L'eredità della Volontà del Fuoco
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Giocata del 01/09/2021 dalle 14:31 alle 23:58 nella chat "Nuovo Monte dei Volti di Pietra"
[Volti di pietra] La Nara sta alternando le proprie gambe in un tranquillo apsseggiare lungo la scala che porta in cime ai volti di pietra, sebbene storca il naso alla consapevolezza che quella montagna è solo un rimpiazzo per quello che han perso a Konoha, con una mano semi-chiusa a pugno(semi dato che indice e medio sono distesi a formare parte del sigillo della "capra". Cerca di non pensarci troppo comunque, concentrandosi sull'energia psichica che estrarrebbe dal proprio terzo occhio per farla scorrere lungo il midollo spinale verso il proprio petto, stessa destinazione in cui dirigerebbe, attraverso l'esofago, l'energia fisica proveniente dal proprio stomaco. Queste due energie verrebbero quindi fatte vorticare l'una sull'altra in un lento e cauto mescolarsi per assicurarsi che non ne produca troppa o troppo poca... Ed ovviamente che non faccia casini con le proporzioni di quella mistura energetica causando casini che molti chimici sanno dove possono portare. Indossa il suo solito vestiario(probabilmente anche abbastanza logoro dato che son dieci anni che indossa solo quegli abiti), composto da una maglia smanicata bianca con i bordi neri ed un leggerissimo corpetto nero chiuso all'altezza del diaframma da un singolo bottone. Un paio di maniche nere le ricoprirebbero gli avambracci, i polsi ed i dorsi delle mani. Un paio di attilatti pantaloni neri le fasciano le gambe infilandosi poi nei suoi stivaletti(anch'essi neri) privi di tacco. Un grosso fiocco violaceo completa il suo vestiario adornando i suoi capelli del medesimo colore[Impasto del chackra 3/4] Per necessità, nonché per l’arrivo d’eventuali intemperie dettate dall’arrivo dell’autunno, è andata alla ricerca d’un outfit che facesse al caso proprio. S’è munita d’una camicia bianca dal collo alto, abbottonata sin ad altezza del seno e col colletto sbottonato, ben ripiegato ai lati. Le maniche son lunghe con doverosi polsini anch’essi allacciati come si comanda attorno ai polsi. Al di sotto delle suddette, è posta una coppia di vambracci metallici che ne circonda totalmente l’avambraccio sin quasi al gomito in qualità di protezioni. Le estremità del vestiario citato son infilate in una gonna sottostante a vita alta, la quale circonda inesorabilmente i fianchi della fanciulla. E’ nera con dei bottoni dorati posti sulla destra e fungenti da chiusura ermetica dell’indumento. Essa giunge a metà coscia, lasciando il resto delle flessuose gambe ben in vista eccezion fatta da metà stinco in giù. Qui, infatti, prendono posto un paio d’anfibi dalla suola alta, al cui interno son stati sistemati degli schinieri in modo che, come i vambracci, fungano da protezioni per le inferior leve. C’è ovviamente da considerare anche l’equipaggiamento del quale non fa letteralmente mai a meno. La vita è circondata da una cintura in cuoio nera e piuttosto spessa, al cui fianco mancino viene agganciato un fodero contenente la sua fedelissima katana – l’unica rimasta. Attorno alla coscia destrorsa, poco sotto l’indumento citato, v’è anche posizionato una tasca porta kunai e shuriken avente al suo interno i due elementi da cui prende nome, per un totale di tre ciascuno. Sul gluteo posteriore dal medesimo lato, sempre agganciata alla cintura di cui sopra, prende posto un’ulteriore tasca porta oggetti avente al suo interno tonici di recupero Chakra e coagulanti, qualche fuda contenente dei tronchetti. Al polso mancino, nascosto dalla manica della camicia, vi ha posto un fuda esclusivo nel quale ha sigillato la frusta che, di recente, ha optato come arma a discapito di spade più grosse della propria figura che, al momento, non riesce neanche ad usare come vorrebbe. Tra i capelli rosei, incurante del tempo e della società attuale, splende il suo coprifronte raffigurante il simbolo di Konoha con tutti i relativi segni d’usura e di graffio. Non a caso si potrebbe dire che “abbia fatto la guerra” a sua volta… Gli occhi chiari della Decima scandagliano la zona con velato interesse, avanzando lungo le scale che conducono alle teste rappresentanti i volti degli Hokage. Ci va spesso, non è una novità, anche se una piccola vocina nella testa continua a sussurrarle che non sono quelli originali – per quanto riprodotti fedelmente – ragion per cui non rappresentano quel che dovrebbero. In silenzio, neanche s’accorge di possibili altre presenze – non ancora, perlomeno. Si preoccupa soltanto d’adocchiar anche il panorama che percepisce dall’alto, ma senz’alcuna emozione come, invece, avrebbe risvegliato tempo addietro. E’ fin troppo ancorata al passato, d’altronde il suo stesso corpo non è invecchiato… [ Chakra ON ] Altro giorno, altro giro, ancora una nuova realtà si apre quest'oggi dalle pupille del nostro giovane eroe, le stesse che per qualche istante sono perse fisse nell'azzurro empireo, un cielo limpido e privo di qualsivoglia nuvola, illuminato da un sole alto e solitario, una classica giornata estiva in tutto e per tutto, come lamentarsi d'uscire? Ma gli occhi vengono riportarti tra i comuni mortali, in quello che il luogo attale mostra essere come il monte dei volti di pietra... che dire, posto suggestivo per il biondo eroe delle ombre, su quella decima testa ha prestato giuramento agli ideali di fede e pace degli ex kage della foglia, inconsapevole che un giorno avrebbe incontrato proprio quel suo ideale di vita, che purtroppo però, si è lasciato spegnere dallo scorrere degli eventi e del tempo. Veste con una t-shirt bianca dallo scollo ad U molto pronunciato, coperto al petto da una collona con la fantasia a lucchetto di colore ocra, mentre al di sotto veste con un pantaloncino nero e delle scarpe bianche anch'esse, molto casual nelle sue giornata di pausa, dedite comunque, all'errare alla ricerca di persone da aiutare, che sia lavoro o che sia piacere, sarò sempre l'angelo che aleggia tra le genti per porre fine alle loro sofferenze. Non conosce la figura di Akaya, mai vista prima, dunque non vi ci sofferma poi troppo, non sembra neppure avere bisogno di aiuto, quindi rapidi gli occhi viaggiano altrove, posati per qualche strano motivo su di una figura femminile anch'essa, familiare nel portamento, ma decisamente diversa nel vestirsi, la vede di spalle, quasi di profilo insomma, qualcosa di familiare lo ha, capelli? Modo di muoversi? Ma può essere così avventato da andare da qualcuno in questo modo? Meglio essere cauti, in pochi sanno della figura di Furaya in giro, meglio avvicinarsi prima ed esserne sicuri <Ehm...> in direzione della ragazza, alle sue spalle <Scusa, posso chiederti un'informazione?