Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Il passato alle spalle, il futuro alle porte

Free

0
0
con Shizuka, Kan

15:36 Shizuka:
  [Casa di Kan] La giornata è bella, il sole scalda questa terra anche se con più clemenza della settimana precedente. La Kokketsu cammina tranquillamente in direzione della casa del Sumi, un sacchetto contenente due pensieri per il padrone di casa nella mano destra. Sulle spalle porta uno zainetto nero, contenente il cellulare, il portafoglio e qualche cosa di lavoro, infatti sta tornando dopo aver pranzato alla mensa dell'Ospedale di Kusa. Invece che rincasare alla propria dimora si è diretta verso Konoha, verso l'abitazione dell'amico che ormai sente tutti i giorni ma che non vede da un paio. In effetti avevano passato molto tempo insieme da quella sera in cui si erano riversati addosso certe verità nascoste, certi sviluppi sentimentali inattesi; praticamente lui non l'aveva più lasciata sola un attimo, facendo si che non si sentisse abbandonata e che potesse abusare di quelle attenzioni che le erano state sottratte dall'ex ragazzo. Proprio dall'Uchiha era stata un paio di sere prima, era andata li per affrontare il discorso, per chiarire come stava ora la situazione, per mettere i puntini sulle i. Dopo aver incontrato Sango, essere stata ripresa, aver parlato con la madre Yuki era giunta alla conclusione più ovvia: tutto quanto avvenuto con Yasuhiko non poteva essere sbagliato ne tanto meno qualcosa di insignificante. Forse però quell'affetto estremo che provavano l'un l'altra era stato travisato dall'età, dai desideri che si accentuano con lo sviluppo, dal cambiare dei corpi e dell'aspetto. E in ogni caso, lui aveva preferito crescere, il lavoro, la serietà agli svaghi infantili e amorosi, aveva messo altro al primo posto nella sua vita e lei, in quanto sua quasi sorella, non aveva alcun diritto di imporgli una scelta diversa. Però aveva voluto chiarire che non sarebbe rimasta ad aspettare qualcuno che non era stato in grado di ritenerla grande abbastanza per comprendere e accettare quella decisione. Tutto questo ovviamente non è stato ancora raccontato al Sumi che ha passato gli ultimi due giorni probabilmente a chiedersi come fosse andata la serata con l'ex. La rossa giunge di fronte all'ingresso della dimora dell'albino, capelli raccolti in una lunga treccia che poggia sul lato destro del corpo, occhi puliti senza trucco, camicetta bianca a coprirle il busto, ovviamente troppo stretta in corrispondenza del seno, gonnellina nera a pieghe, ballerine nere con piccolo fiocchetto in cima. La mano destra si allunga per sfiorare il campanello dell'abitazione, così da avvisare colui che dovrebbe attenderla all'interno, del suo arrivo.

15:49 Kan:
 Giunto è il giorno alla fine, per cosa? Non ne è a conoscenza per il momento, consapevole solamente della venuta della Kokketsu nella propria abitazione la quale ha tassativamente richiesto la sua totale immobilità in faccende culinarie. L'idea di cosa aspettarsi risulta assente nell'albino in quanto la genin è del tutto imprevedibile sotto qualunque aspetto, complice l'innocenza ancora insita in lei la quale le impedisce di esibire malizia in maniera volontaria. L'attesa ardua non è contemplata, il tempo necessario al di lei arrivo va occupato in un modo o nell'altro impedendo alla geniale mente di effettuare pensieri troppo complessi, profondi, specie dopo gli ultimi avvenimenti. Un periodo in cui la pace è praticamente assente, lontana anni luce dalla persona del genin, continuamente in balia delle situazioni altrimenti del lavoro in ospedale. Esso, fortunatamente, impegna un gran numero di ore della giornata consentendogli di staccare, osservare altrove fino al momento del ritorno a casa. L'assenza della nanetta ha, stranamente, persino favorito il riposo, una notte intera passata a dormire come un piccolo neonato lasciando andar via le occhiaie, riportando le forze al massimale a cui sono da sempre abituate. Seduto sul divano all'interno del salotto con il joypad tra le dita intento nel giocare alla console dinanzi alla tv, un modo come un altro, forse becero, per passare il tempo; lo sparatutto porta fracasso nell'abitazione, il volume risulta elevato, abbastanza da disturbare i vicini ma non così tanto da impedire al suono del campanello di ergersi, di squillare bloccando ogni singolo movimento. Pausa vien messo al gioco, volto portato nella direzione della porta, muscolo cardiaco agitato, battito accelerato, lei? Non è lei? Tutto può essere eppure questa è la giornata prescelta. Immenso il sospiro fatto rigettando aria all'esterno, leggero il colpo di reni poggiando l'oggetto sul tavolo, riportando in piedi se stesso; smuove gli inferiori arti, piccoli passi avvicinandosi alla porta dell'abitazione con indosso nient'altro di un paio di blu jeans con cintura marrone alla vita, aderenti ad essi, maglietta coloro del latte con maniche corte nel ricoprire il busto. Bianca chioma scompigliata in maniera voluta, occhiali dalla nera montatura sul volto per completare l'outfit casalingo. Sosta nei pressi della porta, destrorsa allungata alla maniglia tirandola all'indietro; labbra schiuse, sguardo posato sulla Kokketsu, è lei. Svariati gli attimi di silenzio nel scrutarne il vestiario, il look sfoggiato <Wow> deglutendo, ampliando le labbra in un sorriso, pupille totalmente dilatate mostrando un'insolita felicità <Mi sei mancata molto, Shizuka> ... <Ciao> ultimo verbo portandosi di lato per permetterle di oltrepassare la soglia di casa inoltrandosi nel brevissimo corridoio. In caso fosse successo, la porta viene richiusa alle di lei spalle <Com'è andata a Oto?> inevitabile il quesito posto dal genin.

16:09 Shizuka:
  [Casa di Kan] Non si aspettava di essere accolta con un'esclamazione del genere che la fa arrossire leggermente sulle guance oltre a rispondere in maniera automatica: << Che c'è? Non ho niente di speciale addosso... >> Le blu però osservano l'altro che è sicuramente meno fomale di lei, ma in fondo ella torna dall'ospedale non da casa propria. Poi ciò che arriva ai padiglioni articolari è quel saluto, preceduto però dall'affermare quanto intensamente la Kokketsu sia mancata al Sumi. Un sorriso ampio le si forma in volto, mentre le labbra si schiudono: << Ciao Kan. Mi sei mancato anche tu. >> Il tono non è altissimo, ma diretto, posato, come se quella frase non fosse detta per cortesia ma proprio perchè sentita, provata. Lui si scosta, lasciandole modo di entrare, cosa che fa istantaneamente, lasciando modo al Genin di chiudere la porta alle proprie spalle. Mentre lei si toglie quelle scarpette basse lasciandole appena poco distanti dall'ingresso in un angolo quella domanda tanto agognata dall'albino viene sputata fuori. Una risata le scivola dalle labbra, consapevole di quanto l'altro sia interessato alla cosa, di quanto probabilmente vi abbia fantasticato sopra, nonostante lei lo abbia pregato di stare tranquillo. << Vuoi chiedermelo sulla porta? >> Il tono non è per nulla infastidito, quanto più ironico, a suo modo sembra quasi poco sorpresa dal Sumi: << Ti avevo detto di non preoccuparti, qualcosa mi dice che mi hai ignorata! >> Gli rifila una linguaccia, con ancora indosso lo zainetto e in mano quel sacchetto di plastica si volge parzialmente verso di lui, allungando la sinistra verso la man destra altrui. << Abbiamo un sacco di cose di cui parlare ma non sul pianerottolo. Andiamo in cucina che ti mostro cosa ho portato per te! >> Non attenderebbe che lui si decida a prendere quell'arto, qualora non fosse lui a muoversi verso di lei, sarebbe la rossa a prendere con decisione la destra del Sumi, intrecciando le proprie dita con quelle dell'altro e trascinandolo in cucina, nemmeno quella fosse casa propria. Una volta raggiunta la stanza designata avrebbe lasciato scivolare quella presa, appoggiando delicatamente il sacchetto di plastica sul tavolo, togliendosi poi lo zainetto nero dalle spalle e poggiandolo su una sedia. << Ho portato questo! >> Andrebbe ad estrarre quella che altro non è che una bottiglia di sakè. << E questa! >> Dal sacchetto verrebbe nuovamente estratto qualcosa, un dolce per la precisione, una torta che dall'aspetto esteriore pare ricoperta di cioccolato solamente, ma che dalla forma e dall'amarena posta esattamente al centro, dovrebbero risvegliare in lui il nome esatto del dessert. << Dobbiamo festeggiare parecchie cose! Diciamo che una riguarda più me e una più te. Sicuramente entrambe riguardano noi. Quale notizia vuoi sentire prima? >> Le blu non lo hanno quasi mai lasciato, se non durante quella camminata verso la cucina, il sorriso sul viso di lei è semplice, sentito e coinvolto.

