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Il tempo della rivalsa

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con Sango, Tenjiro

20:15 Sango:
  [Testa di Hitomu] Niente pioggia, alcuna nuvola all'orizzonte, un cielo terso e privo di increspature ove sopra le loro teste migliaia di stelle cercando d'attrarre l'attenzione, eppur la protagonista ancor permane la luna. Spicchio pallido di maternità, lesta andrebbe a coprir i loro volti e le loro menti di tenebre, più oscuro si fa il pensiero man mano che ella sorge, malinconico in una canzone triste che par veleggiare nell'etere del silenzio. Volti, tanti troppi perfino da rimembrare, eppure alcuni di loro portano i loro occhi sul loro popolo, a memoria di cosa si può essere, di cosa di può divenire. Hashirama li osserva dalla sua enorme e immensa gloria, di un retaggio unico e dimenticato, da secoli solo un nome tra le leggende, tra ciò che è umano e possibile e ciò che è paragonabile ad un vero kami. E per quanti pensino siano solo leggende per accrescere quella figura, ella sa quanto possa esser invece reale. Sa cosa significa incontrare un Kami, il suo potere, tastarlo con la mente, il corpo, il chakra che s'unisce violento. Da quel monte potrà vedere Kagegakure nella sua interezza, fino alle parti più lontane di Suna e alle sue dune, agli alberi di ciliegio che vivono a Kusa, dolce memoria unica che mantiene di quel particolare villaggio. E sulla testa di Hitomu potrà rimembrare anche l'ultima guerra, d'una volpe e d'una lumaca, di mostri che per il solo diletto avrebbero distrutto tutto. Eppur s'interroga solo adesso di quel proprio fine, distruggere sarebbe meraviglioso, radere al suolo tutto e da esso crescere un nuovo futuro perfetto, d'un mondo libero e oppresso allo stesso tempo, d'una pace inutile e indesiderata. E le labbra morbide di donna si schiudono dolci alla notte veleggiando una canzone antica che s'ha di presagio. I calzari ninja poggiano perfettamente sull'uomo che ha perfino potuto considerare un futuro amico, qualcuno da rispettare per chi fosse, per cosa volesse per il proprio villaggio. Eppure morto anche lui, caduto come l'ultima foglia d'un baluardo a cui niente è rimasto, se non dimenticare. I rossi capelli vengono portati di lato dal vento, mani e lingue di sangue a reclamare la vita d'altri, su un pallido volto cresciuto, d'uno sguardo azzurro e intenso da sembrare tempesta grigia e imponente, di quella che arriverà e forse ne potrà perfino immaginare l'odore. Pioggia, vento, fulmini, la fine di tutto e la rinascita dal sangue. Stringe la mascella , le mani dalle dita sottili che nascono dalle lunghe maniche d'un kimono blu come la notte stessa, quasi nero. La stoffa pregiata che scivola sul corpo morbido e formoso dell'ex jonin, ricamata finemente e impreziosita da filamenti colorati che alla luce della luna paiono prender il colori di un tramonto. Giallo, rosso, bianco, azzurro perfino ad ogni movimento che il vento possa donare alla sua stessa veste, a formare quella che pare esser una tigre, visibile e invisibile tra il sangue rosso dei propri capelli. La stoffa stessa che non scenderà che di pochi centimetri al di sotto dei glutei, la scollatura chiusa e celata ad un certo punto per merito della stessa cintura che le circonda la vita. Non porta armi questa notte, solo per vagar con la mente e la voce stessa che s'innalza d'un canto unico e mai sentito nella terra del fuoco. Qualcosa che proviene da lontano, da piaghe del tempo e dal dolore, dal sangue, dalla guerra stessa.

20:44 Tenjiro:
  [Testa di Hitomu] Un mano nero ricopre tutta Kagegakure. Un nero che, tuttavia, non è presagio di malvagità o sciagura. La volta celeste, priva di nubi e impedimenti di sorta, sfoggia uno spicchio di luna sottile, ma luminoso. I suoi raggi sono in grado di raggiungere un po' tutto il circondario, illuminando quelle sfaccettature del mondo dove la luce artificiale non è in grado di arrivare. Lontano dalle vie principali, tra la roccia e i ricordi, qualcosa si muove tra le ombre. Il monte degli Hokage ospita spesso gente desiderosa di ritagliarsi uno spazio privato. Gente che cerca il silenzio dei propri pensieri e delle proprie angosce. Per altri, invece, è semplicemente un modo per allontanarsi dalla caotica e assordante routine che l'unione dei sei villaggi ha generato. Tenjiro ormai ha imparato a frequentare spesso questi posti, non riconoscendosi in una realtà molto differente da quella che ha caratterizzato gran parte della sua vita, ed infatti è proprio sulla testa di Hitomu che il sipario si alza definitivamente, con il rintocco dei suoi sandali sulla superficie rocciosa che, a quanto pare, ospita già qualcuno. Sango potrebbe non esser esattamente colta di sorpresa dalla presenza di Tenjiro, dopotutto non ha mai fatto particolare attenzione al mantenere un profilo silente. Se non altro, non era assolutamente quello il suo obiettivo. Se deciderà di voltarsi, potrà notare una figura oltremodo insolita, se paragonata al contesto che or ora vige nel villaggio delle ombre. Si tratta di un uomo sulla cinquantina con cui il tempo è stato abbastanza clemente. Capelli lunghi e neri, raccolti in una coda non troppo curata e coperti da un kasa di paglia. Sul viso una barbetta incolta, dello stesso colore dei capelli, ed una benda nera a coprire l'occhio destro. Si presenta come un uomo piazzato e abbastanza alto, seppur la sua fisionomia non sia propriamente facile da mettere a fuoco. Il motivo è l'utilizzo di un vestiario molto ampio, che ne nasconde la reale muscolatura. Un kimono nero funge da protezione base per il suo corpo, sempre ammesso che si protezione si possa parlare. Su di esso è stato inforcato un Haori bianco, riportante sulla schiena il simbolo della famiglia Hyuga... peccato però che questo non sia propriamente visibile, per via della presenza di un secondo giaccone semplicemente poggiato sulle spalle: rosa con un motivo floreale a più colori. Le braccia si incontrano ad altezza del basso ventre: l'una è infilata nella larga manica dell'altra, così da creare una congiunzione del vestiario che non lascia scoperto lembo alcuno di pelle. La sua espressione è placida, anche nel momento in cui le sue labbra si schiudono per dar voce ai suoi pensieri. <E' sconcertante quante belle ragazze sia possibile trovare in un posto così bizzarro in questi ultimi tempi.> Educato adulatore, come sempre. <Un tempo si provava una sorta di... timore reverenziale nei confronti di questa montagna.> Peccato che non sia esattamente quella. Ad ogni modo, lo sguardo di Tenjiro sarà oltremodo placido e sereno. Tipica è la pupilla perlacea, che per una donna abbastanza attenta e con le giuste conoscenze, potrebbe indirettamente fornire informazioni circa l'appartenenza genealogica del proprio interlocutore. <Ma immagino che ormai i tempi siano cambiati.> Sospira, seppur con un sorrisino malinconico stampato in viso. Lascerà all'altra la possibilità di reagire, mantenendo la distanza sufficiente, alle sue spalle, a non invadere i suoi spazi personali.