> chiede, le basterebbe che si girasse in volto per riconoscerla. [Volti di pietra] Inutile dire che una volta che avrà impastato una quantità sufficiente di chackra, ella porterà ambo le mani sul proprio petto per chiudere quel sigillo e quindi prendere un profondo respiro mentre distribuirebbe il chackra in tutto il proprio corpo, in particolar modo nella nuca e nell'ultima vertebra della propria spina dorsale, ovvero i punti dove intende lavorare. Infatti andrebbe ad immaginarsi una sottile coda da gatto a pelo corto(del medesimo colore dei propri capelli ovviamente). Sulla nuca invece cercherebbe di visualizzare un paio di orecchie triangolari da gatto, sempre ricoperta da un corto pelo violaceo. Spenderà qualche istante ad elaborare quell'immagine oramai familiare per lei, prima di rilasciare la tecnica e far comparire quelle semplici modifiche del suo corpo prima di raggiungere la sommità della montagna e quindi vedere quelle due, in particolar modo quella di furaya di spalle dato che ella stava salendo le sue stesse spalle. Essendo di spalle(e visto che per quanto ne sa lei è morta) non pare riconoscerla per ora, ma si fermerebbe poco dietro di lei per non spintonarla. D'altronde per ora non ha particolari impegni che le impongono fretta. L'orecchio destro, qualora generato, si solleverebbere nel sentire una voce maschile sconosciuta chiedere informazioni a quella donna, facendosi attenta più per il captare il tipo di informazioni che l'altro cerca che per un vero interesse personale. D'altronde è una ninja del distretto di konoha, quindi anche questo fa parte del suo lavoro [Trasformazione 1/2] [chackra 28/30] Il di lei incedere prosegue senz’alcun evidente intoppo. I lunghi ciuffi rosei discendono lungo la schiena, fermati in alto esclusivamente dal coprifronte che ne circonda il capo. La di lei attenzione vien attirata non tanto dalle teste degli Hokage antistanti, bensì dalla voce maschile che la cerca. Una voce assolutamente familiare, avendo avuto a che fare con il diretto interessato fino a qualche settimana prima. Arresta il di lei incedere affinché possa voltarsi, usufruendo della leva manca come perno così da rivolgere a questi esclusivamente il suo corpo a tre quarti. La mancina s’alza e si posiziona ad altezza del fianco, laddove giace mansueta la katana che, in ogni caso, risulta facile da estrarre qualora ne abbia necessità. <Oh.> Sorpresa, in parte, si rende conto che il viso di chi ha di fronte non è altri che Kamichi. Le labbra s’arcuano in un piccolo sorrisetto sorpreso. <Agente scelto, qual buon vento.> Palese l’ironia che traspare dalla propria voce, la riversa esclusivamente nei di lui riguardi senz’alcun timore dell’altrui figura. D’altronde, l’ha già sfidato ad arrestarla e a portarla in caserma od ovunque avesse intenzione di trascinarla. Non ne ha timore e non ha alcuna fiducia nella divisa e nel distintivo che potrebbe ostentare. <Di quale informazione ha bisogno?> Replica ancora, mantenendo quella tonalità tipica di chi non prende sul serio chi ha di fronte, nonché addirittura il “lei” che stabilisce un punto di fermo all’eventuale confidenza – o la supera, se condita con l’ironia come in questo caso. In un secondo momento, sorvolando sulla testa biondiccia che l’è apparsa di fronte, glissa in maniera rapida alla volta di Akaya. E’ un volto familiare? Forse. Le ricorda qualcuno, ma non saprebbe dire chi. E quelle orecchie feline? Qualcosa nella sua mente inizia a macinare, cercando di trovare il nesso. <E’ con te?> Chiede alla volta dello Shinsengumi, tralasciando qualsiasi onore nei suoi confronti, evidenziando una domanda indiretta anche nei confronti della gatta konohana. [ Chakra ON ] La figura si volta, quella donna, quella persona che ormai tanto ha imparato ad osservare nei loro vari incontri, in quelle circostanze strane che hanno fatto nascere amicizia e litigi, un legame strano quello forse iniziatosi a creare tra il biondo e la Judai, solo tornaconto personale per lei? O forse potrebbe esserci dell'altro? Quella scorza dura potrebbe sparire, pakkurida potrebbe un giorno lasciare spazio a Furaya? <Mh, c'era qualcosa di fin troppo familiare in te> prende fiato <Fu...> si ferma <Pakkurida> ricorda espressamente come la suddetta abbia voluto farsi riconoscere e chiamare con il nome della capo branco <Come vedi, sono senza divisa, per me oggi è pausa dal lavoro> hanno degli orari abbastanza elastici fortunatamente, poi ha la fortuna di lavorare spesso e molto, quindi riesce molte volte ad accumulare senza troppi problemi ore extra per delle pause mirate; <Ma in generale, non c'è bisogno del grado> prende fiato <Kamichi, come al solito, penso che ormai siamo arrivati a poterci a chiamare col nome> piccola pausa <Decima> continua <O sbaglio?> volendo sottolineare come da canto suo, entrambi, dovrebbero essere arrivati a punti significativamente più alti da quelli identificativi con fronzoli e lustrini, lei è quella mentore di cui gli parlavano nei libri di storia, quelle storie di guerra e pace che nella tribù si tramandavano oralmente, e lui per lei dovrebbe ormai essere un alleato dichiarato, un follower, un sostenitore, e vista l'esperienza e la forza raccontata della Judai, anche un possibile allievo. <Nessuna informazione> prende fiato <Era solo un modo per vedere chi fossi... è la prima volta che ti vedevo vestita così, e da dietro non sapevo se fossi proprio tu> e visto che sia Pakkurida che Furaya sono tenute d'occhio dal consiglio, meglio evitare di spifferare nomi e cognomi in giro, per la sicurezza di lei, e soprattutto, la sua. <Mh?> si volta, s'avvede della suddetta figura femminile di Akaya <Lei?> chiede retorico, mai vista prima <Non so chi sia, la conosci?> chiede a sua volta <Sono, come al solito, solo> triste ma vero, non ha grandi sostenitori, non ancora, ma non smette mica di sorridere o di essere buono con gli altri lui, forse, vede proprio nella decima la prima e vera figura di persona vicina, un pò accecato dal fanboysmo verso di lei, ma anche sinceramente convinto che il fuoco ardente di lei possa presto esplodere verso un PLUS ULTRA di ricordi, dandole finalmente agio di esprimere nuovamente il suo PROMINENCE BURN da lavica decima, affiancata da quelle che saranno le generazioni dopo di lei, la nuova leva, composta appunto, da ninja come Kamichi. <L'ultima volta non è andata troppo bene...> lo ammette <Tu, come stai?> le chiede, passandole il testimone. [Volti di pietra] Inutile dire che inizialmente nel sentire Kamichi esitare in quel "fu" non può fare a meno che aggrottare le proprie sopracciglia con un'espressione perplessa, ma evita di commentare anche perché, per quanto ne sa, potrebbe anche aver semplicemente sbagliato nome. Rimane quindi ad ascoltare, in attesa di poter passare, fino a quando entrambi non si voltano verso di se, andando quindi ad ascoltare in silenzio ciò che i due si dicono e quindi si blocca nel fissare Furaya. O, lei quel volto lo ricorda abbastanza bene, ma si limita a mordicchiarsi il labbro inferiore mentre inclina il proprio capo di lato < Io... No. Non lo conosco > rassicura la donna, ma non risponde alla domanda sulla possibile conoscenza tra se stessa e la decima anche perché sia il fatto che lui la chiami "decima" sia l'aspetto che lei ricorda le mettono un forte dubbio nella mente, limitandosi a fissarla con estrema attenzione sebbene la prima reazione del proprio corpo sia un leggero inumidirsi degli occhi, in quanto il suo subconscio probabilmente spera che sia davvero lei. Ma, ancora, rimane silente, nascondendo il più possibile quelle emozioni mentre continua ad osservre in particolar modo il volto della donna alla ricerca di qualunque dettaglio che possa tradire il fatto che non si tratti davvero di lei, visto che ha avuto un'esperienza simile e non fu esattamente molto piacevole. Farebbe quindi un semplice passo indietro nello scalino sottostante, lasciandogli simbolicamente spazio sebbene le orecchie siano comunque piegate nella sua direzione e la propria coda dritta dietro di se, a palesare il suo estremo interesse per quella donna[chackra 28/30] N’è passato di tempo dall’ultima volta che si sono incontrati. Non che avesse così grande voglia di vederlo, sia chiaro. Tuttavia, qualora possa uscirne qualcosa di positivo da quest’incontro tanto vale lasciare che vada. Potrà senz’altro lasciarlo in buona compagnia nel caso in cui preferisca andarsene pur di non dar adito a quel che dice. Ignora completamente quel modo poco maturo da parte del Kokketsu di palesare, di tanto in tanto, qualche errore nel pronunciare l’altrui nome. Non le importa, che lo faccia pure. Se crede che tali sotterfugi possano in qualche modo modificare chi è davvero, si sbaglia di grosso. Eppure non ha neanche necessità di dirglielo apertamente. <No infatti, dal momento che non è un grado che rispetto.