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Akiramenaide [あきらめないで]

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con Saigo, Matono, Shinsei

20:37 Saigo:
 Non sa nemmeno lei come ci si è ritrovata davanti, lo vede quell’inquietante edificio dei laboratori, non che ci sia un vero motivo per temerlo è solo ciò che teme possano trovare al suo interno, insomma. La sua paura di sapere che è tutto vero, che in qualche modo lei è segnata, che non verrà mai abbandonata da suoi demoni o peggio. Non riesce però a spiegarsi le parole di quella visione, talmente tanto reale da farle tentare il suicidio come unica via di fuga, nonostante i mesi e il resto dei suoi problemi quello rimane un chiodo fisso. Cosa voleva dire il finto dio? Cosa significa che non ha ancora finito con lei? Come potrebbe mai essere possibile che quell’incubo di dieci anni continuerà a tormentarla per il resto della sua vita? Domande senza alcuna risposta che l’hanno infine spinta ad arrivare quantomeno fino a quel punto, davanti a nemmeno dieci metri l’ingresso die laboratori. Logica come suo solito non può concepire qualcosa che sfugga alla scienza ed eccola quindi puntare per primo sui genetisti, eppure. Loro lavorano per il governo, per i kage ed il timore d’essere sbagliata e quindi cacciata dalla shinsengumi è grande, il suo futuro potrebbe decidersi nel momento in cui andrà effettivamente. Scuote appena il capo lasciando che i capelli, ora decisamente di un rosa scuro, ondeggino accarezzando appena quelle spalle nude lasciate libere dal corp top nero all’americana. I ciuffi lambiscono quella pelle estremamente chiara sulle sue braccia mentre lei serra le palpebre qualche istante nascondendo lo sguardo rosso fuoco. Alza la gamba destra, quel polpaccio chiuso in un paio di jeans neri abbastanza aderenti ed a vita alta, sta per muoversi, sembra che stia per avanzare, la cintura che la stringe in vita ha un lieve sussulto tra i passanti e poi? Una bianca suola di un paio di sneakers nere impatta sul terreno esattamente da dove si era staccato poco prima. No non entrerà. Riapre gli occhi e sospira andando a puntarsi sull’ingresso, sulla porta scorrevole quasi serrata come ad ingigantire quell’idea: se ci entri non potrai uscirci. Rimbomba infine la voce del dio, lo sente ridere di quell’indecisione, di quella paura come se la stringesse con forza nella sua mano. Lei burattino dal burattinaio invisibile, schiava che lotta contro quelle catene nascoste a tutti e visibili solo a lei consapevole che più prova a divincolarsi e raggiungere la sua libertà più sentirà l’aria mancare ed i polmoni bruciare [abito: https://i.pinimg.com/564x/98/64/2d/98642d85c6cf1434ad60b64c36ed6cfd.jpg]

20:42 Matono:
  [Esterno lab] La notte cala sul villaggio delle ombre, mentre un altro tipo di ombre si cela nella psiche del nanetto del suono, dubbi e perplessità volteggiano ormai da giorni nella mente e nei pensieri, il tutto ben celato dalle espressività sempre corrucciate e torve.
Vestiario come sempre piatto e pacchiano, maglia leggera bianca, si direbbe anche lavata di recente, e pantalone lungo le cui gambe sono arrotolate su se stesse portando l'indumento ad arrivare poco sotto il ginocchio e scarpe chiuse, Coprifronte del suono legato al bicipite destro, stretto.
Il Passo di Matono si allinea a quello di un altra persona, molto stranamente quella sera s'accompagna a Shinsei, notevole stranezza per una persona tipicamente schiva è alquanto scorbutica, e si potrebbe dire le medesime cose per il biondo alla sua destra. Il braccio sta via via lasciando spazio ad una vistosa ecchimosi, ma anche il dolore d'altro canto è quasi scomparso.< Non manca molto> esordisce rompendo il silenzio, giusto il minimo per segnalare che la richiesta era stata portata a termine, alza il braccio inoltre per indicare un grosso palazzo decisamente avanzato in fatto di materiale costruttivo e tecnologia, dissimilando completamente con l'aspetto del resto della sezione del suono. Matono nel frattempo da prima un occhiata a Shinsei per assicurarsi abbia afferrato l'indicazione, ma approfitta poi del momento per non dover malcelare la curiosità<Ma che ci vuoi venire a fare qui> Domanda, osservando il biondo con espressione interrogata, portando dopo qualche secondo lo sguardo nuovamente sui laboratori di Oto, osservandoli con più cura a metà tra il curioso ed il sospettoso, un espressione ampiamente collaudata che convoglia i due lati caratteriali più pressanti, abbastanza. La distanza dal laboratorio è ormai tagliata di netto dalla coppia giungendo a qualche metro dall'ingresso principale, ovviamente ben illuminato e con delle porte che sembrerebbero abbastanza spesse.<Ad ogni modo non credo ti faranno entrare.> Sentenzia lapidario fermandosi a debita distanza dall'entrata quando vi nota un a figura, senza dubbio femminile, ferma immobile a meno di un metro dalla soglia, il braccio destro va ad alzarsi verso Shinsei per attirare a sua attenzione nell'evenienza che non se ne fosse accorto.<Mh> Un lieve gorgoglio, mentre fissa la ragazza studiandone l'aspetto, ed una volta assicuratosi di non conoscerla và alla ricerca di simboli o accessori di sorta che possano identificare la donna.<La conosci?> Bisbiglia a shinsei con un filo di voce.[Vestiario avatar N 3]

20:57 Shinsei:
 Cammina affianco al moro di Oto. Passo cadenzato, adeguato a quello dell’altro. Le vesti non molto dissimili dall’ultima volta che si sono visti, ma se non altro sembra aver trovato qualcosa di meno vissuto e lacerato. Scarpe da ginnastica nere, pantaloni di tuta neri, canotta nera a fasciare il busto tornito, lasciando libere le spalle stondate. Draghi d’inchiostro nero a decorare le tempie nude. Capelli biondi raccolti in una treccia. Sguardo nero sul volto austero che è rivolto fisso in avanti. E resta tale anche quando il suo compagno parla. Si prende il suo tempo per rispondere perentoriamente <Mi servono informazioni su un genetista> è stato un errore non dirigersi subito li, va detto. Ma non ne conosceva nemmeno l’esistenza, di un posto simile. Lo sguardo puntato sull’obbiettivo lentamente si discosta per finire, di tre quarti, sul moro <Vorrà dire che offriremo a chi ci sbarra la strada un po' di thè> un richiamo chiaro, a come se la sono gestita quando si sono conosciuti. Thè metafora di botte da orbi. Mai niente di più vero. Sposta lo sguardo in avanti, ma è di nuovo il moro ad attirare la sua attenzione. E lentamente è costretto a portare lo sguardo sulla giovane sunese. Ne assume con la prima occhiata ogni dettaglio. Scuote il capo. La giovane è un’attrice, è stata anche in televisione, ma lui è li da troppo poco tempo per saperlo, ed è troppo astioso verso quella tecnologia che non è sua <No.> Sentenzia, ma arresta il passo, a pochi metri dall’altra <Conosco cinque persone in questo maledetto posto , una è al mio fianco, lei non è nessuna delle altre quattro> Un appellativo interessante da usare per quella città davanti ad una persona come la ragazza di Suna. Non si rende nemmeno conto che stanno parlando di lei, in terza persona, con lei davanti. Ma è proprio a lei che si rivolge il biondo <Devi entrare.> No, non era un ordine, era una domanda, ma il tono interrogativo è un po' troppo debole. Resta comunque in attesa della risposta.

21:12 Saigo:
 Il chiacchiericcio è abbastanza fastidioso motivo per cui quando Shinsei le si rivolge in realtà già si stava voltando in loro direzione Lo sguardo rosso che si limita a posarsi sul biondo. Inizialmente ricambia quello sguardo cercando di comprendere di lui il più possibile semplicemente osservandone l’atteggiamento e la postura. Le ha parlato, la sua voce è risuonata nella mente a metà tra una domanda ed un ordine motivo per cui non risponde. Sta già avendo i suoi personali problemi con la libertà non ci si deve mettere pure un essere in carne ed ossa. Lo sguardo è serio, fisso su di lui quasi a volerlo trafiggere senza dire nulla. Lo ignora apertamente. Non risponde, lo provoca silenziosa cercando così di comprenderlo a giudicare dall’aspetto vistoso non è uno a cui potrebbe piacere una cosa simile. Rende palese il suo non prenderlo in considerazione quando sposta le rosse sul moro senza degnare quella domanda/comando di alcuna risposta, anche a Matono ora tocca la stessa identica analisi fatta poco prima al compagno. Occhi che scorrono mentre il silenzio si protrae e il volto continua a risultare duro ma comunque inespressivo, nascondendo ogni pensiero in merito alle loro figure. Sono così vicini che sarebbe difficile non pensare che tra loro ci sia almeno un profondo rapporto di rispetto e amicizia, perché non giocare. Tace qualche istante lasciando che gli occhi corrano lungo i loro corpi. Improvvisamente sorride. Come un fulmine a ciel sereno l’espressione che assume è del tutto inaspettata e soprattutto sbagliata, non c’è senso per cui dovrebbe mostrarsi così improvvisamente, non ci sono state avvisaglie di un cortese ed educato modo di porsi da parte sua. La faccia è tipica di una povera ed indifesa ragazzina alquanto ingenua, giovane e forse troppo stupida per capire dove si trova. Insomma non c’è da prenderla sul serio, solo sottovalutarla, basta guardare quelle vuote pupille che suggeriscono aria nella sua scatola cranica <per quella sei nel posto sbagliato> la voce è diversa. Affilata e decisa. Ha deciso di giocare così oggi, se ad osservarla si potrebbe pensare che si innocua e addirittura debole il modo in cui si esprime, il tono fanno pensare a ben altro, più ad un animale feroce in appostamento. Serata sbagliata. Le labbra si aprono lentamente, si sfiorano in un gioco di fruscii silenziosi mentre la lingua da vita a quelle parole, lascia che il significato intrinseco della sua affermazione si espliciti nel momento in cui torna a guardare quella vistosa ecchimosi del moro fissandosi ulteriori secondi su di essa. Per quanto siano lontani le luci arrivano a lambirli abbastanza da rendere il dettaglio chiaro <qui ci sono i laboratori non l’ospedale> Matonmo a differenza di Shinsei le pare quasi raffinato, sicuramente più curato nel modo di porsi quindi <teppista> aggiunge poco dopo. Chiunque potrebbe pensare ad un insulto, non c’è nulla di amichevole in quella voce ma è proprio il volto e quel piccolo inchino con le ginocchia in segno di saluto che potrebbe far dubitare i due. Rendersi illeggibile, nascondersi queste le parole chiave

