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con Sango, Shinsei

17:27 Sango:
 Ovviamente si è accorta di esser stata seguita dal biondo dopo l'ultime proprie parole in merito ad un nome, eppure non ha alcuna intenzione di permanere li in quel villaggio che odia, quasi iniziando a correre per giungere infine alle porte del proprio villaggio. Non ci sarà voluto molto tempo prima di sorpassare il ponte per iniziare la camminata attraverso Amegakure - il cielo che apparirà improvvisamente nuvoloso, lo stesso viso dell'ex jonin che si solleva verso il cielo e infine un sorriso ampio, le labbra che s'aprono e i polmoni che respirano l'aria intrisa di acqua, di umidità perfino, ma un profumo che le ricorda terribilmente la propria casa, perfino con quei palazzi enormi e grigi di industrie attive. Sta sorridendo, come un tempo quando tutto pareva esser più semplice, ma di semplice cosa ci sarà mai stato nella propria vita? Il corpo che si rilassa, totalmente a suo agio in quella parte di città, voltandosi infine verso lo stesso Shinsei, sempre che l'abbia seguita. Il sorriso che permane, caldo come quello d'una madre, d'una sorella, come la pioggia che avvolge i corpi di coloro che sanno amarla. Il braccio che verrebbe allungato, si snuda il polso dal kimono scuro che porta, in sua direzione, col palmo della mano rivolto verso l'alto, un chiaro invito a toccarla - si, ma lascerà sempre all'Uchiha la possibilità di scelta, prender o non prendere quella mano? Un simbolismo che si racchiude in quel semplice gesto, non v'è arroganza adesso, non v'è rabbia, come se quello stesso cielo avesse reso l'anima della rossa sereno in un attimo. Basta davvero così poco per renderla tale? Benevola quasi? < vieni > calda lo invita ad unirsi a lei in quella strada che li porterà prima o poi verso il centro stesso di Amegakure < ti mostro un pezzo del mio villaggio > sebbene nuovo, non l'Ame conosciuta trent'anni prima e vissuta quando ancora una bambina, le sembra quasi davvero ti tornare a casa. Un sogno che par essersi realizzato, non come avrebbe voluto, nemmeno come avrebbe desiderato, eppure è li di nuovo , quasi come se Ren non fosse mai morto. E attende nel proprio silenzio, se solo l'altro avesse preso la sua mano l'avrebbe stretta delicatamente, altrimenti la stessa sarebbe morta li, sul proprio fianco.

17:59 Shinsei:
 E non ha fatto niente per celarsi, Shinsei. Non è da lui. In un certo senso deve ancora imparare ad essere un vero ninja. Di quelli furtivi, che agiscono senza farsi vedere. No. È diverso, si vede. E poi non è la situazione adatta. Non ne ha bisogno. Non si sente minacciato dalla rossa. A torto o a ragione? Suppongo che prima o poi lo capiremo. Un turbinio di emozioni rabbiose l’hanno avvolto quando ha sentito quelle tre parole. Ho. Un. Nome. Non ha pensato ad altro all’inizio, ha seguito la forma sinuosa della rossa nell’uscire dal villagg… distretto dell’erba senza pensarci un’istante. È rimasto un paio di passi dietro di lei, avvolto nel cercare di analizzare quelle emozioni. Ha più volte rallentato, preso dai veli di nebbia che davano vita a scene insane, devastanti, proprio davanti ai suoi occhi, visibili solo da lui. Schegge di passato a ferirlo. Il suo fardello, eppure non ha desistito. Come avrebbe potuto? Quelle tre parole l’hanno fatto sentire come mai da quando è in quella maledetta città: con un obbiettivo concreto davanti. Quella sensazione non l’ha mai abbandonato, ed ora è questo che spinge il suo cuore a pompare sangue, violento. È a caccia. Stesso abbigliamento, fin troppo semplice per i gusti di lei, ma d’altronde s’era ripromesso una visita nel villaggio della pioggia in condizioni differente. E soprattutto adesso chissenefrega. Lungo la strada ha avuto modo di riflettere anche sull’atteggiamento della rossa Ishiba, ha percepito bene quel malessere. Nello stare dove si trovavano non troppo tempo prima, ha percepito l’astio nelle sue parole del parlare di Kusa come ladra di Oto, e non solo. Per fortuna lo spostamento tra i due distretti ha contribuito a placare l’animo turbolento del biondo, che affianca presto la rossa. Percependone il cambio di atteggiamento. La osserva, austero nel volto affilato, ma con quelle strana luce negli occhi oscuri. Un paradosso probabilmente, ma c’è davvero qualcosa di strano in quegli occhi. Sono occhi mossi dalla forza inarrestabile d’un obbiettivo. Qualcosa che l’Ishiba conosce sin troppo bene. <…> quello sguardo pesante scorre lungo il collo e poi la manica fino ad arrivare alla mano liscia, rivolta verso di lui. Ascolta le sue parole. Che sia di questo che necessita l’ottenimento di quel nome? Di una storia? Non gli è piaciuto quel M A ricevuto dalla rossa, quella volontà di trovare un guadagno sulla sua storia, sulla sua necessità. Può fidarsi? Resta a guardare quella mano, poi lascia scorrere lo sguardo di nuovo verso l’alto, fino ad inquadrare l’ovale dell’altra. Nessuna risposta, resta fermo. Non è abituato al contatto fisico. Non al contatto fisico innocuo, che non fa male. È stato abituato diversamente. Lascia cadere la mano dell’altra. Si. Anzi no. All’ultimo istante, quando la mano è in discesa libera, allarga leggermente il suo braccio, per intercettarne la caduta. Lasciando che quel tocco infine avvenga. I muscoli della mascella si muovono per un attimo, ma non si sottrae. Non è la mano di un nobile, quella che l’altra potrà toccare, sembra come un involucro di pelle per una mano di ferro. Ed è calda. Ma della temperatura eccessiva dell’altro s’è già accorta, l’Ishiba <Cosa ti ha fatto Kusa?> Lo sguardo si sposta verso la strada davanti a loro, come se il suo obbiettivo fosse proprio li, davanti a loro. Si lascerà condurre. Deve farlo.

