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If you wanna be my lover

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con Nobu, Shizuka, Shinsei

20:00 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - > Karaoke (?)] Che sfacchinata, dopo il lavoro nello studio di tatuaggi le era toccato chiudere baraccae burratini e andare a Konoha dal suo responsabile, per definire i dettagli di quell'immenso lavoro che aveva pianificato di fare sulla schiena. Risultato ora si trova sulla via del ritorno verso Kusa, decisamente stanca a livello mentale più che fisico. Oggi ha cercato di fare del suo meglio per adeguarsi alle richieste del responsavile dello studio quindi indossa un paio di pantaloni neri a vita alta, strappati in più punti lasciando intravedere la pelle candida sotto di essa, anfibi ai piedi, il seno fin troppo abbondante è coperto da un microtop bianco, così che parte del ventre resti scoperta, al collo pende delicata quella collana in oro giallo, con pendente a forma di farfalla riempito di pietre brillanti azzurre come gli occhi della Kokketsu. I capelli rossi come il fuoco sono raccolti in una coda molto alta e laterale, mentre qualche ciuffo sfugge al tutto, incorniciandole il visino, i cui occhi sono leggermente truccati, mascara, eyeliner sulla palpebra appena accennato. Il Top è abbastanza corto da lasciare intravedere quelle quattro lettere che si è tatuata da sola sotto il seno sinitro. Con se porta uno zainetto nero, nel quale si può trovre portafogli, cellulare, chiavi di casa, blocco da disegno e un astuccio con le matite. Sulle orecchie delle cuffie grandi e blu che passano la musica dell'amico d'infanzia a tutto volume. I grandi occhi blu stanno scrutando le vie del centro, piene di gente e di locali, in particolare però sembra cogliere la femminile attenzione un'insegna molto colorata, quella di un Karaoke. I passi istintivamente si muovono in quella direzione, senza curarsi troppo di chi ha intorno, procedendo spedita verso l'ingresso, sperando di trovare ancora una stanza libera; era da parecchio che non cantava.

20:27 Nobu:
  [Karaoke] E se c’è qualcuno che sta arrivando, e in realtà sono in parecchi considerando l’orario che si sta facendo, verso quel locale più o meno conosciuto, formando quasi una fila che viene più o meno smaltita celermente dal buttafuori, lui è quello che va contro corrente: esce ma semplicemente per prendersi una boccata d’aria e fumarsi una sigaretta. Era stato invitato fuori da un paio di colleghi a quella serata, essendo comunque abbastanza popolare con il suo modo di fare molto affabile tra la gente di cui non gli frega assolutamente niente. Solita faccia di bronzo di chi sta alle vendite, mettendo su come sempre la maschera della persona sorridente, amichevole e bonacciona quando non si tratta di menare le mani dove, fa ancora fatica a nascondere quel lato che gli è intrinseco dopo la caduta di Suna e quell’esperienza così vicina alla morte. Ha lasciato la giacca nera della Shinsengumi all’interno della stanza con gli altri e , infatti, è solo in quel completo della divisa da tutti i giorni: pantalone nero, scarpa elegante, cintura di pelle anch’essa nera con fibbia argentata e camicia bianca. Questa ha le maniche risvoltate fino a sopra il gomito mentre gli ultimi due bottoni in cima sono slacciati. La cravatta? Rimossa anche quella. La pelle color ebano è particolarmente in contrasto con il candore di quel cotone che gli copre il petto, quel fisico asciutto con qualche linea di muscolo qui e lì ma che non diresti mai che è una persona palestrata o anche solo minimamente resistente, facente parte di quel somatotipo ectomorfo, le classiche persone che si definiscono ma non aumentano facilmente di massa muscolare, ci siamo capiti, i rettangoli. Dannati geni, e pensare che chi come lui di solito è più portato proprio per predisposizione a quel corpo da mesomorfo con quei muscoli così definiti e spalle e dorso larghi con il bacino stretto… beh, non lui! Si appoggia al muretto mentre si fa timbrare il dorso della mano destra per far si che possa rientrare all’interno del locale quando vuole per quella sera. Detto questo si infila le mani in tasca a tirare fuori un accendino e una sigaretta, una delle sue come al solito anche se… aveva finito quelle al lampone, uno dei motivi per il quale in realtà aveva un po' i maroni girati, parliamo di un livello leggero, in fase di decollo, pronti a diventare satelliti intorno alla sua testa… un po' come gli anelli di saturno per intenderci con un moto di rivoluzione attorno al suo cranio elevato! Non si avvede di Shizuka mentre una coppia poco prima di lei viene mandata via dato che avevano finito le stanze disponibili, ne rimanevano un paio ma già prenotate.

20:44 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - Karaoke] Gli occhi blu sono catalizzati principalmente dall'ingresso del locale e da chi viene e va dal luogo. Difficile non notare l'altissimo ragazzo che si fa timbrare la mano per poter poi riaccedere alla struttura, il colore della pelle è decisamente opposto a quello della rossa, ma veste in maniera elegante, decisamente diversa da lei che è più comoda anche se non meno appariscente probabilmente. Nota quindi la coppietta che si allontana, lo sguardo a carpire le informazioni che le servono anche se non riesce a cogliere nulla. Un lieve sospiro viene emesso mentre nella sua minima statura di un metro e cinquantacinque si approccia all'ingresso, entrando nella struttura per poi andare a chiedere informazioni al commesso. La Kokketsu abbassa le cuffie attorno al collo, si rivolge al ragazzo con cortesia ma riceve purtroppo una pessima notizia, effettivamente è venerdì sera perciò senza prenotazione è particolarmente complicato trovare un posto libero. Ringrazia con un inchino in direzione di lui, tornerebbe sui propri passi uscendo dalla porta d'ingresso per poi dirigersi nuovamente verso Kusa. Una volta giunta sull'uscio, un sospiro sconsolato le sfugge dalle labbra, lo zainetto viene fatto scivolare in avanti, il cellulare recuperato mentre invia un messaggio a qualcuno. E quasi sul punto di riprendere il cammino ecco che qualcosa incomincia a cadere dall'alto. Una dopo l'altra gocce di pioggia iniziano a posarsi sulla strada, in maniera sempre più ritmica, aumentando di intensità in un attimo. Gli occhietti blu si muovono verso l'alto, il cellulare viene recuperato ancora, un vocale questa volta viene inviato: << Aspetto che spiova e rientro! Sperando sia un temporale estivo! >> Ovviamente il messaggio è per la madre ma sul display verrebbe eventualmente visualizzato solo il nome "Yuki", ecco come era stata salvata sul cellulare dalla figlia. Il cellulare viene riposto nello zaino, che viene portato dietro le spalle, le manine andrebbero quindi a posarsi sulle cuffie, che verrebbero riportate al loro posto, per eventualmente isolarsi di nuovo: non può cantare, quanto meno può ascoltare.

