Il vecchio fuoco in uno spento vecchio
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Giocata dal 31/08/2021 20:34 al 01/09/2021 01:21 nella chat "Centro di Kagegakure"
[Centro Kagegakure - Ristorante] V'è una bianca luna nel cielo stellato di kagegakure, ormai la sera è arrivata, il pomeriggio ha lasciato spazio ad un manto più scuro, un empireo decisamente diverso e misterioso, brillante di quanti più puntini si riescono a contare in cielo... anche se l'inquinamento luminoso dato dalla tecnologia non aiutano a formare l'atmosfera tipica delle stellata notti di fine estate, ma lasciando comunque un piacevole sapore di natura ai pochi shinobi che si lascino ancora cullare dagli attimi di pausa degli sguardi persi all'universo. Ritorna con gli occhi tra i terreni, guarda davanti a se il nostro giovane eroe, persone delle più disparate età entrano ed escono dai più disparati negozi, supermercati e saloni, chi per comprare e chi per vendere, il centro nevralgico della movida di Kagegakure, la capitale di quelli che sono i grandi villaggi ninja riuniti; Gli abiti scuri della shinsengumi hanno lasciato spazio a qualcosa di molto più informale, una maglietta dalle mezze maniche di colore bianco e dallo scollo ad U molto pronunciato, mentre al di sotto un pantaloncino nero farebbe braccetto con delle scarpe del medesimo colore dell'indumento superiore, così, per seguire un minimo di moda acquisita col tempo tra le mura del villaggio. Fa qualche passo in avanti, gli orecchini ai lati della testa, di colore ocra e dalla fantasia a bi-elica, si muovo al quasi cozzare dei passi al ciottolato suolo della zona, lasciando che quel suo corpo vada a macinare metri in direzione rettilinea, passo dopo passo, con calma e precisione, con lo sguardo di qualcuno che vuole mangiare qualcosa per terminare la giornata di lavoro, tranquilla per quanto concerne i pericoli, ma forse ancora un pò troppo noiosa per colui che si definisce - nei sogni - l'angelo bianco del villaggio delle ombre. La mano mancina avanza a tirar verso destra una tendina tipica della zona, colori chiari e luci soffuse che arrivano dall'interno, più che una porta, parrebbe essere una tendina a scorrimento che permetta di entrare in un mondo assestante, in un posto ed un luogo atipico per la tecnologica e frenetica Kagegakure, fatto ancora di sapori ed odori del passato, l'aria ebra di riso fermentato e aceto, il candore dei riflessi su quei legni chiari, e poche persone che ancora si godono l'agio e la calma che qualche boccone e qualche sorso di sake sanno donare ai più pazienti, lì dove forse dieci anni non sono passati davvero. China il capo il biondo eroe, verso chi? Ma ovviamente, l'ostè, chef e pure cameriere del locale, facendo così ingresso ufficiale in quella struttura, prigioniero dei profumi, naufrago tra quelli che sono i suoni di una piastra e di una cucina che cantano all'unisono. Volta il capo verso una figura maschile, sembrerebbe massiccia, decisamente non uno straniero da terre orientale dati i vestiti che indossa, colori tenui quelli del kimono che porta quasi con imperioso portamento sulle spalle, lasciando invece intendere che sia un maschio nella mezza età, non giovane come il nostro Ventunenne, ma neppure vecchio come un cinquantenne, ma forse l'apparenza inganna in questo caso; <Le dispiace se prendo posto qui?> domanda, cordiale, non vuole dar fastidio a chi prima di lui è magari in attesa di qualcosa <Non mi è mai piaciuto prendere posto da solo nei locali a cui mangio o bevo> prende fiato, aspettando la risposta del suddetto, laddove continuerebbe poi col sedersi sul legnoso sgabello nei pressi di un lungo e legnoso tavolo, prendendo posto per lasciarsi sfuggire due ultime frasi, rivolte allo chef: <Il piatto del giorno> continua <Con qualcosa di buono da bere vicino, grazie> terminando con gli occhi volti alle preparazioni in cucina. [Centro Kagegakure - Ristorante] Il sole ha ormai abbandonato i cieli di Kagegakure da diverso tempo. Al suo posto, una luna sufficientemente luminosa si staglia nel cielo, tinteggiando con il proprio pallore tutto ciò che riesce a raggiungere. Un paesaggio di luci e penombre si apre or ora che il sipario si alza, ma