A cena con sorpresa (?)
Free
Giocata del 18/08/2021 dalle 11:03 alle 17:23 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Casa di Kan] Alla fine si sono messi d'accordo per trovarsi per cena e come promesso ha fatto in modo di fermarsi in un locale quotato di Konoha dove recuperare dei takoyaki caldi da portare per cena. Stasera è se possibile ancora più insolita nel portamento, la madre ha insistito fino alla nausea per acconciarle i capelli e truccarla un pochino con la nanetta che sottolineava quanto quello non fosse un appuntamento e che non volesse truccarsi. Yuki ovviamente ha vinto la battaglia di conseguenza la Kokketsu hai capelli sciolti si ma tutti sul lato destro del corpo, perchè a sinistra la madre ha acconciato delle trecce che le si appiccicano al capo, facendo si che da un lato la spalla resti scoperta. Indossa una canottierina nera, spalline sottili, aderente così da far risaltare le forme, stampata su di essa una farfalla dai colori arcobaleno che occupa tutto il ventre. Le gambe sono coperte fino a mezza coscia da un paio di pantaloncini di jeans blue scuro, leggermente rovinati in più punti, volutamente. Ai piedi delle scarpe di tela, tipo all stars nere anch'esse. Una borsetta nera a tracolla completa il tutto, all'interno di essa i soldi, il cellulare e le chiavi di casa. Gli occhi sono appena truccati, matita nera per renderli un minimo più profondi e mascara a ingradire ancora di più quelle iridi blu che sembrano spiccare sempre di più sul viso pulito. Dovrebbe presentarsi all'indirizzo indicato da lui, con un sacchetto nella mano destra. Si soffermerebbe qualche istante davanti alla porta, tempo sufficiente a espirare profondamente, suonare il campanello e stamparsi sul faccino uno sguardo imbronciato. Le sembra di essere giù troppo pretenziosa per essere li a mangiare a casa di un amico. [Home] La dimora di un Sumi è costernata di opere d'arte di vario genere, pitture più disparate appese alle pareti, colorate, in bianco e nero, ognuna delle quali presenta un tratto differenza, uno stile particolare riconducibile a pittori o artisti più o meno famosi; tali nozioni variano in base alle informazioni in proprio possesso. Numerose le creazioni personali, disegni di stampo astratto riposti in svariati album, tenuti in bella vista alcuni, nascosti altri. L'albino non fa eccezione alcuna, egli è classico nel suo modo di vedere il clan, immedesimarsi in esso con ideologie oramai fatte proprie. La casa presenta un piccolo corridoio all'ingresso sfociando in un salotto abbastanza largo da contenere una divano a tre posti, un tavolino di legno su cui è riposto un vassoio ricolmo di foglie secche profumate. Dinanzi al tavolo, a un paio di metri di distanza, un televisore di ultima generazione con rispettiva console e lettore usufruendo di videogiochi e film. In particolare la tv è accesa, sintonizzata su un tg locale il quale riporta le ultime notizie. Nella stanza a fianco, sulla sinistra, una cucina di media grandezza con rispettivi fornelli, scaffali, frigorifero, forno e lavastoviglie, tutto il necessario. Ordinata, perfettamente pulita, sistemata a dovere. Dal corridoio d'ingresso, prima di sfociare nel salone un altro corridoio sulla destra è visibile, largo all'incirca due metri anch'esso, ai cui lati si mostrano 3 porte di cui due stanze da letto ed per il bagno. Le pareti sono adornate da mensole con libri di genere, quadri disparati e, appunto, album con i disegni dei membri della famiglia, i suoi, della madre e del nonno. La messa d'accordo con la Kokketsu provoca per l'ennesima volta sentimenti, emozioni contrastanti di svariata natura nell'animo dell'albino la cui agitazione giunge inevitabilmente mentre apparecchia la tavola rigorosamente per due sistemando tovagliette con tovagliolo, bacchette e due ciotole ricolme di caldo rame chiuse da un piccolo piatto. Una candela accesa e, per il momento, alcun tipo di bevanda. Il vestiario, nuovamente atipico, fatto da un paio di blu jean sugli inferiori arti ricoprendoli nell'interezza, sostenuti da una cinta marrone nel giro vita e scarpe bianche da ginnastica. Polo a maniche corte sul petto, colletto abbassato, bottoni sciolti mettendo in mostra una piccola porzione di petto. Chioma volutamente spettinata, neri occhiali sul viso completando l'outfit. Suono improvviso del campanello provoca un leggero sussulto, il respiro appena affannato, muscolo cardiaco in maggior movimento con il passo iniziato, diretto verso la porta la quale viene aperta, tirata all'indietro. Dorate osservano la figura della Kokketsu nella sua interezza, un battito viene perso, labbra schiuse <Sei bellissima> inevitabile il complimento spostandosi di lato <Entra> braccio indicante l'interno della casa <Vuoi bere qualcosa? Succo? Tè? Alcool?> propone tutto quanto con voce roca, tono vocale basso, sguardo permane fisso sulla ragazzina, impossibile, attualmente, scostarlo in maniera alcuna. [Casa di Kan] Ecco che il momento tanto temuto arriva, da quando era uscita di casa non aveva fatto altro che preoccuparsi della reazione dell'altro, dell'eventuale presa in giro, o al contrario degli apprezzamenti più o meno indecenti che si sarebbe beccata. Eppure tutto ciò che aveva previsto non avviene, lui apre la porta, lo sguardo blu va a fissarsi su quello dorato dell'altro che dopo averla osservata da capo a piedi le rifila quel complimento semplice e conciso, con un tono che sembra tutto fuorchè una presa in giro. Diventa rossa, non ci vuole niente se lui le dice tanto sinceramente quello che pensa, visto e considerato inoltre che si è presentato nella sua forma più onesta. Le labbra si schiudono appena e boffonchia solamente un ringraziamento per poi eseguire l'invito, facendo qualche passo avanti e varcando quella soglia sussurrando un << Permesso >>. Tuttavia non appena entra si rivolge nuovamente alla figura di lui, la destra che sostiene il sacchetto che viene portata in alto, mettendo in bella mostra il bottino, un sorriso enorme sul viso, come se fosse appena tornata dalla caccia vittoriosa: << Ho portato i Takoyaki più buoni della zona! E il tè può andare, grazie! >> Non è assolutamente abituata a bere alcolici, ogni tanto la birra a casa con i suoi ma non è un'estimatrice. Inevitabilmente però andrebbe ad abbassare il braccio appoggiando il sacchettino a terra, piegnadosi a sua volta e slacciandosi le scarpe come per lasciarle all'ingresso. Gli occhi blu si discostano quindi da lui, andando a osservare un poco ciò che riesce a cogliere dall'ingresso, notando qualche quadro, e sopratutto l'ordine assoluto. << Adesso ho capito perchè camera mia ti sembrava un porcile >> Il faccino è imbronciato, boffonchia quelle poche parole come un'ammissione di colpa. Lui è tutto fuorchè disordinato, ogni cosa sembra perfettamente al suo posto, con una precisione che ha quasi del maniacale. Qualora lui non l'avesse fermata si sarebbe tolta le scarpe e lo avrebbe seguito eventualmente all'interno della casa. [Home] Viscere nuovamente in subbuglio, contratte, piegate totalmente nei riguardi della visione della rossa la cui soglia vien appena varcata. Ne nota il rossore sul volto eppure null'altro pensa, null'altro immagina se non quell'unico complimento fuoriuscito d'istinto, non previsto, decisamente fuori luogo per il carattere dell'albino eppure la situazione è capovolta, la vita totalmente sconquassata. Quei semplici messaggi della madre, di Yuki, rappresentano ora un pesa di fattura enorme, un macigno sull'animo impossibile da scostare con la mera forza fisica. Avere una chance con lei, quale assurdità può aver mai concepito tale mente, ella non lo guarda, a tratti nota l'evidenza, persino le scritte dei messaggi risultano incomprese, prova lampante gli ultimi mandati. I sentimenti, l'emozioni si fanno largo percependole, il loro battere, prendere possesso di se assumendo il totale controllo. Ennesimo battito perso, oramai risulta chiaro persino ad un cieco, non può negare neanche a se stesso l'evidenza della situazione. Per anni ha lasciato da parte tutto protendendo verso il nulla assoluto, abbandonando svariati tratti dell'umanità in favore del divertimento, del rompere le catene ma tali catene si presentano nei momento giusti e opportuni, esattamente come accaduto in tal momento. Adesso, in quel preciso istante, il geniale intelletto dell'albino razionalizza tutto, niente è all'oscuro, il nervoso risale nel dover dar ragione all'Ishiba; preso, coinvolta, lentamente quel sentimento di amore si fa strada, si sta, inesorabilmente innamorando senza riuscire in alcun modo ad impedirlo. <Non dovevi, avevo cucinato del ramen> arcata dentale in mostra con l'ampliamento delle labbra mostrando un sorriso, annuendo alla di lei scelta del tè. Segue l'altrui moto, il togliere le scarpe, mettersi a suo agio mentre a sua volta china il corpo prendendo la busta con le cibarie <Beh, non potevo aspettarmi altro da una rospetta> ridacchiando divertito <Vieni, ti faccio vedere la casa> inoltrandosi all'inizio, lungo il corridoio, verso il salotto con vari cenni per farsi seguire. Esso è veramente in ordine, tutto apparecchiato, vari quadri sistemati a dovere, un divano, tv e console <Qui è dove solitamente sto, avendo casa tutta per me nessuno può dirmi nulla> adagiando la busta sul tavolo <Li dietro c'è la cucina> indicandone il luogo <E di qua le stanze, vieni> nel dire ciò la destrorsa, senza chiedere, cerca di prendere la mano della Kokketsu in una stretta leggera, piccola per trascinarla con se alla scoperta della dimora <Sei la prima a cui farò vedere la mia stanza> occhiolino veloce continuando il cammino. [Casa di Kan] All'affermazione di lui riguardo al ramen il broncio si fa pure più visibile: << Hey ti avevo detto che avremmo ordinato! Non avresti dovuto cucinare! >> Non voleva assolutamente disturbare tanto da frlo cucinare, già quel matto aveva intenzione di invitare pure i genitori, figurarsi se lei avrebbe mangiato gratis due volte lì! Poi quel commento ironico arriva, riguardo a quel disordine nella camera di lei, cosa che fa vincere a lui una linguaccia proprio mentre la ragazza si rialza, guadagnando la statura eretta, che non è molta. Lui si avvia nel corridoio e lei non fa altro che seguirlo, scalza, con un paio di calzine bianche sui piedi, così da essere sicura di non sporcare quel pavimento perfettamente pulito. Lo segue annuendo solamente, continuando a soffermarsi su ogni cosa, in particolare i quadri appesi che per un'artista sono qualcosa di molto interessante. Lui le ha sottratto il bottino di cibo, appoggiandolo sul tavolo del salotto che viene descritto come il princiaple luogo di vita del Sumi, per lo meno quando è a casa. << Noi di solito mangiamo in cucina, sul divano mangiamo solo le schifezze e Riuky si arrabbia sempre... anche se poi allunga le mani sulle patatine >> Un sorriso spontaneo le si stampa in volto, lo sguardo viene rivolto alla cucina, e poi su di lui, quando la invita a vedere le altre stanze. La mano di lui si protende verso quella della Kokketsu che, senza troppo pensarci, non fa altro che strignerla con la propria, lasciandosi guidare verso il resto della casa, lo sguardo blu rivolto sempre a quei quadri. Proprio a quelli stava pensado quando lui fa un'affermazione che mai si sarebbe aspettata. Le sfugge una risata dalle labbra e il tono divertito andrebbe a commentare: << Figurati se ci credo! E' impossibile che io sia la prima che vedrà la tua stanza! Con tutte le ragazze che ti sarai portato qui dentro non c'è alcuna ragione per cui io sia la prima! >> Lei non può sapere le sue abitudini da quel punto di vista, semplicemente conoscendo la sua 'libertà' anche in quel senso non può fare a meno di dubitare della cosa. [Home] Alzata veloce di spalle da parte dell'albino <Sorpresa> leggera risatina manifesta sul volto, ben consapevole di quanto pattuito in precedenza eppure l'indole non può essere comandata, non può essere fermata, essa agisce indipendentemente da tutto e tutti <Devo testare i miei piatti su qualcuno prima di far venire Yuki qui> nonchalance totale nel mettere così in alto la madre eppure, dopo quei messaggi, ha compreso di poter fare affidamento su di essa per determinate questione, ingraziarsela è il primo dei compiti da portare al supremo compimento rendendo la strada in discesa. L'ordine del salotto è paradisiaco, totalmente opposto alla stanza della ragazzina prendendosi una linguaccia, divertito, leggermente più rilassato ricambiandola a propria volta come fosse un mero ragazzino qualunque. Non lo è ovviamente, solo con essa emerge una parte decisamente infantile, poco adeguata alla persona del Sumi <Io non mangio mai qui. Stuzzico qualcosa in ospedale durante il turno, non mi viene fame stando da solo e quel divano...> indicandolo tramite l'indice sinistro <...non ha mai visto cibo su di se, solo belle chiappe> sopracciglio sollevato, ironico, goliardico tralasciando la suddetta frase, chi vuol capire capisca ovviamente. Non sofferma il verbo troppo a lungo, protrae la discussione altrove prendendole la mano, trascinandola per il corridoio, aggiungendo qualche piccola informazione soffermandosi dinanzi alla porta della propria stanza, chiusa, impedendo a chiunque di poter vedere al suo interno, sbirciare i segreti in essa nascosti eppure, la risata della ragazzina riesce, in qualche modo, nel compito di lasciarlo interdetto. Stupore formatosi nel viso, sorpresa crescente. La mano di lei è stretta leggermente, il corpo interamente voltato in tale direzione, dorate incastonate nelle azzurre di lei, leggero il sorriso a labbra serrate <Ne ho portate, è vero ma nessuna di loro era veramente importante da permetterle di vedermi> cominciando una breve quanto specifica spiegazione <Tu sei la ragazza più importante, per me e solo tu, puoi vedere chi sono davvero, la dentro, Shizuka> nel dire ciò, la destrorsa vien allungata all'indietro girando il pomello, spingendo l'anta all'indietro così da permetterle di vedere al suo interno. Lentamente la trascina all'interno, mano ancor stretta oltrepassando la soglia mostrando l'intero mondo dell'albino. In essa troviamo un futon nell'angolo, sistemato in verticale contro la parete, varie librerie con all'interno libri di poesia, testi stori, biografici su pittori e artisti famosi nei due angoli della stanza. Alle pareti vari disegni creati dallo stesso albino e dinanzi al letto, incorniciato, il disegno di se fatto dalla stessa Kokketsu, esattamente dinanzi allo sguardo del ragazzo; al fianco del futon una scrivania con lampada, varie matite di diverso colore, fogli sparsi con bozze su bozze eppure, uno su tutti spicca. In alto, un bianco foglio, con matita nera poggiata all'angolo, con sopra un disegno della genin, capelli sciolti, guance appena arrossate, sorriso in viso, cuffie al collo, i due indici uniti ad altezza petto e sguardo rivolto a colui le cui iridi si posano sul disegno. Al fianco del disegno troneggia una sola parola "L'Unica" <Benvenuta a casa mia> lasciandole andare la mano, indietreggiando, permettendole di muoversi in totale libertà. [Casa di Kan] Praticamente la sta usando come cavia cosa che non la infastidisce quanto dovrebbe ma dalle labbra sfugge un commento nervoso: << Ti mangerai comunque i Takoyaki! >> Si spostano nelle stanze, le affermazioni di lei portano lui rivelre le proprie abitudini, i suoi modi di fare e di essere all'interno di quell'abitazione. A quanto pare il divano è un luogo di ricreazione più che di cibo, cosa che la ragazzina non commenta, intuendo