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A casa con un altro ragazzo!

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con Shizuka, Kan

10:54 Shizuka:
  [Bosco dei Ciliegi -> Villa Kokketsu] Per raggiungere la zona dei clan di Kusa dal parco dei ciliegi la strada non è lunga, pochi minuti sicuramente non più di quindici vengono concessi ai due ragazzi che si sono allontanati assieme per dirigersi a casa della rossa. Uno accanto all'altra, mentre quella più agitata dalla proposta sembra proprio la Kokketsu stessa che nonostante l'abbia avanzata lei stessa sembra non riuscire a viverla in maniera serena, parlando quasi per tutto il tragitto. << Ti avverto, sarà un po' strano. I miei sono persone un poco particolari. Ho il sospetto che l'unica a rimetterci sarò io comunque.... come sempre. >> Queste le ultime frasi prima di soffermarsi davanti a un vialetto d'ingresso in pietra, che da su una viletta dalle dimensioni notevoli e dall'aria moderna. Tutta su un piano vista dall'esterno, con un giardino molto curato e in stile orientale tutta opera del padre. Con un profondo sospiro la piccoletta si blocca un istante, prima di voltarsi verso il Sumi con un sorriso sincero: << Benvenuto a casa Kokketsu! >> Non sosta troppo su di lui, si avvia rapidamente sul vialetto lasciando che lui la segua in quel breve percorso che conduce alla porta di casa che viene aperta con decisione, esordendo a voce alta manco fossero le quattro del pomeriggio: << Mamma sono a casa! E ho portato un amico! >> La Genin sa perfettamente che i genitori non riescono a dormire finchè non rientra perciò non teme di averli svegliati in alcun modo. Se lui l'avesse seguita si sarebbe ritrovato in una sorta di zona di ingresso dove la rossa si sarebbe già sfilata le scarpe per guadagnare delle ciabatte per poi poggiare sul pavimento almeno tre paia di ciabatte di diverse dimensioni, così che lui possa trovare quelle più adatte a lui. << Fa come se fossi a casa tua! >> Ospitale decisamente, con un misto di modernità e tradizione che quella casa concede. Dopo l'ingresso, superato un piccolo gradino c'è una piccolo corridoio, sulla sinistra una stanza che è la cucina, poco più avanti sul lato opposto un'altra stanza che è la sala. Proprio dalla prima porta sulla destra di li a poco il ragazzo dal crine bianco potrebbe veder sbucare una testolina curiosa, un viso molto giovane, a cui si potrebbe associare massimo una trentina d'anni, occhi verdi, molto scuri ma grandi dal taglio simile a quelli dell'amica, capelli lunghi rossi e leggermente mossi sulle punte a incorniciare una pelle abbastanza pallida. Quelle iridi smeraldo si fissano d'apprima sulla figlia, per poi scostarsi sulla figura del ragazzo che sembra poi essere il fulcro dell'attenzione della seconda donna comparsa in casa. La voce matura e calda si farebbe sentire poco dopo: << OOOOOOOOH finalmente lo hai portato qui! >> Dopo questa affermazione anche il corpo femminile verrebbe mostrato, fisico asciutto, muscolatura definita ma non eccessiva, altezza di all'incirca 165 cm, indosso una maglietta a maniche corte comoda che sottolinea delle forme non eccessive come quelle della prole, colore azzurro tenue, alle gambe dei pantaloni neri della tuta, molto comodi. Si muove appena in loro direzione raggiungendo la coppia di ragazzini protendendo poi la man destra verso il Sumi, e con decisione inaspettata gli rivolgerebbe parola: << E' un piacere conoscerti Kan! Io sono Yuki la mamma di Shizuka! >> Resterebbe quindi li, in attesa di una reazione dell'altro, con un sorriso molto ampio sul viso, mentre accanto la figlioletta sta già iniziando ad arrossire visibilmente sulle guance. Il peggio deve ancora arrivare.

