Sango-Kan - Le vicissitudini del Matrimonio interrotto
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Giocata del 28/08/2021 dalle 12:23 alle 19:21 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Che strana quella notte, parrebbe dolce a molti occhi eppure ai propri non ha fatto altro che male, ancora e ancora. Scuote lieve il capo a rifletter su ciò che solo pochi attimi prima, ore invero a questo punto, lo stesso Seiun abbia messo un punto. Non avrebbe accettato quel suo accettarla ad occhi chiusi, qualunque cosa dica, qualsiasi cosa faccia, va bene. No, non potrebbe mai funzionare così, non potrebbe mai vivere nella consapevolezza di averlo quasi come un manichino statico, sempre sorridente, dov'è finita la furia? La gelosia? Dove sono finiti quei sentimenti potenti, di voler proteggere la persona amata facendogli anche del male pur di non perderla? E li ricorda quella notte con ben altro Seiun, ove le proprie orribili parole lo avevano messo nei panni di colui che avrebbe dovuto rinsavirla. Una mano al collo, parole dure ma vere, e infine il suo desiderio di non volerla perdere. Ultime anime vaganti a tenersi legate nella loro solitudine scelta, e ogni volta che la morte s'avvicinava troppo, egli l'avrebbe sempre portata via . Perchè non può di nuovo esser così ancora adesso, con qualcun altro? S'è permessa d'andare un poco avanti, un passo dopo l'altro, un ennesimo legame, ma il vuoto che adesso giace nel petto ha l'odore della morte. Nulla, vuoto, nessun braciere, nessuna piccola luce a rischiarare l'abisso del proprio essere, e infine rimanere completamente cieca a ciò che nascondeva. Non v'è alcuna lacrima sul viso, solo occhi vitrei e lontani nel rendersi conto che ormai tutti i legami col passato sono stati spezzati, non ha più nessuno . Nessuno che possa ricordare, nessuno con cui abbia avuto il piacere di camminare fuori da quelle mura verso la loro infinita libertà. Sola, infine lo è. Giunge nel silenzio della notte alla porta di colui a cui ha fatto del male, ma non vi sarà dispiacere per esso, solo una mano che andrà a bussare gentile sulla stessa porta, poi il campanello per segnalare la propria presenza. Si presenta vestita come con il Seiun, alias solito kimono rosso con solita gonna corta e maniche fino ai gomiti per non patire quel caldo immenso, capelli raccolti docilmente in quello chignon basso da bacchette intagliate e pregiate , di disegni e colori che ne fanno da soli la ricchezza dell'Ishiba . La stoffa della veste che scivola carezzando i seni, i fianchi, tutto del proprio corpo con dolcezza ne fanno anch'essa un lavoro certosino, a mano senza dubbio, e i ricami dolci d'argento ne richiamano i colori degli occhi, azzurri, ma questa notte plumbei e violenti, grigi di una tempesta interiore, e aspetta che qualcuno s'affacci alla porta e possa vedere un viso senza alcuna emozione. Lui le aveva detto che aveva ragione, lei ha adesso accontentato lui annullando tutto, il matrimonio, e a pari merito emozioni, lo sguardo che si colma di quel vuoto e di quel buio, decisamente le è rimasto quello. [Estemporanea | Sera] Di ritorno da quella passeggiata serale con l'insolito incontro di Dokuhiro, ragazza al quanto particolare, strana, inconsueta per la geniale mente del Sumi. Scambiata, ancor adesso per un ragazzo, muto, privo della parola, con un'insolita paura per il mondo, perennemente in ansia verso il genere umano, tutto esso, nessuno escluso. Nulla è proferito dalle altrui labbra, mere deduzioni del bianco prive di vera conferma ma solo dubbi, indecisioni; la serata è conclusa tramite il messaggio di Sango, improvviso quanto inaspettato, una decisione alla fine giunta senza l'appoggio del Sumi, privandolo dell'opportunità di mettere fine a tale scempio tramite le proprie intenzioni, mani, azioni. Il passo, svelto e regolare, lo porta sempre più vicino alla propria abitazione, più in fretta possibile evitando di ritrovarsi la rossa dinanzi casa ad aspettare inutilmente un suo arrivo, preoccupato di non ritrovarla più li o il compimento di una follia invereconda. Una serata aperta al tutto, al niente, all'oblio e all'oscurità, una giornata ancora in corso la cui fine risulta ben lontana dai pronostici effettuati a suo tempo. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu ed una giacca color del latte ricade su spalle, schiena e braccia i cui bordi inferiori risultano di un viola, esattamente come le sfumature sulle spalle. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. In prossimità della porta arresta lentamente l'incedere inquadrando l'Ishiba bussare sulla superficie lignea. Leggero il sospiro effettuato, ripresa la camminata accorciando quella breve distanza nel separarli, labbra schiuse permettendo al vociare di portarsi all'esterno <Alla fine, avevo ragione io. Uno pari> emerito commento sugli eventi da poco accaduti incastonando qualche momento le dorate nelle azzurre di lei tirando fuori le chiavi di casa. Avvicinatosi alla porta le inserisce nella serratura, un paio i giri aprendola, spingendola all'interno e, con l'arto superiore destro, indica lei l'ingresso concedendole di oltrepassare la soglia. Attende il compimento di questo gesto prima di inoltrarsi a sua volta richiudendo la porta alle proprie spalle, pigiando la mano sulla sinistra accendendo, infine, le luci. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] Non pare esservi alcuno nell'abitazione, troppo silenziosa e vuota , senza anima, ma qualcosa attirerà l'ovvio sguardo della rossa, un rumore più retrostante dalla propria posizione, passi che s'affrettano a lei, e punterà quello sguardo duro proprio sull'albino. Ne sente le parole e un moto di rabbia s'accende e scema allo stesso momento, un altalena di emozioni che si infrangono dentro di se < volevi questo > dura la voce e fredda, distante e distaccata, se ne sta distaccando lei stessa da qualsiasi emozione, inutile crogiolarsi in altri dolori adesso che non è rimasto più nulla da poter bruciare, è caduta infine in quell abisso divenendo parte di ciò che il Seiun era un tempo per lei. Attende spostandosi lei stessa da quel sentiero per dargli modo di aprire la porta ed infilarsi senza attendere alcun dire da parte sua. I sandali ninja scivolano verso la stanza a lei conosciuta, quel piccolo soggiorno circondato ancora dalla propria innata - sempre che egli non abbia fatto pulizie per toglierle, ed ammirare il proprio rosso intenso. Una fiamma , una vita che non v'è più, rimanendo in piedi al centro di quella stanza per osservarla semplicemente, l'azzurro sguardo che incede ancora sui particolari per trovarne differenze < non potevo tornare ad Ame, non questa sera > sa benissimo d'aver spezzato il cuore del bianco un ennesima volta, ma forse quella sarebbe stata la definitiva che abbia posto un punto a due creature tanto, troppo differenti, di intenti e di volontà < vuoi che ti dica che avevi ragione? > solleva quel sopracciglio , e se fosse li lo guarderebbe dritto negli occhi , ed egli potrà notare come non vi sia dolore, rammarico, nulla e niente, richiudendo infine quelle piccole fiamme per spegnerle finalmente. E la luce non v'è più, nemmeno nei suoi occhi che adesso paiono quasi annoiati di quel mondo. Eppure sulle spalle pesano i dolori e le morti, al centro del proprio petto il vuoto, consapevole che adesso non ha alcun legame, nessuno, a parte forse quell'ultimo con quel bianco. Chissà perchè non fugge, non l'allontana, ma egoista come un tempo non si farà problemi a presentarsi alla sua porta come nulla fosse. Egli voleva quella fine, togliendole l'ultimo briciolo di amore rimastole, adesso non ha nulla da dare ad alcuno, nessuno che potrebbe ravvivare quella fiamma.. e i Kami come son crudeli nel sapere che adesso è divenuta quanto più simile al Rikudo Sannin di quanto non lo sia mai stata. Statica in quel momento, osservatrice esterna, di qualcosa che possa anche solo accender d'un poco la curiosità ma nulla di più. Un contenitore di informazioni ed esperienze, ed ognuna di quelle hanno tolto sempre più umanità nella sua essenza intima, adesso non rimane che l'ombra di un Kami in terra che l'ha sfiorata con la sua essenza, e ne porta dentro il dolore, il vuoto, e la perdita. Tutto brucia e fa male, ma niente verrà al viso come se davvero fosse più il nulla. [Estemporanea | Sera] Il viso statico, privo di emozioni ricorda una marionetta inanimata i cui lineamenti permangono immobili non ritrovando in essa nulla. Non può conoscere, per adesso, quanto accaduto alla rossa eppure una prima supposizione giunge alla mente del Sumi, un barlume di idea riprendendo i propri vecchi discorsi sull'incompatibilità tra i due, il suo non amarlo ma solo desiderare una certezza in quella vita pregna di incertezze. Conscio di come l'amore di lei sia indirizzato altrove, verso un mito, un'essere definito Kami da ella stessa ma mai avveduto ne nominato con il vero nome in possesso. Scossa è il capo all'udire di tale verbo accusatorio percependone il distacco, la freddezza, la volontà di annullare tutto quanto è insito nell'animo divenendo parte dell'eterno nulla dove un tempo, persino il Sumi, ha trovato conforto privandosi di emozioni e sentimenti diversi dal puro divertimento mentale quanto fisico <Tu ci creda o no, stavo cominciando a cambiare idea> tranquilla l'ammissione su quel cambio di opinione, non totale, bensì parziale. Dubbi restano e quella fine ne sono una decisa conferma, la prova lampante della ragione insita nel proprio verbo, indiscutibile come sempre toccando il punto della questione, ancora una volta, con largo anticipo. Porta aperta, entrambi inoltrati nel soggiorno il quale mostra ancora i segni del passaggio della rossa, le pareti non cambiano di colore, permane il rosso mentre il salotto è praticamente lo stesso, salvo per qualche foglio sparso sul tavolo insieme a delle matite con un disegno ancora incompleto raffigurante degli animali di vari genere, un pratico allenamento evitando di perdere la mano sui dettagli. Il segreto di un Sumi risiede esattamente in quello <Lo so, come ti dissi, gli amici servono a questo. Puoi fermarti qui tutto il tempo che desideri> dopotutto, vivendo totalmente in solitudine, la casa si mostra continuamente libera, spoglia dalla vita, avere ospiti non risulta un vero e proprio problema, specialmente l'Ishiba la quale dimostra di essere totalmente andata per una strada difficile da seguire. Dorate ritornano sul viso di lei, osservano, scrutano in silenzio al quesito proposto <Voglio che mi dica cosa è successo e perchè> curiosità innata sui fatti accaduti smuovendo il corpo verso la cucina. Il giaccone è tolto, lasciato scivolare lungo i superiori arti, appeso allo schienale di una sedia liberando se stesso; il tinello viene aperto prendendo la bottiglia di sakè, preparato fresco ogni giorno da parte del bianco, insieme a due bicchierini prelevati dal ripiano al di sopra dei fornelli. Torna con l'occorrente in salotto adagiando sul tavolo ogni cosa, versando il sakè nei bicchierini, quasi fino all'orlo, consapevole della necessità di fargli sciogliere quanto basta per permetterle di rilassarsi <Accomodati pure> indicando il divano, le sedie, ottenendo la possibilità di usufruire di entrambi senza mai distogliere le dorate dalle azzurre, neanche i bicchieri vengon sollevati. Cambiare idea? Solleva sottile il sopracciglio destro come a non volergli quasi credere ma solo lasciarsi il beneficio del dubbio. Alla fine è giunto a lui quel che voleva, dovrebbe esserne felice di quella propria ragione. Avanza dentro la stanza, ferma , immobile come una statua con gli occhi puntati solo ora sul viso del bianco. Un bianco che quasi le da fastidio agli occhi, incedono infatti in quei disegni per prenderne uno tra la mano destra, le sottili dita che non lo stropicciano tanto son delicate, solo per osservar lo stesso disegno e trovarne un qualche tipo di bellezza. Ma lo lascerà andare al proprio posto senza dire nulla, ascoltando silente ciò che egli abbia da dire. Prende il suo tempo, respira calma e docile < una sola notte > solo quello prima di riprender il proprio cammino verso Ame e tornare alla grande casa vicino al proprio clan. Quel che farà dopo ancora è un mistero per lei, deve decidere, deve iniziare quel cammino, e lo avrebbe fatto solo di fronte la statua di Pain. Come un tempo sarà esso a donarle una risposta. La casa che pare vuota, rimbomba nella mente quel senso di nulla, nessun