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Giocata del 31/08/2021 dalle 19:22 alle 23:43 nella chat "Chiosco di Ramen "
Kan. Sì deve trovare quel ragazzo di cui non ha salvato il numero e che al momento le risulta assolutamente impossibile da contattare. Sono stati mesi densi di lavoro da parte sua, più che altro indagini che non hanno portato a nulla, tutte piste inutili. Come se non bastasse i suoi contatti con Fuji e Nene si sono ridotti all’osso, la prima non è quasi mai riuscita ad incrociarla in sede ed il secondo, nonostante ci abiti accanto, tra i suoi tentativi di evitarlo e la semplice (s)fortuna non lo vede ormai da troppi mesi. Ma perché questa premessa? Beh per spiegare la facile motivazione che l’ha portata ad indagare su un caso vecchio come quello del ragazzo risvegliatosi improvvisamente dal coma ovvero: la noia e la necessità di non pensare a quanto sia arrabbiata ultimamente. Solo problemi, la sua vita è da sempre una costellazione di problemi maledizione. Cammina a passo svelto e deciso per il distretto di Konoha, diretta al più famoso chiosco di ramen con una semplice e alquanto razzista consapevolezza: se è di Konoha allora mangia il ramen. Facile. Indossa la divisa anche in questo momento, infondo sta lavorando. Un apio di pantaloni a sigaretta neri, vita alta e abbastanza eleganti a fasciarle le gambe, gli anfibi in vernice bianca poi a fare da contrasto e a proteggerle i piedi, la giacca nera, dal taglio femminile le scivola lungo i fianchi, lasciata aperta per poter meglio tollerare la temperatura odierna ed infine parte della barlette nera che si fa strada su quella pelle candida, mostrandosi giusto al centro di quel torace. Sofisticata ed elegante nel suo modo di apparire estremamente moderno. I capelli alla luce del tramonto e dei lampioni appaiono di un biondo estremamente caldo e sono legati in un’altissima coda di cavallo, non c’è ciuffo a sfuggire dal controllo di quella perfezione, tutto è curato, tutto è studiato. Sul cuore la spilla che la identifica non solo come membro della shinsengumi ma che, con la fascia sul braccio destro di colore verde scuro, ne rivela il grado. Agente scelto. Le mani sono entrambe nella tasca dei pantaloni del fianco appartenente, lì dove dimorano anche il telefono cellulare ed il distintivo, unici oggetti personali che si porta dietro quando lavora. La collana con la chiave? Giace a casa, sul bancone della penisola, troppo ferita per portare quel pegno di un sentimento ormai reciso. Gli occhi sono appena socchiusi, nel tentativo di schermarsi da quella bassa luce, le iridi rosse sembrano poco adatte ai raggi quasi diretti, curioso pensare che una ragazza così intollerante al sole sia cresciuta a Suna fino alla sua distruzione. Cerca una testa bianca, qualcosa che assomigli al vago ricordo che ha di Kan, costituito più che altro dalle foto trovate nel suo fascicolo.[chk off]+ [Chiosco] Serata da passare al chiosco dopo esser passato a prendere la nanetta. La giornata risulta stancante dopo il turno in ospedale da parte di entrambi, evidente sul viso del Sumi tale condizione fisica eppure la mente non può esser più fresca di così nel ritrovarsi l'ennesimo giorno in compagnia della Kokketsu. Cielo contornato da svariate sfumature di colore, il tramonto è in corso, la luna si erge al posto del sole donando all'ambiente un aspetto unico, raro, diverso dal solito <Oggi ho passato in rassegna non so quante stanze con anziani, ad uno è anche scivolata via la dentiera> breve la pausa presa nel raccontare la propria giornata lavorativa in un'ambiente a lei ampiamente conosciuto. Dorate incastonate nelle azzurre altrui, viso costantemente voltato verso Shizuka, squadrando la strada con la coda dell'occhio ponendo attenzione al passo messo, evitando passanti di ogni genere, famiglie intere, un vero e proprio cammino ad ostacoli in quella serata nel distretto konohano <Ho dovuto raccoglierla, disinfettarla e...che schifo> ultimo il commento proferito in tal proposito. La mente prova con tutte le proprie forze nello scacciare quel pensiero in favore della serata da passare in compagnia della genin in questione. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu ed una giacca color del latte ricade su spalle, schiena e braccia i cui bordi inferiori risultano di un viola, esattamente come le sfumature sulle spalle. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Continua l'avanzare verso il più famoso chiosco di ramen al mondo, Ichiraku, unica garanzia della ristorazione del mondo ninja dove qualunque shinobi non può far a meno di passarvici almeno una volta nella vita eppure, in quel continuo incedere, una testa, una figura insorge tra tutte. Una ragazza avveduta un'unica volta al proprio risveglio, dopo di ciò, letteralmente svanita nell'etere dei distretti; non presenta molta sicurezza sul volto, il ricordo risulta sbiadito nei ricordi, troppo lontano nonostante la strada porti a lei <Agente Saigo?> pone tale quesito ai danni della Otsutsuki nella speranza di non aver preso un granchio. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Pressi del Chiosco] La temperatura della serata non è troppo calda, piacevole in quella serata estiva che si sta approcciando alla fine di tale stagione. La Kokketsu è (strano) in giro con il Sumi, passeggiano in direzione del famoso chiosco di Ramen Konohano, uno accanto all'altra, vicini ma senza toccarsi come per sancire fisicamente il dubbio esistente fra i due. Lui sta parlando della sua giornata, di come in ospedale sia andato il giro visite, la rossa se la ride divertita al pensiero dell'altro che insegue e disinfetta dentiere. E' tanto divertita da piegarsi leggermente in avanti, tenendosi la pancia, il liscio crine che le copre un pochettino il volto, una mano che va quasi ad asciugare una lacrima da sotto l'occhio manco. La nostra nanetta indossa una maglietta particolare, sembra quasi composta da un doppio indumento, una canottiera bianca che le copre