18:18 Sango:
 Un Ma pronunziato invero con terribile verità, eppure davvero non ha davvero dato modo a colui che adesso l'accompagna di dubitare, altrimenti avrebbe già richiesto qualcosa. Un ma che non sarà il proprio, non per lui invero a cui avrebbe potuto negare il primo aiuto, di cibarlo e donargli un pizzico di vita in più invece che vederlo moribondo ad un lato della strada, come uno dei barboni che ancora collimano ai lati più sprezzanti di quella nuova civiltà. Ignora perfino il suo sguardo austero, di quello che lo perpetra, di ciò che le nega in quel contatto caldo.. e la mano scende verso il fianco dolcemente, nella propria infine morte. Ed essa non avviene, il tocco che percepisce è caldo, intimo, di qualcuno di tanto restio a donarlo ed ogni singola piccola carezza ne fanno apprezzare perfino lo sforzo. Le dita delicate che si celano nelle sue stringendole lievi, potrà anche esser terribile per molti, moltissimi, ma alle volte qualcuno potrà anche notare come quel suo essere entri in conflitto con una natura più buona, benevola, condizionata anche solo da un passo in più. Non che le importi invero che quella mano sia dura e pesta, per quanto la propria appaia morbida e delicata, di chi poche volte ha usato le maniere forti per tradurre la propria forza in ben altri sentieri . La domanda prosegue insieme al loro silente cammino, e lui stesso potrà sentire uno spasmo di rabbia percorrerle l'arto, eppur ancora non si sottrae. Non v'è nulla di romantico in quel gesto, solo lei che lo accompagna, gli mostra una via, una storia differente e nascosta < molti anni fa > troppi invero da poterle donare alla sola vista, potrebbe quasi averne 27 agli occhi altrui, forse meno, forse più per quelle rughe di dolore che si sono impresse nella pelle < Ame fu distrutta > di nuovo, ancora un crollo, ancora una guerra < in quell'esatto momento non avemmo più nulla su cui reggerci > come può chi ha visto distruggere la propria casa avere ancora qualcosa? < Yukio Kokketsu > un nome che provoca ancora quel brivido di rabbia e dolore, lo stesso che si pone sul viso scurendolo di colpo < disse di poterci aiutare.. ma > si, anche qui Shinsei ci sarà un ma, come sempre nella storia nessuno farà nulla per nessuno in modo tanto gratuito. Eppur esistono anche le eccezioni < nel tempo compresi che era solo un modo per avere il controllo della nostra terra > farla sua, utilizzarla come meglio credeva, di un villaggio alla lunga conteso per la posizione strategica che ha avuto < sono stata tanto stupida da credere di poterlo amare > un riso amaro ne esce dalle labbra, di colei che pare esser poco in grado di amare, di frammenti che attraversano gli occhi e l'animo stesso che par non desiderarne più < gli chiesi di poter donare ad Ame libertà, di prenderci la nostra terra come alleati > lo avrebbe fatto senza dubbio, avrebbe preferito in quell'esatto momento di potergli esser vicina, alleata < ma non era così desideroso di rinunciarvi. Ci tenne in gabbia all'interno del suo villaggio , chiunque avesse riprovato a riprender la propria casa sarebbe stato un disertore, una mukenin in questo caso > lei stessa che s'appella in quel modo così poco nobile, eppur l'Uchiha non potrà vedere pentimento, solo un fuoco di vendetta ardere nei propri occhi < presi parte del mio clan, ne divenni Capo. Lo portai ad Otogakure per liberarla.. e da li.. > da li cosa Sango? < la fine > si, la fine di tutto,di un sogno, di un volere, di anni sacrificati per un singolo volere gettati nell'abisso del nulla. Un dolore si dirada nel petto e lo accoglie, lascia che possa dilaniarla ancora e ancora. < ognuno di noi porta un dolore ancor più grande dentro Shinsei > la voce che par quasi frammentarsi, ma di un dolore intenso, decisivo, che si inoltra nell'anima e nel petto, e no, non sarà di certo Yukio Kokketsu e quella storia a donargliela, ma qualcosa di più profondo, di una vergogna mal celata, di una colpa mai espiata. Sospira, solo per il momento, calando un poco il viso, lo sguardo scuro, terribile nel sol metter in mostra parte di ciò che prova. E terribilmente..fragile?

18:46 Shinsei:
 Si lascia stringere con la delicatezza di cui la rossa è capace, ricambia quel gesto con un pizzico di percettibile, involontaria, eccessiva irruenza. Si vede che non è abituato a quel tipo di contatto. Come sempre combattuto tra il volersene privare e il volerlo mantenere. Come una bestia selvatica, da un lato troppo impaurita per provare la morbidezza d’una carezza, dall’altro vogliosa di quel contatto. Ma per adesso si vede quale delle due metà stia vincendo, se la tiene, quella mano che lo vincola a ridurre a zero la distanza di sicurezza dalla donna al fianco della quale sta camminando. Quasi sfiora la stoffa della manica del chimono di lei, il braccio nudo e definito. Lo sguardo resta in avanti mentre lei comincia la sua storia. Una storia pesante da narrare. Le cui parole aleggiano nell’aria come l’umidità che aumenta, una folata di vento freddo s’infila nelle pieghe dei pantaloni di tuta del biondo, spingendoli ad aderire al corpo, come la canotta, la treccia bionda scalpita alle sue spalle, chiedendo libertà che gli viene negata. Le percepisce dalla sua nuda pelle a contatto con quella di lei, le emozioni che la attraversano, in quel contatto che il biondo non può aver travisato e considerato romantico. Non sa cosa voglia dire, romanticismo. Non le conosce, certe cose. In questo senso, in tutta la sua irruenza, e puro. Ascolta la storia fino alla fine, senza interromperla, per poi ascoltare quel monito. Lentamente annuisce, serio in volto < “Pensavo mi avresti descritta solo come una mukenin”> sono le parole che la rossa gli ha rivolto non troppi giorni fa <è questo che è successo? Sei stata costretta a scegliere tra il tuo obbiettivo e colui che ti ha salvata e ti ha protetta…> una pausa… <che creduto di amare.> Non arresta il suo camminare. Lo sguardo è in avanti ma l’espressione è leggermente corrucciata. Cerca di empatizzare, una situazione terribile. Lei ha scelto il suo obbiettivo. Ha tradito, e per questo è mukenin. Scuote il capo. Le ingiustizie lo frustrano. Si è visto anche in biblioteca. Le ultime parole di lei lo spingono a riflettere a fondo. <è vero.> mormora. Lui ci è nato, nel suo dolore, e ancora non è abbastanza forte da poterlo portare, spesso è lui a lasciarsi portare, inghiottire. <è il tuo obbiettivo a darti la forza di sopportare il tuo dolore…?> Per una volta non è una sentenza, la sua, ma aggiunge un tono di domanda chiaramente percettibile. Perché? Perché cerca consiglio. Perché lui con il suo di dolore non sa che farci, se non scomparire in esso.

19:14 Sango:
 Il tocco che riceve si rivela esser più duro, grezzo, ma non per questo andrebbe lei stessa a scioglierlo, nonostante possa anche dar fastidio dato che egli ha una forza decisamente più forte della propria . Un tempo incerto si dispone sopra le loro teste, di quel racconto che rende più grigia quella stessa città, come non avesse vita, eppur c'è ancora chi ne trova la bellezza in quelle forme spigolose, solo per riveder ancora il passato. Finisce infine di parlare, lascia che sia il silenzio etereo a disquisire per loro, di quel caldo tocco a cui si abitua in quella lenta camminata verso il centro stesso, ormai mancano davvero pochi metri per giunger davanti una statua enorme di colui che ama. Pain, enorme la sua statua, di una veste nera con le nuvole rosse di sangue, di occhi di pietra cerchiati di un potere infinito, ed ella lo rivede li, al suo posto, il fu Akendo adesso nuovo Kioku. Unico essere ad esser stato scelto come futuro simbolo di un nuovo mondo. Colui il cui sangue e destino possono portarlo al solo rinnegan. Il potere di un kami. Ma la voce del biondo andrà a smorzare quel silenzio con quella singola frase, la stessa che porterà di nuovo le azzurre al suo stesso volto , e alle successive domande la stessa donna andrà a fermarsi sul posto. < ho scelto solo chi ho amato più della mia stessa vita > una confessione che si dirada nel crepuscolo in arrivo, calda la voce, occhi di fuoco umano, di intenso vivere e di intenso dolore . < ho scelto coloro che portano il mio sangue dentro, i miei stessi ideali, a discapito di un intero mondo > sussurra le parole con quel modo dolce, fuori dal comune, senza urlare, gridare perchè non ne avrà bisogno, solo per entrare in contatto con lui < non mi ha salvata, mi ha solo illusa e mentito > riguarnisce in merito a ciò che il Kokketsu fece non solo per lei, ma per molti, troppi invero < non ci ha salvati. Ci ha solo incatenati al suo volere > cambiando alcune menti, proponendo atti osceni, oscuri, di chissà quali intrecci, ma ella ne è sempre rimasta estranea.. ma perchè? < la mia forza è il mio obiettivo Shinsei > mormora quelle parole a davvero un mero sussurro, basso, sottile che nessun altro potrebbe udire < il mio sogno. Era quello. Liberarci di tutti, di quelle mani avide sulle nostre vite per riprenderci ciò che era nostro > un discorso forse troppo violento, di colei che un tempo avrebbe solo voluto essere la Sorakage < ma il mio sogno..era solo per un egoistico motivo > non si nasconde, come sempre, invece di molti che nascondono se stessi dietro belle parole, bei discorsi, di nuova vita e cose del genere che meritano solo l'estinzione. Non si è mai nascosta a nulla, e le proprie volontà messe sempre su un piedistallo davanti ad occhi capaci di vedere e orecchie capaci di sentire. < mi hanno portato via l'unica cosa importante per me > una sola, non ci saranno mai altre strade per essa < e devo, voglio sacrificare la mia stessa vita per renderne onore. Non sarò come coloro che nonostante le uccisioni, i loro anfratti, si tireranno indietro! > oh , eccola la fiamma che di nuovo arde! < che si nascondono nella loro fasulla pace e nelle belle parole > quasi ringhia stringendo quella stessa mano < io faccio quello che è necessario fare > un fine freddo, di colei pronta a tutto, ad uccidere innocenti perfino, a far ciò solo per un unico motivo. Liberarsi di un peccato così grande che meriti l'intera sua esistenza. Il respiro lento che si farebbe ancor più calmo , seppur le azzurre non molleranno in fretta quelli dell'Uchiha in questione < e tu somigli a me. > grave la voce, si, ma non v'è nessun attacco personale < ti ho visto spezzarti come me, di uno specchio che nemmeno sa ove guardare > ciò che ha potuto notare è stato quello, oltre a mille altre piccole parti che conserva gelosamente per se stessa < di colui che ha la voglia di vendetta... e che la stessa voglia ..> la mano che stringe solo di più < venga solo alimentata > .