21:27 Matono:
  [Esterno lab] le repliche di Shinsei non lo sorprendono, è quasi non ha il dubbio che proverebbe a porgere del thè ad una guardia o a chi di dovere per corromperlo, perlomeno dubita del fatto che potrebbe essere incriminabile. <Se non accetta gli offri tutto il pacco di thè?> Citazione sottile, comunque una battuta, per un attimo ha un increspatura sul consueto volto imbronciato, mezzo sorriso rivolto a sè stesso si direbbe. Non si aspettava conoscesse la ragazza, quello che lo sorprende è che conoscano lo stesso esatto numero di persone.<Anche io> commenta laconico, riferendosi al numero di persone che conosce, prima di tornare a dare attenzione a Saigo, che ovviamente dopo aver passato almeno qualche minuto ad essere fissata da due tizi nella penombra si gira, e notandoli gli rivolge chiaramente parola. Matono sospira e deglutisce lentamente, si è cacciato nell'ennesima relazione orale. Fortunatamente per lui è Shinsei che si prende la briga di rivolgere parola per primo, un toccasana per i suoi fastidi, potrebbe portarselo dietro sempre è ovvierebbe a metà dei suoi problemi. Certo la risposta della donna lo coglie leggermente impreparato, abbastanza per far mettere Matono in stato di allerta, solo espressiva al momento. C'è qualcosa di discrepante quando Matono rapporta voce alla persona che la emette, ma quello che è sicuro è che anche nell'espressività e nel comportamento, tutto alquanto strano.<Non siamo qui per questo.> Sorride lievemente al commento e taglia corto senza scomporsi troppo, restando con un espressione abbastanza piatta in volto, quella di chi non è a suo agio a dover rispondere ad affermazioni o domande. In ogni caso una volta in ballo controlla in primis un eventuale reazione da parte di shinsei, per non sbagliarsi gli fa un cenno e poi commenta.<Ho accompagnato lui, è nuovo.> Termina senza dar spazio o adito a eventuali dispute, l'unica cosa che continua a fare e osservare e cercare di leggere quella strana ragazza, ma soprattutto un tentativo di intuire dove vuole andare a parare con questo strano modo di essere, magari è solo fatta così.<In ogni caso.> Fà una pausa ove distoglie finalmente l'attenzione da Saigo per sporgere la sua figura leggermente a sinistra per vedere, o perlomeno tentar, l'entrata del laboratorio.<Non c'è motivo di intrattenersi oltre Shi.> COmmenta verso il biondo.

21:56 Shinsei:
 Lo sguardo oscuro si pianta su quello della rossa, che si rivolge per prima al moro, che risponde. Inarca un sopracciglio, il destro, nell’osservarla. E lei decide di presentarsi con un complimento. O no? Piega il capo di lato, come un’animale incuriosito. Che vorrà mai dire teppista? Resta tuttavia serio in volto <Teppista? Mh ok> ok cosa? <Io invece sono Shinsei, e lui è Matono>. Non lo indica, non c’è bisogno. Da adesso in poi la rosata sarà Teppista per lui. Alle parole del biondo reagisce irrigidendo la mascella <mh…> compie un paio di passi in avanti, scostandosi il tanto che basta per non urtare la rosata dagli occhi rossi. Afferra di colpo la maniglia della porta vetrata per provare un forte strattone. La porta, agganciata ai cardini e ben chiusa, manifesta con un sordo rumore il suo essere incastrata e non poter aprirsi <cazzo> ringhia lasciando andare la maniglia e guardando dentro. Le luci sono accese, ma solo quelle che delimitano i corridoio. Senza chiave/badge o qualsiasi altra cosa, non si entra. Si volta di scatto lasciando frusciare gli abiti. <tè.> una proposta. Che altro fare li davanti fermi come stoccafissi? Va sul sicuro col moro, ma non con la rosata <Teppista, ne vuoi?> Incontri strani, invero. Scosta lo sguardo da entrambi voltando le spalle all’entrata. Cerca un chioschetto, qualsiasi cosa possa consentir loro di prendere qualcosa di caldo. Ci sarà un punto di ristoro per chi lavora nei laboratori, magari hanno la fortuna di veder qualcuno entrare. <Comunque neanche tu sembri essere nel posto giusto> commenta sempre guardando avanti, ma palesemente rivolto alla rosata. In fondo sono loro ad averla trovata ferma come un palo davanti all’ingresso.

22:07 Saigo:
 Sta avendo effetto. Matono la osserva, sembra quasi venir colto di sorprese dalle sue parole o forse dal modo di fare e la diverte. Trova gioia dove gli altri vedrebbero solo noia ma è fatto così alla fin fine, Ad ogni modo nemmeno il tempo di gustarsi le reazioni del moro che si rende conto d’aver semplicemente sopravvalutato il biondo. Non può esimersi dallo scuotere tristemente la testa realizzandone quella che per lei è solo stupidità. Non ha molto altro da aggiungere, meglio andarsene. Lo osserva avvicinarsi alla porta e provare a scuoterla. La mano destra silenziosa che scende lungo la tasca corrispondente nei pantaloni, stringe il cellulare tra le sue lunghe e candide dita prima di estrarlo e limitarsi ad accendere il cellulare. Gli occhi fissano per qualche secondo l’orario <è chiuso genio> sospira appena, ha proprio smesso di provare a fare la simpatica, le ha fatto passare tutta la voglia. Non replica al resto preferendo evitare di perdersi nei suoi ragionamenti <adesso si entra solo con u badge o un distintivo> già. Con quello probabilmente sarebbe riuscita ad entrare, fingere d’essere interessata ai risultati di qualche prova e poi invece fare le domande necessarie, perché diamine non ci ha pensato prima. Osserva i due per l’ultima volta e poi beh è ora di andarsene non ha altro da fare. Un singolo passo dando a loro le spalle con le iridi che finalmente vanno a portarsi sulla strada buia ed eccola quella scoperta. Coperti dall’architettura di quell’ingresso non se ne era accorta ma sta piovendo. Fantastico. Esita un singolo sitante alternando la sua attenzione tra gli sconosciuti, seppur ora ne conosca i nomi e la pioggia. Soppesa silente la decisione e poi eccola semplicemente arretrare e riavvicinarsi alla porta <io sono del posto molto più di un ninja fallito tornato dopo dieci anni> se ne esce come se non avesse appena provato ad abbandonarli ma soprattutto come se non avesse appena scelto il male. L’odio in quelle parole lo si può sentire senza alcun problema <assurde storie anche da parte tua? Non sei invecchiato? Sbaglio ad odiarti per la tua egoistica guerra? Non hai fallito e ci dimostrerai che vali?> un riassunto di quello che capito legare un po’ tutti i ninja vecchi incontrati fin ora. Si sente il ribrezzo che prova a star lì. Forse la pioggia è meglio. Un semplice fraintendimento dato dalle parole di entrambe, non comprende altro motivo per cui dovrebbe essere “nuovo” <piuttosto che ci fai qui? Non dovresti nasconderti e covare risentimento verso le vittime dei tuoi errori?> Saisashi. Lo ricorda quell’aspirante attore che ha osato dimostrarsi infastidito per i suoi sentimenti, lo schifa. Li schifa tutti, persino Furaya e Sango. <oppure la butto lì eh> sorride gentilissima voltandosi verso il biondo <crepare?> sorride ancora. Gentile, delicata ed ingenua. Uno sguardo poco convinto anche a Matono, che sia anche lui uno dei ninja tornati dal nulla dopo dieci anni. Lo osserva con rabbia ma per ora tace

22:19 Matono:
  [Esterno lab] Esattamente come si aspettava Shinsei è partito abbastanza per le sue, anche se in modo del tutto tranquillo finora, parliamo chiaramente della tranquillità dal punto di vista del biondo, probasbilmente del tutto dissimile dalla norma. La cosa buona comunque e che gli ha anche risparmiato il presentarsi, non che se ne fosse volutamente dimenticato, ma di solito risponde con il proprio nome unicamente se gli viene chiesto. Osserva Shinsei dunque tentare di entrare senza tanti preamboli andando a cercare di aprire la porta che lo separa dal laboratorio, ovviamente non fruibile dall'esterno senza che venga aperta.<Lo immaginavo.> Alza le spalle per nulla sorpreso.< Come the> Fà un pò il verso a shinsei allargando le braccia e guardandosi il corpo.< Non ho portato la teiera, non immaginavo che ce ne fosse il bisogno.> Abbastanza confuso decide di chiudere il siparietto affermando a bassa voce fra se e se <Mi serve un thermos> Conviene andando a perdere l'attenzione sia da Shinsei che da Saigo per qualche secondo, perso a ragionare ove potrebbe procurarselo. Torna a posare gli occhi su quest'ultima quando riprende a parlare, per un attimo starabbe per chiede di cosa parli dato che il discorso che Saigo porta alle orecchie di Matono è privo di senso, almeno a primo acchito.<Mh? che hai combinato?> Si volta per un attimo verso Shinsei dato che Saigo sembra averlo proprio preso in simpatia in un ipotetico passato. In ogni caso non sembra avvedersi più di tanto del litigio e decide di optare per starsene zitto e vedere un po dove va a parare la storia, data l'aggressività di Saigo ed il temperamento di Shinsei si aspetta una qualche detonazione ad un certo punto, soprattutto sul concludersi della replica della ragazza, che tra l'altro non si è ancora presentata, non che conti molto ma dato che ella sapeva i loro nomi un certo fastidio montò in Matono.<I nostri nomi li sai, il tuo invece.> Bisogna parificare le informazioni in gioco dopotutto.