11:14 Kan:
  [Estemporanea] La strada relativamente corta è interamente occupata dal vociare della Kokketsu la cui palese agitazione è in visibile mostra a chiunque li osservi con una certa attenzione. Il moto deciso del Sumi gli consente il mantenimento del passo fiancheggiando la ragazzina eppure, dove in lei la presenza di ansia è molta, in lui si rasenta la tranquillità più pura, mani riposte nelle tasche dei pantaloni, dorate fisse innanzi a se lasciandosi guidare, non opponendo resistenza neanche alla moltitudine di parole da lei fornite <Non saranno mai particolari quanto me che ti abbraccio al nostro primo incontro> leggero sorriso da sotto i baffi rimembrando il giorno in cui tutto è cominciato, ben consapevole di come può agire da un momento all'altro e se rispettano le premesse, il divertimento è assicurato. Il vestiario risulta composto da un paio di blue jeans aderenti agli inferiori arti i quali delineano le forme con minuzia; una catenella appesa alla cintola al fianco della tasca sinistra mentre all'interno della destra è situato lo smartphone. Bianche sneakers, perfettamente lucide e pulite facendo coppia con la camicia di lino bianca sul busto, maniche lunghe arrotolate fino al gomito, spacco a V lasciando intravedere buona parte del petto e della bocca dello stomaco. Albina chioma scompigliata eppure in ordine allo stesso tempo, ciocche perfette, pettinate fino al millimetro mantenendo un sacro ordine. Neri occhiali sul viso per completare la visione adatta alla rossa. Ultimo, ma non per importanza, il portaoggetti legato alla cintola contenete fuda e inchiostri speciali donati direttamente dal clan con il potere di esibire la propria arte ai massimi livelli, senza dimenticare il portafoglio nella tasca sul di dietro. Passo arrestato nei pressi di un vialetto, scruta la stradina la cui direzione è l'altrui abitazione, enormi eoni avanti rispetto alla propria, ben più piccola e umile <Non è una casa, è una reggia> commenta con sguardo ancor fisso in avanti, ella non viene inquadrata per il momento se non per una veloce occhiata accompagnata da un sorriso, un occhiolino, una mera ricerca di complicità prima di avanzare con ella per il suddetto viale finendo nei pressi della porta di casa. Soglia oltrepassata guardando intorno a se, ammirando la composizione casalinga in rigoroso silenzio, socchiudendo le palpebre nell'udire il grido mentre la scarpe trovano risposo. Busto chinato per slacciarle, sfilarle, poggiarle all'ingresso e prelevando le ciabatte dal numero più adatto, le centrali, non troppo piccole ne troppo grandi <Grazie> e poi eccoli, occhi verdi sbucano da una porta. Una donna di bellezza pari a quella della piccola Shizuka mostra la propria presenza esordendo in maniera al quanto improvvisa attirando interamente le attenzioni del Sumi le cui dorate si soffermano sulla donna. Parole pregne di significato e rivelazioni, ha compreso di esser stato al centro di chiacchiericcio nell'abitazione; destrorsa sciolta in avanti, dita e palmo inseriti in quello della controparte <E' un piacere conoscerla signora Kokketsu> cominciando in maniera del tutto formale, troppo presto per mostrare se stessi al 100% <Le hanno mai detto che è davvero uno schianto? Ecco da chi ha preso Shizuka e non mi ha detto di aver parlato di me in casa, spero non siano troppo cattive> esibendo un leggero sorriso, tirando in ballo persino la genin. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

11:51 Shizuka:
  [Casa Kokketsu (estemporanea)] Quelle poche parole che si scambiano prima dell'arrivo sono poca cosa rispetto a quano ancora dovrà accadere. La madre di lei già l'ha messa in difficoltà con solo due frasi e l'altro non fa niente di diverso dal suo solito, ovvero approfittarsi della situazione più divertente possibile. Educatamente saluta, lasciando però scivolare dalle labbra dei complimenti nei confronti dell'adulta che non arrossisce minimamente ad essi, in contrapposizione con l'altra figura più giovane. Per tutta risposta una volta che l'intreccio di mani va ad interrompersi la mano destra si allungherebbe verso il viso dell'albino, sfiorandogli appena la punta del naso: << Grazie dei complimenti caro, ma non farti sentire troppo, Riuky non sembra ma è un tipo abbastanza geloso! >> Un occhiolino viene rivolto in direzione del Sumi prima che il corpo venga mosso all'indietro, inarcato verso l'ingresso della sala. << RIUUUUU! Vieni a salutare Kan! Shizu l'ha portato a casa finalmente! >> A queste parole la Genin non fa altro che arrossire un poco in più alzando gli occhi al cielo e borbottando qualcosa verso la madre. << Mamma abbiamo capito basta ripeterlo! >> Sembra che il buon umore guadagnato prima al bosco si sparito dal corpicino della piccoletta. Dalla stanza sopra citata comparirebbe in breve una figura maschile, poco più alta della madre, ma bionda, con due occhi blu, dello stesso identico colore di quelli della nanetta. Lui indossa un paio di jeans e una T-shirt nera, la muscolatura formata ma non eccessiva, lo sguardo innocente. Non si avvicina tanto quanto la madre ma resta appoggiato allo stipite della porta alzando una mano in segno di saluto: << Piacere, io sono Riuky, il papà della mia adorata bambina! >> Detto questo alla ciò il viso dell'uomo verrebbe rivolgo alla Genin scoccandole un bacio da lontano, cosa che le farebbe voltare il viso altrove, cercando di non fissare nessuno, probabilmente i piedi. << Sei il benvenuto, la camera di Yasuiko è pronta per ogni evenienza, anche se quel teppistello ormai non ci dorme praticamente più! Finisce sempre che resti in camera con Shizu quando viene qui. >> Passivo aggressivo? L'atteggiamento è molto rilassato, ma per il Sumi non sarà difficile notare che il padre ha volutamente menzionato il fidanzato della ragazza per chiarirgli di stare al suo posto. << Papà! >> Questo però implica che la ragazzina venga messa a disagio di fronte all'amico, così che arrossisca e quelle labbra sputino quella lamentela. << Che c'è? Non ho detto nulla di falso! Dai Yuki lasciamoli tranquilli, lascia che lo accompagni Shizu. >> Detto questo il biondo non farebbe altro che tornare sui propri passi, in maniera pacata salutando con la mano in maniera pacata: << Fa come se fosse casa tua! Ci fa piacere averti qui con noi! >> Senza nemmeno aspettare una risposta ma rifilandogli un sorriso sincero proseguirebbe nella stanza tornando a fare ciò che aveva interrotto. La madre che aveva lasciato posto al compagno e aveva semplicemente ridacchiato all'uscita di lui volgerebbe le smeraldinee verso le dorate, sfilando il cellulare dalla tasca dei pantaloni morbidi. << Prima che vi lasci in pace devi lasciarmi il tuo numero! Regola numero uno della casa! Se Shizuka porta un amico io devo avere il suo numero, così che ci si possa divertire alle sue spalle! >> Un sorriso molto ampio a trentadue denti si stamperebbe sul viso femminile, sempre in attesa delle azioni altrui.