20:57 Sango:
  [Testa di Hitomu] Sebbene i pensieri siano ben più che rumorosi, violenti intrisi d'un rosso accesso e d'un abisso incolmabile, l'udito permane per quello che è, la posizione perfino è di qualcuno il cui relax non significa stare a bere, divertirsi, ma prepararsi ad una nuova guerra da combattere. La propria. Di nuovo. Lento il viso andrà a voltarsi verso colui che andrà ad interromper il proprio lento cantilenare, la pioggia che per il momento si ferma avida per ascoltare cosa egli faccia li, e nella semi luce potrà ad andare a vedere una figura decisamente più grande, ampia e robusta sebbene le vesti non facciano che aumentare l'effetto ottico. Lo sguardo che ne segue selvatico le fattezze seppur mantenga un ritegno nobile nel mondo in cui il viso punta verso l'alto, il mente più alto d'un orgoglio che vibra violento sotto la pelle. Eppur non toccherà a lei parlare adesso, rimanendo voltata per metà verso di lui, per metà verso Kagegakure stessa , lasciando che il proprio profilo venga illuminato di più dalle luci sottostanti d'un settore brulicante di vita e di gioia. Lo stesso azzurro sguardo che permarrà su quell'unico occhio visibile, perla nella notte, a cui non potrà fare a meno che relegarlo alla sua casata . Hyuga. Il suo stesso complimento che rimarrà li, a metà, sospeso nell'etere sebbene forse sia il fato a farlo parlare così davanti un arrogante shinobi, adula la propria di bellezza sebbene sia molto più legata adesso alla natura che al mondo dei mortali < conobbi abbastanza Hitomu da poterlo considerare perfino un amico > ecco perchè sosta da lassù, sta guardando adesso il mondo come lo guarderebbe il portatore del nove code, sebbene la propria visione sia simile alla sua, nel tempo s'è intrisa di violenza < bisogna guardare da quassù per elevarsi alla loro stregua > rispettosa si, senza dubbio, seppur abbia le proprie preferenze ed inclinazioni < non mi pare di avervi mai incontrato tanto tempo fa al vero villaggio della foglia > s'umetta lieve le labbra per voltarne quasi le spalle, quasi un acconsentire la sua presenza nelle vicinanze, a invogliarlo ad osservare quel mondo dall'alto ed esserne anche lui un giudice imparziale < Hyuga > si, lo ha riconosciuto senza dubbio, l'appellarlo solo a quella casata ne prenderà nella propria mente un posto di maggior rilievo , così come fu per Mekura. < solo coloro che temono i grandi non possono che soccombere a questo mondo > calda la voce, imparziale in quello stesso pronunciarsi tanto liberamente < e coloro che non ne hanno timore, possono librarsi più in alto di coloro che vissero prima di noi > lancia uno sguardo bieco per comprender meglio dove egli si trovi adesso, fisicamente parlando, si, ma anche per leggerne le emozioni intrise su quello stesso volto ormai maturo < voi siete un debole?> ah quanta arroganza nel porsi in quel modo, ad indagare cosa sia lo sconosciuto, meritevole del proprio sguardo o da lasciar annegare nel mezzo di migliaia di shinobi morti e senza importanza? E uno shinobi, egli, lo è?