22:44 Shinsei:
  [Esterno Laboratorio] Lo sguardo nero si pianta di nuovo sulla rosata, che oggi ha intenzione di accendere qualche miccia. <me ne sono accorto, genio.> commenta di rimando. Alle affermazioni ovvie dell’altra. Molto maturi entrambi, c’è da dire. Resta inchiodato come una statua ad un centimetro dalla pioggia che scende, mentre l’altra ricomincia a parlare, lentamente. Farebbe bene Matono ad aspettarsi qualche tipo di detonazione. Ed effettivamente potrebbe pensare di avere ragione quando potrà osservare il biondo sollevare gli avambracci fino a portarli paralleli al suolo, congiungendo le dita delle mani nel sigillo della capra, prendere un gran sospiro durante il quale, ma questo non può vederlo, il moro, richiama a se l’energia mentale, potente e instabile, per fonderla con la più placida energia fisica, al centro del plesso, e ricavare da questa magica unione, il chakra. <Facciamo così.> placida la voce, ma gelida. Non c’è niente ne di gentile ne di ingenuo nello sguardo austero < “Tornato” in nessun posto, col cazzo che tornerei in questa fogna, se ci fossi stato lontano dieci anni.> tono monocorda, costante, sempre uguale <Non ho storie da raccontarti. L’unica guerra che ho vissuto è quella per restare vivo la fuori. Ne ho niente da dimostrarti, se non il fatto che se continui così ti darò il piacere farti sfogare un po' di quel fastidio che ti porti dietro.> ancora un calmo respiro, per tirar fuori un ghigno all’ultima parola detta da lei, un ghigno strano <Non sarebbe male come idea, vuoi provarci tu?> No, decisamente non ci sa stare tra la gente. Se non altro potrebbe essere un po' più chiaro alla rosata che non ha davanti un residuo del passato ma una vibrante forza del futuro, come lo sono il moro e la rosata stessa, si direbbe. Matono, va bene come detonazione? Non si schioda lo sguardo da lei. Per forza di cose, la rosata lo ha costretto ad ignorare il dire del moro, che riecheggia come una lontana eco. L’attenzione adesso è sulla rosata.[Tentativo di attivazione del chakra]

23:02 Saigo:
 Un bel sigillo della capra davanti ai suoi occhi. Beh si chiama aggressione giusto? Ne è quasi sicura. Tace decidendo di dedicare ancora una volta le sue attenzione a Matono, per l’ennesima ignorando le parole del biondo. Il telefono viene riposto all’interno della sua tasca ed è proprio in quel momento che lasciando fare alla gravità per quel che concerne il cellulare lei si limiterebbe a comporre il mezzo sigillo della capra in quella tasca. Andrebbe così a lasciare che quell’odio e quella rabbia salgono e si radunino proprio dietro alla sua fronte riempiendo quello spazio immaginariamente lasciato vuoto, emozioni che vorrebbero andare a lasciare piano paino il posto alla razionalità di cui si vanta tanto di esercitare. Il tutto andrebbe a formare così una prima sfera di forze roteante <non conosci nemmeno la storia>. Mentre rivolge queste parole a Matono lascerebbe che la sensazione di ogni suo muscolo, della sua pelle e persino delle labbra appena umettate vadano a radunarsi nel basso ventre. L’umidità che inspira, il freddo sopportabile sulle sue spalle, il fastidio delle gambe da tanto nella stessa posizione, tutto andrebbe a sommarsi ed unirsi in quella che rappresenta la sfera delle energie fisiche. Se fosse riuscita fin qui si limiterebbe a muovere le due sfere provando semplicemente a lasciare che le due sfere s’avvicinino l’un l’altra, convergendo verso la bocca dello stomaco. Mentre le muove ne vorrebbe controllare la velocità di rotazione così che incontrandosi esse possano diventare uno, unirsi e mischiarsi come se non fossero mai state separate. Se fosse riuscita quindi ora il chakra dovrebbe circolare correttamente nel suo corpo. Il mezzo sigillo viene mantenuto ancora, come per evitare che si creino sospetti in merito al suo chakra <violento e irrazionale uno ficcanaso l’altro eh> ora rivolge il busto ad entrambi. Colpitemi. Ecco quello che sembra davvero voler dire, li provoca lasciando che sia ben chiaro ad entrambi quanto questo potrebbe essere pericoloso, non nasconde loro più nulla difatti <temo vi siate dimenticati cosa è successo dieci anni fa> ammette semplicemente <degli egoisti hanno abbandonato i loro villaggi per combattere una battaglia a che pro? Qualcuno ricorda la profonda motivazione?> domanda quasi sarcastica <certo che no non c’era> puntualizza ancora. Sei anni. Sei maledetti anni e ricorda quel giorno come se fosse ieri <ed il finto Dio ne ha approfittato attaccando poi tutti i villaggi, dici di aver combattuto la guerra che c’è li fuori, vuoi forse un applauso ragazzo? Pensi di essere l’unico? Se vuoi verso qualche lacrima per la tua battaglia fuori dalle mura> ed è solo ora che scioglie il sigillo, mantenuto a solo scopo estetico. La mano resta comunque in tasca, come se si fosse limitata a lasciare il telefono. Le labbra inizierebbero ora a tremare, le palpebre che si stringerebbero come a voler trattenere delle lacrime. Sembra stia davvero per scoppiare a piangere. Una lacrima che vorrebbe scendere lungo la sua guancia. Ride. Lei è un’attrice e quella non è stato che una semplice dimostrazioni della sua abilità, sentimenti contrastanti che passano sul suo volto senza alcuno sforzo <i ninja di quella battaglia stanno tornando uno alla volta e con lui il finto dio> ne è convinta, lo sa, lo ha sentito. Per quanto sappia razionalmente che si trattava solo di un’illusione non riesce a rassegnarsi. Ha smesso di ridere da un po’, quando parla ora la paura attraversa sguardo e occhi ma a questo punto difficile comprendere se si tratti di recitazione o realtà. Spoiler: ha il terrore del finto dio [chk on]

23:17 Matono:
  [Esterno lab] Alla fine il tappo salta e Shinsei sbotta, lentamente Matono sposta il capo verso destra, in direzione del biondo, non fà nulla per calmarlo o intercedere nella discussione, non avrebbe alcun senso farlo in realtà non vedendoci nulla di male o di strano nella reazione. Saggia l'aria comunque restando all'erta, la tensione vibra al punto che il compagno tenta di impastare il chakra.<Ok> si limita a bofonchiare a labbra quasi stretta, facendo un conseguente passo all'indietro, piuttosto simbolico in realtà nel caso ci fosse un eventuale scontro, di certo l'impasto di Shinsei è reale, Matono dunque incrocia le braccia e sposta capo ed attenzione verso Saigo, che a quel punto compone in risposta il mezzo sigillo della capra, inconfondibilmente anche la ragazza sembra prepararsi ad un eventuale scontro, che sembra sempre meno eventuale al momento. <La conosco dal mio punto di vista.> Ammette senza remore o dubbi, sospirando e fissando Saigo fintanto che è lei a guardarlo.<Che al momento è anche l'unico punto di vista che conta.> Un forzatissimo e falso sorriso, abbastanza da farlo capire a Saigo. Riguardo al resto Matono cerca la chiave di lettura ma sembra faticare a sciogliere la cripticità di Saigo, sia che si parli di finto dio sia di questi ninja di dieci anni fa, mosso dalla curiosità comunque istintivo va a incalzare.<Però sono sicurissimo tu potrai illuminarci riguardo quello di cui stai parlando.> Non è ben chiaro se l'atteggiamento della donna sia una qualche voluta esagerazione atta a confonderli, o che semplicemente sia una scoppiata frutto di qualche esperimento. Fosse così gli starebbe sicuramente più simpatica. Nell'attesa comunque si lascia scappare uno sbadiglio, decisamente non in apprensione, anzi il volto è perfettamente disteso e rilassato, non guarda nemmeno più male Saigo, alternandosi tra Shinsei e la ragazza.<Comunque io non credo in niente.>Afferma piccato riferendosi a questo concetto di "Dio" non si pone il problema sul suffisso falso, gli basta udire quella parola per diventare scorbutico.

23:35 Shinsei:
  [Esterno Laboratorio] La osserva impastare il chakra. Non glie lo vieta. Se scontro deve esserci, che almeno sia…alla pari. Che poi, lo sarebbe d’avvero? Che tipo di ninja è la rosata? Di che grado? Non sembrano domande che possano sfiorare la mente di chi ormai ha puntato l’avversario ed è già nella modalità scontro. Sguardo oscuro sulle movenze delle mani di lei, quindi di nuovo sul suo ovale quando comincia a parlare. Sguardo inamovibile, inscalfibile, austero. Impossibile dire se abbia ascoltato o no. Di rimando arrivano le parole del moro Matono. Neanche le sue a dire il vero smuovono molto il biondo, che in quanto a mostrare le emozioni non sempre è tanto propenso. Giusto l’angolo delle labbra che si inarca sul volto affilato un un sorrisetto. Di sicuro il punto di vista di ognuno è quello che conta. Le parole di lei, per un momento, disinnescano il furore che era stata capace di scatenare in lui. È semplice. Si è reso conto che non è lui l’oggetto di quel nervosismo. Semplicemente perché lui non c’era, ed è quel racconto a confermarglielo. <di sicuro tu non conosci la nostra di storia.> Sentenzia, per poi discostarsi anche dal moro <la mia.> poco ma sicuro. <Non sono uno dei ninja egoisti che tanto ti sono antipatici, e me ne frego del tuo falso dio e dei villaggi di cui chiacchieri tanto> niente lo lega a quella storia da lei narrata. Lui è emerso da un buco nero della storia, e forse questa cosa comincia a emergere. <E no.> sentenzia dopo una pausa in cui ha assistito alla prova attoriale, peraltro quasi convincente, se non fosse che si sta divertendo a stuzzicarlo <Non voglio niente da te.> Manoto potrà riconoscere quelle parole <tu?> Quasi come un flashback. D’altronde le persone non cambiano tanto facilmente. Anche l’ultima frase, a dire il vero, lo lascia completamente impassibile <wow, mi fa piacere.> Sentenzia con voce atona mantenendo lo sguardo nero su di lei <Salutamelo quando lo vedi. Magari finisce il suo lavoro e spazza via anche questo posto. Che ne sai…> Irriverente. Forse troppo. Ma d’altronde come può aver paura di qualcosa che non conosce? Per quanto lo riguarda, sono storie. È difficile credere alle storie. E se anche ci credesse, perche qualcosa alla fine dovrà pur essere successo al mondo ninja. È difficile dare una misura alla grandezza della tragedia successa, senza averla vissuta <Tu piuttosto>, la indica con un semplice movimento del capo, tirando di poco su il naso in sua direzione <sei pronta per quando arriverà, giusto?> Lei che si è divertita a sciorinare le sue competenze storiche. La osserva ora. [chakra on]