da se facilmente che cosa quel divano abbia visto. Si riscopre decisamente poco interessata ad indagare oltre, in fondo non sono affari suoi. Poi si allungano a quella cameretta, il luogo forse più segreto e protetto della casa. All'ironia di lui le viene risposto in maniera fin troppo seria, composta. Lei è l'unica a cui viene concesso di vederlo per come è, l'unica che può osservarlo con quegli occhiali e quei vestiti addosso e ora anche l'unica a poter sbirciare le sue passioni, quello che ama e che coltiva nel suo personale spazio. Quella spiegazione così serena la fa diventare decisamente rossa, il cricetino inizia a fare un paio di conti ma semplicemente lo sguardo blu non sostiene quello dorato. Si lascia trascinare all'interno, la curiosità non fa altro che avere la meglio portando quelle oceaniche iridi a spostarsi tutto intorno. Sostanzialmente con una fatica non indifferente è riuscita a distruggere tutta quell'apparenza e arrivare fino in fondo a quel ragazzino inizialmente troppo espansivo e sicuro di se. Non si accorge nemmeno che la mano dell'altro scivola via, gli occhi sono persi in quello che vede, si fissano su quel ritratto che ella gli aveva fatto, che pare essere posto in una posizione di totale rispetto. Senza nemmeno accorgersi andrebbe a scorrere le librerie, una mano a sfiorare il dorso di quei libri di poesia, di storia e di pittura. Sono forse questi ultimi che conosce meglio, perdendosi silenziosamente in quel mondo in cui effettivamente è entrata in punta di piedi senza fare troppo rumore. Sembra metterci secoli ad arrivare alla scrivania, coperta di fogli e in particolare un disegno, un ritratto di lei. Rappresentata in quel suo misto di timidezza e decisione, forse agli occhi stessi della Kokketsu fin troppo bella rispetto a come si vede lei stessa allo specchio ogni giorno. Quei criceti messi in moto all'ingresso sdi quella stanza non fanno altro che completare il loro lavoro una volta che leggono quel titolo. Effettivamente non era così difficile da intuire, lui non aveva esattamente nascosto la cosa, semplicemente non era mai stato diretto e per lei era stato molto meglio ignorare. Mentre la sua storia personale, quel suo amore sofferto e bramato per così tanto tempo si stava sgretolando per colpa del diventare grandi, probabilmente altrove si stava invece generando altro, un sentimento rifiutato inizialmente ma poi riconosciuto e accolto. La mano destra che prima stringeva quella del Sumi ora viene usata per sfiorare quel disegno, sollevarlo appena e arrossire violentemente. Non lo ha più guardato in faccia da quando si è persa in quella stanza e continua a non farlo, sopratutto ora che ha paura di aver capito quanto importante lui la ritenga. << Hai chiesto cosa volessi da bere giusto? Credo che sia meglio l'alcool del tè... >> Non si gira verso di lui, non ne è in grado. E' confusa, molto confusa. Stupita di quanto sembra aver realizzato, arrabbiata con lui per non averglielo detto, arrabbiata con se stessa per non essere in grado di soddisfarre le aspettative dell'altro. Arrabbiata con la madre, che lo aveva capito ben prima di lei, che l'aveva costretta a farsi bella per andare da lui. Yuki si era di nuovo intromessa malamente nella naturale crescita della figlia, spingendola verso qualcuno che potenzialmente avrebbe potuto prendersi cura di lei, di quelle ferite inferte malamente da una decisione matura e responsabile che non era pronta ad accettare. Però quei sentimenti non sono ricambiati, non ora, per quanto lui possa piacerle si sente ancora troppo coinvolta in quell'amore così agognato da farle male. Un profondo sospiro viene emesso, il disegno poggiato esattamente nella stessa posizione mentre il corpicino esile viene finalmente rivolto a quell'altro. Con sforzo immenso gli occhi blu vanno a osservarlo, sono decisamente lucidi, il viso è arrabbiato, parecchio, rosso come un peperone: << Sei veramente uno stupido Bakan! >> Il tono è aggressivo, come se lui le avesse fatto qualcosa di male. In realtà lo sfogo è verso se stessa, per non essere in grado di aiutarlo, non questa volta, non al momento. Ci mette poco o niente a muoversi in direzione della porta, cercare di passare oltre lui per uscire, per richiudersi alle spalle quelle informazioni di cui non aveva bisogno, non in quel momento. [Home] Viso portato all'indietro all'altrui nervosismo <Ovviamente> sopracciglio inarcato, glissa su tutt'altro portandola nella propria stanza, non prima di aver ricreato il rossore sull'altrui viso per l'ennesima volta, un compito altamente facile da esaudire il cui divertimento è assicurato. Inoltrano loro stessi all'interno della stanza lasciandole la mano e la possibilità di esplorare il tutto con tranquillità, non curante di aver lasciato un disegno fin troppo esplicito sulla scrivania. L'ha fatto a posta? Oppure è solo un caso voluto dal destino? Non viene esplicato, lo stesso Sumi, a quanto pare, non vi da alcun tipo di peso eppure il volto mostra una certa sicurezza in se, un piano si sta svolgendo all'interno della mente, ben delineato nei minimi dettagli, parole non dettate dal caso, azioni totalmente puntuali nella sua esecuzioni. Egli, per quanto possa ritrovarsi coinvolto, non cessa mai di far affidamento sull'innata logica in proprio possesso, meticoloso oltre ogni dire, sfrutta il geniale intelletto donatogli dai Kami al momento della nascita per raggiungere gli obiettivi più disparati. Lascia che giri per la stanza dandole le spalle, avvicinando se stesso al futon sollevandone il materasso, cercando qualcosa la cui forma e sostanza permane ignota <Dove l'ho messo? Accidenti> tiene impegnato se stesso mentre il tempo scorre, attendendo il momento propizio per poter avanzare con il piano pianificato dal momento in cui quella cena viene programmata. Una brutta, bruttissima abitudine ma cambiare il carattere è arduo, specialmente dopo anni in cui si è vissuti con nient'altro che esso. La coda dell'occhio ne nota il soffermarsi sulla scrivania, la presa del disegno, leggero il sorriso disegnato sul viso del Sumi, il piano ha luogo come previsto. Il caso non esiste, esso è solamente una scusa per giustificare le disattenzioni mentre la preparazione dell'essere umano viene meno. Leggera sorpresa vien creata dal volto nella richiesta di alcol, non messa in conto una simile eventualità eppure coglie la palla al balzo sollevando il busto, volgendosi nella direzione della Kokketsu <Alcol? Davvero? Come mai questo cambio improvviso?> varie le domande fatte in proposito guardandole le spalle, osservandola nel mero silenzio in attesa di possibili risposte fino a notarne il suo voltarsi, viso totalmente rosso, arrabbiata, furiosa, occhi lucidi <...> osserva silente la ragazzina, labbra schiuse <E adesso cosa ho fatto?> allargando i superiori arti verso l'esterno. Ne segue il moto al di fuori della stanza, passo dopo passo per raggiungerla e giungere a sua volta nel salotto trattenendo un mezzo sorriso, pronto a qualunque tipo di evenienza in tal momento. In caso di riuscita, giunto nella stanza prefissata, porta se stesso nella cucina dal cui mobiletto tira fuori una bottiglia e un paio di bicchierini. Al suo interno è contenuto il miglior sakè del distretto. Torna nella sala adagiando sul tavolo i bicchieri i quali son riempiti del liquido alcoli richiesto dalla ragazzina <Ecco a te>, ansioso di affrontare la possibile discussione, di comprendere fino in fondo <Posso sapere cosa ti è preso all'improvviso? Sembra ti abbia insultato> alzata di spalle prima di rimanere in attesa. [Casa di Kan] Che ha fatto lo sa benissimo, o forse non totalmente ma sicuramente il dubbio le resta. Lo sa che è intelligente, lo sa che potrebbe essere stato tutto deciso in precedenza e quasi si pente di non aver chiesto spiegazioni ulteriori dalla madre. Raggiunge il divano, dove va a sedersi, braccia incrociate sotto al seno che inevitabilmente sembra ancora più evidente in quel modo, il brocio che resta li a sfigurarle i lineamenti. Lui non la blocca in alcun modo, ma la segue, attento a ogni cosa che fa, la prima è ovviamente quella di portarle l'alcool che ha chiesto. PErchè si, in fondo lei si è arrabbiata con lui perchè non è stato sincero con lei, ma in fondo lei lo è stata con lui? All'incirca, diciamo che ha omesso dei particolari, tanti quanti ne ha omessi lui forse. << Lo sai benissimo cosa hai fatto! >> Queste le prima parole che gli rivolge, lo sguardo blu torvo rivolto a quello dorato dell'amico. << Che cosa significa quel disegno? >> Diretta come un treno, come è sempre stata, senza il minimo tatto è sempre andata dritta al punto di qualsiasi cosa, soprattutto con lui. Come diamine si era arrivati a quel punto? Come da insulti per strada si era finiti a diventare amici? Forse era stata nuovamente lei a non accorgersi dei cambiamenti in corso, forse perchè era stato molto più semplice ignorare i complimenti che non voleva ricevere, quei commenti riguardo alla 'notte più bbella della sua vita'. Si sostanzialmente aveva chiuso gli occhi davanti a quello che non avrebbe voluto vedere e che non riusciva nemmeno a spiegare. La destra si scosta appena, andando a indicare uno dei due bicchieri sul tavolino. << Quello servirà anche a te per scioglierti la lingua. >> Non ha intenzione di andarsene da li senza ottenere una spiegazione effettiva, qualcosa che riesca a calmare i suoi cricetini ormai convinti che lui la veda in maniera diversa da una semplice amica. [Home] Farla grossa, farla piccola, oramai non ha più importanza, ha ottenuto il desiderato, una reazione eppure essa non non dice molto, solo rabbia, nervoso, frustrazione, emozioni e sentimenti strani ma segno di aver colpito a fondo senza far nulla, senza pronunziare alcun tipo di verbo. Passo dopo passo è trasportato nella sala, il divano occupato dalla Kokketsu e alla furia nel di lei corpo sempre più evincente ad ogni momento passato; sotto sotto il divertimento è presente in lui, vorrebbe ridere, lasciarsi andare eppure non lo fa, trattiene la goliardia, trattiene ciò che sente, ciò che prova in favore di un obiettivo ben più grande, esemplare. Ben consapevole di ciò di cui è realmente in grado, delle possibilità concessegli dai Kami <Va bene lo so, puoi ragguagliarmi? Ho la memoria corta> alzando ancora le spalle prima della fatidica domanda mentre prepara i bicchieri al cui interno versa il contenuto alcolico. Inspira, espira prelevando i due bicchierini dal tavolo, aggirando l'oggetto in legno per favorire l'avvicinamento alla ragazza; braccio sinistro avanzato porgendole il tutto <Ti stavo copiando> tranquillo, apparentemente rilassato nel pronunziare tale affermazione con le dorate ancora nelle azzurre altrui, non distoglie lo sguardo per un singolo momento, deciso a sostenerlo glissando su quella rabbia tanto evidente quanto pressante <Mi hai regalato un ritratto su come mi vedi, ho provato a fare lo stesso. Quello che hai visto è una delle tante bozze fatte e scartate e, per inciso, non è completo. Mancano i colori, accorgimenti di luci e ombre, maggior profondità nello sguardo e tanti altri dettagli> breve quanto concisa la spiegazione fornita. Con molta probabilità è riuscita a comprendere il vero significato di tutto ciò eppure non può cedere, sa bene cosa poter dire, quali effettive parole possano risultare adatte quanto credibili, impedendo alle migliaia di domande <Doveva essere una sorpresa però mi sono dimenticato di metterlo via> cessando il fiume verboso, portando tra loro un silenzio necessario. Dorate abbassate sul bicchierino al commento, osserva il sakè all'interno, lo scruta con maggior attenzione riflettendo su quanto detto, proferito dall'altra <Anche a me?> stranito, perplesso da tal frase priva di contesto. Fronte corrucciata ritornando su essa pregno di domande con solo una veramente importante <Devi dirmi qualcosa che non mi hai detto?> di certo non è stupido, basta una parola fuori posto per spingerlo ai più disparati ragionamenti, futili o meno dipende solo e soltanto dalla situazione <Cin cin comunque> bicchiere appena sollevato, avvicinato alle labbra inghiottendo l'intero liquido in un unico sorso con leggero brivido lungo l'intera schiena. [Casa di Kan] A quella domanda così diretta il Sumi riesce a dare una risposta veritiera ma non quella voluta dalla Kokketsu. E' stupida, non si accorge della maggior parte di ciò che le succede attorno ma una volta che ci arriva è difficile raggirarla. Lui le proge il bicchierino e lei lo prende, continuando a fissarlo mentre quelle parole cercano di mitigare quanto visto dagli occhi blu. << So riconoscere quando un disegno non è completo. Ma so anche leggere quando un'opera a un titolo. >> Lo sguardo blu è fisso su quello dorato altrui, il tono è seccato, infastidito dal fatto che lui abbia cercato di indorare una pillola che non doveva essere aggiustata. << Io sarei "L'unica", sono la ragazza più importante per te, l'unica che può vedere chi sei. A te ha fatto piacere che io fossi li con te quando ti sei svegliato, è stata la notte più bella della tua vita! >> Il tono inevitabilmente si alza, lo cita e basta, non fa altro, come se ora tutte quelle parole messe una in fila all'altra avessero un senso ben più definito. E' arrabbiata perchè per l'ennesima volta lui non le dice le cose come stanno, è arrabbiata perchè lei non ha unito i puntini per tempo. E' insicura su ogni singola cosa che sta succedendo, tant'è che quando lui domanda a lei se abbia qualcosa che non gli ha detto, non fa altro che imitarlo, tira giù tutto di un colpo il sakè, cosa che inevitabilmente le fa bruciare la gola non essendo minimamente abituata all'alcool. << Adesso non stiamo parlando di cosa non ho detto io! Stiamo parlando di te non provare nemmeno a cambiare argomento! >> Al momento l'unica cosa che sembra animarla è la rabbia, ma tra l'alcool e le risposte ottenute non è detto che la situazione non cambi.Shizuka tira un D100 e fa 16