21:20 Tenjiro:
  [Testa di Hitomu] La sua avanche da marpione si perde nel vuoto e la cosa non passa inosservata. Anche se con un occhio solo e senza più la possibilità di richiamare la propria innata, Tenjiro vanta uno spirito di osservazione non indifferente. Ha sempre fatto caso ai dettagli. Prende quel silenzio come una sorta di ammonimento. Il tacito eppur espresso desiderio di non indugiare oltre sull'argomento... e lui, da galantuomo qual è, non potrà che soddisfare la richiesta. La sua brusca intrusione serale viene accettata e ufficializzata con garbo. Non v'è reazione brusca dall'altra parte, anzi... si aprono le danze per un confronto verbale che si prospetta interessante. La palpebra di Tenjiro si assottiglia appena, nell'udire le parole dell'altra. <Mh.> Mugugna pensieroso, seppur senza donare forma ai pensieri che lo assalgono circa l'affermazione di lei sull'amicizia con Hitomu. <Io ne ho visti parecchi susseguirsi...> Hokage, s'intende. <... ma non ho mai avuto il piacere e l'onore di familiarizzare con loro.> Per scelta, ma questo lei non lo sa. <Dici?> Borbotta, quando l'altra inizia a dar voce al proprio delirio di onnipotenza. Dalla prima brevissima domanda, Tenjiro non sembra essere particolarmente d'accordo... ma proprio per tener fede alla pacatezza che lo contraddistingue, quel suo disappunto ci metterà del tempo a venir fuori e quando lo farà, avverrà con estremo garbo. Per ora si limita a muovere qualche lento e posato passo verso di lei. Cercherebbe, quindi, di portarsi alla sua sinistra, così da offrirle il proprio fianco destro, bendato, e condividere con lei la visione dell'intero villaggio delle ombre. <Io sono del parere che bisogna guardare da quassù per comprendere il peso del fardello che ognuno di loro ha portato...> una visione completamente diversa da quella di lei. <... ma che bisogni essere laggiù per elevarsi alla loro stregua. Non sono passati alla storia guardando il mondo dall'alto verso il basso.> O almeno questo è quello che pensa lui. Ovviamente non c'è rimprovero nel suo tono, ne vene di superbia o saccenza. <Mh?> Mugugna quando l'altra accenna alla sua provenienza. <Ho sempre saputo... mantenere un basso profilo.> E non è una bugia. Il ritiro dalla vita da Shinobi per lui fu totale. Abnegazione in piena regola. <Ah, ti prego... chiamami Tenjiro. Mi fai sentire più vecchio di quanto già non sia.> Ridacchiando le offre una presentazione informale. Peccato che la conversazione continui a vertere su note assai intrise di orgoglio ed estremismo. <Hai una visione del mondo molto estrema, signorina...> Vorrebbe pronunciare il nome, ma non lo conosce. Un modo come un altro per invitarla educatamente a ricambiare la cortesia appena concessale. <Posso assicurarti che la vita è piena di sfumature... e che spesso il timore, come massima espressione dell'istinto di sopravvivenza, è l'unica cosa che ti permette di non soccombere a ciò che, altrimenti, sfuggirebbe a controllo e valutazione.> Tenjiro ha perso molta della sua bravura nel combattimento e nei jutsu, ma saggezza ed esperienza sono qualcosa che si accumula e non vanno più via. <Debole?> Borbotta, inarcando appena il sopracciglio sinistro e volgendo lo sguardo verso di lei previa accennata rotazione del capo. Avendo l'occhio destro coperto, dovrà sporgersi un po' di più. <Beh immagino che dipenda dal significato che intendi dare al termine...> Tergiversa, ma non perchè tema di sentirsi dare del debole. Anzi... <Ma, tirando a indovinare, forse si... forse per i tuoi standard potrei essere etichettato come tale.> Tira un profondo respiro e gonfia il petto, senza sciogliere l'intreccio delle braccia ad altezza dell'addome. <E' così grave?> Domanda, sfoggiando un sorrisino beffardo e tornando a gettare lo sguardo giù sul villaggio.

21:37 Sango:
  [Testa di Hitomu] Percepisce la presenza altrui avvicinarsi, nemmeno avesse il chakra impastato adatto alla ricerca di qualsiasi presenza nelle vicinanze, seppur non si sposti davvero dall'alto di quel monte, come un tempo Pain si erse su Ame dall'alto di quel viso industriale la cui lingua era solo l'entrata di un anima tormentata . Seppur taccia invero, alcun ammonimento vi sarà ancora, non per quelle parole che riempiono l'etere e non si sporcano d'arroganza come le proprie, rigidi, affilate , di angoli poco smussati e intrisi del proprio ego. < si può solo imparare dai grandi ninja del passato > a quel suo primo dire, dopo aver atteso pochi attimi alla ricerca del giusto tempo per intervenire, come se stesse lei stessa tessendo una danza occulta, per riuscire a vedere se egli sappia davvero danzare nel vuoto. < essere o non esser come loro > entrambe le visioni come sorelle, due facce della stessa medaglia, e solo a loro sarebbe venuta infine la propria verità su chi essere e cosa essere. < se è un fardello non possono essere considerati Kage > no, non per lei, non per chi ha conosciuto invero con quel loro alto morale < sacrificio. Si. Ma mai un peso o un fardello, poichè alcuno ha il potere di apporre sulle tue spalle un haori bianco senza che tu lo voglia > tutti loro hanno cercato quella via, lei stessa ha percorso la via per divenire una guida, una luce e una speranza per un intero villaggio. Prendendosi le loro sofferenze con gioia, accogliendoli anche nell'oscurità del proprio essere e nel proprio fuoco bruciante, ma nessuno avrebbe potuto forzarla mai. < quei vostri occhi somigliano più ad un fardello > non voluto ne desiderato, solo una nascita inconsapevole e non voluta che ha posto le pallide perle al mondo, tesoro agognato per molti, occhi strappati per altrettanti. < estrema?> solleva quel sopracciglio per riportare il viso allo stesso < Sango Ishiba > pronuncia con un farfallio il proprio nome, ovvio che ne sia orgogliosa, e probabile che egli più di molti altri abbia potuto udire il proprio nome. Mukenin, traditrice dell'alleanza, rivoluzionaria, assassina, chissà quali e quanti epiteti abbiano mai toccato le sue orecchie.. ma mai liberatrice. Quello era per pochi. < parlo solo di ciò che conosco e di ciò che ho vissuto sulla mia pelle > arrogante senza dubbio eppure un'arroganza nata dalla vita, dai passi compiuti, dall'anima che s'è resa più dura e spietata nel tempo e nel corso di migliaia di battaglie e di chissà quante guerre. Eppure, ancora viva. < ci si deve attaccare alla vita, Tenjiro Hyuga > gli da atto di quella sua espressione < fino alla fine, anche quando tutto pare perduto. Se una fiamma è abbastanza intensa essa non morirà > parole che forse confonderanno l'uomo, eppur pronunciate con grazia e convinzione, col calore dell'esistenza stessa, nel proprio arrampicarsi fino alla cima d'un sogno scomparso, fino al punto di cadere e spezzarsi le ali dell'angelo di carta. Non risponderà a quella domanda, sarebbe troppo facile, permeandosi nel non detto e nel detto, nella sottile linea che ne fa da confine quasi a confondere o quasi a spogliare l'altro delle sue carni umane per comprender cosa lo abiti < tutti nasciamo deboli. Amore, casa, villaggio, ognuno di queste cose ci rende tale.. > ed ella lo è stata, lo è ancora invero < eppur non sono questi che ci comandano il nostro mondo? La differenza non si erge li ove ci cibiamo d'essi invece che venirne solo dilaniati?> s'interroga ancora così come un tempo, di migliaia di domande inespresse a cui non troverà una risposta, non adesso < dolore, sofferenza, morte, odio. Son questo quello che ci rende forti. > emozioni negative eppur tutte scaturite da un singolo sentimento. Amore. Tutto quel mondo si regge sull'amore.