laddove avrebbe potuto esserci una realtà incontaminata e nostalgica, la tecnologia e il futuro hanno soppiantato tutto quanto. La luce artificiale è più invadente che mai. Delle tonalità del passato non è rimasto poi molto, e ciò costringe chi vi è particolarmente attaccato a cercare frammenti di nostalgia in piccole realtà che tutt'oggi cercano di mantenere vivi i ricordi del tempo che fu. Per questo motivo la nostra attenzione si concentra in un piccolo ristorantino vecchio stampo... le luci soffuse e l'odore di buono riempiono l'aria e garantiscono a creare un'atmosfera che difficilmente si può ricreare nella cacofonia del nuovo mondo. Si tratta di un locale non molto frequentato, a testimonianza del fatto che, proprio quelle persone che cercano di tener vivo il legame con il passato, non siano poi così tante. Al bancone siede proprio il nostro Tenjiro. Si tratta di un uomo che ormai si appresta a varcare la soglia del mezzo secolo di età, con cui il tempo sembra esser stato tuttavia clemente. Almeno nel corpo, s'intende. Un ragazzo fa il proprio ingresso, se così si può dire, scostando quelle tendine in grado di creare la separazione perfetta tra i due mondi: il futuro fuori e il passato dentro. Innanzi ai suoi occhi si staglia proprio la massiccia figura di Tenjiro, che oltre ad essere abbastanza imponente per fisionomia, pare ancor più voluminoso per via dei vari strati di vestiario che si porta addosso. Un kimono nero avvolge tutto il suo corpo, leggermente aperto ad altezza del petto villoso. Sopra di esso è poggiato un giaccone bianco riportante lo stemma della famiglia Hyuga, che tuttavia non è accessibile alla vista per via di un secondo soprabito. Questo, di colore rosa e riportante motivi floreali, dona un tocco eccentrico alla figura in questione, più di quanto già non facciano il suo viso sfregiato e l'espressione paciosa. La cena del buon Tenjiro viene interrotta, ma la cosa non sembra recargli disturbo ancora. <Mh?> Mugugna interrogativo, girando leggermente il capo per poter volgere l'unico occhio buono al nuovo arrivato. <Prego, accomodati.> Commenta con tutta la calma del mondo. <Non è mai bello banchettare in solitudine.> E' facile capire che Tenjiro sia un tipo abbastanza tranquillo e dal fare conviviale. <E' un peccato che in posti come questo la compagnia non sia mai quella che ci si augurerebbe.> Ovviamente lui si riferisce ad una questione di numero, non di tipologia degli individui. La verità è che sono rimasti veramente in pochi alla ricerca di questo senso di nostalgia. La tecnologia sembra aver piano piano conquistato tutti quanti. <Cara...> Riferendosi alla cameriera. <Nel mio ramen ci metteresti dell'uovo extra?> Ed un sorriso affabile, quasi marpione, le vien donato. Intanto, la presa della mano destra vien serrata debolmente attorno al piccolo sakazuki presente sul bancone, che viene lentamente sollevato e portato al volto. Il bicchiere da sake, viene portato alle labbra per qualche istante, quindi, prima che queste si schiudano per dar nuovamente voce ai pensieri. <Sembri molto giovane...> Ammette divertito. <... è difficile vedere gente della tua età in posti come questo. Come ti chiami?> Semplice e amabile conversar. [Centro Kagegakure - Ristorante] La solitudine quando si mangia non è mai il massimo, figuriamoci quando si beve, eppure qualcosa non torna nei discorsi del vecchio Tenjiro... <Eppure, lei sta banchettando da solo, o era in compagnia di qualcun altro?> domanda incuriosito il ragazzo dalla bionda chioma, volendo capire anche con chi sta avendo il piacere di parlare questa sera, durante quello che sarà a breve il suo cibarsi. Volge la parola poi ad una seconda frase pronunciata dal misterioso uomo Hyuga, come se volesse dire la sua in merito ad un discorso o un concetto così filosofico come la compagnia, la scelta di quest'ultima, o puramente il piacere dato dallo stare con altre persone <Non ho mai pensato che il numero facesse la qualità> un discorso abbastanza apprezzato anche in altri ambiti <Non tutti riescono a vedere i valori delle cose, soprattutto quando queste ultime richiedono occhi particolari per essere ancora apprezzate> ha basato su questo la sua missione di vita, che pare essere così sola in questo frangente, abbandonandolo molto spesso a se stesso in quel suo utopico futuro di pace ed armonia, ma laddove solo e senza nessuno, anche contro le malelingue di tutti, continua imperituro a perseverare convinto che sia quella la strada giusta, così come questi nostri due eroi si trovano lì ad apprezzare quello che altri mille invece disprezzerebbero senza troppi fronzoli. <Amante del Ramen?