il busto e sopra essa cucita alla stessa una magliettina di color viola prugna, lasciata poggiare in maniera obliqua sul primo indumento, così che una spalla risulti una t-shirt viola e l'altra una canottiera bianca, sopra disegnati diversi Kanji bianchi dal significato non definito. Le gambe sono fasciate in quei jeans lunghi, strappati in più punti che lasciano tranquillamente intravedere la candida pelle di cui è dotata, ai piedi un paio di scarpe da tennis bianche, semplici. Al fianco porta una borsetta nera, al cui interno sono contenuti portafogli, chiavi di casa, cellulare e cuffie enormi e blu; queste ultime in particolare non sono indossate, non ne ha bisogno non quando passeggia con il ragazzo albino. << Ahahahahah vedi perchè mi fa schifo fare il giro letti? >> E' ancora estremamente divertita dalla storia, << Io ho seguito un paio di operazioni come ti ho detto, niente di complesso ma mi è toccato tagliare e riparare qualche braccio. >> Lo sguardo viene portato su di lui, che la fissa costantemente, lo squadra letteralmente da capo a piedi per poi esordire in maniera semplice: << Era una vita che non ti vedevo vestito così sai? Sumi... >> Gli rifila un sorriso enorme, come ad attestare il fatto che stia ovviamente scherzando, ironizzando anche su se stessa, su quanto il loro rapporto si sia evoluto. << Continuo a preferirti vestito in altri modi! >> Borbotta un poco, come se quel commento non richiesto le fosse sfuggito dalle labbra senza pensarci. Mentre avanzano in direzione del chiosco tuttavia due parole interrompono il loro incedere, gli occhi dorati di lui si fissano su una figura mai scorta dalla Kokketsu, una bionda, con una divisa rivisitata della Shinsengumi che tuttavia riconosce per il bracciale verde, visto su Kamichi e Yasuhiko. Inevitabilmente il vedere quell'outfit la infastidisce, un po' come successo in pausa pranzo rivedendo il biondo. Non commenta per ora, si fa solo piccola piccola, restando al fianco del bianco Konohano, in attesa dello sviluppo della situazione. A quanto pare essere infidamente razzista paga o almeno per oggi è stato così. La sua andatura viene interrotta da una voce, il nome che giunge alle sue orecchie è abbastanza da distrarla. Il fatto che poi abbia iniziato con “Agente” le permette di non confonderlo per uno dei suoi numerosissimi fan, esistenti esclusivamente nella sua testa con ogni probabilità. Lo osserva con attenzione, difficile riconoscerlo ora che non ha la faccia di uno appena tornato dalla morte. Gli occhi rossi che si posano u di lui con attenzione analizzandolo per poi voltarsi e riservare lo stesso trattamento verso la ragazzina che pare essere l’accompagnatrice della serata. D’improvviso sorride. Affabile, gentile ed estremamente delicata quell’espressione nasce sul volto, cambiandone in parte i tratti ed addolcendola <se dobbiamo essere così formale agente Manami> lo corregge appena lasciando però che nessun astio si mescoli a quel suo tono neutro, il timbro è delicato non troppo acuto così come non troppo profondo, modulato in parte per rimarcare quell’idea di perfezione che in quanto membro della Shinsengumi deve dare. Il perfetto cane della perfetta macchina che il perfetto governo ha instaurato a Kagegakure <altrimenti basta Saigo> non è ancora convinta di averlo riconosciuto ma infondo ha i capelli proprio come il ragazzo che stava cercando, quindi eccola bluffare, ostentando sicurezza <ti cercavo> commenta semplicemente <non è stato affatto semplice ma ho indagato a fondo e scoperto qualcosa> ha solo letto un rapporto pieno di polvere. Non le è costato nemmeno troppo tempo trovarlo è solo che non l’ha fatto prima di qualche giorno fa. Mente lasciando che l’idea di un immane lavoro penetri nel suo interlocutore, senza che dei tic possano svelarla. Le lezioni di recitazione, tutto il lavoro fatto fino a quel momento come attrice sono di supporto in questi istanti, nasconde la sua natura mostrandosi solo come quel perfetto esempio di onestà e dedizione ai cittadini. Osserva nuovamente la ragazza, spostando da Kan gli occhi solo per questi istanti prima di tornare su di lui <possiamo parlarne o preferisci che torni un altro giorno?> chi ha orecchie per intendere intenda. Non rivelerà dati personali con leggerezza, soprattutto davanti a qualcuno che per lei è estraneo al caso [chk off][Divisa informale] [Chiosco] Un racconto leggero di una giornata pesante esposto all'udito della Kokketsu, sorridendo nel vederne la fragorosa risata scatenata da una semplice storiella per stemperare qualunque tipo di tensione possibile o immaginabile. Non cessa, continua intensificando le storie dei paziente, delle dentiere, del prendersi cura di ogni singolo anziano vigente nell'ospedale konohano eppure, è solo questione di ore prima di poter cominciare il turno in quello di Kusa al di lei fianco, sorvegliare Rasetsu ancor più da vicino e passare del tempo ulteriore in compagnia della genin. La perfezione dell'essere umano sta venendo, con estrema lentezza, raggiunta dal Sumi il quale inizia a trovare tutto il mancante per rendere una vita piena, forse soddisfacente, ben più di ora <Il superiore comanda, il tirocinante esegue. Un giorno avrò la mia rivalsa su qualche povero sventurato> divenire medico a tutti gli effetti, oltrepassare il mero grado di studioso favorendo una carriera rosea, costernata di successi <Magnifico> ridacchiando da sotto i baffi, non distogliendo lo sguardo dal tenero visetto. Il sorriso vien ammorbidito nell'udire il nome del clan, rievocando i primi momenti di conoscenza, quell'astio, l'insopportazione da parte di entrambi al solo sguardo. Eoni, decenni, secoli sembran passati da tali giorni <Ho una reputazione da mantenere, sai? Kokketsu> presta servizio al gioco da ella intavolato, permane il sorriso il quale diviene via via più ampio <Lo so, anche io, con gonna e camicetta> sopracciglio sollevato riportando alla mente il giorno dell'arrivo seppur risultino pensieri volatili alla vista di Saigo. Non ha dimenticato per un singolo momento l'indagine ne la di lei figura; ritrovarla completamente a caso a Konoha, dinanzi al chiosco, può esser interpretato come segno del destino o volere del fato? Rispondere ad un tale quesito è infattibile attualmente, poco e nulla a conoscenza, risposte inesistenti <D'accordo, Saigo, la bando i convenevoli> cenno del capo ricambiando il sorriso, il medesimo capace di svanire nell'etere in attimi di brevissima durata <Sul serio?