12:14 Kan:
  [Estemporanea] Indubbia la bellezza della madre Kokketsu, farlo notare è il minimo, un complimento rivolto in maniera fin troppo formale; normalmente le azioni eseguite risultano diverse ma la situazione è del tutto particolare, non può spingersi troppo in là. Trattiene molto dell'estroverso carattere in proprio possesso, mitiga ogni parola scegliendo le più accurate possibili, le meno offensive. In tutta risposta il naso vien sfiorato, il rossore sull'altrui viso risulta assente totalmente, non si può aspettare di meno da una donna la cui esperienza è dieci volte maggiore rispetto al Sumi <Ci posso provare ma non assicuro nulla> sorridendo, avvicinando il volto a quello di Shizuka, parlandole sottovoce facendo in modo che tal verbo possa esser udito unicamente da ella <Tua madre mi piace> giusto, giriamo il coltello nella piaga aumentandole il rossore e nuovamente, il proprio nome udito, il marito richiamato confermando l'ovvio di prima. Shizuka ha parlato di lui nella dimora, un onore, una vittoria eppure la curiosità nell'apprendere la natura di tali parole aumenta di momento in momento <Sono curioso di sapere cosa vi ha detto di me> impossibile trattenerlo, infattibile provare a farlo tacere, adesso è entrato in gioco, deve giocare sfruttando tutte le carte in proprio possesso per raggiungere il traguardo <No no Shizuka, faglielo ripetere ancora> ampliando il sorriso, non il classico, ben più da faccia da schiaffi, prendendola bonariamente in giro pur non dicendo nulla all'effettivo e solo ora il padre mostra la propria presenza fuoriuscendo allo scoperto. Anch'egli si mostra un bell'uomo, in forma esattamente come la moglie, quasi perfetti riuscendo a comprendere maggiormente la bellezza della Kokketsu da dove derivi <Piacere mio Signor Kokketsu> formalità estrema riuscendo ad inquadrare la gelosia altrui in poche e semplici parole, esattamente come le intenzioni. Una frase al cui interno è racchiuso un preciso scopo, metterlo sull'attenti, farlo desistere da ogni possibile intento, apprendendo finalmente il nome del ragazzo, compagno della rossa <Io faccio lo stesso con la ragazza con cui mi sento ma camera sua è l'ultima che tocchiamo solitamente> passivo aggressivo a propria volta, vuole, desidera tenere testa all'uomo cercando di far comprendere di non esser alla presenza solo di un ragazzetto in preda agli ormoni, egli è ben di più, elevato sopra tutti, sopra ogni cosa. Nota il piccolo battibecco tra padre e figlia lasciando permanere un sorriso fin troppo divertito; evita qualsivoglia intromissione nella faccenda <La ringrazio Signore> leggero l'inchino effettuato, in qualche modo ha bisogno di arruffianarselo eppure la informazioni in possesso son irrisorie, difficile comprendere quali punti attaccare per avere la meglio. Solo il tempo può decidere. Yuki interrompe il chiacchiericcio esordendo con una richiesta, strana, inconsueta, inaspettata, non se lo fa ripetere due volte <Oh, e chi sono io per oppormi a tali regole> estraendo il cellulare dalla tasca <Il numero è ***********> ogni cifra al posto giusto <Le lascio anche il mio contatto ninjagram, il divertimento dev'essere a 360 gradi> volgendo l'angelico viso su Shizuka, dorate incastonate nelle sue <Non è vero?>. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

12:50 Shizuka:
  [Casa Kokketsu (estemporanea)] Lui resta formale coi genitori anche se si lascia andare un pochino di più aiutato dall'ambiente più che propositivo nei confronti del giovane. Quelle poche parole rivolte a Shizuka non fanno altro che borbottare la rossa ancora un poco, oltre che a farle gonfiare le guance come un criceto: << Non avevo dubbi a riguardo! >> Sapeva che la madre gli sarebbe piaciuta, anche perchè Yuki ha una buona parlantina e un gran fascino dalla sua. La curiosità del Konohano esplodea tutto tondo, così come il punzecchiare la piccoletta, cosa che non sfugge alla madre, che considera ogni cosa senza però darlo a vedere, in maniera spontanea. All'attacco di Riuky egli risponde in maniera identica, cosa che non stupisce affatto il biondo, che però viene rincuorato dal sentirsi dire che l'albino frequenti qualcun altra. Lo sguardo blu di lui viene lanciato al soffitto e un commento infantile molto meno aggressivo viene lasciato scivolare: << Mamma mia come crescono in fretta questi giovani...temo il giorno in cui mia figlia se ne andrà di casa abbandonandomi! >> Ironico ma senza darlo a vedere, fingendo una disperazione sincera e soarendo così alla vista dopo aver ricevuto quel ringraziamento. Poi è di nuovo la madre a entrare in gioco in maniera molto più stupefacente, adducendo a regole inesistenti sulla carta ma che applica lei di volta in volta. Il numero viene guadagnato così come il contatto ninjagram del Sumi, gli occhi verdi si illuminano felici, come se avesse appena ricevuto un regalo inaspettato. << Tu mi piaci! Avresti dovuto presentarcelo prima Shizu! >> Fra due fuochi la rossa non può far altro che permanere con quelle guanciotte rosse e distogliere lo sguardo in maniera imbronciata. Yuki