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A caccia di kimono

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con Furaya, Tenjiro

11:17 Furaya:
 Non c'è niente di più bello al mondo che soggiornare distrattamente sulla testa del Primo Hokage. E pensare che, nove teste più giù, c'è anche la propria. Nella vecchia Konoha, era sovente sua abitudine sfuggire alle mansioni della magione nei suoi giorni no, saltando sulla testa di Hashirama. Un'abitudine che non è più andata via, ma che non rispecchia quella originale giacché la testa attuale non è altro che una futile copia. Ma, d'altronde, non ci si poteva certo aspettare che i vecchi volti fossero sopravvissuti alla furia divina e all'avvento delle chimere. Le si stringe lo stomaco tutt'ora al sol pensarci perché, seppur per la gente che popola Kagegakure sia passato un decennio, per lei non è passato che qualche mese. Gli occhi chiari, appena socchiusi per schermarli da sole, saltellano da un tetto all'altro. A distanza, si ergono però grattacieli che mai avrebbe potuto vedere nell'antico Villaggio della Foglia. E si lascia andare ad un lieve sospiro. Per salire in alto, lì dove lei or giace seduta, vi è una scalinata che conduce sin alle teste. Son raggiungibili tutt'e undici (sì, fin troppe). Seduta, non è priva di alcun equipaggiamento comunque. Un top nero dalle lunghe maniche ne copre il busto sino allo stomaco, lasciando scoperto il piatto ventre. Lieve la scollatura che lascia intravedere, affatto trasparente come si potrebbe pensare che sia. Le maniche giungono a tre quarti, permettendole ampia manovra, mostrando il paio di vambracci sottostanti. Un pantaloncino nero a vita alta, invece, ne circonda le flessuose gambe, il quale permette soltanto una lieve visione delle cicatrici che attraversano il corpo della giovane lungo il busto. La vita è altresì circondata da una cintura nera collegata a delle cinghie poste attorno alle toniche cosce. Sulla cinghia di destra, è stato attaccato un porta kunai e shuriken con le relative armi al suo interno. Dal lato opposto, invece, nonostante la cinghia sia presente, non porta con sé alcunché poiché alla cintura superiore v’è unito un fodero con la sua katana. Tornando al lato destro, ma appena defilato sul retro, trova posto anche un piccolo passante usato per portarsi dietro la frusta dal manico rosso. Ai piedi, infine, calza un paio di sandali ninja – quelli vecchio stampo, chissà dove li ha trovati – con tanto di schinieri che giungono sin ad altezza del ginocchio. Attorno alla gola ha soltanto una collana con il ciondolo raffigurante il ventaglio degli Uchiha nonostante non faccia parte del suddetto clan né v’abbia avuto chissà quali contatti nel corso degli anni passati. Non solo. È tornato al suo posto anche il copri fronte della Foglia, posto tra i lunghi capelli rosei, scintillante come al solito, sul quale è tuttavia ben notabile l’usura del tempo. Non è imbronciata, ma non è neppur contenta di godersi quel panorama: non è suo. Non è il villaggio che aveva giurato di difendere e, infatti, non muoverà un dito - se non per aiutare nell'eventuale distruzione. <...> Beceri i pensieri, silente la gola. [ Chakra ON ]

11:58 Tenjiro:
 La prima metà della mattinata volge verso il proprio termine. Il sole splende nel cielo, toccando qualsiasi cosa con i propri raggi, in un mondo che ormai non ricalca più i tempi che furono. Sono cambiate tante cose con il passare degli anni... e seppur qualcuno abbia preferito dimenticare o far finta di nulla, c'è qualcun altro che si fa testimone di ricordi che non andranno più via. Un cappello di iuta molto ampio si muove sotto il sole. Protegge qualcuno, invero... una figura alta quasi un metro e novanta, che ormai si appresta a varcare la soglia del mezzo secolo di età. Una barbetta incolta, nera, decora un volto maturo e sereno... seppur questo sia segnato da marchi di guerra che non è possibile nascondere al mondo. E' di Tenjiro che stiamo parlando: ninja decaduto nel fiore dei suoi anni, e successivamente dimenticato da tutti e tutto. Un ninja con grandi prospettive e grandi progetti, ma che la vita non ha mancato di piegare sotto i colpi della propria crudeltà. Sotto quel volto calmo e posato, si cela un animo turbato, che tuttavia non riesce mai a trasformare i propri crucci in parole. I sandali che porta ai piedi si alternano lungo la scalinata metallica che guida chiunque ne abbia voglia lungo i volti degli Hokage del tempo che fu. Un fantasma che cammina tra i fantasmi, quindi, avvolto in un giaccone rosa a fiori sopra ad un haori bianco. A proteggere realmente il suo corpo è un kimono nero, sempre ammesso che di protezione si possa parlare. Tenjiro ha sempre disprezzato i vestiari troppo complicati da gestire e che impediscono i movimenti... motivo per cui non ha neanche mai preso confidenza con armi particolari. Ai tempi preferì dedicarsi principalmente al Taijutsu e all'arte oculare ereditata dal suo clan, ma anche questo ormai giace sepolto nelle rovine del vecchio mondo. Non c'è più nulla del vecchio Tenjiro, se non un corpo decisamente più allenato del normale, ma celato egregiamente da vestiti larghi e comodi. Non c'è più nulla, se non una benda sull'occhio destro e la penombra che il cappello genera a protezione del viso. <Mh.> Mugugna pensieroso, mentre quei gradini si alternano con costanza e lo portano a risalire la muraglia rocciosa. Ad un certo punto, una figura attira la sua attenzione. Una figura femminile, che si pone proprio sul suo cammino. <Yare yare...> Borbotta, posando l'unico occhio utile su di lei. Un sorrisino divertito si apre sulle sue labbra, deformando appena il viso in una smorfia visibile. <Se avessi saputo che era possibile trovare belle ragazze così lontano dalla zona centrale, ci sarei venuto più spesso.> Beffardo, non manca di mostrare la sua vena da donnaiolo. Una vena controversa, che miscela il suo amore per le belle donne con il profondissimo rispetto che ha per loro. Se l'altra cercherà il contatto visivo, potrà sicuramente riconoscere nei suoi occhi una nota che non è possibile trovare in un uomo comune. Quel riflesso perlaceo, infatti, spesso è indice di appartenenza ad uno specifico clan e, per Tenjiro, questo è assolutamente vero. Mantiene le distanze da lei, in ogni modo, ostentando tranquillità e pacatezza assolute.[Chakra OFF]

12:51 Furaya:
 Non le resta altro da fare se non ululare alla luna da quell'altopiano. Più che guardare uno scenario che non la farebbe sorridere neppure sotto effetto di qualche sostanza stupefacente. Se ne resta lì seduta perché, tutto sommato, la testa di Hashirama l'ha sempre aiutata ogni qualvolta avesse qualche problema che l'affliggesse. Ma non è più la stessa. Non lo è la statua sulla quale poggia le natiche e non lo è lei. Non spera neppure di trovare qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere, ma i passi altrui ne attirano volente o meno l'attenzione. Dapprima si limita ad un mero cenno del capo da quel preciso verso, salvo poi esser costretta a volger totalmente il pallido ovale affinché la figura altrui entri nel suo campo visivo. Inarca un sopracciglio mentre un alito di vento scosta una ciocca rosata che, per un attimo, le attraversa il volto. In un primo momento, la stasi del momento permane tanto quanto prima, salvo poi scucir le labbra per permettersi una risposta alla di lui volta. <Penso ve ne siano davvero di migliori nel centro città.