16:32 Kan:
 La visione della genin è quanto mai celestiale alle dorate dell'albino, un vestito del tutto inconsueto, mai avveduta in tal modo prima di quel giorno. Una ragazzina appena uscita dalla scuola eppure in essa è intrisa una bellezza innata, un'innocenza capace di lasciarlo ogni volta privo di parole, a bocca aperta non riuscendo ad emettere suono alcuno. Un mero quanto becero paragone con la volta precedente, lo porta riflettere su quanto, l'odierno vestiario, risulti ampiamente più gradito, consapevole della maggior naturalezza. Non una serata elegante, anch'egli ha indosso il nulla salvo il necessario, poco impegnato nel mostrarsi al massimo eppure con lei non percepisce tale necessità ne risente dell'obbligo di mostrarsi al massimo dell'aspetto <Sei tu a renderlo speciale, anche se..> movimento lento della mancina indicandola interamente <...wow> null'altro è proferito. L'assenza prolungata, costretto, privato di ella non ha giovato, complice quella famosa chiacchiera avvenuta tempo prima in cui ogni minimo segreto è emerso privandolo di qualsivoglia sotterfugio. Volto chinato, sguardo appena abbassato esibendo un leggero sorriso, muscolo cardiaco perde un battito, deglutisce alla notizia. Palpebre socchiuse nell'apprendere del sentimento di mancanza altrui, comune ad entrambi; dorate nuovamente incastonate nelle azzurre replicando con semplice sorriso a labbra socchiuse, piccole rughe ai lati della bocca mentre le permette di varcare l'ingresso, abbandonando l'afoso caldo estivo dell'esterno in favore del fresco dell'interno dove un condizionatore è acceso rendendo l'ambiente vivibile quanto sopportabile. La porta non è chiusa a chiave, semplicemente spinta <In realtà, sei sullo zerbino, la porta è ancora incastrata nelle cerniere> percorrendo la sagoma dell'oggetto, buttando la questione nella goliardia più totale, ironico nelle parole spezzando il momento per se stesso più che per lei, necessita di staccare dal pensiero, di abbandonare le emozioni riprendendo il controllo <Non ti ho ignorata...ho aggirato> piegando il capo sulla destra, sulla sinistra con ennesima ironia nel tono vocale emerso e sta per chiederle di dargli lo zaino, farla sentire a proprio agio. Fallisce miseramente sentendo le dita venir prese, l'arto tirato in avanti verso la cucina, brevi attimi in cui gli inferiori arti ritrovano il movimento spedito seguendo il moto della genin. Sorpreso, stupito, preso alla sprovvista <Per me? Ma che..> bloccando se stesso nella stanza prescelta, seguendo i movimenti con curiosità, straniato. Dita intersecate sullo schienale della sedia poggiando il peso dell'essenza, nota la bottiglia di Sakè fuoriuscire dalla busta e una torta la quale scatena in lui un ricordo, un momento del loro incontro passato <E' la torta a cui mi hai paragonato il giorno del gelato, non è vero?> ogni minimo momento passato con lei viene ricordato, rimembrato, impossibile da eludere quanto da dimenticare, essi rappresentano il punto di partenza di tutta quella storia. Lento il moto per allontanarsi, spaesato preleva un paio di bicchierini dalla credenza adagiandoli sul tavolo, uno a testa <Comincia pure da quella che riguarda te> ... <Ah, giusto, il coltello> ennesimo moto prelevando un coltello da un cassetto li vicino e un paio di piattini per dolci, adesso posseggono tutto l'occorrente per festeggiare <Ti vedo gioiosa, avanti, sono curioso> riportando il sorriso sul volto, desideroso di apprendere quanto accaduto e le due notizie concentrando il pensiero, in particolare, sul noi.

16:58 Shizuka:
  [Casa di Kan] Sembra veramente averlo stupito con quegli abiti semplici e formali che addosso a lei, agli occhi di lui diventano quell'espressione breve e concisa. Il povero Sumi non sa che in linea di massima è uno degli outfit che usa più frequentemente in ospedale ma l imparerà presto. L'ironia riguardo alla porta viene ignorata, è troppo concentrata sul dopo, sul festeggiare con lui tutti i risultati raggiunti in un paio di giorni. Lui è decisamente sorpreso da tutto quello che lei gli ha portato, non si aspettava l'alcool, forse ancor meno il dolce. Però come sepre non fatica a comprendere di cosa si tratti e gli occhi blu si illuminano quando lui associa il tutto a quella torta: << Esatto, è una foresta nera! Oggi ti tocca del sano cannibalismo così vedrai quanto sei buono! >> Un sorriso soddisfatto le si stampa sul viso, mentre pronuncia certe frasi con una leggerezza disarmante. Poi però all'affermazione scontata di lui sbuffa un pochino, mettendo il broncio: << Ci avrei scommesso che avresti dato priorità a ciò che riguarda me! Stai diventando prevedibile Bakan! >> Lo canzona, lui sembra più dolce e meno ironico del solito per il momento; forse davvero quei due giorni senza di lei erano stati pesanti per l'albino. Senza troppi problemi andrebbe a spostare la borsa dietro lo schienale della sedia e andrebbe a prendere posto, mentre lui recupera bicchieri e posate per festeggiare. << Se dobbiamo parlare di me allora ti racconto di Oto. >> Si interrompe quasi subito, curiosa della reazione del Sumi che non dovrebbe tardare a giungere. Non commenterebbe tuttavia i gesti altrui iniziando quel racconto che lui brama di ascoltare da un paio di giorni: << Dopo aver parlato con Sango mi sono sentita decisamente male. Ci ho pensato tutta la notte, a come sto trattando te, a come io mi stavo comportando nei confronti di Yasuhiko. Ne ho parlato la mattina seguente con mamma, che mi ha fatto un discorso molto generico e vago, ma lasciandomi la sensazione di essere troppo fissata, e che avrei dovuto anche pensare di aver travisato i miei sentimenti per Hiko. >> Si interrompe, il discorso viene fatto senza incespicare, senza distogliere lo sguardo dal Sumi, ha una decisione in corpo che sembra essere tangibile. << Su una cosa Sango aveva ragione al 100%. Io dovevo smetterla di perdere il mio tempo con qualcuno per il quale non valevo abbastanza. Perciò ho deciso di provare a me stessa che non c'era nulla che io potessi fare per averlo. >> Non tocca il dolce e non tocca il vino al momento, ma la destra si allunga verso il coltello da lui portato. << Mi sono autoinvitata da lui, mi sono truccata, mi sono messa un top aderentissimo e corto, mi sono messa dei pantaloncini di jean, gli anfibi, mi sono presentata da lui come la cosa più desiderabile che potessi. >> Nel mentre ha deciso di iniziare a tagliare la torta in 8 fette identiche. << Sono arrivata a casa, abbiamo cenato tutti insieme, ovviamente con i suoi che conosco da una vita e poi senza che qualcuno domandasse ce ne siamo andati in camera, tanto è insonorizzata camera sua. >> Forse non avrebbe dovuto fare quella pausa in quel momento ma è concentrata a spostare le fette di torta sui piattini, una per Kan e una per se. << E li ho preso la situazione in mano. Gli ho chiesto di nuovo perchè volesse lasciar perdere tutto, perchè da un giorno all'altro prima non vedeva l'ora di stare con me e poi nemmeno mi guardava. Mi sono imposta in tutto ciò che sono per capire il motivo del suo rifiuto e dopo aver ottenuto delle risposte molto noiose e ripetitive l'ho obbligato a dormire con me. >> Ora tocca al Sakè, viene versato nei bicchierini di nuovo la pausa nel momento sbagliato. << Gli ho detto che se avesse passato la notte con me senza nemmeno sfiorarmi con un dito allora mi sarei messa il cuore in pace. Perchè sarebbe stato inutile continuare a ostinarmi ad amare qualcuno per cui non sono altro che una sorella con cui fare pratica per un poco, per poi concentrarsi sul lavoro. >> Il tono diventa abbastanza amareggiato ora, mentre la forchetta affonda nella torta e viene assaggiato il dolce portando nuovamente un sorriso sulle labbra femminili. << Non c'è alcuna possibilità che lui sparisca dalla mia vita e dai miei pensieri. E' stato con me sempre, è come un fratello praticamente. >> Si interrompe, di nuovo, guardando l'altro con decisione: << Non mi ha toccata. Non sono assolutamente nulla per lui, almeno non per quanto riguarda una possibile ragazza quindi è inutile che io resti agganciata a lui in maniera disperata. Non si merita il mio tempo, non starò qui ad aspettare che si accorga di me. L'ho gia fatto per due anni e sono stanca. Gli ho chiesto di scrivermi quando ne avrà voglia, io non sarò più la prima a cercarlo. >> Conclude, mentre un altro pezzo di torta viene infilato in bocca, lasciando che per il momento il silenzio permei l'aria, dopo tutto quel chiacchierare.