> prende fiato <O solo delle uova?> sorride, di tanti ingredienti sentiti, l'aggiunta di uova extra l'ha sentita poche volte, di solito chiedono sempre o più posta o più carne <Decisamente giovane direi> continua < Lo prendo come un complimento uomo goloso di uova> epiteto simpatico in anticipo al non sapere il di lui nome, per ora, appellandosi ad una particolarità appena conosciuta dello Hyuga appena conosciuto. <Il mio nome è Kamichi> prende fiato <Kamichi e basta> nessun cognome per lui, nessuna reale appartenenza a famiglie di kagegakure <Lei invece, come si chiama?> continua <posso invece dirle che è da un bel pò che non mi capita di avere a che fare con qualcuno di palesemente più anziano di me> tutti giovani e ragazzini, chi davvero e chi solo nell'apparenza, non ha mia avuto davvero a che fare con un uomo di questa precisa annata. <E' di queste parti?> domanda <Non l'avevo mai vista in giro> passando il testimone. [Centro Kagegakure - Ristorante] Le labbra si distaccano ancora una volta dal sakazuki, increspandosi poi in una smorfia divertita quando l'altro porta alla luce il paradosso di quella cena solitaria. <Ottima capacità di osservazione.> Ammette, con ancora quel sorrisino sul volto. <Sono solo a questo bancone proprio perchè, a discapito del numero, sono un uomo che valorizza decisamente più la qualità della compagnia.> E in questo gli da assolutamente ragione. Intanto la cameriera porta la ciotola di ramen con aggiunta di uova extra, oltre all'ordinazione del ragazzo. <Il numero non fa la qualità, infatti...> riprende il discorso, mentre si specchia con l'unico occhio buono che ha nel brodo del ramen. <... ma non puoi sperare di trovare compagnia di qualità, se non c'è nessuno tra cui cercare. Si tratta di un vago equilibrio. Come per un po' tutte le cose nella vita...> Ma non si dilungherà oltre in questo discorso. Non sono cose che solitamente interessano ad un giovincello. Anche se questo giovincello nello specifico si lascia andare ad un commento che non ci si aspetterebbe proprio da chiunque. O forse è Tenjiro a donargli più peso di quanto dovrebbe? Quell'accenno agli occhi è inevitabilmente una stilettata all'animo del buon Hyuga. Lui li aveva, gli occhi per guardare il mondo. Certo, non esattamente quelli che intende il ragazzo, ma è inevitabile che l'associazione di idee lo tocchi un po' più a fondo. Si perde per qualche attimo nel proprio riflesso nel ramen, lì dove il suo occhio perlaceo tipico della famiglia Hyuga risplende come la luna nel cielo. Per fortuna il ragazzo è un tipo loquace e una nuova domanda attira la sua attenzione. <Mh?> Mugugna ancora, rinsavendo. <Possiamo dire che mi piacciano in egual misura... e l'uovo non è mai abbastanza!> Reminiscenze di un'epoca passata, quando il ramen lo mangiava altrove. <Complimento? Dipende dai punti di vista.> Ridacchia, divertito dalla sicurezza dell'altro. <Dipende da come percepisci il mondo.> Alla fine complimenti e insulti differiscono unicamente per questo. Dipende da qual è la tua prospettiva nei confronti del mondo. <Però il mio commento aveva accezione positiva, si.> Le labbra si inarcano ancora in una smorfia rinnovata. Le palpebre dell'occhio sinistro si stringono appena e le labbra pronunciano quel nome con una leggerissima nota ironica. <Kamichi e basta.> Ripete, per poi rispettare il rigore delle convenzioni sociali e presentarsi a sua volta. <Tenjiro Hyuga.> Non ha nulla da nascondere, dopotutto. <Beh è una considerazione interessante, che richiama inevitabilmente una domanda...> Ovviamente si riferisce al fatto che non abbia a che fare con gente di una certa età. <Non ti capita perchè non ne trovi in giro, o per scelta?> A occhio e croce, pensa sia la seconda. <Sono originario di Konoha.