20:00 Shinsei:
 Camminano tra i palazzi, con l’aria che, lentamente, si riempie, il cielo incerto, alterna una tiepida brezza a gelide folate di vento che però non alterano il calore dell’altro. Qualcosa che brucia dentro, incessantemente. Si apre di colpo la piazza con la statua di pain. E il biondo non può che rallentare il passo. Lo guardo altero, quasi disinteressato a tutto ciò che non riguardi la sua meta, si distorce nello stupore. Un emozione comunque composta, ma evidente. Rallenta il passo fin quasi a fermarsi, costringendo il suo stesso braccio ad allungarsi e quello dell’Ishiba ad allungarsi all’indietro, pena lo scioglimento di quel nome, di quel legame che hanno creato, e che ha portato ad intrecciarsi le loro storie. E continua, lei, a cercare quel contatto condividendo il suo dolore, la sua storia. Lo sguardo dell’altro, tuttavia, è catturato dal volto di Pain, spostato verso l’altro, quasi attratto. Sul Kami di Ame non può sapere molto, se non quello che dicono i libri, eppure qualcosa di fumoso affiora. Voci. Per adesso lontane. Scuote il capo con violenza, come se gli fosse finita una mosca nell’orecchio. Un gesto rapido. Nient’altro. Ascolta una voce vera, piuttosto, quella di Sango. Si sposta su di lei lo sguardo oscuro. A cogliere quelle emozioni che lei decide di immergere nell’abisso dell’altro, condividendole. Si prende qualche momento, metabolizzando le parole della rossa, la sua storia, il suo obbiettivo. Una cosa non gli è sfuggita. <Hai parlato al passato del tuo obbiettivo.> Nota secco, tenendo lo sguardo dentro di lei. Ce lo tiene, e per un attimo, dona nuovo vigore al tocco delle loro mani, ma successivamente, diminuisce la forza necessaria a tenere le dita delicate di lei, fino al momento in cui quel tocco resta tale solo se è la rossa a tenere la mano del biondo nella sua. Compie un passo in avanti, poi un altro. Fino a bruciare le distanze con la grande statua del possessore del rinnegan. Qualora fosse stato liberato da quel contatto, è la stessa mano che il biondo solleva, e la pioggia sul piedistallo di pietra che innalza la statua <Raccontami, Sango. Qual è il tuo obbiettivo ora?> Chiede, voltando il busto di tre quarti e spostando lo sguardo di nuovo dalla statua a lei, che se è rimasta ferma è finita alle sue spalle. Non toglie il tocco da quel piedistallo, da quell’essere che ha avuto il coraggio di ergersi. Serra la mascella quando lei lo include nella conversazione. Sono così simili? Di colpo quello sguardo s’annuvola di nuovo. E di nuovo sussurri penetrano come coltelli nel suo cervello spezzato, sussurrando parole, frasi. Un brivido percorre il corpo altrimenti statico del biondo <Non ti somiglio.> Sentenzia, contraddicendola. <Tu hai tratto forza dal tuo obbiettivo e l’hai portato avanti per anni, ti sei forgiata con esso.> le parole vengono spinte tra i denti, escono fuori lacerate. Di colpo serra gli occhi, mentre appesantisce il tocco sul piedistallo della statua, che adesso sorregge tutto il suo peso impedendogli di accasciarsi a terra. Che immagine poetica. Un falso Uchiha sputato fuori da un buco nella terra che si appoggia a colui che, mosso da un’ideale troppo puro per questo mondo, ha mosso guerra al mondo ninja. <Io sono un uomo spezzato, Sango> mormora, ringhia. Mentre la mano che appoggia sul piedistallo graffia la superfice fredda e si chiude in pugno. Senza lasciar danni, ovviamente. Non ha la forza di dire altro. Di nuovo si è fatto vedere debole.

20:26 Sango:
 Si, ovviamente è il passato il proprio obiettivo messo in mostra adesso, eppur manca qualcosa di importante, fondamentale per potersi ergere oltre tutto, di ciò che ancora viene taciuto, sigillato nel cuore di una donna morta. Lo stesso sguardo svia verso altro, anzi, verso il cielo, e la pioggia cade dolce sullo stesso viso. Non se ne sottrae, anzi, la accoglie con dolcezza intima. Ogni goccia pesa più di un macigno, ogni goccia brucia più dell acido, ed eppure nonostante quel peso ancora sorride e sospira. Lento il proprio corpo, seppur accompagnato dall'altro, verranno ricoperti dalla pioggia di una fine estate meravigliosa, di fredda ed isterica pioggia che non smetterà tanto facilmente, anzi, ma essa bagnerò un viso che non è più in grado di versare lacrime. < voglio solo esser libera > un qualcosa da dire troppo intimo per molti altri - Libertà poi cosa significa nessuno potrebbe mai dirlo davvero, di quel che davvero concerne la stessa . Lo ascolta ancora, anche in quel suo giudicarla, sebbene sia un mero sorriso che possa scorgere lui dalle proprie labbra < non sarei mai riuscita a farlo se qualcuno non mi avesse indicato la via > non è solo suo merito, ella s'è avvicinata, ha baciato quel nuovo proprio essere e lo ha accolto, ma tutto merito di chi ha allungato le proprie mani su di lei < cosa ti fa così paura nel contatto umano?> ovvio che se ne sia accorta, più volte ha avuto modo di vederlo in quel modo, distaccato, ma anche in preda alla dei propri istinti, quasi violenti perfino nei propri confronti, trattenuti a stento < cosa è che ti ha reso spezzato?> si, lei ha sentito il suo dire di "intero, unito, unico" sinonimi invero di qualcosa di più grande e potente. La mano, quella che sempre potrebbe star nella sua mano, solo adesso si distaccherebbe per andare li, al suo viso, nel tentativo ovvio di carezzarne la gota < siamo tutti spezzati > confessa con tanto libertà < ognuno di noi è come frammenti.. e io lo sono, tu lo sei.. ecco perchè mi somigli > sebbene più giovane, con più poteri, con più esempi, con tutto che diviene semplicemente di più e tutto. Ma a lui decider, ancora una volta.