21:00 Nobu:
  [Karaoke] L’accende e la porta alla bocca, mantenendo il filtro dapprima con i polpastrelli di indice e pollice per poi abbracciarlo con quelle labbra carnose. Un tiro, due. Guance che si riempiono di fumo per poi farlo scendere violentemente nella gola, inspirando aria a denti stretti, producendo quel classico sibilo. Polmoni che si gonfiano insieme alla cassa toracica per accogliere quella sostanza tossica per poi espellerla gradualmente dalle narici in una prima parte e infine dal lato sinistro delle labbra. Destra che torna ad afferrare il filtro con i medesimi polpastrelli precedentemente adoperati e, come nel suo solito rituale, va a premere per infrangere quella ball con il sapore di lampone… peccato che queste non erano le sue sigarette. < tch. > Si lascia sfuggire una smorfia. Fa un altro tiro e, buttando fuori il fumo verso l’alto, ecco che guarda il cielo annerirsi e cominciare a illuminarsi con qualche fulmine qua e la. Sigaretta che viene infine buttata, ancora accesa, dopo a malapena tre tiri, non gli piaceva, estremamente volubile, come il suo animo: irrequieto. Magari ne accenderà una dopo, come ha già fatto con le quattro precedenti, sperando che qualcosa sia cambiato, riservando probabilmente anche alla sesta sigaretta la stessa nefanda fine delle precedenti cinque. Pioggia, finalmente. Con un colpo di reni si da una spinta contro quel muro al di fuori del karaoke. Passi di quelle scarpe eleganti della divisa che si susseguono l’un con l’altro fino a portarlo fuori da quella che, per Shizuka per esempio, è la sua confort zone, mentre per lui è semplicemente piacere. Camicia bianca di cotone che comincia a macchiarsi di pois più scuri dovuti alle gocce di quella precipitazione che la colpiscono, rendendola appena trasparente data la natura del tessuto e del colore, con quella pelle di colore scuro che dovrebbe proteggere. Si ferma quindi, soddisfatto a tre passi in mezzo a quella via. Gli occhi azzurri come il ghiaccio si rivolgono al cielo, aiutati anche dal movimento ascensionale del capo, bagnandosi le gote di quella precipitazione, di quell’acqua che di puro non ha assolutamente nulla e forse è proprio per questo che gli piace, come a lavarsi dalle fatiche di quel personaggio perfetto che mostra in giro dovuto al suo ruolo nella società. Probabilmente lo guardano strano, dovrebbero. Braccia che si allargano, come a modi di volo d’angelo, accogliendo quella pioggia su di se ancora una volta. I capelli corvini si bagnano, si raggruppano e d’un tratto quell’undercut che gli cadeva a caschetto, ecco che viene raggruppato, perdendo di quella forma così curata, diventando un chaos disordinato. Mano mancina che si allunga proprio a portarsi indietro i capelli, come in una leccata di mucca come si suol dire. Come se avesse appena soddisfatto quel desiderio, solo ora nota l’altra persona che ha fatto il movimento contrario al suo, cercando riparo, muovendosi proprio verso di lei. Falcate lente ma che coprono un ampia distanza, azzerano i metri che dovrebbero separarli mentre quelle dita, così lunghe ed esili, da giocatore professionista di basket quasi, cercano di appropriarsi di quelle cuffie per portarle alla propria testa. Si china in avanti con il busto per abbassarsi dato che era nettamente più alto di Shizuka, incuriosito da che cosa stesse ascoltando, maleducato, egoista come è Nobu, intento a seguire semplicemente uno dei tanti capricci per accontentare il suo ego.

21:14 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - Karaoke] A lei la pioggia proprio non piace, è una condizione atmosferica che le mette tristezza. Non le piace per nulla bagnarsi inoltre cosa che sembra tutto il contrario per il tipo che stava fumando fuori dal Karaoke. Lui si muove in verso opposto, abbandonandosi alla pioggia completamente, capelli che si inumidiscono così come i vestiti. Lo sguardo blu rimane decisamente affascinato dalla scena, esteticamente parlando a un suo perchè, un disegno non sarebbe inappropriato e potrebbe tornare ad allenarsi con il suo lavoro di ritrattistica. Le orecchie sono assuefatte dalla musica ritmica che producono, una chitarra elettrica, da sola a creare musicalità estreme, nessuna voce, solo quei suoni. Mentre resta quasi incantata a osservare quel tipo che sembra il suo esatto opposto non realizza il fatto che lui abbia smesso di girare intorno a se stesso e si stia muovendo in direzione della rossa. Se lo ritrova davanti prima di quanto immaginato, ma contrariamente al previsto lui si china in direzione di lei, invadendo lo spazio interpersonale della Kokketsu che inevitabilmente arrossisce sulle guance, indietreggiando con un piede. Quelle dita esili si allungano in realtà sulle cuffie di lei, impossessandosene e lasciandola letteralmente a bocca aperta, mentre lui si mette ad ascoltare quegli assoli di chitarra elettrica portata più o meno all'estremo a seconda della canzone riprodotta. Dallo stupore iniziale però si passa rapidamente alla rabbia: visino che si aggrotta visibilmente, rossore che aumenta sulle guance mentre una smorfia le si dipinge in volto. Lui non dovrebbe essersi allontanato troppo quindi, senza timore le esili mani della rossa andrebbero a recuperare con decisione il mal tolto, con la voce che seguirebbe in maniera automatica, andando a lamentarsi con quel tipo decisamente poco educato: << Di solito si chiede prima di appropriarsi di oggetti altrui! Per giunta se di sconosciuti! >> Non pensa nemmeno di rendere meno antipatico il tono che sta utilizzando, e se fosse riuscita a recuperare l'oggetto di contesa le avrebbe messe al collo di nuovo, bloccando la riproduzione e fissando con il faccino imbronciato il tipo che la supera comodamente di più di 30 centimetri.

21:37 Nobu:
 Apparenze che ingannano infatti dal momento che quei padiglioni imbottiti proteggono le orecchie. Musica che lo innonda, ritmi estremi, violenza nel suono, esattamente come piace a lui. Occhi di ghiaccio che si chiudono a godersi la musica, mani che si abbassano lasciando così esposte le cuffie per Shizuka quando se le riprenderà. Non si allontana da lei neanche di un passo in realtà, non gliele voleva rubare ma era solo incuriosito da che cosa stesse ascoltando la ragazzina, così per passare il tempo e non tornare dentro a fare il finto amicone con i colleghi, quasi stanco di doverlo fare… Ah se solo potesse saccagnarli di botte come in allenamento, o anche solo incassarne un po'. Qualche goccia di pioggia cade dai capelli ormai fradici lungo tutto quel naso dritto, scendendo poi libere dalla punta di esso. Viene riportato alla realtà da Shizuka che si riprende le cuffie e anzi, quando sente quelle mani, già perché non le vede dato che ha gli occhi chiusi, si abbassa pure per renderle il processo più facile. Ascolta ciò che ha da dire e solo infine apre di nuovo gli occhi a guardarla nei gemelli. Anche quelli della fulva sono azzurri, eppure quelli del Ryuuzaki sono intrinsechi di un freddo e di una profondità tale da essere così diverso, nonostante la base del colore è la medesima, merito anche di quell’abilità oculare che possiede, rendendoli visivamente unici nel genere. < Dipende da chi è colui che si appropria degli oggetti altrui. È tutto molto soggettivo come pensiero. Se ci pensi il falso dio si è appropriato delle nostre case e delle vite dei nostri cari… eppure non ha chiesto il permesso a nessuno per farlo. > le risponde in maniera molto pacata, calma con quella voce profonda mentre la osserva e ne valuta la reazione a quelle parole. LE mani si riportano in tasca, ergendosi interamente per tutti quei centimetri, torreggiando sopra la ragazzina dai capelli rossi e quel top che, nel freddo di quella tempesta, non era esattamente il massimo come unico indumento. Si, la guarda in tutta la sua interezza ma non si sofferma su nessuna parte in particolare del suo corpo. Lo sguardo è vitreo e non c’è malizia in quelle iridi nonostante, per il vestiario da lei sfoggiato, potrebbe averne. < Nel mondo ‘civilizzato’ per l’etica imposta, questo modo di fare viene definito come prepotente e crudele, eppure nella natura non è forse il predatore più forte a dettare la legge e questo viene considerato… normale? > inclina appena il capo verso destra di appena venti gradi, non troppo. Sopracciglio sinistro che si inarca appena incuriosito da come possa rispondere. Finisce per chiudere gli occhi e sorriderle. < Bella musica comunque, grazie per avermela fatta sentire. > anche se se ne è approfittato e se l’è presa da sola. Aspetta giusto di sentire la risposta per poi girarsi e voltarsi, incamminandosi verso il buttafuori, esponendo il pugno timbrato, mostrando il dorso con il suo lascia passare.