> E data la sua età, non è difficile capire che la Konoha a cui si riferisce non è propriamente il distretto di Kagegakure. <Tu? Sei di queste parti?> Nel caso in cui non si sia capito, Tenjiro è un amante del dolce e pacifico convivio. Tuttavia la domanda è un po' controversa... alla fine sono un po' tutti -di queste parti-. <La nascita di Kagegakure ha... rimescolato un po' le carte.> Un po' troppo. [Centro Kagegakure - Ristorante] La discussione appare essere abbastanza articolata, si controbattono a suon di mezzi discorsi filosofici, tra chi beve e mangia, e tra chi come loro invece aspetta il cibo richiesto. <Grazie mille, sembra delizioso> arriva la sua ordinazione, piatto del giorno sembra essere un piccolo assortimento di Sushi misto, vari pezzi tra uramaki ed hossomaki, passando dal sashimi ed i nigiri, un mix ben fornito per qualcuno che ha fame, come il biondo poi d'altronde. <Allora voglio credere di essere quella singola qualità preferita alla quantità> anche con un pizzico di autostima <e capisco cosa intendi> prende una pausa <Tenjiro Hyuga> prende fiato <Conoscevo una Hyuga qualche tempo fa, Mekura, la conosci?> continua <Aveva all'incirca la tua età credo> sulla quarantina, l'uomo si porta più giovane agli occhi del nostro biondo, che non lo immagina più che cinquantenne, andiamo, come si fa a dare del vecchio al capitano comandante! <Bhe, se sei goloso di Ramen, posso solo consigliarti Ichiraku nei pressi di Konoha, è imbattibile da generazioni in generazioni> osserva <Nulla da togliere alla ricette squisite fornite in locali come questi, ma c'è chi fa solo quello da tipo quanto? Duecento anni?> sorride, mentre manda giù qualche pezzo di quel piatto freddo servitogli come cena <Ah, vuoi favorire?> chiede <Non fare troppi complimenti, preferisco condividere del buon sushi piuttosto che mangiarlo tutto da solo> sincero nel tono, non gli è mai piaciuto essere etichettato come ingordo o egoista, dunque lascerebbe che Tenjiro possa cibarsi senza problemi del sushi arrivato. Risulta alla vista abbastanza composto, mangia senza problemi nella sua zona d'educazione, è una persona tranquilla il biondo, molto carnale per quanto concerne, ingenua se così vogliamo dire, un bonaccione classico <Diciamo che> manda giù un boccone <La maggior parte delle volte, tra genin, ci becchiamo tra giovani ragazzi> continua <Non ho intrecciato grandi discussioni con uomini più grandi> prende fiato, continuando a rispondere <Sni> in che senso? <Non sono originario di queste parti, o meglio> specifica <So per quanto mi hanno raccontato che abbiamo origini dalla zona del villaggio della Luna> tutte canzoni e filastrocche raccontate dalla tribù di cui faceva parte <Ma di base ti direi che faccio parte del mondo, originario di una tribù nomade in giro per i continenti ninja> non perde tempo per sottolineare un concetto importante <Ma credo che l'appartenenza ad un posto, nasca dal posto che ti segna e ti cresce, da quello in cui vivi per più tempo> e non da quello nel quale sei nato <Ma ti direi che sono del distretto di Konoha ora> sorride, continuando a mangiare. [Centro Kagegakure - Ristorante] L'altro si fa forte di una certezza che, tuttavia, Tenjiro non gli ha dato. Non ancora. <Pretenzioso da parte tua, considerando che ti sei invitato al banchetto da solo...> Cercherà di guardarlo con la coda dell'occhio, mentre il sorrisino beffardo non abbandona il suo viso. Intanto le bacchette di legno affondano nel brodo e cercano di acchiappare ciò che vi galleggia beatamente all'interno. <Stai tranquillo...> smorza eventuali pensieri negativi, rivelando l'ironia delle sue parole. <... se non fossi un'eccezione, non saremmo qui a parlare. Saresti uno dei tanti.> Che si siedono vicino a lui, ma non ci hanno nulla a che fare. Continua a mangiucchiare spensieratamente, quando ecco che l'altro tira in ballo altri membri della famiglia Hyuga. <Mh...> mugugna pensieroso, riflettendo su quel nome. <Mekura...> cerca negli archivi della sua mente un volto da associare a questo nome, seppur con scarsi risultati. <Non ricordo di una Mekura sulla cinquantina... Sicuro che abbia la mia età?