dunque per tutta risposta si avvicinerebbe alla propria pargoletta, le stringerebbe la testa al petto e le rifilerebbe un bacio sulla testolin, accarezzandole i lunghi capelli. << Dai Shizu non fare l'offesa! Adesso vi lascio in pace promesso. >> Il tono infinitamente più dolce rivolto alla Genin, per poi allontanarsi nuovamente, lasciando spazio ai due. Le smeraldo alla ricerca delle dorate ancora una volta, il tono abbassato in modo da rendere la cosa un poco più privata: << Beh Kan a me ha detto un po' tutto, con Riu si scuce meno! So che te la sei spupazzata in mezzo alla strada ad Ame, so che vi siete incontrati di nuovo a Konoha, so della sfuriata dopo il gelato e so anche di questo. >> Lentamente andrebbe a cercare di raggiungere la mano ove il giovane dal candido crine possiede quel tatuaggio fatto dalla Kokketsu più giovane. << Giusto un consiglio! >> Si interrompe brevemente, lasciando scivolare la mano del ragazzo di nuovo lontana, << E' una testarda. Ma se ti ha portato qui è perchè evidentemente ha deciso che ne vali la pena. Non tradirla mai. >> Non sembra proprio una minaccia, viene esposto come un consiglio, un suggerimento dato a lui per far si che quel rapporto continui nella maniera più corretta possibile. Qualora lui lo avesse concesso all'adulta, ella si sarebbe nuovamente avvicinata in maniera molto affettuosa, infilando una mano delicata fra quei capelli bianchi e spingendo la testa di lui verso il basso, delicatamente ma con decisione allo stesso tempo. Se lui non si fosse opposto minimamente alla cosa, Yuki gli avrebbe rifilato sulla parte più alta del capo un bacio molto dolce, come se lo ritenesse alla stregua di un figlio. Così come si sarebbe avvicinata, altrettanto si sarebbe allontanata lasciandolo libero di muoversi come meglio crede: << Buonanotte ragazzi! Fate i bravi e riposate per bene! >> Non attenderebbe oltre, scivolando in maniera rapida di nuovo in sala, lasciandolo li insieme alla nanetta che dal canto suo ha osservato il tutto e origliato in maniera totale, diventando ancora più rossa sul viso. Qualora lui le avesse rivolto lo sguardo, allora abbastanza scocciata gli avrebbe domandato: << Allora andiamo in camera? >> Con lo sguardo imbronciato e le guanciotte rosse, decisamente a disagio per quella presentazione poco normale!

21:39 Kan:
  [Estemporanea] Spinge un po' di più sull'acceleratore, dopotutto lo ha messo in guardia sulla possibile stranezza genitoriale e ora ne ha la prova, non eclatante però essa risulta presente, abbastanza da poter osare un pelino più del normale, a discapito della piccola Shizuka. Non fa a meno di metterla al corrente dei propri sentimenti nei confronti della figura materna, una donna alla mano, temprata, gioviale, dedita anch'ella al divertimento in prima apparenza, non facilmente impressionabile <Neanche io ma le conferme sono sempre piacevoli> essa lo è e da adesso sa di avere un duplice motivo per andare a trovarla di propria spontanea volontà. Discorso diverso per il padre, una figura gelosa, decisa nel preservare la propria bambina, le frasi, gli sguardi, esempi lampanti di una persone la cui dedizione è verso la famiglia. Sotto certi aspetti può trovarlo interessante eppure essere sfidato apertamente, messo in guardia in quella maniera, non è di suo gusto. Ha detto il vero? Non proprio, la verità può essere modificata a proprio piacimento, adattata a vari punti di vista rendendola legge <Signor Kokketsu> riprendendo la parola, pronto nel dare la stoccata finale ad un uomo le cui parole hanno osato troppo <Quando fin dal tuo primo vagito ti ritrovi orfano, sei costretto a crescere in fretta. Questo mondo non perdona> chiudendo un cerchio perfetto, ergendosi vincitore su tutti i presenti. Impossibile ribattere a tale verità, una condizioni di vita tanto impervia da portare un semplice ragazzo alla rapida crescita, fisica quanto mentale. L'interesse verso una reazione è quanto mai assente, conscio di essersi eretto fin troppo per poter dar peso a simili quisquiglie prive di vero valore. L'animo dell'albino protende senza ombra di dubbio verso Yuki il cui carattere risulta decisamente più affabile, adatto allo spirito del Sumi il cui numero e contatto social è donato in maniera semplicistica, impedendo alla donna di aspettare più del necessario; in un certo senso può definirsi sorpreso, privo di parole, normalmente gli adulti tendono a denigrarlo per la linea di pensiero adottata, troppo libertino eppure quella donna è tutto il contrario, preme per una conoscenza pregressa mai avvenuta <La ringrazio, anche voi mi piacete> ovvia la risposta, sincera, priva di allusioni di qualsivoglia natura. Veloce lo sguardo lanciato alla Kokketsu, dorate smosse sul visetto rigonfio della rospetta, il sorriso viene meno, un pensiero attraversa la mente, più di uno, tutti quanti accomunati. L'intromissione è ridotta al minimo permettendo a Yuki di intromettersi, rispondere alla vecchia domanda da lui posta e la risposta porta il viso ad esser basito; mancina smossa dalla posizione, sollevata, portata alla fronte