21:56 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - Karaoke] Lui non si oppone in alcun modo agli atti femminili, forse anche perchè molto preso dall'ascolto di una musica che forse non avrebbe associato a un primo impatto alla nanetta che gli si para innanzi. Gli occhi altrui dapprima visti solo di sfuggita gli si rivolgono nella loro pienezza, notandone il colore simile al proprio ma distante allo stesso tempo. Avendo avuto a che fare con un'innata oculare da vicino non è per lei complesso riconoscerne un'altra. Eppure non commenta, ricambia quello sguardo freddo con il proprio, il visino ancora contrariato nonostante il gigante l'abbia aiutata nel recuperare quello strumento con cui passa il tempo. Il tono di voce dell'altro è di nuovo opposto a quello della ragazzina, profondo, quasi caldo. Pone quasi un quesito in merito alla lamentela, andando a sottolineare l'ovvio e facendo in modo che la risposta le sfugga dalle labbra in maniera automatica e forse antipatica: << Non pensavo di avere d'innanzi la reincarnazione del falso Dio. E ad ogni modo si sono lamentati pure di lui, quindi posso contestare liberamente! >> Infantile (?) forse, ma non le piace quando qualcuno non le chiede il permesso di fare qualcosa contro la sua volontà, lei è stata educata al rispetto verso il prossimo, cosa che stupisce sempre un poco il resto del mondo a quanto pare. Lui torna a torreggiare sopra di lei, in quell'altezza assurda in proporzione alla piccoletta. Si prolunga in altri dialoghi, altre parole vengono spese per lei, un altro pensiero fuori dal coro, non richiesto ma regalatole, forse per lenire alla noia che lo sta pervadendo: << Beh è questo che fa la differenza fra animali ed esseri senzienti no? La capacità di scegliere come interagire con il prossimo senza necessariamente schiacciarlo. Il rispetto non si misura solamente in base alla forza fisica, l'ingegno aiuta anche nella scelta. >> Il tono finalmente è un poco più pacato, il visino ha abbandonato quel broncio ed è tornato a una forma più delicata, più lieve. Poi ricevuta risposta il capo viene inclinato di lato, gli occhi chiusi e le sorride in maniera amichevole, ringraziandola per avergli concesso di ascoltare quella musica. Rossore appena accennato sulle guance come se non si aspettasse tanta cortesia da chi prima le aveva rubato uno degli oggetti a cui era più affezionata: << Se vuole può ascoltare ancora un poco, tanto non posso entrare a cantare e devo aspettare che spiova prima di rientrare a casa. >> Si è appena lamentata che lui le ha rubato le cuffie e ora offre spontaneamente di lasciargli ascoltare quel suono? Beh in fondo non è il caso di essere scortesi con qualcuno che ti ha ringraziato. Inoltre non è stato affatto brusco nei di lei confronti, tutt'altro. Qualora lui non avesse accettato di sostare ancora un poco all'esterno lo avrebbe semplicemente osservato rientrare, valutando il da farsi, in effetti inizia a sentire un poco di freddino.

22:12 Nobu:
 Beh non ha tutti i torti eppure l’essere umano non è anche lui un animale? Non fa parte di una catena alimentare anche lui, così come quegli impulsi primitivi che li invadono quotidianamente. Stesse esigenze, stessi bisogni, stessi desideri. Fa giusto due passi, soddisfatto in realtà di sentire il punto di vista diverso dal suo da parte della ragazzina fulva, raccogliendo infine quell’invito a sentire ancora musica. Si ferma, voltandosi a guardarla un po' dalla distanza. Pondera sul da farsi, rimanendo fermo per quelli che sono cinque secondi anche se in realtà sembra un eternità dove il silenzio e quello sguardo fisso su di lei sono l’unica cosa che le dona. Cattura i dettagli come un predatore fa con la sua preda: quei pori visibili sulla parte esposta della cute, il vestiario decisamente non idoneo a quel clima che è venuto, per poi riflettere anche sul fatto che pure lui è fradicio. Potrebbe rimanere fuori ma non gli piacciono le sigarette che ha con se e non risolverebbe nessun problema di quelli che si stanno presentando. Alza l’indice destro un attimo in sua direzione prima di sparire all’interno del locale. Passa si e no un minuto buono fino a quando non esce di nuovo e, alla sua destra ha un altro uomo, sulla trentina, chiaramente ubriaco. Condivide con lui l’abbigliamento mentre lo spinge via in malomodo da quel locale, mettendolo sulla strada di casa sostanzialmente. Si volta nuovamente come per cercare conferma che la ragazzina sia ancora lì e che abbia assistito alla scena e, se così fosse, le fa un cenno con il capo, facendolo scattare in maniera brusca a indicare l’interno del locale. Quando si sarà presentata all’ingresso le dirà semplicemente < si è “liberato” un posto nella mia stanza. > senza troppi giri di parole, guardando pure il buttafuori come per dargli conferma che è con lui e che quindi non andrebbe a occupare un'altra sala, anche perché non ce ne erano disponibili. Da infine le spalle ai due, aprendo la strada mentre, grazie a quella camicia fradicia, ormai trasparente e aderente, Shizuka può notare come l’intera schiena di Nobu sia riempita da inchiostro in quel tatuaggio di un drago. Fa da pioniere fino ad arrivare a quella stanza dove stava.

22:31 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - Karaoke] Lui che stava per tornare all'interno del locale si ferma ad osservarla dopo quella proposta di origliare se possibile ancora della musica. Quei pochi secondi in realtà paiono eterni, lunghi attimi in cui valuta il da farsi; la osserva di nuovo da capo a piedi, pondera il da farsi e l'unica cosa che fa in direzione della Kokketsu è infine estrarre l'indice della destra rivolgendolo a lei per poi sparire all'interno del locale. Rimane confusa sotto la tettoia, la testolina che si piega leggermente di lato, espressione stupida che la caratterizza. Lui scompare e lei non fa altro che alzare le spalle, riportare le cuffie sulle orecchie e riattivarle. Purtroppo la pioggia non apre voler diminuire perciò vede tranquillamente l'omone tornare con un altro tipo, decisamente ubriaco. Il tale viene letteralmente lanciato sotto la pioggia come per essere sollecitato al rientro a casa. Poi il Ryuuzaki volge il volto nuovamente verso di lei, facendole cenno di seguirlo. Che sia una buona idea o meno seguire quel tipo non lo sa, ma entrare nel locale le sembra una buona idea per non raffreddarsi troppo. Una volta entrata tuttavia lo troverebbe poco distante, le mani andrebbero nuovamente ad abbassare le cuffie udendo così le parole di lui. I modi sono tutt'altro che cortesi, però a conti fatti ha appena lanciato un suo 'amico' fuori dal locale solo per dare un posto a lei, cosa che la stupisce non poco. Al contempo non sembra nemmeno volerla pregare, però sarebbe decisamente scortese non ringraziarlo quanto meno della premura. Decide di seguirlo, passo dopo passo seguendolo in quella strada che conduce alla stanza che stava occupando. La vocina cercherebbe di farsi sentire anche dalle spalle, proprio mentre camminano: << La ringrazio per avermi invitata ma forse non era il caso di cacciare il suo amico.. >> Già ha dato per scontato che fossero in confidenza essendo li insieme. Lo sguardo che era troppo focalizzato nel seguire l'altro però finalmente si porta sull'intera figura di chi lo precede, scorgendo sotto la camicia bianca quel tatuaggio a forma di drago, del quale però non riesce a definire i contorni. << Il tatuaggio che ha sulla schiena sembra molto bello. Deve essere stato impegnativo passare tutto quel tempo a farsi tatuare. >> Commenti ad alta voce, non richiesti, fuoriusciti da quelle labbra infantili più per curiosità, interesse nel lavoro altrui, in fondo è qualcosa di professionale, si può sempre imparare dagli altri. Qualora lui si fermasse prima di entrare nella stanza ella farebbe altrettanto, cercando in qualche modo un contatto visivo con colui che la precede: << Non vorrei disturbare però il gruppo. Comunque io sono Shizuka Kokketsu, piacere! >> Un piccolo inchino verrebbe rivolto in sua direzione, formale, quanto più possibile con quell'utilizzo del lei e quei gesti educati, fin troppo portati all'estremo.