17:27 Kan:
 Replica a quel sorriso mostrando più dolcezza rispetto all'ironia, la mancanza di qualcuno è orribile, sentirla ogni ora del giorno non potendo far nulla per colmarla rasenta la crudeltà peggiore per chiunque, specie per qualcuno il cui approccio alle emozioni ha appena avuto inizio. Un approccio immaturo in cui esse vengono accettate come parte integrante dell'essere umano, non solo come meriti limiti della vita, come catene il cui unico obiettivo è l'inevitabile distruzione dell'animo umano. Pregiudizi ancor presenti, non del tutto superati eppure grazie alla nanetta, in qualche modo, riesce a combattere contro se stesso. Giunge nella cucina commentando le sue movenze, ciò che ella ha portato, alcol e un dolce, lo stesso capace di creare il primo briciolo di legame tra loro. Denota lo sguardo illuminato, rasserenato di renderla felice con così poco prima di arrestare qualunque pensiero all'inaspettato complimento detto con nonchalance <Buono? Io? Al massimo bono> rettifica correggendo quell'unica parola rendendo il significato totalmente differente dall'originale, riportando a galla il narcisistico ego di cui è padrone. Lascia scappare una leggera risata chinando il capo, ironico al sol pensiero di tale verbo, dell'insulto oramai divenuto un nomignolo affettivo alla stregua di un soprannome <Non dirmi che non era la prima cosa di cui volevi parlare, rospetta> replica a tono, a modo suo, a modo loro. Sedia tirata indietro, adagia se stesso su di essa non appena il racconto ha inizio con Oto come protagonista eppure, nell'udire il nome del villaggio la mancina è sollevata prendendo la bottiglia di sakè, stappandola, versandola nei bicchieri di entrambi riempiendoli quasi fino all'orlo <Ho la sensazione che mi servirà> prevenuto dopo i lunghi pensieri effettuati, neri, pessimisti. Nulla vien proferito permettendole di cominciare ed ode nel più completo silenzio il racconto delle motivazioni capaci di spingerla alla ricerca dell'altro in quel del suono. La conversazione con Sango causa principale di tale scelta, esattamente come Yuki la cui definizione non risulta ancor pronta. Annuisce trovando in tali frasi ragione, una richiesta ragionevole, comprendere cosa effettivamente l'altro abbia intenzione di fare, lasciare il passato alle spalle; labbra schiuse alla descrizione del vestiario, il desiderio di parlare è presente, non quanto le parole necessario nel mettere insieme una frase di senso compiuto. Lento è il seccarsi delle carni delle labbra con l'avanzare della descrizione, occhi sempre più aperti, l'immaginazione vola, il battito cardiaco accelera considerevolmente immaginando l'outfit da lei prescelto per tale occasione. Veloce lo sguardo lanciato al taglio della torta, di poco conto attualmente, l'intelletto risulta impegnato nell'elaborare quanto fornito, annuendo al proseguo della serata in questione con cena in famiglia eppure, solamente dopo giunge la coltellata iniziale. Inspira, fiato trattenuto, ossigeno non rilasciato nell'immaginarli da soli, in una stanza. Il cuore perde un battito alla richiesta di dormire con lei, i peggiori timori si concretizzano, saperla con un altro, in intimità seppur si tratti di colui il cui legame, fino a poco tempo prima, è andato ben oltre il semplicistico concetto di amicizia. Deglutisce, la mancina è avvicinata al bicchierino, stretto tra le dita, lento il cedere dello sguardo le cui dorate lasciano sfociare via la felicità, il sorriso vien meno permettendo ad una leggera tristezza di impossessarsi dello sguardo, spegnandolo quanto basta, rendendo l'oro meno lucente. L'attenzione fornita permane alta, combatte, ostina se stesso nell'ascoltarla evitando di bere fino a racconto concluso; più esso avanza, più i termini sfruttati peggiorano non dando possibilità alcuna se non per quel finale, del tutto inatteso. Egli non ha toccato la Kokketsu, non un solo sfioramento per renderla sua tornando sui propri e ingrati passi portandosi alla fine di un racconto impervio, distruttivo per l'animo <Cin cin> risponde in primis avvicinando il bordo del bicchiere alle labbra, capo alzato lasciando scivolare il sakè lungo la gola, finendolo in un sol sorso per poi prendere la torta dando un piccolo morso. Necessita di zuccheri, di energie per continuare la giornata <Dunque non ti ha toccata...e ha preso la sua decisione> inizia con il proprio commento metabolizzando ogni cosa <Ascolta, mi spiace, so quanto tieni a lui e quanto ci tenevi, ci tieni ma se consideri questa una buona notizia per te...cosa c'entro io? Quale notizia hai per me?> non illude se stesso ne la propria mente, non si erge con possibili teorie quando la consapevolezza di esser solamente un mero amico risulta ben presente. L'incomprensione, in questo caso, è reale.

17:46 Shizuka:
  [Casa di Kan - Cucina] Il fatto che gli occhi blu siano fissi su di lui le consente di cogliere i cambiamenti nelle dorate iridi, i movimenti del corpo, la tensione che attraversa il corpo altrui. Sa che le sue parole lo tengono sulle spine, lo feriscono e fanno si che il dubbio permanga nella figura dell'albino. Sta silenzioso, come mai prima d'ora, verbia solo dopo la conclusione di quel racconto infernale. Il sakè vola giù lungo la gola di lui rapidamente, dopo aver brindato con la rossa che, memore della volta precedente sorseggia solo parte del liquido trasparente. La lucidità le servirà ancora per un poco. La voce di lui sembra l'opposto di quella decisa di lei, quei commenti sono fiacchi, banali e soprattutto le viene posta una domanda stupida che le fa sorridere. La destra viene mossa sulla fetta di torta destinata a lui, ne prende un pezzettino e poi va a portare il tutto davanti alle labbra maschili. << Apri >> Stavolta non è decisamente ubriaca, eppure ancora gli chiede di aprire le labbra, con dono così tranquillo da quasi sembrare sensuale a tratti per la pacatezza con cui viene pronunciato. Se solo fosse consapevole del suo potere il ragazzino seduto di fronte a lei non avrebbe molto scampo, ma fortunatamente per Kan, Shizuka non ha ancora imparato a essere una femme fatal. Aspetterebbe in quella posizione finchè lui non si lamentasse o si appropriasse di quel pezzo di torta per poi commentare: << Da quando fai domande stupide Kan? Tu c'entri perchè ora, il fantasma di Yasuhiko sparirà molto più rapidamente e tu che dici di essere interessato a me avrai molte più possibilità di farmi innamorare di te. >> Qualora lui non avesse rifiutato la torta lei sarebbe tornata a rubarne un pezzo della propria, gustandola soddisfatta. << La notizia che riguarda te è che da settembre verrai trasferito a lavorare esclusivamente sul presidio ospedaliero di Kusa. E in particolare io e te avremo gli stessi turni. Questo ovviamente grazie all'approvazione della responsabile dei tirocinanti di Kusa, approvazione che ho ottenuto ieri sera dopo il turno. >> Detto questo andrebbe a mangiucchiare avidamente un altro pezzo di torta vincendo anche un pezzo di amarena. << Quando la studentessa più brillante dell'anno di Kusa, richiede di lavorare con il genietto dell'ospedale di Konoha, pare che non sia così difficile ottenere un risultato positivo >> Ci ha passato qualche settimana per cercare di convicnere l'altra, portando teorie a proprio favore solo per avere l'altro con se. Il sorriso sul viso della Kokketsu è totale, come se fosse molto soddisfatta di quanto ottenuto. << Puoi rifiutare effettivamente.... >> Distoglie lo sguardo per qualche istante come se quell'idea fosse assurda, però da tenere in considerazione.

18:05 Kan:
 La morte interiore del corpo dell'animo avviene lentamente, più avanzano le parole, più ritrova se stesso distrutto interiormente salvo riprendersi nel finale a cui dedica un brindisi. Esso è pregno di simbolismo, non fatto a casaccio, possiede uno scopo ben preciso, permettere al cervello di sciogliersi, mantenere una libertà maggiore consentendogli di esser spedito con frasi, pensieri. Inevitabili conseguenze di un coinvolgimento emotivo; il potere del sentimento risiede in questo, impedisce all'essere umano di ragionare correttamente, confonde le idee rendendo anche il ragionamento più semplice nebuloso, arduo da compiere, vedere. Un tempo, a tal notizia, il sorriso sarebbe stato ampliato a dismisura, non per motivi sentimentali quanto carnali, aumentando le possibilità di star con lei nell'arco di una notte eppure, con il passare delle settimane, le condizioni cambiano, si trasformano, mutano inevitabilmente. L'illusione è assente, la razionalità risulta presente portandolo nel non gioire a tale notizia, quanto più porre una domanda fondamentale per carpire il motivo per cui dona quel racconto. Segue il moto dell'arto altrui, un pezzo di torta prelevato rimembrando la serata con i takoyaki in cui non si è cibato in autonomia, bensì con l'aiuta dell'altra. Osserva la torta, ode il termine utilizzato, accenna ad un leggero sorriso allargando le labbra per inglobare il pezzo fornito lasciando che le suddette sfiorino l'epidermide delle altrui dita prima di prelevare la torta, masticando senza mia distaccare le dorate dell'azzurre. Sorride per la tenue bevuta, memore della precedente esperienza dove i fumi han dato alla testa portando a galla rivelazioni la cui natura hanno radicalmente cambiato la visione di entrambi. Sopracciglio destro sollevato, inarcato al quesito, stupito, sorpreso riuscendo solo alla fine a comprendere il punto <Non mi sono mai arresto prima d'ora, qualsiasi cosa volessi, presto o tardi l'ho sempre ottenuta> esordisce con tale dichiarazione, un preludio ad un discorso ben più ampio seppur di natura breve quanto concisa <Se me ne darai l'occasione, stai pur certa che lo farò> lato sinistro del labbro appena sollevato, velo di determinazione avvolge le dorate, strafottente l'espressione del viso per la sicurezza mostrata seppur permanga la dolcezza riservata unicamente alla rossa. Infine giunge la bella notizia per lui insita nell'ospedale, un trasferimento a Kusa per lavorare a stretto contatto con lei, essere di turno quando lo è lei, passare tutto il giorno in compagnia della rossa, come è possibile rifiutare una simile offerta? Impensabile, infattibile dopo aver ottenuto la possibilità di averla per se, cogli l'attimo <Credo che ad Oto tu sia impazzita se hai seriamente vagliato la possibilità...> pausa, tace lasciando tale frase senza una conclusione, prende il proprio tempo permanendo con lo sguardo sul visetto di lei <...di un mio rifiuto> aggiunge infine prendendo la bottiglia di sakè, riempiendo il proprio bicchierino, aggiungendo ad ella la quantità da lei bevuta <Hai ragione, abbiamo motivo di festeggiare oggi> arcata dentale totalmente in mostra nell'amplio sorriso mostrato <Sono felice, adesso sono felice, per quanto egoistica possa essere questa frase ma non m'importa. Lo sono> alzando il bicchierino senza avanzare altro, un silenzioso brindisi <A noi> o quasi portandolo nei pressi delle labbra inghiottendo, per l'ennesima volta, il contenuto in un sol sorso.