> Gli dona indirettamente un dettaglio su se stesso. Il tempo è passato su di lui, ma lasciando meno segni di quelli che avrebbe potuto. <Inoltre... mi sono allontanato dalla vita del Clan da un po' di tempo a questa parte.> Quasi trent'anni, a dir la verità, ma son dettagli. <Mi perdonerai, ma forse non sono la persona più adatta a cui fare questo genere di domande, temo.> Un'ammissione che fa un male atroce, in realtà, perchè porta a galla ricordi che forse era meglio tenere sepolti. Eppure Tenjiro è un maestro della dissimulazione. Quella nota angosciante che tinteggia il suo animo, non traspare sul volto e tanto meno nella voce. <Aaaaah si. Ichiraku è una garanzia.> Immancabile. Indimenticabile. Una delle poche cose che neanche l'apocalisse riuscirebbe a cancellare(?). <Ci vado spesso. Semplicemente... sta sera mi sono spinto un po' più in la del solito. Casa mia non è troppo lontana da Ichiraku, sai?> Dopotutto... da quando Konoha è diventata praticamente un quartiere, un po' tutto è vicino ad Ichiraku. Ancora una volta, è questione di punti di vista. Intanto gli viene offerto del sushi e, diversamente da quello che etichetta e buone maniere suggerirebbero, accetterà di buon grado. <Oh, accetto volentieri!> E con rapidità le bacchette cercheranno di afferrare un pezzo di sashimi e strapparlo al suo legittimo proprietario. <Questo alza di parecchio l'asticella della qualità della tua compagnia.> Ovviamente la vena ironica nel tono è palese. Lo sta genuinamente prendendo in giro. <Quindi sei un Genin. E' passato tanto tempo da quando hai portato a termine il percorso accademico?> Dimostra di saperne qualcosina. Non è esattamente un civile... ma questo l'altro potrà aspettarselo. Il Clan Hyuga è famoso per i suoi discendenti ninja dalle abilità peculiari. <Far parte del mondo...> Ripete, riempiendo il bicchiere di sake. <Vuoi?> Domanda, interrompendo momentaneamente la linea del pensiero con un intermezzo cortese. <Direi che come filosofia è più che calzante con quella che è la situazione attuale.> Ammette, consapevole del fatto che ormai le cose siano cambiate. <Un tempo era diverso... Ci si sentiva parte di qualcosa. E seppur da un lato ciò portasse una sorta di... separazione tra i popoli, allo stesso tempo ci donava un'identità.> Difficile capire se sia a favore o meno della cosa. La sua trattazione è abbastanza ampia. <Avevamo una casa... uno spirito patriottico... qualcosa da difendere. Invece ora facciamo tutti parte di qualcosa che è più grande. Troppo grande per sentirla -nostra-.> E quell'istinto protettivo si è concentrato su altro. Sulle cose più piccole e più vicine. <Quella diversità non si è colmata, secondo me. Siamo insieme, ma separati... e di conseguenza quest'unica realtà, non ci appartiene.> Forse è un discorso troppo profondo da fare con un ragazzo. <Allora spero di beccarti qualche volta... così potrò offrirti del ramen di prima scelta.> Intanto la sua coppetta inizia a vuotarsi completamente. [Centro Kagegakure - Ristorante] Tra un boccone e l'altro, tra una bevuta e l'altra, entrambi i nostri eroi continuano la loro piacevole chiacchierata, lasciandosi alle spalle eventuali problemi dati dalle giornate e dai lavori, godendosi quello spazio di mondo vissuto per qualche ora in un passata decisamente rilassato. Gli sorride quando il vecchio lo informa di essersi autoinvitato al sedere, effettivamente è stato così <Allora siamo stati fortunati entrambi, non è di cattiva compagnia> pausa <Tenjiro Hyuga> ricalca quanto sentito prima dalla voce del kimono munito, come se volesse ricordarsi quel nome e quel cognome <Sarà, è strano qui il tempo tra le mura sai?> lo avverte < Gente che torna come resuscitata dopo ben dieci anni di assenza, data per morta > e lui di queste persone ne conosce davvero tante <Ci sta che non si conosca qualcuno, le cose cambiano velocemente nel villaggio delle ombre> che siano positive o negative poi, è un altro paio di maniche. <Felice di sapere che non ti fai pregare ad un invito Tenjiro> sarebbe stato uno spettacolino abbastanza pietoso da vedere, meglio così, meglio la spontaneità alla finta modestia o alla falsa educazione! <Sono d'accordo con te per quanto riguardo la questione dei villaggi> prende fiato <Eppure, per quanto mi riguarda, sono sicuro che questa scelta