rumore, alcuna vita < preferirei tornare alla foresta della morte > per viverci di nuovo come un tempo, selvaggia e solitaria insieme alle proprie tigri. E li il trillo giunge alla mente.. < devo riprendermi le mie evocazioni > quello era stato il primo passo per la propria libertà, le compagne di una vita meravigliose da cui non s'è mai davvero distaccata sebbene non senta più nemmeno il potere del Senjutsu scorrere dentro di se . Stringe poco le labbra, la decisione è stata presa , non che ci volesse chissà quanto tempo prima di giungere a quella conclusione. Chissà adesso dove si trovano esse, il bosco dei ciliegi è relativamente vicino, potrebbe uscire infine per un motivo davvero valido. Egli vuol sapere cosa sia accaduto, cosa l'abbia scossa abbastanza dal mettere la parola Fine a quella storia. Ma il tempo scorre e le labbra non si muovono, andrà però a prender posto su una sedia, non troppo vicina al ragazzo, ma anzi, sedendo perfettamente di fronte ad esso. Nessun divano, troppo comodo. Andrà a prender lei stessa il bicchierino di Sakè per osservarlo dalle proprie iridi < è stato quella notte, bevemmo del sakè. Egli mi spinse sul baratro della scelta, essere quella che ero sempre stata, fedele a Yukio, quasi innamorata di lui.. o scegliere la mano di un Kami e aprire gli occhi al mondo > un mondo invero crudele e senza speranza, ove le loro vite si sarebbero solo unite al mondo della natura, al richiamo del rinnegan. < gli ho parlato di Akendo e di come per me egli fosse ben più che un amore, quale donna può amare un kami tanto facilmente?> un nome antico e terribile, di un essere che è fuoriuscito dalle leggende e adesso chissà in quanti pochi lo rimembreranno. Il bicchierino oscilla tra le sottili dita, lo reggono come un giocoliere per renderlo mosso, forse facendo scivolare qualche goccia verso il tavolo < sono stata sincera, non volevo che pensasse a me come una donna che possa amare come egli merita > perchè lui lo merita, lei invece non più , non dopo tutte le scelte prese, non dopo tutte le vite portate alla morte per il proprio egoistico desiderio di riportare solo Ame alla vita < era il mio ultimo briciolo di legame che avevo. > scomparso adesso, spezzato dalle proprie mani, ma invero ancora non ha detto nulla, se non piccole informazioni criptiche, di una lingua che non si scioglie nelle parole, ma le soppesa con distacco per farle arrivare al Sumi come una piccola favola della buonanotte. Ma quello è un racconto dell'orrore. [Estemporanea | Sera] Decisione viene presa dalla rossa, permanere li una notte soltanto, non di più. Nulla può fare, attualmente, per portare in lei un cambiamento di idee, troppo presto, con informazioni praticamente nulle, senza un reale fondamento su cui fare pressione o agire. Mai, come in questo caso, deve apprendere il più possibile, carpire dal verbo di lei le necessarie nozioni per smuovere l'intelletto rendendo la serata proficua, adatta <Come desideri ma sappi che qui ci sarà sempre un posto per te, se lo desideri> tacendo, mettendo la parola fine all'ovvio pervenuto. Già replicato in passato, risulta stantio quel dire esposto per l'ennesima volta, prima o poi avrebbe imparato una grande lezione ma il bianco non è li per quello, uno scopo ben più elevato troneggia su di se. Non cessando di scrutarla ne ode il dire, le intenzioni sul suo futuro agire, tornare in una foresta, probabilmente in totale solitudine <E tu pensi sul serio che ti lasci andare in quella foresta? In queste condizioni?> breve la pausa presa <Toglitelo dalla testa Sango> inutilmente stupida come idea, protende nel tenerla in quella casa con se fino alla ripresa mentale adeguata per poter compiere un gesto tale da permetterle di isolarsi dal mondo intero <Anche l'altra volta ne hai fatto menzione, perchè non me ne parli?> l'evocazioni, argomento trattato solamente in accademia in via estremamente superficiale, discorso mai realmente approfondito eppure, adesso, con la libertà appena conquistata, necessita di aumentare il bagaglio di conoscenze in proprio possesso. Bicchieri sul tavolino con l'Ishiba a prendere posto su una sedia, dinanzi a se, sguardi incastonati l'uno nell'altro, silente il momento di pausa dove è ella ad intavolare il racconto partendo, forse, dal vero inizio. Gioca anch'egli con il bicchiere tra le dita, smuove lento il contenuto lasciando al vociare il compito di riempire la stanza con nomi altisonanti come Yukio, un'amore verso il Kokketsu oppure il Kami. Tale divinità, a quanto pare, possiede un vero e proprio nome portando altra curiosità sul volto dell'albino, straniamento, non comprendendo molto, forse quasi nulla di quel racconto. Il silenzio ricade, non una piega è fatta dal ragazzo il cui bicchiere avanza, arto allungato lasciando che impatti contro l'altrui, un brindisi silenzioso avvicinando il bordo alle labbra, ingerendo l'alcolico in un unico sorso dando inizio allo scioglimento <Perciò, il kami di cui sei da sempre innamorata si chiama Akendo, ma chi è? Non ne ho mai sentito parlare prima e, soprattutto, che fine ha fatto?> ponendo il primo quesito, il primo riassunto <Hai racconto di questo tuo amore a Shiroyuki e...lui ti ha mandata via? Ha interrotto tutto quanto?> ipotesi plausibile, più corretta in vista delle dichiarazioni appena emanate eppure nulla è concluso, molto di più riserva il destino, il passato dell'Ishiba risulta pregno di eventi in cerca di un'uscita <L'ultimo legame? Forse con il passato perchè io, altrimenti, cosa sarei, mh?> il futuro, un legame futuro da esplorare. Non desidera rimanere li, ma annuirà semplicemente, un cenno concorde d'aver compreso davvero bene le se stesse parole, ma inutile indugiarvi quando ha preso la propria decisione. A quel suo dire ne rimane sorpresa, decisamente sorpresa < la foresta della morte ricreata qui è solo una fittizia imitazione della reale > si, non stava propriamente parlando di quella all'interno del villaggio < vi ho vissuto per molto tempo già. Ed è stato forse il periodo in cui mi sentii davvero libera > nessuna costrizione, casa di sorta, nessun ritorno e nulla dove andare, solo il piacere di vivere al cuore della natura in una foresta tetra. Compagne fedeli le tigri e ogni tanto anche il kami scendeva a lei tenendosi compagnia, ponendo le pedine del mondo prima di dar inizio alla vera ultima guerra che li ha distrutti < non sei nella posizione di dirmi cosa posso o non posso fare > inflessibile su quello, sceglierà da se come un tempo come vivere la propria vita < vuoi sapere delle evocazioni?