> Specialmente perché, la stragrande maggioranza delle volte, s’è dimostrato essere soltanto un agente narcisista che adopera la sua divisa per incutere timore o per mantenere le persone al loro posto. Ciò non funziona con chi un tempo comandava un villaggio intero, con chi è stata al comando d’un clan e degli Anbu stessi. Non regge assolutamente il confronto e non crede nel distintivo ch’egli rappresenta, tanto meno nella bontà d’animo che pretendono di dimostrare a Kagegakure intera. Va da sé che non conosca altri membri della Shinsengumi ad eccezione di Kamichi e della traditrice dell’Alleanza, Sango. <Risulti essere abbastanza incoerente se ciarli di chiamarci con il reciproco nome e dopodiché utilizzi una carica che, al momento, non mi compete.> Gli risponde ovviamente a tono poiché non intende star ancora dietro a quei giochetti mentali, se tali si possano definire giacché non riesce nel proprio intento. Piega appena il capo da un lato, stringendosi nelle spalle successivamente. In seguito a quanto espresso nei confronti del biondo, ella torna a rivolgersi alla fanciulla dalle orecchie da gatta che indietreggia, come se volesse allontanarsi. <Le sue sembianze mi sono familiari> Rivolgendosi indirettamente anche ad Akaya stessa. <quelle orecchie, conoscevo un tempo una ragazza che prediligeva l’uso della trasformazione per usarle.> Era un membro del clan Nara, la ricordava particolarmente perché c’aveva legato. Il nome è un lontano ricordo, rammenta qualcosa inerente effettivamente ad Akaya, ma son passati ben più di dieci anni – da ben prima del suo decennio dormiente, forse, addirittura un paio. Potrebbe essere cambiata non poco, come Keiga ch’è cresciuta e fattasi donna in tutto e per tutto. <Non allontanarti, non stiamo parlando d’alcunché di segreto. Stavi andando sulle teste dei Kage?> Le chiede, giusto per spirito di conversazione nonché per evitare che la fanciulla s’allontani come spaventata dalla discussione che lei e Kamichi stanno avendo. Inoltre, dimostra di non aver alcun problema. Torna immantinente sull’agente, il quale pare dimostrarsi poco più gentile nelle battute finali. <Vuoi la classica risposta fasulla da “sto talmente bene da non sapere cosa sia una giornata no” o pretendi quella reale?> C’è lo zampino di Mattyse in quell’ironia che utilizza nel rispondergli. Si lascia davvero troppo trasportare da chi le sta affianco… [ Chakra ON ] Per quale motivo le persone continuano a porsi con questi toni e con questo modo di fare, nei confronti del nostro biondo? Possibile che nessuno di questi, abbia ancora capito quanto di buono possa esserci in quelle chiara chioma del kokketsu, di quanto facile e tranquillo sarebbe averci a che fare, discuterci e potercisi approcciare con aiuti ed appoggi... sembrano tutti così occupati a mantenere su quegli scudi e quelle difese, occupati a tal punto da non riuscire a capire quando qualcuno di buono si presenta dinanzi quei portoni rinforzati, ma chissà se mai un giorno la decima capirà davvero le potenzialità di questo giovane ragazzo. <Anche tu mi hai chiamato con un titolo che ora non rappresento> e così come gli anbu con le maschere, anche gli shinsengumi con la divisa, sono semplici ninja e persone che camminano tra gli uomini <Mh... non so davvero cosa dirti, se non è un problema per te non vedo perchè debba esserlo per me> riferendosi alla parola della Decima, che invita la trasformista ad aggiungersi alla discussione <Tanto vale presentarsi> prende fiato <Piacere di conoscerti, Kamichi> continua <E basta> senza clan, senza cognome, atipico per i ninja, ma ancora non ha rapporti coi kokketsu, ne tramanda in corpo i doni ed i poteri, ma di concreto con quella stirpe, c'è solo il brutale esperimento ricevuto dalla shinsengumi <Non penso di averti mai vista in giro> soprattutto con quella trasformazione, decisamente inusuale da vedere tra la normalità della gente che cammina <Come ti chiami?> chiede, gentile nel tono, ancora forse di più nei modi, per poi riportare il parlato verso la Judai <A cosa servirebbe mentirci l'uno con l'altra?> chiede, retoricamente <Potrei aspettarmi falsità e menzogne da chiunque altro, e probabilmente, chissà quante ne ricevo ogni giorno> non è stupido, nè così tanto ingenuo, solo troppo buono per credere davvero nel male delle persone <Ma da te sono sempre sicuro di ricevere un trattamento diverso> quanti ninja hanno incanalato il proprio credo nei sogni di qualche kage? E lui, inconsapevole di tutto questo, ha scelto proprio l'ex nara <O almeno, questo è quello che ho sempre pensato di lei> riferendosi a Furaya, non volendo dire il suo nome davanti ad Akaya, non senza che la ex decima almeno si palesi per prima alle di lei animalesche orecchie. <Che succede quindi?> intuisce che forse qualcosa non vada bene? [Volti di pietra] Inutile dire che nel sentire le parole di Furaya sgrana gli occhi < Io... Non conosco nessuna Pakkurida... > ammette < Ma... Conoscevo una persona con il tuo aspetto e... > voltandosi verso l'uomo < Che un tempo era la decima hokage... > ammette tornando a guardare verso di lei < Siete... Lei? L'hanno data per morta... Io... > mormora tra l'intimorito e lo speranzoso, non sapendo cosa credere alla mentre la coda frusta l'aria dietro di se e le orecchie feline si abbassano nel rendersi conto che, effettivamente, si ricorda di se. Tale rivelazione non può che rubarle un sorriso mentre una prima lacrima le scorre lungo il viso. Farebbe un semplice passo in avanti, per poi voltarsi verso Kamichi e quindi sentire la sua presentazione, cercando di deglutire appena e replicare che < Nara Akayadesu > si presenta con quei metodi orientali con cui è stata cresciuta, andando quindi a chinare il busto in un lieve inchino senza dire nulla per ora, limitandosi a sollevare lo sguardo verso di loro e quindi piegare le proprie orecchie verso l'una e verso l'altra, arrossendo appena quando anche Kamichi sottolinea il fatto che quell'aspetto animalesco non sia esattamente facile da dimenticare. Ma non commenta, limitandosi ad ascoltare le loro parole mentre cerca di comprendere se sia effettivamente lei la kage che ha conosciuto... E perciò il proprio sguardo si posa spesso sulla parisesso con un'espressione speranzosa e carica d'aspettativa, senza dire una singola parola di più per ora [chackra 28/30] Impossibile comprendere quanto di buono ci sia se nell’ultimo incontro s’è comportato in una maniera tale da non essere ben visto dalla nostra Decima. <Touchè.