[Home] Il titolo del disegno non risulta un caso, esso possiede in se molteplici significati, ognun diverso dal precedente, scegliere quale sfruttare è arduo, specialmente in una situazione del genere. Consapevole di quanto Shizuka abbia compreso, della situazione creatasi, sa di non essere sincero con lei, alcune cose sono impossibili da dire, altre totalmente inutili e futili se dette al momento sbagliato. Egli, dal canto suo, ha rigorosamente evitato di pronunziare determinate parole, al contrario, tenuto tutto dentro provando, ora, forse per la primissima volta, dei sensi di colpa improvvisi per la menzogna ad essa proferita <Ogni opera ha un titolo e un titolo può avere tanti significati oppure essere puramente provvisorio. Tante opere sono fatte con un pensiero in mente o quando si è sovrappensiero senza accorgercene> poco e nulla servono le frasi dell'albino. Il proprio fare, il dire viene replicato da essa, tutto ciò detto in quel periodo viene buttato sul piatto, dinanzi all'udito dell'albino ritrovandosi una patata bollente tra le mani. Dubbi, possibilità varie, sempre sincero fino a tal momento omettendo solamente la parte più importante della questione. Beve, butta giù l'alcol con la ragazzina copiatrice a far la medesima azione <Non sto cambiando argomento, sei tu ad averne buttato un altro nel mezzo perciò..> la ragione, come sempre, si ritrova dalla propria parte non potendo far a meno di mostrare ad altri il proprio genio. Volge appena il busto prelevando la bottiglia di sakè con cui riempie nuovamente il bicchiere, arto abbassato riempiendo l'altro della genin effettuando un grossolano sospiro, incamminandosi nella parte opposta del divano sul quale adagia il corpo ad una certa distanza dalla ragazza. Una decisione viene presa, forse non la migliore eppure, nel profondo, il sentore di far la cosa giusta risulta presente <Sono cresciuto con Kushina, lei ha sempre saputo tutto quanto di me, sapeva chi ero, come ero fatto e come prendermi e oltre lei, nessun altro ha avuto la possibilità di farlo> un discorso lungo, complesso, profondo <Poi arrivi tu e non so come, non so perchè ne quando sia realmente successo, riesci a mettermi con le spalle al muro. Proveniamo da due mondo opposti, tu sei una brava ragazza e io la così detta feccia ma lentamente ho cominciato a capirti, sei riuscita ad entrare spingendomi ad essere sincero, a mostrarmi senza quel muro innalzato anni e anni fa> prende tempo, respira lentamente, una leggera pausa per radunare le idee <Per questo sei l'unica, l'unica la quale è riuscita a scavare più a fondo di quanto abbia fatto chiunque altro, forse anche più di Kushina sotto certi aspetti> ammettendo candidamente l'esistenza di tale possibilità <Nonostante ciò ho sempre cercato di respingere tutto ma più mi opponevo e più tu entravi, ti facevi strada facendomi arrabbiare, impazzire finendo per stare male ogni volta tu fossi lontana> sorridendo, lasciandosi andare contro lo schienale del divano, forse divertito, forse masochista, ancora non può saperlo <Diamine, ho addirittura mentito a tuo padre. Non sento quella ragazza da settimana, non vado all'Ochaya da settimane> ennesima piccola pausa effettuata avvicinando il bicchierozzo alle labbra <Hai sempre chiesto sincerità da parte mia, lo sono, direi che non ho più nulla da nascondere e detto ciò le cose tra noi non cambiano, quindi cin cin> bevendo nuovamente il sorso di sakè.Shizuka tira un D100 e fa 40
[Casa di Kan] La testa si fa decisamente più pesante, non avrebbe proprio dovuto buttare giù tutto quell'alcool per giunta a stomaco vuoto, è stata una pessima scelta dettata dal nervoso accumulato per la situazione. Le guance le si fanno rosse, non una novità il colore ma una novità il motivo di tale evento. Lui cerca di giustificarsi, cerca di dare un senso a quel fiume di parole che ancora una volta lei gli riversa addosso. Sono poche le frasi che le rifila, delle spiegazioni che non risolvono la problematica, delle accuse che vengono ridirette. Lui si riempie il bicchiere di nuovo, e fa lo stesso con quello di lei che per ora tiene in mano, aspettando il resto, forse un po' più confusa di prima. Lui parla, spiega quello che era stato taciuto, la prende larga, menziona l'altra rossa, Kushina, che nella sua assenza era stata in grado di far incontrare loro due. Più lui spiega il pezzo mancante più lei sembra calmarsi, o meglio il viso lascia scivolare via la rabbia, mentre gli occhi blu sono fissi sull'altro e poco per volta un sorriso le si stampa in viso. Che sia l'alcool che aiuta in questo processo è indubbio, ma dopo tutto quello che lui le ha rivelato lei non fa altro che brindare assieme a lui e buttare giù il secondo bicchiere, che forse non è nemmeno più utile allo scopo. Inaspettatamente forse si alza. appoggia il bicchierino su quel tavolo e si avvicina a lui. La destra distesa in sua direzione con un sorriso decisamente ampio sul volto: << Certo che sei proprio un Bakan! Vieni con me! Ti faccio vedere una cosa! >> Non aspetterebbe tanto se lui non l'avessa presa per mano si sarebbe presa lei quell'arto e lo avrebbe trascinato con se fino in camera da letto, traballando un poco probabilmente sui suoi passi. Una volta raggiunto il posto lo avrebbe lasciato, portandosi al centro della stanzae spalancando le braccia. << Guardati intorno per un attimo. Io qui dentro non vedo nulla che possa identificarti come la feccia del mondo! >> Il sorriso non ha smesso per un secondo di permaner tracciato su quel viso. << Tu sei bello, intelligente, hai talento. Non riesco a capire perchè ti sminuisci tanto e lasci che chiunque possa averti, quando non ti merita nessuno. >> Le blu si rivolgono a lui che dovrebbe essere rimasto all'ingresso se non si fosse mosso in di lei direzione. << Sono contenta che non sia cambiato nulla fra noi. Perchè se sparissi anche tu non saprei più cosa fare. >> La frase viene detta con quel sorriso sulla faccia, come se non fosse una delle frasi più tristi pronunciate fino a quel momento. << Andiamo a festeggiare che tu almeno resti con me! >> Detto questo tornerebbe sui suoi passi, cercando nuovamente di aggrapparsi al suo arto superiore per tornare sul diavano in sala, sedendovisi nuovamente e recuperando il bicchierino, porgendolo a lui. << Brindiamo a noi? >> Si a questo punto è decisamente l'alcool che la tiene su di giri, questo è totalmente inaspettato considerato il nervosismo di poco precedente!
Giocata del 19/08/2021 dalle 09:50 alle 13:44 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Home] Un singolo bicchiere di sakè caldo provoca ingenti danni alla serata, accresciuti dall'animo del Sumi, il quale, per la prima volta, manda totalmente a monte uno dei suoi piani perfetti favorendo la pura e semplice verità della situazione, constatando le deduzioni della ragazza, dandole credito, mettendo la mente di lei al corrente di quanto taciuto fino a tal momento. Non giunge subito al punto optando per l'opzione più blanda e scontata, un preludio in grado di introdurre correttamente e in maniera efficace quanto segue evitando di incorrere in inutili scuse, dandole modo di comprendere pienamente, senza riserva alcuna, il tumultuoso corso delle emozioni dell'albino. Ritorna a bere il secondo bicchierino di Sakè, butta giù interamente l'alcol cominciano a percepire qualcosa, un calore interno, un fastidio lungo la schiena seppur è tutto appena accennato, regge tali bevande abbastanza facilmente per poter partire con tale facilità come la Kokketsu. Dorate non scostano la posizione dalla genin continuando l'azione di osservazione, notandone il rossore crescente in viso, un sorriso immenso stampatosi addosso, incredulo, sorpreso; dalla rabbia passa ad un'emozione totalmente opposta, difficile non ricondurre ciò all'effetto alcolico eppure evita di farne menzione protendendo verso la frase appena pronunziata. Sopracciglio inarcato <Mh?> attimi di breve durata intercorrono tra la tacita domanda e l'alzata di Shizuka, l'arto superiore è afferrato, bicchiere posato alzando se stesso in fretta e furia, incamminandosi insieme alla ragazzina verso la propria stanza denotando il traballare altrui. Oltrepassa la soglia, osserva la propria dimora, il fare della ragazza le cui braccia ampliate indicano tutto quanto l'interno <Se ti soffermi a guardarmi con gli occhi del mondo, così mi identificano, non che mi importi più di tanto del parere altrui> menefreghista sotto quel punto di vista, le opinioni altrui sulla sua persona rasentano il nulla cosmico, non lo toccano ne lo sfiorano. Sequela di complimenti nell'immediato, ovvietà, ben consapevole di quanto viene detto <E' genio, non dimenticarlo> non solo intelligente, un vero e proprio genio con un intelletto superiore alla media eppure accompagna tale verbo con un sorriso, goliardico <Vuoi la verità? Perchè non ho nessuno che possa avermi o volermi veramente perciò, a che pro conservarmi? Tanto vale divertirsi un po', la vita è una e non voglio sprecarla o avere rimpianti> un discorso semplice quanto lineare da parte del genin in questione. Oramai nasconderle qualcosa è apparentemente impossibile, le carte scoperte permettono di essere sinceri fino in fondo, indipendentemente da quanto sia difficile l'argomento trattato. Una sola frase, purtroppo, basta e avanza per distruggere tutto quanto, dorate appena chinate sul basso, leggero il velo di tristezza intorno alle dorate accuratamente nascoste dallo sguardo altrui; attimi brevi alla ricerca di una ripresa imminente prima di sollevare per l'ennesima volta il viso incastonando le iridi nelle azzurre eppure una questione è ripetuta ancora una volta <Io sono solo contento di averti incontrata> codesta affermazione non può esser negata riprendendo il cammino dopo il successivo verbo <Mi vuoi spiegare cos'è questa storia? Chi è sparito? Chi ti lascia sola? Hai due genitori che ti vogliono bene, un ragazzo che, presumo, ti ami, cosa succede?> impossibile trattenere tale curiosità mentre giungono nel salotto riportando i rispettivi corpi sul divano lasciati pochi minuti prima. La bottiglia di sakè è prelevata nuovamente, i bicchierini rispettivi riempiti con la giusta dose <A noi> forse deve farla smettere, probabilmente quello è l'ultimo prima di mangiare. Lentamente avvicina il bicchiere, il bordo sfiora le labbra, in un unico sorso, alla fine, butta giù l'intero contenuto.Kan tira un D100 e fa 39
[Casa di Kan] Lui si lascia trascinare da lei, e a quelle domande e affermazioni banali sorride e si bea dell'ovvio per poi rispondere con sicnerità anche a quella domanda che le sfugge senza troppo riflettere, colpa dell'alcool. << Io ti voglio! >> Il viso si imbroncia solo brevemente, lasciando spazio poi a un sorriso apertissimo, complice sempre quella condizione inebriata. Ovviamente le parole sono dette con una superficialità estrema, poco specifiche e sicuramente freintendibili, ma probabilmente non da lui, anche se le orecchie del cuore sonmo diverse da quelle vere. Poi però lui si rabbuia, ma la rossa è troppo presa dal resto per accorgersene, anche perchè lui cerca di negarsi a quegli occhi blu. Di nuovo la Kokketsu torna all'attacco, si riavvicina all'altro, lo prende per mano e lo trascina in sala dove di nuovo brindano, a quello che hanno che al momento non è veramente definito. Quando lui accetta di mandare giù quell'alcolico lei fa ugualmente, scoppiando a ridere poco dopo, decisamente non abituata ad avere tutto quel calore in corpo. Lui nel frettempo più lucido sembra riuscire a mantenere la calma, a porre domande e a voler raggiungere risposte. << Intanto Ryoma non torna più! >> Quel nome le sfugge dalle labbra senza pensarci, lui non può sapere chi sia, in fondo glielo ha sempre nominato con quel soprannome atroce datogli da Rasetsu: RK. << Anche Hiko ha deciso che non mi vuole più. >> Questa frase è detta a bruciapelo, senza che si scomponga ma il riso sparisce da quel viso per qualche istante. << In fondo era prevedibile. E' stato con me per così tanto tempo che ora il mio valore è scomparso. Il lavoro è più importante ora, diventare grandi lo è. Senza di me. >> Resta seria, anche se poi un sorriso le ricompare sul viso, decisamente colpa dell'alcool: << In fondo a chi potrebbe piacere una Kokketsu che prima dei 16 anni nemmeno riusciva ad usare la propria innata? Una che invece che dilaniare i nemici si mette a curare la gente? Non sono mai stata abbastanza per lui e lo sapevo sin dal principio. Sono contenta che mi abbia dato la possibilità di sentirmi amata almeno per un poco. >> Questo discorso viene fatto senza battere ciglio, fissandolo nelle iridi dorate. Inevitabilmente nonostante il sorriso sul viso gli occhi si velano di lacrime che iniziano a scenderle sul viso, rigandolo come se fosse quell'innata di cui si è appena lamentata. La destra viene rapidamente mossa a ripulire quel disastro, guardandosi finalmente intorno e addocchiando il pacchetto di cibo. << Takoyaki? >> Si gira verso di lui, sorriso di nuovo sul volot, lacrime sparite, l'attenzione ormai catturata da quel cibo che le piace veramente un sacco. [Home] Le situazioni risultano variabili, determinate frasi pronunziate possono avere gran potere sulla mente eppure non questa volta dove, la consapevolezza surclassa l'emozioni trovando nel dire della Kokketsu un altro tipo di significato, riconducibile a quell'amicizia instaurata non si sa bene come, nata dal nulla, dall'insofferenza reciproca <E sono qui infatti, o meglio, tu sei qui, questa è casa mia> l'alcol è in circolo, gira e rigira continuo inebriando cervello e corpo percependo, allo stesso modo, felicità nell'apprendere di esser comunque ben voluto dall'altra. Il ritorno nel salotto è veloce, diretto, accompagnato dall'ennesima bevuta il cui effetto viene decisamente sentito persino dal Sumi il cui picco alcolico sale inevitabilmente per via dell'assenza di cibo nel corpo in grado di contrastare il tutto. La stanza lentamente gira, la testa percepisce oppressione, una rinnovata felicità riesce ad impadronirsi dell'intera essenza con un calore crescente; il corpo stesso barcolla appena su quel divano mentre l'ampiezza del sorriso aumenta momento dopo momento, ecco gli effetti su una persona del genere. Esattamente come la Kokketsu, come accaduto all'Ochaya, l'albino comincia, con lentezza, nel divenire l'anima del momento se non fosse per alcuni particolari della discussione tra cui le persone scomparse ed un nuovo nome giunge alla ribalta, mai udito prima di tal momento <Ryoma? E quest'altro adesso chi è?> conosciuto come Rk, risulta difficile collegare i due nomi, se non impossibile per via dell'assenza totale di informazioni in proprio possesso su tale figura mistica eppure, diviene di poco conto. Il grasso che cola si presenta in seguito apprendendo la vera nozione importante della serata; labbra totalmente schiuse, iridi spalancate alla ricerca delle azzurre nelle quali si incastonano. Quel famigerato ragazzino non la desidera più lasciandolo esterrefatto, privo di parole mentre la testa gira in maniera continua, duratura <AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH> urlo a squarcia gola proveniente dal genin interrompendo la prima sequela di parole <Non mettere in dubbio il tuo valore, vali più di quanto possa valere chiunque in questo dannato posto> ... <Non parlo di casa mia ma del villaggio> specificando, non per lei quanto per se stesso, l'alcol gioca brutti scherzi persino ad uno come lui <Cazzate, scuse, baggianate di qualcuno che non ha le palle di dire le cose come stanno. Tu, sei più importante di qualunque cosa al mondo e...> un singhiozzo interrompe la frase la cui tonalità risulta fin troppo alta per poter essere ignorato. Indice alzato, sguardo scostato un singolo attimo sulla destra, pensieroso <E' tempo di buttare il Sakè, non è normale il singhiozzo> parla fra se e se esprimendo giudizi, pareri sulla natura sana dell'alcol, permettendo alla Kokketsu di continuare il verbo, portare sul piatto i sentimenti da lei provati. Inevitabilmente le dorate notano le lacrime sul viso, il cuore perde un battito, un crescente sentimento di rabbia prende possesso dell'animo, desiderio incombente di uccidere colui capace di provocarle un simile dolore <A me piace quella Kokketsu, fin dal giorno del gelato mi piace> ammissione diretta, tra la discussione di prima, l'alcol di ora, trattenere il verbo è impresa a dir poco ardua <Non sei abbastanza, sei perfetta e...