> non se ne sorprende, sono un argomento trattato alle accademie ninja ma nulla di esse viene detto, rimangono avvolte dal loro alone di mistero, dalla loro natura sfuggente < solo gli shinobi che si dimostrano alla loro altezza possono incontrarle > non parla nemmeno del patto, ma solo di un incontro, fortuito e casuale scelto unicamente da loro. < sai perchè mi chiamavano Byakko , Kan?> chissà se si sia mai interrogato sulla natura di quel nome e attende un eventuale risposta prima di prender la parola lei stessa < ero la portatrice della cappa dell'Akatsuki, l'anello di Konan era una tigre bianca. E... > solleva quel bicchiere per saggiarne infine un sorso < avevo un patto con le tigri della foresta > il richiamo a quel regno selvatico si riconduce anche a quel legame eterno ed imperituro < ed infine son diventata una portatrice della natura. Senjutsu . >chissà che egli conosca quelle tecniche proibite, probabilmente no, vi sono voluti anni, ricerche ed esperienza per averne anche solo la minima conoscenza di tali rotoli. Legami eterni che si ricollegano anche al Rinnegan in qualche modo, entrando in pace nel loro piccolo regno. Ascolta quel dire , il non conoscere davvero il nome del Rikudo Sannin, ma non se ne sorprende, non data la natura sfuggente di quest ultimo < sei troppo giovane per poterlo ricordare > diciotto anni sono nulla, dovrebbe andare molto più indietro per trovare qualche fonte di informazione valida su quell'essere < posso definirlo il diretto discendente di Pain > un nome che egli forse conosce per via anche della statua messa ad Ame < capo dell'Akatsuki e possessore del rinnegan > probabile che quelli invece li riconosca, il potere di un dio che è divenuto famoso dagli occhi di Pain, e le nuvole di sangue su uno sfondo nero che portarono terrore ogni dove. < è scomparso > la voce che rimane normale, come se nulla fosse, consapevole però della veridicità del proprio dire al centro di una bugia < Dopo l'ultima grande guerra lo sentii , percepii la sua essenza e il suo potere; probabilmente combattè lui stesso contro il falso dio > non se ne sarebbe di certo sorpresa, sarebbe stata un ottima sfida per il moro . Ma lascia li quel racconto, senza terminarlo volutamente per non mettergli un punto . < vorrei che fosse stato così > sincera in quel dire, che Shiro avesse messo lui fine a tutto < non si è arrabbiato, non credo abbia provato granchè, mi ha solo sorriso > la mano che si stringe attorno al bicchiere piccolo ma senza versare altre gocce < dicendomi che mi avrebbe seguito ovunque come al solito e accettato tutto di me > la smorfia che ne viene non renderà che il viso dell'ex jonin una smorfia di odio misto a incredulità < non voglio qualcuno che accetti qualsiasi mia scelta. Non ho bisogno di un burattino con me. > non lo avrebbe accettato, non di certo da Shiroyuki < un compagno è differente > sebbene siano parole che vengono dalle proprie scarse esperienze d'amore, seppur tutte intense, e una più di tutte < non si tratta solo di amore, non sono così banale > stizzita anche solo dal pensarlo trovandovi molto più nelle pieghe del proprio essere < lui era il mio sensei. La mia guida, il mio unico confidente. E lo veneravo. > non v'è solo amore, ma passione, ammirazione, un sensei a cui affidarsi ciecamente, sicura che non avrebbe mai sbagliato, che non sarebbe mai morto, che avrebbero vissuto quelle due vite parallelamente < e se solo me lo avesse chiesto avrei abbandonato qualsiasi cosa per seguirlo. > sorride solo adesso ripensando al passato < sono quella che sono solo grazie a lui > colpa o merito che sia non può sfuggire alla verità delle proprie parole. Le iridi che si fermano su quel viso, lo fissano intensamente < sono morti tutti. Uno ad uno sono caduti, e non mi hanno lasciato che amarezza e dolore > stringe lievi le palpebre < non so cosa sei Kan. Spero non qualcuno che diventi un ulteriore peso . Non so quanto riuscirei a sopportare ancora > [Estemporanea | Sera] Comprende anch'egli la natura della foresta, finta, una mera imitazione dell'originale posta all'esterno eppure, sempre di essa parliamo, un luogo isolato dove vivere si in libertà ma a quale prezzo <Lo so ma ti isoleresti in un momento in cui isolarsi è la scelta peggiore da compiere> problemi emotivi, sentimentali, questioni impossibili da risolvere in tal modo. Chiudere il cuore? Una possibilità certamente da vagliare, divenire il Sumi di un tempo al femminile abbandonando tutto per vivere la vita al massimo <La libertà non dipende dal luogo in cui si vive ma dalla testa. E' solo una questione di testa, suggestione e autoconvincimento. Non è stata la foresta a farti sentire così ma tu stessa, io ne so qualcosa> persino in un loco del genere, un villaggio chiuso in mura spesse, inarrivabili, egli riesce nell'intento di sentirsi totalmente libero. Col passare del tempo, ha compreso la vera natura di tale parola, l'intrinseco significato sfuggitogli fino a quel momento, comprendendo l'effettiva dottrina del proprio clan in ogni sua sfumatura. Non risulta esser onnipresente nelle altrui decisioni come ella fa natura eppure ritrova in tal termine un disaccordo appariscente, forse il momento di muoversi a proprio modo è giunto anche con lei <E tu non sei nelle condizioni mentali per poter decidere lucidamente perciò perchè non ti plachi un po' e non ti prendi qualche giorno? Tanto la foresta non scappa> comincia lentamente, consapevole di dover nuovamente affondare le unghia nell'animo dell'Ishiba convincendola nel metter da parte follie stupide. Semplice moto del capo al quesito non aggiungendo altro, non espone argomenti prestando l'ascolto massimo per quanto riguarda quella tecnica fin troppo rara per poter essere ampiamente conosciuta <All'altezza delle evocazioni? D'accordo ma...quali? Nel senso, l'evocazione è una tecnica di richiamo ma se non ho contatti, non so a chi dimostrare nulla> ragionamento contorto probabilmente ma tanto vero quanto attuale eppure la sensazione che ella stia parlando delle proprie è ben più che presente. Smuove il capo con diniego al successivo quesito, non ne ha idea, interpellato si eppure la risposta risulta sfuggente, troppo lontana per poter esser trovata dalla propria gioventù; assimila ogni informazione pervenuta, Akatsuki, qualcosa gli riporta alla mente, Konan una leggenda vivente e le tigri della foresta, forse esse sono l'evocazione della donna <Akatsuki...l'altra volta mi hai lasciato una nuvola rossa sul pavimento, c'entra qualcosa?