18:25 Shizuka:
  [Casa di Kan - Cucina] Accetta quella torta, se la mangia andando a sfiorare con le proprie labbra le dita altrui. Non le era sembrata così spinta quella richiesta la volta precedente, perchè ora le guance arrossiscono automaticamente? Va beh poco importa, il Sumi coglie il perchè la notizia di Oto debba renderlo felice almeno in parte. E incredibilmente nonostante abbia avuto necessità di un suggerimento altrui, ora pare molto più sicuro di se, convinto che con la disponibilità di lei tutto sia possibile, persino farla sua. << Guarda che sarà più complicato che con le tue amiche ballerine! >> Fa dell'ironia, pura e semplice, in qualche modo non ha intenzione di lasciargli vita facile. E' come se l'avesse presa come una sfida, come se ora entrambi fossero sullo stesso piano e giocassero a scacchi, l'uno contro l'altra per vedere chi ha la testa più dura. Quando lui introduce quella follia guadagnata a Oto lei sposta il testino su di un lato, il viso chiaramente dubbioso, non capendo cosa lui intenda. Invece conclude con quelle parole, lei lo ha fatto per se stessa, ma prevalentemente per lui, sapeva che andare a Oto lo avrebbe messo in crisi, e voleva in qualche modo renderlo felice a sua volta. Il fatto che lui sorrida ampiamente la mette di buon umore, accetta quel brindisi, trangugiando tutto il sakè che lui le ha riversato. << Io te l'avevo detto che erano notizie per noi! >> Vuole rimarcare il fatto che entrambi siano coinvolti in entrambe le cose, che quelle notizie sono positive per entrambi, per quanto quei due giorni siano stati stressanti soprattutto per l'albino. << Guarda che è solo l'inizio del pomeriggio! Io ho portato la torta e da bere! Ora cosa hai intenzione di fare per festeggiare? >> Le blu sono concentrate solo su di lui, un sorriso immenso sulla bocca femminile segno del fatto che è decisamente felice anche lei. << Mi fa molto piacere vederti così felice sai? >> Lo sguardo si intenerisce appena a quell'affermazione, anche se l'ironia viene riportata avanti quasi istantaneamente: << Vedi di non rovinarmi la media mentre lavoreremo insieme! >> Gli sorride nuovamente, è chiaro che non pensi assolutamente ciò che ha appena pronunciato, ma in qualche modo dovranno pure continuare a interagire no?

18:28 Shizuka:
  [Casa di Kan - Cucina] §dadi 100

Shizuka tira un D100 e fa 42

Kan tira un D100 e fa 71

09:10 Kan:
 Fin dal momento prima, la richiesta di essere imboccato risulta lievemente spinta, forse fuori luogo in un primo momento eppure, persino ora, non si tira indietro, da sobrio senza risentire minimamente gli effetti dell'alcol ingerito. La tolleranza aumenta ogni qualvolta scelga di bere, di gustare una bevanda potenzialmente dolorosa per il di lui corpo. Il sakè, unico modo per continuare ad esser tranquillo, buttare via quelle parole pregne di illusione sfumata, se non sul finale dove la vera notizia è appresa, la strada è libera, l'otino può esser dimenticato, scacciato via dalla mente della rossa. Arrendersi, tirarsi indietro, non ha idea di dove questo può portarlo ma se una singola possibilità è disponibile, essa va prelevata al volo <Ma di loro non ero innamorato> alzata di spalle, sorriso ampliato mostrando l'intero arcata dentale <E soprattutto non erano importanti> poco interessa delle ballerine, mero svago in giornate di noia riempiendo tempo e vuoti, trovando in esse un banale divertimento carnale senza coinvolgimento, spinto solamente dal desiderio, nulla più. Non rifiuta alla seconda notizia, consapevole di aver fatto tribolare la rossa, piacevolmente soddisfatto della reazione, il sorriso e quel brindisi buttano già l'intero contenuto del bicchierino, annuendo, lasciando che quel pomeriggio proceda tranquillo incastonando le dorate nelle azzurre, immergendosi, perdendosi totalmente in esse, unica sua fonte di luce, ella è l'unica, tale sarebbe rimasta <Beh, si possono fare tante per festeggiare> malizia emerge dal tono vocale, palese il riferimento esplicitamente non detto, voce più bassa e calda, lievemente più spinta <Balliamo? Metto della musica> sollevando se stesso dalla sedia, portandosi nella direzione del salotto dove sosta il televisore al quale attiva l'app musicale facendone partire una, allegra, ad alto volume <A me fa solamente piacere che tu sia con me e che non ti abbia persa> oramai è sincero, i motivi per mentire risultano totalmente assenti, privi di fondamento, lasciandosi scappare persino una risata portata dinanzi con gusto <Al massimo posso solo alzartela e ora vieni, avanti> nel salotto, a ballare in quel lungo pomeriggio non ancora realmente iniziato. Tante le idee sopravvenute all'albino, molte di esse possono risultare spinto, altre esagerate eppure non importa, desideroso di portare avanti quella giornata, iniziare già da ora cercando di conquistarla realmente, renderla sua per sempre, lontana dai fantasmi del passato.

Shizuka tira un D100 e fa 77

09:55 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] L'ironia riguardante le ballerine viene distrutta dalle risposte del Sumi che senza troppi giri di parole le dice che è innamorato di lei, contrariamente a quanto non fosse con le altre, che lei ha un'importanza totalmente diversa. Arrossisce di nuovo, non è abituata a tutta quella spontaneità e soprattutto in senso sentimentale, da parte di lui. Quel rossore sembra restare sul viso, dopo il brindisi in particolare, sintomo del fatto che ancora il minuto corpicino non è abituato a quel liquore, ma la torta fortunatamente ne ha ridotto i danni. Il pomeriggio sembra lungo, la sua idea già esaurita, in maniera rapida, diretta, gli ha già detto tutto quello che voleva in meno di mezz'oretta e ora si ritrova li, in balia della felicità altrui che lei stessa ha creato. Quando lui le si rivolga con quel tono basso, caldo, malizioso un brivido le corre lungo la schiena, complice probabilmente l'alcolico, complice il fatto di aver deciso di essere libera di perdersi tra le braccia di qualcuno che pare volerla davvero. La proposta la stupisce: ballare? Non lo avevano mai fatto prima, nonostante fossero andati in giro parecchio insieme, però l'idea le piace molto. Lui si alza senza aspettarla, va in salotto e fa partire della musica, lei lo segue a ruota, scivolando senza far rumore da quella sedia sulla quale si era appollaiata, lasciando che quei suoni le entrino nella testa. Sono diversi dal solito, da quella musica che le passa in testa attraverso le cuffie blu che oggi, non ha con sè. Non voleva Yasuhiko nella testa, ha scelto di lasciarlo a casa. Le parole del Genin le arrivano mentre ancora sosta all'ingresso del salotto, su quella separazione fra sala e cucina; gli occhi blu vengono rivolti al cielo mentre senza tergiversare oltre lo raggiunge, indice portato a spingere un pochino la punta del suo naso: << Oto non è così lontana, penso che mi avresti ritrovata facilmente sai? >> Non si allontana, è praticamente davanti a lui, i corpi che si sfiorano mentre le blu lo fissano dal basso. Poi quell'ironia fatta sulla media al lavoro, quella sicurezza di se che lo contraddistingue dal primo istante in cui si sono incrociati ad Ame. Le sfugge una risata: << Vedremo Dr. Sumi >> Si alza sulle punte, il viso proteso verso la maschile gota sinistra dove cercherebbe di rifilargli un bacio. Quanto tempo era che non pronunciava il suo cognome? Nelle orecchie le è suonato così strano ora. Si allontanerebbe quasi subito da quel tocco: << Quindi ti piace ballare? >> Lo guarda ora con curiosità mentre senza nemmeno rendersene conto è lei stessa che inizia a muovere il corpo seguendo il ritmo che l'altro ha scelto. Però la rossa ha un'affinità molto alta con la musica, questo è sicuramente indubbio. << Fammi vedere su! >> Lo invita semplicemente a fare lo stesso, muovendo la mano destra in direzione di lui, muovendola in quel gesto che solitamente si fa per far avanzare o avvicinare qualcuno a se. Lei sembra già divertirsi abbastanza, chissà cos'altro ha in mente l'albino.