20:44 Shinsei:
 Resta li, appoggiato con il pugno stretto, sul piedistallo della statua di Pain, ma il corpo voltato di novanta gradi, interamente rivolto verso saigo. Il capo, per la prima volta, è chino, i muscoli delle mascelle son serrati, e non appena l’altra lo libera di quel contatto, anche la mano che la stringeva viene stretta, facendo scattare tutti i muscoli del braccio e dell’avambraccio, gli occhi son serrati. Celati allo sguardo blu dell’altra, mentre la pioggia inizia a scendere. Inizia presto a bagnare la pelle nuda del biondo, lasciata libera dalla canotta I capelli, il cranio rasato a pelle sui fianchi e decorato da quei draghi d’inchiostro, agitati dai muscoli delle mascelle che si contraggono. Si fa lucida la pelle. Liscia a coprire i fasci muscolari. Gli occhi, sotto le palpebre chiuse strette, si muovono come se stessero guardando altre scene. Altre voci si uniscono a quella di Sango. Voci che solo lui può sentire. La prima domanda di Sango cade nel vuoto. Come un sasso in una pozza d’acqua nera senza fondo. Apparentemente anche la seconda, se non fosse che è accompagnata dal tentativo di toccarlo, mentre è li, ad occhi chiusi, sbarrati anzi. Tempo di un estante che la mano si posa sulla masciella definita, glabra, che di colpo il volto si ritrae come se avesse subito un violento pugno sul volto. Un movimento tale da sbilanciarlo e costringerlo a compiere un passo indietro, e di colpo la volta. Terrore in quello sguardo nero <Fa male!!> Esclama a voce alta. Come una risposta <Ha sempre fatto male!> le risponde, ma a cosa? Cos’è che fa male? È l’inconscio a rispondere, perché la mano si alza e va a toccare il punto in cui è stato toccato, come a sincerarsi di non essere stato ustionato. È il contatto umano che ha sempre fatto male. Dolori atroci, nel corpo e nella mente. Per questo scappa. Perché non ha conosciuto altro.. di colpo si guarda intorno, come se a mala pena capisse dov’è. Guarda Pain e di colpo di nuovo la rossa. Unico appiglio in quella realtà estranea <Non lo so> risponde alla sua domanda. È vero. Non se lo ricorda, o meglio, se lo ricorda, ma la sua mente è ridotta in frantumi. Secondi di silenzio. Sotto l’acqua che lentamente lascia aderire gli abiti ad un corpo che, adesso si vede con più chiarezza, è stato forgiato dalla fatica. Rivoli d’acqua rigano il volto affilato del biondo. Che inspira, e continua <Non posso dedicarmi al mio obbiettivo in questo stato.> Commenta. E di nuovo, violento, s’accende nello sguardo austero che le dedica, il fuoco perenne dello scopo. Lo scopo per il quale è stato creato. Compie un passo avanti, e poi ancora uno, verso la rossa, <Ho bisogno di quel nome, Sango. Senza di esso… sono inutile.> è inutile come persona, perché lui non ha un obbiettivo da perseguire, lui E’ il suo obbiettivo. Lui non ha un dolore da portare, lui E’ il suo dolore.

21:21 Sango:
 Lo osserva scendere attraverso gli intimi animi dei suoi stessi demoni, coloro che lo tirano con le loro manacce putride di morte e sangue, di dolore e odori ripugnanti, gli stessi che forse egli non vede, ma che lei potrebbe solo avvedere. Solo per un attimo , un singolo momento, di quel che si ripete nella storia ove la pace non esiste e si tratta solo di un mero istinto orribile di falsità. La violenza che ne pervade l'anima, lo vede nel gesto della mano verso il proprio viso, e solo in quel momento la rossa parrebbe agire con la stessa violenza, si, ma cercando con la mano il suo polso per allontanarlo. Non v'è forza in quanto nemmeno potrebbe metterne, ma solo l'istinto unico e primordiale < tutto fa male Shinsei! > lo rimprovera adesso con violenza nella voce, nello sguardo che si porrà dal basso all'alto, di fuoco e di ceneri che si trattengono tra iridi azzurre e violente < e tutto farà sempre male, e nulla potrai mai dimenticare! > lo violenta quasi con le mere parole, staccando la mano lei stessa dal polso - sempre che essa abbia mai toccato la sua pelle, per tornare lei stessa a stringersi al proprio fianco < non puoi lasciarti andare così al dolore > sussurra più bassa, più che un mero rimprovero pare un mezzo di avvertimento e anche .. perchè no, di amore, a proprio modo nel suo tenere a colui che par esser se stessa molto, moltissimo tempo prima < ovvio che tu non possa dedicarti a nulla così > ci vuole mente, corpo e anima che collaborino nel medesimo modo, all'unisono verso il medesimo obiettivo prefisso . E alla sua ultima parola egli potrà non solo vedere la tigre, la jonin, la madre delle tigri, ma anche la kage che sarebbe dovuta essere. La mascella stretta, lo sguardo di fuoco e ghiaccio che si infrange verso il suo stesso corpo, verso la sua anima, violenta nel suo stesso silenzio. < Shinsei Uchiha > ne pronuncia il nome sillabandolo quasi, per farlo assaporare non solo a se stessa, ma soprattutto a lui < credi davvero di esser inutile solo perchè hai bisogno di un diamine di nome! > no, questa volta non ci sono domande, ma un mero schiaffo vocale e volontario da parte del proprio animo a lui, senza toccarlo fisicamente < come puoi anche solo pensare che noi tutti non siamo mai stati inutili?> si, par volerlo fare ragionare nel mezzo della propria tempesta, quando la pioggia adesso cade fitta sopra il proprio corpo ne riempie la pelle, l'anima, non se ne tira indietro ma anzi, la rende più fredda.. calma.. calda. La pioggia che calma il fuoco violento < ho ucciso mio fratello, credi davvero che ognuno di noi oltre ciò che ha fatto sia inutile?> lo domanda dall'anima adesso, quando essa stessa vibra priva di protezione, ma puro cuore, esso vedrebbe perfino l'animo scoperto come un lungo nervo aperto a lui < credi che nessuno si penta del passato? Eppure alcuni si abbandonano ad esso senza fare nulla... e tu non sei come loro > non può esserlo, se è tanto simile a lei come potrebbe mai arrendersi dannazione! Come potrebbe mai rendersi tanto debole in quello stesso momento?! NO. Non può accettarlo e solo per questo proverebbe a portare la propria mano al suo braccio, quasi a violentarlo in un certo senso, nel suo solito trarsi < ma dimmelo tu , dimmi cosa ti ha reso così spezzato.. > un ultimo sibilo basso, quasi come una tigre che farà le basse fusa per i figli, per sapere, ma non per altro, ed egli potrà solo guardarla negli occhi. Ella non toglierà lo guardo, mai.