> veramente troppo giovane per poter sapere ma i collegamenti comincia a farli in rasentano i due momenti due novità <Ci sono altre evocazioni oltre a queste tigri?> una quantità di quesiti improponibili vengono avanzati, crescente la curiosità nella mente del genin <Senjutsu? Cosa sarebbe?> tecniche proibite, mistiche, mai scoperte, neanche con ricerche e studi nel periodo accademico. Un nuovo mondo viene aperto dinanzi a se, una nuova prospettiva del mondo ninja, portatore di arti ancor tutte da conoscere, imparare, fare proprie. L'età non l'aiuta, consapevole di non poter sapere effettivamente tutto si ritrova nuovamente ad ascoltare in silenzio di questo Akendo, del suo essere discendente di Pain, capo dell'Akatsuki, possessore del leggendario Rinnegan, gli occhi avveduti sulla statua del dio. Il silenzio piomba in lui scostando la sedia lentamente, sedendosi a sua volta, riempiendo il bicchierino di sakè, aggiungendo il mancante a Sango. Maneggia l'oggetto preso dal racconto, scrutando il volto della donna con un veloce pensiero ad attraversare la mente <Un'essere così potente e dotato, non può sparire nel nulla> tono vocale basso in quel commento <Hai mai provato a cercarlo?> soluzione migliore, difficile pensare ad una creatura tanto mistica scomparsa come se nulla fosse, senza nessuno, privato di tutto <L'Akatsuki che fine ha fatto?> è in gioco, brama la conoscenza, l'apprendimento del passato eppure mette da parte tali bramosie permettendole di procedere con il matrimonio fallito. Ode il verbo, comprende il punto di vista della donna, il suo volere, il cercare un compagno in grado di tenerle testa, non un burattino; una donna forte esige un'essere forte al suo fianco e solo al termino di tutto, dopo aver udito pazientemente esordisce con un <Sei una stupida> insulto diretto, privo di cattiveria nel tono, pregno di sincerità <Sono giovane ma non sprovveduto, se ho detto determinate parole all'epoca, l'ho fatto perchè ti ho capita abbastanza da poter comprendere che il matrimonio era soltanto una tua esigenza, non un desiderio o una volontà> attimi di pausa <Chiama il tuo rapporto con Akendo come vuoi, si tratta comunque di amore e sai qual è la soluzione? No quella di andare a fare la scimmia nella foresta ma cercarlo, ritrovarlo e riprendertelo perchè è chiaro che senza di lui, ti senti svuotata e persa. Non credo un solo attimo che colui che definisci dio sia scomparso come un normale essere umano> ponendo il punto sulla questione, il proprio punto di vista andando a prendere il bicchiere, portarlo alle labbra ingerendo completamente anche il secondo shot in un sorso soltanto <Un'ulteriore peso? Sono tuo amico, sono colui che nonostante la litigata dell'altra volta, nonostante sia a conoscenza del tuo passato, ha scelto di averti vicina>. Non sarebbe la prima volta che si isola, ma anche li, non è mai stata davvero sola < la mia natura mi ha portato a sceglierlo come loco per la mia vita > una natura intrinseca che si espande nella arti magiche, di segreti celati, di contratti di sangue e anime. Ascolta quel suo dire, non ne mostra disprezzo ne confusione, comprende il suo dire ma non è la propria visione del mondo < libertà è fare ciò che desideri senza alcuna limitazione > l'ha imparato in tanti anni, come il solo restare in un villaggio la faccia sentire oppressa < ho vissuto ad Ame,Konoha, Kusa, Kiri e Oto > un viaggio lungo che l'ha vista prender parte di quelle vite per conoscerle meglio, per una guerra o per l'altra, e ciò ha ampliato la propria visione < ma erano sempre catene. Finchè non fossi tornata infine alla mia vera casa > non prova a convincerlo, sarebbe tempo sprecato in quanto si somigliano anche nella testardaggine , ma solo per fargli comprender che ciò che i suoi occhi hanno visto non è bastato a tenerla lontana .< è stato scegliere di non appartenere a nulla a farmi sentire libera > libera di inseguire i propri ideali e i propri sogni, libera d'esser quella creatura capace di uccidere senza rimorso ma anche capace di amare in quelle rare volte. < condizioni mentali?> ride adesso sommessa facendo tremare il sakè < non credo d'esserlo mai stata davvero > consapevolezza, v'è sempre di ciò che è divenuta, di ciò che lo specchio le mostra e che forse Kan ancora non ha davvero ben compreso . Ascolta le domande sulle evocazioni, eppure non andrà a rispondere subito, si prende il proprio tempo per deglutire altro sakè con la dovuta calma. < contatti > ripete < non essere stupido Kan. Le evocazioni non sono oggetti da avere > non si possono contattare e nemmeno desiderare, si può soltanto cercar d'esser alla loro altezza < prima di cercare qualsiasi evocazione devi prima conoscere davvero te. La tua forza ove risiede, la tua mente, ed esser pronto ad affrontarle > prove su prove da affrontare < è un percorso che devi affrontare tu. Potrei un giorno mostrarti le briciole, ma ciò che serve devi scoprirlo pian piano > non gli darà ciò che vuole adesso e subito, il percorso è impervio, lento anche , fatto di crescita personale, di cambiamento e di mutamento . < ero una di loro > la piccola nuvola rossa lasciata, un segno del proprio essere che si ripete ancora e ancora. < ne ho conosciute diverse nel tempo, solo grandi shinobi avevano un contratto > ma tace di nuovo, enigmatica, consapevole che se egli voglia avanzare in quella ricerca deve prima definire se stesso, deve divenire un vero Shinobi. Solleva quel sopracciglio sbuffando lievemente < no?> non può sparire nel nulla? < due possessori dei demoni son morti > convinta che Hanae ed Hitomu siano ormai finiti entrambi < Un tessai considerato un dio pure > oltre un sannin < Furaya, io, Kimi, pensi davvero che la nostra fama fosse dovuta semplicemente al nulla?