>. Fervente curiosità emerge dal tono vocale del Sumi la cui banale domanda esprime perfettamente tale linea di pensiero. Respiro regolare, prende aria fino a rilasciarlo totalmente all'esterno <Parliamo tranquillamente, non ho segreti con lei> indicando la Kokketsu <Shizuka> rivolgendo le dorate alla nanetta <Lei è l'agente Saigo Manami, sta indagando su Kushina> fatte le presentazioni torna nel prestare la massima attenzione possibile al canale <Cosa hai scoperto?> bando alla ciance. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Pressi del Chiosco] Ognuno con la propria giornata che dal giorno seguente sarebbero diventate le loro giornate, considerato il fatto che avrebbero lavorato a stretto contatto, data la richiesta della Kokketsu al proprio superiore in ospedale. Quello scherzo banale, quell'ironia riguardo al cognome viene seguita a ruota, incredibile come il rapporto si sia evoluto da un odio quasi totale a una compresenza dei due, uniti da tante, troppe cose. Tutto però si spegne all'arrivo della Sunese. La figura dalle iridi rosse come il fuoco si volta a sentirsi nominare, con affabilità estrema gli si rivolge, facendo dell'ironia, lasciando che il resto del mondo venga a conoscenza anche del suo cognome oltre che del nome. Probabilmente lei è più famosa di tanti altri essendo una dei cani del governo ma è la prima volta che la Kokketsu ne incrocia lo sguardo. Evidentemente cercava l'amico, parla di indagini, di informazioni probabilmente personali dato l'atteggiamento della bionda nei confronti della piccoletta, che viene squadrata più volte senza che tuttavia le venga rivolta parola. Si sente effettivamente di troppo in quel momento, come se non avesse alcun diritto di stare li accanto al bianco, come se davanti a determinate cose lei fosse quasi superflua. Saigo Manami, un'altra figura di quell'organizzazione che passivamente le aveva portato via gran parte della sua vita. La osserva, senza astio, incuriosita per lo più di comprendere chi altri possa appartenere a quella gabbia di folli. Le blu tuttavia sostano su di lei ben di meno che non sul Sumi. Non sa di che si tratta, ma è pronta ad allontanarsi qualora lui lo ritenesse necessario. Cosa che evidentemente non pare nemmeno essere considerata dall'albino che scaccia i convenevoli e le presenta l'agente in questione, spiegandole anche quale sia il loro rapporto. Le blu si sgranano automaticamente a sentire quel nome, tornando istantaneamente sull'altra, cercando di carpire dalle espressioni del viso quale sia l'informazione celata. Poco o nulla viene evinto, però il busto viene portato in avanti, piccolo inchino rivolto all'altra prima di presentarsi: << Shizuka Kokketsu, molto piacere. Se ritiene che io sia di disturbo non avrò problemi a lasciarvi soli. >> Si interrompe mentre il busto viene riportato in posizione eretta, nonostante resti la più piccola dei presenti, << Ma se possibile vorrei restare. >> Le blu a fissarsi sulle rosse, senza pensarci troppo, un movimento minimo viene eseguito, un mezzo passo in direzione del Sumi, manina che si aggrappa al vestiario altrui, come se a suo modo volesse far capire che non vuole lasciarlo da solo, ovviamente se possibile. Ascolta quella risposta, torna ad osservare la ragazza, per qualche attimo è su di lei che si sofferma cercando di comprendere i sentimenti ma soprattutto la relazione. Qui dare un’informazione di troppo è un attimo e di certo non è sua intenzione commettere una leggerezza simile. Tace dunque soppesando palesemente le parole dell’altro, quell’ok di cui però lei sta in qualche modo dubitando, sforzandosi di agire davvero per il bene di Kagegakure. Ne ascolta le parole e tace qualche altro istante come a volersi sospendere nel tempo mentre quelle parole che vorticano nella sua testa vengono soppesate <non è a me che spetta la decisione> si limita a ribattere <informerò entrambi> ha deciso quindi. Non replica a quei convenevoli effettivamente superflui in questo esatto momento. Seria e composta torna quindi verso Kan con lo sguardo <non sto per darti buone notizie> ammette candidamente, usando il tono di voce più pacato e rassicurante che sia in grado di riprodurre, come a voler indorare la pillola <e non ci girerò intorno>. Tace, una piccola pausa mentre gli occhi tornano sulla Kokketsu quasi a volerla spingere verso di lui, grave le suggerisce silenziosamente d’avvicinarsi, lascia che siano le sue parole e lo sguardo a farsi strada in quel momento sperando che la donna comprenda <Kushina Ukuzi è stata dichiarata deceduta a seguito di un combattimento, lo stesso che ha portato te in ospedale> parla a voce abbastanza bassa per cui a poter comprendere siano solo i suoi due diretti interlocutori, non ha intenzione di far diventare quella storia di dominio pubblico <il caso è nelle mani della Shinsengumi ed è ancora aperto, tu ricordi qualcosa?