21:44 Shinsei:
 Agisce con irruenza, l’Ishiba, e parla con violenza. Quel nome pronunciato in quel modo gli fa socchiudere un occhio, come se avesse preso uno schiaffo. Sentirsi afferrato per il pugno lo costringe di nuovo a divincolarsi con forza, come se il tocco di lei fosse quello d’un ferro rovente. S’allontana di un passo. La ascolta. Ascolta quell’ennesima confessione. L’uccisione del fratello. Lo sguardo si sgrana sorpreso ancora una volta <Cosa?> Ha mostrato più emozioni stasera che da quando ha memoria. <Perché?> Chiede, ma non devia l’attenzione dal discorso che lei gli sta facendo, non si distrae eppure non si lascia calmare dall’altra. Ne ascolta le parole che, forse, hanno anche l’effetto opposto. <Non mi interessa di quello che fanno gli altri.> Sentenzia con furore, nel tono e nello sguardo, che torna di nuovo austero, elevandosi. Come potrebbe. Di chi altri dovrebbe curarsi se non di se stesso? Glie l’ha detto la prima volta. Non ha nessuno a cui tenere. La curoisità di Sango lo porta, per la prima volta, a snudare i denti in un ringhio <NON ME LO RICORDO, Sango> è ira quella che esplode dalle corde vocali, ma non verso di lei, ha lentamente abbassato lo sguardo. Mentre le mani si alzano verso i lati del capo, li afferra affondandoci le dita, con le unghie che premono sulla pelle macchiata dai draghi <NON CE L’HO UN PASSATO DI CUI PENTIRMI O UN DOLORE DA TRASPORTARE> continua guardando per terra. Ce l’ha con se stesso. Per non essere come lei. Come chi è riuscito ad affrontare il passato ed emergerne purificato <è…chiuso qui dentro, ma non so come farlo uscire!!> Più calmo, ma comunque con un’irruenza che non è sua, i muscoli delle braccia scattano sotto la pelle mentre continua a premersi le mani contro il capo fino a farsi male <Ho bisogno di qualcuno che possa capire quello che mi è stato fatto, Sango, ho bisogno di affrontare il mio passato per guardare avanti o finirò per strapparmi la vita di dosso con le mie stesse mani> Ringhia. Mentre, per la prima volta, lacrime si fondono alla pioggia, invisibili.

22:05 Sango:
 Perchè lo ha fatto? Perchè ha infine tolto la vita a colui che sarebbe dovuto esser il proprio sangue? < son stata debole .. stupida ..per colpa mia è morto > il sussurro che risulta strozzato perfino dopo tanti anni, perfino dopo tante guerre che l'hanno resa un mostro orribile a molti occhi senza nemmeno esser più una donna ma più un demone, ma ancora vi è quella bambina dagli occhi azzurri e dai capelli rossi mentre vede la morte di colui che più ha amato. Il sussulto che muore in gola, le lacrime che non fuggono , non quando sarà la pioggia a bagnarne le gote per render il proprio animo ancora più scoperto ai suoi occhi. E adesso ascolterà l'urla della sua anima, senza spostarsi, senza scomporsi, reggendo il suo sguardo dal basso verso il suo più alto . E anche quando andrebbe a volger il suo sguardo più in basso ella sarebbe ancora li < no, non abbassare mai lo sguardo > un invito e un imperativo, non vuole di certo che egli lo faccia, di abbassarsi per ciò che prova, che vuol fare, MAI. < e allora perchè se tu non lo hai, se non hai un dolore, ti arrabbi così tanto?> riprenderà ovviamente il suo ultimo dire, ne cercherà di trarre le conclusioni, le ammissioni tra tutte le piccole cose che egli le narra . Osserva quelle mani, le stesse dita infiltrare in quella pelle, e per un momento le lascia li, a sorbirsi il dolore, per poi porre d forza anche le proprie sulle sue, ma con lo sguardo di freddo fuoco che è sicura di poter donare < non sei il solo > non sei da solo Shinsei, è solo questo il messaggio primario che ti verrà inviato, colei che adesso affonderebbe le unghie nella tua carne, colei che invero potresti sbalzare via, uccidere perfino in questo momento in cui ti dona estrema fiducia senza nemmeno aver richiamato il proprio chakra < NOI TUTTI POSSIAMO COMPRENDERE IL DOLORE > per la prima volta anche lei si troverà a gridare alla sua volta, ai piedi di Pain stesso, per ottenere anche la sua attenzione < dillo a me, e nessuno proverà a strappare di dosso la tua vita > se in quel momento avesse le mani alle sue spalle, solo adesso proverebbe a portarli ai suoi vambracci < ti posso insegnare come uccidere, come prendere la tua stessa vendetta, ma tu e quello che stai facendo è un diamine di suicidio! > di nuovo le mani stringerebbero sul suo corpo, ci prova di nuovo per fargli recuperare un minimo di ragione < e io ti ho aperto il mio cuore.. manchi tu > niente viene dato per niente, ricordi giovane Uchiha?

22:28 Shinsei:
 Voci, visioni, caleidoscopiche emozioni che s’alternano confondendogli la mente e gettandolo nello stato in cui è. Nessuna con un senso compiuto. Sango avrà agio di provare ad afferrarlo, e riuscirà nell’intento di fargli spostare le mani che tentano di tenere unita una mente distrutta. Ansima con lo sguardo perso di nuovo, mentre le sue braccia scendono, rovente la pelle che copre i solidi muscoli. È l’invito a non abbassare lo sguardo che lo porta, lentamente ad alzare il capo, a raddrizzare le spalle stondate, sbatte le palpebre, riacquisendo il suo sguardo, quello oscuro e profondo <Mi arrabbio perché vorrei raccontartelo.> Risponde, è più calmo, forse quella voce, quei gesti, qualcosa stanno facendo <Vorrei condividere di me almeno quanto tu hai condiviso di te.> è una dichiarazione di fiducia, questa, Sango. <Ma non riesco a recuperare i pezzi della mia storia. Non riesco a ricordare.> Ammette. Ed è li che si spezza. La faglia nella sua psiche si genera perché non ha un passato al quale ricorrere. Ha solo un vuoto obbiettivo che ha di fronte a se <Ricordo… si sforza, di essere stato un allievo del suono> Si. Questo si. Socchiude lo sguardo davanti a se, rievocando la scena nella sua mente <Poi… sono stato scelto…> ancora una volta un urlo nella sua testa. Scuote il capo. È instabile, si vede, è pericoloso spingerlo così infondo. I muscoli guizzano poderosi, ma non contro Sango < Mi hanno portato al laboratorio…> le labbra si schiudono <…casa…> mormora con uno sguardo strano, a guardarlo, colmo sia di dolce nostalgia che di nero terrore, come se entrambi albergassero in quel termine <sono un Uchiha….Porterò la pace.> Sembra stia ricordando frammenti, qualsiasi cosa gli sia capitato ha zero a che fare con la pace, o ha ribaltato il concetto che lui ha in testa. Poi di colpo, qualcos’altro lo ferisce, penetrandogli il cervello, e di nuovo serra gli occhi, ma questa volta allunga una mano di nuovo verso Sango, cerca una mano <…morto.> sentenzia chi? Cosa? Riapre piano lo sguardo, ansima e la prima cosa che cerca sono le iridi blu di lei. <Portami da qualcuno che mi aiuti a rimettere insieme i pezzi e potrò aprirmi con te come desidero.> Più calmo, forse placato proprio da quello sguardo <Non riesco a ricordare da solo. Odio l’instabilità della mia mente. Mi serve qualcuno che possa capire in che cosa sono stato coinvolto.> Si prende una pausa, ma non distoglie lo sguardo <So che era un programma genetico che riguarda gli Uchiha. Ma non so altro. Per questo cercavo un genetista quando mi hai incontrato.> è sincero. Non ha muri a difenderlo