> orgogliosa nel dirlo < abbiamo attraversato la nostra vita alla ricerca d'un potere maggiore. E siamo tutti morti alla fine > inutile girarci intorno, tutti loro sono morti e quel giorno anche Akendo è morto per dare vita a qualcuno di nuovo. Quella vita che non accetta ancora di morire, e permane forse la speranza che egli possa un giorno tornare. < certo che ho provato a cercarlo > e l'ha pure trovato, ma non nel modo in cui s'aspettava. < è morto > mette li la parola fina a quella vita. Akendo possessore del rinnegan ormai è morto, ne nasce Kioku dagli occhi Uchiha. Ascolta ancora, silente, senza interromperlo in quelle parole che fuggono come un torrente contro di se, e le assorbe, ne comprende i contorni seppur si trovi a sospirare < credevo che un giorno avrei avuto un briciolo della felicità che volevo. Ma i kami sono attenti, sanno bene dove colpire > sanno ove tessere e allungare le loro mani, sanno come giocare e come essere terribili < Kan, mi hai appena dato della scimmia? > lo sguardo che lampeggia di nuovo pericoloso verso di lui < gente è morta per molto meno > intransigente ed arrogante come poche altre. < cosa non capisci della morte Kan? > par quasi divenire di nuovo tranquilla < cosa non comprendi nel perdere qualcuno per sempre che non tornerà mai più?!> glielo sbatte in faccia senza troppi fronzoli, sebbene mantenga quella posizione sulla sedia elegante, contenuta, così come il sorreggere il sakè e berne il liquido ambrato < è morto. E non tornerà più > perchè quella è la peggiore morte , quella della mente e dell'anima, l'ha lasciata ormai < e adesso mi rimane nulla >.. < o poco > lo sguardo è per lui ovviamente. Sorride a quel suo ultimo dire < Kan > la voce che pare avere una lieve sfumatura dolce < se dovessi morire anche tu, se dovessi legarmi a te e mi lasciassi andare per un qualsiasi motivo.. ti ucciderei io stessa > non vi è titubanza alcuna in quel che dice, possessiva, ossessiva, i propri legami che si fondano su quello. Non avendo mai avuto qualcosa davvero per se, sempre per se, non può che rilasciare tutte quelle proprie manie sul giovane Kan . Pronta ad ucciderlo lei stessa. [Estemporanea | Sera] Annuisce, evita di commentare a tal frase, non crede per un attimo a quanto sente, se non quando ella parla di libertà. Una sorta di piccola morale all'unica persona la quale ha sempre professato la libertà fin dal giorno della nascita, colui le cui parole hanno spinto all'abbattimento di limiti e catene <Lo stai sul serio dicendo a me quando fino a poco tempo te lo ripetevo allo sfinimento e tu "no no, devo sposarmi", mi prendi davvero così in giro?> toccato nel profondo, nell'animo con quella frase. Non è possibile, non è fattibile una visione fatta in tal maniera, egli la professa, lei se ne appropria ingiustamente dopo averla ripudiata più volte in ogni loro conversazione. Non accetta simile comportamento da parte sua, non lo desidera tollerare più del dovuto. Ode i luoghi di villeggiatura altrui, quasi tutti i villaggi esistenti, i più importanti almeno. Scuote il capo, non la comprende, questa volta la comprensione risulta complicata, priva di un filo logico oppure, entrambi, hanno visioni di libertà completamente opposte, tanto differenti da non collidere <Io sono di Konoha, sono un ninja della foglia ma mai una volta mi sono sentito incatenato per questo. E' la mia patria, un minimo ci tengo anche io> non totalmente senza un cuore su cui fare affidamento ma esso non risulta esser motivo di catene. Nota la risata scatenata dall'altrui voce, sopracciglio destro inarcato, dubbio e perplessità pur comprendendo la natura di tal verbo, ironico, goliardico, veritiero <Non ho detto che sei pazza se intendi questo...forse un po'> buttando egli stesso la situazione sul divertimento, un pizzico, il necessario in grado di stemperare appena il momento rendendo il tutto meno pesante, più godevole. In quel momento, egli fa le veci di un misero allievo, nulla di più, una prima volta in cui è lei a proferir continue parole a discapito dell'altro la cui mente risulta protratta all'ascolto con conseguente apprendimento di concetto troppo importanti per esser lasciati indietro, al passato, a coloro immeritevoli di possedere tali conoscenze <A differenza di molti della mia età e del mio grado, so bene chi sono, a cosa appartengo e dove risiede la mia forza. Io sono uno stratega votato alla difesa, alla pianificazione, sono colui su cui viene fatto affidamento per salvaguardare la vita della squadra e nonostante ciò, sono in grado di attaccare se necessario> non attacca con lui tale discorso, fin dalla tenera età comprende se stesso, le abilità donatagli dai Kami, la forza del clan di appartenenza ed i modi in cui sfruttarlo al meglio della forza <Lo affronterò, io e da solo, mi serve soltanto un punto di partenza> forse ella ha donato ciò o forse no, di certo delle tigri non posseggono nulla di difensivo, basta il nome a far comprendere la natura feroce di tali bestie. Annuisce nell'apprendere dell'esistenza di altri evocatori, altre bestie, un altro mondo a galla. Le dovute ricerche devono esser compiute eppure altro ha la precedenza, una bestia in particolare con la promessa di catturarla prendendone il potere demoniaco al suo interno. Così come prima, persino ora tace lasciandola sfogare, crogiolare nella di lei convinzione di mortalità di simili esseri del passato <Eppure, tu non sei morta, sei qui, davanti a me, costantemente ancorata al passato> Sango non risulta deceduta, forse fin troppo viva <E neanche Furaya Nara lo è> rivelando quel segreto improvvisamente, rendendo l'altra partecipe della conoscenza d'egli <Per quanto ne sappiamo, possono essercene altri sotto falso nome o mentite spoglie> dopotutto, Furaya ha proferito il nome Pakkurida, nascondendosi, privando gli altri della conoscenza. Akendo può aver fatto ugualmente, niente prova del contrario <Bene, proverò io a cercarlo. Senza cercare ho trovato te e Furaya, chissà cosa può succedere se scelgo di muovermi> trovare tutti quanti, riportare al mondo le vecchie glorie del passato. Leggero il sospiro effettuato, aria rilasciata dalle