10:17 Kan:
 Denota il rossore sul volto della Kokketsu al pronunciare quelle semplici parole. Nasconderle troppo a lungo, negare a se stesso per un tempo definito tutte quelle emozioni han portato l'albino allo scoppio inevitabile. L'alcol dell'ultima volta è riuscito nel gravoso intento di farlo parlare, mostrare cosa realmente si cela dentro l'animo senza più riserve. Ora come ora, tutto sa di già visto, quelle parole, per quanto oneste, vengon ripetute con maggior sicurezza, complice la consapevolezza nel conoscere l'altrui reazione a tali dichiarazioni improvvise. Ella risulta più importante di chiunque altra abbia mai incrociato il cammino del genin, capace di portarlo a provare sentimenti mai ricercati prima di tal momento, amore. Quanto è strana la vita, cattiva, imprevedibile, fantastica, in essa è racchiuso di tutto e mai una singola volta il pensiero di esporre al mondo determinati verbi ha mai sfiorato la geniale mente del ragazzo. La speranza di esser ricambiato risulta da sempre presente, in maniera costante eppure non s'avvede, ovviamente, del brivido lungo la schiena, la reazione per tali parole, alle dorate, è inesistente; non pone troppi problemi, in tutto quel tempo ella non ha mai reagito a tali riferimenti, non aspetta di certo qualcosa di diverso, non per ora portando il fulcro dell'attenzione su qualcos'altro, il continuo del pomeriggio, festeggiare ancora una sequela di buone notizie una dopo l'altra ma l'avvento ad Oto non può esser battuta. Musica a tutto volume, raggiunto in salotto mentre smanetta scegliendone una adatta al momento, troppo soft ne troppo chiassosa, la perfezione musicale mentre la vicinanza tra loro viene meno ritrovandosela quasi del tutto addosso. Ode l'altrui verbo riportando le dorate in essa, leggero il sorriso esibito <Non è quello che intendevo> mancina sollevata, volto indietreggiato al tocco sul naso, adagiando il palmo sul visetto della ragazzina <Non voglio che tu sia di qualcun altro oltre me> possessivo, egoista a sua volta nel desiderarla per se, volerla esclusivamente nella propria a dispetto di chiunque altro, amico, conoscente, genitore, nessuno può effettivamente mettersi in mezzo e quel cuore, l'organo della vita, appartiene al Sumi. Cessa il breve contatto chinando l'arto, mantenendo alto il sorriso all'ironia proferita, il momento è stemperato, forse, definitivamente <Mi ringrazierai nel vedere risultati più alti dei tuoi> non fa in tempo ad aggiungere nulla, un bacio è concesso sulla gote, i corpi si sfiorano tra loro aumentando leggermente il rossore del viso. Inspira smuovendo il corpo, portando se stesso in cucina vicino al tavolo dove un bicchiere di sakè è verso ed esso spinto lungo la gola <D'accordo> la spinta risulta necessaria, non può affrontare tutto ciò senza di essa. Ritorna nel locale annuendo al quesito, osservando la Kokketsu cominciare il proprio ballo, lento, sensuale, a ritmo di musica; avanza prendendole la mano, stringendo le dita di essa. Il contatto permane mentre anch'egli comincia lento il moto dinanzi alla ragazza, seguendo lei, seguendo la musica <Mi piace ma non sono bravo> ridacchiando da sotto i baffi.

Kan tira un D100 e fa 97

10:44 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] E' lei che accorcia le distanze, forse perchè aiutata dall'alcool, ma quando è lei a fare la stessa cosa le guance diventano più rosse, aiutate da quella frase decisamente più possessiva di quanto mai proferito dal Sumi. Non glielo aveva effettivamente mai detto in quei termini, non aveva mai preteso nulla ne chiesto nulla fino a quel momento. La cosa le fa uno strano effetto, come se i cricetini iniziassero a realizzare cosa significherebbe mettersi nelle mani del Konohano: la cosa per ora non le suona per niente male. Ma tutto questo viene nascosto nella testa, nel cuore che perde forse un battito per la prima volta in sua presenza, senza che nessuno se ne accorga a parte le guance arrossate, che potrebbero essere causa dell'alcool. Lei non si sposta, i corpi restano a contatto, si avvicinano complice anche l'ironia. Stavolta è il turno dell'albino di arrossire, quel contatto inaspettato lo costringe a fare un passo indietro, tornare in cucina, far si che il sakè lo aiuti a contenersi, a non pensare? Si perchè ora che lei si è dichiarata libera forse è ancora più complicato non prenderla per se con decisione, a causa di quel sentimento provato. Quando è lei che invita lui a ballare non se lo fa ripetere, prende quella mano e ne stringe le dita, le si avvicina, i corpi si toccano in quel ballo che si non è un lento, ma ha un qualcosa di sensuale associato, veloce ma che richiede dei movimenti del corpo sinuosi, cosa che evidentemente alla ragazza esce meglio che non a lui. Ovviamente non èuò risultare brava quanto le ballerine professioniste dell'Ochaya ma di sicuro sa come muovere quel corpicino poket per stare a tempo. Quando lui ammette di non essere bravo lei scoppia a ridere. La mano che ancora è intrecciata con quella di lui viene alzata, sotto quell'unione fa un giro su se stessa, allontanandosi dal corpo maschile, le blu a osservarlo: << Non hai imparato nulla dalle tue amiche? >> Ovviamente si riferisce alle ragazze che ha conosciuto al locale. Restando a distanza, senza lasciare la mano di lui il corpo della Kokketsu non smette di ballare, ondeggiando ritmicamente dalla stazione eretta fino a terra, piegando le gambe, per poi rialzarsi, riducendo la distanza fra di loro nuovamente. Mano che finalmente lascia quella di lui ma solo perchè ora entrambe le braccia vengono portate attorno al collo dell'albino, restando lontano dal viso, incastrando le blu con le dorate, il corpo a contatto con quello di lui che però non smette minimamente quel moto ondeggiante, facendo si che si strofini addosso al Sumi. << Vuoi che ti insegni io? Giusto per non essere un pezzo di legno >> Gli rifila una linguaccia, lo sta prendendo in giro ma non si allontana da lui, in fondo il ballo è sensualità anche, passione e contatto. Forse al ragazzo di Konoha, per gestire la situazione, serve meno musica.

11:04 Kan:
 Pensieri e desideri fan parte della natura dell'essere umano, dal momento della nascita a quello della morte, impossibile cambiare tale dato di fatto e la volontà di averla per se, risulta da sempre presente. Mai proferito prima di adesso, nulla è chiesto in cambio, una condizione sempre presente, ancora non lo desidera preferendo lasciarle il totale libero arbitrio, non imponendo se stesso in nessun modo possibile eppure, ora, una frase sugge dalle labbra del Sumi. Desiderarla per se, averla senza nessun intoppo, privando tutti della di lei presenza solo per appagare se stesso, un discorso egoista, pregno di possessività nei confronti della rospetta. Messaggi e parole risultano vuoti a volte, non adesso, ogni epiteto con mia rasenta la verità, tale la considera, niente può portare al cambiamento di un'idea così radicata fin dal giorno del tatuaggio. La vicinanza totale non giova alla mente dell'albino, il sakè non vuole saperne di entrare in circolo, può andare avanti in codesto modo ancora per molto tempo, non vuole, non adesso in cui i corpi di entrambi risultano vicini, estremamente vicini. Dita stretta, mano trattenuta cominciando quel ballo imbarazzante da parte del genin, piacevole ma incapace nel porre gli inferiori arti nel modo giusto seppur la lentezza di tali movimenti, sensuali da parte di lei, un po' meno con il Sumi. Dorate chinano dalla posizione prescelta seguendone i movimenti, deglutendo, trattenendo il respiro, percependo un'accelerazione del muscolo cardiaco, un dolore lancinante al petto, viscere contratte; situazione completamente diversa dall'ultima volta, ella ha bevuto, forse il sakè è riuscito nell'impresa al contrario dell'albino il quale la lucidità lo porta nel guardare tutta la scena nella sua interezza e completezza. Arto sollevato, ella gira al di sotto di esso <Qualcosa ho imparato ma non sul ballare> ovvio il riferimento, banale quanto palese e veritiero, d'altronde, la frequentazione limitata esclusivamente ad una singola attività porta a ciò. Malizioso il tono vocale, esattamente come il sorriso mostrato non facendo in tempo, a dir altro ritrovandosi il corpo di lei addosso, le braccia intorno al collo in quei lenti movimenti. Il respiro muore, labbra schiuse, impietrito, indeciso su cosa realmente fare, come comportarsi, quale sia la cosa corretta da fare? Non frena il moto del battito cardiaco, totalmente impazzito, frenetico a tal punto da surclassare qualsivoglia pensiero logico, razionale. Arti superiori appena sollevati, mani riportate sui fianchi di Shizuka adagiandoli dolcemente e cercando di tirarla contro di se mostrando la medesima possessività del termine da poco utilizzato. Stretta, in caso di riuscita, al proprio corpo tirando al di fuori la lingua a propria volta <D'accordo maestrina mia, insegnami> ponendo l'accento sul mia eppure, il sorriso appassisce lasciandone solamente un barlume <Sai, è da quando sei entrata la prima volta qui dentro che desidero baciarti> lasciandosi andare in una leggera risata, non propriamente divertita <Ironico come ne stia parlando> pensieri portati ad alta voce <Ho davvero avuto timore in questi due giorni> riflette nuovamente, per l'ennesima volta, rimembrando paure inespresse e desideri trattenuti.