> Commenta al suo indirizzo, mostrando un ulterior piccolo ghignetto che mette in risalto la dentatura perfettamente bianca in quell’ovale pallido, tinteggiato dal roseo dei capelli. Alterna l’attenzione tra l’uno e l’altra, nella fattispecie quando Kamichi si presenta rendendo nota la mancanza del cognome. Non pone alcun quesito in merito, non reputa che sia il primo tanto meno l’ultimo a non averne. S’è sempre chiesta a quale clan appartenesse, ma esiste anche gente che non ne possiede affatto. <Difficile ch’io possa mentirti quando sai già di me tutto quel che è stato narrato finora.> E’ una figura famosa – leggendaria. Non è innaturale che sappia già quanto è possibile sapere su di lei, anche soltanto dai libri storici nei quali viene menzionata. Dovrebbero anche aver riportato la disfatta per la quale è stata condannata alla gogna mediatica. <Il trattamento diverso dipende esclusivamente dal tuo atteggiamento nei miei confronti.> Replica esclusivamente alla di lui volta, pur tenendo d’occhio distrattamente Akaya per evitare di perderla di vista. In seguito, dovrà comunque tornare a disquisire a tal proposito, poiché ben presto la sua mente potrebbe tornare a vecchi fasti, tanto da riconoscerla. Sgrana appena gli occhietti chiari, ben focalizzati alla volta della fanciulla dalle orecchie feline, nel sentirle pronunciare quelle parole. Vede quella lacrima solitaria scendere sul volto femmineo altrui, tanto da farle stringere la bocca dello stomaco. Non sa bene come possa affrontare una situazione del genere, ma d’altronde ha promesso che ben presto la verità verrà a galla. Ha già in mente il come – deve soltanto stabilire il quando. <Akaya> Mormora, allargando un braccio verso l’esterno come ad accoglierla, come a permetterle d’avvicinarsi qualora volesse. <mi ricordo di te.> Non le rivolge alcuna conferma. E’ indiretta, in un certo senso. Può credere se vuole a quel che crede, può sperare ancora in qualcosa – in qualcuno, per la precisione. Le mostra un sorriso amorevole, come quello che un tempo era effettivamente in grado di mostrare. Solo un’occhiata guardinga verso Kamichi, come a voler sintetizzare un segnale di pericolo. “Pronunciati in merito e sei morto”, sì. Potrebbe avere vagamente quel significato. Ma del resto, è esattamente ciò che lui avrebbe voluto rivedere... La vera Furaya, quella di un tempo. [ Chakra ON ] Sono ancora schive le parole della decima, atteggiamenti decisamente troppo freddi per essere la lavica pacificatrice che i libri raccontano, ma forse è ancora presto per aspettarsi trattamenti particolari, e la divisa non aiuta mica alla fiducia, ma il biondo confida molto nella maturità di scelta della decima, e lui di tutto tono si sta facendo conoscere e come. <So di te ciò che libri e storie raccontavano, abbiamo già parlato, anche in modo molto privato> ricorda ogni singola volta che loro due si sono incontrati <Posso essere sicuro su cosa e chi tu fossi per la gente e per coloro che scrivevano delle tue gesta> prende fiato <Ma ora sto avendo a che fare con te, ti sto parlando e... ed è tutto diverso dal sentire delle lontane storie di eroi> sia Furaya che Akaya potrebbero visibilmente vedere come gli occhi del biondo siano sullo sgranato, lucidi in leggera parte, ha lo sguardo del solito ragazzino che incontra il suo idolo, lei dovrebbe essere morta e sepolta, cadaverica e bella che putrefatta, ed invece lui è lì con la decima, proprio lei, proprio con lui... anche se cerca di nasconderlo goffamente, è emozionato, come sempre. <E come mi comporto o mi sono comportato nei tuoi confronti?> verso la Judai <Sai tutto, ti ho sempre parlato di ogni cosa> e vista la presenza di Akaya si limita ad un singolo <Tu sai> per continuare <Ho sempre dato il massimo per dimostrarti quanto potessi valere, anche se forse, non ti stai accorgendo di come invece tu tratti me ogni volta> non un rimprovero, ma un piccolo appunto, non si fa abbattere, ma determinate parole o atteggiamenti, detti da lei, gli pesano più degli altri, è la sua eroina, e in cuor suo spera solo di potersi un giorno spingere lì dove lei è arrivata. <Quindi vi conoscete, meglio così> prende fiato <Se sei amica sua> indicando con pollice destro la Judai <Sei anche amica mia> è questa la fiducia del biondo nei confronti della Yoton, rivelando quest'ultima anche alla bella Akaya. [Volti di pietra] Ascolta le loro parore, alternando lo sguardo dall'una all'altro fino a quando non si sente chiamare dalla donna e, vedendo quel braccio allungarsi verso di se, scatterebbe in avanti per cercare di abbracciarla mentre inizierebbe a far scorrere le lacrime sul proprio volto < Credevo... Credevo fossi morta! > replica tremante < Mi... Mi sei mancata tantissimo... E non ti ho mai ringraziata per avermi aiutata... > mormora piano, anche se non specifica a quale aiuto ella si riferisca. Cercherebbe di cingerle i fianchi con le proprie braccia e quindi a rannicchiarsi contro di lei, orecchie basse e coda ben sollevata... Per poi voltarsi verso Kamichi e sorridergli < Non... Esattamente. è più una specie di sensei per me... > ammette con un piccolo sorriso, senza dire altro ma cercare di godersi quel momento, sempre che l'altra non l'abbia allontanata < Voi... Avete detto di chiamarvi Kamichi-san vero? > chiede conferma, cercando di seguire il loro discorso e quindi voltarsi verso Furaya, così da poterli osservare meglio mentre cerca di capire cosa stia succedendo e quale sia l'apparente attrito tra i due, senza comunque mettere becco nella questione per ora. Ascolta, come ha sempre fatto, per poi chiudere gli occhi e concentrarsi sull'udito per ora... Mentre la coda continua a frustare, di tanto in tanto, l'aria dietro di se e le proprie labbra si inclinerebbero verso l'alto in un sorriso commosso e sollevato allo stesso tempo, palesemente felice di quel reaincontro [chackra 28/30] Ascolta con interesse le parole di Kamichi nei riguardi di ciò che viene narrato dai libri storici nei quali, a sua volta, viene menzionata piuttosto facilmente. Tira un piccolo sospiro prima di rispondere adeguatamente alle affermazioni altrui, mantenendo una calma invidiabile assieme alla freddezza che dapprima l’avrebbe caratterizzata soltanto in battaglia. <La guerra> Comincia col narrare, mantenendo un tono di voce piuttosto cauto ed adeguato al contesto, pur non mascherando l’assenza di chissà quali emozioni. <la morte> Parole che almeno lei conosce fin troppo bene, alle quali è stata vicina per molte volte durante la sua carriera da Ninja. <la perdita di persone a te care fanno sì che qualunque individuo possa cambiare.> Rilassa le spalle, rivolgendo un’occhiata al panorama che ha di fronte, come a voler sottolineare indirettamente a cosa vada riferendosi. <Qualcuno che ha perso tutto e che non ha più niente tra le mani, credi possa essere ciò che era un tempo?