> non svela altro per ora, meglio osservare come si evolverà la situazione prima di consegnare altri dettagli nelle sue mani. Lui è stato ritrovato privo di sensi ma questo non lo rende certo una vittima, potrebbe essere il colpevole. Non parla di assassinio, resta vaga e lo osserva. Le prime reazioni di solito aiutano molto. Lo tiene d’occhio quindi, concentrandosi per quanto le è possibile solo sulle sue reazioni, sul volto e sulle mani, attenta a cogliere e memorizzare ogni dettaglio [chk off][divisa informale] [Chiosco] Shizuka, parte integrante della vita del Sumi, non viene messa da parte, ogni parola, frase o segreto, ad ella è concesso. La vita, il destino ha fatto incrociare un cammino inaspettato, forse neanche voluto eppure in quel momento, dinanzi all'agente. Inspira, trattiene fiato e aria all'interno dell'organo polmonare udendo il verbo della Kokketsu, percependo il suo stringere le vesti. Veloce il sorriso lanciatole, per quanto possa accadere, il reale pensieri di qualcosa andato storto ancora non lo sfiora completamente preferendo portare la mente verso lidi lievemente più speranzosi confidando nelle ricerche effettuate, nel buon fine di esse. Annuisce alla decisione della Otsutsuki, comprensibile, risulta essere il proprio volere, permettere alla ragazzina di apprendere eppure, con il progredire delle frasi le dorate vengon assottigliate, lo sguardo lievemente più indagatorio, cupo. Kushina si è fatta male? Da qualche parte imprigionata? Svariate possibilità, pronto a tutte, forse, meno ad una mentre segue il moto della donna, scruta il viso, lo sguardo, i vari movimenti del corpo capaci di parlare più delle labbra proferendo informazioni di entità maggiora. Nulla servono le indagini preliminare, lo scrutare riserva inutilità dinanzi alla cruda verità enunciata. Diretta, corda tagliata, spezzata. Il timore peggiore è realtà, certa quanto indissolubile. Il corpo assume rigidità, leggero il tremolio scatenante, molto più significativo sulle mani, labbra schiuse, respiro affannato, petto avanza con velocità maggiorata, sguardo leggermente perso nel vuoto con le dorate ancor concentrate sul volto di Saigo assimilando il triste destino della migliore amica di una vita eppure il tremolio è esteso persino agli arti, lento il calare dello sguardo via via più cupo. Pupille ristrette, non una singola lacrima versata nonostante la lucidità degli stessi occhi. Attimi improvvisi, il respiro è spezzato, qualcosa dentro è spezzato in via definitiva senza poter affermare con certezza cosa realmente sia <C-c-come?> voce roca, sussurrata, balbetta inevitabilmente provando fatica anche nel solo blando tentativo di proferir parola elargendo un quesito di semplicistica fattura. Nient'altro viene aggiunto, la geniale mente ancor in movimento ricerca nozioni, possibilità, moventi <Ricordo...q-quello... che ti ho detto> deglutendo la saliva rimanente, il groppone formatosi nella gola ostruisce la via per il passaggio corretto della voce <Lei era ancora viva quando ho preso quel colpo alla testa, lo so, l'ho preso per proteggerla> tace, adesso, oltre al corpo, persino le parole tremano, la voce trema uscendo totalmente distorta, priva di chiarezza, assente dell'angelica bellezza del solito. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Pressi del Chiosco] Le parole che più smuovono gli intenti della donna della Shinsengumi sono ovviamente quelle del ragazzo, è lui la parte in causa, lui che può decidere a chi divulgare o meno notizie tanto personali. Evidentemente la bionda capisce che se non in quel momento la rossa sarebbe venuta a sapere dell'accaduto in ogni caso, forse giusto qualche minuto dopo. Forse conoscendo la portata di quella rivelazione, ha anche deciso di non lasciarlo solo in un momento di possibile fragilità. Le iridi rosse si bloccano sul Sumi, il tono pacato, in qualche modo rassicurante gli viene rivolto, anche se non pare essere una in grado di indorare una pillola amara. Le notizie non sono buone, lei sarà diretta, ed è in quell'istante che gli occhi di lei guizzano in direzione della Kokketsu, quello sguardo viene ricambiato, le blu si riflettono nelle rubinee in maniera decisa, mentre quella mano che prima si era aggrappata solamente alle vesti del bianco ora andrebbe a ricercare l'arto altrui, come per stringergli la mano. Non aveva alcun bisogno di essere incoraggiata dall'altra, alle parole 'brutte notizie' già aveva intuito cosa fosse successo. La ragazza rossa per cui lui aveva dato tutto, finendo nel buio per un paio d'anni, la stessa figura che gli aveva dato modo di conoscersi era scomparsa per sempre un paio di anni prima. Non sa bene se lo strignere la mano altrui sia possibile, ovviamente quella notizia negativa scuote entrambi. La piccoletta resta con le labbra leggermente aperte, ma nessun suono ne esce e il viso viene girato verso l'altro, per accertarsi del colpo subito. Duro, diretto, assestato in una mente forte che tuttavia pare crollare come se fosse un castello di carte davanti alla realizzazione di quanto avvenuto. Forse perchè il periodo della sua vita era particolarmente roseo? Forse perchè finalmente gli sembrava di aver trovato una sorta di serenità nella propria quotidianeità? Forse semplicemente per il valore che Kushina ha sempre avuto nella vita di lui, fino a quell'istante, persino durante il coma. Le mani di lui tremano, lo sguardo si incupisce, parla a fatica. L'istinto è tutto quel che le resta, lascia perdere l'imbarazzo, il fatto di essere di fronte a qualcun altro per entrare in modalità di difesa. Che lui avesse preso quella mano o meno lei sarebbe andata a scioglierne l'intreccio, anche con la forza, il corpo verrebbe spostato verso di lui, a fronteggiarlo, si alza sulle punte, le braccia si avvinghiano per quanto possibile al collo di lui, forse costringendolo ad abbassarsi. La stretta è forte, intensa, con quel corpo così piccolo non può fare null'altro per farlo sentire al sicuro. Quelle parole che lui rivolge all'agente sono un pezzo di storia, di dolore risalente a due anni prima che si imprimono nella mente della sangue nero. Il visino viene girato parzialmente verso la bionda, tono decisamente meno cordiale di quella breve introduzione fatta poco prima, quasi nervoso: << So che non sono affari miei. Ma potrebbe evitare di fare domande in un momento del genere? >> Non manca di rispetto, semplicemente pretende un minimo di sensibilità nei confronti di colui che potenzialmente sta strindendo fra le braccia. Lei doveva essere il suo muro, dalle ferite, dai nemici, dal dolore, ha già fallito in