22:03 Tenjiro:
  [Testa di Hitomu] <Yare, yare...> Borbotta, portando la mano destra sul kasa e accennando ad un "no" silente con i movimenti del capo. <E' evidente che non condividiamo la stessa considerazione di quel ruolo.> Quello del Kage. <Ti dirò... secondo me è l'esatto opposto. Se -non- considerato un fardello, allora non sono degni di esser definiti kage.> La guarda con l'occhio buono per qualche istante, giusto per provare a carpirne eventuali mutazioni nell'espressione facciale, nell'udir le proprie parole. <Non confondere coraggio e spirito di sacrificio per ottusa spavalderia. Solo uno stolto accetterebbe il carico delle vite di un intero villaggio senza percepirne il reale peso e la responsabilità.> Ritiene che l'altra abbia confuso un po' il significato di determinati gesti. Gesti a cui lui da un valore estremamente differente. <E' proprio il peso di quel fardello a rendere ammirevole la scelta di indossare quell'haori.> Conclude il discorso sui kage senza soffermarvisi oltre, piuttosto donando più riguardo al suo commento sul proprio occhio. <Mh?> Inizialmente mugugna interrogativo. La perdita delle capacità legate alla propria arte oculare lo ha leggermente allontanato da quel mondo. Abbastanza da non capirne immediatamente il riferimento. <Anche quella è una scelta, Sango-san.> Commenta serio. Forse è la prima volta in questa pallida notte che il suo volto assume dei tratti così decisi. <Non è diverso dal nascere destinati a diventare Hokage e poi giungere al momento in cui dover scegliere se indossare l'haori o meno. Allo stesso modo, anche quello è un fardello... seppur non con l'accezione negativa che vorresti dargli.> Tira un lungo respiro. Lascia che l'altra possa assimilare le sue parole, prima di tirar fuori un ultimo e conclusivo concetto a riguardo. <Il Potere, in ogni sua forma, è un fardello per chi lo detiene. Chi non lo capisce, di solito finisce per venirne distrutto e sopraffatto.> La storia insegna. La mano destra si allunga leggermente verso il basso, mentre il baricentro viene sbilanciato e le gambe piegate alla ricerca di una seduta a gambe incrociate sulla testa del Kage. Annuisce silente, quando l'altra accenna all'attaccamento alla vita. <Proprio così. Ci si deve attaccare alla vita con ogni mezzo, ed è l'unica cosa che conta.> Forza, debolezza, orgoglio... tutto passa in secondo piano rispetto al desiderio di sopravvivere. <E quindi ti chiedo, Sango-san... se una fiamma è stata abbastanza resistente da non spegnersi, seppur non in grado di divampare come in origine, non è da reputarsi anch'essa come -forte-?> E' un discorso molto ampio e pieno di allegorie. Il rischio è che i due inizino a comunicare su due livelli diversi e con concetti diversi. Il rischio di incomprensione è elevato. <Ti svelerò un segreto...> Vuole smentirla, ma non per cattiveria o per partito preso. Forse vuole recuperare un animo che ha intrapreso una via corrotta da cui è meglio venir fuori finchè si è ancora in tempo. <Io ho sofferto. Nell'animo...> porta la mano destra sul cuore. <... e nel corpo.> Toccando con indice e medio la benda nera nella parte più laterale. <Ho provato odio e rancore.> Ci ha messo anni per spegnere questi sentimenti. <Eppure... tutto questo non mi ha reso più forte di quanto fossi all'epoca.> Anzi... <Ciò che ti rende forte... è proprio quel fardello.> La consapevolezza di combattere per qualcosa. Per qualcuno. <Quando perdi tutto e non hai più nulla da difendere, raggiungi l'apice della tua sofferenza... eppure non potresti essere più lontano di così dalla tua vera forza.> Termina sorridente e sereno.