11:35 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] La battuta sul aver imparato qualcosa viene colta, le viene da ridere, sicuramente l'alcool sta aiutando in questo: << Evidentemente non volevano che gli rubassi il lavoro! >> Commenta, ironica, tralasciando la malizia di lui, ignorandola o quanto meno non portandola avanti. Riduce le distanze, le braccia attorno al corpo, la vicinanza lo inducono ad ammutolire, l'indecisione gli si stampa in faccia facendo si che persino lei riesca a coglierla. Le blu sembrano divertite, in qualche modo l'alcool la rende più inibita del solito, si sta divertendo nel vedere quanto lui sia in difficoltà, le piace effettivamente essere importante agli occhi dell'altro. Soprattutto perchè l'Uchiha non l'aveva nemmeno sfiorata la notte precedente, perchè quel corpo dalle forme eccessive non era stato sufficiente ad ottenere le attenzioni di colui che lo conosceva fin dai primi anni di vita. Eppure ora il Sumi con quegli occhi d'oro la guarda come se fosse l'unica cosa al mondo, come se non ci fosse nulla di più prezioso, e questo la fa sentire effettivamente speciale. Sebbene si muova ben poco le mani di lui le sfiorano la vita, vi si appoggiano tirandola a se, quasi volendola bloccare per non vederla scappare di nuovo a Oto. Le rifila anche lui una linguaccia, accettando le lezioni di danza con un sorriso che però sparisce in fretta. Lui si fa serio, anche se cerca di stemperare la tensione con una risata le fa delle rivelazioni che la fanno arrossire ed è chiaro che non sia l'alcool. E' spaventato ancora da quei due giorni in cui non ha potuto averla con se, in cui lei si è allontanata per poi tornare. Le labbra si schiudono il tono è basso, coinvolto: << Ti avevo detto che non avresti dovuto preoccuparti. Sembra quasi che tu fossi più convinto di me che lui mi rivolesse. >> In effetti lei era andata a Oto convinta che non sarebbe cambiato nulla, ma che si sarebbe levata un peso dalle spalle. Ma forse quella sicurezza le veniva dal conoscere Yasuhiko da sempre, sapere della sua testardaggine, sapere che non sarebbe mai tornato indietro. Le braccia femminili si scosterebbero da dietro il corpo di lui, scivolerebbero sul petto per poi li spingere, leggermente, permettendole di allontanarsi da lui quel tanto che le serve per rigirarsi fra le braccia altrui. Se lui non si fosse opposto a tal movimento la piccoletta si sarebbe riappoggiata al corpo del Sumi ma con la schiena, le mani femminili sarebbero scese poggiandosi su quelle maschili, su quei fianchi, scostandole un poco più avanti, sul bacino, appena frontalmente. << Tu segui me. Devi solo ondeggiare un poco a destra e a sinistra. >> Detto questo farebbe esattamente quel movimento con il proprio corpo, premendo le mani di lui sul ventre della Kokketsu, come a guidarlo nel capire i movimenti. Istruttrice di danza ma potenzialmente mortale per l'altro. Se lui seguisse quei movimenti almeno un minimo si ritroverebbe quindi ad ondeggiare un pochino con lei, che poco dopo si ferebbe un attimo, lo sguardo blu che non va a cercare quello dorato, la voce seria, fortunatamente l'alcool non è stato così invalidante a questo giro, la mente riesce ancora a pensare abbastanza: << Dipende da cosa ti aspetti da quel bacio Kan. Puoi farlo. Io so come si fa a baciare qualcuno ma... >> Si interrompe, le guance decisamente più rosse di prima, paradossalmente quel gesto la mette in soggezione più che strofinarcisi addosso. << ...ti bacerei per riflesso, non mi sento innamorata di te. Se sei consapevole della cosa penso basti no? >> Forse nella femminile visione infantile del tutto, un bacio senza amore risulta assurdo. Meccanicamente sa come fare ma in questo momento sa perfettamente che il sentimento provato dalla rossa sarebbe diverso di quello provato dall'albino. Non vuole illuderlo, non vuole comportarsi in maniera scorretta con lui ancora, non in quella giornata di festeggiamenti per aver messo da parte il dolore più grande che gli stava procurando.

12:01 Kan:
 <Mh, non lo so, non ti vedo molto bene all'Ochaya> pensieroso quanto ironico, difficile immaginarla in vesti di quel tipo, troppo spinte per l'innocenza da lei dimostrata ampiamente in passato. Non fa parte del mondo della Kokketsu, questo è determinato da tempo, un lavoro del genere, inoltre, risulterebbe troppo per le dorate dell'albino non potendo impedire a quel sentimento di possessiva gelosia di emergere in tutto la forzuta tossicità di cui è composto. Scaccia nell'immediato tal pensiero permettendo alla mente di liberarsi, per quanto possibile, gettandola completamente nella goliardia, mettendo da parte la malizia della frase, non più necessaria o utile a qualunque tipo di scopo. Gli attimi passano lenti, i sorrisi permangono sul viso di entrambi, l'albino contagiato dalla soggezione non riuscendo a comprendere realmente cosa fare, come sia giusto agire schivando d'istinto il rovinare tutto quanto. Non riesce a far meno di guardarla, vedere effettivamente in lei l'unica capace di scatenargli qualcosa, fargli provare emozioni diverse dal solito, il proprio mondo racchiuso in una sola persona; impossibile evitarlo, impossibile impedirlo, essa è penetrata al di sotto della pelle insinuando la propria voce nella mente, imprimendola definitivamente. Complica la situazione, il livello di intimo, l'alcol ingerito da entrambi, confessa, libera se stesso da un peso capace di attanagliarlo fino allo sfinimento riducendolo ad un nonnulla <Perchè è da pazzi lasciarti andare, solo un folle lo farebbe, almeno, io non lo farei ne l'avrei fatto> il mondo, bello perchè vario eppure molti di coloro la cui vita continua imperterrita su quella terra non comprendono il valore di coloro che siedono loro accanto, lasciando andare, perdono senza poter tornare indietro, con cieco convinzione di star percorrendo la giusta via contrassegnata dal fato. Carpire la mente dell'uomo risulta complicato, non arriva al pensiero capace di portare l'otino nel compiere una decisione sofferta talmente tanto, reputata giusta. Il ballo prosegue lento trattenendola a se, seguendone il moto, quel breve distacco per girare al di sotto del braccio nuovamente, imparando nuovi passi, pose ritrovandola ancora una volta contro di se intento nel seguire quelle movenze pedissequamente, ripetendole nel corretto ordine come un bravo allievo. Sensualità in ogni moto, desiderio da parte del Sumi, represso in fondo all'animo ricercando la dovuta calma per impedire di compiere qualche sciocchezza, permettendo alla intenzioni di emergere sotto forma di voce, mettendola al corrente, impedendo alle azioni di farsi strada. Ode il verbo proferito dalla rossa, il suo dire, corretto, non fa una singola piega. Svariati i momenti tra una frase e l'altra, attende paziente, riflette su quanto udito <Lo so ma per quanto lo desideri, non voglio farlo> ammette la decisione presa, vi è una prima volta per tutto in ogni cosa <Andrei solamente a rovinare tutto e sei troppo importante per farlo perciò, puoi stare tranquilla, non farò nulla di così stupido> la sottile linea tra il prendere la giusta decisione e colei capace di mandare tutto a momento è vicina, ad un passo dal baratro. Sorriso torna manifesto sul volto continuando ad osservarla, perdersi in lei.

12:51 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] << Io parlavo di te come dipendente mica me! >> Risponde decisamente divertita, lei quel posto manco sa cosa sia e non riesce a immaginarsi nulla a riguardo se no un Kan sul cubo vestito da donna che la fa sogghignare abbondantemente. Ma quel discorso cade, l'unica cosa che resta per un poco è la musica, il ballo, le movenze soprattutto di lei e le considerazioni che queste suscitano nella mente e nel corpo di lui. L'Otino viene preso di mira, il Sumi non lo conosce ma dal suo punto di vista distorto dall'amore provato per la rossa gli sembra un folle, lui non l'avrebbe mai lasciata andare via, l'avrebbe sicuramente tenuta con se. Le parole, le mani di lui dimostrano che quello che viene proferito è sicuramente provato. In effetti i tocchi di lui si sono fatti diversi da quando ha compreso di poterla ritenere libera da ogni vincolo, sono più pesanti, più desiderose di averla, meno inclini a farsela scivolare fra le dita. Questo riesce a percepirlo bene anche lei, nonostante sia una bambina. Il rapporto che aveva con Yasuhiko era iniziato in maniera completamente diversa. Avevano quasi paura di toccarsi, ci avevano messo secoli per sfiorarsi le labbra, era stato complicato persino quel bacio più passionale. Era stata lei a prendere l'iniziativa dopo la prima volta, un solo bacio l'aveva accesa tanto da farle perdere la cognizione di spazio e tempo. Era lei che lo voleva a tutti i costi, è stata lei ad allungare le proprie mani su di lui con decisione e l'altro probabilmente ha passivamente accettato il tutto, finchè non è diventato complicato. Con Kan è l'opposto, è lei che non sente la necessità di farlo suo, che non ritiene sia corretto baciarsi perchè in fondo non lo farebbe con lo stesso desiderio con il quale verrebbe baciata. Non vuole che lei sia passiva spettatrice dell'amore che lui può riversarle addosso, vuole collaborare, vorrebbe farlo se lui risultasse effettivamente tutto ciò che desidera. Si trovano d'accordo su questo, non serve correre, non serve che la pulsione sessuale decida per loro, deve essere l'affetto a farlo. Il sorriso le torna sulle labbra mentre si rende conto che preferisce aspettare per concedergli tutto, il corpo di nuovo si sospinge in avanti, scivola tra le braccia di lui tornando a fronteggiarlo: << Mi piace un sacco come mi tocchi ora sai? >> Qui forse erano necessarie delle spiegazioni che solo i cricetini possono dare ma che rifiutano di rilasciare. << Comunque non sei male a seguire i movimenti! Hai del potenziale Bakan >> L'astio di quel soprannome inesistente, sembra ormai più un vezzeggiativo che altro. Le braccia di lei si allungano nuovamente attorno al collo di lui, si alzerebbe sulle punte dei piedi per andargli a rifilare un bacio sulla guancia nuovamente. Gota piena, nessuna ambiguità a riguardo, non vuole farlo impensierire appoggiandosi troppo in prossimità delle labbra, non vuole dargli altri falsi segnali. Non si scosta però troppo da lui, nonostante quel movimento ondeggiante prosegua pure sulle punte. << Ho una proposta! >> Esclama soddisfatta, << Se io sarò la tua insegnante di ballo, tuuuuuu... >> Lascia la frase cadere mentre torna coi piedi per terra, quei venti centimetri di altezza a separarli, i corpi appiccicati l'uno a quello dell'altra senza tregua. << ...mi insegnerai i trucchi per dipingere! Anche se il nostro disegno ho deciso che sarà un misto fra quello che sappiamo fare meglio: tu pittura e io matita... >> Non se l'è scordato, vuole disegnare, vuole creare qualcosa insieme, espressione di ciò che sono, o di quel che saranno. Dipenderà dalla tempistica. Quegli occhi blu, fin troppo grandi continuano a osservarlo, pieni di affetto sconsiderato, che quello resta, purtroppo per l'altro al momento.