16:01 Sango:
 Potrà mai rimanere in completa indifferenza a quel dolore? No, non quando lo spezzarsi d'una mente par proprio lo specchio d'un passato che alle volte sembra dimenticarsi, di un dolore che soffoca e annega, e della forza minima per potersi sollevare da un baratro. Eppur ella ha avuto il proprio angelo vendicatore disceso dal cielo per allungar la sua mano ad ella, lo stesso modo che adesso la rossa pone al biondo, una mano, un modo, un appiglio . Ascolta ancora, che qualcosa sia stato celato? Che qualcosa si li per uscire, che sia stato sottoposto ad un genjutsu? Probabile, molto probabile, ma non per questo l'univoca verità , finchè lo stesso giovane non riprenderà di nuovo parte di se , della propria piccola sanità mentale, prendendo di nuovo la mano per se < la pace non esiste > il sussurro da serpente ancora li, seppur dolce come il richiamo di una madre, di una sorella, a cullarlo in un lento canto < è solo un periodo tra una guerra ed un'altra.. > un pendolo che ticchetta il suo tempo, e lo stesso finirà sempre per scadere < ma se vuoi qualcosa, devi esser forte per prendertela > no, non solo fisicamente parlando e su quello di certo è ben messo, molto più di quanto l'ex jonin sia mai stata, ma è la mente e quel suo punto debole a renderlo tanto fragile. Potrebbe allungare le proprie mani, potrebbe distruggerlo se solo volesse e vederlo crollare come sabbia, per finire nel vento dimenticato da chiunque. A chi mancheresti Shinsei? Non sei nessuno, non hai nessuno, ne un passato ne un presente, forse l'ombra di un possibile futuro. Cosa ti rende davvero vivo? Lo sorregge con quel mero tocco, lo sorregge con lo sguardo, eppur potrebbe apparire fredda e distaccata, senza sentire davvero alcun dolore, oppure semplicemente ancor lo soffoca pur di non impazzire totalmente < pensavo che avessero smesso con gli esperimenti ad Oto > una triste e oscura storia che si tesse nel tempo e nelle piaghe di coloro che furono cavie da laboratorio, esperimenti umani, esseri che valevano meno di animali , ma molto di più per i loro occhi rossi < il nome che ti darò potrebbe aiutarti > stringe i denti attorno al labbro inferiore < ma raccontare troppo di te gli darebbe un potere immenso > lo sta mettendo in guardia, perfino da se stessa, che troppo sa e potrebbe toccare i punti giusti per vederlo crollare < non è una persona che farebbe qualcosa per il puro gusto di farlo.. no > non il rosso, non colui che ha combattuto ad Otogakure insieme a lei < eppure non vedo altro modo.. sii pronto ad un rifiuto, sii pronto a dover dare qualcosa di ancor più importante > di certo non saprebbe dire cosa, ma il prezzo da pagare è proporzionato < uno scambio equivalente > scuro il viso, lo sguardo che s'allontana per un attimo volgendosi al cielo che piange < Rasetsu Kokketsu. > ecco il nome infine che sfugge alle morbide gemelle < capelli rossi, denti affilati, frequenta principalmente locali notturni. Sebbene possa sembrare bizzarro non abbassare la guardia > per quanto sia tonto molte volte, ciò non toglie che sia pericoloso . Ma a lui la scelta su cosa fare, come muoversi, lei sta solo mostrando la via.

16:32 Shinsei:
 Lentamente, il tremito agitato dei muscoli, si quieta insieme con l’espressione tesa del viso che si rilassa. Presto tornerà ad acquisire quello sguardo austero. Tornerà a ricomporre quello specchio, quel muro, in attesa del prossimo crollo. Dedica uno sguardo di puro desiderio alla rossa lei fa riferimento alla forza necessaria per conquistare i propri obbiettivi. Non è desiderio lascivo, è qualcosa di più puro. E rovente <Siamo simili.> Anche il tono lentamente torna quello secco, sentenzioso, ma con una consapevolezza diversa nel tono della voce. Di cosa? Del fatto che si sono condivisi, forse non del tutto, ma hanno condiviso qualcosa. Ed arriva a darle ragione, mentre lentamente si raddrizza. Non è più destabilizzato da domande alle quali vorrebbe rispondere senza potere. È sollevato dal fatto che lei abbia compreso, in qualche modo, che non le sta nascondendo niente. Non risponde all’ipotesi sugli esperimenti di Oto. Evidentemente è l’ultimo scherzo della natura che quel posto ha deciso di partorire. Sposta lo sguardo in alto, chiudendo gli occhi. È di nuovo un gesto lento, posato, ormai rivoli d’acqua percorrono la pelle rovente e inzuppano i vestiti, aderenti come seconda pelle. Si lascia per un attimo riempire dalla pioggia, dal suo profumo, dal tocco bagnato, dal suo rumore, ma quando Sango torna a fare riferimento al nome promesso abbassa la testa di scatto tanto rapidamente che la treccia guizza verso l’alto sollevando gocce d’acqua alle sue spalle. Ancora quello sguardo di pura volontà. Non quella del fuoco ne quella di nessun altro che sia lui stesso, è l’oscuro desiderio di Shinsei a muoverlo Ascolta ogni parola che l’Ishiba proferisce con quello sguardo fisso sulle labbra delicate di lei, l’espressione non cambia, ma quei due occhi neri sulle labbra sembrano volerle mordere per apprendere più velocemente quanto lei stia dicendo. Aspetta la sua fine, l’ammonimento. Poi schiude le labbra <Rasetsu Kokketsu> ripete memorizzando. Ecco l’obbiettivo. <Nessuno fa niente per niente, no?> Ripete la frase che lei stessa ha pronunciato all’archivio di Kusa. <Quel potere che otterrebbe se mi esponessi. È tuo adesso.> La osserva. Non è tanto disattento da non capirlo. La conversazione che stanno avendo ha raggiunto una profondità mai raggiunta prima. Eppure, in qualche modo. Sembra accettarlo. Come l’animale selvatico decide di accettare la carezza pur vedendo la lama nel fodero dell’umano. <Non mi piace espormi. Non lo faccio mai, ma non so come evitarlo. Non ho leve per pressare una persona che non conosco ne ho niente da poter barattare con lui.> Ancora una volta non è timore o preoccupazione che emerge, è freddo, lucido calcolo delle possibilità. <Farò quello che serve in ogni caso.> Secco, senza dubbi, inesorabile <Mi riprenderò la mia storia. Tornerò da te e ti dirò chi sono, se me lo chiederai.> Eccolo l’obbiettivo <Mi prenderò la forza che mi serve.> Torna di nuovo a guardare il cielo, forse è li che punta. Nessuno può dirlo <Posso farti una domanda?> Non la guarda, lentamente, chiude gli occhi, espandendo i sensi sotto la pioggia. Ci sta bene.