22:25 Sango:
  [Testa di Hitomu] < secondo voi > lo sguardo stesso che s'assottiglia adesso, la serpe in seno che torna a smuoversi in quelle ultime settimane che dal giorno in cui la terra l'ha risputata fuori < e voi chi siete dunque? Non siete un ninja, non che io abbia mai sentito nominare. Non pare nemmeno che abbiate mai percorso una strada per divenire kage > lo appella in quel modo, ponendosi in un piano superiore in arroganza di cui s'è intrisa, ma non di stupidità, quanto di fame e desiderio che ancora ardono < se non avete mai conosciuto nemmeno un kage non avete alcun diritto di parlarne come se sapeste tutto. > lo ammonisce verbalmente, violenta nel suo stesso veleno di cui si intingono le parole, le labbra che paiono fiori della morte < Se non avete voi stesso venduto e donato tutto ciò che avevate per un villaggio non potrete comprendere cosa significa fardello e cosa sacrificio > due concetti diametralmente opposti ai propri occhi, di tutti i kage incontrati, di tutte le guerre combattute al loro fianco < il sacrificio per il proprio villaggio è voluto, deve esserlo. Hitomu aveva una visione molto simile alla mia > chiude lei stessa quel discorso, testarda peggio di un mulo senza dubbio, ma una mente forgiata solo nella guerra da chi altri potrebbe mai esser cambiata se non da un vero kami? < entrambi avremmo lottato per ciò che più amavamo, e non serviva nemmeno spiegare il tempo e la fatica che dietro vi stava, non quando il richiamo alla propria casa era tanto forte > tanto da renderlo ai propri occhi davvero qualcuno con cui parlamentare, nonostante si trovassero di fronte come nemici, e quella notte pure il biondo l'aveva lasciata vivere in attesa che il proprio sogno si fosse compiuto. < sebbene so che a konoha di mezzi Hokage ne abbiate avuti molti > da Ryota stesso a Furaya, inutile tergiversare quando il sorriso sprezzante si illumina di Kagegakure < posso scegliere di strapparvi gli occhi. Di venderli e farci quello che desidero. Non si sceglie come si nasce, ne dove > sottolinea ancora, imperturbabile sebbene si senta quasi appagata finalmente dalla morbida propria voce < fato, destino, tutto è in mano ai kami. Ma quello non è che un mero vezzo di noi mortali > li detesta, è evidente, lo stesso odio che muove il corpo poco più avanti, poco più giù sui capelli del nono < sono le nostre scelte a modificare un destino qualsiasi, perchè quello non è scritto da nessuna parte > non crederebbe mai che il proprio fallimento sia merito di qualche essere superiore, il proprio fallimento alberga solo nella propria debolezza, nel non essere riuscita a fare ciò che andava fatto . Consapevole che ogni fallimento sia solo, e soltanto, per la propria infima debolezza. < una fiamma può sempre cambiare, seppur viva essa può trovare altri modi per bruciare > lento il corpo andrebbe a calare piano piano, quasi acquattata, ma quanto più per avere un migliore appoggio su quell'essere che si erge sotto di loro . Chissà che qualcuno ricordi ancora Hitomu Kibou ? < tutti soffriamo. Siamo nati in un mondo di guerra ed egoismo > non si farebbe tangere da tali parole , di fardelli che pesano sulle proprie spalle e le ripiegano con forza cercando di soffocarla. Lo sguardo vigile che andrebbe a porsi verso il basso come a voler comprender meglio quella vita che si svolge dentro mura tanto alte. Una gabbia per uccelli, ed essa l'ha pure accolta pur di vivere ancora, pur di non crepare fuori dagli stessi prima d'aver compiuto l'ultimo respiro per propria volontà. Quanta arroganza può nascondersi in un corpo di donna? Piccolo, morbido, eppure terribile allo stesso tempo < affonda nelle tenebre del tuo essere e trova dal dolore e dalla sofferenza la più bella espressione di te > concetti opposti, di visioni opposte, di chi ha vissuto in modo completamente differente < e dall'abisso ne uscirai come la fiamma della libertà > per nulla pura, macchiata, ma in grado di fare ciò che pochi riuscirebbero mai a fare. Il silenzio che par esser musica, lontano i rumori d'una città viva nella notte che ancora non ha deciso di tornare a dormire - li, in quel momento, andrebbe a concentrarsi sulla propria forza insita. La destra che si pone al proprio plesso solare per formare il sigillo della capra per metà - tutto per concentrarsi sul proprio essere, ad immaginarsi le due sfere che la abitano in due punti diversi del proprio corpo. Quella della mente rapportate al proprio intelletto e alla propria arrabbiatura, quella fisica di un corpo che non ne vuol sapere di farsi ri-colpire, due sfere opposte che andrebbe a stimolare se trovate, cercando di trascinarle verso un unico punto, il plesso solare. Una scende, l'altra sale, un movimento simile che convergerebbe li adesso, in un ultimo atto nella quale ruotandole tra loro con impeto riuscirebbero ad unirsi per impastar infine la propria forza e le proprie abilità . Vuole sentire quel proprio chakra, scorrere, linfa vitale e rabbiosa che ne accende ogni singolo nervo e ogni singolo pensiero . Lascia che quel fiume in piena possa sgorgare, che ogni parola non pesata possa dunque esser detta, a ritornare per un breve tempo in un loco lontano, arso e arido, ove la vita si nascondeva sotto la terra stessa. [tentativo impasto del chakra]