23:55 Saigo:
 L’ignoranza è ciò che loro due sembrano aver deciso di mostrarle con quelle parole. Ignorare la storia stessa che li ha condotti fin qui, arrogarsi in diritto di conoscere partendo dal presupposto che il loro punto di vista sia l’unico degno di considerazione è sbagliato. Ma sta facendo la stessa identica cosa. Nella sua traumatizzata ed infantile visione però è lei a conoscere parte della verità e parlare di ciò che è successo davvero. Da chi iniziare dunque? Difficile scegliere osservando quei due quindi tanto vale iniziare dal moro, il primo ad istigarla. Non ci sono sigilli, non c’è nulla solo il tentativo di lasciare che il suo chakra come un’onda si espanda verso di lui. Vuole essere illuminato? E sia. Non si sofferma troppo a soppesare le sue azioni, spinta ora dal desiderio di lasciare che i due ricordino gli errori che forse hanno rimosso in dieci anni all’interno del muro o che forse, se davvero appena giunti, hanno avuto la sfacciata sfortuna di non notare. Così mentre il suo chakra fuoriesce come un’onda invisibile verso la mente di Matono lei si limiterebbe a parlare <parli come se fosse una figura attratta, o hai rimosso o eri semplicemente troppo piccolo per aver dimenticato la sua figura e le sue devastazioni non si tratta di credere quando il nostro mondo è collassato per mano sua> ed è con queste parole che ciò che vorrebbe mostrare adesso al moro non è altro che ciò che ha visto lei da bambina, mette insieme i suoi ricordi cercando di ricostruire la scena. Se l’illusione fosse riuscita quindi ora Matono dovrebbe trovarsi nel deserto. Alle sue spalle le imponenti mura di sabbia e fango di ciò che era Suna. Davanti tanti altri ragazzini, tutti alti più o meno come il suo sguardo, bambini di sei anni o poco più che allegri parlottano. Non sente le parole precise solo le risate ed un brusio diffuso di sottofondo. Omette la figura di Fuji, troppo personale altrimenti. Quell’incubo è solo un flash, non si tratta che un’allegra gitarella. Ma ormai Matono non sentirà più le parole che invece sono rivolte a Shinsei <dici di non essere uno di loro eppure ti comporti come se non avessi mai trovato sulla strada della loro distruzione. Chi sei esattamente?> mostrerà anche a lui sia chiaro. Non lo fissa mentre concentra tutta l’attenzione nell’illusione che starebbe perpetrando ai danni del moro. Torniamo quindi a quell’apparente momento felice e spensierato. Un ruggito fortissimo dovrebbe ora trapanargli le orecchie, il ringhio di una bestia feroce, affamata e soprattutto gigantesca. Ciò che segue sono solo gli stessi corpi di quei bambini, di cui una pallida ragazzina dai capelli azzurri, completamente martoriati, il sangue e le viscere fuori. Non è la vera ricostruzione dei suoi ricordi, molti dettagli vengono messi altri aggiunti ma quello che sta mostrando è un poi il riassunto. Sente in lontananza delle urla, il rumore di un crollo e dei pianti. Poi silenzio. L’ultima cosa che vorrebbe mostrare è la trasposizione in marionetta di quella stessa bambina dai capelli azzurri. Aozora una delle sue migliori amiche è stata compresa. L’illusione viene creta in modo da dare la possibilità a quelle immagini di fissarsi abbastanza a lungo nella mente ma è di fatto un racconto piccoli flash. Si interromperebbe solo adesso lasciando che l’altro possa tornare alla sua normale realtà. Solo adesso andrebbe a voltarsi verso Shinsei <dubito che esista al mondo qualcuno di pronto> replica solo ora quella considerazione come concessione in cambio della risposta al suo quesito [illusione dei 2 sensi- vista e udito] [chk 23/30]

00:16 Matono:
  [Esterno lab] La situazione sembra non piegare in direzione della calma e della pace, anzi sembra una caduta libera verso ben più aspre situazioni. Non che Matono stia facendo qualcosa per fermare la possibile valanga, sembra assolutamente intenzionato a lasciare che tutto segua il proprio corso naturale. Shinsei ora è il vero Shinsei, le prime battute erano solo una forzatura della normalità, un tentativo magari di esser più cordiale, dal punto di vista di Matono ha resistito decisamente più di quanto credesse. Fa un ulteriore passo indietro, dato che lo scambio di battute si intensificà dopo ogni frase ora potrebbe essere il caso di non farsi trovare in mezzo al raggio d'azione dei due, senza contare che la donna è una completa sconosciuta, e per quanto ne sanno potrebbe anche far saltar fuori qualche sorpresa inquietante. Questo le fa guadagnare a ragione un maggior interessamento da parte di Matono, che oramai si aspetta comincino a volare botte da un momento all'altro, conscio della forza dimostrata al biondo non ha letteralmente alcuna intenzione di muoversi da li. Quando la nota voltarsi verso di lui comunque di getto tende i muscoli dei polpacci, mentre i piedi si piantano leggermente al suolo, il respiro viene cadenzato e le braccia si da lungo i fianchi si alzano spinte dall'istinto. Serve a poco comunque, percepisce che qualcosa gli sta arrivando addosso, ma non vede ne sente nulla, nulla di tangibile perlomeno, sembra quasi tutto si sia improvvisamente ovattato. Ora osserva, semplicemente quello che succede, In poche parole si dovrebbe trattare di terrore palpabile, qualcosa di recondito che monta e si alza a livelli elevatissimi, la sensazione che tutto è andato perso all'improvviso. Ma l'espressione di Matono resta ferma sul posto, atona e appiattita, seppur all'interno palesemente un rimuginio costante si muove, ma quella sensazione è perenne anche senza il bisogno di avere un incubo ad occhi aperti. Il ruggito ferale , l'immagine che si spezza ed il mondo di tutti che dopo essere già andato in pezzi mille volte si spezza ulteriormente, come una punizione decisamente troppo pesante da qualunque punto di vista. Poi quell'immagina apocalittica si accartoccia e si frammenta, perdendo di definizione fino alla totale scomparsa, un illusione che comunque ora nella testa ha mosso fastidi, fortuna che ci è abituato.<Bel film.> L'espressione non è più neutrale e rilassata, si increspa ma più che di paura di un' agglomerato di sensazione negative. Con ampi passi ignora le consuete autolimitazioni sul distanziamento personale e si porta a ridosso di Saigo, non la tocca mai ma è decisamente vicino, data la sua stazza non proprio imponente non dovrebbe impensierire nessuno, però l'aria attorno a Matono emette una certa tensione, palpabile.<Dai per assodato che abbiamo dimenticato cose del genere solo perchè non ci siamo messi a sproloquiare come dei pazzi.> una pausa, respira, facendo uscire rumorosamente l'aria dal naso.<Non ho bisogno che qualcuno mi venga a ricordare quanto fa schifo tutto. Non riversare su di noi le tue ansie. Tanto non potevi farci nulla, quello che puoi fare e davanti non dietro.> Chiude seccamente con un gesto della mano destra che prima indica a avanti ed infine alle spalle.

00:45 Shinsei:
  [Esterno Laboratorio] La osserva. Lo sguardo nero assimila informazioni, mentre lei distoglie lo sguardo e lo fissa su Matono, Che di colpo cambia espressione. Non un gran cambiamento, a dire il vero. Non sono due grandi comunicatori con la mimica facciale. Ma quel che basta per mettere in allarme il biondo, che serra la mascella di scatto. Che fare? Eppure l’altra gli parla. Ma c’è qualcosa che non va. Quella non è l’espressione del solito Matono. Eppure l’altra non ha eseguito sigilli. Sente il battito accelerare. Qualcosa di invisibile agli altri. Di colpo la rosata si rivolge a lui, ma non lo guarda, un altro dato strano? Chi può dirlo, neanche lui a dire il vero guarda sempre le persone con cui sta parlando. Se dovesse dar retta al suo istinto probabilmente attaccherebbe, anche solo per la paura che lei possa infilarsi nella sua testa. Alla sua domanda non risponde subito <Non te ne frega niente di chi io sia, Teppista> la chiama ancora così, convinto che sia il suo vero nome. È ignaro di quanto buffa può sembrare quella frase, ma è profondamente vera, almeno nella sua testa. Si è posta nel modo decisamente sbagliato se conoscere la sua storia era il suo vero intento <ti sta solo sul cazzo che io non sappia di cosa parli e non abbia la paura che hai tu.> Che lei l’abbia mostrata o no. È l’unica motivazione plausibile per una sconosciuta che si comporti in quel modo con due che ha appena incontrato: non riesce ad accettare che abbiano visioni diverse del mondo. È Matono a spezzare il silenzio che si genera subito dopo. E le sue prime due parole lasciano partire un doppio battito al cuore del biondo. È vero quindi, è stata nella sua testa, e può farlo senza utilizzare sigilli. Maledizione perché non ha attaccato subito? Vorrebbe sincerarsi delle condizioni del moro, ma non è il momento per darsi pacche sulla spalla. Ascolta le parole che il moro le riserva, senza mai spostare lo sguardo dalla figura esile – solo in apparenza – della sunese. Ci sarebbe da annuire a quelle parole, ma è troppo teso <Non mi interessa.> che non ci sia nessuno pronto a chissà quale avvenimento. Non adesso. Resta teso nei suoi confronti e, a dirla tutta, utilizza anche il suo chakra, per potenziare i suoi sensi e restare vigile, le iridi si stringono sull’obbiettivo come un mirino, il naso setaccia l’aria alla ricerca di qualcosa che vada oltre il profumo della pioggia, poco distante, gli odori di Matono e Saigo, che percepisce distinti ma senza poterli esaminare, non è un cane dopotutto, la pelle cerca variazioni d’aria, anche minima, memorizzando la brezza fresca della sera che porta l’odor di pioggia, le orecchie scandagliano come un sonar la zona circostante. Pronto ad agire qualora dovesse avere anche solo il minimo sentore che qualcosa cambi. Sarebbe proprio questo il momento giusto per spezzare la tensione. [Ultimo quarto: Percezione della presenza][Chakra On]