> Con tanto di piccolo sorriso sarcastico che vien fuori neppure fosse chiamato alle armi. Svanisce dopo poco, tornando ad avere quel suo solito faccino serio. Appare più come un gatto randagio che non si fida neanche dei suoi simili, più che ad un capobranco come vuol vantarsi d'essere. La figura altrui risulta essere piuttosto particolare giacché è assai raro, nella modernità, trovare qualcuno che vesta ancora in quella maniera. Tant'è che gli occhi chiari vanno illuminandosi, squadrando attentamente il tessuto ch'egli porta indosso. Si fa coraggio - si fa per dire - prima di rivolgergli un quesito che interessa, più che altro, soltanto sé stessa. <Sono mesi che sono in cerca di un kimono> Gli rivela senz'alcun problema, poiché non sta effettivamente rivelando niente di sé tanto meno crede che chi ha davanti possa essere un eventuale problema per sé stessa. <posso sapere dove ne ha trovati?> La maggior parte dei negozi all'interno di Kagegakure sono piuttosto moderni, quindi vendono quel genere d'abito che si usa maggiormente tra la gioventù. Lei, che di giovane ha ben poco se non l'aspetto rimasto fermo ai trentun anni, non si trova particolarmente a suo agio. Ha dovuto ripiegare su quel che ha indosso, ma ciò non implica che automaticamente le piaccia. La domanda sorge, dunque, spontanea e gliela rivolge senza pensarci più di tanto. Ammesso arrivi una risposta, dopotutto, non potrebbe che giovarne ed usare l'eventuale informazione, sorvolando sulla avance che le è stata praticamente fatta poc'anzi. [ Chakra On ]

13:11 Tenjiro:
 Se da un lato c'è chi ulula alla luna, dall'altro c'è chi non ha più la voce per farlo. Il tempo scorre lento e qualche soffio di vento, di tanto in tanto, smuove il giaccone a più strati di Tenjiro. Gli occhi di lei si posano sulla sagoma matura dell'uomo e, diversamente da quanto succede di solito, non gli viene lanciata contro nessuna scarpa. <Forse...> Riferendosi al fatto che potrebbero esserci ragazze migliori nel centro città. La asseconda in prima battuta, ma solo per prepararsi il terreno per una nuova stoccata da marpione. <... ma si muovono in branco e sono più difficili da approcciare. Inoltre in centro città devo combattere con altri contendenti, spesso più giovani... e non ho più l'età dalla mia parte.> Ridacchia divertito, muovendo qualche passo verso di lei in maniera quasi involontaria. Le buone maniere impongono che ci si presenti e lui, da uomo di un'altra generazione, non ha intenzione di venir meno a questa formalità. <Mi chiamo Tenjiro. Perdonami, se ti ho importunata.> Ma in realtà non se ne pente per nulla. Le mani vengon raccolte dietro la schiena, ad altezza della fascia lombare. Presa della sinistra che si serra attorno al polso della destra, permettendogli di assumere una posa contemplativa or ora che il suo sguardo si sposta da lei al panorama che si staglia ai loro occhi da quella posizione. Lei accenna al suo kimono e lui non sembra esser turbato dal discorso. <Questo?> Borbotta acchiappando un lembo della parte superiore del kimono, ad altezza del petto, per poi riportare la mano dietro la schiena. <Ne ho diversi nel mio guardaroba... li porto con me da qualche anno.> Molto più di qualche anno in realtà. Ha sempre vestito così e, da nostalgico, non ha accettato le nuove convenzioni sociali. <Diciamo che... sono ricordi della mia vita prima che cambiasse tutto.> Ricordi dai tratti dolci e amari al tempo stesso. <Non so dove reperirne altri in questo momento... francamente non ho mai cercato. Tuttavia, immagino che mi toccherà farlo prima o poi.> Si rovineranno volente o nolente. <Non ho intenzione di adeguarmi alla nuova moda.> Ridacchia beffardo, riportando lo sguardo su di lei. <Sono un relitto del passato e sento che sia giusto che vi resti ancorato.> Pacato ed educato, dimostra di avere una padronanza dei registri verbali invidiabile. Non è il classico barbone che si può trovare in giro... e le buone maniere sono sempre di casa. <Ad ogni modo... non credo di essere l'unico tradizionalista nel villaggio. Qualche altro estimatore ci sarà sicuramente.> E con esso anche il negozio annesso. <Vogliamo cercarlo insieme?> Non poteva mancare la proposta farfallona![Chakra OFF]