22:53 Tenjiro:
  [Testa di Hitomu] <Chi sono io?> Ridacchia, divertito. Se da un lato l'altra si infervora e perde lucidità, dall'altro Tenjiro sembra essere seriamente divertito dalla discussione. Il perchè è semplice: sono due mondi a confronto. Il mondo di chi è abituato a guardare gli altri dall'alto e chi invece è abituato a guardarli da dietro una tenda, possibilmente al buio. Impossibile dire chi abbia torto e chi ragione, ma una cosa è sicura: entrambi sono drasticamente fermi nelle loro posizioni. <Sono una persona senziente, con un intelletto nella media...> non si esalta neanche, a differenza di molti altri. <Se pensi che la comprensione di qualcosa così importante e macroscopico sia solo riservata a chi ha seguito una qualche sorta di allenamento o percorso formativo, allora credo che questo discorso stia lentamente perdendo i presupposti per esistere.> E lo dice con calma devastante. <Non ho bisogno di aver conosciuto un Kage per poterne comprendere i gesti. O meglio...> si corregge immediatamente. La bruttura verbale è evidente. <... mi correggo. Non ho bisogno di aver conosciuto un Kage per poter esprimere quelli che sarebbero i -miei- principi come Hokage. I principi che il membro medio del villaggio della foglia si aspetta dal proprio primo difensore.> L'altra ribatte ancora, costringendo Tenjiro ad assottigliare lo sguardo e tirare un profondo sospiro. <Credi che sia indispensabile arrivare a compiere gesta estreme come quelle di un Hokage per comprende cosa sia il sacrificio? Mi dispiace deluderti, Sango-san... ma la gente compie sacrifici tutti i giorni. Certo, natura diversa e intensità variabile, ma il sacrificio è radicato nella nostra quotidianità. Non credere di essere l'unica ad aver sofferto o perso qualcosa...> In questo tono c'è ammonimento. Lieve, certo, ma c'è. Ed è un ammonimento quasi paterno, di chi vuole far aprire gli occhi a qualcuno per il suo bene. <Vedi? Sei tu stessa ad ammetterlo. Avresti combattuto per tutto ciò che amavi, esattamente come il nostro caro amico di pietra.> Con la mano destra, da qualche colpetto al capoccione di Hitomu. <Non sono propriamente sicuro che siano stati odio e sofferenza a muovere le sue gesta. Tuttavia...> premette, prima che l'altra si alteri ancora. <... io non ho conosciuto Hitomu, per l'appunto. Se questo è vero o no, lo puoi sapere solo tu.> Un invito a fare un'analisi su se stessa, per capire se il kage avrebbe condiviso il suo modus operandi o meno. Magari è più efficace delle parole di Tenjiro. <Io posso solo dire che... non mi sarei sentito rappresentato da un Hokage deciso a fondare la morale di un villaggio su principi di odio e sofferenza. Ecco... lui non lo avrei ritenuto un Kage.> E per riflesso, non considererebbe neanche lei tale. Un attacco involontario, ma allo stesso tempo inevitabile. Tenjiro è genuinamente sincero. Si stringe nelle spalle, togliendo successivamente il cappello e lasciando che il vento trascini la coda corvina di tanto in tanto. <Continui ad usare la parola magica, ma non sembri esserne consapevole.> Si gode la freschezza del suddetto vento, alimentando la propria pacatezza. <Scegli, scegli, scegli...> Riapre l'occhio e la guarda allontanarsi verso la sporgenza. <La vita è tutta una questione di scelte, appunto. E il mondo, più in grande, è il risultato dell'intreccio delle scelte di tutti quanti.> Prende un attimo fiato, passando ad un pensiero più complesso. <Questo si intende per destino... non una tela già scritta da qualcuno e con un narratore che racconta quello che sarà. Si tratta di una stoffa pregiata, data dall'intreccio dei fili delle vite di ciascuno di noi. Ed è -proprio per questo-, che la scelta di diventare Hokage o meno ha lo stesso valore della scelta tra usare o meno la mia dote oculare. Ha lo stesso valore della scelta tra uccidere o meno un nemico, o distruggere, invece che proteggere.> Scuote la testa un paio di volte. <Hai mai pensato che piuttosto che provare rancore e risentimento, una volta potrebbe bastare provare a fare una scelta diversa?> La guarda mentre attinge al proprio Chakra. Non batte ciglio nel mentre... per lui non è una novità, invero. <E pensa se tutti facessero la scelta giusta per una volta... il Destino assumerebbe tonalità completamente nuove e, chissà, magari sono proprio quelle che desideri così tanto.> Ma le sue sono le farneticazioni di un uomo vecchio e vigliacco. Che diritto ha di parlare? Se non altro... lui ha fatto la sua scelta decenni prima. Ha scelto di non vendicarsi. Non commenterà sulle ultime parole di lei. <...> Invero, lo toccano più nel profondo e preferisce rimuginarvi su, mentre lo sguardo segue i movimenti di lei e l'evoluzione dei suoi intenti.

23:21 Sango:
  [Testa di Hitomu] Lo sguardo che continua a colmarsi li luci che lentamente, pian piano vanno spegnendosi, donando così alle ombre della notte la possibilità d'allungare le loro mani su quel mondo, ancora e ancora, un solo inframezzo di pace tra un'altra guerra che arriverà senza dubbio, l'assapora sulla punta della lingua per trovarsene pronta a prendere la propria parte, a pretendere un ennesima volta quello che le spetta. Eppur cosa le spetta davvero? Un villaggio distrutto? Un mondo in disuso? Un ridicolo potere all'interno di quella torre enorme che si erge al centro della stessa ? < finchè non sarete degno, non potrò che aprirvi gli occhi su un mondo che nemmeno vi conosce e che voi non conoscete > le stesse mani che andranno a poggiarsi piano sulle ginocchia per ritirarsi su, per troneggiare eppur manca ancora quella veste dell'Alba che ha ancora con se, celata nel cuore, celata sotto metri di terra al di sotto della propria casa < ecco perchè non siete un kage, ecco perchè parlate di dolore. Come vi ho già detto, soffrire è nella natura degli Shinobi > sottolinea la stessa rossa senza distoglier per il momento lo sguardo dalla città, a sentirne il sapore dell'aria esterna sulla pelle di quei caldi vulcani che la circondano, al centro del nulla, li ove l'ultima volta si abbattè l'ultima guerra ninja. Di fazioni, di idee, di corpi e di sangue, tutto messo in campo per il proprio egoismo. < parlate tanto vedo eppur nemmeno comprendete le mie parole come un comune membro medio della foglia > sottintende ovviamente quel suo dire su quel posto che in pochi hanno saputo calzare perfettamente, nemmeno lei vi è riuscita, nemmeno tanti che l'hanno desiderato soccombendo a qualcosa di ancora più grande < si deve compiere quello che si deve fare > estremo o meno che sia, tutto quello è solo una loro decisione < ecco perchè i piccoli devon essere protetti, non quando non hanno la forza d'esser grandi > solo adesso lancia il proprio sguardo all altro riducendolo solo a quel termine. Piccolo e da proteggere. < parlate di cose che non sapete, di guerre in cui nemmeno vi ho visto combattere > se si fosse distinto in quanto shinobi avrebbe avuto perfino l'occasione di conoscerlo molti anni prima < la morale di un villaggio > ride adesso, ride si , di gusto < come se potessi mai far del male al mio villaggio, in compenso.. > avrebbe raso al suolo tutti gli altri pur di proteggerlo, così come era definito, il crollo di quell'odiata Kusa < mi parlate di consapevolezza? > solleva quel sopracciglio prendendolo evidentemente in giro < studiate la storia, indagate e comprendete, forse in quel momento potrete anche solo rivolgervi a me in questo modo > il chakra vivo sotto la pelle s'è rinforzato, si, eppure ne pare così debole al confronto di ciò che poteva fare, eppur ancora la tiene in vita - debole, sotto costante sforzo, ma viva. Ride invero, le labbra sollevate verso l'alto , morbide seppur affilate nel suo modo di farlo < ciò che sono è solo merito delle mie scelte. Pentirmene? Ho troppo sangue sulle mani per poterlo fare, ed ognuna di quelle vite peserà sulla mia anima per sempre > le stesse che un giorno l'aspetteranno al varco della morte per riprendersi ciò che lei stessa ha tolto loro < farò ancora ciò che meglio credo. Se si nasce uomini, si dovrebbe desiderare una simile vita. Una vita da martiri spesa in nome di un dio chiamato Sogno. > rivive adesso anche Byakko, rivive la mukenin d'un tempo dell'alleanza e l'amante di una sola singola terra. < giusto o sbagliato, nessuno può dirlo. Essa vive solo negli occhi di chi guarda > andrebbe adesso a concentrarsi sul proprio chakra, alla ricerca di una pozza di pura arte che la abita, argentea e intonsa. E li, in quella pozza andrebbe a calar il proprio chakra, colui che andrebbe solo adesso a cambiarne i connotati pur rimanendo invisibile all'altro. L'innata che s'attiverebbe dunque forte del proprio orgoglio, delle proprie scelte, di ciò di cui mai s'è pentita e che l'hanno resa ciò che è, non mere parole vuote , solo storia. < e alla fine tornerà di nuovo la tempesta, violenta s'abbatterà su questo mondo. I più forti vivranno, i deboli periranno, e così la storia potrà solo andare avanti > certa che quello sia solo un breve momento di pausa, certa che ci sarebbe stata forse la peggiore delle guerre < villaggi, secoli di storia cancellati? No, c'è chi ancora ricorda > dissapori, atrocità, vendetta, tutto si fonda su quello < o gli shinobi non avrebbero senso di esistere > [Ishibaku I]