narici, la depressione del commento passa totalmente in secondo piano, disinteressato nel ribattere l'ovvio <Sango, ho visto abbastanza da poter dire che non lo sei> riferendosi, ovviamente, alla notte sul tetto, lasciandosi andare ad un bieco sorriso appena accennato. Capo chinato, dorate abbassate lasciando da parte le azzurre di lei, quel discorso inizia sul serio a provocare nervoso in lui e solo a quell'ultimo quesito insorge. Viso sollevato, pupille immensamente piccole <TUTTO> tono vocale alzato di livello lasciando trasparire per la prima volta il sentimento di rabbia <Avevo una madre ed è morta. Avevo dei nonni e sono scomparsi. Avevo un'amica ed è scomparsa. Sono rimasto solo al mondo, vivo da solo in una casa silenzioso tutto il giorno tutti i giorni ma mai per un momento mi sono lamentato e sai perchè? Perchè almeno per la mia famiglia, non ho perso le speranze, non fin quando non vedrò un cadavere alla mia porta> breve pausa riprendendo il controllo di se <Non fare certi discorsi con me Sango, siamo simili su tutto noi due e capisco forse più di te quando proferisci> ennesimo il sospiro effettuato mettendo da parte il discorso. Bicchierino preso, riempito di sakè, bevuto buttando giù quel nervoso improvviso, provando a seppellirlo dentro se stesso <E io ucciderei te se decidessi di andartene lasciandomi>. Sorride bonaria, consapevole di quelle parole < sono un essere complicato > forse molto più di quanto egli possa immaginare davvero < avessi portato a termine quel sogno.. avrei voluto solo riposare. Rimanere in una casetta, crescere dei bambini, ed essere felice > l'ultimo desiderio era quello < perchè non provarci adesso che non posso più fare nulla?> perchè non dovrebbe cercare di afferrare l'ultima briciola di felicità che le restava < ma non credo di poter smettere d'esser una kunoichi , ne di concedermi quella fine. Morirò nel sangue e nella guerra, così come vi sono nata > lo ha nel sangue, nella vita, qualcosa che non si può cambiare < un minimo?> solleva quel sopracciglio < per Ame ho sacrificato la mia intera vita. Tutto per lei, per la mia casa. Per riaverla dopo che me l'hanno strappata via. Avrei voluto solo non ricordare il sangue e tutte le morti, avrei voluto non perdere mai mio fratello quel giorno ma nulla può esser cancellato> s'infervora, quando quel legame con quella terra è così presente da esser quasi un ossessione per lei . Pazza e folle, lo è divenuta col tempo in un crescendo di ego e in una caduta verso il baratro. Solo che adesso non ha alcuno a cui condividerlo davvero, alcuno che riesca davvero a comprenderla, a vedere il mondo coi propri occhi. L'unico che vi riusciva ormai non v'è più. Ascolta il suo dire e stizzita andrà a risponder subito < non quel genere di forza. Non trattarli come animali da addomesticare. Saranno sempre e solo loro a decidere che tu ne sia degno o meno > sbuffa infine < devi comprender la tua natura. E la tua stessa dovrà entrare in sintonia. Non servono pensieri o strategia, ma solo essenza > un mondo completamente differente è quello della natura, e il suo picco massimo lo si raggiunge solo con l'estrema unione con la stessa. E li che il senjutsu pone le sue radici, nella completa comprensione della stessa. < non essere arrogante Kan, o potresti morirne, con le evocazioni non si scherza > esseri mistici e rispettati per lei, esseri superiori nella mente e nella conoscenza, e la loro natura animalesca li mettono alla prova. < se lo desideri posso prepararti > suggerisce a quel cambiamento, che possa guidarlo in quella strada pian piano, per fargli scoprire che non tutto s'apprende sui libri o nella mera strategia, ma che vi è un mondo la fuori che ancora non conosce . A quel suo dire andrebbe a ridere di nuovo, quasi soffocandosi con il sakè < Akendo? Avrebbe raso al suolo questo villaggio completamente. Nascondersi non rientra nella sua natura, avrebbe mostrato il suo viso al mondo un'altra volta > lo ha conosciuto bene, sa cosa farebbe e cosa non farebbe < e mi avrebbe cercata > sicura anche di quelle parole. Lui l'avrebbe cercata come avrebbe fatto lei , sarebbe scesa all'inferno per riprenderselo senza lasciarlo mai, ma quella speranza è decaduta, può solo proteggere quel nuovo essere venuto al mondo. Guidandolo, consigliandolo, lasciando briciole del suo passato per la strada ma non avrebbe mai forzato lo stesso. Lo ascolta infine sbottare, perdere il controllo senza ritirarsene, senza sentirsi in imbarazzo alcuno ne dispiaciuta . Lo lascia sfogarsi, lascia che egli arrivi alla sua fine, che si spenga la sua piccola miccia < parli di cose che ancora non sai Sumi > lo appella col suo cognome adesso. Ed è vero che non sa che Akendo, il suo corpo almeno, può vederlo muoversi ancora e ancora in quella terra, ma nessun altro oltre lei dovrà mai saperlo. Quegli occhi che possedeva avrebbero fatto gola a tutti, avrebbero messo in pericolo lo stesso. Lo sguardo freddo, distante, distaccato < non dirmi cosa devo fare > ripete per l'ultima volta < siamo simili in alcune cose > lo corregge < ma le mie esperienze son differenti dalle tue. Son quelli ad avermi formata, non l'arroganza di sapere tutto e credere di poterlo fare. Quando vivrai davvero fuori da queste mura potremmo riparlarne > mette lei un punto alla questione, semplice e diretta per non causare altri nubifragi < e quel giorno sarò disposta ad ascoltarti > mette un fermo lei stessa all'arroganza dell'altro, ingiustificata e acerba ai propri occhi. Giovane e vuota di esperienza alcuna, solo detti e la credenza di sapere chi egli sia. E si sbaglia. Lei molti anni prima era completamente differente, solo i passi fatti l'hanno portata ove si trova adesso. < finirà comunque in un bagno di sangue > solleva quelle labbra in un sorriso affettato, questa volta mantiene il controllo, sicura di se, sicura di ciò che deve fare. Solleva il bicchierino bevendolo ancora dolcemente, calma e lenta nel farlo. [Estemporanea | Sera] Ogni umano, a proprio modo, risulta complicato venendo esplorato a fondo, ella non fa differenza o forse solo l'esperienza accumulata con il passare del tempo, le vicissitudini passate riescono a renderla ben più complessa di chiunque altro <Mh> non riesce nel commentare quel dire, tali frasi hanno in se ogni negazione di lei eppure non trova ancora il nesso, per il Sumi, la scelta è solo un esigenza, una richiesta di sicurezza, niente di più. Imperterrito continua con quel pensiero, nulla può portarlo al cambiamento, neanche la stessa rossa con il proprio dire ne è in grado, consapevole di quanto la ragione questa volta sia dalla sua parte aspettando solo di emergere <Ancora? Hai una nuova vita, puoi fare quello che vuoi, perchè non te lo ficchi in quella testaccia dura?