cominciando una mera operazione di massaggio, incredulo dinanzi a tal verbo, veramente ha detto ogni singola cosa. Nonostante le dorate ricerchino un contatto con la figura genitoriale, non può far a meno di notare il tatuaggio da ella indicato, accompagnato da una frase esemplare, simbolo dell'esser genitore. Labbra totalmente serrata, sorriso assente, respiro pesante, cuore in totale fermento mentre le viscere tornano ad incrociarsi, un dolore straziante, proveniente dallo stomaco, lo travolge con potenza inaudita concludendo con il bacio della donna sul proprio capo. Improvviso gesto, il più inaspettato tra tutti <Sign-> schiarisce la voce <Yuki> informale adesso, ne sente il bisogno, pretende di esserlo <Morirei per Shizuka, questa è l'unica verità> tono vocale abbassato eppur abbastanza alto da permettere alla donna quanto a Shizuka di udire il tutto. Non può tradirla ne lo desidera. Inghiotte attendendo l'allontanamento, annuendo al dire altrui mentre viene lasciato da solo insieme alla Kokketsu le cui parole seccate emergono <Si> null'altro vien aggiunto, dorate rivolte al legno del pavimento, silenzioso, stranamente silenzioso. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

22:11 Shizuka:
  [Villa Kokketsu - Camera degli ospiti (Estemporanea)] Il fatto che lui sia orfano tocca Riuky in maniera totale, sebbene sembri solo un padre geloso e protettivo in realtà nasconde una sensibilità non indifferente, ma non è il caso di lasciare che quel ragazzino se ne avveda, non ora per lo meno. E' Yuki in fondo quella che agisce in prima linea, sia a casa che in missione quindi non si scompone minimamente di fronte al Sumi guadagnando la sala. Il ragazzo albino effettivamente forse troppo sicuro di aver dato uno smacco al genitore di sesso maschile non ha alzato a sufficienza le barricate contro quello di sesso femminile. Quelle parole dette a ricambiare il piacere di un nuovo incontro sono le ultime che riesce a pronunciare per qualche minuto. Non si aspettava che Shizuka avesse spiattellato tutto alla madre, qualsiasi cosa, ogni gesto di lui, ogni litigata ed esagerazione di lei nei confronti dell'altro. Solo ora evidentemente si rende conto di quanto quella donna rossa poco più alta dell'amica abbia un vantaggio su di lui, quanto quelle maschere che adora utilizzare con lei servano a poco. L'adulta non viene fermata, forse una delle poche figure al mondo che decide di trattarla come quello che è, un ragazzo che ne ha passate tante, forse troppe per avere solo diciotto anni. Quel bacio dato sulla testa lo risveglia in qualche modo da uno shock che non pensava di dover affrontare. Le parole escono tuttavia a fatica, non sono urlate ma dette con un tono basso anche se udibile dalle due presenti senza alcun problema. Le reazioni sono diverse, la giovane istantaneamente diviene paonazza,le mani si portano davanti alle labbra a nascondere quello stupore e quella vergogna sul viso infantile. Di contro la madre sorride, un sorriso dolcissimo, pieno di affetto e comprensione. Prima di congedarsi quindi gli passerebbe una mano fra i capelli, accarezzandogli maternamente il viso con la destra: << Questo non devi farlo Kan, non te lo perdonerebbe mai. >> Un sussurro, udibile anche dall'altra che senza rifletterci annuirebbe appena con la testa. << Puoi venire qui quando vuoi. E chiamami pure Yuki, con Signora Kokketsu mi fai sentire troppo vecchia. >> Si congeda dunque, lasciando che quello scambio di intenzioni finisca, abbandonando i due ragazzi a se stessi, a quell'imbarazzo notevole che è stato creato dalla più alta delle rosse. Lui non guarda l'amica che a questo punto con tono meno seccato del previsto lo invita a proseguire verso la camera. Tuttavia una volta accettato sarebbe lei a rompere le distanze create di nuovo, prendendolo per mano e trascinandoselo in corridoio per raggiungere la camera degli ospiti. Passerebbero un paio di stanze sempre una per lato e dopo una piccola curva arriverebbero ad un altro corridoio con in fondo una porta, altre due sui due lati. La rossa andrebbe ad aprire con sicurezza quella che da sulla sinistra, accendendo la luce appena entrati e mostrando una camera da letto ordinata, piena di poster di chitarristi famosi e qualche spartito abbandonato sulla scrivania. Un grande armadio in legno su di una parete, un letto a una piazza e mezza con le lenzuola blu. Se lui si fosse fatto trascinare senza dire nulla, la ragazzina lo avrebbe fatto muovere dentro la stanza per poi chiudere la porta alle spalle di lui, lasciando solo in quel momento l'arto maschile. Una volta compiuta questa operazione andrebbe a sospirare rumorosamente, andando a fissare lei stessa il pavimento prima di boffonchiare qualcosa: << Mi dispiace Kan. Io te lo avevo detto che i miei sono un po' particolari. Stai bene? >> E' colpa sua in fondo. Forse avrebbe dovuto avvisarlo che la madre era a conoscenza di tutto quanto successo, forse non avrebbe invece dovuto parlare tanto di lui a qualcuno. Ma ormai è troppo tardi e la situazione è decisamente più imbarazzante del previsto.