> Pone tal quesito non tanto per parlare di sé, bensì per fargli comprendere che i traumi, la distruzione, la morte e l’incapacità d’affrontare un nemico hanno portato a quella che lei ha di fronte: una Furaya ben più improntata al negativo. Ha compreso quanto il bene non abbia mai vinto. Alla fine, anche perseguendo la pace, non ha dovuto far altro che estrarre le sue spade ed indossare l’armatura. Il bene non esiste, è soltanto frutto della psiche umana per scappare dalla malvagità esistente nel mondo e nella società che tutti circonda. <Colei che viene narrata nelle storie da te lette sono sempre io> Tornando a fissare l’interlocutore con un velo di malinconia. <ma non posso più comportarmi come un tempo.> Le hanno tolto tutto. Il suo “orgoglio” le ha tolto tutto. E adesso è costretta a vivere in una società che non l’accetta perché, nell’effettivo, non ha dato via la sua vita per salvare Konoha – il villaggio che tanto amava e che tanto aveva giurato di proteggere. Non può cambiare il passato, ma può fare in modo che il futuro vi assomigli abbastanza, ma nel modo migliore possibile, dimenticando quel ch’è stato – per quanto possibile. <Sei stato arrogante, Kamichi. Un esame di coscienza sarebbe l’ideale. Ho più esperienza di te in qualsiasi ambito ed hai avuto da ridire sulle mie parole.> E’ l’orgoglio a parlare – l’unico e vero peccato capitale. Lo stesso orgoglio che l’accoglie quando è amareggiata, ma che la scaglia lontano con la forza d’un uragano come contrappasso per aver esagerato. L’ha punita e l’ha riaccolta, pronto per punirla ancora. <Possiamo ricominciare da zero> Sempre nei confronti del biondo. <ma coi miei termini e le mie condizioni.> Sancisce, facendosi più seria. <E per rispondere alla domanda precedente> Riferendosi alla classica domanda del “come stai” che ha poc’anzi ignorato per dare maggior adito ad Akaya. <non mi trovo a mio agio tra queste mura, ma penso tu questo lo sappia benissimo.> Non ha detto nulla di che, alla fine. Non ha espresso chissà quale parere avverso nei confronti di Kagegakure, lasciando soltanto presagire che non è quello il suo “posto”. Infine, ma non per importanza, bensì andando per gradi, accoglie accuratamente la minuta figura della gatta, pur non essendo quest’ultima tanto più bassa della rosata. Le cinge la schiena e le spalle con un singolo braccio, portando il gemello ad altezza del capo così da smuoverle distrattamente i capelli corvini in mezzo alle finte orecchie. <Mi ricordi Choco.> La sua gattina morta ben prima della distruzione del villaggio, che mai ha desiderato sostituire. Sorride, poi, amara nel farlo quando la Nara le fa presente che credeva fosse morta. <Lo pensano in molti.> O forse lo sperano, poiché un suo ritorno potrebbe essere discretamente fastidioso – come Kamichi le ha rivelato, in riferimento al Consiglio del villaggio delle Ombre. <Non mi devi ringraziare d’alcunché. Ma dove eri finita?> Si riferisce ovviamente a dieci anni prima, poiché è relativamente molto tempo che non si vedono, ma per la Decima son passati circa un paio d’anni e non di più. I di lei occhi color del ghiaccio tornano su Kamichi, taciti – come a dirgli: “guarda, è questo che la gente pensava di me” e loro ancora le chiedono di smetterla di rivangare il passato… [ Chakra ON ] Ascolta le parole di entrambe le ragazze, sia della kage che della nuova conosce volpesca, non ha troppi problemi a dire il vero, parla con tutti e tutto, l'importante è non parlare o fare cose illegali dal suo punto di vista, fino a quando si rientra dentro la sua giustizia assoluta, si è solo amici ed alleati, erroneamente forse, pensa che chiunque venga baciato dalla sua stessa luce meriti aiuto e forza. Risponde alle prime battute della Yoton <Guerra, morte e perdite sono eventi che segnano la vita di tutti> prende fiato <E continui a prendere le mie parole come arroganza> nulla di più sbagliato <Ciò che eri un tempo però, ha ispirato e reso grandi quelle storie> continua <Ha ispirato ciò che sono oggi, e mi spingono a lottare per qualcosa che hai raggiunto, sognando molto altro> ne riconosce i meriti e le gesta, ma ha sempre rivelato alla yoton come lui sogni un mondo in cui TUTTI possano vivere nella pace, non solo konoha. <Ho sempre sognato di parlarti, di discutere e di lottare sul tuo stesso campo di battaglia> e lei dovrebbe già averlo immaginato <So di non essere nulla confronto a chi ha vissuto guerre su guerre> ma cosa allora? <Ma se hai avuto anche tu il dono della vita, dopo questi dieci anni, perchè non tornare ad essere quello che al tempo eri?> il tempo potrebbe essere propizio, e come al tempo, questa volta, avrebbe dalla sua degni alleati e sostenitori, come lo stesso Kamichi. <La gente, la tua gente, ha bisogno di quella persona> e lo dice con uno sguardo molto sincero <Sai come la penso, che sia con o senza te, rincorrerò il sogno della pace che donasti in quelle tue gesta> è pronto ad affrontare il mondo anche tutto solo se fosse doveroso farlo <E sai anche di come ti ho chiesto una mano> il senso di solitudine ti soverchia molte volte <Quella missione, quell'operazione, l'ho portata avanti dal nulla> quella della fantomatica asta <Non c'eri quella notte, eppure, siamo riusciti insieme agli anbu ad imprigionare 3 importanti criminali> gente che è stata capace di manomettere un'asta organizzata dalla capo anbu stessa <Immagino solo cosa si possa fare con la testa e la forza di Furaya> il rispetto e la passione per quello che lei è stato è sempre presente, e quella che lei vede come presunzione, è nient'altro che pura e spassionata voglia di aiutare, di dire la propria <non sono un tuo nemico, o qualcuno che vuole il tuo male> come potrebbe essere il pensiero di altri, al pari della nota sango ishiba <Per me non ha senso ricominciare da zero> avverte < Abbiamo discusso, parlato > entrambi, insieme <Più che ricominciare tutto d'accapo, forse non è meglio appianare delle divergenze che possono esserci state?> ma aggiunge subito <Ma ti dico subito, da ora, che da parte mia non ci sono problemi, non ho rabbia oppure odio nei tuoi confronti> respira <Non potrei mai averne, e mai probabilmente riuscirei ad averne, e lo sai> come non riuscì con quelle menzogne, come non riesce con tante persone. Sta cercando come meglio può di spiegargli che è lì per portare avanti la missione di lei, e se lei ora c'è, è pronto ad affiancarla, ma ha bisogno della buona e pacifica ninja di cui sognava le gesta da piccolo, anche perchè è così che lui vede lei da sempre. [Volti di pietra] Si gode quel momento di riunione, sorridendole lievemente per poi sentire le sue successive parole < Spero... Che non siano brutti ricordi > sorridendole incerta per poi inclinare il propri capo di lato e quindi arrossire appena < Io... Ho finito l'accademia > spiega abbassando il capo < Poi è arrivata la guerra... E sono stata un po' occupata > ammette mesta, Quindi si mordicchia appena il proprio labbro inferiore alle parole di Kamichi, senza dire nulla pur trovandosi d'accordo con quella specifica frase. Quindi si volta verso Furaya e quindi sospira appena, distogliendo lo sguardo dato che ha visto quel distorso non poche volte in quelli che ha aiutato durante la guerra, anche se alla fine ha fatto ben poco per loro. Si scosterebbe quindi da lei, mordendosi il labbro inferiore e lancerebbe uno sguardo verso Kamichi per poi voltarsi nuovamente verso Furaya < Vorrei... Chiederti alcune cose riguardo ad una certa persona... > ammette < Quando... E dove posso