> continuamente ancorata ad un passato che mai più sarebbe tornato, morto, sepolto con i suoi stessi shinobi. Nonostante il continuo reiterare di lei, la storia non può subire cambiamenti, totalmente inutile la posizione da ella presa <Non puoi smettere di essere ciò che sei, è solo un tentativo di fuga> così come lei, pure lui risulta essere uno shinobi e lo sarebbe stato fino al giorno della morte, presto o tardi <E allora tutti i tuoi discorsi? Non puoi dire di sentirti in catena dappertutto tranne che ad Ame, qual è la differenza? Se sei libera, lo sei ovunque. Se sei in catene, lo sei dappertutto> risulta troppo difficile per adesso giungere a una conclusione. La mole di pensieri nella mente del Sumi gli impediscono di ottenere la necessaria concentrazione finendo per provare dolore, un mal di testa incredibile di cui non ne conosce le fattezze, le derivazioni quanto le cause scatenanti. <Non ho detto che li considero animali domestici, solo non accetto di venir giudicato senza essere conosciuto> consapevole di chi è, nessuno può osare intromettersi, mettere in dubbio la persona dell'albino però il discorso prende una piega strana, a tratti mistica di difficile interpretazione <Io non sto scherzando> tono vocale basso, serio, non uno scherzo ma fiducia nelle proprie capacità di shinobi <E sia, preparami> ha preso la decisione, l'unica fattibile, plausibile e ancora una volta non commenta più nulla. Ha compreso pienamente, le risposte non giungono, deve muovere i passi per conto proprio, effettuare da se le indagini necessarie, carpire quanti ninja del passato vivano ancora li, quanti si nascondono e se tra essi vige il Kami da lei citato oppure realmente è morto tanto, troppo tempo fa. Lascia alla rabbia il compito di parlare, una prima e ultima volta in cui permette all'emozione di prendere il sopravvento ricevendo in risposta solo ulteriore nervoso <Invece so benissimo> cosa sa? Meno del previsto, meno del necessario, mantenere la facciata risulta essenziale per giungere alla fine di quella ricerca ma la serata degenera ulteriormente. Continuare di questo passo non può portare a nulla di buono se non ad una inevitabile guerra tra loro compromettendo il rapporto creatosi con tanta difficoltò <Tacci me di arroganza e tu fai lo stesso. Non sei disposta ad ascoltare? D'accordo, aspetterò che tu ci sbatta la faccia> sollevandosi dalla sedia, cominciando a camminare, aggirando il tavolo per mettere qualche metro di distanza <Finirà come deve finire> col sangue, col sorriso, nessuno può realmente saperlo, neanche loro <E' tardi, io sono stanco e anche tu. Di questo passo finiremo per litigare di nuovo perciò, finiamola qua> egli decide di mettere tutto a tacere, almeno per quella sera <Vado a prepararti la stanza> dorate tornano in quelle di lei, incastonate nelle azzurre <La mia è difronte, se hai bisogno di qualcosa stanotte, svegliami> scossone del capo lasciando la donna nel salotto, svoltando nel corridoio dirigendosi nella stanza prescelta per farle passare la notte. Forse necessitano entrambi di una nuova chiacchierata, più lucida, meno aggressiva ma questa è un'altra storia. [END] Lo vede nei suoi occhi come non possa comprendere, come non riesca a vedere la profondità del proprio dolore, radici che albergano da troppo tempo nel cuore e lo rendono sempre più frammentato, arso da un briciolo di desiderio d'esser felice, di smetterla di combattere, di vivere una vita normale e tranquilla. < un giorno, forse > ma la natura di una persona è difficile da cambiare, quasi impossibile, eppure rimane li ad affrontarlo con le parole e con se stessa, se non gliene fosse importato nulla avrebbe alzato i tacchi e se ne sarebbe andata via. < fuga? Non lo è per me > è solo correre incontro al proprio sentimento e vivere come vuole, libera da qualsiasi costruzione umana e sociale, solo per unirsi a quella natura lontana < per me fa molta differenza. So che non potrai comprendere, so che penserai che siano catene. Ma le catene le scelgo io, e il mio cuore vive ancora in quel villaggio > non in quel settore, ma nel villaggio stesso, e vorrebbe solo ritornare e rivederla anche per un'ultima volta . Lo ascolta, si, e fa quella proposta che egli accetta donandogli adesso un sorriso soddisfatto < sono una sensei esigente > sottolinea < ma sono sicura che potrai farcela > potrebbe davvero farcela , a raggiungere un nuovo obiettivo, una via che lo porterà ad imboccare una strada del tutto nuova e impervia, la strada che infine porrà un bivio alla sua vita ed egli dovrà scegliere < troveremo un luogo per farlo > la mente che già elabora e si porta all'esterno delle mura, si, dovranno uscire per quelle volte. Alla ricerca della vera natura . Sospira a quel suo voler a tutti i costi sapere tutto, ma i segreti tacciono, troppi e troppo complessi, di quelli che si porterebbe nella tomba, di quelli pericolosi < io sono arrogante , forse la peggiore > ecco perchè Akendo era così perfetto per lei, l'unico essere che riusciva a farla ragionare anche a suon di mani sul collo e soffocamenti vari, di morti vicine e quasi avvenute. < comprenderai il perchè con il tempo > l'aria che si fa meno tesa per lei, nulla a cui pensare adesso ma tutto da dover fare. E sente di nuovo quella forza sotto le braccia, di quella che la mette di nuovo in azione, di nuovo kunoichi, di nuovo come un tempo. Non si schioda da quella sedia, lascia che sia egli ad alzarsi e andare in quella stanza, lei sarebbe rimasta diverse ore li, a guardar fuori dalla finestra, alla ricerca del cielo. Par esserci in vista un cambiamento, dove sono le nubi e la pioggia quando servono davvero? < mmh dannati Kami > inveisce bassa contro di loro, orribili creature. [end]