22:44 Nobu:
 Si ferma giusto quando sente quel complimento sul tatuaggio, già perché ha sentito il ringraziamento che gli ha riservato per averla fatta entrare… eppure lo aveva già ringraziato no? Non avevano stipulato un accordo tacito? Lui le teneva compagnia fino a quando non smetteva di piovere e in cambio avrebbe sentito quella musica che era così orecchiabile per lui, anche se di musica non ha un genere preferito e svaria a dirla tutta. < Grazie. > risponde sincero in un primo momento, nonostante non si debba vedere chissà quanto visto che comunque ha la camicia sopra < Rappresenta le mie origini e spero il mio ritorno. > messaggio complicato da percepire anche perché Shizuka non ha conoscenza del contesto, del background o di chi sia Nobu in realtà. Entrano nella stanza e con la mano mancina aperta indica il divanetto < Stringetevi e fate spazio > comunica agli altri colleghi con un tono più gioviale di quello che le ha riservato prima, quasi falso per come si è presentato a lei e a come si sta rivolgendo ora agli ‘amici’ se così possiamo dire. Aspetta che si segga Shizuka mentre lui prende l’interphone al muro e chiede un paio di asciugamani caldi e altre bibite, il primo per se stesso, le seconde per offrirle. La rossa può notare come tutti sono più o meno vestiti uguali con un badge che si rifà su tutte quelle giacche. Stessa cosa potrà notarla soprattutto adesso che Nobu con la destra afferra la propria giacca dall’appendiabiti, nera, con il badge della Shinsengumi d’orato sopra e la lancia con quel suo modo di fare rozzo ma premuroso quasi, sopra Shizuka, a farla coprire per il freddo ma anche per il look che ha, notando qualche sguardo indiscreto dovuto all’alcohol probabilmente dei colleghi. Si siede infine alla sua sinistra, praticamente bloccandola tra di se e una collega femmina che in realtà le da anche il benvenuto affettuosamente, offrendole da bere mentre Nobu si limita a guardarla, come aspettando la parte di quell’accordo che deve ancora ricevere. Nel frattempo un collega canta, ubriaco fradicio e stonato, scena molto comica e la cameriera entra con un vassoio con sake, birre e l’asciugamano che il choconinja prende immediatamente, asciugandosi almeno i capelli, tamponandoli qua e la.

23:05 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - Karaoke] L'unica risposta che riceve alle proprie frasi altro non è che qualcosa di criptico riguardo al suo passato e al proprio futuro, o almeno è ciò che spera. Senza contesto è difficile capirne il vero significato e la mente si perde inevitabilmente a cercare qualche possibile scenario, senza trovarne alcuno convincente. Non si blocca prima di entrare nella stanza, quindi lei non ha nemmeno il tempo di presentarsi. Con i colleghi utilizza un tono molto più cortese, chiedendo di fare spazio anche per lei. Esegue il tutto in maniera decisamente difficoltosa, boffonchiando un: << Buonasera >> Come a salutare il gruppo, per poi rossa in viso sedersi nel posto per lei riservato. E' solo allora che si guarda un poco in giro, quelle vesti molto simili fra loro, alcuni indossano ancora la giacca e può riconoscere facilmente quel simbolo di affiliazione alla Shinsengumi. Ma proprio con un gruppo di gente del genere doveva finire? Il resto passa in secondo piano, il ragazzo ubriaco che canta, l'offerta cordiale della collega donna che la invita a bere qualcosa, la richiesta di Nobu all'interphone. Sta attentamente valutando se andarsene fuori sotto l'acqua per la prima volta nella sua vita. Poi tutti i pensieri vengono interrotti da quella giacca decisamente grande che le finisce sulla testa, gli occhi tornano vivi e se la toglie di dosso in maniera rapida, istintiva. Lui le si siede accanto guardandola come se si aspettasse qualcosa, mentre la cameriera porta bibite e asciugamani che lui utilizza per asciugarsi. I cricetini riprendono a girare mentre gli occhi azzurri restano fissi sul Ryuuzaki, come a trovare un modo cortese per scappare da quella situazione senza essere indelicata. La giacca di lui non viene indossata, viene tenuta in mano, lo sguardo si vela di nervosismo, ansia, quasi fatica a respirare li dentro, con gente sconosciuta e soprattutto con coloro che le hanno portato via veramente molto. In un attimo il pensiero va a Kan, vuole vederlo, chiamarlo, scappare da quel dolore che prepotentemente si fa strada in quella figurina tanto piccola. Perchè fa così male? Perchè è ancora così tanto arrabbiata? In fondo lei ha altro ora, la destra viene portata al collo, la catenina con quella forma di farfalla viene stretta, forse troppo, così da inavvertitamente ferirsi e perdere qualche goccia di sangue nero che scivola lungo il dito. << Ho bisogno di un attimo. >> Cercherebbe di alzarsi, andando convinta verso la porta della stanza, lasciando la giacca di lui sul divanetto, cercando di uscire un attimo in corridoio, per prendere fiato, calmarsi e decidere come affrontare il mostro che ancora la tedia così tanto.

23:26 Nobu:
 C’è qualcosa che non va ? Si. Sono affari suoi? No. Gliene deve importare quindi? No. Si alza per fara uscire, lasciando che faccia quello che deva, magari è una criminale per quello che ne sa e non si sente a suo agio in mezzo agli agenti scelti, magari invece è sorpresa di vedere che anche quelle persone che proteggono il villaggio a volte si svagano. E se fosse effettivamente questo potrebbe arrivare a una conclusione che non vorrebbe riconoscere. Chissà come deve essere per lei vedere un collega del suo ex compagno e amico di infanzia uscire e vivere una vita pressochè normale anche se di normale chi è all’interno di quel gruppo di elite, ha veramente poco. Lo chiamano intanto a cantare [Dai Nobu, canta ancora!!]. Lo tirano in mezzo quando lui in realtà voleva sentire la musica di Shizuka. Sbufferebbe e li manderebbe a cagare se solo potesse eppure si mette a ridere e si alza in piedi, prendendo il microfono per poi selezionare il brano che comincia a riprodurre un pezzo di pianola molto funky. Motivo che si ripete un paio di volte per poi iniziare ad attaccare con un timbro intonato, ma più basso di quello della versione originale. < I do the same thing i told you that I never would … > e già qui i compagni e le compagne già stavano smattando, tirandosi in mezzo a quella canzone, cantando anche loro in playback mentre le ragazze ballavano sul posto, canzone particolarmente famosa su ninjagram per quel balletto iconico con il booty. < I told you i would change even when i knew i never could, I kno that i can’t find nobody else as good as you > E intanto… beh, che fai non ti scateni? Da vera anima della festa si stava già lasciando andare pure lui come una vera popstar, muovendosi a ritmo di quella musica con quel crescendo da pelle d’oca < I need you to stay, need you to stay hey!> per poi continuare con il resto della canzone. Se Shizuka dovesse rientrare… beh la situazione sarebbe alquanto bislacca, con Nobu con la camicia ormai slacciata, preso a braccetto da entrambi i lati da due colleghi che stavano cantando con lui, in maniera molto poco intonata e altri tre, un ragazzo e due ragazze che muovevano il bacino ballando <ooooh uuuh ooooh, I’ll be fucked up if you can’t be right here!>

00:06 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - Karaoke] Esce in corridoio, si siede per terra, schiena appoggiata al muro, occhi al soffitto, sospiri profondi, molto profondi. Quella giacca addosso non la vuole, è pesante, fastidiosa e ne ha indossata una tempo indietro e quella sensazione addosso non la vuole più. Lo zainetto viene portato davanti al corpo, il cellulare estratto, il messaggio di risposta della madre ignorato. Le dita si muovono alla ricerca del Sumi, ormai rinominato sul telefono come Mio; un messaggio viene inviato in maniera rapida, per poi inspirare profondamente, espirare e ributtare il telefono nello zainetto. La ferita che si è inferta da sola innavvertitamente viene leccata, andando a recuperare quel poco di sangue nero fuoriuscito. Le manine poi vengono portate in maniera decisa sulle guanciotte mentre si sostiene da sola a mezza voce: << Forza Shizuka, Yasuhiko non sarebbe mai venuto al Karaoke. E loro sono persone come le altre, fuori servizio. >> Le voci dall'interno le sente, scuote la testolina rossa ancora un attimo per poi tirarsi in piedi, fare nuovamente un profondo respiro per poi espellere tutta l'aria e rientrare nella stanza. All'interno trova una scena abbastanza ilare, la canzone è cantata da Nobu che però è affiancato da due colleghi a braccetto, la camicia ormai praticamente completamente sbottonata. Altre tre figure alzate a ballare muovendo il bacino a ritmo di musica. Se visti senza la divisa quei tipi sono completamente fuori di testa e, a conti fatti persone decisamente nella norma. Però lei non è decisamente nel mood del momento, quella musica non è quello che ha in testa e non è ciò che vuole esprimere però anche ciò che ha in mente smorzerebbe parecchio la festa generale. Li osserva mentre continuano a cantare mentre lentamente andrebbe a ricercare qualcosa di adatto ai propri pensieri, ma che al contempo sia leggero e gestibile dal resto del gruppo. Una volta trovata la canzone adatta aspetterebbe che la precedente si concluda, per poi andare a cercare di richiamare l'attenzione di Nobu, per farsi passare il microfono. Qualora fosse riuscita a farselo passare avrebbe quindi inserito il nuovo brano, per poi protare il microfono alle labbra e iniziare a cantare: << Yo, I'll tell you what I want, what I really, really want, So tell me what you want, what you really, really want, I'll tell you what I want, what I really, really want, So tell me what you want, what you really, really want, I wanna, (ha) I wanna, (ha) I wanna, (ha) I wanna, (ha), I wanna really, really, really wanna zigazig ah >> La vocina di lei è particolarmente intonata, contrariamente alla fuga di pochi minuti prima sembra decisamente più convinta di cosa deve fare. Si può notare facilmente che è decisamente snodata nei movimenti, e che non ha un gran problema a muoversi davanti a qualcuno che non conosce per nulla. Anzi istintivamente andrebbe ad approcciare probabilmente le colleghe di lui, cercando a suo modo di coinvolgerle nella performance. << If you want my future, forget my past, If you wanna get with me, better make it fast, Now don't go wasting my precious time, Get your act together we could be just fine >> Inevitabile che gli occhi si muovano principalmente in direzione di quel tipo che l'ha trascinata in quel casino, ma forse in qualche modo dovrebbe riuscire a portarsi a casa una lezione nuova.