partenza non cogliendo quel macigno che stava per cascare sul Sumi, quanto meno ora vorrebbe evitare che l'altra peggiorasse la situazione. Getta quella notizia nella mente altrui, inutile girarci attorno e creare solo false speranze, inutile provare a rendere meno doloroso quel momento. Quando al risveglio scopri di aver perso le persone a cui tieni, lo sa bene, forse sin troppo. Ricorda gli inutili tentativi di nasconderle la realtà dei fatti, Fuji appeso ad un filo nella stanza vicino, incapacitato per il resto della vita all’uso delle gambe, il resto della classe distrutto. Ricorda la straziante speranza che l’ha portata a cercare sempre più informazioni, l’illusione e quei momenti in cui la sua mente stessa si divideva, le ultime immagini non lasciavano dubbi, dovevano essere morti eppure quelle parole titubanti erano bastate a riaccendere la speranza. Una speranza illusoria che si schiantava con la certezza degli ultimi istanti che ricordava. Almeno questo a quel ragazzo sconosciuto vuole evitarlo, sceglie quindi la via più diretta possibile. Li osserva in quel palese dolore e nel tentativo della ragazzina d’essere sostegno, tace qualche istante dando modo ad entrambi di far passare almeno la prima ondata travolgente di dolore. Scuote poi mestamente il capo alla richiesta della ragazza <non posso> replica con il tono di chi sa che sta facendo del male e ne è dispiaciuto. Non scambiamola per empatia, si comporta come crede che dovrebbe mostrarsi, il volto addolorato, rughe d’espressione che nascono sulla pelle giovane e candida, tutto studiato con perfezione. Lei osserva e replica, ecco l’espressione di chi le ha dato la brutta notizia comparire sul suo volto come se fosse naturale, ostentando un sentimento da cui è lontana. Non le importa come si senta Kan, conosce i sentimenti ma non ne viene travolta o anche solo lambita <non se voglio trovare il colpevole o i colpevoli> infondo quel Konohano ancora non è fuori dal suo radar. Non si fida, come potrebbe altrimenti <sono già passati due anni, le probabilità sono contro di noi ma non mi farò fermare da questo> continua, spiegando semplicemente la situazione alla ragazza. Non farà tutte le domande oggi ma almeno le prime, deve comprendere se scagionarlo o meno, se fidarsi delle sue parole. Ha letto bene quel rapporto e la prima risposta del ragazzo potrebbe essere coerente con la sua situazione di vittima ma non basta <ricordi perché eravate lì?> domanda dopo qualche istante di pausa. Non è amica loro, deve solo indagare <qualsiasi dettaglio potrebbe essere utile> aggiunge quindi. Immobile e statuaria lei osserva senza avvicinarsi o partecipare oltre, sta rappresentando la shinsengumi anche se ne avesse l’indole non si avvicinerebbe ora a consolarlo [chk off][divisa informale] [Chiosco] La peggiore delle ipotesi viene rivelata al mondo, quanto meno a loro, Kushina morta durante un combattimento, lo stesso giorno in cui il Sumi ha perso conoscenza per due lunghissimi anni di come dove l'oscurità ha travolto ogni sensazione inibendo tutto. Per due anni il buio si è fatto strada nella vita togliendogli ogni cosa; ritornato, la parentale risulta svanita ed ora anche l'ultimo legame su quella terra giunge alla fine del ciclo vitale lasciandolo completamente da solo. Almeno così parrebbe. L'intervento di Shizuka risulta provvidenziale, forse necessario, adatto al momento impedendogli di provare quel dolore nella sua totale profondità; dapprima percepisce la stretta intorno alla propria mano, non ricambiata, completamente assorto nel proprio pensiero, metabolizzare quanto appreso non è un'impresa facile, al contrario, risulta terribilmente ardua, difficile, quasi impossibile sul momento eppure deve trovare la medesima forza con cui ha sempre agito durante il corso degli anni passati. Lento il suo abbassarsi, il peso della Kokketsu al collo viene fatto sentire, l'abbraccio va a buon fine con il volto incastonato tra viso e spalla di lei ma solo il l'arto superiore sinistro viene smosso dalla sua posizione, allargato, adagiato sul fianco della genin stringendola a propria volta. Una stretta la cui forza risulta ben maggiore riversando in essa la possessività di qualche giorno prima, stringendola contro il proprio corpo in quella morsa fatale, un semplicistico modo per impedirle qualunque allontanamento possibile da se in un momento del genere. Ode la richiesta, alcun commento è pervenuto lasciando a se stesso il dovuto tempo dedito al dolore, lasciar sfogare il primo impatto di quella confessione amara, pesante come un macigno tra le labbra della Otsutsuki e man mano che l'altrui verbo si fa strada, la consapevolezza prende piede nella geniale mentre del genin. Tira su con il naso, respiro affaticato, voce e corpo ancora tremanti nel riprendere una posizione eretta pur mantenendo salda la presa sulla Kokketsu, se possibile, ancor più decisa rispetto ai secondi precedenti <Ha ragione> esordisce con le dorate nelle rosse di Saigo, pregne di dolore, prive di lacrime con quella barriera in procinto di alzarsi nuovamente per escludere ogni singola emozione <Voglio aiutarvi a trovare il colpevole ed a fargliela pagare. Non voglio essere escluso ma partecipare attivamente> non agente ma medico eppure, coinvolto nella vicenda tanto quanto le squadre adibite a quel compito. La mente smuove i primi passi viaggiando nel passato alla ricerca delle informazioni necessarie per poter rispondere a quel quesito <Eravamo li in incognito. Dopo averli denunciati in anonimato abbiamo deciso di prendere lo stesso parte alle vicende per poter comprendere di più sulle loro intenzioni, carpire maggiori dettagli e di conseguenza riferirli alle autorità di allora per poterli fermare. Inoltre, non volevamo dare nell'occhio ne far sospettare di noi e partecipare era l'unico modo per allontanare occhi indiscreti> breve pausa presa <Per il resto, è andato tutto come ho raccontato> concludendo il brevissimo resoconto dell'accaduto <Come è morta?>. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Pressi del Chiosco] La risposta che ottiene da quella che rappresenta lo stato non le piace minimamente. Lei non sta subendo quel dolore, non può capire cosa significhi, nemmeno la sparizione di Ryoma è stata così pesante per lei, in fondo lo conosceva appena. Lo può sentire tremare sotto le proprie braccia, fragile come mai prima d'ora, come forse mai si sarebbe mostrato in pubblico se la Kokketsu non fosse entrata nella di lui vita. C'è un attimo di silenzio, una pausa per lasciare ai due abbracciati il tempo di metabolizzare il duro colpo inferto dalla bionda, ma nella mente della rossa quel tempo non è abbastanza. Il visino diventa corrucciato, non di dolore ma bensì di rabbia, sa che potrebbe esplodere contro quell'altra, un'autorità che a conti fatti sta solo svolgendo il suo lavoro. Le braccia si stringono ancora di più attorno al corpo del bianco mentre l'altra infilza il coltello nella piaga, costringendolo in qualche modo a ricordare come e dove il Sumi abbia fallito nel proteggere l'amica. Quel braccio di lui che si muove verso di lei, stringendola a se con una possessività quasi maggiore di quella usata nei di lei confronti qualche giorno prima, e quelle due brevi parole che gli scivolano fuori dalle labbra, fanno si che la rossa non apra le labbra per sbranare viva quella che sta pugnalando ripetutamente colui che stringe fra le braccia. Lui si è affidato a lei, a quella stretta, ricambiandola in maniera decisa, senza lasciare che quel tocco si interrompa nonostante si rivolga alla donna di Suna. Non piange, non versa nemmeno una lacrima, risponde alle domande nella maniera migliore possibile mentre lei non rivolge nemmeno più lo sguardo a Saigo. Le braccia si stringono in maniera morbosa attorno al Sumi, scivolando però da dietro il collo ad attorno alla vita, così che non debba più ergersi sulle punte dei piedi e lui possa riguadagnare una posizione completamente eretta, dati i venti centimetri di altezza che li separano. Quello che non fa lui viene fatto da lei, lo stringe a se, nasconde quel faccino arrabbiato addosso al petto altrui e inizia a piangere, le lacrime le scorrono sul viso andando a rigarlo, dapprima solo leggermente, poi in maniera più copiosa. Resta li, nel suo pianto silenzioso finchè lui non fa una domanda. Gli occhi blu andrebbero a ricercare quelli dorati dell'altro, preoccupati, dubbiosi, ma le labbra resterebbero chiuse, in quella muta presenza che non vuole interrompere. Ne ascolta le parole, tutto torna con il rapporto letto da lei eppure non ci sono nuove informazioni. Non sa nulla dell’identità di quella cellula, se così vogliamo chiamarla. Non avevano dato alcun riferimento allora e non lo sta facendo lui oggi, nessuna identità, nulla a cui aggrapparsi se non il luogo della sua morte, il nome delle due vittime, per quanto una resti ancora ipotetica e la consapevolezza che ripercorrere i loro passi di due anni prima sarà tutto tranne che semplice. Non ha comunque altro da fare, pensare ai suoi problemi e ai suoi demoni non l’aiuta di certo quindi tanto vale affidarsi a quel caso, almeno fino a quando non avrà altro per le mani. Annuisce silenziosa alle sue rivelazioni, tace riflettendo e analizzando quanto in suo possesso lasciando che il dolore resti a loro, senza farsi distrarre. Di chi si fida? Chi portare con sé <il caso come ti ho detto è in mano nostra ma nessuno stava indagando attivamente visto il tuo stato di incoscienza> ammette semplicemente <farò in modo che diventi mio> sospira quindi, come se quella decisione gravasse sulle sue spalle <e ti permetterò di collaborare a patto che tu non mi nasconda nulla> alza lo sguardo, cerca gli occhi dorati altrui lasciando che la convinzione nel suo tono si tramuti in silente minaccia nello sguardo. Sono ordini precisi e diretti <dovrai dirmi tutto e soprattutto rispettare le leggi> tra le righe il non uccidere, almeno non sotto la sua diretta sorveglianza, ovvio. Non si fida di Kamichi, non si fida di Sango e con Nene non sa come comportarsi. Nobu forse potrebbe collaborare a quel caso ma di sicuro non sarà mai in grado di farcela senza i preziosi ricordi sopiti di quel Konohano, lo vuole coinvolgere <qualsiasi cosa scopriremo resterà strettamente tra noi e tra gli agenti che collaboreranno con noi di cui ti farò avere i nomi> lo specifica. Per lui trovare gli assassini significa giustizia e forse vendetta per lei invece è solo carriera, riuscire a chiudere un simile caso, vecchio e abbandonato per assenza di prove potrebbe portarla decisamente avanti. Tace soppesando ancora domande e informazioni da lei ricevute. Riflette analizzando il più velocemente possibile quella marea di dati, processandoli come se si trattasse di una macchina <se accetterai questa condizioni e collaboreremo te lo dirò> ammette <ma non oggi, non sono qui per distruggerti> o più semplicemente ci sono dettagli che non rivelerà fino a quando non sarà del tutto sicura che lui sia davvero la seconda vittima di quel crimine. Tenerselo vicino, collaborare con lui alla risoluzione non è altro che un modo per indagare più facilmente su di lui [chk off][divisa informale] [Chiosco] Costrizione continua nell'animo del Sumi seppellendo quell'atroce dolore sotto chili e chili di oscurità favorendo sentimenti tutt'altro che sereni, meditando vendetta, creando dentro di se un piano ben preciso d'azione ed il modo di agire più corretto, efficace. Non può permettere alla giustizia di fare il suo regolare corso ne di vedere coloro che tanto hanno osato ritrovarsi in una misera cella, rinchiusi. Saigo risulta un mezzo necessario nel compiere il proprio fine ultimo, trovando in esso un obiettivo di vita, per lo meno, momentaneo fino alla risoluzione del giallo. Deglutisce, disfa il groppone capace di otturarne la gola, lasciando alla calma, alla logica, alla razionalità il compito di prendere totale sopravvento sui pensieri. Palpebre chiuse un singolo attimo, il