00:52 Saigo:
 Si alza la mano destra, esce da quella tasca mentre Matono si avvicina e senza dire nulla semplicemente la vorrebbe avvicinare, abbastanza da poterlo toccare ma al contempo abbastanza lontana da non doverlo fare <chi ti dice che fossi io?> domanda semplicemente. Non ama le illazioni per quanto possano avvicinarsi al vero <e tu non stai forse dando per scontato che io sia innocua? Solo perché ti ho lasciato andare?> domanda ancora. Due contro uno sa perfettamente di non poter vincere, gioca con loro così come continua a giocare con lui <io ti ho ricordato che fingere che non sia mai esistito e dire di non crederci non è una soluzione al problema. Essere stati deboli non è una scusante> se concesso e non fosse stata precedentemente fermata ora andrebbe ad abbassare quella mano. I polpastrelli erano così vicino che probabilmente l’altro avrebbe potuto sentire il calore del suo corpo, anzi il freddo di quelle dita intorpidite dalla pioggia e l’assenza di vestiti degni di quel tempo atmosferico <delle mie ansie d’altro non sai nulla così come non sai nulla di me quindi non parlarne> sorride ancora. Amara questa volta. I suoi demoni sono gelosamente custoditi nel suo cuore, sono loro ad averla prima portata lì davanti e poi fermata. La vera storia dietro a quei pochi flash a quelle due immagini, anzi tre con aozora manichino. La realtà che solo la sua mente conosce è sempre chiusa lì dentro. Eccola poi rivolgersi a Shinsei scuotendo le spalle <qui l’unico spaventato mi sembri tu> ammette con estrema semplicità. Non ha mostrato paura? Si lo ha fatto ma ha mischiato il tutto a mille altre emozioni, ciò che è più assurdo è la capacita che ha avuto di esporsi, mostrare anche qualcosa di reale per ricavarne cosa? Insulti o almeno quelli che a lei risultano tali. Il dubbio che lui possa essere uno di quei ninja rimasto come sospeso nel tempo non abbandona la sua mente, è strano rispetto agli altri ma forse ha solo imparato a nascondersi molto bene <dire poi che mi stai sul cazzo è eccessivo. Non sei nulla per me tutto qui> scuote le spalle ancora una volta. In parte nasconde quel sentirsi ferita per essersi mostrata a qualcuno e aver ricevuto una porta in faccia, ancora una volta <piove e siete così stupide da provare ad aprire con la forza l’ingresso dei laboratori> spiega la motivazione di quell’inizio di discussione e nasconde dietro a questo tutto il resto. Infondo voleva solo essere capita, far sapere al mondo cosa sta vivendo e quella certezza di cui solo uno fin ora si è fidato, sparendo poi come tutti gli altri. Ora inespressiva smette di guardare entrambi, torna semplicemente a fissare la pioggia, in attesa che passi [chk 23/30]

20:15 Matono:
  [Esterno lab] La fissa accigliato, visibilmente imbruttito dall'emozione negativa risvegliata in quel momento. La replica a Saigo è istantanea, il tono manifesta palesemente il fastidio che prova.<Nessuno, lo ipotizzo. Io di certo non ti credo innocua> Scuote il capo specchiandosi letteralmente nei grandi occhi rossastri della donna.<Quello a cui non credo è la definizione di Dio cui si dà a questa entità. Lo stesso atto di dargli questo nome lo pone in una posizione di invincibilità, come se ci fosse solo da arrendersi.> Le seguenti repliche lo innervosiscono ulteriormente, poi si ferma qualche secondo e ride, distoglie lo sguardo e si volta, dando le spalle a Saigo e riportandosi di nuovo a distanza debita di 3 metri dalla donna, lentamente.<La stessa lezioncina che stai cercando di impartirmi mi fa capire questo, le tue parole di prima anche. Tu mi sembri far parte di quelli che si sono "Arresi" dando potere al nome di questa entità> Una volta riguadagnata la precedente posizione ruota sul posto, tornando a dare il petto e l'attenzione alla donna, incrocia le braccia e cerca di distendere l'espressione, lo sguardo resta comunque vagamente scocciato.<i ninja di quella battaglia stanno tornando uno alla volta e con lui il finto dio> Ripete come canzonandola.<Ricordi? se le tue ansie ce le lanci addosso diventano affari miei.> Stufo del discorso comunque ora dà attenzione a Shinsei, sta decisamente rimanendo più calmo del solito, almeno per il momento, in ogni caso saggia i vari messaggi non vocali del corpo del biondo, lo analizza a fondo prima di andare a chiarire.<Io non ho tentato di aprire proprio nulla> Alza entrambe le mani a livello del capo, vicine alle spalle in segno di innocenza.<Io se posso continuerò non a far finta che non sia successo bensì a metabolizzare il passato come mi pare e occuparmi di far andar avanti il mio futuro con tutte le risorse mentali possibili, già rimugino sul presente. Non che non abbia paura, ma semplicemente mi fà più paura morire senza aver fatto nulla della vita.>Tono deciso, viso che si increspa e si tende. <Sei forse idrosolubile che ti preoccupa un pò di pioggia?> Una sottospecie di battuta, che in realtà potrebbe suonare come una provocazione, poco importa Matono per il momento ha riportato l'attenzione su Shinsei.<Dovremmo tornare ad un orario più consono e dopo aver trovato qualcuno in grado di darci informazioni.> Osserva per un attimo Saigo e continua.<Stasera ci è andata male>. Un falso sorriso all'indirizzo della ragazza per concludere il discorso.

20:50 Shinsei:
  [Esterno Laboratori] Osserva. In perenne tensione, ma non ancora nel mood d’attacco. D’altronde avere una psiche a brandelli comporta anche questo. Ascolta silente la discussione tra i due, il moro e la rosata. Visioni differenti, e un pensiero s’infila sinuoso nella testa del biondo. Cos’ha visto Matono? Ci pensa. Lei conferma di aver mostrato qualcosa, ma cosa? Il dibattito prosegue. Non diminuisce la tensione che domina il biondo. Non ancora almeno. Guardingo nei confronti della rosata, che è sempre sembrata muoversi tra l’insulto e la provocazione, eppure non ha mai dato fondo realmente offensivo alle sue doti, altrimenti Matono non sarebbe così tranquillo a discutere. Viceversa, distoglie lo sguardo, prova a dare una spiegazione, e si mette a fissare la pioggia, come se avesse perso qualsiasi ostilità. S’assottiglia lo sguardo. È un comportamento incoerente. Le parole che la rosata gli rivolge gli fanno serrare la mascella, facendo muovere quei draghi d’inchiostro che gli decorano il cranio glabro. Si, è vero, gli attacchi mentali sono la cosa che più teme, conoscendo come potrebbe reagire la sua psiche frammentata. Ma la seconda frase ad innervosirlo. Si, probabilmente la rosata ha questa abilità innata, di innervosirlo. Ma ha ragione lei, chi se ne frega dopo tutto. <Non ho detto che ti sto sul cazzo io.> mormora al suo indirizzo. E schiude le labbra per continuare, ma non lo fa subito. Si prende un attimo per osservarla guardare la pioggia, mentre Matono continua a rivolgersi a lei. Lo lascia parlare in silenzio. Ma quando l’altro volta lo sguardo e si rivolge al biondo potrà trovarlo a studiare con quello sguardo oscuro la rosata. Il petto si gonfia, ne esce un profondo sospiro col naso. <Aspetta> Chiede tempo al moro, per poi fare mezzo passo in avanti verso la rosata e guardarla dall’alto, com’è normale che sia. <Ho detto che ti sta sul cazzo che non abbia paura di ciò che ti spaventa.> completa la frase, con un tono simile a quello di chi sta esaminando le sue stesse parole per rifletterci sopra. <Al di la del perché hai cominciato questa discussione. Questa cosa di cui parli, questo evento, questo falso Dio, la paura per ciò che ha scatenato, la paura del suo ritorno. È ciò su cui si regge tutta l’impalcatura di questo maledetto posto> No, non i laboratori e non il distretto di Oto. La mano si alza per puntare dritta contro il palazzo del governo, simbolo di Kagegakure. Non ha incontrato una persona terrorizzata dall’esterno e dal futuro. Le due cose che spingono l’uomo all’azione sono diventate qualcosa di cui avere terrore < Voglio capire perché.> ancora una volta la tensione si dipinge su quel volto affilato, muscoli che guizzano. È teso <M…> sembra riluttante. Ha paura, forse quasi più di se stesso che di altro <Mostrami.> Torna a Matono con lo sguardo. Potrebbe bastargli un suo racconto. Eppure no. Se c’è qualcosa che odia più dei genjutsu è vivere in mezzo alla gente bloccata dalla paura di qualcosa che lui nemmeno conosce. Tiene lo sguardo sul moro per lunghi istanti, prima ti tornare alla rosata. Alla fine la sua è una richiesta. Sta a lei accettare.[Chakra On]