incontrarti per parlartene? > dice soltanto, per poi guardarla in attesa di una risposta da parte sua pur mordicchiandosi il labbro inferiore senza dire altro per ora, continuando ad ascoltare ciò che si dicono per sapere se può parlare o meno di quella specifica cosa in questo specifico momento visto che, alla fine, non conosce bene Kamichi e non sa come mai ella sia così ostile nei suoi confronti. Quindi cerca semplicemente di valutare la situazione in silenzio, guardando ed ascoltando entrambi senza proferire un fiato [chackra 28/30] Non si sente in dovere di recriminare. E’ vero che la guerra e la morte rendono la vita di chiunque un inferno, abbastanza da cambiarne gli atteggiamenti. Tuttavia, sta parlando con una donna che ha perso una casa, non ha potuto veder crescere sua figlia, non può farle da madre poiché s’è abituata ormai a quella adottiva che non la lascerebbe per nessun motivo al mondo. Aveva promesso di difendere tutto e tutti e non c’è riuscita. Il villaggio è caduto mentre lei lo sosteneva con tutta la forza che aveva in corpo, la quale non è bastata. Ha avuto la presunzione di sfidare un Kami che, di rimando, le ha lasciato null’altro che distruzione, imprigionandola in una bara di cristallo dalla quale ha potuto assistere, silente e senza forze, alla morte dell’intera squadra che s’era fidata di lei e che l’aveva seguita sul campo di battaglia. Come se non bastasse, a causa di quel ch’è accaduto, ha preferito mandare a monte il proprio matrimonio perché il villaggio – Konoha – è importante persino più di sua figlia. <Non posso darti torto> A proposito della prima affermazione altrui, trovandosi purtroppo concorde. Non può aprire un dibattito per stabilire che lei ne ha sofferto più degli altri perché si sente soltanto ferita nell’orgoglio. Per lei, questo “peccato” è immortale e prevale su qualunque lato del suo carattere, il che è piuttosto evidente. E’ portato all’estremo, anche troppo. <e sono contenta che le mie gesta abbiano ispirato le nuove generazioni, ma non ne sto vedendo i frutti.> Solleva ancor lo sguardo verso il Kokketsu, mantenendo un’espressione seria, affatto divertita o sul serio felice d’ascoltar simili frasi da parte di qualcun altro che la venerava e che la vede come una delle migliori kunoichi. <I ninja di Kagegakure hanno dimenticato cos’è la “Volontà del Fuoco”. Nessuno agisce più in qualità di ninja e chi ci crede ancora è un caso isolato.> Spiega, lasciando scivolare i ciuffi rosei sul volto, nascondendo in parte gli occhi, ma lasciando intraveder un fastidioso ringhio silenzioso. <Quindi, esattamente chi ho ispirato davvero? La guerra è stata un fallimento, ho avuto la presunzione di credere d’essere più forte d’un Kami. Ho messo tutta me stessa in quella guerra, ogni briciolo di potere che ero riuscita ad accumulare soltanto per difendere il mio villaggio> Il ringhio sale d’intensità. <e a cos’è servito? A niente. Perché Konoha è caduta, io non ho più un posto nel mondo e le nuove generazioni reputano che i ninja non siano nient’altro che un fallimento.> Gli occhi arrossati d’una bestia si palesano di nuovo, soffermandosi sul viso dell’agente scelto. Lascia trapelare parte delle emozioni che si porta dietro. <Non posso tornare ad essere quella d’un tempo perché la gente non vuole che io esista. Fungo soltanto come capro espiatorio per dare la colpa a qualcuno.> E non sono totalmente in torto, poiché il Kami l’aveva avvisata – Konoha sarebbe caduta a causa del suo orgoglio. Ricorda anche le parole di Hanae. “Sarà solo colpa tua” – ed in effetti, non poteva essere altrimenti. Si porta dietro un’enorme croce invisibile che le grava sulle spalle, totalmente da sola. Per quanto gli altri vogliano aiutarla a trascinarla, non glielo permette e la motivazione è talmente ovvia che risulta inutile ribadirla. <La pace è un’utopia, Kamichi. Lo capii a Kiri. Per quanto tu t’ostini a mantenerla, ci sarà sempre e costantemente qualcuno pronto a distruggerla. Non importa quanto tempo e risorse tu ci impieghi: il marcio continuerà ad esistere. E non è infatti la stessa cosa che accade a Kagegakure, dopotutto?> Non esiste la pace. E’ un palliativo, un placebo che viene fornito alle persone affinché possano vivere sereni senza recriminare alcunché, ma nell’effettivo non ha alcun significato e non è mai esistita davvero. <La forza della natura non m’appartiene.> Di conseguenza, non ha la medesima forza d’un tempo. <La testa è sempre quella.> Non è cambiata invero poi molto. Ma se un tempo credeva che comportarsi bene avrebbe portato i suoi frutti… beh, non ne ha portati. Dunque, perché perseguire quella via che a nulla porta se non a dolore pungente? <Allora, va bene così.> Abbassa lo sguardo verso la Nara che ancor dovrebbe tenere ancorata a sé, ritirando soltanto la dritta dalla sua testa, ma lasciandola libera di starle ancora accanto qualora non voglia spostarsi. Non le crea alcun disagio, figurarsi se possa. <Non lo sono perché erano gli unici ricordi felici che so d’avere.> Anche se la situazione, anche all’epoca, non era tutta rosa e fiori. Però, aveva Konoha… aveva “qualcosa” che ora non ha più. Annuisce appena alle parole della ragazza che le racconta brevemente quel ch’è accaduto tempo addietro. <Come biasimarti…> A sua volta, è stata occupata. Si duplicava – e non metaforicamente – per cercare di tenere tutto sotto controllo, maniaca in tal senso fino al midollo. Doveva avere tutto per le mani, a prescindere dalla situazione e dalla mole di lavoro. In questo, non è cambiata. <Mh?> La incuriosisce con l’ultima domanda, lanciando un’occhiata al ragazzo. <Mi trovi qui, di solito. O nel quartiere dei Clan. Principalmente nel settore konohano.> Del resto… nulla cambia davvero. [ Chakra ON ] Entrambe le donne parlano, e lui ascolta attentamente quello che hanno da dire le suddette, dando ovviamente più attenzione alla figura di Furaya, per quanto Akaya possa essere interessante anche fisicamente, decisamente ora la situazione verte nei confronti della Yoton. Scuote la testa <Certo che quando ci becchiamo io e te> piccola pausa <Finiamo sempre a parlare un botto, scannandoci su chi possa o non possa avere ragione> le sorride, è sinceramente tranquillo in sua presenza, emozionato, ma dannatamente tranquillo. Prende un bel respiro, secco, abbassando il capo, qualche istante prima di ritornare a guarda la sua eroina <Forse potresti avere ragione su tutto, che tutto questo sia inutile, che la pace, la giustizia assoluta siano solo degli specchietti per le allodole, che presto prima o poi cadranno> e continua in quel suo discorso <Questa volta però la storia è cambiata, questa volta potrebbe andare diversamente, Furaya> gli occhi dritti verso di lei, non con rabbia o supponenza, ma con estrema voglia di dimostrare alla ex decima quanto quelle sue parole valgano; <Continuare a discuterne ora, è solo tempo perso per te, lo capisco> prende fiato <Non ho nulla su cui basarmi, non posso dirti dannatamente nulla per smentirti, il mio percorso è appena iniziato> ma? <Ma allora lasciami la possibilità di dimostrarti che il futuro di cui ti parlo può esistere> prende fiato <Non oggi, non domani, ho bisogno di forza, di saggezza e di persone> senza mezzi termini <Ma voglio dimostrarti di aver ragione, e di non essere un