22:36 Kan:
  [Estemporanea] L'ingenuità di Shizuka da qualcosa deriva e adesso comprende effettivamente la natura di tal comportamento eppure, da parte di Yuki, non è presente in tal modo bensì il verbo è pensato alla perfezione. Ogni singola parola è detta con uno scopo ben preciso e ne bastano poche per rompere le difese del Sumi toccando un punto ancora scoperto, dolorante, non compreso. Quel dolore continuo non viene decifrato nemmeno questo volta, difficile ricondurlo a qualcosa di concreto ma ella, in qualche modo, riesce a vederlo, toccarlo, girare maggiormente il coltello nella piaga rendendolo insopportabile portandolo a una risposta dettata dal puro istinto. Non è presente menzogna, una verità emersa in modo incondizionato, una rassicurazione estrema, forse troppo ma i limiti non esistono, non ne pone e se deve tradirla, allora preferisce morire, se deve difenderla è fino a morte certa impedendo a chiunque di avvicinarsi alla figura della Kokketsu. Le domande assalgono la mente, troppe, un numero indefinito di esse prende il sopravvento, un lento ma inesorabile cambiamento interiore comincia ad avvenire; si sta perdendo, quel comportamento, quel modo di fare, quella testa, tutto viene meno stando in compagnia di una ragazzina in principio denigrata, etichettata come mera bambina appena approcciatasi alla vita eppure adesso è coinvolto in quella stessa esistenza in maniera inesorabile. Il destino possiede un senso dell'umorismo unico, pregno di sadismo, percependo il divertimento espandersi al di sopra delle proprie spalle, bullizzato dal mondo intero. Non denota la reazione di Shizuka, a questo punto sollevare il viso, cambiare punto d'interesse risulta estremamente complicato persino per uno come l'albino <Sono disposto a rinunciare al perdono se ciò vuol dire proteggerla> mettendo, si spera, fine a quel tipo di conversazione, non imbarazzante bensì complicata da affrontare. E' vuoto, non prova nulla, non sente alcun sentimento, perciò cosa sono quei dolori? Cosa sta accadendo al corpo? E alla mente? Parla istintivamente oramai, guidato da una figura invisibile la quale riesce nel compito di prendere possesso delle facoltà mentali e fisiche <Se vi avessi incontrate per strade, ti avrei scambiato per sua sorella> vecchia? No, non lo è, troppo giovanile d'aspetto, di testa, impossibile scambiarla per una madre, persino un occhio attento trova difficile vederla come tale. Annuisce solamente una volta rimasto solo con la genin la cui mano s'intreccia con la propria lasciandosi tirare, portare nella camera degli ospiti non opponendo alcun tipo di resistenza, permanendo nel più oscuro dei silenzi fino all'arrivo nella stanza prefissata. Porta aperta, soglia oltrepassata, dorate sollevate guardandosi intorno con una prima, vera reazione allargando gli occhi, stupefatto, a tratti spaesato dalla visione dei poster <Deve piacerti davvero tanto la musica> una fissa di cui non comprende la natura, una passione a lui sconosciuta eppure non si sofferma troppo su tal elemento una volta messo fine al contatto tra gli arti e la porta richiusa. Sospiro inevitabile al quesito posto, sta bene? Tanto semplice da chiedere quanto difficile la risposta. Dona le spalle, apposita scelta evitando di guardarla, di incrociare lo sguardo <Sei davvero sicura?> cominciando un piccolo quanto lungo discorso <Vuoi davvero che faccia parte della tua vita?> volto innalzato, scruta i poster <Hai una famiglia perfetta, due genitori che ti vogliono bene e sei una ragazza straordinaria> schiarendo le corde vocali, cacciando qualsiasi tipo di impedimento <Io invece sono tutto l'opposto, non ho nessuno, sono il cosiddetto cattivo ragazzo> leggero l'ironico sorriso manifesto sul volto <Potrei avere una cattiva influenza su di te e non è quello che desidero> le parole di Yuki, seppur poche, sortiscono il loro effetto. Deve proteggerla non solo dagli altri, anche da se stesso, dall'influenza possibile su di lei. Per la prima volta, il pensiero è esente dall'egoismo manifestando qualcosa di estremamente nuovo per il sumi, inconsueto. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

22:58 Shizuka:
  [Villa Kokketsu - Camera degli ospiti (Estemporanea)] Lui risponde ancora, sempre con decisione senza il minimo dubbio, e il tutto viene letto e immagazzinato da Yuki che una volta raggiunto il marito si abbandonerebbe fra le di lui braccia, stringendogli le proprie attorno al collo. Probabilmente gli avrebbe rivelato le scoperte fatte in quei pochi minuti, oltre al fatto di non doversi preoccupare troppo per un ragazzino veramente affezionato alla figlia. Ma la scena non è dei genitori bensì dei ragazzi che si ritrovano in camera, dove il primo a parlare è il Sumi, commentando quella passione che non è di Shizuka, bensì di Yasuhiko. Non commenta, è più preoccupata per quanto lo abbia visto perso, per quelle parole dette con una sincerità disarmante che la hanno colpita profondamente e convinta ancor di più di quanto ne valga la pena. Il ragazzo dal bianco crine non risponde alla domanda banale di lei, ma pone a sua volta domande, parlando senza darle tempo di rispondere, rivolgendole le spalle senza fronteggiarla. Quelle parole non la lusingano più di tanto ma la fanno arrabbiare, tanto da mettere in moto quel corpicino che grazie a quell'altezza ridotta dovrebbe facilmente girare attorno a quello del Sumi, parandoglisi davanti, sotto di lui, vicina abbastanza da poter trovare quegli occhi dorati, ovunque essi siano puntati. << Sono io che mangio la foresta nera, non lei che mangia me. >> Avrebbe potuto dire qualsiasi altra cosa, ma ha deciso di fare riferimento a quel dolce al quale lo ha associato, come se ciò avesse senso. Come se ciò potesse risollevare il morale altrui. << Non sono una che si fa trascinare dalla corrente, prendo le decisioni con la mia testa sempre e comunque. Tu fai solo finta di essere un cattivo ragazzo. >> La mano destra si muoverebbe in direzione della punta del naso di lui, a imitare perfettamente quel tocco leggero eseguito dalla madre pochi minuti prima. << Se la mia vita pensi sia molto meglio della tua, perhè non vuoi farne parte? Puoi stare con me tutto il tempo che vuoi. >> Non sa quanto quelle parole possano colpire, non sa quanto lui abbia bisogno di sentirsi rassicurato. << E poi mi avevi promesso che avresti curato le mie ferite, che saremmo stati una squadra! Non puoi rimangiartelo ora! >> Il tono è molto più infantile ora, ma non si allontana, resta li, abbastanza vicina da essere presa, abbastanza lontana da essere evitata qualroa lui lo desiderasse.