00:19 Shinsei:
 È la serata perfetta per uno come lui. S’è avventurato in quel quartiere perché è a caccia. Ma probabilmente non ha compreso bene che tipo di locali gira il suo obbiettivo. Farà esperienza. Piano piano. Indossa i soliti scarponi alti fino a metà polpaccio, jeans scuri, logorati in più punti tanto da snudare la pelle degli arti inferiori, un giubbetto impermeabile ma leggero, a maniche lunghe, con cappuccio, nero anch’esso, tenuto aperto. Una semplice canotta, nera anch’essa, a fasciare il torso. Insomma, la fantasia non è il suo forte, c’è da dire. In questo modo fa la sua comparsa all’ingresso del locale, giunge sotto all’ingresso, dove si sono riparati i due un po' di tempo fa. Probabilmente la serata è avviata, non c’è nessuno all’ingresso. Lentamente alza una mano per spostarsi il cappuccio dal capo e lasciarlo ricadere sulle spalle. Snuda il volto affilato, decorato da due draghi d’inchiostro che s’allungano dalle tempie percorrendo i lati lisci del cranio fino a immergersi sotto gli indumenti, i lunghi capelli sono riuniti in una treccia mal fatta che lascia libere due ciocche di capelli ad incorniciare il viso, impreziosito dallo sguardo nero. S’avventura così nel locale, percorrendo le stanze. Non ha idea di dove sia, eppure sfoggia la solita espressione austera del volto. Finisce per farsi condurre dalla stanza più rumorosa di tutte. E così ben presto raggiunge la soglia, finendo col farsi vedere anche dall’interno, soprattutto perché un bell’imbusto incravattato decide di apporre il braccio a chiusura della stanza per liquidarlo con un secco, [non c’è posto]. Lo sguardo nero ispeziona l’interno, cercando qualcuno che corrisponda alle caratteristiche che sta cercando. Non può non notare l’anima della festa, il ragazzone moro, e una piccoletta che sembra darci dentro altrettanto. Solo dopo essersi fatto un idea abbassa lo sguardo e il capo per guardare, dall’alto in basso, il bodyguard <togliti.> Non è saggio mettersi tra il naz…lo shinsei e la sua preda.

00:25 Nobu:
 Finisce di cantare in una bolgia di bravo e ancoraaaa ma a quanto pare la fulva torna e sembrerebbe con un rinnovato interesse. Riprende un attimo fiato, ricomponendosi pure se è per questo, tornando a sedersi su quei divani in quella sala. Si svacca letteralmente: camicia slacciata, gambe large, fondoschiena ben lontano dalla seduta corretta che si dovrebbe avere. Allunga la mano destra a prendersi una birra, strappandola senza problemi grazie al fondo dell’accendino che impugna con la sinistra invece. Prende un sorso, un altro e, sentendo Shizuka iniziare a cantare, sputa fuori tutta la birra, lavando un collega non aspettandosi questa canzone. Non è abbastanza ubriaco ne tantomeno fatto, non ha fumato niente e non si è calato nulla. Ah se solo fosse a casa e avesse accesso alla sua scatola di latta che tiene ben nascosta: la scatola dei desideri e dell’autolesionismo, lì dove tiene nascosto un po' la parte più recondita e veritiera di Nobu così come quella busta trasparente con quelle pillole di ecstasy dai colori sgargianti. I peggio trip che si fa sia per farsi del male, per sentirsi vivo ma anche per avere a che fare con quel disturbo post traumatico con la quale convive ogni giorno da ormai 10 anni, dalla caduta del vecchio mondo e di tutte le certezze che un bambino di 8 anni può avere. Ne è mai uscito? No, anche se ormai è diventata normalità, per quanto possa essere normale assumere un identità diversa per non ricordarsi da cosa si è scappati e chi si è realmente. E allora continuiamo a divertirci o a far finta di farlo davvero. Il volto si imbrunisce mentre le mani si reggono il capo, lo scuote e infine prende l’elastico che porta sempre con se, l’unica cosa che tiene con se di quella vecchia relazione e di Nene. Si lega i capelli, ormai cresciuti in quel codino con sotto l’undercut anche se dovrebbe tornare dal barbiere. Nel frattempo si era unito un altro collega totalmente ubriaco , più shizuka e le altre due colleghe facevano quattro… non lo poteva sopportare. Ecco che quindi arriva lui a salvare la situazione e a ripristinare l’iconico quintetto, anche se non è una ragazza… e detto tra noi, il primo che dice che qualcun altro è victoria invece che Nobu finisce morto (?). Si alza in piedi dopo che il pezzettino iniziale riprende e si appropria nuovamente del microfono per cantare a squarciagola < IF YOU WANNA BE MY LOVER, YOU GOTTA GET WITH MY FRIENDS! > aspettando l’altro poker di cantanti andargli dietro a cappella < MAKE IT LAST FOREVER, FRIENSHIP NEVER EEEEENDS!> totalmente ipocrita, lui a fare cagnara lì con persone con la quale si finge amico. Ottimo così Nobu

00:49 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - Karaoke] Beh quella reazione non se l'aspettava assolutamente, evidentemente è riuscita a prendere alla sprovvista il gigante che l'ha trascinata li. La birra che viene sputata dall'omone finisce con il lavare un altro membro della shinsengumi cosa che effettivamente la fa sorridere. Nel suo intrattenere il gruppo e muoversi a ritmo in quella stanza, riesce a recuperare un paio di ragazze, e anche un tipo ubriaco, cosa che forza il buon Hyuga a sentirsi in dovere di unirsi al gruppo per andare così a ricomporre in maniera alternativa il quintetto. La rossa ovviamente a ricorpire tale ruolo e il moro a impersonare la gnoccolona victoria. Alla fine tuttavia il povero gigante non ha vinto le cuffie della Kokketsu e anzi pare che involontariamente si sia reinfilato da solo in una situazione scomoda da sopportare. La canzone giunge al suo ultimo atto con le voci che ormai sono più un coro: << Slam your body down and wind it all around, Slam your body down and zigazig ah, If you wanna be my lover! >> La manina si alza verso il cielo e probabilmente nemmeno raggiunge la testa dell'altro che la supera veramente di parecchio. Però la Kokketsu andrebbe a girarsi, rifilargli in mano il microfono senza troppi complimenti per poi andare a cercare qualcosa di vagamente riconducibile alla musica ascoltata poco prima attraverso le cuffie di lei. Ipotizza che lui ne conosca le parole mentre a sua volta intona le prime parole della nuova canzona inserita nella riproduzione: << In this farewell. There's no blood, there's no alibi, 'Cause I've drawn regret, From the truth of a thousand lies, So let mercy come and wash away >> Senza curarsi troppo del fatto che lui sia praticamente mezzo nudo gli si affiancherebbe, mimando con il corpo i movimenti per suonare un basso, o una chitarra, anche se lei solitamente maneggia il primo strumento. Non si avvede ovviamente del tipo che ancora sta fuori dalla porta. Per ora il divertimento è la sua priorità, distraendosi dal fastidio che la circonda. [Canzone: https://www.youtube.com/watch?v=8sgycukafqQ&ab_channel=LinkinPark]