16:45 Sango:
 Simili. Lo sono, sebbene egli debba ancora maturare, crescere e scegliere ancora la propria strada. Si ritrova a respirare lasciando che la calma di Ame possa tornare ad impregnarla, una calma che osserva dal basso, immaginando come allora come quelle piccole gocce siano sangue, lo stesso di molti che son morti in quel paese arso dall'odio e dalla vendetta, un circolo che par ripetersi, di grandi shinobi i cui ideali paiono reincarnarsi ciclicamente in nuovi esseri, per evolversi, per non commettere gli errori del passato. Dona infine quello stesso nome, il rosso che potrebbe aiutarlo è solo lui, almeno, l'unico che conosce e che per un certo periodo s'è pure fidata della sua presenza nonostante strettamente legato a Yukio. Ad ogni cosa v'è sempre un eccezione. < non in questo mondo, non se vuoi elevarti sopra gli altri > che voglia davvero spingerlo per quella strada impervia? Potrebbe morirne, spezzarsi senza mai trovarsi, e lei sarebbe stata li ad osservar come nasca una nuova fiamma o come essa possa morire definitivamente < non.. > non cosa? Perchè quel lieve dubbio si tinge sul volto Sango? La piccola ruga che impregna il viso adulto, ne richiama rughe di un anima che non sono scomparse dopo tanti anni < non credo lo userò. > ma tra il credere e il fare vi è un mondo, e per il momento non vede alcun motivo per farlo, spezzarlo adesso quando ancora la sua fiamma non ha avuto la sua possibilità va contro il proprio piccolo ideale di mondo. < non pressarlo, servirà un accorto con molta probabilità. Eppure se ti chiederà qualcosa di ... pericoloso > qualcosa che esuli fuori dal nuovo governo < sta attento, estremamente attento > o si vedrebbe arrivare addosso chissà quanti shinobi pronti a prendersi la sua testa, e magari anche il suo corpo. < se ci riuscirai > potrà riuscirci come non potrà, ed ella probabilmente non avrebbe mosso un ulteriore dito per lui, ha già fatto abbastanza per ciò che è. Lo avrebbe osservato adesso, forse consigliato, ma nula di più. Non quando il proprio sogno è decisamente differente adesso . Abbassa di poco quello sguardo, nulla di più nel sentire la richiesta < si > che la faccia dunque, e nell'attesa il silenzio verrà riempito solo dai kami, coloro che donano per quel piccolo momento una barriera al mondo esterno, lontano da occhi e orecchie troppo curiosi, e curiosa anche lei di scoprire cosa mai potrebbe chiederle adesso. Lo stesso sguardo che s'assottiglia, più felino, violento quasi, ma acceso d'un fuoco che ne anima ancora l'essenza. Attende dunque, che sia egli a spezzare di nuovo quel silenzio.

17:23 Shinsei:
 La ascolta di nuovo, e la osserva, una nota di curiosità gli tinge il viso. Curioso notare come una donna del genere sia nel suo elemento sotto la pioggia di Ame. Il sopracciglio si solleva nel sentir dire che non ha intenzione di usare ciò che ha ascoltato. Ancora adesso non reagisce, osservando però il dubbio dentro di lei, quelle rughe di espressione. Sembra come intenzionato a capire di più. Quelle parole risuonano. Eppure non sembrano rincuorarlo. Sono due persone con esperienze radicalmente diverse. Hanno entrambi sperimentato quanto fidarsi delle persone sia pericoloso. Entrambi sanno che in questo mondo a confidarsi con qualcuno vuol dire aggiungere una preoccupazione, non certo toglierla. Lei l’ha imparato in una vita cristallizzata che l’ha plasmata e ancora oggi la muove. Lui l’ha capito in un passato oscuro che l’ha portato alla completa incapacità di relazionarsi con le persone, se non con i peggiori sentimenti possibili. Per entrambi quella conversazione è un rischio e non può non percepire in quel dubbio espresso con il viso di lei, lo stesso dubbio che lui stesso sente nel cuore. E è la rossa, tuttavia a deviare la sua attenzione. Si prende quel consiglio. Annuisce piano una volta. Sta a lui adesso far buon uso delle parole dell’Ishiba. Quella frase, quel dubbio sulla riuscita del suo obbiettivo, sembra non entrare nemmeno nel suo cervello. Non esistono se. Non per lui. È così che è stato abituato. Ottiene ciò che aspettava. Quel si, e poi quell’attesa. La assapora anche lui, riempita dal suono della pioggia. Poi schiude le labbra bagnate di pioggia <Perché?> Chiede, tingendo l’espressione di curiosità. Ma perché cosa? <Ogni frase che tu mi hai detto oggi in merito a questo mondo, a partire dall’archivio di Kusa, mi mette in guardia sul fatto che l’altruismo non esista.> E anche questa è una sentenza più che una domanda. <Eppure mi hai nutrito> il primo giorno <mi hai aiutato> con quel nome <e mi hai ascoltato. Sei rimasta con me sotto la pioggia> Un momento che li ha esclusi da tutto il resto del mondo. <Si, sai che se non finirò con la gola tagliata da un kunai avrò un debito con te.> una piccola pausa <ma ti sei confidata. Mi hai fatto vedere chi c’è dietro la…s> si ferma. Non è abituato a fare i complimenti. C’è ancora parecchio da fare da quel punto di vista <splendida> rispetto al resto delle parole, questa è lasciata uscire con rapidità <e terribile donna di cui tanto sentivo parlare.> Si prende ancora qualche attimo <Perché?> ripete.

17:37 Sango:
 Attende la domanda, eppure sa benissimo cosa le verrà chiesto, ma è davvero pronta a spiegare? E' davvero pronta a dir ciò che pensa? La domanda non tarderà difatti a giungere alle proprie orecchie, essa risuona insieme alle altre parole, a come lo abbia nutrito, aiutato, e quasi spinto sulla propria stessa strada con la forza. Splendida? Il termine esatto sarebbe Stronza, sebbene essa non arrivi, sebbene sfugga allo sguardo in merito della pioggia per ritrovarsi a sospirare, vedendo un altro luogo, un altro tempo, una guerra nel mezzo e la nebbia perenne di Kirigakure, la vera Kiri. < un tempo anche io ero come te > sussurra, calda la voce a impregnarsi del proprio elemento < non sapevo nemmeno cosa desiderare davvero, titubavo camminando al centro , senza mai prendere una vera decisione > su un filo sottile, senza cadere nel baratro o sollevarsi verso l'alto, cercando di sopravvivere e dimenticandosi di vivere < eppure nel momento peggiore arrivò qualcuno a mostrarmi la strada da compiere > lo stesso sguardo che ritornerà a quello scuro dell'altro, ed egli potrà scorgere qualcosa che non sarà mera malinconia, ma qualcosa di più profondo, violento, più di un mero amore, qualcosa di più grande e oscuro che cela < scelsi il mio baratro e i miei demoni. Li ho abbracciati , ne ho tratto la mia forza > .. < Da li ne sono risalita perchè qualcuno scelse me, scelse di allungare la sua mano verso la mia > un gesto il proprio che nasconde ben più significato che il mero contatto fisico, di quelli ne potrebbe avere quanti ne desidera, se solo volesse < vedo in te la mia stessa fiamma, la possibilità che qualcuno infine non fallisca e non crolli sotto i pezzi di un sogno ormai finito > che possa esser lui dunque una nuova fiamma per i propri occhi, un nuovo shinobi nato da qualcosa di più scuro e profondo, in cui pochi riescono a sopravviverne senza perdere se stessi. < una possibilità, io l'ho avuta > tace adesso, per qualche attimo, lo sguardo che lentamente andrà a calmarsi ritornando il limpido azzurro come il cielo durante una giornata di primavera < alle volte posso donarla io > poche volte, rarissime volte ove non pensa all'inutilità di coloro che la circondano, al loro esser biechi e vuoti, pregni di sogni e speranze irrealizzabili. < Rivedo una nuova possibilità nell'osservar chi ha vissuto nel tormento e nel dolore > quello è ciò che la collega a quel mondo, dove dall'amore pure non ne nasce che una bestia. < perfino io che sono sola in questo nuovo mondo, che ho scelto la solitudine per me stessa.. alle volte trovar un animo simile può solo donare un pò di pace > egoista, di nuovo, al suo solito incappa in ciò che ha promesso di non fare più. Donare speranze, darsi speranze. < ma ricorda che sono la peggiore che tu possa mai incontrare > l'avverte come giusto che sia. Non è la buona samaritana di alcuno, non lo fa per un senso più alto e ampio di veder la felicità di altri, lo fa per se stessa per rendersi conto che forse in quel mondo c'è ancora qualcuno degno .

