno quelle che lui ha subito devono esserlo state. Annuisce invece, sempre con gesti lenti e posati. Quando anche il rosso conferma non essere un problema di curriculum. Lo ascolta e d’istinto l’espressione si fa dura, quasi rabbiosa. Non più austero, quasi ringhiando <Col cazzo.> Commenta spingendo le parole tra i denti, graffiandole con un tono più duro e profondo <Non mi farò mettere le mani in testa da te un secondo di più del necessario > è bene essere chiari. E non esita a rivelare il fatto che la pratica sia per lui. D’altronde, poteva forse essere diverso? Lo ascolta di nuovo parla di veleni. Di un clan che non conosce <Questo si può fare.> Magari spiegato un po' meglio…Ecco, quel chiappe d’oro lo capisce abbastanza bene da far comparire due lievi aloni rossi sulle gote affilate. Segno che un’occhiata l’ha quanto meno data, ma è qualcosa che dura l’ombra di un pensiero <D’altronde nessuno fa niente per niente, no?> Retorica la domanda, mentre ascolta l’ultima frase del Kokketsu e lo osserva porgergli la mano. Non la stringe subito, anche perché l’altro pare interrotto da qualcosa. Oh wow, un quadratino metallico con della luce dentro. Probabilmente più che a un genitore, il biondo potrebbe assomigliare a un nonno, o peggio, in quanto a rapporto con la tecnologia. Ma lasciamo stare, ci mette poco, subito dopo avere di nuovo l’attenzione del Kokketsu, a stringergli la mano, qualunque abbia porto, <Se ti serve un’aiutante, sarò il tuo aiutante.> Sigilla quel patto. Ma di colpo si fa scuro in volto e con uno strattone, mettendoci tutta la forza che serve, tenterebbe di tirarlo a se <Devi rimettermi in sesto il prima possibile, Rasetsu. Sono inutile se non so quando o cosa potrebbe farmi perdere il controllo> tiene li la mano, opponendo la forza a quella dell’altro se dovesse servire, e inizia a stringere <E non sono d’aiuto a nessuno quando non mi controllo> si piega leggermente, non tantissimo <Divento pericoloso.> Gli pianta uno sguardo oscuro e inesorabile addosso per lunghi momenti, prima di lasciarlo andare <Come hai intenzione di procedere?> Le prossime mosse.[Chakra On]

22:54 Rasetsu:
 S’imbroncia immediatamente quando Shinsei gli fa notare che non è in alcun modo interessato al suo curriculum da scienziato pazzo. Gonfia le guance, tremendamente offeso. <…> Incrocia le braccia al petto, volgendo altresì il proprio sguardo altrove. Torna a fissarlo soltanto dopo pochi istanti, in tralice per via delle parole pronunciate da questi. Smette d’essere interessato completamente alle parole altrui, soltanto perché appunto gli s’è rivolto in quella maniera. Talvolta, riesce ad essere davvero molto infantile. <Non ho detto che devo aprirti il cervello e vedere che merda c’è dentro. Tanto meno ho asserito che ti devo vivisezionare. Sta di fatto che qualcosa devo pure farla, soprattutto se non hai interesse a parlarne da solo.> Per lui, questo è assolutamente normale. Niente di che, mera formalità. S’è sempre comportato male, soprattutto con le sue cavie, reputandole nient’altro più di questo: degli esseri dediti ai suoi esperimenti, che si prostrano a questi ultimi, volenti o nolenti. <E’ proprio per questo che ti stavo chiedendo un consenso.> Ammette, ghignando. Va bene che non abbia accettato di far da cavia, comprende come qualcuno non lo farebbe mai, specialmente essendolo già stato in passato. Tuttavia, la stretta di mano arriva, seppur dopo che il rosso abbia risposto al messaggino di Kan – in malo modo, ovviamente. La stringe, seppur dotato di molta poca forza. E’ palese che faccia affidamento su ben altro genere di poteri che sulla propria forza fisica inesistente. La forza altrui, invece, è nettamente superiore. E non ci vuol granché per tirarlo velocemente a sé. <Uhhh> Cinguetta divertito, pur non comprendendo il reale pericolo di quella vicinanza. <sono tutto un fremito se fai così.> Agita le manine davanti a sé, leccandosi le labbra con la punta della lingua che s’arresta all’estremità destra, continuando però a tener gli occhi verdastri su di lui, senza scollarsi per alcuna ragione. <Devo esaminarti, come ti ho detto. Valutare le tue risposte mentali. Prima di tutto, ho bisogno di capire cosa ti hanno fatto. Senza una visita accurata, non posso fare alcunché. Puoi passare dall’ospedale – anche se, per questi protocolli, sarebbe meglio passare dal mio “studio privato”.> Solleva indice e medio d’ambedue le mani, muovendole su e giù per simulare le virgolette. Si discosterebbe da questi, qualora ciò sia possibile, in modo che effettui qualche passo indietro. <Possiamo vederci qui> Passandogli un indirizzo vocalmente, assieme ad un orario e un giorno prestabiliti. <se hai un telefono dove segnarlo.> Ammesso conosca cosa sia… Sta di fatto che in seguito, s’avvierà sicuramente altrove, alla ricerca del piacere carnale pur di fuggire da quello speciale. [ EXIT ]

23:11 Shinsei:
 Sospettoso al suo primo dire. Il “mettere le mani nella testa” era metaforico. Eppur l’altro sembra averlo colto in maniera fisica, concreta <Te l’ho detto, ti farò da cavia per il tempo che serve affinchè tu mi rimetta apposto. Non un secondo di più> Il prezzo da pagare è un’altra cosa, ovviamente. E perché accetta di farlo? Perché inizia ad essere un patto che conviene a entrambi, e soprattutto non conviene al Kokketsu avere una persona così instabile nei pressi. Chiarito questo, può soltanto aspettarsi dal rosso che faccia al meglio ciò che tanto ama fare. Non sorride nel sentirlo quasi contento di quella reazione. Non l’ha avuta per farlo contento, ma per mettere in chiaro le cose. Non gli interessa troppo, dunque, la reazione, almeno finchè non è un diniego, che però non arriva. Ascolta la strategia. E scuote il capo quando l’altro parla di ospedale, col cavolo. Si farà guardare solo da chi può fidarsi. Sul perché poi si fidi più del Kokketsu, è un mistero. Memorizza orario e indirizzo ripetendoli a voce, come fa sempre <Sarò li.> Commenta per poi guardarlo andar via. Con il piede si da una spinta per scostarsi dalla parete e ben presto è anche lui lontano da li. Ora che questa pratica è sistemata, deve andare a spiegare un paio di cose a qualcuno. [END]

Shinsei, spinto dalle parole di Sango, va alla ricerca di Rasetsu. Lo trova in un vicolo del quartiere notturno. Il rosso lo scambia per un ladro o un serial killer e inizialmente fugge. Il biondo lo rassicura e, una volta instaurato un regime di calma, riescono anche a parlare.

Hanno un accordo: Rasetsu gli pulirà la testa dalle torture subite, in cambio Shinsei gli deve procurare un Doku o dei veleni il prima possibile (normale amministrazione, magari stavolta li ottiene davvero).