01:05 Shinsei:
 Insomma, dei tre infastiditi nello stare li l’unico a mostrarlo davvero, quel fastidio, sembra esser proprio il biondo. Non che sia per forza una cosa buona, anzi, per lui le cose hanno iniziato a mettersi male tempo zero. Probabilmente non sarebbe dovuto nemmeno entrare. Ma vada come vada gli servirà da esperienza per il futuro. Osserva il braccio del bodyguard a chiudere l’ingresso. In quel momento non ha molte opzioni, riesce a vedere solo una piccola parte della stanza e se vuole anche solo sperare di dare un’occhiata all’interno deve trovare un modo per entrare. Altrimenti la scelta è andarsene senza risultato. Ok quindi bisogna entrare, e allora altre due opzioni. Potrebbe liberarsi abbastanza facilmente del buttafuori, ma chi c’è nella stanza? Sarebbero davvero così contenti di avere un intruso che si intromette con violenza nel loro divertimento? Difficile. Cosa dire allora? Beh, a quanto pare il buttafuori decide da solo il destino della sua serata. Alza il braccio e afferra la canotta del biondo per cercare di spingerla via [Mi hai capito?! Non c’è posto. Vattene!] Lo sguardo si punta su di lui, non ha bisogno nemmeno di opporre troppa resistenza a quella spinta per rimanere esattamente fermo dov’è. In cambio però inarca rapido come una serpe i muscoli lombari, come se fossero una molla, costringendo la parte superiore del corpo a caricarsi all’indietro. Abbassa un poco il volto, prendendo la mira, per poi lasciare i lombari, al contrario, contrarre l’addome, sparando il capo in avanti e impattando con la fronte sul naso del buttafuori. Una testata. Senza troppi complimenti, dovrebbe far ruzzolare l’uomo all’interno. Riesce a entrare senza piegare il capo, anche se di poco, e lancia lo sguardo nero torvo all’interno. Poteva saperlo che è un covo di squadristi della morte? Ovviamente no. Saetta lo sguardo, ora può pensare in pace, ma ha bisogno di dettagli. Dettagli delle figure, ma anche degli oggetti, della stanza, di tutto. Può solo sperare che lo spettacolino li sul palco vada avanti e distragga tutti. Ma non dipende da lui. Ottimo inizio, comunque.

01:28 Nobu:
 A quanto pare il ragazzo biondo che aveva intravisto è sparito o meglio è stato rapito dal buttafuori che fa il suo lavoro. Non aveva voglia di rotture di scatole particolari, diammine va bene che è uno della Shinsengumi e un agente scelto, però è fuori servizio, si sta letteralmente cercando di chillare e vorrebbe che questa serata finisse in realtà. Ha già fraternizzato abbastanza no? Guarda fuori dalla finestra appena finisce la canzone… sta ancora piovendo. Shizuka gli passa il microfono per cantare e, non appena mette la canzone, riconosce qualche melodia simile a ciò che aveva sentito anche se questa canzone in particolare, non la conosce. Restituisce dunque il microfono alla rossa di capelli mentre viene affiancata dal collega ubriaco che invece a quanto pare la conosce e anche bene. Nobu invece… torna ad avvicinarsi verso il tavolino a prendere giusto la birra che aveva lasciato a metà per poi infilare la mano sinistra, attualmente libera in tasca, ad afferrare un'altra di quelle sigarette. Si, la sesta che probabilmente verrà buttata perché non sono le solite che fuma e non gli piacciono, però ha bisogno di fumare… dannata dipendenza. Si ferma sull’uscio, sentendo comunque la musica, muovendo il capo a ritmo mentre Shizuka sembra essersi ambientata per il momento ed è accompagnata da i suoi colleghi che l’hanno presa in compagnia se così possiamo dire, chi perché è carina, chi per i gusti musicali e chi per le tette che fanno provincia, si sa, ci sono gli amanti delle oppai loli ovunque. Sorride a quella scena e per lo più alla fulva per poi dirigersi verso l’ingresso solo per assistere a quella capocciata che Zidane spostati proprio. Occhi che si rivoltano verso l’altro, sparendo dietro le palpebre come a dire “ma perché a me” e uno sbuffo se lo lascia scappare. Si avvicina alla scena e scuote il capo quando il buttafuori si rialza e si sta dirigendo verso Shinsei per cercare di arrestarlo o comunque iniziare una zuffa. Si antepone letteralmente tra i due con il fatto che il biondo era ormai arrivato praticamente alla loro stanza. Scuote il capo verso il buttafuori per dirgli <lascialo entrare ormai… sai che il locale è al sicuro.> con la sigaretta tra le labbra . Da le spalle al biondo e con quel frame alto che si ritrova del corpo non è poi così facile inquadrarlo da dietro. La sinistra è quella che si muove verso le labbra nella maniera più naturale possibile, come fa sempre per afferrarsi la sigaretta, tuttavia le dita dell’indice e del medio sono chiuse, formando il mezzo sigillo necessario. Si concentra proprio sulle forze interne, quell’unione della mentale e fisica ispirandosi come al solito al fumo che gli pervade i polmoni, nato da quella combustione. Si immagina la stessa scena e, invece che riempire un vaso o le correnti che si mischiano, lui va ad alimentare quelle braci interne con l’energia psichica che viene vista come del vento, ridando vita a quelle fiamme che propaga nel corpo, con quel controllo minuzioso che solo uno Hyuuga può avere. A guardare il biondo sembra più un teppistello che un ninja e, con il fatto che gli da le spalle, fatto sneaky sneaky in un movimento che è naturale, chissà che Shinsei non se ne accorga neanche. [movimento 1/4 -impasto 3/4]

01:45 Shizuka:
  [Centro di Kagegakure - Karaoke] Il microfono le viene restituito poco dopo, e un altro collega la affianca come a duettare. Il moro finisce quella birra lasciata a metà e si allontana dalla stanza con la sigaretta in mano. L'aveva notato già fuori quel vizio che a quanto pare lo attanaglia. Poco importa, in fondo a conti fatti lui è un tipo strano. Non si avvede del biondo, troppo presa a dirvertirsi ma una volta finita quella canzone e perso l'omone alto di vista andrebbe a sedersi da qualche parte, recuperando il cellulare e leggendo solo in quel momento la risposta da parte del Sumi. Konoha è più vicina di Kusa al momento e in ogni caso scappare da lui le sembrava un'ottima opzione. La gola però demanda necessariamente qualcosa da bere prima di allontanarsi e quello che trova più in prossimità è il Sake a quanto pare. Lo beve con calma, cercando di non buttarlo giù tutto d'un fiato, evitando quindi di perdere la ragione solo con quel bicchierino. Le dita si muverebbero rapide sulla tastiera andando a digitare una risposta, gli occhi blu si muoverebbero all'esterno dove pare che abbbia smesso di piovere. Perfetto!! Depositando nuovamente il cellulare nello zainetto andrebbe a salutare i presenti, ringraziandoli in maniera educata per la compagnia e il divertimento. Poi si allontanerebbe dalla stanza, sospirando brevemente per raggiungere l'ingresso. Dovrebbe poter scorgere la figura del buttafuori che probabilmente si sorregge il naso, e anche la figura del biondo tatuato, draghi ad estendersi attorno al capo. Uno sguardo fugace quello che la nanetta gli rifila, senza volerlo infastidire e sgattaiolando fuori dall'ingresso, intravedendo quindi lo Hyuga. Con passo deciso andrebbe a raggiungerlo, rifilandogli una pacca sulla schiena, appena sotto la scapola sinistra per poi passargli accanto e piantarsi di fronte: << Grazie della serata Signor Drago! >> Non conosce il suo nome ma forse non è fondamentale. << Io sono Shizuka Kokketsu e me ne torno a casa dato che ha smesso di piovere! >> L'indice della destra viene portato cverso il cielo, che pare essersi rasserenato. Facile per lui notare che invece che prendere la direzione per Kusa si sta allontanando verso Konoha, ma in fondo potrebbe pure importargli poco. La piccoletta non attenderebbe risposta, allontanandosi quasi di corsa verso l'appartamento del Sumi, dimenticandosi completamente di scrivere alla madre almeno per il momento. [//END]