21:06 Saigo:
 Scuote le spalle come se non le importasse di quelle parole mentre profondamente riesce a riconoscerne la verità. Si è arresa. Non è forse per questo che ha esitato davanti a quei laboratori? Non è forse per quel motivo che ha cercato di uccidersi da sola l’ultima volta che lo ha visto. Pensava di averlo fatto proprio in un’ottica contraria, ammettendo la sua debolezza non le restava che il suicidio per sfuggire a quel volere ma forse quello che per lei è sempre stato un segno di debolezza, l’errore con cui si è salvata la vita ora inizia ad assumere i contorni della vera forza. Resta in silenzio a lungo, riflette lasciando che tutte le sue convinzioni vengano messe in dubbio. Ora è debole ma non ha forse scelto la shinsengumi per diventare potente? Quando esattamente ha deciso di arrendersi? <se lo avessi chiamato tizio stronzo che ammazza tutti non avresti capito a chi mi stavo riferendo però> puntualizza come una bambina, ferita in quel suo orgoglio che però non è mai abbastanza prepotente da spingerla ad amarsi. Lo ascolta e non ribatte, resta silente metabolizzando ciò che le viene detto. Riconosce in qualcun altro la ragione. Sbatte le palpebre tornando finalmente a mettere a fuoco il mondo che fino a pochi istanti prima non era altro che una lontana consapevolezza, con questo gesto però riesce a notare Shinsei ed il suo avvicinamento, quel passo in avanti, non mostra paura catturata ora solo delle parole di Matono che se prima stava quasi ignorando ora è diventato il fulcro, per lei, di quella conversazione. Shinsei specifica, puntualizza ma non cambia nulla in lei, la rabbia delle sue parole di poco prima erano solo quelle di una persona che non si espone mai e si è sentita presa a calci l’ennesima volta in cui ha pro0vato. Non sta cambiando nulla continua ad…. Ora lo sguardo si porta verso di lui. Vuole sapere. Finalmente qualcuno ha deciso di ascoltarla, sta provando a comprenderla. Sorride. Un sorriso mesto, amaro e pieno di tutta quella silenziosa sofferenza che l’ha accompagnata fin qui <ricorda che me lo hai chiesto tu> il chakra ora tornerebbe a venir convogliato, nuovamente lo farebbe fuoriuscire e come un’onda vorrebbe dirigerlo verso il bianco. Ha voluto lui quindi vedrà tutto. Si concentrerebbe il più possibile così da modificare ciò che il ragazzo potrà vedere intorno a lui. Sabbia a perdita d’occhio, il sole alto sulle loro teste che fa comparire qualche goccia di sudore in quei bambini che può vedere davanti e dietro. Le facce di quegli innocenti sono come sfuocate, dai tratti non ben definiti, non ricostruisce lì dove la sua memoria non le fornisce più dettagli. Non sente calore Shinsei ovviamente, non essendo quello uno dei due sensi interessati dall’illusione. Sente però le risate dei bambini, le risate spensierate degli studenti in gita, le mura di suna appaiono confuse all’orizzonte ma ancora abbastanza vicine. All’improvviso un ringhio, un ruggito di una bestia assetata, affamata e spinta alla caccia selvaggia. Un’ombra confusa di qualcosa di enorme, avendone rimesse le sembianze e poi eccolo il bambino più bello. Il sole lo illumina in maniera particolare, dimostra circa otto anni, sembra più grande di tutti gli altri, capelli neri che arrivano poco sotto le tempie, scompigliati e spettinati, lo sguardo estremamente seria così come l’espressione, lui indossa il coprifronte di Suna ed è lui che ora va a sbattere contro quelle mura. In un solo istante quel bambino che sembrava pieno di vita scivola a terra esanime. Le urla poi ricoprono persino il ringhio di quelle bestie. Intorno membra di quegli innocenti, morte, devastazione. Shinsei nella visione non può vederla lì, ai laboratori che senza scomporsi oltre piange. Fa così male ricordare tutti quei dettagli, fa così male sapere d’essersi dimenticata gran parte di quei volti ma soprattutto fa così male realizzare d’essersi arresa ed aver insultato tutti loro. Finirebbe qui l’illusione, proprio come ha fatto prima ora rilascerebbe il biondo e si limiterebbe a fissarli, quelle lacrime scendono sul volto ma quasi non se ne accorge, le sostiene con resilienza e con una forza che ha sempre dubitato di avere. Solo ora ricercando Matono e attaccandosi alle sue parole andrebbe ad aprire le labbra interrompendo quel suo silenzio <e se potessi farvi entrare?> lascia cadere così quell’ipotesi, la voce titubante a tratti, nemmeno lei è troppo convinta ma deve pur iniziare da qualche parte e perché non proprio da colui che le ha aperto gli occhi e colui che l’ha voluta ascoltare? [chk 16/30][Illusione di due4 sensi su Shinsei- Vista e Udito]

21:27 Matono:
 Il biondo sembra avere una qualche curiosità aggiuntiva, dunque Matono annuisce alla sua richiesta di tempo, alza le spalle e torna a guardare Shinsei.<Vai pure.> E ascolta e analizza quanto il biondo riferisce a Saigo, sembra chiedere la stessa illusione ricevuta dal moro, non comprende totalmente il motivo, o forse c'è qualcosa che Shinsei non ha vissuto. Conosce ancora troppo poco il passato del biondo da riuscire ad intuire la natura della richiesta fatta, ma la tensione che manifesta non è certo molto usuale, agisce forte e di istinto quasi sempre il biondo, qualcosa manca al quadro generale, non gli resta che stare ad attender Saigo.<Magari no.> Conviene allargando le braccia.<I nomi hanno il potere che gli danno le persone stesse. Un nome così una volta in circolo non ha tutto questo potere di ingabbiare le menti delle persone.> Sottolinea ulteriormente mentre porta l'attenzione su Shinsei, cerca di analizzare l'espressione e la postura proprio in quel frangente ove dovrebbe cadere sotto l'influsso del chakra illusorio di Saigo, che poi porta una considerazione interessante.<Quindi sei sia la soluzione che il problema.> Denota Matono, non è molto chiaro in quale senso intenda la frase, ma non sembra intenzionato ad integrarla oltre. Ora deve solo attendere che Shinsei finisca il viaggione nel passato made by Saigo, che comunque altro non è che uno dei numerosissimi punti di vista di quanto tutto cadde. <Immagino che ci voglia qualcosa in cambio.> La porta come una considerazione anche se dovrebbe essere una domanda, si aspetta che tutto abbia un prezzo, sopratutto in un ambiente recluso come quello del villaggio delle ombre, le persone hanno cominciato ad avere molto più spesso un qualche tipo di prezzo sempre più alto.<Vedrò quello che possiamo fare, ma dobbiamo entrare.> Conscio dell'importanza dell'accesso a quel luogo per Shinsei e per supportare l'obiettivo primario del momento, ridurre i frammenti di cui e composto ricomponendolo pian piano. Ammorbidisce lo sguardo e l'espressione, rilassa il corpo e cerca di celare ogni sorta di sentimento ostile dalla sua figura, forse la stanchezza lo rende più affabile? Non è chiaro, ma perlomeno ha smesso di guardare Saigo quasi ringhiante.

22:16 Shinsei:
  [Esterno Laboratori] Perché osserva il moro Manoto? Perché ha paura. Ha paura di infilarsi da solo in quel genjutsu, e probabilmente il moro potrà leggerla in quello sguardo nero, profondo, apparentemente austero e noncurante. Per chiunque ma non per chi un po' sta imparando a conoscerlo. Non risponde all’infantile precisazione della rosata per il moro. Stanno perseguendo discorsi sensibilmente diversi ed è giusto che li portino avanti come meglio credono. La raccomandazione della rosata viene accolta con la mandibola che si serra un’ultima volta. Se ne pentirà, questo è il prezzo. Ma c’è un prezzo da pagare per la conoscenza. Sarai pronto, Shinsei, a ciò che ti aspetta? Difficile a dirlo ma non la fermerà. Semplicemente, lentamente, si volta fronteggiando la porta con il busto, dando le spalle alla pioggia, della quale sente il profumo. L’umidità tentare di azzannargli le spalle ma senza ancora riuscirci, protetto da quella tettoia. Lo sguardo è a quei laboratori. Sono li perché lui ha chiesto a Matono la gentilezza di accompagnarcelo. Eppure lui d’un colpo s’allontana. Scompare il laboratorio, scompare il moro, e pure la rosata. È con i suoi occhi che sta guardando il deserto caldo. Alza lo sguardo, un paesaggio mai visto. Calore del sole, rumore di sabbia, di grida gioiose, odore di pioggia, freddo sulla pelle. La deliziosa contraddizione dell’illusione solo parziale dei sensi. Osserva quelle mura in lontananza. L’ha studiata sui libri, niente di più, la città di Sunagakure, nel paese del vento. Quello sguardo che ha il colore dell’illusione si sposta sui bambini. Su quei volti innocenti. Poi, di colpo, un’ombra, e qui tutto precipita. Il passaggio dell’ombra, da destra a sinistra nella sua prospettiva, ha l’effetto visivio di un colpo al viso per il biondo. Il capo si volta di scatto verso sinistra come se fosse stato colpito. Il movimento repentino lo sbilancia costringendolo ad indietreggiare di due passi, finendo sotto l’acqua. Lo sguardo è sbarrato dal terrore, le mani istintivamente si portano al capo, le dita premono con forza contro il cranio, quasi a volerlo spaccare, <…> le labbra si schiudono ma niente, crolla come un corpo morto, in ginocchio sul mattonato bagnato e poi rannicchiato su se stesso in un inchino fino a toccare il pavimento con la fronte. Ma lui di tutto questo non si rende conto. È successo. È questo l’effetto dei genjutsu in lui. Non sono tanto le ombre a spaventarlo, ma è la sensazione che lei sta cercando di trasmettere al biondo a scoperchiare il vaso di pandora: perdita. Perdita di tutto ciò che c’è di bello. Shinsei assimila quella sensazione tanto nel profondo di quella mente distrutta e senza freni ne ripari, da farla propria, e le immagini di lei iniziano a fondersi con quelle prodotte da egli stesso. Immagini scatenate proprio dalla sensazione che la rosata le ha trasmesso. Fumose, accecanti come lampi, orrende come il più profondo degli incubi. Le vede solo lui, non ha senso perder tempo a descriverle <n…o.> un sussurro mentre le mani s’accasciano sul mattonato affianco alla fronte che preme con forza sul suolo. Abbandono, perdita, orrore, solitudine <no> il cuore batte accelerato eppure il respiro è affannoso. Senza preavviso, ancora piegato in quel modo, solleva entrambe le braccia sfruttando l’articolazione mobile delle spalle stondate fino alla massima estensione possibile, caricandole come delle molle. Le spara poi di nuovo verso il suolo con tutta l’intenzione di colpire con due pugni scagliati alla massima forza di cui dispone, compresa quella fornita dal chakra attivo. Un impatto violento, senza freni anche questo, come è lui. <NO!> urla senza senso. Risultato di quello che probabilmente la rosata ha cercato sin dall’inizio. Empatia. La più completa e innocente empatia verso un’altra persona, che ha rievocato, come liquami maleodoranti, ricordi che troppo spesso emergono, e che si sono fuse alle ombre di bestie senza nome che lui riconosce, alla morte, alla desolazione, al sangue che macchia la sabbia. Di colpo tutto s’accartoccia. E sparisce, lasciando fumo e nebbia, sussurri distorti che solo lui può sentire in quella testa bacata. “Ricordati che me lo hai chiesto tu” La frase della rosata riemerge <…> schiude le labbra, ma scopre di non aver fiato per parlare. Sta ansimando e la proposta di lei giunge come una lontana eco. Non risponde. Cerca solo di sollevare la fronte da terra.[chakra On]