> cercando di accorciare le distanza, sollevare il superiore arto destro portando l'indice a contatto con l'altrui viso, singolo movimento di carezza tentato per risalire la guancia prelevando una di quelle lacrime cadute, mostrandola <E ti giuro, giuro sul mio sangue che nessuno più ti farà piangere, queste non esisteranno mai più sul tuo viso> le dita racchiuse nel palmo formano un pugno la cui stretta sbianca le nocche <E giuro di non lasciarti mai, di non abbandonarti mai e se dovessi morire, troverò un modo per resuscitare e tornare da te. Niente può impedirmelo> sospirando, singhiozzando un'altra volta <AAAAAAAAAAAAAH E BASTA SINGHIOZZO> lasciando andare se stesso appena all'indietro, portandosi seduto, gambe incrociate, capo chino, dorate rivolte sul materasso <Lui non ti merita> tono vocale basso, abbastanza da poter esser udito, però, dall'altra. Inghiotte, non si sa bene come, distratto dall'altrui domanda accompagnata con un sorriso <Eh? Si si, prendi prendi, porta qui>. [Casa di Kan] La reazione di lui riguardo a Ryoma è di stupore, tanto che lei si accorge dell'errore commesso, ma ormai è troppo tardi per ritornare indietro, l'alcool a quanto pare non risparmia nemmeno le promesse fatte ai defunti. Però a quelle parole dette quasi con il sorriso lui reagisce in maniera diversa, fuori dalle righe, fuori dal solito pacato Kan che gestisce tutto con la testa. Evidentemente l'alcool ha tirato un brutto tiro anche a lui che lo portano a esprimersi in maniera meno ponderata. Lei si zittisce, anche perchè il tono di lui è elevato, non vuoel che si sottovaluti, non è giusto che lo faccia perchè evidentemente agli occhi di lui lei vale molto di più di tutto il resto di quel dannato villaggio. Le guance rosse lo diventano inevitabilmente di più. Evidentemente sembra infastidito dal singhiozzo, da quelle reazioni poco controllate che determinano un freno all'assunzione dell'alcolico, quanto meno a stomaco vuoto. Effettivamente quelal bevanda è stata una buoan scelta, ha sciolto la lingua di entrambi su segreti e questioni in sospeso non dette per le più svariate ragioni. Il Sumi sembra decisamente coinvolto in quanto accade, le asciuga quelle lacrime dal viso, se ne rammarica tanto da arrabbiarsi da fare promesse importanti che vengono accolte con un sorriso enorme stampato sul viso. << Tu non puoi morire. Nessuno arriverà mai a te. Tu sei il mio medico no? >> La frase viene detta con una sicurezza che rasenta la follia, non si ritiene così in gamba per meritarsi le attenzioni di Yasuhiko ma allo stesso tempo sa per certo che piuttosto che vedere l'altro soccombere darebbe la sua stessa vita. Lui si allontana da lei, si siede a gambe incrociate, borbotta una lamentela nei confronti dell'Uchiha che nemmeno conosce. Lei scoppia a ridere, si alza appenba in direzione del tavolino, apre la busta contenente il cibo ancora caldo. La manina destra andrebbe a recuperare una di quelle palline fritte di polipo, ricoperta da un poco di salsa, per poi voltarsi in direzione del Genin, inginocchiarsi davanti a lui, ricercando con le blu quello sguardo dorato che si rivolge sul divano sottostante. << Dai Kan non fare l'imbronciato! Non stavamo festeggiando noi? >> La mano destra inevitabilmente si avvicina al viso di lui, quella sfera trattenuta fra indice e pollice. << Forza fai aaaaah! >> Lei lo sprona ad aprire la bocca, vuole effettivamente imboccarlo come scritto in quel messaggio sul cellulare, ma molto probabilmente è il sakè in corpo a darle la libertà di eseguire un tale gesto, senza di esso si sarebbe sicuramente vergognata oltremodo. Qualora lui non si fosse opposto e si fosse mangiato la pietanza sempre con quel sorriso immenso sul viso gli avrebbe domandato: << Allora com'è? Buono? >> Lo osserverebbe, da quella posizione ravvicinata e come solito inferiore rispetto all'altro, ma è abituata a guardare tutti dsal basso in alto. [Home] Lingua totalmente fuori controllo, calma e pacatezza sostituite da frenesia, eccitamento, un'insana felicità dovuta dalla presenza dell'alcol in corpo, alla presenza di Shizuka in quella casa, da tempo mai così rumorosa, piena di vita, risate e chiacchiere. In fondo, l'aver mandato in fumo il piano preparato da i suoi frutti, la situazione rasenta quasi la perfezione, la rabbia sfuma, il nervoso svanisce seppur la consapevolezza di dover affrontare la ragazzina il giorno successiva sia presente. Evita accuratamente il pensiero di ciò protendendo al puro godimento di quella serata, passare e trascorrere del tempo in compagnia di quella bisbetica ragazzina i cui modi di fare riescono nell'arduo compito di condizionarlo, ponendo un deciso freno all'animo dell'albino permettendo di controllare mosse, emozioni, reazioni, abitudini. Stesso modo la ragazzina, lascia andare se stesso, frasi mai pronunciate giungono a galla, rivelazioni di immensa importanza nell'atto di rendere quel legame più solido, permettendo la nascita di un'inevitabile catena, indissolubile, impossibile da spezzare, neanche la morte possiede il potere di effettuare ciò, al contrario, ne rafforzerebbe soltanto l'essenza. Risate e pianti, lacrime asciugate, promesse fatte, sincere, dettate non solo dall'essere alticci quanto dal sentimento provato, all'amicizia creatasi, al desiderio di protezione nei confronti della Kokketsu, l'ambizione di privarla delle lacrime una volta e per sempre <Esatto e curerò ogni tuo male, ogni tua angoscia e dolore> un medico a tutto tondo, il cui compito non è fermo alle mere ferite del corpo, votato a quelle dell'anima quando si parla della genin, ferite profonde le quali necessitano di tempo per essere risanate totalmente. Un impegno difficile, portare a termine simile compito significa donarsi completamente alla causa eppure dimostra di esser completamente disposto, almeno fin quando la scena non si modifica arrivando a qualcosa di immaginabile. Dorate seguono l'altrui moto, l'alzarsi, prendere la cibaria, inginocchiarsi a terra dinanzi a se. Deglutisce, il viso assume colore colorando le guance di un rosso tenue, muscolo cardiaco perde un battito, labbro inferiore leggermente tremolante mentre governa ogni possibile istinto. Azioni azzardate, avventate e fuori luogo hanno il potere di distruggere ogni cosa; ella rasenta la fragilità più assoluta in tal momento, debole, alla ricerca di sicurezze, qualunque cosa extra può solo rovinare il rapporto creatosi <S-si> sorridendo a fatica, la testa gira, comincia addirittura a far male <S-sei bellissima...n-non puoi fare così...> parla con lei, allo stesso tempo pensa ad alta voce avvicinando il viso all'altrui, labbra schiuse accettando il Tokoyaki, mordendo, masticando, percependo il gusto proveniente da esso, assaporandone ogni minima parte fino ad inghiottire <Buonissimo> occhi illuminati, respiro continuamente affannato cercando di alzarsi a sua volta dal divano avvicinando se stesso al tavolo, alla busta dalla quale ne estrae un altro. Pochi passi tornando indietro, inginocchiandosi dinanzi alla ragazza, non a breve distanza, bensì vicino, le ginocchia toccano le altrui con le dorate fisse nelle azzurre; destrorsa allungata, il tokoyaki avvicinato alle labbra <Assaggia> sorridente, rosso in viso, emozionato, eccitato non solo fisicamente quanto mentalmente, continuamente trattenuto.
Giocata del 19/08/2021 dalle 15:53 alle 23:37 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Casa di Kan] Lei è decisamente più libera del solito, il rossore sulle guance è principalmente alcolico, la lingua sciolta a fare afferamzioni che avrebbe faticato ad esprimere in un contesto meno allucinato. Non perché non le pensi veramente, ma solo perché è estremamente impacciata nel dirle. Lui si professa come suo medico in tutto, fisico e psicologico o morale. Un sorriso le si stampa in faccia enon commenta oltre, felice di averlo dalla sua. Si alza recupera quella polpetta e innocentemente gli si pone innanzi, in ginocchio, quella che è una posizione di totale sottomissione anche se è lei a reggere le redini di questo gioco del quale poco si avvede, almeno fintanto che lui non arrossisce sul viso. Lei non fa altro che fissarlo, aspettando che si muova, sorridendo in maniera più pronunciata quando si accorge delle gote rosse dell'altro, fiera di non essere sempre l'unica in imbarazzo. Lui viene rimproverato quasi fosse un bambino, è costretto ad annuire e limitarsi oltremodo per non esagerare con le proprie azioni, molto più lucido di quanto non ci si aspettasse. Le parole pronunciate dal Sumi, quella sorta di supplica viene totalmente ignorata, perchè la rossa è concentrata solamente sul cibo al momento, permanendo in quella posizione provocante finchè il Genin dal bianco crine non esordisce con quel complimento al polpo, gli occhi illuminati, respiro affannato. Lei ha raggiunto il suo personale obbiettivo e andrebbe a sedersi sul pavimento, gambe sotto al sedere e ginocchia mantenute a terra. Forse questo aiuta lui ad alzarsi, a recuperare un'altra sfera di cibo. La rossa lo segue con lo sguardo e con il corpo, ruotando in sua direzione, canzonandolo appena: << Allora non sono l'unica a diventare rossa eh? >> Già se n'è accorta ma l'ha probabilmente interpretato in maniera sbagliata. Lui torna da lei, le si inginocchia frontalmente, ginocchio di lui che sfiorano quelle di lei che inevitabilmente risulta sempre la più piccola dei due. Stavolta è lui a voler imboccare lei, rosso in volto, più coinvolto sia fisicamente che mentalmente di quanto non sia mai stato negli ultimi anni con qualcuno probabilmente. Senza inibizioni lei non fa altro che avvicinarsi alla destra di lui, apre la bocca e si impadronisce di quella polpetta, masticandola con gusto. Le manine inevitabilmente vanno a portarsi sotto il mento mentre gusta quel sapore che le piace tanto e che effettivamente è uno fra i migliori mai provati. << E' molto meglio di quelli che ho comprato a Oto! >> Gli occhi blu che si erano chiusi durante la degustazione ora sono aperti, felici, brillanti. Non ci mette molto ad alzarsi, prendere l'intero sacchetto etornare accanto a lui. Stavolta ci si siede accanto, gambe incrociate, il sacchettino contenente le sferette fritte poggiato su un ginocchio della rossa. Ella non fa altro che andare ad estrarre un'altra pallina e infilarsela in bocca, caso vuole che un poco della salsa di cui sono ricoperti le macchi un dito, che viene prontamente leccato. Poi di nuovo rapida la destra tornerebbe nel sacchetto, prendendo nuovamente una pallina ma stavolta porgendola a lui, di nuovo cercando di imboccarlo. << Apri!!! >> Il tono è pretenzioso anche se divertito, lei senza inibizioni si sta divertendo anche più del solito, cosa che potrebbe metterlo in seria difficoltà dato che sicuramente è lei il più coinvolto dei due. [Home] Agire nel modo corretto è quanto mai difficile, in altre occasioni la palla sarebbe colta al volo, presa, sfruttata alla propria maniera per raggiungere un unico obiettivo, ottenere il tanto desiderato momento eppure con ella le circostanze risultano estremamente diverse oltre che complicate. Rovinare un rapporto è facile, mettere fine a tutto ci vuole uno schiocco di dita, trattenersi risulta il solo modo per evitare di perdere la rossa, di farla uscire dalla propria vita. Lentamente, nel proprio inconscio, comprende il reale motivo per cui per anni ha rifiutato sentimenti di quel calibro fino allo sfinimento, rigettati, scartati come una malattia contagiosa evitando le possibili catene da esse derivanti. Nulla si può dire se non il totale fallimento dell'intento; tenuto duro per anni, ora è come un ragazzino alle prime armi, ansioso di non commettere errori per conquistare l'inconquistabile eppure una soluzione va trovata. L'alcol non rappresenta di certo la migliore delle soluzione se non un aiuto determinante nel compiere scelte più o meno azzardate, ricercando vicinanze maggiori, comprendendo di dover agire in maniera diversa. Il fegato chiede pietà, senza cibo in corpo i fumi dell'alcol han maggiori risultati portando la testa ad un giro sulle montagne russe, la stanza rotea e ogni movimento viene rallentato nonostante mantenga la lucidità necessaria per riflettere un minimo sulle azioni da compiere. Quanto viene fatto dalla rossa rasenta l'innocenza più pura, capace di metterlo totalmente in difficoltà, vedendola sottomettersi senza neanche comprendere cosa stia realmente facendo. Forse, l'innocenza, è la soluzione all'arcano problema, su essa può far affidamento, osare qualcosa nella maniera identica della Kokketsu. Per molti può definirsi una presa in giro, non per il Sumi la cui geniale mente cerca solamente un modo in grado di evitargli ulteriori figure. Alzatosi, preleva il tokoyaki con quel continuo rossore in viso, ampiamente notato dalla ragazzina con commenti improvvisi, comprendendo come ci si sente <Ehi, se vedessi quello che vedo io lo diventeresti il triplo> linguaccia portata all'esterno, esternando un verbo goliardico, ironico e solo alla fine la cibaria vien donata alla ragazzina da una distanza praticamente inesistente permettendole di gustare a sua volta il piatto, osservandola, udendo il dire <Oh...> occhi aperti più del normale <...hai delle briciole, aspetta> busto protratto in avanti cercando di avvicinare pericolosamente il viso all'altrui lasciandole percepire il proprio respiro, il calore del corpo seppur in assenza di contatti fisici. La destrorsa è mossa, indice alzato cercando di sfiorare il lato del labbro della genin togliendo qualche piccola briciola rimasta, pulendolo <Perfetta> tono vocale sensibilmente abbassato, più caldo, più sensuale prima di rimettere una giusta distanza ampliando lo spazio vitale di entrambi. Giocare con l'innocenza risulta divertente, capisce, infine, il modo giusto di muovere i passi con essa eppure non giunge alcun tipo di conclusione ritrovandosi una nanetta infame intenzionata a sfamarlo con le proprie mani. Dorate permase sul volto, labbra schiuse, bocca aperta <Aaaaaaah> azzannando il tokoyaki appena concesso, sbrodolando un po' di salsa sul lato sinistro della bocca, non curante, neanche accorto di quanto fatto, semplicemente, come ella, è divertito, rilassato, in pace, privo di inibizioni <Scemo io nello stare continuamente a dieta, voglio la ciccia> masticando con gusto, estremo gusto. [Casa di Kan] La testa del Sumi cerca il modo migliore per non esagerare, per non strafare ma la cosa è resa molto complicata dalla ragazza che troppo ubriaca per far caso a dettagli che una volta l'avrebbero fatta arrossire come un peperone non fa altro che ignorarli. Lui non la lascerà ha detto, loro sono amici e lui resterà con lei. Accantonato totalmente il pensero che lei a lui piaccia parecchio, non ci riflette, non le interessa. In questo momento egoisticamente le importa solo di non restare da sola e lui è l'unico che paia non voglia lasciarla indietro. Quell'affermazione di lui, quella linguaccia la stupiscono, i cricetini nella testa si mettono a rotolare in una pallina invece che una ruota, ancora più confusi del solito. << Non si diventa rossi per i takoyaki di solito... >> Boffonchia, come se stesse spremendo le meningi più del solito con fatica estrema. Però il cibo sta facendo il suo effetto in maniera moderata. Lei mangiucchia soddisfatta quella pallina che lui le dona, così soddisfatta da non riuscire a non sporcarsi, e il Sumi quindi che prende iniziativa, le si avvicina con il viso, osservandola intensamente con quegli occhi dorati e affermando che abbia delle briciole sul viso. Risultato la rossa non si muove di un millimetro ma nemmeno si scompone, lascia che lui le pulisca il viso con la mano, come se fosse suo padre o sua madre, intento a prendersi cura di lei anche in quel modo. E non appena lui a suo modo cerca di modificare i toni della conversazione lei non fa altro che rispondergli nuovamente con un sorriso enorme e quel simbolo di vittoria. << GRAZIE! >> Si il tono è più alto del solito, forse senza volerlo o forse perchè molto soddisfatta di essere stata sistemata dal Genin. Poi il cibo viene portato fra loro, lei si scofana l'ennesima pallina e poi ne offre una a lui che non oppone resistenza alcuna. Entrambi si