23:25 Kan:
  [Estemporanea] Incredibile l'effetto di poche parole sulla psiche umana, impensabile una cosa simile eppure risulta appena accaduta dinanzi ai propri occhi. Il silenzio, unica consolazione, metodo per pensare, riflettere un minimo evitando di rispondere alla domanda, non banale, quesito posto nel momento più opportuno, intento nel riflettere su come agire, come muoversi, il da farsi per rendere la serata non sprecata. Pensa davvero di allontanarsi da lei se ciò vuol dire garantire la protezione della Kokketsu, mettere fine a quel rapporto appena nato, forgiato dalle litigate ed esploso grazie ad un tatuaggio improvvisato, ben accetto, capace di creare qualcosa di concreto. La destrorsa è smossa dalla posizione, indice e medio afferrano la bacchetta degli occhiali distogliendola, sollevandola dall'orecchio, togliendo l'oggetto dal viso per richiuderlo su se stesso. Esso è poggiato sul letto liberando la vista da tal impedimento, osservando i poster in risoluzione lievemente più bassa ma necessario, ottenendo quel qualcosa di mancato. Spalle rivolte su Shizuka, una posizione non destinata nel perdurare nel tempo, pochi gli attimi trascorsi ritrovandosela dinanzi a se, seccata, forse arrabbiata più del previsto. Dorate smosse, incastonate nelle azzurre altrui, fissano il visetto della ragazzina <Ehm...> rimembra il dolce a cui viene paragonato eppure il mangiare è qualcosa di difficile da accostare, ardua la comprensione del verbo preposto e cosa fare dunque? Buttarla in caciara nella mera speranza di ottenere una semplice risposta <...stai dicendo che ti piaccio e vuoi mangiarmi?> si, ha decisamente fatto un salto della quaglia portando sul piatto qualcosa di estremamente lontano dalla realtà dei fatti. In una maniera o nell'altra deve riprendere il controllo della situazione impedendo a chiunque di sovrastarlo, ergendosi anche con amici, con chi può avere a cuore <Faccio finta? Se passassi 24 ore nel mio mondo non lo diresti> consapevole di poterla irretire, far cambiare in un solo giorno portando all'estremo ogni sensazione, azione e divertimento. La vita del Sumi non è delle migliori, sicuramente non salutare, pregna di eccessi, di divertimenti, priva dei limiti imposti dalla società, esattamente il desiderio del genin e poi una frase di strana fattura, una proposta inaspettata, l'ennesima della serata. Cerca di tagliare le distanze dai due visi, avvicinare il proprio all'altrui, con labbra rivolte verso l'apparato uditivo <Tutto il tempo che voglio? Potrei anche decidere di passare con te il resto della vita> leggero il sussurro all'orecchio, tono vocale basso, caldo, mera allusione portata avanti da un leggero sorriso prima di indietreggiare il capo <E poi non ho detto che la tua vita è migliore, solo provo un po' d'invidia> semplice e pura verità, ella possiede tutto ciò che lui non è mai riuscito ad avere in diciotto anni di vita. Destrorsa ancora una volta tirata su, sempre il viso della Kokketsu tenta di toccare, di adagiare il palmo sulla guancia <E così è, non mi rimangio nulla. Curerò le tue ferite, ti proteggerò dalle ferite. Sono e sarò il tuo scudo> affermando nuovamente le intenzioni da lui preposte. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

23:54 Shizuka:
  [Villa Kokketsu - Camera degli ospiti (Estemporanea)] Le blu vengono rivolte al cielo quando lui non comprende il paragone con la torta, si allontana forse volutamente da lei, cerca di ritrovare la superiorità in una conversazione che può vincere contro la piccola Kokketsu. Cerca di spaventarla di spingerla via ma al contempo si avvicina, le sfiora le orecchie con quelle parole sussurrate alle quali risponde allo stesso modo ma in maniera forse meno poetica, più stringata: << Non mi dispiacerebbe come decisione. >> Si riferisce ovviamente a quel resto della vita che lui ha considerato, che ha sfiorato con le dita. La mano di lui le sfiora il viso, vi si poggia ma quel volto dolce si gonfia sulel guance dopo le parole di lui, lo sguardo indispettito gli viene rivolto: << Non erano questi i piani Kan! Ero io quella che ti avrebbe fatto da scudo, perchè tu sei quello della retroguardia! >> Si lamenta di qualcosa che doveva essere una dichiarazione di assoluto affetto. Ma lei è molto più concentrata sull'amico che non su se stessa e su quelle rivelazioni che lui le fornisce. Lo sguardo viene distolto dalle dorate altrui per qualche istante, senza quegli occhiali sul viso è come se lui si stesse rimettendo la maschera, come se cercasse di scappare di nuovo. << Portamici. >> La parola esce sussurrata quasi incomprensibile, più un pensiero non formato scappato fuori dalle labbra delicate altrui. << Fammi stare nel tuo mondo per 24 ore. Fammi vedere tutto quello che sei e sii pronto a curarmi se dovessi farmi male. Ma portami a vedere tutto quello che sei, dalla dolce amarena al cacao amaro. >> Fa ancora riferimento a quella torta, ancora lo accomuna a un dolce che lui non ritiene di essere probabilmente. << Ho detto tutto a mamma perchè lei sa sempre tutto di me. E tu mi hai fatto arrabbiare così tante volte che dovevo lamentarmi con qualcuno. Però le ho anche detto di quanto sai essere dolce quando vuoi. >> Lo sguardo blu si scosta più in basso sul petto dell'altro, fissandosi su quella scoollatura a V. Poi con quasi alcun preavviso le cobalto si scostano a fronteggiare le dorate, le braccia si scosterebbero per abbracciare il Sumi, un braccio per lato del collo, a stringere con forza quel corpo esile. << Io sono più che certa di volerti nella mia vita. Non fare domande stupide. >> Non lo lascia, resterebbe appesa al collo esile di lui, forse infastidendolo un poco con quelle cuffie blu rimaste appese al collo femminile per tutto il tempo.