22:26 Saigo:
 Quelle urla, quel no pronunciato più volte così simile al suo, ricorda il dolore, il terrore e la paura di perderlo. Un amore infantile che l’ha portata a correre poi verso quelle mura, toccarlo per sentirlo inerme ed osservare il sangue delle sue ferite. Non sa come sia successo ma quel giorno per la prima volta ha richiamato la sua innata, rimanendo poi incastrata. La reazione di Shinsei la ricorda il motivo per cui si era ripromessa di diventare più forte, non essere mai più così inerme. Quindi <fanculo> mormora tra se è se e si limiterebbe a raggiungerlo sotto alla pioggia. Bagnando i suoi splendidi capelli, esponendosi all’acqua, inzuppandosi i vestiti e probabilmente finendo per prendersi un raffreddore visto quanto poco è abituata a quel fenomeno atmosferico. Si piega quindi sulle gambe, si accovaccerebbe proprio davanti al biondo lasciando che i suoi glutei si poggino sulle caviglie. Allungherebbe poi la mano destra verso la spalla altrui, la sua sinistra per poggiarla lievemente lì sopra. Avrebbe voluto questo lei, qualcuno in grado di salvarla. Quel giorno le sarebbe bastato. Andrebbe solo a fissarlo senza nascondere quel dolore e quella paura, come se fosse tornata indietro nel tempo lei stessa <ora capisci?> domanderebbe solo con un fil di voce a questo punto. Intanto le parole del moro arrivano alle sue orecchie, scuote appena il capo, vuole qualcosa in cambio ma non nel modo in cui intende lui. Lei è sempre stata il tipo di persona che si deve assicurare una via di uscita, deve avere il controllo ed il potere ma ora in qualche modo è come se si fidasse di qualcuno. Un po’ come non teme che Nobu le guardi le spalle e come per anni è stata disposta a lasciare la sua vita in mano a Fuji <hai ragione> replica lasciando che il mistero si leghi a quella frase. La lascia navigare nelle menti altrui qualche istante prima di chiarirsi <mi ero arresa> nemmeno lei saprebbe dire quando però <e lì dentro potrebbe esserci il primo passo per ricominciare la mia lotta> continua tenendo perennemente quel velo di mistero, si sta fidando certo ma non abbastanza da dire tutto <siate dalla mia parte e ricordatemi di non arrendermi ed in cambio io sarò dalla vostra> alleati. Cerca semplicemente degli amici, qualcuno da chiamare alleato per il terrore di soffrire ancora, una definizione lontana da quella che è l’amicizia ma che di fatto può sopportare. Non vuole più essere sola, è stufa della solitudine e di tutto il dolore che comporta. In cambio vuole sapere solo di potersi fidare, cerca qualcuno con cui non serve tenere sempre gli occhi aperti. Ad entrambi rivolge quella che sembra quasi una preghiera, non vuole più essere sola, vuole potersi finalmente fidare, inconsciamente cerca quel legame pronta a fuggirne nel momento stesso in cui lo comprenderà in modo razionale. Ha già perso tutti una volta, si è già sentita rifiutata, la miglior difesa è la solitudine ma quanto le sta pesando ora. <Io vi ascolterò ed aiuterò e voi lo farete con me> eppure pone le sue condizioni. Non ha bisogno di amici, affezionarsi fa solo male ma vuole essere compresa, aiutata, supportata. Vuole l’eroe che non ha avuto quel giorno, è semplicemente stufa di lottare per essere lei stessa il suo eroe [chk 16/30]

22:57 Matono:
 Matono non sembra curarsi granchè della pioggia, nonostante capelli ed indumenti si stiano decisamente bagnando, l'intemperie che si batte sul villaggio sembra abbastanza corposa da minacciare di andare avanti per tutta notte, un intenso vento si alza e sferza assieme alle ondate d'acqua, decisamente la cosa si sta facendo fastidiosa. Purtroppo o per fortuna Shinsei ha il cervello in un altro luogo e tempo, non si deve curare di un problema così piccolo quale la pioggia e l'umidità. Matono occupa la maggior parte della sua attenzione ad osservare come il biondo reagisce all'illusione, non si scompone e studia ogni reazione ed ogni parola, che poi la parola è sempre la stessa "no". Dunque accorcia la distanza da Shinsei a grandi passi, portandosi a ridosso di esso ed osservando gli effetti più visibili del genjutsu, il biondo appare provato e sfibrato dalle energie, ora il quesito è come mai metabolizzi cosi le esperienze visive ed uditive prodotte da Saigo. Ma il momento è catartico per un altra motivazione, la proposta di Saigo sembra semplice a sentirla così.<Bè sei un pò criptica.> la incalza facendo notare di non aver capito granchè, ma non le da il tempo di spiegarsi che subito riprende a parlare con tono acceso.<Ma non mi importa, basta che al momento opportuno ci spiegherai tutto>Non vuol mettere fretta alla donna, sia nei modi che nelle parole lo rimarca, il tono resta pacato e morbito, sicuramente più neutrale e meno negativo rispetto all'atteggiamento tenuto finora. Studia accuratamente il viso di Saigo una volta terminata la sua replica o proposta che dir si voglia, lo sguardo di Matono si fà intenso.<Dovremmo porci delle domande a vicenda questo è sicuro, nessuno dei presenti è un asso in comunicazione.> Certo una verità palese dopo una serata passata in quel modo, ma Matono come da ogni esperienza si porta qualcosa dietro, lo archivia nella mente da qualche parte in attesa di essere processato e definito cosa tenere e cosa no.<Noi non ci siamo arresi perchè coraggiosi o privi di timori. Il fatto di non conoscere bene nulla, di non sapere un cazzo di questo mondo e forse la nostra benedizione. Ci spinge a non porci troppe domande sul se una cosa sia effettivamente troppo grande per esser affrontata, abbiamo il tempo per capire come farla.> Respira profondo.<Quello che vuoi e lì. Sporgiti sempre in avanti, se guardi solo dietro le tue spalle rimarrai dentro alle mura per sempre.> Indica un punto non ben definito verso sud del distretto di Oto.<E non intendo queste mura.>

23:15 Shinsei:
  [Esterno Laboratori] Ogni fibra del suo corpo gli urla quanto sia stato un errore farsi coinvolgere in quel modo. Al punto da esporre l’unico punto debole ad una perfetta sconosciuta. Ed eccolo la il risultato, per terra sotto l’acqua, frantumato. Ansima. Li piegato contro le sue stesse ginocchia, il torso definito s’alza e s’abbassa. Come se l’aria non fosse mai abbastanza. Averebbe dovuto dar retta a Matono. Tra i due è sicuramente il più assennato. O comunque il più lucido. Lo sguardo è aperto. Ha pianto anche lui, ma è impossibile vederlo sul viso segnato dai rivoli d’acqua e piegato verso il pavimento. Eppure qualcosa gli dice che ha fatto bene. Quella visione è il passato di Saigo. L’ha visto. Ha toccato con mano il suo stato d’animo e a cosa fosse dovuto. Eppure no, non è quello che l’ha terrorizzato in quel modo. Perché lui quella paura recondita che l’altra si porta dietro l’ha vista. L’ha affrontata. Assottiglia lo sguardo. Deve esserci di più. Non era questo che le aveva chiesto. Una fitta di mal di testa lo costringe a poggiare di nuovo la testa sul mattonato. Sfinito. Non può parlargliene adesso. Non è in condizione. E soprattutto ci sono un paio di cose da mettere in chiaro. È ovvio questo. Tenta di alzare di nuovo il capo da terra. Ha modo di osservare i quattro piedi appartenenti agli altri due interlocutori avvicinarsi. Matono tuttavia ha la compiacenza di non provare nemmeno a toccarlo. La mascolinità tossica in questo caso è un vantaggio. La osserva da li, piegato, abbassarsi fino a poterne osservare i glutei sui talloni, ma quella mano non si poggerà su di lui per più di un istante. Un intenso istante in cui Saigo avrà la possibilità di sentire, sotto la canotta ormai appiattita dalla pioggia, un calore fuori dal normale sprigionarsi dalla pelle dell’altro. Come se avesse la febbre, ma di più. Per il biondo la sensazione è ben più sgradevole. Un’altra scheggia impazzita a minargli il cervello, urla, rumori di catene, di ossa rotte, un bruciore intenso proprio sul punto in cui è stato toccato. Scatta come una molla tirando immediatamente sul il busto e raddrizzandosi. Il movimento dovrebbe automaticamente comportare un allontanamento da quel tocco che seppur dolce nelle intenzioni, ha destato in lui un nuovo profondo istante di terrore che la rosata potrà leggergli in volto, guardandolo scuotere il capo in segno di diniego. Solo un attimo. Poi lo sguardo saetta verso Matono al suo fianco, quasi a volerlo rassicurare. In fondo non hanno mai avuto bisogno di troppe parole per intendersi. È la rosata il fulcro di questa serata. Ascolta i discorsi, li collega fra di loro, come tessere di un puzle al quale non ha avuto modo di dare il suo contributo. Ascolta le parole di entrambe e, forse proprio per quell’eccessiva empatia che ha provato, può arrivare a comprendere le parole di lei. Lentamente si alza in piedi in tutta la sua statura. Barcolla un attimo ma rifiuterebbe qualsiasi aiuto. Non vuole altri sconvolgimenti mentali. Ascolta l’ultima frase di Matono. Sembra che alla fine tutti abbiano compreso la buonafede nascosta dietro a gesti più che discutibili <Parleremo.> Annuisce ha la voce roca, lo sguardo stanco. Ma non è puntato su nessuno dei due, è puntato su quella maledetta porta <Ma non ti consentirò di nuovo di spiegarti a suon di arti illusorie, Teppista.> la conosce ancora con questo nome, che ammettiamolo, toglie un po' del tono tra il serio e il minaccioso con qualche rimasuglio di paura con il quale pronuncia quella frase. Anche lo sguardo lentamente, e solo per qualche momento, si volge alla rosata. Non ammette se, ne ma. Il succo resta. Dovrà trovare un altro modo di farsi capire, se vuole delle persone del genere. <E soprattutto. Quello che chiedi è fattibile se i nostri obbiettivi non si oppongono.> Ovviamente. Come possono aiutarsi a vicenda qualora avessero obbiettivi opposta. A fatica muove un passo in avanti, ma si raddrizza con un gesto stizzito, quasi deluso da se stesso, fino ad acquisire lo stesso passo austero di sempre <Per ora sembra coincidano.> Lo sguardo oscuro si poggia di nuovo su quella porta a vetri, lentamente, tenterebbe di tornare con gli altri quantomeno sotto la tettoia <In cosa consiste questo “primo passo”?> La cita <Cosa cerchi?> Bisognerà cominciare a condividere le informazioni, in qualche modo .[Chakra On]