15:10 Kan:
 Interdetto qualche momento nell'apprendere della gaffe appena fatta, involontaria, frutto di un incomprensione di fondo da cui, oramai, non si può sfuggire decisamente eppure allo stesso tempo le sorride, contento di farla divertire anche con simili stupidaggini <Se parliamo di me, troppo tardi. All'inaugurazione ho bevuto così tanto da essermi messo a ballare sul cubo insieme alla ballerina...prima di cadere a terra rompendo un tavolo> distogliendo lo sguardo un singolo momento, imbarazzo? No, un semplice viaggio tra i ricordi di quella notte dove di tutto è accaduto, una serata estremamente divertente <Perciò, aspetto solo il mio ingaggio> lasciando andare se stesso a una leggera risata pregna di divertimento in quanto non sente per niente l'essere ridicolo, si diverte, tanto basta per farlo stare a proprio agio. Ogni gesto, sguardo, parola mostra in se la possessività acquisita nell'arco di neanche un'ora, la consapevolezza di poter usare lievemente di più, andare avanti, provare di poter scatenare in lei qualcosa di diverso dal semplice affetto, oltrepassare la linea del mero amico divenendo un di più, ergendosi al di sopra, dandole ciò che le manca. Non è a conoscenza del passato con l'altro, di come sia nato il tutto, non mostra desiderio di apprendere determinati dettagli della vita privata della ragazzina, troppo scomodi, inutili ma a sua volta evita qualunque gesto avventato. Quel bacio non è rilasciato, semplice la motivazione, rovinare tutto è facile, basta un gesto fuori posto, un movimento azzardato per mandare in fumo; mancata la sicurezza in tal momento, il punto sbagliato della storia ed è la consapevolezza di ciò, complici le frasi della Kokketsu, a permettergli di fermare l'istinto, bloccarlo impedendogli di compiere un suicidio improvviso. Inghiotte, deglutisce percependola nuovamente vicina a se, tra le proprie braccia; d'istinto aumenta l'ampiezza del sorriso, non esagerato, giusto un pelo mostrando parte dell'arcata dentale <E continuerò a farlo fino a quel momento e ben oltre> sicuro più di molte altre volte di riuscire nell'impresa, scalare una montagna giungendo in cima. Non prova timore, paura sui propri risultati, con il tempo è riuscito ad ottenere un rapporto con ella, il resto è una mera questione di tempo <Lo so, ho del potenziale per tutto, rospetta nana> lingua fuoriuscita, mostrata esattamente come rende partecipe l'egocentrismo onnipresente nella sua persona <Ancora un po' di pratico e sarò io a insegnarti come si fa> si, ci crediamo tutti, non riesce a farne a meno, nemmeno sforzando se stesso al massimo. La presa sul fianco si intensifica, le braccia avanzate maggiormente prendendole parte della schiena, stringendola in un leggero abbraccio contro se stesso mentre riceve quel bacio, il secondo. Il calore corporeo si innalza, il muscolo cardiaco accelera i battiti, respiro affannato riportando le dorate nelle azzurre altrui con il volto avvicinato a propria, piegato di lato per darle un bacio sulla guancia, leggero anch'esso, dolce, ricambiandolo <Mh?> esclama, in principio, all'affermazione. Silente procede con l'ascolto in quello scambio di abilità, di passioni <D'accordo> accetta volentieri, come può solamente fare il contrario <E non vedo l'ora di cominciare> piccola la pausa presa rimembrando la scorsa volta, quella notte <Sei ancora intenzionata a fare quel disegno in braccio a me, come l'altra volta?> palpebra sinistra abbassata, occhiolino mostrato in memoria di quell'evento.

16:34 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] A quella storia il divertimento aumenta e basta, costringendola a bloccare quel suo moto ondeggiante perchè troppo divertita. Effettivamente sarebbe stato decisamente divertente vedere una scena del genere da parte di quel perfettino albino che di solito non fa altro che vantarsi di quanto sia l'incarnazione della perfezione. << E' un vero peccato che i muscoli non si muovano esattamente come progetta la testa eh? >> Già a quanto pare l'abilità e l'agilità nei movimenti non sono automatici con l'intelligenza. Quell'affermazione fatta senza pensarci, mentre riflette sui tocchi dell'altro viene accettata in maniera più tranquilla di quanto previsto, ricevendo rassicurazioni sul fatto che non ha la minima intenzione di smettere di toccarla in quel modo anche se ciò che dice la lascia un poco confusa: << Che momento? >> Lui fa dell'ironia su quel potenziale inespresso. Non commenta ancora, gli si avvicina lo bacia divertita, lui di contro stringe quell'abbraccio attorno a lei lasciando che il contatto aumenti. << Non mi dispiace affatto che tu non sia Mister perfezione sai? Cioè lo sapevo già che non lo fossi. Però se sei imbranato in qualcosa posso non sentirmi completamente inutile per te >> Queste parole vengono proferite appena prima che sia lui a rifilarle un bacio, dolce, leggero, che inevitabilmente la fa arrossire. Sono appiccicati ma era proprio il bacio quel di più inaccettabile? Però il discorso verte nuovamente su altro, su quelle abilità di entrambi, quello scambio di conoscenza suggerito da lei e accolto positivamente dal Sumi. Quando però lui domanda riferendosi a come volesse fare il disegno la faccia diventa paonazza e l'abbraccio si scioglie un poco: << Non ho mai detto di voler disegnare stando in braccio a te! >> Forse l'effetto alcolico sta lentamente diminuendo. << Sarebbe complicato e tu non potresti farlo perchè in posizione scomoda... >> Inizi a boffonchiare ma non si sposta, non si allontana anche se l'abbraccio è meno stretto di prima. << Però... >> Lo sguardo blu che era stato brevemente distolto dall'altro ora torna a fissarsi sulle dorate << voglio assolutamente farlo. Voglio disegnare con te e voglio creare qualcosa di stupendo insieme. >> Ha le guance leggermente rosse, come se quell'affermazione di per se fosse imbarazzante, le manine vengono sciolte da dietro al suo collo e vengono poggiate sul petto dell'albino. << Se vuoi puoi cominciare ora le lezioni! A meno che tu non abbia in mente altro... >> Lo dice quasi con una certa curiosità nella voce, come quasi a sfidarlo a trovare qualcosa di meglio. Certo è che ora che l'alcool un poco sta svanendo dal corpicino quella vicinanza la mette a disagio, molto più di prima.

18:40 Kan:
 Il racconto scatena più risate del previsto da parte della Kokketsu, un divertimento tale da spingerla nel bloccare il leggero bella da poco cominciato per via dell'impossibilità di respirare. Un aneddoto mai raccontato prima d'ora, non ha idea del perchè, del come eppure, di eventi strani nella propria vita se ne sono susseguiti, se essi permettono all'altra di rilassarsi non pensando a nulla, ben vengano <La testa aveva previsto di non cadere ma di fare altro con la ballerina> breve pausa lasciando all'immaginazione il compito di decidere quale significato attribuire a tale frase, non troppo di difficile interpretazione <Qualcosa è andato storto> ridacchiando a propria volta, mettendo la parola fine al racconto del passato. Innegabile come, giorno dopo giorno, il livello di intimità tra loro, di complicità aumenti, in quel particolare giorno, le circostanze, hanno ampiamente favorito tale passaggio. Un tempo, un abbraccio, un ballo del genere, sarebbero stati impensabili, toccarla, addirittura, un'azione taboo. Adesso no, mostra la possessività nei confronti di una ragazzina la quale, con il proprio fare, ha sfondato un muro fin troppo elevato, fin troppo spesso da poter esser concepito a pieno, mostrando un lato del Sumi inedito persino per se stesso con cui comincia ora a fare i conti; verbo di immensa facilità è pronunziato dall'albino in risposta al tocco eppure, il finale, non viene compreso nella sua interezza. Volto avvicinato al viso della genin, labbra in prossimità del padiglione auricolare, schiuse lasciando che il tono vocale fuoriesca in un sussurro, basso e caldo, non spinto quanto si dovrebbe ma pregno di sicurezza intrinseca <Il momento in cui potrò finalmente dire a tutti che sei mia, solo e solamente mia> nessuno, a parte lei, deve udire tale frase. Non necessita di ulteriori spiegazioni, esplicita, diretta, consapevole della conseguenza nel pronunciarla. Distanza ripresa dal volto, non dal corpo permanendole attaccato, leggero il sorriso manifesto <Il bello è che non sei mai stata inutile. Devo ripeterlo per l'ennesima volta? Anche solo respirando mi dai qualcosa> lento il moto della mancina, sollevata dal fianco, avvicinata al mento della rossa lasciandole una leggera carezza, accennata, delicata, dandole un piccolo bacio sulla guancia, dolce, privo di malizia, distanziando tale azione dalle labbra. Accelerare i tempi risulta essere una mossa meno saggia del normale, non mette in atto simile operazione, non la propone ulteriormente riportando l'attenzione su altro, sul disegno in compagnia, sul passare tempo con ella il cui volto diviene paonazzo, rosso, sciogliendo parte di quell'abbraccio <Oh si che lo hai detto, quella notte, quando hai proposto il disegno da fare insieme> attimi brevi, le parole cessano di fluire permettendole di esporsi nuovamente <Credo che in una posizione del genere, prima o poi, saremmo finiti con il fare altro> la risata emerge, non contenuta di certo. Angelico volto voltato sulla destra, sguardo chinato non contenendo nulla, troppo per poterlo fare con tale semplicità fino all'incastonare nuovamente le dorate in quelle azzurre di lei <Lo faremo rospetta, abbiamo un'intera vita davanti> arcata dentale in mostra, sorriso ampio a denti stretti, occhi socchiusi. Parole dal diverso significato proposte, interpretabili a proprio modo notando, infine, la sfida nella voce, una mera provocazione <Shizuka, se mi provochi non vale però> ridacchiando ancora, sfiorandole la guancia con la destrorsa. Ovvia l'allusione a prima mentre lentamente scioglie il contatto cercando di mettere una leggera distanza, percependo parte del disagio di lei <Potrei avere in mente molto altro ma..possiamo iniziare nanetta>.