respiro cala drasticamente con la stretta su Shizuka in continuo aumento, percependola a propria volta, un abbraccio più marcato intorno alla propria vita, lacrime fuoriescono dal visetto di lei e una promessa infranta ancor prima di far veramente qualcosa. Ennesimo pianto da parte della Kokketsu, propria è la causa di una simile reazione pregna di sofferenza ma l'egoistico pensiero di averla con se non consente lui quel distacco necessario ad evitarle un'inutile sofferenza. Più forte di se, mantiene intatto il contatto con l'altrui figura pur mantenendo le dorate sul volto di Saigo non perdendola di vista neanche un singolo momento, necessaria più di ogni altra cosa. Annuisce solamente man mano che le informazioni procedono una dopo l'altra, una sequela di notizio e nozioni da assimilare fino al raggiungimento di avvertimenti, forse minacce ai propri danni. Nullo è l'interesse, minima l'importanza legata a tali effimeri mezzi; condizioni vengono dettate per rendere quel caso totalmente esclusivo al fine di favorire una collaborazione tra se e l'agente della Shinsengumi. Inimicarli ora ha il solo risultato di ritrovare se stesso in disparte, saggio accettare condizioni tanto proibitive pur di vedere qualche risultare, carpire l'evoluzione vera dei fatti e solo in seguito decidere il vero modo più corretto per agire <Accetto le condizioni> semplice, lineare il commento, parole fuoriuscite in via diretta senza perder troppo tempo in chiacchiere <Come preferisci ma non c'è nulla che possa peggiorare le cose ulteriormente> conoscere le dinamiche di morte è solo un dettaglio in più nei riguardi di una vicenda già dolora di per se, peggiorarla può portare solamente guai, non solo a se quanto a tutti quelli intorno a se <Avrai qualunque informazioni mi sopraggiunga da qui in poi e se ricorderò qualcosa, te lo farò sapere il prima possibile> accetta fino in fondo ogni parola, conviene a se stesso più che alla donna, ben consapevole di ciò prova nel girare la situazione a proprio favore <Un'ultima domanda, dove si trova? Vorrei andare a trovarla> ovvio il riferimento a Kushina, al suo cadavere, alla sua tomba. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Pressi del Chiosco] In quel suo silenzio e pianto sommesso, ascolta. Le parole che i due si scambiano le richieste del Sumi di collaborare, il fatto che la bionda inaspettatamente accetti quella collaborazione, forse ritenendola più qualcosa a livello informativo che non fisico. I cricetini nella testa della Kokketsu però girano, le braccia si stringono se possibile ancora di più attorno a lui, anche se le lacrime non accennano a diminuire, come se avessero appena detto a lei che Yasuhiko è morto. Resta silenziosa, non vuole intromettersi, non per ora, resta li aggrappata a lui come se fosse lei a dover essere sorretta e non viceversa. L'albino accetta quelle condizioni, sembra ostinato nel voler sapere, nel voler conoscere tutto ciò che può sull'argomento, si rende disponibile sia a livello informativo che non ed è li che il verbo preme per uscire. Fatica a voltarsi verso l'altra, in maniera quasi infantile non vuole staccarsi da lui che la stringe egoisticamente a se, legandosi ogni secondo di più. Le blu cercherebbero di incrociare le rosse, viso voltato il più possibile quindi molto probabilmente l'altra potrà scorgere solo metà di quel viso rigato dalle lacrime. Nonostante questo, il tono è deciso, sicuro, lo sguardo lo segue: << Io sono il suo scudo. Se avrà bisogno di lui, dovrà portarsi dietro anche me. >> Sembra paradossale ma è come se la piccoletta pensi di poter dettare legge in alcun modo nei confronti della Shinsengumi. Semplicemente da libera cittadina non ha intenzione di mollare il Sumi ai suoi affari per alcuna ragione, quindi quella decisione nello sguardo, vuole suggerire all'altra di adeguarsi, perchè in qualsiasi caso la Kokketsu sarà presente, con o senza il di lei permesso. Sostiene lo sguardo altrui, così come la bionda prima aveva velatamente cercato di farle capire di stare accanto al bianco, ora è la rossa che cerca di farle capire quanto sia consapevole e convinta della decisione presa. Non dice altro, permane girata verso ella finchè non riceverà una risposta di qualche sorta, per poi tornare ad affondare il visino nel petto del ragazzo. Solo dopo le domande di lui nuovamente sopraggiungono, ovvie, scontate, alla ricerca almeno di un luogo dove onorarne la memoria. Quasi sorriderebbe meste a quell’affermazione, il non poter peggiorare con la conoscenza, ma trattiene quell’emozione. Sulla sua pelle ha provato l’opposto e ancora una volta ha agito in maniera diversa da come fecero con lei. Li ha visti morire, sa perfettamente come sono morti e questo non ha fatto che peggiorare i suoi incubi ed i suoi sensi di colpa, la sindrome dell’impostore e non quella del sopravvissuto o forse un po’ di entrambe. Nasconde tutto sotto al tappeto mostrandosi solo quella semplice sicurezza e accondiscendente tristezza, perfetta nell’interpretazione di quella parte <proprio perché non sai pensi che non possa essere peggio> mormora appena, lasciando trasparire in quelle parole una conoscenza superiore a quella che si potrebbe pensare. Lei una semplice attrice, allegra ed educata, decisa e precisa di certo non il tipo di creatura che potrebbe aver mai sofferto nella sua vita. Appena sente il tono della ragazza eccola abbassare lo sguardo in sua direzione, ascoltando ed osservando <uno scudo protegge ma tu sembri più il tipo di ragazza che va protetta> ammette semplicemente <non ho intenzione quindi di accollarmi anche la responsabilità della tua incolumità> quel che poi deciderà il ragazzo in effetti è indipendente da lei. Che voglia coinvolgerla a sua insaputa le va anche bene, finché non dovrà assumersi ulteriori rischi ci sta. Ed eccola infine quella domanda che sopraggiunge proprio mente il discorso calava, si chiudeva e stava per esaurirsi <nel cimitero del distretto di Konoha mi pare, non ci siamo