possa essere il futuro> è un piccolo maniaco del controllo e della giustizia lui <Se le persone potessero imparare a vivere insieme, in un unico e grandissimo territorio> prende fiato <Potremmo finalmente dire addio a guerre, carestie e morti immonde> come quelle dettate dalla rabbia e dall'ingordigia umana <Kagegakure è un progetto davvero laborioso, ma obbligato, un qualcosa che tutti siamo costretti a vivere per salvarci dalle bestie volanti che vivono fuori dalle mura> parlando delle chimere, mentre sorseggia volentieri un bicchiere riempito da Tenjiro <Ma se potessimo vivere un giorno tutti quanti in armonia, indistintamente da mura e mari, per il solo scopo di prosperare tutti in un modo che ha spazio per ciascuno di noi...> lascia che lo sguardo vada a cadere proprio in quel liquido dentro al bicchiere <Ti sembreranno le parole di un pazzo> prende fiato <Ma sono certo che quel domani non è troppo lontano, è da qui, da questo villaggio, il mondo ninja potrebbe iniziare a prendere spunto affinchè tutti capiscano che oltre al nome, le tecniche ed i clan, siamo tutti shinobi uguali tra di noi> giovane, incosciente e pieno di sogni... piccolo kamichi. [Centro Kagegakure - Ristorante] Ridacchia divertito nell'udire le considerazioni altrui. <Esistono tanti modi di resuscitare... ed, invero, altrettanti modi per morire.> Criptico in questo suo dire, e le sue prossime parole non miglioreranno la situazione. <Al di la di quella che è la percezione del tempo e dello spazio tra queste mura... la gente moriva e resuscitava da molto molto prima.> Ovviamente lui si riferisce al senso più astratto di quelle parole. Lui è morto trent'anni addietro, per esempio... assieme ai suoi compagni in missione. Lui, dopo trent'anni, non è ancora resuscitato. Ovviamente, però, questi pensieri non abbandoneranno la sua mente. Non prenderanno concretezza. <Cambiano anche troppo velocemente, ragazzo mio. Alla mia età, vorresti che il mondo rallentasse per stare al tuo passo.> Si sminuisce, ma la verità è che è lui a non voler stare al passo con il mondo in continuo mutamento. Potrebbe essere molto di più... potrebbe dare molto di più. Invece si limita a vivere passivamente, con l'animo spento ormai da troppo tempo. E pensare che alla sua età ora avrebbe potuto anche tenere le redini del Clan. Magari indirizzare Konoha verso un futuro differente... tuttavia, con i se e con i ma non si è mai scritta la storia. Lentamente vuota la propria ciotola. Le dita della mano destra cingono un'ultima volta il bicchiere del sake, dopo aver lasciato le bacchette, lasciandosi andare ad un conclusivo ed appagante sorso di quel nettare fermentato. <Il tuo pensiero non è così sbagliato.> Ammette, anche per non scoraggiarlo troppo. <il problema è che il tuo progetto affonda le proprie radici in un terreno marcio.> Ennesimo concetto astratto, seppur più semplice da far proprio e comprendere. <Non credo che sarà mai possibile estirpare egoismo, ipocrisia e sete di potere dall'animo dell'uomo.> Lo dice con una leggerezza e genuinità disarmante. E' palese che lo pensi sul serio e che non sia parlando per frasi fatte. <Quindi tutto quello che possiamo sperare di costruire è una realtà fragile, fondata su un altrettanto fragile equilibrio... nell'attesa che la mossa sbagliata di uno sconsiderato riporti ancora una volta tutti sul baratro.> Un sognatore e un disilluso a confronto. Tenjiro, purtroppo, è stato piegato dai colpi roventi della vita molto tempo addietro. <Sai cosa ci tiene uniti?> Domanda a bruciapelo, senza aspettare la risposta. Gliela darà lui. <La paura.> L'ennesima schiacciante verità. O almeno quella che lui ritiene tale. <Questo equilibrio regge perchè realtà così diverse sono costrette a fare fronte comune contro qualcosa di più grande e pericoloso.> E fin qui tutto ok. Sembra quasi poetico. <E quando il grande nemico non ci sarà più?> Magari un giorno le chimere verranno distrutte e questa grande unione potrebbe non servire più. <Chi diventerà il prossimo grande obiettivo da demonizzare pur di far reggere il fronte comune?> Il discorso sta decisamente scappando di mano. Tenjiro si sta lasciando trasportare troppo. <Perdonami. Non volevo amareggiarti.