sporcano, chi le dita e chi la bocca con quella salsa troppo abbondante. Lei si lecca le dita e nel guardarlo scoppia a ridere: << Ahahahahah allora mister perfettino anche tu non sai mangiare i Takoyaki eh?! >> Lo prende in giro e la mano sinistra viene mossa in direzione del viso porcellanato di lui. << Ferma immobile! >> Di nuovo ordina, senza porsi freni, senza rendersi pienamente conto dei gesti compiuti in maniera innocente. Dalla sinistra estrarrebbe solamente l'indice, andando a passare con esso sul lato sinistro della bocca di lui, recuperando quella salsa rimasta fuori dalle labbra dell'albino. In un attimo poi, recuperato il tutto andrebbe a infilare quell'indice fra le proprie labbra, ripulendolo dalla salsa,così da non sprecarla. Le blu si scostano dalla figura del sumi solo per qualche istante, mentre si gusta quella salsa, poi vi ritornano mentre con quel sorriso perenne sul volto non fa altro che cercare di imitarlo quanto più possibile: << Perfetto! >> Ovviamente il tono è decisamente meno sensuale e più divertito di quello di lui, ma a conti fatti non sono le parole che contano ma i gesti. Vero? [Home] Incredibile come l'innocenza di lei ancora persista dopo aver capito ben più di quanto detto. Un singolo disegno ha la capacità di portarla ad unire i vari puntini disseminati lungo il tragitto dal giorno della conoscenza fino a quell'esatto momento. In una piccola parte della mente, il piano di riserva è esso, permettere alla rossa di giungere alla conclusione in completa autonomia impedendo all'albino di scomodarsi troppo in un'operazione tanto banale. Il tempo impiegato è, a conti fatti, esagerato, troppo nonostante ci si riuscita persino grazie ad una leggera confessione totalmente modificata a propria favore eppure ella fatica ancora nel carpire certe dinamiche dell'essere umano. Il rossore in viso dell'albino lo rende un libro aperto di facile lettura, la sola presenza della Kokketsu rappresenta una risposta altamente soddisfacente; a quanto pare la genin si ritrova, ancora una volta, a far i conti con la perenne ingenuità della gioventù, faticando nella semplicistica impresa di comprensione. Mancina appena sollevata, inevitabili le dita riposte sulla fronte nell'azione di grattarla, reggerla, non totalmente sicuro di aver udito simile verbo <Non ho bevuto abbastanza per questo> bofonchia a sua volta, sentito o meno l'importanza è nulla <Ovviamente...> riportando il tono vocale nella direzione prefissata, ovvero la ragazzina petulante <...non è per i tokoyaki, la colpa è di un insopportabile ragazzina inginocchiata nel mio soggiorno> ennesima linguaccia uscita accompagnata da un leggero sorriso appena ampliato, palese come non pensi realmente a quella descrizione di lei, non altro che un banale riferimento al giorno del tatuaggio in cui le viene chiesto di evitare qualsivoglia cambiamento. Mangiata la cibaria dalla controparte, ne nota il lieve sporco sul viso, prontamente rimosso a proprio modo da parte dell'albino, blando tentativo di replicare l'innocente comportamento della Kokketsu, fallito miseramente. Il risultato? Un ringraziamento ad alto volume <WOOOOO> indietreggia pericolosamente <Le orecchie le uso ancora> mancina portata nel padiglione, indice inserito al suo interno massaggiandone appena le pareti, ha percepito fin troppo del verbo preposto, il dolore, di poco conto, risulta fastidioso. La serata continua tra risate, goliardia, lasciando viva la speranza di una giornata migliore. La sobrietà assente, l'ubriachezza molesta di entrambi costantemente presente è limata dall'ingerimento di cibarie utili nel riportare leggermente più ordine. A sua volta imboccato, sbrodolone, il geniale intelletto non impedisce lui di lasciar scivolare un po' di salsa lungo il lato della labbra continuando il masticare, l'inghiottire, semplici mosse le cui dinamiche scatenano quella risata, improvvisata, imprevista <Parla per te, sono perfetto anche nell'imperfezione, tsè> percependo l'ordine, bloccando se stesso, osservando il fare altrui, il dito preleva la salsa a quell'irrisoria vicinanza, un gesto normale in principio, scatenante di qualcosa di più. Dorate fisse, estremità riportata tra le labbra, respiro pesante in tale scena, palpebre lievemente calate, battito cardiaco accelerato, il controllo rasenta l'impossibilità, mantenerlo diviene attimo dopo attimo un'impresa divina <Io cerco di controllarmi ma tu lo fai davvero a posta> sospirando tale frase in un sussurro appena udibile <Grazie, so di essere perfetto rospetta del mio cuore> un misto tra seria sincerità e una bonaria presa in giro ai danni della povera rossa ma il limiti è quasi del tutto raggiunto. [Casa di Kan] Di sicuro il pasto sta aiutando a tornare con la mente un poco più presente. E le frasi di lui, una dopo l'altra vengono immagazzinate ed elaborate da quei cricetini che stanon riuscendo a modo loro a recuperare un poco di direzione in quella testa ballonzolante a causa dell'alcool. Sono entrambi rumorosi, lei vince un'altra linguaccia, una lamentela a voce alta e un sussurro che riesce a carpire solo parzialmente. Lui sembra insistere e lei che non voleva minimamente pensarci decide che tutto sommato è stupido continuare a a mentire. Si infila un altro Takoyaki in bocca, mastica con calma, porta il corpo ad appoggiare alla parte inferiore del divano, toglie quelle cuffie blu da attorno al collo, vengono poggiate sul divano malamente, lontane da lei. Il capo viene reclinato indietro, sul cuscino, mentre va con le blu a fissare il soffitto: << Cosa vuoi da me Kan? >> Il tono è serio, molto più serio di quanto fin'ora udito. << Hai detto che non sarebbe cambiato nulla. A te però non sta bene che non cambi nulla. >> Si interrompe per un breve periodo giusto per incalzarlo, senza lasciargli modo di parlare: << Ora ascolta me. PErchè tu sei stato tanto carino da essere vagamente sincero con me. Quindi te lo devo. >> La testa rossa abbandonata sul divano si issa, lo sguardo blu cerca quello del Sumi, quelle dorate in cui specchiarsi e vedersi come 'L'unica' coosa riflessa. << Il fatto che io non stia più con Hiko, non significa che io non lo ami più. >> Lo osserva senza però toccarlo, senza più offrirgli nulla da mangiare ne cibarsi lei stessa. << Si puo sapere cosa vuoi da una bambina stupida come me? Ci sono diverse possibilità, sei tu quello intelligente no? dovresti saperle! >> Si interrompe si volta verso di lui e estraendo un dito alla volta dalla mano destra inizia ad elencare queste possibilità: << Io continuerò ad aspettare di essere più importante del resto del mondo per lui, lasciando a te il compito scomodo di sopportare le mie lagne a riguardo in qualità di amico. Oppure puoi mandarmi a quel paese tanto quanto ha fatto lui e lasciarmi da sola nel mio brodo, ma mi mancheresti terribilmente. Oppure puoi sperare che io mi dimentichi di lui e che a forza di passare il mio tempo con te io sia attratta da te prima o poi. >> Si interrompe, la mano che non sta contando va a recuperare quegli occhiali che lui ha sul naso e poggiarli sul proprio, controllandone la reale mancanza di diotrie o meno. << Poi puoi anche decidere di volermi lo stesso, farmi tua e cercare lentamente di farmi innamorare di te, portando via il mio cuore a lui. Ma questo significa prendersi qualcuno che ti vuole veramente tanto bene, ma che non ti ama. Non ora e non è detto che mai lo farà. >> Alcune opzioni le ha fornite; << Forse ce ne sono altre ma non me ne vengono in mente... anzi mi gira la testa in maniera fastidiosa... >> Si lamenta dell'alcool solo ora, mentre una mano si infila fra quel crine rosso come a massaggiarlo. Un sorriso però le si stampa sul viso, come se fosse serenamente in attesa della scelta altrui. << Allora >> Si raddrizzerebbe un poco gli occhiali di lui sul naso, << Che cosa vuoi da me Kan? >> Nessun soprannome, il cognome abbandonato da tempo. Probabilmente ha fatto lo sforzo più atroce della serata per esprimere quel concetto in maniera seria, mentre le blu restano ancorate alla figura di lui, sbirciando attraverso quegli occhiali. [Home] Il cibo mitiga l'effetto dell'alcol, ancor presente lungo il corpo inebriando la mente eppure essa torna a una lucidità tale, da parte di entrambi, per effettuare discorsi più approfonditi, capaci di suscitare emozioni, di distruggere qualcuno o risanare ferite. Shizuka riprende possesso delle facoltà mentali, abbastanza da poter cominciare a parlare pronunziando il proprio nome. Sorriso svanisce lentamente, labbra serrate, dorate incastonate nelle azzurre ascoltando il verbo proferito. Per la prima volta all'esterno non giunge neanche un mugolio, silente totalmente facendo proprie quelle parole, quel discorso pregno di significato, realmente, terribilmente veritiero da cui non si può scappare. In esso è racchiuso il principale motivo per cui ha optato per il trattenimento di tale informazioni, affrontare la verità già compresa in precedenza. Shizuka mette sul piatto ogni cosa, priva di peli sulla lingua. Il respiro rallenta in maniera inevitabile, il controllo motorio della testa è quello che è, gira, a tratti fa male, non lascia ad esso il divertimento di prendere il sopravvento in quanto, al momento, deve sfruttare l'intelletto di cui è dotato, rispondere nel modo migliore, non solo per se stesso, persino per lei. Aspra situazione da affrontare, non abbastanza maturo per poterne uscire vincitore, al contrario, fin troppo inesperto in relazioni, in approcci. Il rifiuto di quel tipo di vita porta a ciò, ora tocca farne i conti e attende, attende pazientemente la conclusione del vociare della Kokketsu con il quesito finale capace di chiudere l'intero cerchio. Dorate permangono nelle azzurre, la risposta non tarda a giungere esprimendosi dapprima in un sorriso, leggero, forse confortante, privo di malizia <Nulla> corta ma decisa, rispetto a prima, non gira intorno, non ha preludi o altro protendendo per la pura semplicità <Anche prima del mio coma, sono sempre stato incline a questa vita senza mai soffermarmi sui sentimenti, senza neanche cercare di capirli provando solo grande affetto verso di lei ma nient'altro. Niente amore, niente gelosia, niente desiderio unico, nulla perchè le ho sempre considerate catene, dei limiti nella vita> cominciando la spiegazione, dolorosa, necessaria <Ho conosciuto una moltitudine di donne, sia prima che dopo il coma e mai nessuna è riuscita a spingermi a provare tali emozioni. Si, posso provare, appunto, affetto ma niente> deglutisce, butta giù il groppone liberando la voce, rendendola chiara all'udito della genin <Poi conosco te e qualcosa è scattato in me. Ci ho pensato, ripensato fino allo sfinimento senza mai riuscire a capire realmente cosa sia successo, cosa di te abbia provocato tutto quanto, quale dettaglio della tua persona ha fatto breccia> leggero sorriso ironico <Per la prima volta mi sono sentito stupido, ho cercato ovunque la risposta senza capire di averla sempre avuta sotto gli occhi> ancora non dice nulla di diretto preferendo parlare ampliamente della questione <Un'amica mi disse che è l'amore a far girare il mondo. All'inizio l'ho derisa ma più andavo avanti, più comprendevo il reale messaggio di quella frase e come hai detto tu, come ha detto anche lei, senza saperlo, mi sono autoimposto dei limiti, delle catene...spezzate da te> tutto ciò vien detto senza mai abbassare le dorate, costantemente in quelle altrui, dando tutto se stesso, donandole la verità da tempo taciuta <Sei tu la risposta. Non è qualcosa di te ma sei tu ad essere riuscita a sbloccarmi. E' impossibile non amarti Shizuka e chi non capisce questo, chi non capisce la fortuna di averti nella propria vita, allora non ha capito nulla di te>. Finalmente prende una pausa, zittisce se stesso seppur non abbia finito di parlare, non abbia concluso il discorso. Permette alla ragazzina di metabolizzare il tutto, di carpire ogni singola parola, sillaba e virgola <Probabilmente mi sto innamorando di te, fino ad ora non ho voluto ammetterlo neanche a me stesso ma non è questo l'importante perchè nonostante ciò, non voglio nulla da te, mi hai già dato tanto, mi hai reso migliore...sono sempre lo stesso ma questa volta, lo sono completamente senza rifiutarmi perciò grazie, ti sarò sempre grato di questo e conserverò questo sentimento come un tesoro prezioso> inspira, espira, aria rigettata all'esterno, libera il corpo, il groppo svanisce mentre gli occhi divengono lucidi eppure in essi non vi è tristezza, bensì, vi è l'unica, vi è lei <Non farò niente di tutto ciò, salvo quello di esserci per te, di starti vicino, sopportare i tuoi capricci e piagnistei> lievemente ironico quanto sorridente <E chiuderti in bagno a chiave quando diverrai troppo insopportabile> adesso, alla fine, tace persino lui passando il pollice destro l'occhio cercando di asciugare qualcosina. [Casa di Kan] << Sei un completo idiota >> Questa è la risposta che ottiene lui, dopo quel monologo della Kokketsu ecco che arriva quello del Sumi, non lo interrompe, lo ascolta con attenzione senza mai distogliere lo sguardo, senza quasi sbattere le palpebre. Lui la considera effettivamente l'unica per cui vale la pena stare così male ma non vuole nulla, perchè a conti fatti non pretende altro quando sente di aver ricevuto già parecchio da quella nanetta antipatica che lo ha trattato male per metà del tempo, dandogli poca confidenza o quasi. Quella casa ha visto innumerevoli figure femminili, chissà che cavolo ci ha fatto e quante ancora ne vedrà ma allo stesso tempo nessuno potrà raggiungere l'importanza della rossa, eppure non se la prende. Non la strappa con la forza a quell'altro, non decide di intromettersi nei sentimenti altrui. << Sei un maledetto masochista. E tra i due sono io quella che si taglia per combattere, dovresti essere quello sano. >> Le mani si spostano entrambe attorno alla testa che viene sostenuta e quasi tenuta ferma, il sorriso dettato dall'alcool permane sul viso nonostante la voce sia terribilmente seria, quasi triste. Per qualche istante non dice nulla, è come se stesse riflettendo senza guardarlo, come se stesse cercando lei la soluzioen a quel problema che ha generato solo essendo se stessa. Le mani scivolano sul collo, stringendoselo un poco, la testa pesante. La destra dopo qualche attimo andrebbe a infilarsi dentro il sacchetto dei Takoyaki, estraendone uno e porgendolo a lui. << Apri >> Lo chiede nuovamente come se fosse qualcosa di estremamente importante, e se lui si fosse sottoposto di nuovo a quel trattamento avrebbe sospinto quella pallina fra le labbra di lui, portando poi la propria mano a scivolare accanto al corpo, imitata dalla gemello. << Non voglio essere io a farti del male. Io voglio proteggerti non ferirti. >> E' antipatica come situazione, si sono avvicinati tanto, troppo per poter eliminare tutto con un colpo di spugna. Sposta la busta del cibo a terra, in una posizione un poco più distante, si alza in piedi e ancora una volta cercherebbe di imporsi su di lui. Se lui non si fosse opposto in alcun modo la rossa avrebbe cercato di sedersi sulle gambe di lui, a cavalcioni, una gamba femminile per lato del corpo, le braccia esili attorno al collo dell'altro. Se fosse riuscita a posizionarsi in quel modo avrebbe stretto la presa su di lui, immerso quel visino fra spalla e collo del Sumi, probabilmente dal lato sinistro, così che i lunghi capelli rossi non vadano a impedire la visuale dell'altro. << Resta con me. Ma non sopportarmi e basta. Sei il mio medico no? Fammi stare bene, facci stare