bugiardo, un cialtrone o chissà cosa pensi di me> sta facendo lui un passo indietro, sta chinando il capo dinanzi l'orgogliosa yoton <Se tutti quanti sono arrivati a pensare questo, allora, faremo in modo per farli ricredere tutti> l'ardore di chi giovane vorrebbe conquistare il mondo <Ma questo shinobi ha bisogno della donna con cui sognava di lottare ogni notte> continua rapido, prendendo fiato e stringendo i pugni <E lì fuori ci sono altri mille che aspettano solo di essere salvati dagli ideali che hai donato al mondo> ed infine, chiude il discorso per passarle la parola <Se ho sbagliato qualcosa nei modi, ti chiedo scusa> prende fiato <Ma tutto ciò che voglio, è provare a costruire la strada su cui tu hai gettato le fondamenta> restando in silenzio. [Volti di pietra] Ascolta le parole dei presenti senza dire una singola parola inizialmente, ascoltando sorridendo lievemente alle sue iniziali parole di Furaya per poi abbassare le orecchie e lo sguardo quand'ella parla della "volontà del fuoco", chiedendosi forse se lei l'abbia davvero mai avuta... Dopotutto era entrata in accadamia per un solo motivo che Furaya sa. Non replica quindi, distogliendo lo sguardo quand'ella parla di Konoha caduta, dato che lei quella caduta e migrazione l'ha vista con i suoi occhi, ed ha forse ringraziato spesso che il villaggio dove migrare non fosse troppo lontano. Vecchi che a malapena potevamo muoversi, bambini impauriti ed adulti che spesso non sanno nemmeno cosa poter fare per aiutare i bisognosi... Così come i ninja stessi che aiutavano la migrazione erano solamente... genin, tutt'alpiù. Persone non davvero addestrate e che quindi improvvisavano quel che potevano. E nel sentire che la pace è un'inutile utopia, riabbassa lo sguardo. D'altronde, si ricordava di alcuni episodi della sua breve carriera in quel mondo, di come spesso ninja stessi portassero problemi di punto in bianco, se non anche personi comuni che si davano al brigantaggio per questo o quel motivo. Senza contare... Situazioni come aveva visto pochi giorni fa: una persona, forse pericolosa forse no, che veniva guardata male per... Il semplice fatto di esistere. Insomma, non ha molti argomenti per dare torto a quell'affermazione. Quindi solleva lo sguardo verso Furaya e sorride mesta alle sue successive parole, allargando tale sorriso nel sentire le che erano ricordi così importanti. Annuisce quindi alle sue successive parole < Va bene... Sai che mi trovi lì anche tu, sarò felice di parlare con te come ai vecchi tempi > manco ha trent'anni e già si parla di "vecchi tempi". D'altronde il mondo è cambiato troppo per non fare questa distinzione [chackra 28/30] Si preoccupa dapprima d’Akaya, la quale preferisce comunque restarsene in silenzio piuttosto che commentare quella diatriba – se tale possa definirsi – tra i due konohani. <Tra me e Kyofu è la normalità.> Fa spallucce, lasciandosi andare ( per una volta in questa serata ) ad una lieve battuta che, forse, non farà neanche ridere, ma che probabilmente smorza un po’ la tensione accumulatasi durante questi discorsi. Lascia che Kamichi possa terminare tutto il discorso prima di prendere la parola, in modo che non blocchi in alcun modo lo sciorinare altrui. <Dovresti aver capito quanto tutto sia corrotto…> Sussurra, distogliendo l’attenzione dal ragazzo per tornar a rivolgere gli occhietti chiari alla volta del panorama che da lassù riescono a scorgere, almeno per quanto riguarda il resto del settore di Konoha, il quale confluisce poi con i restanti. <Te lo concedo> Mormora, stringendosi nelle spalle. Cos’altro potrebbe fare? Farlo desistere? Per quale ragione? Un membro della Shinsengumi che collabora con lei potrebbe tornare stranamente utile, qualora ne segua ovviamente le orme. Tuttavia, potrebbe comportarsi esattamente come con Tachiko, di conseguenza cercare d’abbindolarlo e di manipolarlo – non dovrebbe essere difficile, ammesso sia questo l’iter che vuole iniziare ad intraprendere. <dimostrami che le tue non sono soltanto parole.> Svela il tuo Plus Ultra e gridalo forte, non tenertelo dentro. Dimostra che sia insito in te allo stesso modo della Volontà del Fuoco. Le svela come abbia avuto sempre intenzione di combattere al suo fianco, pur non potendolo fare dieci anni prima giacché troppo piccolo per pensare alle battaglie che l’avrebbero atteso in futuro. <Se vuoi lottare con me, però, devi esserne all’altezza. E non so esattamente quanto tu possa esserlo.> Non lo è neanche lei, d’altronde. Le manca così tanto potere da farla innervosire poiché incapace d’usare le proprie ombre. Non è più la capo clan Nara che tutti s’aspetterebbero di diritto. Inspira profondamente, dilatando la cassa toracica, espirando dalle labbra rosee schiuse e assottigliate. Mordicchia distrattamente l’interno della guancia, come ogni volta ch’è innervosita da qualcosa – o da qualcuno. Scosta l’attenzione immantinente sulla gatta konohana, la quale replica di buon grado sul successivo posto d’incontro in cui poter parlare soltanto loro due. <Sarà fatto. Dammi solo modo… di finire alcune questioni.> Decisamente, visto e considerato che v’è non solo Kamichi da considerare, ma persino la sua famiglia e l’idea secondo la quale lasciare casa di Tachiko sia una buona idea. [ Chakra ON ] Che entrambi possano aver trovato un punto d'incontro? Una pace, una tregua da quelli che appaiono essere i comportamenti della lavica yoton, sicuramente e sinceramente più tranquilli, anche se forse vorrà anche lei usarlo e sfruttarlo per la troppa bontà d'animo che dimostra, ma non penserebbe mai una cosa del genere della sua super eroina. Prende fiato nei confronti della giovane Akaya <Un giorno, faremo un discorso anche noi due> e da dove è uscito tutto questo suo essere rambo? <Se conosci la leggendaria Furaya, dobbiamo parlare> e di cosa? Probabilmente vuole solo capire cosa ci faccia dopo dieci anni lei qui, un protettore dei ninja del passato lui a quanto pare, anche se da licenza e lavoro dovrebbe tenerli attentamente sotto osservazione. <Le erbacce le eradicheremo> continua <E se dovessi essere da solo, epurerò quel male anche senza nessun'altro Furaya> la chiama per nome, questa volta non è pakkurida, questa volta è la sua eroina <Siamo ancora qui, sono ancora qui> prende fiato <La shinsengumi mi ha accettato tra le sue fila, ed il capo anbu stesso mi ha accettato in una missione segreta> non sarà sicuramente il più forte, non sarà imbattibile, eppure corpi importanti e persone molto capaci non lo hanno in alcun modo rimproverato nelle sue azioni, soprattutto in quelle dove c'era bisogno di azione. <Abbiamo appena iniziato, e ci vorrà molto tempo per dimostrarti tutto> continua, stringendo il destrorso pugno nei confronti della giovane Yoton, allunga il braccio nei di suoi confronti, ritto, cosa vuole? Un bro fist, il battito di pugno per sancire questa fatidica pace tra i due, per mettere fine a quella disputa che LA TOSSICA ha volutamente portato avanti forse vittima di sfiducia per il nostro eroe, ma ora le cose possono cambiare; <Ma con te qui, potrò finalmente dimostrare al mondo, ed a te, di cosa noi shinobi della volontà del fuoco siamo ancora in grado di fare> quel braccio teso verso di lei in attesa di finire quella discussione, di mettere fine ai problemi e d'iniziare