02:14 Shinsei:
 Incede all’interno. Mascella serrata. Nervoso? E ci mancherebbe pure. Non ha modo di sapere in che ginepraio si è cacciato, altrimenti probabilmente sarebbe stato abbastanza nervoso da non provare nemmeno una cosa del genere. Ma quel che è fatto è fatto, ormai, e le conseguenze si innescano quasi subito. L’unica cosa che può fare adesso è mettersi una maschera anche lui, esattamente come il moro, ma diversa. Non sarà mai l’anima della festa, con quel carattere. Non ha mai saputo quanto facilmente può perdere il senno ubriacandosi. La sua maschera deve calzare con il suo, di personaggio. Ormai l’ha capito, sono giorni che gira per le strade ad ogni ora. Non solo ha capito cosa può pensare chi lo vede la prima volta, ma ha capito anche come si comportano quei tipi di persone a cui lui più spesso viene. È scuro in volto, e resta tale, d’altronde è il suo vero stato d’animo, non può mica cambiarlo, così come non cambia l’ipotetico fine di quel suo gesto, e incede, le iridi saettano qui e la, accompagnate dal capo. La coda di capelli bagnati segue i movimenti frenetici scattando qui e la e schizzando acqua in giro, anche il volto, rigato d’acqua, non è da meno <D…dove sta?> non è la voce atona, austera, monocorda che gli compete. È una voce dal tono ibrido tra il furioso e il follemente preoccupato. D’altronde anche questo è vero, è qui per cercare qualcuno. Da uno sguardo nella camera dalla quale provengono sia il moro che la rossa, eppur di quest’ultima non si avvede. Non entra nella stanza, limitandosi a osservare chi c’è all’interno, per poi rendersi conto li non c’è nessuno di cui gli importi. Quindi si volta. Finendo quindi a guardare il moro che gli è di spalle. Non nota ciò che sta facendo. Come potrebbe? <Yo?!> Yo? Davvero? Lo appella così, con lo slang più colloquiale, non quello di chi non conosce le buone maniere, ma lo slang di chi sa parlare solo in quel modo, si, uno slang da teppistello <L’hai vista per caso? Sai dov’è andata? C…Credo sia entrata poco prima di me…> incerto il parlato, mentre il corrucciato nel suo sguardo vira a volte verso il follemente preoccupato, al punto di piangere, altre volte verso il follemente arrabbiato. Non si avvicina, resta a distanza aspettando una reazione, ma con lo sguardo e col capo, continua a guardarsi intorno, in angoli dove non ha ancora guardato.

02:34 Nobu:
 A quanto pare il biondone tatuato stava cercando qualcuno… forse qualche prostituta che gestisce giudicando da quel look e da quei tatuaggi in volto. Si, si lascia andare a commenti e pensieri stereotipati anche dettati dall’atteggiamento che ha assunto fin ora l’altro, che sia una farsa ben riuscita o meno, per indurlo a pensare così… ma chi prendiamo in giro? Nobu non sta pensando in questo momento, anzi se dovesse pensare qualcosa è ‘perché?!’, a voi l’abbinamento con la seconda parte tra come mai a lui, o come mai quei tatuaggi… insomma domande vittimine del genere senza troppo senso o domande e risposte che gli appartengono. < Yo a te, Anakin Skywalker. >chiaro riferimento a quella treccina che porta fieramente, infondo il biondo sembra già fumantino e provocarlo beh, non so se è un ottima idea. < Ascolta, non vuoi essere qui per vari motivi. > gli parla in maniera pacata, scocciata pure senza troppi filtri mentre si avvicina a differenza dell’altro che lo sta aspettando a quanto pare e si sta guardando in giro. < Se non metti il soggetto mi viene difficile risponderti, non trovi? Comunque no, il salone è stato tutto prenotato ed è pieno da un pezzo, al massimo sono uscite persone, non entrate. > inarca quindi un sopracciglio, guardando fuggire via Shizuka anche se… chissà se si riferiva a lui con signor Drago o a Shinsei dato i tatuaggi. Poco importa, la saluta con la sinistra sempre vicina al viso , stessa mano che poi utilizza per allontanare la sigaretta. < Su dai, vieni fuori, non c’è nessuno qui a parte tante rogne che, fidati, non vuoi affrontare > beh meglio non mettersi contro un solo Shinsengumi, figuriamoci se ce ne sono altri cinque dietro l’angolo. La birra non gli fa niente… vuole la droga e questa sera pare essere eterna, come non succedeva da parecchio tempo. < comincia magari a dirmi chi stai cercando o che cosa, una descrizione… vediamo di venirne a capo, così te ti calmi, il buttafuori si va a medicare il naso… e io non devo sbatterti nelle prigioni della torre principale, passando la nottata a compilare scartoffie per una zuffa con un agente scelto nel bel mezzo del nulla, ok?> gli lascia quindi intuire il perché non vuole fare casino lì..[chk on]

03:01 Shinsei:
 Il nomignolo lo ignora, il biondo, e per fortuna è aiutato dalla maschera che sta indossando. Quando mai un tizio preoccupato in quel modo si occuperebbe anche dei nomignoli? Lo lascia avvicinarsi. Non ha paura, non di lui, non adesso che deve essere preoccupato <col cazzo che voglio starci qui> concorda annuendo vigorosamente. Non ha senso continuare a guardarsi intorno. Ha una visuale molto ristretta delle stanze. Può solo constatare che le notti passate per le strade lo stiano aiutando a capire come ragiona la gente, e sperare di non fare cavolate abbastanza grosse da svegliare il can che dorme <è un posto da fighetti questo, ma piaceva tanto a lei e…> Gonfia il petto che, nonostante la struttura tutto sommato longilinea, non è il petto da chi se ne è stato in panciolle una vita. Continua a guardare l’altro dall’alto. Lo lascia avvicinare. Perché ha fermato il parlare? Perché l’altro gli ha rivelato che chi cerca non può essere li. <CAZZO!> urla sbattendo un piede a terra e scuotendo il piede a terra <e dove la riacchiappo io adesso, yo?> lo chiede all’altro. Come se lui avesse le risposte a tutto. Ne ascolta il parlato e prima inarca un sopracciglio perplesso, come nella convinzione che non vi siano rogne che non può affrontare, ma quando l’altro inizia a parlare di prigioni e di scartoffie non può non spezzare la rabbia o la preoccupazione e tingere lo sguardo di terrore. Sincero? In parte. Ci manca solo finire in galera per una cavolata del genere. Capocciate ai buttafuori uguale approccio sbagliato alle cose, bisogna segnarselo. Maledetto contatto fisico <No Yo! Che prigione?! Non gli ho fatto niente!> indica con una mano aperta il buttafuori <Lo fanno sempre con me! Non mi fanno mai entrare Yo mentre a lei sempre, e mi tocca sempre stare a dire che non voglio fare niente di male! Io stavo per dirgli che non volevo fare casino, che dovevo solo cercare la mia donna e me ne sarei andato, glie lo stavo per dire, quello mi ha preso per la canotta. E a me non mi devono toccare Yo, proprio no> Uno sproloquio lunghissimo. Che sia stato il bodyguard a toccarlo per primo è una verità. Che odia il contatto fisico anche. Eppure, dopo questo tentativo di giustificazione, abbassa la mano e, senza preavviso, compie, camminando a grande falcate, la distanza che lo separa dall’ingresso, superando di nuovo il moro che nel frattempo dovrebbe essersi avvicinato a lui per trovarsi di nuovo faccia a faccia col buttafuori <Scusa yo, lo so che tu lavori e basta> Gli assesta una manata sulla spalla che, per quanto sia senza chakra, è assestata, involontariamente, col massimo della forza che un uomo medio può avere. Perché non è un uomo medio. Si vede. Senza pensarci troppo supera il poveretto, per uscire resta un attimo di spalle in cui, non visto, lascia per un attimo riposare i muscoli facciali. Non è facile fingere. Quindi si volta di nuovo verso il moro, come se nulla fosse <è che….> Sospira, lo osserva, alzando una mano per iniziare a massaggiarsi ossessivamente il collo, come fanno le persone in ansia, in paranoia, nervose <è colpa mia mi sa> ammette <abbiamo litigato, e lei se n’è andata ma si è presa tutta la…> inchioda. Eccola la cazzata, davanti a un’agente <portafogli. Mi ha preso il portafogli e mi SERVE> non smette di grattarsi la nuca fino ad arrossarla. Forse qualcosa da prendere sarebbe utile anche a lui, per uscire da quel casino.