bene. >> Gli sussurra all'orecchio, stringendolo sempre di più e inevitabilmente iniziando a piangere come una fontana, forse l'effetto dell'alcool non è più sufficiente per mantenerla su di giri. [Home] Disquisisce abbondantemente rispondendo alla domanda, elargendo una descrizione amplia, sincero fino all'ultimo mostrando tutto se stesso, mostrando il cambiamento da quando l'ha conosciuta. Un tempo, il Kan iniziale, mai avrebbe pensato di pronunziare tali parole, lacrime sempre assenti, verbo costantemente calibrato eppure la conoscenza della Kokketsu, la frequentazione dell'Ishiba portano ad una drastica metamorfosi. Non cambia totalmente se stesso, il carattere permane lo stesso, i modi di fare pure, persino il pensiero resta tale su specifichi argomenti ma la vita assume tutt'altro sapore, libertà nel più puro significato possibile, l'ultima delle catene viene definitivamente troncata segnando il passo evolutivo mai ottenuto prima di tal momento. In quel frangente di pensiero, il significato della dottrina Sumi viene compreso nella sua totalità, immerge se stesso nell'essenza stessa del clan carpendo, alla fine, grazie alla rospetta, il vero punto focale di qualcosa da sempre dinanzi agli occhi. Adesso, ora, sa di poter donare al clan tutto, adesso può donare a lei qualcosa di più, può essere realmente qualcuno di diverso pur restando se stesso. Parole non facili da portare a termine, scavare nell'animo è l'impresa più ardua mai concepita dall'uomo; ci riesce, vince l'impresa ricevendo un insulto per risposta. Oltre il danno persino la beffa. Lieve smorfia sul volto, pensieroso dinanzi a tal frase <Questo non me l'avevano mai detto> stranamente dimostra una rilassatezza non indifferente, una leggerezza ineguagliabile, predisposto all'ironia persino sentendo il corpo libero, la mente leggera eppure è così. Lo è. Può prendere tante decisioni, tante le soluzioni portate sul tavolo riuscendo ad optare per l'unica realmente dolorosa, forse per entrambi. Ufficialmente esiste ma messo in disparte da solo, privo di qualsivoglia intento nei suoi confronti i cui doni sono già giunti, pretendere di più vuol dire allontanarla. Il desiderio di averla vicina, sentirla con se, surclassa ogni altro sentimento per quanto forte esso sia. Arti superiori allargati verso l'esterno, realmente ha esaurito i termini possibili, non ha idea di cosa poter dire se non annuire, dandole effettiva ragione <Guarda il lato positivo, i tagli non si vedono, resto perfetto ovunque> maniera unica per poter effettivamente continuare a proferire parola con la ragazzina, butta tutto quanto nella goliardia con un misto di amarezza nel tono, ancora effettivamente preso dall'intera situazione. Nota lo strano moto, capo trattenuto nei palmi ritrovandosi in un movimento del tutto inconsueto, probabilmente l'alcol ancora in circolo continua nel provocare danni ingenti e prima di poter effettuare anche un singolo pensiero, un takoyaki è prelevato dal sacchetto, avvicinato alle labbra del Sumi il quale, senza ribattere, schiude le stesse inglobando la cibaria, masticando appena, lentamente, gustando quell'ultimo pezzo in un mezzo sorriso, forse comprendendone maggiormente il significato <Non mi hai mai fatto del male, hai solo fatto del bene e mi hai donato un motivo in più per vivere> alzata veloce di spalle continuando la sequela sincera. Essere protetto da ella, lo desidera, non soffrire più, non sentire le viscere strapparsi ad ogni suo sguardo ma per adesso, tali sentimenti vanno riposti nel cassetto, tenuti al sicuro per tempi migliori. La situazione risulta pesante e leggera allo stesso tempo mentre l'osserva alzarsi, muoversi, attimi pochi in cui la ritrova seduta su di se, gambe ai lati, braccia intorno al collo e dorate immerse nelle azzurre per qualche momento vedendola adagiarsi sul collo, sentire l'abbraccio stringerlo. Il respiro è pesante, privo di agitazione con i superiori arti ad avvolgere il corpicino della rossa stringendola contro di se, un abbraccio sentito, a tratti possessivo <Staremo bene, insieme. Non ti abbandonerò mai Shizuka, te lo prometto> non piange, non impedisce a lei di piangere lasciando il riversare delle lacrime su di se con la mancina il cui lentamente la solleva carezzandone il capo, smuovendole la chioma mantenendo la stretta. [Casa di Kan] Lui cerca di farla ridere, di buttarci delle risate in quel frangente troppo serio, troppo pesante da gestire per due ragazzini che a malapena sanno cosa desiderano l'uno dall'altra e viceversa. Lui schiude le labbra, lascia che sia lei a decidere per lui, lei lo imbocca senza dire altro, lo ascolta, si alza e si porta sopra di lui. Lo abbraccia in maniera molto sentita, quello che dovrebbe trasmettere è un misto di disperazione ma anche di possesso. In quelle braccia resta sigillato tutto il dolore provato per non essere stata effettivamente sufficiente per il ragazzo che ama, ma allo stesso tempo quanto abbia bisogno di sentirsi amata, da qualcuno, da lui. Egoisticamente la rossa sta chiedendo all'altro di restare, di portarla lontano da quel dolore che sente, di sostenerla e di farla ridere, senza promettere nulla in cambio. Il contatto che lei si è presa con la forza viene ricambiato, in molti sensi, anche in quel possesso estremo che entrambi provano per il momento in maniere diverse. La voce di lui la rincuora, le promette di non lasciarla, che staranno bene e lo faranno insieme. Non sa cosa rispondere, non sa nemmeno quanto e come andranno avanti insieme ma per il momento non vuole lasciarlo, lo stringe e basta, con tutta la forza che ha in quell'esile corpicino. << Camera tua è bellissima. >> Poteva uscirsene con una frase più stupida? Tra un singhiozzo e l'altro è la prima cosa che le viene in mente di dire. << Il ritratto è bellissimo. Sai mi piacerebbe farne uno insieme. >> Si allontana un poco, lascia che quelle braccia non lo stritolino più, ne ricerca lo sguardo gli occhi dorati. << Prendiamo una tela grande, io disegno te e tu me. Seduti per terra davanti al tuo divano, io in braccio a te che mi sostieni e io che ti imbocco con i Takoyaki. >> La fantasia lavora sempre, incessantemente senza freni. Entrambe le mani scivolerebbero in avanti, appoggiandosi sulle guance del Sumi, con un tocco decisamente tenero. << Cercherò di farti felice, lo prometto. Un takoyaki alla volta. >> Il viso è ancora rigato in parte dalle lacrime ma gli sorride, un sorriso ampio, comunque decisamente sentito. Di li ad avvicinarsi con il volto il passo è breve, si avvicina di nuovo, lasciando che le labbra della Kokketsu si poggino sulla fronte dell'albino, restandovi impresse per qualche secondo, lasciando che le mani stringano quel viso che inevitabilmente finisce quasi a ridosso del seno dell'altra. Però certe cose non cambiano mai, non ci fa proprio attenzione a come muove quel corpo ormai decisamente troppo da donna. [Home] La risata è l'arma migliore in determinati momenti, unica soluzione per poter uscire vincenti. Ci prova nello scatenar una reazione diversa, la situazione risulta troppo pesante, oscura, resistere ancora mette alla prova entrambi. Doloranti, provati. Una serata con l'unico obiettivo di divertirsi riesce a trasformarsi in un dramma, esattamente come con Sango e la colpa è nuovamente sua. La prima dovuta all'uso smodato del proprio intelletto, alla continua ricerca della ragione scavando nell'animo dell'Ishiba mentre la seconda per via di sentimenti provati, non ricambiati, capaci di portare sofferenza verso entrambi i lati. Come può ella riuscire a permanere nella stessa stanza con l'albino? Come può lui continuare a guardarla pur sapendo di aver vuotato il sacco completamente? Privo di segreti, svuotato da pensieri, da ogni cosa. Nonostante ciò, la scelta del genin rasenta la follia, restare, continuare ad essere un amico, forse ancor più intimo rispetto a prima ma sempre tale, consapevole del dolore, del modo in cui può sentirsi ma abbandonarla, lasciarla a se, azioni non contemplate. Il desiderio di permanere dona maggior forza alla volontà seppellendo qualunque altra emozioni. Forse, l'obiettivo di stemperamento non è del tutto fallito, la rossa reagisce, cessa il lungo pianto seppur il viso risulta rigato e ne guarda il visetto pur non allentando la presa, arti superiori ancora avvolti alla schiena di lei, leggermente meno stretta. Possessività mostrata, lasciarla andare non lo sfiora minimamente neanche un singolo secondo di quel momento <Lo so, l'ho arredata io> egocentrico comunque, alcun cambiamento sotto tale aspetto, il carattere rasenta l'uguaglianza a prima. Limato appena, il giusto evitando, agli occhi della rossa, di mostrare arroganza <Insieme? Piacerebbe anche a me> disegnare, esprimere quell'arte in compagnia. Lei per professione, lui puramente per passione, un dono donato dai Kami, ereditato dal clan, un'abilità puramente innata messa a confronto con lo studio. Lieve il sorriso nell'udire l'altrui verbo, labbra schiuse, arcata dentale appena mostrata, in maniera limitata, divertito dalla fervente fantasia <Si, facciamolo purchè resti con me> presa leggermente più salda, tirata appena contro di se <Stanotte, io e te, qui. Solo noi due, insieme> perdere tempo, no, ogni minimo momento va preso, afferrato con decisione, cogliere l'attimo, il suo motto per non sprecare la vita donatagli <E ti sosterrò> in braccio a se impedendole di cadere, di cedere, sostenendo ogni sua mossa, sostenendo la vita. Labbra appena umettate da un veloce gesto della lingua, rinfrescando la zona seccata dall'alcol <Sei davvero una baka, esistendo mi fai felice> forse non è realmente il caso di dirlo eppure l'istinto ha la meglio sulla ragione mentre le dorate permangono su di essa, inevitabilmente <Un takoyaki alla volta...la pancia non mi dona, sai?> il tutto viene concluso con l'impensabile. La vicinanza con l'altrui viso è irrisoria, labbra di lei adagiate sulla propria fronte mentre il viso, ora, rasenta la vicinanza quasi totale con l'altrui seno. Deglutisce, felice del bacio, stranito <Dillo che lo fai a posta> ridacchiando nonostante tutto, mantenendo la presa sul corpo con il rossore lentamente ad aumentare sul volto del Sumi. [Casa di Kan] Quando l'egocentrismo dell'altro sfocia in quella frase gli occhi blu si volgono al cielo, uno sguardo annoiato e un piccolo sbuffo al soffitto. Non le da più così tanto fastidio, non come all'inizio. Lui trova l'idea carina, quella di disegnare insieme, di creare qualcosa insieme, che sia un disegno l'inizio di tutto una storia? Staremo a vedere, questo potrà dirlo solamente il tempo. Quella richiesta un poco più spinta le viene rivolta, le braccia del ragazzo le si stringono attorno senza volerla lasciare andare. Le guance diventano rosse ma non si allontana, resta fra quelle braccia e a fatica va a dare una risposta a quella richiesta: << D'accordo, stiamo insieme, tutta la notte. >> Le frasi di lui arrivano ironiche, pungenti qualcosa di più normale in quel rapporto che è partito tanto male. << E cosa ne sai? Hai mai avuto la pancia? >> Ci scherza su pure lei, trova praticamente impossibile che lui possa mettere su peso in qualche modo, ma in parte l'idea la fa sorridere. Poi quel gesto tanto dolce quanto inaspettato lo coglie di sorpresa, facendolo arrossire notevolmente. Si allontana con il busto lo guarda di nuovo in viso: << Che cosa ho fatto adesso? >> Lo guarda con il visino imbronciato, come se non capisse davvero che ha fatto di male in quel momento. << Vuoi ancora mangiare il ramen? >> A quanto pare il cibo è una delle priorità della Kokketsu, molto meno di quanto non lo sia per il Sumi. O forse semplicemente le dispiace non poter assaggiare il ramen che lui aveva preparato per loro. Le mani scivolano sul petto di lui, la destra va a recuperare il cellulare nella tasca posteriore dei pantaloni, si mette li davanti a lui a digitare un messaggio per la madre, nella quale l'avvisa che non sarebbe rientrata per la notte ma si sarebbe fermata dal Genin. La risposta arriva quasi istantaneamente con dell'ironia che farà divertire Kan e penare Shizuka. "Immaginavo tesoro! Mi raccomando fai la brava e fatti coccolare che ne hai bisogno! Ti voglio tanto bene! Dai un bacione a Kan da parte mia! <3" Lui può facilmente leggere anche se al contrario quel messaggio, che fa arrossire la rossa che in silenzio maledice la mamma. << Non deve andare per forza così! Posso davvero omettere dei dettagli a Yuki se voglio! Tipo il sakè.... >> Lascia intendere che l'idea di bere era stata proprio una pessima idea sopratutto per il rendimento ottenuto. Nonostante la vergogna però le iridi marine tornano a cercarlo, quel viso pallido con quegli occhi dorati: << Non so cosa tu voglia fare ora ma...suggerirei di non stare seduti sul pavimento per tutta la notte >> Gli rivolge un sorriso, decisamente largo, ma non si sposta di un millimetro, non si alza, non si allontana, resta li fra le braccia di lui, come in attesa di ricevere il permesso. [Home] La proposta insolita dell'albino trova accettazione dalla rossa la quale non commenta minimamente l'egocentrismo. Consapevole di come tutto sia cambiato eppure il divertimento nel mostrarsi in tal maniera si evince lo stesso, divertito nel notarne la reazione, per lui sempre motivo di orgoglio. Braccia allargate, consente all'altra di respirare pur mantenendo la presa, arti sciolti, adagiati quasi sui fianchi dell'essenza del Sumi. Posizione tutt'altro che consueta in un rapporto come il loro, assunta improvvisamente nella sua stranezza ma tanto è strana quanto il è grande il desiderio di non mettervi fine <E se il sonno arriva, la mia stanza è tutta per te> il divano, da sempre grande amico, pronto ad ospitarlo in caso di bisogno <Non accetto lamentele come risposta> mani portate avanti, cose fin da subito in chiaro evitando futili discussioni su argomenti la cui importanza è minima, quasi inesistente a meno che non venga deciso il contrario. Sopracciglio alzato, il sinistro lasciando cadere lo sguardo su di se, sul ventre piatto di cui è dotato, osservando la mera possibilità di vedere una cupola al posto di una tavola <Si, all'incirca a 3 secondi di vita, poi ho iniziato a respirare> risata emerge dalle labbra continuando lo scherzo, stemperando in via totale la tensione accumulata nell'arco di un'intera serata. Oramai l'alcol ha perso la propria forza, ancora in circolo, in minor misura, il cibo ha svolto il compito di attutirne gli effetti rendendo entrambi inclini alla tranquillità, riportando il silenzio, la calma, la pace in tal dimora. Molto il tempo passato dall'ultima volta in cui tal loco si è avveduto del vero divertimento, di caos incondizionato; nessuno ha stravolto la vita dell'albino come la Kokketsu nell'odierna giornata, un male o un bene solo il futuro può dirlo, vivere è il solo modo conosciuto per apprendere la natura dei frutti del loro incontri. Un bacio, un gesto gentile porta con se una vicinanza esagerata tra l'altrui petto e il viso; viso divenuto rosso mentre torna a fissarla, esibendo quell'aspetto già avveduto in precedenza <Diciamo che ho goduto di una vista ravvicinata> veloce il moto del capo, chinato indicando il petto di lei e risalendo nel medesimo momento, ridacchiando divertito <Il ramen? Oramai sarà un pezzo di ghiaccio, non ne vale neanche la pena. Magari domani ne preparo un'altra ciotola, ne va del mio orgoglio di cuoco indipendente> decisamente è sciolto persino nel parlato abbandonando la tragedia in favore della leggerezza assoluta. Segue il movimento degli arti della genin, sbircia appena il messaggio mandato e la successiva risposta della madre, non smentisce mai se stessa; leggera la fatica nel mettere in ordine i kanji da tal posizione, niente di complesso, abbastanza intelligente da riuscirci evitando troppi sforzi <Fatti coccolare, eh?