> Ammette, spezzando il discorso e cercando nel kimono i soldi per pagare la cena di entrambi. <Continua a sognare, -Kamichi e basta-. Non sono quelli come me a cambiare il mondo, temo.> Quindi gli augura di essere diverso. Intanto lancia un sacchetto con i Ryu verso il proprietario del locale. Sta sera offre il Clan Hyuga. [Centro Kagegakure - Ristorante] Botta e risposta, decisamente una bella discussione su temi decisamente importanti quali guerra, pace e concetti di vita visti dagli occhi di un ragazzino e da quelli di uno spento vecchio che ormai della vita, ha vista forse troppo. Il buon Tenjiro non ha mica tutti i torti, è davvero possibile portare a galla una realtà utopica come quella descritta dal biondo, se poi, in ogni uomo, è radicata l'essenza marcia di quello che ha sempre portato a guerre e morti, a catastrofi mosse dalle mani di ninja che volevano il potere e le ricchezze di altri. <Non lo metto in dubbio Tenjiro, i tuoi discorsi hanno sicuramente più esperienza di quelli lanciati fuori dalla mia bocca> prende fiato <Hai vissuto la vecchia era, e ti stai affacciando come me su quella nuova, con la differenza che i tuoi hanno sicuramente immagini e scene ben diverse da quelle mie> lo riconosce, kamichi è una persona buona, umile e molto disponibile al confronto... quando non si parla di crimini, illegalità e mali superiori, lì è n'attimo... come dire, fanatico ecco. <Ma se parli di un marcio, se parli di un male, di una malattia che affligge l'uomo... allora perchè non curarla? Se fosse erbaccia, perchè non tagliarla ogni qual volta si presenti?> prende fiato <Le guerre, gli scontri, sono tutti appoggiati dalle persone, per le disparità, per l'inuguaglianza che vige nei popoli> un dato di fatto questo, il povero cerca i soldi del ricco, l'affamato ruba il pane all'ingordo <Ma se fossimo in grado di costruire una società dove tutti possono avere tutti, dove l'equità e la giustizia favoriscano la crescita di tutti, allora perchè dovrebbe insorgere questa> fa virgolette con le mani? <Malattia dell'uomo?> ma subito dopo scuote la testa, sospira e si volta verso il neo-conosciuto Tenjiro <Devi scusarmi, sarà l'alcool> gli fa uno strano effetto, ha l'iper-metabolismo kokketsu, quindi le cose le assimila istant, e le smaltisce istant, come le sbronze <Sarà il tempo a darci le risposte che vogliamo, ma stanne certo> convinto, imperioso <Farò qualsiasi cosa pur di rendere reale quella visione di mondo> sorride, verso il vecchio <E chissà che non avremo bisogno di gente saggia come te, sia prima che dopo> che gli stia lanciando un leggera pulce? è sempre alla ricerca di guerrieri della pace, persone che possano appoggiarlo ed aiutarlo nella cattura e la ricerca di criminali <Non c'era bisogno, fortunatamente ho un buon lavoro alla shinsengumi> rivela al vecchio, che sicuramente conoscerà la rinomata ed estremamente d'elite shinsengumi. [Centro Kagegakure - Ristorante] <Voglio sperare che sia esattamente come tu dici.> Ammette, seppur si permetta il lusso di una ormai fin troppo radicata disillusione. Lentamente scende dallo sgabello di legno che lo ospitava, innalzandosi per tutti suoi 185 centimetri. Seduto ed ingobbito poteva sembrare meno alto. Invece no... Tenjiro si mostra piazzato e dalle spalle larghe. Muscoloso, laddove kimono e giacconi non riescono a celare a sufficienza la sua struttura fisica. Si tratta di un corpo che nel tempo è stato allenato e temprato, seppur negli ultimi anni abbia perso smalto e memoria muscolare. <Aspetto il giorno in cui si presenterà alle soglie di questa città un uomo con la cura per questi mali.> Che sia proprio il ragazzo? Chissà. <Ci hanno provato il molti, ma come puoi vedere... con risultati discutibili.> Ridacchia portando la mano sinistra al sugegasa, così da sollevarlo e rimetterselo sul capo. Lo porta sempre con se, anche la sera. <I tuoi pensieri ricalcano i sogni di molti. Moltissimi.> Commenta, sistemandosi il copricapo così che non voli al primo colpo di vento. <Però, ecco... c'è bisogno di un progetto concreto per riuscire a realizzare questi sogni. C'è bisogno di un'idea. Un'idea che, a quanto io sappia, ancora non è venuta a nessuno.