ad aiutarsi a vicenda, un percorso nuovo per l'angelo delle ombre, un percorso che ha sempre sognato. [Volti di pietra] Alle successive parole di Furaya sospira appena, abbassando le orecchie mentre le lancia uno sguardo empatico. D'altronde può solo immaginare come sia avere a che fare con qualcuno che come lo vedi ci litighi. Quando poi l'altro dice di voler parlare con lei rizza le proprie orecchie, fissandolo < Con me? > incredula e vagamente preoccupata, andando a lanciare uno sguardo a Furaya come per chiederle cosa si deve aspettare da quella dichiarazione. Ed inutile dire che si volta verso Furaya mentre si mordicchia il labbro inferiore, probabilmente intuendo quale sia almeno una di queste questioni. Che poi sia vero o si stia immaginando tutto è solo da scoprire. Ma al momento rimarrebbe al fianco della ex capoclan mentre continua ad osservare ed ascoltare la vicenda, non sapendo davvero cosa aspettarsi da tutto questo. Quindi piega le orecchie verso entrambi, lanciando uno sguardo preoccupato verso l'uomo, mentre la propria coda si agita nervosamente alle proprie spalle, frustando l'aria a destra e sinistra con un ritmo abbastanza calzante. Inutile Inclina anche il proprio capo di lato mentre cerca di seguire i loro discorsi sul dimostrare cose ed estirpare le erbacce. Sicuramente discorsi che, sentiti così, non sono esattamente incoraggianti e le fanno assottigliare appena lo sguardo, senza che però dica nulla, limitandosi a memorizzare quanto sta sentendo e cercando di ragionare a cosa potrebbe portare in futuro, d'altronde lei ha sentito solo questa parte finale del discorso[chackra 28/30] Una tregua – sì, è decisamente un punto d’incontro che possa tale definirsi. Lancia un’occhiata ad entrambi nel momento in cui il giovane avvisa l’altra che dovranno parlare. <Posso consigliarvi di non alzare troppo la voce?> Così, per dire. Finora s’è comunque dimostrata affatto intimorita da quello che potrebbe succederle, motivo in più per continuare a comportarsi nel modo in cui ha deciso d’agire. Più che altro, non intende attirare l’attenzione sul Monte dei Volti, non in questo momento. <Ne riparleremo.> Conferma all’indirizzo del Kokketsu, giusto per sottolineare come non sia assolutamente il miglior momento per farlo, dettato anche dalla presenza di Akaya che, in un contesto del genere, non è esattamente la favorita. Nota quel braccio alzato con il relativo pugnetto, in attesa che la donna stenda il proprio e vi vada a sbattere subito dopo, consolidando quel legame venutosi a creare e quella tregua dichiarata dal biondino. <…> Titubante, non farebbe altro che storcer appena le labbra come se non sapesse esattamente cosa dire – o cosa fare. Tuttavia, comprende che, forse, accettare quella pace fatta non dovrebbe essere del tutto un male. Nella malaugurata ipotesi le cose andassero male, può sempre rintracciarlo e scioglierlo vivo. Non dovrebbe risultare un problema, dopotutto – ha tutto sotto controllo. Quindi, mordendosi l’interno della guancia, stende l’arto mancino con il relativo pugno formato dalle dita chiuse, le quali andrebbero ad impattare delicatamente – senz’alcuna eccessiva forza – verso l’altro. Cessa immediatamente, poi. Non è nel suo stile. <Riponi fiducia in me e cercherò di non fartene pentire.> Come fecero coloro che in battaglia caddero e che non riuscirono mai più a vedere la luce del mattino successivo. Al contempo, Akaya continua a starle di fianco e ad ascoltare le parole pronunciate delle quali, com’è presumibile, capisce ben poco. <Non preoccuparti, è innocuo> Riferendosi al povero Kamichi che viene, per l’appunto, definito innocuo, innocente, un CUCCIOLO. <e se ti torcerà un capello, non avrà più le mani quando lo incontrerò.> Sorride, nonostante la minaccia sia ben poco velata. D’altronde, può decidere se tagliargliele o sciogliergliele, in ogni caso ne resterà privo. Continuerà ancora a confabulare con entrambi, qualora ci sia altro da aggiungere, dopodiché si dirigerà senz’alcun intoppo al Quartiere dei Clan per raggiungere la dimora che divide con la sua famiglia. [ END ] [Volti di pietra] Continua ad ascoltare le parole dei presenti, senza dire nulla ma limitandosi a sospirare appena mentre abbassa e solleva il proprio capo , sorridendo alla ex capoclan < So di poter contare su di te > ammette sollevando le proprie orecchie con un'espressione allegra dipinta sul volto e quindi voltarsi verso di lui < Farò meglio a tornare a casa, domani mi aspetta un'altra ronda > ammette con un piccolo sospiro, per poi fare un profondo inchino e quindi, dopo essersi raddrizzata, donare un allegro sorriso a Furaya e quindi voltarsi per iniziare a muoversi rapidamente giù per le scale con passo leggero, felice di aver constatato che la Nara lavica stia bene sebbene sembri avere alcuni problemi ma, d'altronde, parlerà con lei nei prossimi giorni e quindi non dovrà far altro che aspettare per chiarire il tutto. Le sue gambe si muovono leggere lungo il percorso che la porterà prima giù da quella montagna e poi, attraverso il distretto di Konoha, dritta in direzione del quartiere dei clan lì vicino e da lì alla magione Nara dove avviserà la sua famiglia che di lì a poco potrebbero avere come ospite la capoclan. E quindi passerà i prossimi giorni a riordinare le idee sul come chiederle le cose che vuole chiederle e su riordinare un poco la propria casa, esattamente come farebbe un'adolescente se sapesse la sua rock star preferita stesse arrivando a farle visita. Sì, dopotutto ha ancora viva quella parte infantile dopo tutto quello che è successo in questi dieci anni... E la cosa probabilmente è solo un bene per la sua psiche [chackra 28/30] Sembra proprio che quel loro incontro stia per finire, entrambe le donne lasciano la loro ultima parola e le loro ultime azioni, prima di sparire, nel nulla, lontane verso mete e destinazioni ignote, verso luoghi che il biondo può sinceramente solo immaginare. Le parole di furaya ovviamente hanno la precedenza in tutto questo ambaradan, e per dirla tutta, non si aspettava neppure così tanta considerazione e partecipazione da parte della lavica Yoton, che batte addirittura il pungo al nostro biondo eroe... che storia, il bro-fist da parte della Ex decima, ci rendiamo conto?! <E allora sia> prende fiato <Abbiamo tutta una strada da percorrere, quindi, sappi che dovremmo presto rivederci per parlarne meglio> inizia una nuova era qui su quei faccioni di pietra <Dobbiamo muovere il primo passo verso la nuova volontà del fuoco, verso un futuro migliore> dio santo, è un cazzo di oratore questo qui, politichese, e cazzo se è convincente con questi discorsi, davvero davvero bello. <La mia fiducia resta con te Decima> continua <E spero che lo stesso faccia la tua, solo così potremmo davvero rendere reali quelle parole tutte> e continua, infine, andando verso la giovane akaya <Non potrei torcere mai un capello ad una così bella e gentile donna> eccallà, aridaje, riprendete a questo jamm <Al prossimo incontro Furaya, o pakkurida che tu voglia> infine, verso la yoton <E che la volontà del fuoco possa vivere ancora una volta gli anni d'oro degli shinobi> un dogma da seguire, assieme alla sua di volontà ovviamente. Volta anche lui le spalle, s'incammina verso chissà dove per poi sparire dalla zona [End]