> bonaria presa in giro <Adoro tua madre, mi spiace ma è così> ancora risate, ancora piccole prese in giro ai danni della ragazzina imbarazzata, arrossita simil peperone <Ci crederò il giorno in cui lo vedrò> non diffida, conosce solamente con chi ha a che fare, il carattere di madre è figlia, consapevole di quanto la madre risulti fin troppo perspicace. Pensieroso, riflette sul verbo dettato, nonostante esso nessuno dei due muove un muscolo, incollati <Hai ragione, mi ci sdraio sul pavimento> lasciando cadere il busto all'indietro con Shizuka ancor seduta sopra di se; arti superiori la lasciano andare portandosi al di sotto del capo simulando un cuscino. Lento il respiro, relax immediato con dorate rivolte al soffitto e perenne sorriso in volto. [Casa di Kan] Quell'intreccio di corpi permane mentre è la tranquillità a tornare, lui le offre la propria camera da letto nel caso le venisse sonno e la Kokketsu sta per aprire le labbra per controbattere mentre viene interrotta dal Sumi che non accetta lamentele. Non dice altro dunque si limita a canzonarlo su quella pancia, che probabilmente non è mai esistita nemmeno alla nascita. Scherzano e ridono, in quel rapporto che di definito al momento non ha proprio un bel niente se non di stare assieme, l'uno sostegno dell'altro e viceversa. Lei stizzita si lamenta della reazione di lui e riceve di contro una risposta coi fiocchi che altro non fa che farla diventare bordeaux e distogliere lo sguardo. << Io non le ho chieste! Mamma le ha molto più piccole! Non è giusto che solo io abbia questo problema... >> Il broncio sul viso ormai è fisso, una lamentela e una lagna riguardo a quel suo corpo che le sta stretto e vorrebbe cambiare. Lui boccia l'idea del ramen, però proponedi cucinarne dell'altro. << Posso guardarti mentre lo prepari allora? Voglio imparare! >> E' curiosa, non ha mai fatto tantissimo in cucina ma le piacerebbe imparare, mettersi alla prova con qualcosa di nuovo. Il messaggio di Yuki altro non fa che mettere in soggezione la ragazzina e a far divertire l'albino che apprezza i commenti della madre e prende in giro Shizuka per quella sua tendenza a raccontarle tutto. Poi la domanda su cosa fare ora, senza un movimento da parte di lei, seguito dalla totale immobilità di lui. Poi è lui che fa qualcosa di inaspettato, si sdraia a terra, perchè effettivamente stare seduti era stupido, questo rende tutto molto più intelligente. Lei si ritrova quindi seduta sopra di lui, lo sguardo blu ad osservarlo mentre fissa il soffitto, braccia maschili che finalmente si svincolano dal corpo femineo, andando a portarsi dietro il capo. << Senti Kan... >> Inizia a parlare, prima era stata zittita però quel pensiero le si è stampato nella testa e deve per forza farlo uscire: << hai detto che saremmo stati assieme stanotte no? >> Non lo guarda direttamente, gli occhi si spostano verso l'ingresso della cucina, come a sfuggire da quello che sta per domandare. << Non potremmo... >> Si blocca, incespica, da che è una richiesta pessima da fare ma ha paura, paura di non trovarlo li al risveglio. << cioè insomma... >> Si interrompe nuovamente, inspira edespira profondamente. << tu starai in camera con me giusto? Dormiamo insieme no? >> La butta poi giù in un solo colpo, tutta d'un fiato mentre sul viso è notevolmente rossa, perchè la richiesta è infantile e nuovamente molto egoista. [Home] Quel rapporto in principio cominciato con litigate, evoluto in amicizia, ora diviene cosa? Non ha un nome, ne un aggettivo, non può essere definito per adesso, troppo complesso e complicato. Si, possiamo constatare la perenne amicizia, solo? Forse si, forse no ma un legame stretto lentamente nasce, dettato dalla possessività di entrambi, dalla volontà di non restare mai più da soli, tanti i fattori proposti dal destino, loro il compito di mettere in ordine le tessere del puzzle creando il disegno definitivo. Per il momento, il pensiero verte altrove, tralascia almeno per una sera qualunque tipo di logica, l'intelletto è messo a dormire favorendo il loro riavvicinamento, il divertimento scaturito da piccole e semplici battute avanzate dall'albino ai danni di Shizuka con l'aiuto inconsapevole di Yuki da remoto. Non cessa di ridere, una bambina lamentosa del proprio corpo totalmente rossa, bordeaux eppure, se non si fosse esposte, un commento sarebbe nato; adesso non più, deve, ha bisogno di trattenere la propria indole per il futuro, cercare di costruire quel legame da quanto accaduto nell'odierna giornata <Sei tu a definirlo un problema quando in realtà non lo è. E' il tuo corpo Shizuka, non ha niente di sbagliato o fuori posti, sei perfetta così, accettalo e lo capirai anche tu> l'alcol parla ancora al posto suo, probabilmente è solo colpa di esso, tanta saggezza non è frutto della mente dell'albino, o forse, quel cambiamento è radicale abbastanza da spingerlo nel comportarsi nella maniera più adulta. La stessa Yuki ha confermato ciò, ella ha visto qualcosa nell'animo del genin, incomprensibile come sia potuto accadere ma è successo, può solo accettare <Ho un'idea migliore, lo cucinerai tu seguendo le mie indicazioni. Domani ho il giorno libero, perciò non ho problemi di tempo> quanta fortuna in un'unica volta. Imparare non è difficile ma insegnare, non si può dire altrettanto; vuole farlo, a modo suo, mettendola direttamente all'opera con qualcosa di nuovo, osservando le movenze di lei ai fornelli carpendo fin da subito, in maniera effettiva, cosa va limato all'inizio e cosa vien mantenuto. La strada scelta è semplice, sdraiarsi a terra, non muovere un muscolo nonostante la ragazza sopra di se, sguardo rivolto al soffitto, respiro lento, regolare, volto stranamente felice, quasi appagato mentre con la coda dell'occhio nota l'altrui fare, parole lente, viso altrove, nuovamente rosso con una richiesta comprensibile. Spiegazioni non necessarie, carpisce il motivo e nuovamente il busto è sollevato <Si> evita giri di parole, evita di parlare troppo, basta poco, con essa desidera renderla sicura <Andiamo allora, bere senza dormire non fa bene> i superiori arti ricercano la mano della Kokketsu mentre gli inferiori vengon smossi nel tentativo di districarsi dalla posizione per portarsi in piedi tirando con se la rossa, tenuta per mano <La giornata è stata pesante ma nonostante ciò...bella lo stessa> cominciando ad avviarsi verso il corridoio e la stanza, provando a tirare con se la piccola rossa <Domani pulisco tutto> impedendo effettivi commenti sul disordine. L'interesse verso esso è nullo, rimandabile benissimo al giorno dopo continuando con il cammino. [Casa di Kan] All'affermazione saggia di lui non fa altro che borbottare con visino imbronciato: << Certo non sono un problema, potrei soffocartici ma non sono un problema... >> Forse non la migliore delle idee per rendere quanto un seno tanto grosso possa risultare problematico, c'è chi sarebbe felice di morirci dentro, soffocato da tanta morbidezza. Quella proposta avanzata riguardo al ramen viene stravolta, modificata, cambiando le carte in tavola e rendendola protagonista, lui è libero ma lei ha tutto quel tempo? << Al pomeriggio dovevo andare allo studio. Ma avvertirò il capo dicendogli di aver avuto un imprevisto, tanto non avevo nessun appuntamento fissato. >> Il cellulare è già fra le mani, il messaggio rapidamente inviato al datore di lavoro che risponde inaspettatamente in fretta. << Libera >> Gli sorride e gli mostra il simbolo di vittoria con la destra. << Tu sei più importante del lavoro >> Questa frase detta a voce alta ha un significato ben più pesante di quanto non sembri, le priorità per i diversi soggetti in campo sono diverse, lei crea tempo per le cose a cui tiene, valuta le persone più che il lavoro, sopratutto se part-time. Una frecciatina stoccata a quella decisione fatta dall'ex ragazzo, lasciarla per dedicarsi alla polizia, encomiabile sotto certi punti di vista, ma non dal suo, che avrebbe preferito di gran lunga essere la di lui priorità. Poi lui si sdraia sotto di lei, e quella domanda anche se in maniera complicata viene sputata fuori dalla rossa, che riceve una risposta semplice, pronta decisa, che non si aspettava. Quando lui si alza o prova a farlo prendendole la mano, non fa altro che seguire i movimenti del Sumi e in un attimo si sente trascinare verso la camera di lui, la sala abbandonata, un sacco di disordine ovunque ma non è importante, non lo è in quel momento, non per lui. Si lascia trascinare verso il corridoio, fino a giungere alla camera senza fiatare, ne lamentarsi. << Senti hai una maglietta che ti va larga da prestarmi? >> Già è abituata a dormire con abiti comodi e quelli che ha addosso non lo sono abbastanza. Se lui le avesse risposto in maniera affermativa e le avesse offerto il capo d'abbigliamento avrebbe cercato di scappare in bagno per cambiarsi, chiedendo ovviamente al padrone di casa dove questo fosse. Senza prima osservarlo negli occhi e fare una domanda scomoda: << Sei sicuro che ti vada bene dormire con me? >> E' preoccupata? Parecchio, non per quello che potrebbe succedere ma che lui sia abbastanza tranquillo, che non sia agitato dalla situazione, anche se forse quella più nervosa al momento sembra proprio la Kokketsu. [Home] L'espressione sputare un polmone mai è più azzeccata in tal momento, non trattiene la risata, grossolana, di pancia, petto gonfio, voce alta continua ad uscire dal viso provocando lacrime le quali scorrono lungo il volto segnandolo. Il broncio aumenta solamente tale condizione di divertimento, tra tutte le risposte aspettate, questa rappresenta la mano indicata, l'impensabile dato il momento delicato da poco vissuto eppure riesce a sua volta a prenderla con mera ironia <Molta gente non chiederebbe altro> continuando a ridere, mani intente nel trattenere il ventre il quale comincia realmente a far male, percepisce dolore per l'enorme sforzo. Addominali contratti, dolorosi, non riesci quasi a fermarsi se non dopo qualche secondo di troppo, giusto il tempo di poter rispondere alla richiesta. Ribalta la situazione rendendola la protagonista, insegnarle con vecchi metodi, antiquati per molti, attuali per l'albino la cui geniale mente ha permesso di rendere tale metodo efficace anche in tempi moderni. Schiude le labbra, in procinto di ribattere eppure, prima di pronunziare qualunque tipo di verbo, il messaggio è inviato, ella è libera, un battito di ciglia per renderla tutta per se <Wow, sei stata un fulmine a liberarti> ma è la successiva affermazione ad avere un peso maggiore, ricollegandola a quel ragazzo, un significato immenso verso se stessa, un'imposizione della propria persona oltre del pensiero, una presa di posizione necessaria per distinguersi da chi l'ha abbandonata <Siccome lo sei anche tu, domani, dopo aver cucinato, possiamo girare un po' il villaggio, magari andiamo nel settore di Suna a prendere il sole, in questo periodo è molto bello> un semplice programma viene proposto, nulla di complicato, astruso, solo passare del tempo insieme fruttando un'intera giornata, dedicandola a loro stessi. La serata è in procinto di giungere al termine, andare a letto è l'ultimo step, dormire con lei, accetta tale richiesta, acconsente nonostante la complicata situazione portandola nella propria stanza, varcando la soglia, accendendo la luce e lasciandola andare al suo interno; inspira, espira, sbuffa aria all'esterno guardando intorno a se <Una maglietta? Mh...> avvicina se stesso all'armadio aprendone le ante, smuovendo le vesti, scomponendo l'ordine al suo interno, tirando fuori una maglietta nera di semplice fattura con una stampa al centro recante la scritta "I'm the King" in bella vista. Destrorsa allungata alla ragazzina porgendole l'indumento <Questa dovrebbe essere larga abbastanza> purtroppo non è a conoscenza dell'effettivo bisogno altrui, spera soltanto possa bastare nel coprirla. Nel mentre dona le indicazioni del bagno, la porta in fondo al corridoio con interruttore sulla sinistra per accendere la luce e ancor prima di ciò, l'ultimo quesito avanzato con mera preoccupazione. Dorate incastonate ancora una volta nelle azzurre, ne osservano il viso ed un sorriso diviene manifesto <Sicurissimo> sicurezza evincente dal tono vocale <Non voglio che tu stia sola stanotte ne voglio starlo io> egoista a sua volta <Vai, io nel frattempo mi cambio> avrebbe atteso l'uscita della ragazzina per cambiarsi, togliere i pantaloni per indossarne un paio di pigiama e la maglia in favore di una canotta intima a maniche corte bianca; via scarpe restando scalzo, dopotutto la pulizia di quella stanza è maniacale, persino gli occhiali vengon levati, adagiati sulla scrivania liberando la vista. [Casa di Kan] Lui scoppia a ridere a quell'affermazione imbronciata, tanto forse troppo, tanto che lei lo punzecchia appena sui fianchi con le dita, per farlo smettere. Non ottiene un bel niente ma tutto quel ridere da parte sua nonostante il broncio la fanno contenta. Poi quella libertà assoluta viene acquisita rapidamente, lui ne è stupito, ma non può far altro che cogliere quel significato dietro alle parole della Kokketsu che a suo modo vuole far capire che quella linea di pensiero non le piace e non la convicnerà mai. Lui le propone di fare un giro, prendere il sole, perdere tempo insieme. Un sorriso gigantesco le si stampa in viso, mentre le uniche parole che fuoriescono da quelle labbra sono: << Ci sto! Non vedo l'ora! >> Sembra veramente felice di quel piano buttato li a casaccio, forse davvero in quel momento non aveva che l'unica necessità di non essere lasciata a se stessa, in balia dei pensieri e dell'unica persona che era riuscita a renderla felice e ferirla gravemente in così poco tempo. Arrivano in camera, la luce viene accesa da lui, lei introdott all'interno. Alla richiesta particolare lui cerca di soddisfarla, rifilandole una maglietta nera con un logo assurdo sul davanti, abbastanza larga ma forse non sufficiente a coprirla interamente. La guarda con sospetto più per la scritta, le blu si posano su diessa, e poi su Kan che dopo lo sguardo scettico si becca anche il commento: << Veramente the king? >> E' ironica, lo prende in giro, però scappa fuori dalla stanza abbastanza rapidamente da non subire ripercussioni. Si infila in bagno, si prova quella maglia che come previsto la copre, ma appena sufficiente a coprirle il sedere dato che purtroppo come sempre il seno fa tendere gli indumenti maschili oltremodo. Però non importa, alza le spalle davanti allo specchio, in fondo a lui lei piace, non è molto carino pensarla così ma non sarà un problema passare la notte insieme in quel modo, basta fare un bel respiro. Questo fa uscendo dal bagno, lui era sicuro, non ha indugiato minimamente quando le ha risposto perciò sarebbe andato tutto bene, nonostante la maglietta troppo corta. Davanti alla porta della camera di lui andrebbe a bussare, aspettando che le venga dato il permesso di entrare. Una volta ottenuta tale concessione si sarebbe infilata in camera, in mano i propri vestiti e addosso quella maglietta lunga il giusto. << Dove li appoggio questi? >> Non sa dove abbandonare la sua roba, quella che dovrà rimettersi domattina, aspetterebbe il dire altrui per eseguire il comando per poi eventualmente approcciarsi al letto.