19:14 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] Il racconto divertente passa totalmente in secondo piano, è il resto ad essere interessante. Quel momento a cui si riferiva lui era il momento in cui sarebbe riuscito a renderla sua, in tutto e per tutto. Ora prende significato anche il resto della frase pronunciata da lui, diventa rossa, l'alcool decisamente sbiadito in quel corpicino pieno di torta, quindi quelle frasi, quei contatti sono più difficili da gestire. Il suo respirare gli da qualcosa, solo l'esistenza stessa della Kokketsu pare essere fondamentale per l'altro, e più le viene ripetuto ad alta voce più capisce il concetto espresso. Si è sempre sentita inadatta, sempre troppo indietro, sempre troppo bassa, sempre troppo sviluppata, sempre troppo Kokketsu. E' possibile che tutto quel troppo piaccia veramente a qualcuno? Sembra che al Sumi lei piaccia più di quanto piaccia a se stessa. La sinistra di lui le sfiora il mento, le bacia una guancia tanto quanto ha fatto lei ma così ha tutto un altro peso. Ma poi quelle spiegazioni, quell'affermare che in quella posizione avrebbero fatto ben di più la mette decisamente in allarme. La mente immagina istantaneamente qualcosa che non avrebbe dovuto e il rossore aumenta in maniera significativa. Lui l'asseconda, di nuovo ancora ma ormai è persa in pensieri decisamente differenti. La mano di lui che la sfiora non fa altro che farla rabbrividire ulteriormente, lui si sta divertendo molto di più di lei ora che pare essere diventata un peperone. << Stavo scherzando! E siccome non hai altri piani iniziamo ora... >> Distoglie lo sguardo da lui, di nuovo, cercando di nascondere l'imbarazzo infinito che ora la pervade molto più di quanto non abbia fatto l'alcool. << Hai dei pennelli in più che non siano le cose che utilizzi per la tua innata? >> La domanda sorge spontanea e nello stesso tempo si volge automaticamente in direzione della camera da letto di lui, facendo un paio di passi in quella direzione. Però le viene in mente altro. Di quella stanza la prima cosa che le viene in mente è il disegno incompleto. La testolina rossa si volta di nuovo, gli occhi blu alla ricerca delle dorate di lui: << Lo hai finito il disegno? >> Si è allontanata da lui, non c'è più il contatto di prima, ha di nuovo messo una distanza per proteggersi, per proteggere entrambi al momento, per non andare oltre a quello strano limite che si stanno imponendo per non aver paura di distruggere tutto ciò che invece potrebbe essere creato.

19:49 Kan:
 Il tempo è passato, l'alcool ingerito, non troppo elevato, svanisce dal corpo della Kokketsu quasi del tutto portando la mente di lei a ragionamenti più chiari, logici; il verbo proferito acquista tutt'altro significato portando in lei quell'ennesimo rossore che da sempre l'ha caratterizzata, dal primissimo incontro tramite quell'abbraccio indesiderato fino ad ora. In assenza di alcol, con estrema probabilità, un certo tipo di confidenza sarebbe sbiadita ancor prima di mostrarsi, esso risulta fautore di frasi, gesti normalmente ritenuti eccessivi, all'incirca. Il contatto fisico stranamente intenso, il bacio sulla guancia, una susseguirsi di azioni dovute alla mera situazione. Ciò gli permette il ripetere di determinati concetti il cui significato non raggiunge pienamente la rossa, pregna di dubbi, insicurezze di cui l'albino non giunge a conoscenza; per ora, esse, risultano di relativa importanza nonostante la consapevolezza del peso di ogni gesto e parola profusa, un peso in costante aumento man mano che il legame tra loro diviene più intenso, forte, duraturo. Il continuo vociare risulta una provocazione velata ai danni della genin, necessita della comprensione di ogni possibile reazione di lei per poter comprendere il momento adatto in cui osare quel di più da permettergli di andare avanti, uscendo dall'area amichevole. Il rossore, al momento, permane l'unico segno sul volto della ragazzina, in continuo aumento, un colorito vivace; se solo sapesse la natura dei pensieri da lei formulate, tutto potrebbe divenire estremamente più divertente <Scherzavi, eh? Non so se ci credo sul serio, secondo me quella tua testolina tanto innocente è più spinta di quanto creda> ridacchia sotto i baffi, insinua un dubbio ma su quale argomento è solo ella a deciderlo, non possiede potere eppure, necessita persino di questo, portarla alla consapevolezza di provare ben altro, non solo affetto. Denota l'imbarazzo, il distogliere lo sguardo <A cosa pensi, mh? Sei un pomodorino> pigia ancora, ha scelto di divertirsi un po' ai danni di lei, dopotutto, la tensione, il momento dev'essere stemperato rendendolo leggero, meno pesante. Annuisce al quesito ponendo quelle distanze in via definitiva seguendone il movimento verso la stanza, salvo fermarsi per porne uno nuovo. Sospira avanzando silente verso la camera da letto, oltrepassa la figura della ragazzina voltando nel corridoio, svanendo per qualche minuti in cui si può sentir armeggiare dall'altra parte per poi ritornare in salotto con in mano un piccolo astuccio, un set di colori, inchiostro e un piccolo album. Posa il tutto sul tavolo del salotto, in perfetto ordine con la mancina nello sfiorare l'album, aprendolo, mostrando il disegno finito. Esso rappresenta Shizuka con il visetto leggermente arrossato, indosso il vestito di quella notte pregna di confessioni, le forme al loro posto, capelli rossi sciolti con assenza di cuffie, sorriso in viso e il simbolo della vittoria esibito tramite la destrorsa; in alto a destra troneggia quella scritta scatenante di tutto, in corsivo, bianco e nero "L'Unica". Porge l'opera alla ragazza, mostrandola, evidente come abbia modificato l'intero disegno ricominciando da capo <Ti invia quella foto per prenderti in giro all'epoca> rimembrando il dopo gelato <Ma quando sei stata tu a inviarmela, credo, che sia stato quello il momento in cui tutto è cominciato davvero. Quel gesto, per quanto semplice, ha per me un grosso valore e ho voluto imprimerlo ricordando anche il giorno in cui mi sono lasciato andare> il vestito, per l'appunto <E' tuo> lasciandolo a lei, sul tavolo, un regalo come prova di quanto effettivamente provi il ragazzo per ella <Detto ciò, cominciamo perchè sarà davvero un dannatissimo macello non sporcare tutto> guarda intorno a se cominciando un veloce moto, abbassa il volume della tv, sistema il tavolo, mette in ordine per permettere la corretta esecuzione del disegno come un vero Sumi dando, effettivamente inizio <Iniziamo!> al continuo del pomeriggio, della serata. [END]

20:16 Shizuka:
  [Casa di Kan - Salotto] Le domande ammiccanti di lui, il lasciar intendere che non sia così innocente come sembra essere sono solo ironiche da parte di lui ma colgono il segno e quindi non ricevono risposta. Il vero problema è che la vergogna non è provata tanto per quanto immaginato ma per il fatto di averlo associato di nuovo sempre alla stessa persona. L'inconscio ha ovviamente proiettato nella mente l'unica figura maschile che abbia mai visto in un ambito più sessuale e la cosa l'ha infastidita parecchio. Non risponde alle provocazioni altrui, anche perchè i cricetini stanno cercando in qualsiasi modo di rimuovere quell'immagine senza sapere con cosa sostituirla. Fortunatamente a quella domanda lui la sorpassa, andando in camera, tornando in salotto con il necessario per iniziare davvero la pratica nel disegno a tempera. Oltre che quel capolavoro finito. Si capolavoro perchè non sa esattamente come altro definirlo. I colori sono molto vivi, definiti, ogni passata di pennello sembra impressa come se fosse pensata. Sa che lui non l'ha fatto, sa che ha dipinto solo con il cuore e non con la testa e la cosa la impressiona ancora di più. Su quel foglio una volta bianco c'è quel ritratto che le aveva promesso, che le viene donato, come se in quel momento lui le stesse consegnando il suo cuore, spiegandogli esattamente come funziona, come batte, per chi. Gli occhi blu restano appiccicati a quella carta, ascolta le parole dell'altro, confermando ogni cosa detta da lui in quei tratti. Difficile parlare ora, dopo che tutto quanto le è stato presentato in quel modo, l'arte, qualcosa che li lega passivamente ma che fa esprimere entrambi nel modo più chiaro per comprendersi. << Quando ho visto quella foto il mio cuore si è bloccato. >> Le parole le scivolano fuori dalle labbra senza pensarci in un moto di sincerità estrema, senza alcolici per giunta, << Ho pensato che tu fossi stupendo. Ho deciso in quel momento che non potevi essere solo un ragazzo fastidioso e che doveva esserci qualcosa di più. >> Lo sguardo blu si stacca dal foglio, un sorriso disteso sul viso arrossato. << Iniziamo! >> Solo questo prima di seguire esattamente le istruzioni del Sumi e imparare qualcosa di nuovo. [//END]

Shizuka torna da Kan dopo due giorni in cui non si son visti. Buone nuove vengono a galla, la Kokketsu decide finalmente di andare avanti e tra festeggiamenti, bevute, mangiate di torta, balli, nuove confessioni vengono fuori intensificando maggiormente quel rapporto.