23:33 Saigo:
 Osserva la reazione di Shinsei, vede quel terrore al suo tocco e mentre l’altro si allontana lei stessa ritrae quella mano. Poi la osserva. Perché si è mossa, quale assurdo motivo l’ha spinta ad avvicinarsi ai quei due? Forse ha sbagliato. Resta ancora lì, accovacciata dando di fatto le spalle ad entrambe mentre osserva il palmo della sua mano. Perché lo ha toccato? Ha sbagliato ancora una volta, ora non si faranno più vedere, forse la prenderanno in giro e lei si ritroverà ancora una volta davanti alla semplice realtà che conosce da sempre: i rapporti umani sono inutili e dannosi. Li ascolta, entrambi, le loro voci quasi l’attraversano rimbombando nella sua testa, assente ma comunque in grado di cogliere pezzi di conversazione. L’istinto in lei le urla di alzarsi e scappare, ora che non è ancora stata davvero ferita, ora che non l’hanno allontanata potrebbe solo andarsene e fingere che sia stato tutto un gioco da parte sua. Si alza. Sotto la pioggia da ancora le spalle ad entrambi. La mano torna come morta lungo il suo fianco destro. Ora, via, più veloce di quanto sia mai stata, lontana da lì, da Oto, da quei due. Le parole di Matono la fermano. Si sta arrendendo ancora una volta. Si sta arrendendo a quel demone che la divora istante dopo istante. Resta immobile, come pietrificata combattuta tra due parti di sé stessa <Manami> replica, arrivando a spezzare il discorso di Shinsei, proprio dopo quel “teppista” <o meglio ero Manami> assurdo che le sia venuto spontaneo proprio in questo momento riprendere il suo vero nome. Mare d’amore, assurdo essersi identificata ancora in quel nome <ora sono Saigo> ultima. Forse proprio quella ricerca di compagnia l’ha portata al momentaneo rifiuto di quel nome che da sola ha cambiato e si è scelta. La rabbia di Fuji le torna alla mente, odiava quel nome e cosa rappresentava, forse perché anche lui aveva compreso la sua resa? Non ha più senso chiederselo ormai. Solo Adesso si volta lasciando che i discorsi continuino e arrivano alla loro conclusione <solo se vorrai lo farò> replica quindi, è vero spesso le illusioni sono state il suo unico modo per comunicare, è più facile mostrare le cose rispetto allo spiegarle. La gamba destra trema, ancora combattuto <ve lo dirò> conclude quindi, in risposta alle affermazioni di entrambi. Lo farà, spiegherà un giorno <ma dovrete esporvi anche voi> no, da sola non lo farà mai. La paura di essere ferita che ora la sta spingendo a voltarsi n7uovamente verso il centro di Oto, verso la stazione <mi trovate all’oasi di Suna o lasciate che sia io a trovare voi> ha i loro nomi ed è sicura che in sede potrebbe trovare altre informazioni, insomma la Shinsengumi sa sempre tutto, è abituata a pensarla così. Silenzio e nuovamente spalle rivolte verso di loro. Vuole andarsene. Le mani che si chiudono a pugno per lo sforzo, non sta scappando sta iniziando a lottare <non sparite anche voi> un mormorio che ora suona davvero come una richiesta disperata. Non fate come chiunque altro di cui si sia fidata. Il tono è pieno di quella paura e di quel dolore che l’accompagnano ed è l’ultima cosa che dice prima di correre. Ora cede, smette di lottare e asseconda il suo istinto di sopravvivenza fuggendo via da loro . Sotto la pioggia, con i vestiti ormai bagnati, le scarpe zuppe e pesanti, i capelli ormai appiccicati ovunque. Le lacrime nascoste o lavate via, non si è nemmeno accorta di aver pianto ma gli occhi sono rossi e forse dovrà spiegarlo al suo coinquilino, l’unica cosa certa è che oggi andrà da Poldo e lo stringerà a lungo contro la sua volontà.[chk 16/30][end]

23:48 Matono:
 Sempre dura fidarsi di chi ci si trova davanti, un sentimento condiviso da tutti i presenti sebbene su livelli diversi e con fastidi diversi, quel che e certo è che ci sarà da lavorare molto sulla fiducia. Shinsei ora sembra aver ripreso completamente coscienza di se stesso e di dove si trova, non lo aiuta direttamente limitandosi ad osservarlo, non è necessario alcun suo intervento almeno al momento oltre al fatto che Saigo sembra più brava a comunicare tramite le illusioni non sembra aver mai voluto agire in maniera realmente offensiva verso nessuno dei due, possono abbassare leggermente la guardia. Nota una specie di contatto tra Saigo e Shinsei, la cosa risulta abbastanza strana e particolare a vedersi, la cosa chiara è che il biondo risulta ancora molto contrario ad ogni tipo contatto, motivo per il quale tutto l'aiuto possibile che deriva dal moro e la vicinanza ed un eventuale intervento se richiesto, resta pronto anche se non teso, calcola serenamente tutte le possibili vie nella propria testa.<Non ama molto che gli si entri nella testa> fa un po il verso alla replica di Shinsei<Però si renderà necessario parlare di cosa vogliamo.> Necessario a non doversi poi affrontare ad un certo punto della strada da percorrere, non che sia facile all'affezionarsi, ma eviterebbe volentieri perdite di tempo del genere. nel frattempo Saigo comunque sembra pensare a tutt'altro dando le spalle ad entrambi i due piantagrane, però finalmente riesce ad udire il nome della donna, dopo aver passato delle ore ad interloquirci. Sembra quasi che a Matono fosse stato un masso sulla schiena li a schiacciarlo metaforicamente, emette un respiro di sollievo molto rumoroso.<Oh ti ringrazio Saigo.> Prova un certo piacere nel poter usare finalmente il nome della donna. Annuisce alle conseguenti parole di Saigo, osserva Shinsei e risponde con tono sereno.<Per me non è un problema, tanto nella testa mi sei già entrato, e resto dell'idea che tu ti sia già esposta.> Inspira ed espira osservandola intensamente, ma non aggiunge altro scuotendo il capo alla sua ultima affermazione, sparire dove che c'è ancora tutto da fare, non ne ha alcuna intenzione, perlmeno finchè avrà la testa ed il corpo funzionanti. La osserva allontanarsi e di contro si volta verso Shinsei, occhiata di intesa prima di indicargli le loro spalle, per cominciare la camminata verso dove risiedono e porre fine a quella giornata, come tutte le volte deve trascinarsi dietro molti pensieri, ma alcuni finalmente cominciano a sembrare vagamente positivi.[end]

23:54 Shinsei:
  [Esterno Laboratori] La ascolta. Li ascolta. Entrambi. Probabilmente ha ragione il moro, qualcosa s’è creato nel profondo modo in cui il biondo ha vissuto quel momento illusorio. Chissà. D’altronde anche loro due non è che si siano conosciute in circostanze poi tanto diverse. Comunicano meglio con i pugni, ad esempio, e l’hanno dimostrato il giorno in cui si sono conosciuti. È la rosata ad interrompere il suo discorso. Si prende quel nome, ascolta quella spiegazione, poi schiude le labbra <Manami> proferisce quel nome imprimendolo nella memoria. Come a farla sua con quel gesto. Annuisce. Lentamente, con gesti posati che niente hanno a vedere con quelli che invece compie quando è in preda alle sue crisi. E continua ad annuire. Alle sue successive parole. Rassicurato? Ovviamente no, ma quanto meno ha la sua parola che non cercherà di infilarsi nella loro testa. Un sospiro col naso, è vero, è stato lui a chiederlo, ma non lo rifarà. Ora come ora tenterebbe di ucciderla se solo ci riprovasse, con o senza permesso. L’incoerenza. Le frasi successive della rosata arrivano come un susseguirsi abbastanza veloce, le metabolizza. Sono frasi ovvie. Ovviamente ci si deve esporre a vicenda. Ma l’altra fa di più, oltre a un nome, fornisce loro un luogo dove trovarla. E per ultima, arriva quella che coglie come una richiesta disperata. Assottiglia lo sguardo mentre si volta per osservarla andar via. Lo sguardo si fa meditabondo e resta così per lunghi secondi, perso nelle sue macchinazioni, con lo sguardo oscuro fissato sul punto in cui l’altra è sparita. Resta fermo tanto da perdersi quasi il cenno di Matono. Che asseconda, ricambiandolo e affiancandolo. <Devo parlarti di un paio di cose, una sera di queste>. D’altronde. Non si sono mai chiariti in merito a ciò che li muove in questo mondo, mentre la rosata li ha trattati come se fossero due persone mosse da un unico obbiettivo. Ha bisogno di riordinare le idee, il biondo. Ed è col moro che lo farà. In seguito <Voglio del thè, mi sta esplodendo la testa.> un bisogno che si perde nel vuoto, nell’oscurità, nella pioggia. [END]

Inizia come al solito. Si incontrano e Saigo li provoca sin da subito, convinta di averli letti e compresi.
Ben presto tutto prende una piega differente. In qualche modo i tre riescono a comprendersi e a capire che forse il loro obiettivo è comune.
Saigo capisce di essersi arresa in questi anni, Matono le ricorda di combattere ed il primo modo è fidarsi.

Ne esce una specie di strano patto/alleanza forse amicizia tra i tre ma staremo a vedere.
Sono una vera bomba ad orologeria.


Io sono esaltata scusate.