23:22 Sango:
  [Testa di Hitomu] Edit : ..ecco perchè i piccoli devon esser protetti, quando non hanno la forza d'esser grandi..

23:42 Tenjiro:
  [Testa di Hitomu] L'altra è in un bunker di ferro impenetrabile... e non fisicamente, ma ideologicamente. <Yare, yare...> borbotta daccapo con la rassegnazione in corpo. La sua considerazione precedente prende forma e concretezza. Quella discussione non ha molto senso, se dall'altro capo della cornetta c'è un ascoltatore sordo. <Essere degno...> bofonchia, rialzandosi e dandosi qualche colpetto al kimono per far cadere eventuali residui di polvere ad esso attaccati. <Che ragionamento presuntuoso ed altezzoso...> Ovviamente v'è della sottile e leggera ironia nel suo tono. <Sono tanti i motivi per cui non sono un Kage... e, onestamente, non credo che vorrei esserlo.> Almeno questo è quello che pensa adesso, coerentemente con la scelta di una vita di farsi da parte e non immischiarsi in eventi tanto dolorosi e pericolosi. <Sprecherei qualche altra parola sul perchè è proprio colpa di ragionamenti come il tuo, se oggi il mondo verte nello stato in cui è... ma sarebbe un'amabile chiacchierata tra me e il buon Hitomu.> Insinuando che lei non recepirebbe il messaggio. <E io non amo chiacchierare con chi non può sentirmi. Avrei preferito di gran lunga parlare con lui in una situazione differente.> Ovviamente il velato riferimento all'incapacità di lei di comprendere è insito in questa breve digressione sull'ex Kage. Guarda l'altra. Subisce il suo sguardo inquisitorio, ma senza vergogna. Alto e con il petto gonfio e fiero, incassa le parole saccenti dell'altra ma senza restarne scalfito. Anzi... lentamente la mano destra riporta il kasa sulla sua capoccia nera e un sorrisino beffardo si apre sul suo volto. <Capisco tante cose, infine.> Non commenta altro. Cosa sta a significare? Difficile dirlo... Per quanto genuinamente sincero, Tenjiro sa essere anche criptico nelle reazioni. Una cosa è sicura, v'è una nota di amareggiato divertimento in quel sorriso. La reazione dell'altra, il suo dire e l'inesorabile scivolar della conversazione in un baratro privo di raziocinio e comprensione, lasciano all'erede Hyuga la possibilità di tracciare il proprio pensiero e trarre delle conclusioni. <Cosa vuoi che ti dica, Sango-san... Ti sei blindata in una corazza che è difficile trapassare, e io non sono un redentore.> Lo dice con sommo dispiacere per lei. La guarda, mentre il chakra in lei si fa più forte e prende forma. <Continua a fare pure le tue scelte, come legittimo che sia...> La guarda intensamente, ovviamente per quanto intensamente si possa guardare una persona con un occhio solo(?). <... spero che quando la tempesta arriverà, avrai effettivamente la forza per non farti spazzare via. Chi lo sa... potresti scoprire di aver seguito il sentiero sbagliato per tutto il tempo. Potresti riscoprirti la più debole tra tutti.> Ma tanto sa che quelle parole non la toccheranno. Ha già dichiarato di non voler avere a che fare con un individuo ritenuto palesemente inferiore. <Oppure potresti essere una tra i pochi illuminati, in un mondo di stolti.> Si stringe nelle spalle, però. Lo trova poco probabile. Ormai il tempo stringe ed è palese che quella conversazione non abbia più molto da offrire.