13:50 Furaya:
 Non s’alza dalla sua seduta, troppo comoda per essere abbandonata. Potrebbero rubargliela, dopotutto. Niente di quel che vede le appartiene più. <Quindi> Replicando immantinente a quella battuta da marpione che ha appena tirato fuori. Parlare di branco innanzi all’alpha è complicato. Si sente punta nel vivo. <mi tocca anche darti una pessima informazione.> Socchiude appena le palpebre sempre per via dei raggi solari del mezzogiorno che, ormai, hanno raggiunto il loro punto più alto. Deve rendere comunque conto d’una situazione sentimentale tra le non più rosee. <Sono sentimentalmente impegnata.> Da una persona del genere, per quanto poche ne abbia potute conoscere, non sarebbe innaturale sentirgli pronunciare la fatidica frase per la quale egli non sarebbe assolutamente geloso. Essa probabilmente si concluderebbe con una colata lavica o un fendente della katana, in base all’umore del momento che, trovandosi sulla testa di Hashirama, fa presagire non sia già dei migliori. <Pakkurida.> Si presenta a sua volta, adoperando quel nome fasullo che finora l’ha rappresentata, seppur ben presto abbia in mente di svelare all’intero villaggio chi sia davvero. Tuttavia, deve farlo con delle precise disposizioni – deve far parlare di sé, deve spronare il Consiglio a muoversi esclusivamente per la propria figura e per il passato che dietro si porta. E’ un essere vivente pregno d’informazioni d’ogni tipo, per non parlare della saggezza dettata dalla sua precedente posizione. Al Consiglio dà fastidio e questo, tutto sommato, la rincuora. Non è stata affatto dimenticata, come tutti pensano che sia successo. <Non è un problema> L’averla importunata, intende. <purché ne valga la pena.> E finora reputa che non ne valga chissà quanto. Tuttavia, la risposta successiva inerente all’eventuale presenza d’un negozio o d’altra gente che preferisca indossare abiti d’un certo spessore la fa ben sperare. Storce appena le labbra, pensierosa in merito ma propensa a fornirgli un commento. <Anche a me piacerebbe continuare a vestire come un tempo, ma mi è sorto difficile riuscire a rintracciare kimono. Molti negozi vendono ormai vestiti d’uso attuale. Forse, non ho girato bene come avrei dovuto.> Non mette in dubbio che possa essere anche un suo errore. D’altronde, non s’è neanche preoccupata di chiedere fin troppo in giro. Va da sé che, con il termine della bella stagione e l’arrivo dell’autunno prima dell’inverno, dovrà anche optare per qualcosa che sia più coprente degli abiti attuali per combattere adeguatamente il freddo. <Siamo rimasti persino in pochi a protendere verso un passato che non ci appartiene più.> Quasi s’addolcisce, ergendosi in piedi alla successiva richiesta dell’uomo che, ai propri occhi e alle proprie orecchie, non suona veramente così male come invece l’altro vorrebbe far credere – o sembrare. <Non sarebbe male.> Indirettamente accetta, optando ipoteticamente di seguirlo. Ora? Dopo? Un altro giorno? Chissà. Quindi, resta solo in attesa, pronta a saltar giù dalla testa del Primo. [ Chakra ON ]

14:17 Tenjiro:
 In prima battuta, l'altra non muta la propria posizione venendo meno a quella che è l'offerta del buon Hyuga. Un'offerta tacita e fin troppo formale, certo, ma che a primo impatto non trova un concreto interlocutore. <Ah... che peccato.> Commenta quando l'altra si professa impegnata, donandole una risposta che forse qualcosa di scontato lo nasconde. <Ti direi che non sono un tipo geloso, ma sarebbe una menzogna.> L'estremità destra delle sue labbra si incurva ancora, dando vita ad una nuova smorfia beffarda in grado persino di spostare appena la benda con la guancia. <Non amo condividere le cose belle con gli altri.> Ed è palese che il termine -cose- non sia stato utilizzato per materializzare il concetto di donna. Dalle sue parole trasuda sempre quel velato rispetto. <Pakkurida.> Ripete, con tono grave. La sua voce è profonda ed è segnata inevitabilmente dalle decadi che si sono susseguite. Un nome che non gli dice nulla, seppur quel volto potrebbe essere familiare ai più. Non lo è per lui, invero... L'allontanamento dalla vita sociale e l'abbandono della strada del Ninja non ha giovato alle conoscenze del nostro Tenjiro. Il totale disinteresse per quella che era la vita di Konoha, a causa della sua depressione, ha lasciato grosse lacune nelle nozioni che invece un uomo della sua età dovrebbe avere. Per questo motivo, quel volto non gli dice quanto potrebbe. Non gli dice quanto vorrebbe. <Purchè ne valga la pena...> Socchiude l'occhio e tira un profondo sospiro. Sconfortato, commenta subito dopo. <La fai sembrare una questione di vantaggi e guadagno.> Lui non è più abituato ad agire così. Si muove cogliendo l'attimo. <Mettiamola così... magari parlare con me ti aiuterà a trovare un kimono.> riapre l'occhio e la guarda leggermente più divertito. <Basta a compensare il fastidio?> Dimostra di essere un tipo alla mano. Tutto fuorchè aggressivo! <Mh?> Mugugna interrogativo quando l'altra inizia a divagare sui desideri circa il tempo che fu. <E' raro vedere ragazze così giovani e attaccare alle vestigia del vecchio mondo.> Ovviamente ignora la reale età dell'altra e, anzi, forse sottostima anche quella attualmente dimostrata. Non le da più di venti, venticinque anni. Infine, ecco il cenno di lei al passato. Un cenno che non verrà ignorato e, invece, riceverà una risposta degna di Tenjiro. <Dipende da cosa ti lega a quel passato, Pakkurida-chan.> Lo sguardo è serio. Esattamente come lo è l'argomento che stanno trattando. <Per la maggior parte di noi, il passato nasconde più ombre che luci. Non biasimerei coloro che hanno deciso di recidere questa catena.> Lui non è uno di questi, però. <E' più facile sperare che vada meglio in futuro, piuttosto che rimuginare su un passato che non puoi più cambiare.> La guarda dritto negli occhi, con il proprio privo di pupilla e perlaceo. <E te lo dico per esperienza.> Perchè il fardello che porta nell'animo non riesce ad alleggerirlo in nessun modo. Neanche dopo trent'anni. Intanto l'altra si alza e si prepara ad andare. <Ti farei strada, ma pare che tu abbia girato in questo villaggio più del sottoscritto.> Almeno lei i negozi li ha già visitati. <Quindi...> che sia lei a fare strada![Chakra OFF]

14:52 Furaya:
 Strano ma vero, a sua volta le labbra s’incurvano per mostrare un debole sorrisetto nei confronti delle affermazioni appena enunciate dall’altro. La risatina è breve, ma non riesce a farsela sfuggire pur trattenendola. <Quanto meno sei sincero.