18:14 Shinsei:
 Ascolta, come ha ascoltato la sua storia, come ha ascoltato i suoi consigli, ascolta perché quella nel bene o nel male è una donna da ascoltare. Annuisce piano. Eppure trattiene la curiosità di sapere chi sia la persona che è stata capace di aiutarla. Forse non ha neanche senso… dieci anni di cristallizzazione dopo. Eppure la scorge quella malinconia. Ma non parla. Non è nella condizione di capire. Non ancora, perché non è nella sua stessa condizione. Ha preso quella mano, quell’aiuto, ma non sa dove verrà condotto. Sono appunti mentali quelli che prende. Appunti per future conversazioni. Quando? <Quando sarò degno.> Sembra una frase caduta dal cielo, senza capo ne coda, qualche istante dopo l’ultima frase di Sango, dopo essere stato avvisato di che tipo di donna abbia davanti. <Quando sarò degno di stare di fronte alla fiamma che ti muove, ti dirò qual è l’obbiettivo che alimenta la mia.> Sentenzia, serio in volto, guardandola. È arrivato a Kagegakure spinto dalla ferrea volontà di trovare qualcuno che potesse ridargli un passato, che fosse nella famiglia alla quale crede di appartenere o tra i genetisti che tanto odia. Ora Sango gli ha dato un nome e otterrà ciò che vuole, ma lui sta parlando qualcosa di diverso, qualcosa per ottenere la quale Rasetsu non è altro che uno scalino. Il primo. A ma non può parlare della meta. Non adesso. Potrebbe finire male in ogni momento. Non confesserà una cosa del genere adesso che è ancora spezzato. Lascia passare qualche secondo <So il pericolo che rappresenti per me> Ancora una volta, non preoccupato ne arrabbiato. Consapevole, tremendamente consapevole <So che non hai esitato a farti strada col sangue per i tuoi obbiettivi> l’ha raccontato lei stessa. Il fratello ne ha fatto le spese <e che faresti altrettanto ora.> è normale <Sappi non sarò da meno.> è ancora, di nuovo, l’ineluttabile ardore che lo muove a trasparire dal suo sguardo. <Voglio dirti un ultima cosa> un leggero sorriso piega le labbra. Si, se la merita. Se Sango glie lo consentisse compierebbe un passo verso di lei, bruciando la distanza che li divide. Di più, sempre previo permesso, essendo più alto di lei abbasserebbe leggermente il capo in modo da portare il naso appuntito quasi a contatto con l’orecchio. Inspira l’odore della pioggia mischiato al suo. Non ha paura del contatto fisico, quando è lui a cercarlo, ma il contatto non arriva comunque. <è stato l’incontro con te ad aprirmi gli occhi e a farmi capire d’avvero quello che voglio prendermi da questo mondo.> E lo farà, un tremito di cieca, sordida, oscura brama fende la voce del biondo <Mi hai acceso.> Un’ultima sentenza mentre si discosta, e con un unico movimento si volta dandole le spalle. Glie l’ha concesso. Il piacere di sapere, che se mai dovesse esserci qualcuno disposto a far bruciare il mondo per il suo obbiettivo o a perire nel tentativo, quella fiamma l’ha generata lei. D’altronde da due cuori oscuri cosa potrà mai nascere. Se non interrotto, compirebbe passi cadenzati continuando a darle le spalle e quindi allontanandosi <Vado a cercare Rasetsu> informa. E questa volta, quello sguardo oscuro e perennemente motivato, lei potrà solo immaginarlo puntato come un mirino su Rasetsu.

18:32 Sango:
 A quelle parole non può che far un mezzo sorriso pregno d'amarezza < urlalo > sussurra invece a sua volta, come lenta pioggia che ticchetta sul tetto d'una casa, lenta e suadente a proprio modo, ad invogliarlo a farlo < gridalo al mondo e fa valere la tua vita > che s'aggrappi ad esso con tutte le sue forze, che non se ne vergogni in alcun modo e momento, che non si penta di nulla < che siano vite, futuri, tutto ciò che sacrificherai nel tuo viaggio che non rimanga vano > che non siano solo mere pedine lasciate li per il gioco più grande, ognuna di esse avrà un peso maggiore sulle sue spalle se ne sarà consapevole, pesi e vite, dolore che si trascinerà nel tempo pronti a piegarlo in due < onora coloro che sono morti e che moriranno per tua mano. Perchè essi ti attenderanno alla porte della morte > e da giudici senza occhi potranno render lui ciò che ha fatto, ed egli riceverà indietro ciò che merita. Pentirsi di tali atti sarebbe qualcosa di orribile e insensato, tutto viene fatto per un motivo, per chi ha un sogno tanto grande da lastricare i suoi piedi di cadaveri. Sempre più simile, sempre una bestia che par esser legata da catene pesanti, ma la stessa in grado di render quel mondo come dovrebbe essere.. libero. Lo stesso sogno che prenderà di nuovo vita davanti i propri occhi, nel vedere tutto crollare, la morte bagnare la terra e dalla stessa la rinascita di qualcosa di migliore, un nuovo mondo . Se egli si fosse messo sulla propria strada l'avrebbe spezzato, e la speranza che accada al contrario par rinascere, e non per un vacuo senso di giustizia univoca , per un senso interiore di render giusto un mondo.. ma un senso per render giusto il proprio piccolo mondo. Avrebbe sacrificato tutto per una sola cosa, per una sola persona. < .. > non arretra a quella vicinanza, nel sentire il respiro all'orecchio mentre scivola calda l'aria in confronto al freddo umido che la pioggia dona loro . Potrà sentire anche lei il suo odore, il proprio che s'ha quasi di foresta, terra, selvaggia , lo stesso animo che brucia dentro e il sangue che pompa sotto la pelle pallida ,ad udir come sia stata proprio lei ad accendere una nuova fiamma. Incipit di qualcosa forse di più grande, o qualcosa che morirà presto < non ti spegnere così facilmente > che pensi con la sua testa, che si lasci distruggere perfino dai suoi demoni, per non porre orecchio a coloro che perseguono un bene comune. < sii egoista Shinsei > un consiglio, un ultimo dire, un sussurro intimo che li vedrà allontanarsi , che vedrà egli abbastanza convinto e sicuro di poter ritrovar Rasetsu stesso. < non a testa bassa > un consiglio, un dire alle sue spalle < pensa, ragiona, elabora. Poi tessi la tua tela e muovi le pedine > di alleanze più forti, di legami intensi, come un tempo ancora davanti a lei non si apre altro che una nuova ennesima guerra. Non vi morirà, forse nemmeno lui, potenzialmente uno dei migliori alleati che potrebbe mai trovare in quel mondo < o saranno altri a prendere te > . E se volesse lo lascerebbe semplicemente andare, per rimanere ancora li, in quella piazza, ad osservar dal basso la statua del kami mai conosciuto, per rivedere in lui un kami amato. Oh finalmente, la pioggia pare star tornando ad esistere nel proprio mondo, che essa sia amante distruttiva o dolce madre, avrebbe di nuovo accolto la propria terra. [se end]

[Role avvenuta subito dopo la fine della " Ma quant'è bello l'apprendistato, Johnny!"]

Shinsei alla ricerca di quel nome, segue Sango fino al settore Amese.
Da li entrambi comprendon un pò di più l'altro, e ciò che li rende simili.
Una miccia accenderà una nuova fiamma, Shinsei, chissà da quale parte andrà a cadere?