03:28 Nobu:
 Guarda tutta quella scena con un espressione morta, non tanto perché sospetta che Shinsei stia mentendo, non è un detective, non lo sta controllando, non ha il byakugan attivo per notare micro dettagli e soprattutto non lo conosce prima di adesso. No, ha quella faccia perché onestamente non gliene frega nulla e anzi gli sta già scendendo il mood. Lo lascia parlare, muoversi, tirare manate alla canavacciuolo al bodyguard che lo guarda di sbieco prima di voltarsi verso Nobu che risponde facendo spalline. In realtà non sono neanche fatti suoi o della Shinsengumi, non è un poliziotto o un anbu quindi in teoria Shinsei può fare quello che vuole a patto che non metta in discussione o in pericolo il consiglio, tuttavia quello squadrone della morte è visto sempre con occhi di stima e anche impauriti per quello che rappresentano. Solo il consiglio e i suoi superiori sanno quante persone ha già silenziato con le proprie mani ma tutto questo è ovviamente celato al pubblico, meglio così. Si avvia fuori dato che ha smesso di piovere, lasciando i colleghi all’interno che stavano ancora cantando. < Ohi Dino, finiscila. > si, lo ha chiamato Dino, il primo nome che gli è venuto in mente guardandolo e abbreviando codino, treccia quel che l’è. Si appoggia con la schiena ancora una volta al muro e si lascia scivolare fino ad avere il sedere per terra. Inspira ancora a pieni polmoni quella sigaretta per poi buttarla, come le altre < Che schifo… maledetto tabacchino, giuro che gli revoco la licenza se domani non ha di nuovo le mie sigarette.> e non sta scherzando. Flette il medio destro con il dorso dell’unghia a contatto con il filtro, lanciandola in mezzo alla strada. Si volta verso il biondino, sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi che ha con tutti < Beh, magari se la sta pip…spendendo con qualcun altro. Se comunque ti ha scippato gli indizi che abbiamo sono due…> alza la sinistra, estendendo un dito per ogni ipotesi che gli spiega. < uno sei un fesso te, due se si è ridotta a rubarti il portafoglio, che poi chissà quanto c’avrai mai, di certo non se li è venuta a spendere in un posto da fighetti, come l’hai chiamato. > distende quello sguardo a guardarlo in maniera molto fredda ma non ostile, letteralmente non c’ha voglia come gli ha detto di sbatterlo in galera o anche solo di far andare le mani. < Se hai dei pruriti sono sicuro ci sono vicoli adatti, dalle parti del quartiere povero di Kiri, magari ci trovi qualche scommessa per racimolare indietro i soldi che dici che ti hanno scippato. >

03:47 Shinsei:
 Tra ragionevolezza e stanchezza l’uno, tra finzione e voglia di andarsene l’altro, alla fine si ritrovano fuori. Stavolta inarca un sopracciglio a quel nome affibbiatogli. Dev’essere un’abitudine. D’altronde lui non ha rivelato il suo, di nome. Lo osserva è nervoso, ha rischiato di trasformare qualcosa di moderatamente architettato in un disastro. Ma dall’esterno è nervoso come sarebbe nervoso qualcuno che ha rischiato di dire troppo davanti ad un’agente. Si sforza di irrigidire i muscoli della mascella alla battuta sulla sua ragazza immaginaria che se la stia spassando con qualcuno. Quando l’altro tuttavia si prodiga in stanche ipotesi, il biondo assume la faccia di chi, stupidamente portato alla realtà, esce da una situazione di panico e comincia a riflettere <è che…> L’ultimo consiglio gli fornisce anche la via di fuga, l’ideale per interrompere quella conversazione, allontanarsi da un posto pericoloso e soprattutto smettere di fare la figura del cretino, ha quasi male ai muscoli della faccia, per quanto si sta sforzando di mantenerli in espressioni umane <Mi sa che ci faccio un salto, yo… Forse… ce la trovo pure, che ne sai.> la butta lì e fa per voltarsi, è già arrivato di tre quarti, quando s’arresta, e, solo col capo, torna a guardare nella direzione dell’altro. Si sarà reso conto, lo Hyuuga, che con quello sconosciuto teppista ha avuto modo di essere molto più sincero, almeno negli atteggiamenti, di quanto non lo fosse prima? Non ha modo di sapere nulla di lui, e non ci tiene a star li, eppure schiude le labbra <Grazie> che sia l’altro a decidere se è un grazie per i consigli, per averlo lasciato andare o per chissà che altro <Sembri stanco.> un commento, il più sincero della serata, prima di prendere il marciapiede nella direzione da lui consigliata con il passo di chi ha fretta, solo il tempo di uscire dal suo campo visivo. Mai più fare a botte, mai più entrare in azione senza chakra, mai più tutto di questa notte. Le cose devono cambiare, è stato avvertito di quanto pericoloso possa essere avventurarsi in certe ricerche. Rischiare di finire al gabbio al primo colpo però, non se l’aspettava d’avvero [END]

04:02 Nobu:
 “Sembri stanco”, lo è, non è che sembra. Probabilmente non lo avrebbe arrestato neanche se fosse stato un poliziotto o in servizio, semplicemente perché chi è caduto dallo stesso albero si riconosce subito, fatti della stesso taglio di stoffa. Quante volte lui stesso ha fatto andare le mani solo per sfogo, per sentirsi vivo, diammine è all’interno della Shinsengumi per farlo e farsi pagare mentre lo fa! Letteralmente dare le redini del suo guinzaglio e le chiavi della sua museruola a qualcuno che può slegarle e lasciarlo sfogare. Come non capire il biondo che si trova davanti quindi? < Sai quanto è stancante fare sempre la cosa giusta? > gli risponde, o più si risponde a se stesso. Sbuffa mentre lo vede allontanarsi, non troppo sicuro che Shinsei lo abbia sentito in realtà proferire quelle parole di risposta, mezzo sussurro, mezze pensiero ad alta voce. Alza lo sguardo verso il cielo che si è schiarito da quelle che prima era denso di cumulonembi. Ormai si è anche asciugato. Si rialza in piedi e si volta verso il locale, forse dovrebbe rientrare e andare a prendersi la giacca, salutare i colleghi… fanculo a tutto questo, ha già finto abbastanza, dirà che ha riaccompagnato la ragazzina dal seno prosperoso a casa per evitare che la molestino in qualche vicolo. Si sfila le bretelle dalla camicia e infila poi le mani nelle tasche, cominciando a incamminarsi. < Già, arrivederci Dino, chissà, magari ci becchiamo proprio lì ad azzuffarci. > dice tra se e se, pensando ancora a quell’individuo fumantino. Altro che ragazza, fosse stata davvero in zona se lo avesse voluto l’avrebbe trovata in un attimo, belle scuse ma abbastanza palesi, probabilmente è stato solo sfortunato a beccare un plotone di agenti scelti. Tutto è concesso all’interno di Kagegakure, basta sapere dove e in che occasione. Finisce così questa nottata troppo lunga, di quelle che non siamo più abituati a raccontare e che, chissà, ci troveremo di nuovo a narrare… [end]

Shizu e Nobu fanno conoscenza, si mettono a fare il karaoke insieme riportando in vita le spice girls. Chissà, magari la Kokketsu vedendo altri agenti come il suo ex amico d'infanzia, comportarsi così normalmente, può cambiare la sua idea su ciò che è successo e superare una ferita che è parsa ancora aperta.
Shinsei arriva più tardi in cerca di azione ma finisce quasi al fresco, anche per lui qualche consiglio su dove far andare le mani.