> Non può negarglielo. Qui, l’unica fasulla è proprio lei che s’ostina a nascondere la sua vera identità ad un villaggio che palesemente non la vuole e che neppure la merita. Muove appena il capo per annuire al ripetersi del proprio soprannome da parte sua, piegando appena il capo da un lato per meglio osservare la figura con la quale s’appresta a passare parte della sua giornata. E’ innegabile anche il fatto che ogni sua frase racchiuda un senso univoco: mai fare qualcosa per niente. Tutte le richieste che le vengono rivolte o che lei rivolge confluiscono in un unico obiettivo: l’ottenimento di qualcosa da ambo le parti, a prescindere dalla situazione in cui versano. <Non è così la vita di tutti i giorni, dopotutto? Vivi per avere un guadagno e un vantaggio, come in guerra. Non scendi in battaglia se non c’è qualcosa in ballo per cui valga la pena lottare.> Ha fatto sì che la guerra contro la Yugure diventasse realtà solo perché era stata minacciata della distruzione del villaggio, incapace d’accettare la proposta d’Hanae di far parte d’un’organizzazione malvagia. Ad onor del vero, la caduta dell’impero creatosi che le veniva già attribuita prima ancora che accadesse non è stata poi tanto errata. Avrebbe potuto comportarsi in maniera differente, scende a patti. D’altronde, la stessa Alleanza non le stava bene ed aveva iniziato a confabulare esclusivamente con l’Hasukage – ma torniamo coi piedi per terra. <E’ per questo che trovo utile il tuo invito. Trovare un kimono m’interessa ed è per me importante, quindi rifiutando sarebbe un male esclusivamente per la sottoscritta. Tuttavia, a tua volta, non ti dispiacerebbe passeggiare con me.> Non si reputa assolutamente una bella donna tanto da far cadere chiunque ai suoi piedi, ma in fin dei conti non sta facendo altro che ripetere tranquillamente tutto quello che lui ha finora pronunciato nei suoi riguardi. Di base, non sta praticamente inventando nulla più di che ha sentito dirsi. <Non sono così giovane come può sembrare e ho ricevuto una rigorosa educazione vecchio stampo.> Giusto per sottolineare il motivo per il quale viva in questo modo e sia perlopiù avvezza allo stile d’un tempo piuttosto che a quello nuovo che, seppur indossato in questo momento, è esclusivamente per necessità più che per gusto. Definire, inoltre, “educazione” quella parvenza d’addestramento che ha dovuto sopportare per i più rosei anni d’infanzia e d’adolescenza potrebbe farla ridere – e non poco. I discorsi del passato da parte di Tenjiro fanno sì che storca appena la punta del naso, come se ciò non fosse sufficientemente corretto o le possa dare estremamente fastidio. <E’ per me impossibile spezzare la catena che mi lega al passato, e protendere ad un futuro incerto non è ciò che fa di me quella che sono, tanto meno quella che ero prima della caduta.> E non parla tanto del vecchio Paese del Fuoco quanto di sé stessa, perché in nessun modo potrebbe mai superare la morte del battaglione che aveva scelto di seguire lei – e lei soltanto – e che è perito invocando il di nome in aiuto invano. Fa spallucce, eseguendo un balzetto che la porta a scendere da quel trono improvvisato e rialzato rispetto alla figura dell’uomo, seppur or sia costretta a tener il capo appena sollevato a causa della differenza d’altezza. <Se con gli abiti posso sentirmi a casa più di quanto io mi senta adesso> Distendendo l’arto mancino per abbracciare il panorama che da lì sopra è possibile vedere. <potrebbe per me essere già un passo.> Verso la redenzione? Invero, comunque, non conosce tanto bene il villaggio a sua volta se non il settore konohano nel quale sono adesso, altrimenti avrebbe già trovato un negozio che mette in vendita kimono. <Forse, dovremmo provare a spostarci verso il settore di Suna. Vendono indumenti e stoffe particolari, potrebbero avere anche dei kimono già cuciti.> Non è una pessima idea, tutto sommato e Suna non è neanche eccessivamente distante seppur debbano passare per il settore kiriano. [ Chakra ON ]

15:19 Tenjiro:
 Abbozza un sorrisino divertito al dire dell'altra. <Non sono mai stato troppo bravo a mentire.> Ed è proprio qui che invece mente. Era particolarmente bravo ad ingannare i propri avversari, ma l'arte illusoria dei Ninja è ben differente dalla menzogna morale. Lui è a questo che si riferisce. <Prima di tutto a me stesso.> E questo è il motivo per cui si ritirò dalla vita da Ninja. <Ad ogni modo...> Borbotta, sciogliendo il nodo delle mani dietro la schiena e portandole dietro la nuca. Posa rilassata e tranquilla, la sua, ad accompagnare quei pensieri che or ora prendono la forma di parole. <Nah... non è così la vita di tutti i giorni.> Non la asseconderà in questo. <La vita si colora di sfumature che vanno ben oltre il dare e avere.> La rimbecca forte di una saggezza che non si guadagna sul campo di battaglia, ma proprio vivendo quelle sfumature che spesso passano inosservate. Seppur lontano da missioni e pericoli, Tenjiro ha comunque vissuto per quasi cinquant'anni. <Vivi per dare un senso alla tua esistenza, non per trarne guadagno. E qualsiasi tua azione sia finalizzata all'ottenimento di un risultato, comunque è nell'ottica del raggiungimento di un traguardo che dia senso alla tua vita.> La guarda con tutta la tranquillità del mondo, con la sua tipica calda flemma. <La differenza, Pakku-Chan, è che ci sono infinite vie per raggiungere quel traguardo e non tutte passano per un campo di battaglia. Non per tutti, quanto meno.> Socchiude l'occhio buono e inizia a muovere qualche passo verso la scalinata. <C'è chi è sceso in campo ed ha perso tutto quello che aveva.> Incredibile come questa frase si adatti anche all'altra, ma lui è a se stesso che fa riferimento. Peccato che l'altra non possa saperlo. <Tuttavia non ha smesso di vivere. Ha semplicemente... cambiato strada.> Si stringe nelle spalle, superandola ora che abbandona la propria postura sulla testa dell'hokage, per portarsi al livello dello Hyuga. <Una strada dove non devi dar nulla a nessuno e nessuno si aspetta nulla da te.> Il do ut des non regge, quindi. <Immagino che il sangue ti abbia favorito, allora.> E ridacchia, stemperando la serietà del discorso appena concluso, nell'autoironia che ora improvvisamente riemerge. <Beata te. Con me non è stato altrettanto clemente.> Ovviamente si riferisce ai caratteri ereditari genetici. Da per scontato che l'altra sia semplicemente dotata di una bellezza più ostinata e meno disposta a sfiorire. <Non ti darei più di... venticinque anni.> e le divinità solo sanno quanto si sbagli. Assottiglia appena le palpebre dell'occhio sinistro, invece, quando l'altra parla dell'impossibilità di dare un taglio al passato. <Mh. Capisco.> E capisce bene. Neanche lui può... ma fa finta di esserci riuscito. <E sia... vediamo se riusciamo ad alleggerire il peso di questa catena.> Accettando la proposta di muoversi verso il settore Suna, andrà avanti per primo discendendo i gradini della scalinata metallica. <Per la cronaca...> Spezza il silenzio un'ultima volta, per dimostrarle ancora che ha ragione. <... sei sentimentalmente impegnata. Ergo... io non ci guadagno proprio niente dall'aiutarti a cercare un kimono.> E ridacchiante continuerà a scendere, lasciandosela alle spalle e impedendole di vedere la sua espressione divertita stampata in viso. Cala così il sipario sui due, lasciando al sole il compito di custodire gli avvenimenti che prenderanno luogo in questo caldo pomeriggio. ||

00:15 Furaya:
 Volge un’occhiata nei confronti dell’uomo che ha scelto quest’oggi di seguire. Ammette di non esser troppo bravo a mentire, la qual cosa può essere sicuramente un ottimo incentivo a continuare la chiacchierata con lui. <Buono a sapersi.> Commenta a tal riguardo, tenendo ben a mente quanto ha appena enunciato. Sia mai che possa tornarle utile in futuro per rinfacciargli qualcosa – non ne sarei così tanto sicura, ma tentar non nuoce. E’ sempre bene avere dalla propria qualche asso nella manica prima che vada tutto a scatafascio. Le ultime vicissitudini glielo hanno fatto capire piuttosto bene. <Eppure la nostra vita non ci ha dato altro che sofferenza e guerra. E quando ci forniva quel palliativo di felicità a cui tanto anelavamo> Si stringe nelle spalle, gesticolando con la mandritta ad emular un paio di forbici nell’aria che tagliano qualcosa d’immaginario. E’ lapalissiano a cosa vada riferendosi. <ce l’ha tolta.> Parla quanto meno per sé stessa, quindi reputa fermamente che la vita di tutti i giorni è un continuo lottare – certo – ma che difficilmente si possa trovare l’eventuale fine. <Quindi, prima di far qualunque cosa, tanto vale essere a conoscenza dei pro e dei contro e valutare se ne valga davvero la pena.> Tentare di riportare la vecchia Konoha agli antichi fasti, per esempio, ne vale tutta la pena del mondo. Non rinuncerebbe mai ad un sogno del genere neppur fosse l’ultima cosa che riesca a fare prima di morire. E le va bene così. Potrebbe rinunciare a qualunque altra cosa, tranne al suo villaggio. Non è ingiusto quel che spesso le viene detto, ossia ch’è troppo legata al suo passato. E’ tremendamente vero. Dovrebbe recidere del tutto le catene che la tengono legata ad esso, riuscire a godersi il futuro, però anche le parole di Mattyse hanno avuto un impatto terrificante nei di lei riguardi. Impossibile tirarsi indietro adesso. <Ora, siamo passati addirittura al “Pakku-chan”.> Mormora ancora, lasciandosi scappare una piccola risata che cessa di lì a poco. Dopotutto, non si conoscono che da qualche minuto e il signorino pare prendersi abbastanza confidenza per quanto riguarda i nomignoli da affibbiare agli altri. <Anche la tua visione del mondo non è sbagliata.> Deve dargliene atto. Ha perfettamente ragione a sottolineare come non tutto passi dalla guerra e dalle battaglie; il problema è che sta pronunciando tali frasi nei confronti d’una guerrafondaia che per l’utopica “pace” avrebbe fatto di tutto, se non di più. Combattere era l’unica mossa che avrebbe portato una ricompensa tale da poter essere utile per il futuro. <Tuttavia, ho già qualcosa che dà senso alla mia vita: un obiettivo. Ma perseguirlo non è facile e non mi permette di prendere il resto alla leggera.> Sincera, non si scopre comunque più del necessario. Potrebbe essere qualunque obiettivo, mica quello di riprendersi il vecchio territorio del Fuoco, ecco. <Non è una strada che fa per me.> Riferendosi all’eventualità d’allontanarsi da tutto quel vecchiume. Non vi riuscirebbe neanche volendo, è nel suo DNA. <Non conviene cambiare argomento?> Arriccia la punta del naso, rivolgendogli un’ulteriore occhiata di sottecchi mentre si preoccupa di scendere con tranquillità i vari gradini che la conducono dabbasso. <Ad ogni modo, aggiungine sei.> Ladra che non sei altro. Esteticamente, sicuramente s’aggira sui trentuno, ma l’anagrafe dice tutt’altra cosa, signorinella! Tenjiro le fa presente che non sta effettivamente ricavando niente dal portarla a trovare un kimono, giacché sentimentalmente impegnata. <Posso offrirti un ramen e discorsi pseudo profondi riguardanti il passato.> Ha imparato anche a fare dell’ironia adesso. Batman, salvaci tutti. Ad ogni modo, passerà sicuramente un’altra oretta in sua compagnia, salvo poi destreggiarsi tra le varie stradine per tornare al quartiere dei Clan. [ EXIT ]

Lei impegnata a pensare, lui a marpionare.
Il discorso cardine è la ricerca d'un kimono e lui ne indossa. Quindi, le propone un giro commerciale presso possibili località che ne vendano, parlando d'argomenti riguardanti due vecchie cariatidi come loro.