> E di conseguenza, non sa che consigli dargli per motivarlo ulteriormente. Se avesse le risposte che l'altro cerca, probabilmente le avrebbe messe in pratica lui stesso. <Ad ogni modo, non smettere di coltivare questo obiettivo.> Questo glielo dice dal profondo del cuore. <Finchè ne avrai la forza, combatti per quello che ritieni giusto.> L'altro dimostra di essere assai più coriaceo e determinato del vecchio Hyuga. Ma è una frase nello specifico che gli strappa un sorriso divertito. <Gente saggia come me?> Socchiude l'occhio perlaceo, lanciando un profondo sospiro. <Gente come me, paradossalmente, è proprio ciò che impedisce al mondo di liberarsi della zavorra del passato. Gente come me, rassegnata e disillusa, non rema per raggiungere quel traguardo che tu ti sei prefissato. Anzi... spesso appesantisce solo la barca.> Riapre l'occhio e lo guarda intensamente. <Sicuro di volere a bordo uno come me?> Non è una richiesta ufficiale, ovviamente. E' un invito a riflettere bene sulla scelta di chi ci si vuole circondare. Ormai Tenjiro non è neanche più un combattente valido... oltre a riempirsi la bocca di frasi vuote, non vale un gran che. <Come se fossero i soldi il problema...> Ridacchia divertito. <Non hai a che fare spesso con gente gentile, vero?> Si domanda ad alta voce, considerando la sua risposta. <Cortesia e gentilezza non hanno valore. Non si guadagnano con un buon lavoro. Ecco...> Lo guarda un'ultima volta. <... forse comprendere e accettare questo è un ottimo modo per iniziare a... estirpare le erbacce.> L'altro capirà sicuramente il riferimento al discorso precedente. <Stammi bene Kamichi. Cerca di non metterti nei guai.> Con un cenno del capo saluterà lui e il proprietario del ristorante, scostando subito dopo una delle tendine e mescolandosi con la miriade di lui della cittadina. Il sipario cala, consapevole che la notte sarà più che in grado di custodire il rientro di Tenjiro alla propria abitazione. || [Centro Kagegakure - Ristorante] Alla fine della fiera, i due hanno passato una piacevole serata insieme, hanno chiacchierato e si sono goduti il tempo che passava, tra un boccone e l'altro, tra una bevuta e l'altra, senza troppi fronzoli di mezzo, senza che la serata stessa possa risultare noiosa ecco. <Forse non bisogna aspettare l'uomo giusto, ma il momento giusto in cui quel fatidico uomo sarà pronto ad agire> è davvero pompato su questo discorso <E proprio perchè questi sono i sogni di mille altri ninja che hanno vissuto in ere diverse, sono certo che valga la pena caricarsi questo fardello sulle spalle, per barcamenarsi verso quel futuro di cui ti parlavo prima> la figura di kamichi appare infuocata, piena di vita e di voglia di fare, quasi fosse un fuoco acceso <Tenjiro il mio nome è Kamichi> prende fiato <E affinché la gente possa vivere nella pace e nella giustizia che merita, farò di tutto> continua <Dovesse costarmi la vita, dovesse essere il mio ultimo desiderio> mekura gli parlava della volontà degli altri kage, e se una delle prossime fosse proprio la volontà di kamichi? <Sono alla ricerca di gente che voglia unirsi alla causa, persone con le quali agire verso un mondo migliore> non ci gira attorno <So che potrebbe sembrarti assurdo, so che potrebbero apparirti come le vuole parole di un ragazzo troppo ubriaco> non lascia scampo alla fine del discorso, è una macchina, un venditore di idee <Ma se volessi ritornare a lottare un giorno per qualcosa, per un nuovo ideale e... per il futuro di noi tutti, sappi che c'è sempre bisogno di persone nuove e dedite alla causa, soprattutto se possono avere sulle spalle anni e visioni diverse> non la passa a dire, ha intuito la stanchezza del vecchio, ma se l'istinto non lo inganna, pare esserci un barlume di speranza in quelle sue parole, e semmai un giorno dovesse ritrovare il fuoco di una giovinezza passata, allora, potrà ricordarsi dell'invito di kamichi, del biondo angelo delle ombre. <Grazie per la cena, vecchio Hyuga, e ricorda le mie parole> prende fiato <Fai anche tu attenzione, e se dovessi aver bisogno di aiuto, non esitare a chiedere> è la sua vocazione, nulla da fare. E che dire ora? S'alza, hanno già pagato per lui, si volta, saluta e sparisce verso l'orizzonte, andando verso casa sua.[End]