23:57 Sango:
  [Testa di Hitomu] Presuntuosa e altezzosa? Sorride a quelle parole < io posso permettermelo > a metterlo ovviamente su un gradino differente dal proprio, per come giusto che ella crede debba stare < è chiaro come la luna questa notte che non potreste esserlo, non quando la mente di chi non ha vissuto diviene lenta e districata di concetti inutili > che voglia spronarlo ad esser differente? Forse, ma di certo non si lascerà andare ad una spiegazione ulteriore permanendo nel proprio fare, nella visione d'un mondo che ormai per lei vale davvero poco < vi abbiamo dichiarato guerra, abbiamo distrutto la vostra pace e alleanza > volta ancora il viso verso la città, ormai il tempo par essere agli sgoccioli < e l'alba è arrivata > una smorfia si pone sul proprio viso, aver perduto quell'alba par esser la cosa più triste nella calda notte di fine estate < e voi non ascoltate le parole di chi ha vissuto più di voi > che si renda conto d'aver sprecato la sua occasione, di vedere il mondo dall'altra parte della medaglia, di vedere il mondo da chi ha voluto distruggere il suo piccolo mondo pacifico immaginario. L'innata che viene richiamata di nuovo, sprigiona la stessa in tutto il corpo ed esso andrà a sgretolarsi come un libro, d'una carta che non sarà candida e pura come quella di Konan, ma rossa come la vita e il sangue, intensa e vibrante a sgretolar lente le mani e le gambe in migliaia di quelle farfalle che vorticano volontarie intorno a lei stessa < siete arrogante senza esser nessuno , pensavo che ci fossero ancora shinobi, eppure mi sbagliato > sospira delusa adesso, chissà se in quella terra vi sia rimasto davvero un ninja degno di esser chiamato tale? Stanca di quei piccoli burattini saccenti e di quella vita monotona come se tutto non fosse più importante < voi non siete nessuno invero > lo ammonisce lei stessa, di certo non avrebbe sprecato il proprio tempo in quella serata, non quando la notte è appena calata serena < sono quello che sono non per dire, giovane Hyuga > e non s'appella di certo l'età, quella è solo un numero ai propri occhi < mancate di esperienza, di forza, di tutto > un essere che vede con blando e poco interesse, non ha alcuna fiamma nella quale potersi crogiolare, da osservare da lontano per potersi innalzare, no, non è lui < non osate parlare a me in questo modo > lo sguardo che s'assottiglia < non permetto per chi non provo una briciola di rispetto di parlare a me così. Sono pur sempre Byakko, ricordalo. > dai grandi modi che gli Ishiba le hanno insegnato, dalla grande forza che evocazioni e infine il Senjutsu le hanno portato durante il proprio cammino ultimo < chi io sia, lo vedrete ancora. > che la fiamma torni ad ardere e bruciare quel nuovo mondo infausto, che si librino le voci agonizzanti e che il sangue torni ad imbrattare la terra. E dalla stessa sarebbe nato un vero mondo libero. < rimembrate chi ha portato caos nella vostra piccola terra in mezzo le foglie, rimembrate chi ha avuto la forza di strapparvi alla vostra inutile pace. Rimembrate chi ha ucciso i vostri cari e ne ha gettato i corpi come nulla fossero > un monito per il futuro? Chissà, ma sta di fatto che ormai la propria innata è completa, così anche il viso andrebbe a diradarsi in quel gruppo di farfalle di carta per poi sparire nella stessa notte, per ritornare adesso ove quella terra ha di meglio da offrire, quel bosco oscuro a dividere foglia e suono, li ove ha già riposato in passato alla compagnia del possessore del rinnegan. Anche questa notte ripercorre i passi già compiuti seppur siano completamente nuovi, quando quel sogno è crollato qualcos'altro ne è nato dalle macerie. [end]

00:11 Tenjiro:
  [Testa di Hitomu] Questa volta è lui ad essere cocciuto. Il sorriso non abbandona quel volto neanche per un istante e, anzi, forse in lui si riaccende proprio una fiamma che fino a quel giorno era rimasta sopita. Non ama sentirsi dare dello stupido, soprattutto considerando che non è il numero di morti che si contano sulle mani a donar saggezza ad una persona. <Presupponi molto, per essere una donna che vanta così tanta esperienza.> Effettivamente lui ha scelto di essere Nessuno, ma non lo ha mai confermato, ne le ha raccontato la sua storia. All'effettivo, lei non sa assolutamente quale potrebbe esser stato il trascorso di Tenjiro e tanto gli basta per sbatterle in faccia questa grave mancanza. <E forse è proprio questa la grande differenza tra noi.> Socchiude gli occhi ancora una volta, raccogliendo le mani dietro la schiena ad altezza della fascia lombare. <L'alba è arrivata e poi?> Inarca il sopracciglio sinistro e la guarda, consapevole di star parlando comunque con una donna che è già andata oltre il recuperabile. <La pace torna ogni volta, in un modo o nell'altro. Tutto ciò che vanti sono piccole gioie in una valle di lacrime e di vani tentativi.> Gli scappa un ghigno leggermente più mefistofelico, carico del vero orgoglio Hyuga. <Io vedo una donna saccente, sola su una montagna, che punta lo sguardo su un palese grande fallimento: un villaggio che vive e convive in pace.> Che poi questa pace sia artificiale è tutto un altro discorso. Tira un ultimo lungo sospiro, infine, giusto per rispondere alla sua ultima minaccia. <Hai detto una cosa giusta questa sera, Sango-san... forse l'unica.> Anche lui a saccenza non scherza. <In questa terra ci sono ancora Shinobi che ricordano.> E che ricordano lei. <E ci sono ancora Shinobi che combattono.> E quindi sorride ancora. <E ancora una volta, alla fine di tutto, la pace tornerà a riportare l'equilibrio che ti piaccia o no.> Vorrebbe dirle altro, magari anche con la consapevolezza di rischiare il combattimento, ma è l'altra a preferire un'uscita di scena teatrale. Improvvisamente cala daccapo il silenzio e la luna torna a far da contorno al romantico incontro tra Tenjiro e Hitomu. <Mh.> Quel sorriso beffardo si spegne. Se per l'altra l'incontro è stato un'inutile perdita di tempo, lo stesso non si può dire per Tenjiro. Qualcosa si è smosso dentro di lui. Orgoglio? Rivalsa? Chi lo sa... sta di fatto che una marea di pensieri affollano la sua testa. Abbastanza da costringerlo a portare la mano destra alla benda, per alcune fitte all'occhio. <Mh...> un ultimo mugugno, prima che l'alternarsi delle leve inferiori lo conduca lentamente verso casa. ||

Sango e Tenjiro si incontrano sulla faccia di Hitomu per puro caso, e altrettanto per puro caso nasce una discussione.
Due facce della medaglia, due modi di guardare differenti quello stesso mondo,
e forse qualcuno che sta per nascere davvero.

Tenjiro, il senso di rivalsa lo senti?