occupati della sepoltura> replica per poi limitarsi ad alzare lo sguardo al cielo, è ora di tornare a casa, lavare quei vestiti, magiare del gelato e sperare di essere abbastanza stanca da crollare, abbastanza esausta da non dover rivivere tutto ancora una volta, spera solo di non sentire quell’ultima minaccia del finto dio, quella promessa capace di farla tornare la bambina che a sei anni ha perso tutto, persino sé stessa. <hai il mio numero> torna ad osservare Kan <e comunque mi farò sentire. Buonanotte> ed è con queste parole che alla fine si volta, semplicemente riprendendo il cammino lì dove lo aveva lasciata, diretta questa volta verso una stazione, quella più vicino così che poi riesca a prendere il treno per il distretto di Suna e lì infine cadere in quello che spera sia il buio più assoluto [end] [Chiosco] Non sapere è il peggiore dei mali, non esser a conoscere di un fattore importante per il proseguo corretto dell'esistenza può portare alla pazzia, all'eterno dolore non trovando pace e conforto in nulla terreno eppure, in quel determinato caso, non apprendere fin da subito le dinamiche di morte della migliore amica non rappresenta un male. La consapevolezza della dipartita rende lo scenario diverso, l'incubo peggiore si avvera in via inevitabile e quelle dinamiche non risultano essere nient'altro che un mero mezzo di vendetta ai danni di colui capace di un'efferatezza del genere. Ragazzina di appena sedici anni, morta nel fiore degli anni ancor prima di sbocciare realmente, strappata con infinita crudeltà alla vita saltando le tempistiche corrette. Non commenta il verbo pronunziato da Saigo, tace lasciandole credere ciò che desidera mente l'intelletto del genin permane in continuo movimento. Denota il moto di Shizuka il cui viso, con lentezza, scosta dai propri abiti, lacrime ne rigano il visetto e quella frase, un'unica frase ad evocare quanto detto in precedenza. Muscolo cardiaco perde un battito, un unico e solo battito segnando definitivamente quel sentimento da tempo cresciuto, da poco affermato nell'animo dell'albino. Comprensibile la frase dell'Otsutsuki con la stretta del braccio intorno al corpicino intensificata ulteriormente <Non ha bisogno di essere protetta ne è un peso. Sarà mia la sua responsabilità, in ogni caso e starà con me, fin quando non deciderà il contrario> in quella ricerca, indagine, in tale storia brama averla con se, al proprio fianco seppur il tono si dimostra atono, in esso vi è sicurezza verso il proprio verbo, decisione nel portare avanti le proprie intenzioni. Nuovamente annuisce nell'apprendere la collocazione dell'amica, ben presto sarebbe giunto da lei per un ultimo saluto prima di andare avanti con la propria vita. Dorate ancora nelle rosse <Buonanotte> scrutandone il moto, la distanza in aumento lasciandolo totalmente solo con la Kokketsu su cui, finalmente, lo sguardo è posato. Destrorsa sollevata, dita cercano di toccarne il viso per asciugarne le lacrime privandola di quella maledizione continua e imperterrita <Ho bisogno di te, ora più che mai> china il volto per lasciarle un leggero e piccolo bacio sulla fronte di breve durata sancendo l'importanza della genin nel corso della propria vita <Andiamo a casa> la volontà di ramen svanisce, il desiderio di rimanere per le vie del villaggio muta completamente ricercando solamente il caldo focolare. [END] [Pressi del Chiosco -> Casa (?)] Se le braccia di Kan hanno agito da deterrente per farla scattare contro l'agente, le parole che riceve di rimando da lei non fanno altro che farla innervosire. Lei non sa nulla, la guarda per la prima volta dall'alto in basso senza osservarla seriamente. Le labbra si distendono in un sorriso pacato, anche se quello che ne fuoriesce è veleno: << A quanto pare venite scelti per la vostra capacità di osservazione nella Shinsengumi eh? >> La guarda torva, come se fosse diventata il nemico numero uno del momento. Lei la vede coma una piccoletta indifesa e frignante. Sango la vede come un'indecisa, un'approfittatrice. Kamichi la vede come un bel faccino e possibili cure. Yasuhiko la vede come una bambina, come troppo piccola per comprendere come gira il mondo. Al momento nemmeno uno dei membri della Shinsengumi che conosce è stato in grado di comprendere chi sia e quanto valga la Kokketsu, ma le importa sempre meno quello che pensano gli altri. Tuttavia è ancora il ragazzo di Konoha a mitigare la sua ira, con quelle parole, dette in sua difesa, prendendosi lui la responsabilità di lei, lasciandole però libertà di scelta. Chiaramente la bionda non repplica, in fondo ha già spiegato che semplicemente non vuole accollarsi un peso aggiuntivo che i due hanno già deciso di toglierle dalle spalle. Le braccia di lui non la mollano, quando la sunese saluta la rossa non cerca nemmeno risposta, ignorandola forse in maniera poco educata, ma è concentrata su altro. Le blu sono ora ad uso e consumo esclusivo del bianco, che le rivolge lo sguardo dorato. Lui la osserva e mai come allora ha percepito di essere la cosa più importante nella vita di qualcuno, arrossisce automaticamente, le lacrime vengono asciugate e quelle parole pronunciate. Il movimento di lui verso il viso della Kokketsu non viene aiutato, la mente femminile si blocca, il cuore smette di battere mentre quelle labbra si appoggiano sulla fronte, facendola arrossire totalmente. Che diamine si aspettava? Non è decisamente il momento per parlare di qualcosa di diverso, qualcosa che non sia la necessità di lui di averla accanto. << Sono qui. Non me ne vado. >> Invece che ricambiare il bacio sceglie di nascondere nuovamente il viso sul corpo altrui, la stretta delle braccia esili forte come non mai, come se volesse strizzare fuori tutto il dolore dal corpo del Sumi. << Andiamo >> Farebbe parecchia fatica a staccarsi da lui, ma una volta riuscita nell'impresa andrebbe ad agganciarsi all'altro prendendogli la mano, unico vincolo mantenuto per procedere in direzione della dimora prescelta. [//END]