Giocata del 20/08/2021 dalle 09:21 alle 12:22 nella chat "Luogo Sconosciuto"
[Home] Ridere di gusto è un'esperienza al quanto magica, da provare quanto meno una volta nella vita; forse è la prima dal proprio risveglio, un po' per i residui di alcol all'interno dell'essenza del Sumi, un po' per il cocente desiderio di mandare via i momenti tristi della serata riportando il giusto equilibrio tra se e la rospetta, una tranquillità acquisita a fatica. Eppure il destino è sempre più strano, arcano da decifrare nelle sue intenzioni, perchè percepisce una calma interiore talmente elevata? Come mai sente se stesso tanto rilassato da non provare più disagio, vergogna o imbarazzo nonostante la confessione appena fatta? E' davvero questo il supremo senso di libertà? La comprensione è realmente giunta? Crederci risulta difficile ma mai foglia può definirsi tanto leggera quanto l'albino attualmente e la risata è una prova lampante di ciò, persino il venire punzecchiato passa in secondo piano, esso fa parte del gioco, del divertimento, vedere il visetto imbronciato della ragazzina aumenta ulteriormente tale senso. Un tempo motivo di sfottimento o battute spinte, adesso vede quel visetto sotto diversa luce, estremamente contento di aver raggiunto un simile risultato, con lei quanto meno. <Anche io> labbra lievemente ampliate in un leggero sorriso appena accennato <E se abbiamo tempo, possiamo visitare anche un po' del distretto di Kiri> luoghi iconici del mondo ninja, teatri degli spettacoli naturali migliori, evitando accuratamente Ame, ancora troppo presto per poterci tornare insieme. Il cammino porta entrambi nella stanza di lui, la stanchezza non è chissà quanto presente ma il bisogno di riposo necessita uno sdraiarsi, recuperare energie fisiche e mentali definendo lucidamente quanto accaduto, dando un nome al loro rapporto; ricerca la maglia nell'armadio trovandone una ampiamente particolare, donata alla ragazzina velocemente la quale non si esime dal commentarla. Sospiro effettuato, dorate riportate sul visetto altrui, la scruta appena <Quando la gente scommette perde soldi, averi...con Kushina perdi la dignità> fornendo una spiegazione decisamente atipica ma essa è il simbolo della dignità persa per colpa di una scommessa con l'amica d'infanzia. Lascia andar la Kokketsu mentre anch'egli cambia gli abiti indossati con qualcosa di più comodo, consono per la notte rigettando da qualche parte il resto <Vieni> al bussare ritornando con lo sguardo su ella. Un lungo momento di silenzio diviene padrone della mente del ragazzo, lei, soltanto con una maglia addosso, arti inferiori scoperti e tale indumento incapace di coprire abbastanza. Viso diviene più rosso, labbra schiuse, sorriso assente <Wow> stupore, affascinato eppure schiarisce la gola, gracchia <Mi spiace ma non è di più larghe> avvicinandosi, prendendole gli abiti di mano adagiandoli sullo schienale della sedia alla scrivania. Una lucina per la notte viene accesa e la luce della stanza totalmente spenta così da avere una bassa illuminazione nel caso si voglia muoversi. Prende la mano altrui, senza permesso, senza chiedere, l'avvicina a se e, di conseguenza, al letto sul quale si siede in primis e poi sdraiato cercando di trascinarla con se, di averla vicino, di starle vicino non abbandonandola <Che giornata, chi l'avrebbe mai detto...io no di certo> dorate rivolte al soffitto, sorriso tornato sul volto. [Casa di Kan] Le idee per la giornata successiva aumentano di secondo in secondo, tanto quanto i passi si muovno in direzione della camera da letto. Si lascia trascinare in maniera abbastanza passiva, la mente decisamente confusa, sia dall'alcool che da quanto stia esattamente succedendo. E' effettivamente la prima volta che dorme nello stesso letto con un ragazzo che non sia Yasuhiko e la cosa la turba, in maniera relativa. Non è preoccupata del Sumi, è preoccupata per lui. Sebbene al momento quella più fragile sembri essere lei, in realtà è il ragazzo che potenzialmente può subire le ferite peggiori da tutto ciò, ne è consapevole, ma allo stesso tempo non riesce a rinunciare a quell'affetto smodato che lui può darle e di cui la rossa si sente privata, ingiustamente. Dietro la maglietta che le viene prestata c'è una storia, forse lunga, che presuppone di parlare di qualcuno che lui sta ancora cercando. Chissà se quella ragazza tanto simile alla Kokketsu, quanto meno nell'aspetto, l'avrebbe considerata sufficiente per il suo amico? Chissà che invece non la ritenesse inadeguata ed egoista, tanto quanto si sente lei in quel momento. Tutti questi pensieri vengono taciuti, un sorriso sul viso e le labbra schiuse: << Ricordami di non scommettere mai nulla con lei allora! >> Non è brava a vincere le scommesse e non ha intenzione alcuna di perdere la dignità contro la migliore amica del Sumi. Si cambia quella maglietta, è corta ma le importa poco, egoisticamente parlando non le importa. Torna davanti alla porta della cameretta, bussa, viene accolta con tranquillità e ovviamente quell'ingresso crea non poco silenzio. Lui arrossisce, lei si ritrova a fissarlo, le labbra che vengono schiuse per parlare e si aspetta qualche commento troppo spinto ma invece viene espresso solo stupore. E' lui a scusarsi, si avvicina: << Va benissimo anzi ti ringrazio per avermela prestata. >> Gli abiti le vengono sottratti e appoggiati sullo schienale della sedia posta innanzi alla scrivania. La luce viene spenta, se non per una lucina più fioca notturna. L'albino torna sui suoi passi, va quasi a raccoglierla da quella posizione che aveva mantenuto, senza più fiatare, come se ora quella richiesta la spaventasse più di prima. Si avvicinano al letto, lui si siede, e quindi sdraia cercando di portarla con se, non fa molta resistenza anche se la testa è molto confusa e parecchio impegnata, i cricetini come impazziti e indecisi sul da farsi. Si ritrova accanto a lui, che si pone schiena in alto, sguardo al soffitto, gli si affianca, sdraiata sul fianco, testa appoggiata al cuscino, manine accanto ad essa, nascoste sotto quel crine rosso che è rimasto acconciato. << Non ho mai dormito con nessuno che non fosse Hiko. >> Sono amici da così tanto tempo che la cosa era quasi normale, quando lui aveva iniziato a piacerle così tanto le notti insieme si erano ridotte perchè si sentiva nervosa nello stare nello stesso letto con lui. Il nervosismo provato in quel momento è differente, non teme di fare qualcosa di sconveniente, sa per certo di non volere niente di più da quella notte se non dormire vicina al Sumi e sentire il calore del corpo altrui, sentirsi meno sola di quanto non si senta in questo periodo. Ma questo potrebbe non valere per l'altro. << Mi dispiace veramente tanto approfittarmi di te in questo modo. Ma non riesco a farlo in un altro modo... >> Una mano si allunga alla ricerca di quella di lui, se possibile intrecciandosi con essa. Un sospiro viene emesso, profondo, per poi di nuovo prendere fiato. << Però hai un buon profumo.. >> Si avvicina un pochino a lui, poggiando la fronte sulla spalla dell'albino, rompendo sempre di più quella distanza che per prima aveva cercato di mettere fra loro. La consapevolezza di una imminente sofferenza nei giorni a venire è presente, quel legame da lui voluto, la vicinanza di entrambi desiderata può portare dolore nell'animo. Disposto nel sopportare tale dolore in virtù di un bisogno da parte dei due di aver qualcuno vicino, capace di non lasciare nessuno. Fare i conti con tal sofferenza è nei programmi, non adesso, non ora, deciso nel non pensare a nulla se non alla ragazzina. Per quanto tranquillo, un leggero timore avanza nell'animo, la costante paura di non esser in grado di affrontare tale novità per la prima volta presentatasi nell'arco della sua vita. Un nuovo mondo si affaccia, nuove possibilità da sfruttare e ben sa quanto essa sia difficile persino per la Kokketsu. Ella, ancor più desiderosa di aver qualcuno, di sentire l'accettazione in se, ottenere qualcuno disposto a volerle bene in modo incondizionato, senza nulla in cambio. Nulla, in effetti, le viene chiesto, non desidera altro percependo in lei, probabilmente, quel sentore egoistico; nonostante sia a conoscenza della situazione creatasi, non rinuncia all'affetto, al contrario fa leva su di esso eppure trovare il distacco da lei risulta al quanto impossibile da attuare, forse impensabile sotto ogni punto di vista <Non ve glielo avrei permesso> sorridendo appena <Sai...le saresti piaciuta> ammette con estrema franchezza, dandole una nozione non richiesta eppur ponendo sul tavolo dettagli sul possibile carattere dell'amica d'infanzia da tempo svanita nel nulla, speranzoso nel ritrovarla da qualche parte prima o poi, viva e in salute. Tutto avviene in una manciata di momenti, cambiati, pronti, la figura della rossa porta con se un'insano silenzio, un commento sull'aspetto pregno di stupore, il rossore in aumento. Bella, bella oltre ogni dire, non può dirlo, non più attualmente, non per il momento e i giorni a venire, trattiene se stesso, pensieri e azioni ricostruendo tutto quanto da capo <Se vuoi puoi portartela via, la usi per la notte> difatti, non la indossa nonostante risulti qualcosa di personale, con una storia alle spalle di una certa importanza per quanto goliardica apparentemente. Un simbolo? Probabile, un significato? Certo, con essa egli può risultare costantemente presente nella vita della genin, esser con lei in ogni momento pur abitando in quartieri del tutto opposti tra loro con vita diametralmente opposte. Sdraiato sul letto, Shizuka al proprio fianco, finalmente i muscoli vengon rilassati, la stanchezza apparente scende, il letto è comodo, la presenza dell'altra ben voluta. Non la tocca, arti superiori immobili con il mancino piegato al di sotto del capo sostenendo ulteriormente il cuscino <Non ho mai dormito con nessuna nello stesso letto, solo con Kushina da bambini, poi più nulla> evitando di incrociarne le iridi, osservando la composizione del soffitto, totalmente vuoto, privo di immagini o disegni, solo dinanzi al letto risulta presente il ritratto creato dalla rossa tempo addietro, messo in bella vista. Sorride, palpebre abbassate, lento il respiro nell'udire tale verbo ritrovando in esso un'atipica ironia di fondo <Forse sono davvero masochista ma non mi dispiace, per quanto vale, non potrei chiedere di più> lei è l'unica, tale condizione non è modificata ne cambiata. Dita intrecciarsi con le altrui, stringe lievemente la mano adagiando il capo sull'altra, lentamente, dolcemente rendendo nulla la distanza intercorsa <Son contento ti piaccia, Shizuka...> sospira, palpebre abbassate, muscolo cardiaco perde un battito, il dolore alle viscere ricomincia, la sofferenza è iniziata, la notte è ancor lunga eppure nulla vien dato a vedere mantenendo la calma, rilassando se stesso il più possibile. [Casa di Kan] Informazioni che arrivano senza essere richieste, Kushina l'avrebbe approvata secondo lui e se possibile fa ancora più fatica a immaginarsi questa figura femminile tanto grintosa da riuscire ad ammansire quel ragazzo che si ritrova accanto, ma allo stesso tempo in grado di apprezzare una bambina capricciosa quanto lei. Quando quel silenzio viene interrotto dallo stupore e per sviare l'argomento si parla solo della maglia le viene proposto di portarla via, usarla anche a casa propria. La testolina viene mossa in segno di negazione istantaneamente, come se fosse qualcosa di inaccettabile: << Poi non avrei più nulla da usare quando sono qui. >> Le parole che escono da quelle labrba sono terribilmente dirette, come se fosse una constatazione fatta ad alta voce, come se lei avesse già deciso che ora quel posto è da condividere, più di una volta, più che una sola notte. Si avvicinano, si stendono sul letto, lui col viso al soffitto lei che guarda lui, dubbi che le passano nella testa espressi solo a metà. Però al commento di lui nei confronti dell'amica i cricetini trovano un nuovo pensiero: e se avesse scelto Yasuhiko proprio perchè l'unico sempre presente? Lei ha sedici anni, Kan appena maggiorenne. Se non fosse rimasto in coma per un paio d'anni, se non avesse avuto quell'incidente, potenzialmente si sarebbe potuto tranquillamente innamorare della sua amica d'infanzia, tanto quanto ha fatto lei con l'Uchiha. Lei gli è stata rubata, due anni celati nel buio e non ha avuto modo di scegliere. E se Yasuhiko fosse sparito per due anni? Se glielo avessero portato via e non avesse avuto modo di scegliere lui? Sarebbe riuscita a innamorarsi di qualcun altro? Di uno come quel ragazzo che l'ha infastidita fin dal primo momento e ora è li, a sua disposizione, a stringerla e coccolarla senza chiederle nulla. La testa inizia a fare male, forse per l'alcool, forse per i pensieri scomodi. La testa di lui in quel momento si appoggia su quella di lei, come se in qualche modo volesse schermarla da quei pensieri scomodi. << Mi ci potrei abituare >> Ad averlo intorno? A quel profumo che emana e che decisamente non le dispiace? All'affetto che le viene riversato addosso senza chiedere niente indietro? Forse a tutto insieme. << Grazie Kan >> La mano che si è procacciata viene stretta in maniera più intensa, il corpo viene portato sempre più vicino a quello di lui, gli occhi chiusi, cercando di ignorare quella testa che picchia a causa dell'alcolico, cercando di non pensare troppo a tutto il contorno, cercando solo di cogliere il meglio da quella situazione. Non dovrebbe metterci troppo a regolarizzare il respiro, a lasciare che l'ambiente le rilassi il corpo e la mente, fino a cadere in un sonno decisamente tranquillo. Il problema forse sarà poi al risveglio. [//END]