00:19 Kan:
  [Estemporanea] Sa bene di non aver compreso nulla, anzi, lo ha fatto a posta e le intenzioni vengon colte subito, in pochissimi attimi. Non se ne lamenta ovviamente, il risultato spero, però, non sovviene ritrovandosela più vicina e con una risposta inaspettata. Quel sussurro portato all'orecchio ha un po' di ironia, di allusioni, qualcosa per destabilizzarla eppure non accade, bensì si ritrova spiazzato, un battito del muscolo cardiaco decade inevitabilmente, come reagire? Cosa dire? Le percepisce, le strane sensazioni, il dolore viscerale allo stomaco, il cuore rallentato. E' sicuro, non ha compreso l'allusione, una risposta del genere è dettata dall'istinto, non dalla comprensione altrimenti il piano avrebbe funzionato perfettamente senza sbagliare alcun tipo di mossa. Nuovamente si ritrova nella scomoda posizione in cui non è in grado di fornire risposte adeguate. Deve ritrovare la calma, la serenità, sospira, respira <Per il resto della vita?> ripete nuovamente quello sprazzo di frase nel blando tentativo di comprendere la reale posizione altrui ed ecco dove la bambina fuoriesce, guance gonfie, indispettita dal verbo pronunziato <Ho anche detto che non avrei permesso a nessuno di ferirti, o sbaglio? Questo cosa vuol dire?> fare da scudo ma con più parole, più verbi adeguati nell'elargire un concetto semplice quanto decisivo. Occhiali tolti di mezzo, privato di un elemento caro alla Kokketsu ma essi sono un personale limite, ha bisogno di liberarsi di ogni singolo impedimento per tornare come prima, ritrovare le forze necessarie ad agire nel miglior modo fino al momento in cui ella prende la propria decisione. Una proposta lanciata in maniera innocente, non desideroso di farla stare in quel mondo, troppo oltre il limite eppure eccola, la richiesta di farne parte. Dorate abbassate, non può tirare indietro nulla, il danno è oramai fatto, può solo cercare una soluzione per ridurlo <D'accordo, ti farò vedere il mio mondo ma non preoccuparti, non ti farai male> un'assicurazione, una promessa <Se vuoi entrarci, sappi che prima a tuo padre ho mentito. Non mi sento con nessuna, il mio riferimento era per una ballerina dell'Ochaya con cui ho qualche incontro particolare di tanto in tanto> vuole entrare? Ecco la prima verità. Arcata dentale totalmente in mostra nell'ammettere di avere incontri con una donna ben più grande di lui il cui lavoro può essere al centro di mille discussioni. La donna è parte integrante di tale vita, giusto mettere al corrente la Kokketsu <Sai, a volte, i genitori, non devono sapere proprio tutto tutto eh. Il nostro primo incontro soprattutto...> lo ricorda, troppo strano per non essere nominato, vero motivo di imbarazzo, forse da parte di entrambi. Preso alla sprovvista, pochi attimi, le braccia di Shizuka ne avvolgono il collo, un abbraccio inaspettato, labbra schiuse, sorpreso dal gesto, quanto dalla frase. Lento il moto dei superiori arti nell'avvolgerle la vita, stringerla contro di se chinando il capo tra viso e spalla percependo quel mare di emozioni da sempre rifiutati, mandati al bando, rigettati negli angoli più oscuri dell'anima. La stretta è più ferrea, forse un gesto per esprimere un semplice desiderio: non lasciarla andare, impedire a chiunque di portargliela vita, tenerla con se, per sempre.

10:46 Shizuka:
  [Villa Kokketsu - Camera degli ospiti (Estemporanea)] L'innocenza assoluta della rossa, forse è questo il tratto più disarmante per il Sumi. Risposte che vengono date con semplicità, senza secondi fini, senza interpretazioni da dare, ogni cosa che esce da quelle labbra è diretto, voluto e pensato così come lui deve poi leggerlo. Difficile credere che tale innocenza possa persistere nel mondo ma a quanto pare lui ne ha trovata un poco e gelosamente vorrebbe mantenerla intatta. L'egoismo però di cui si è ricoperto durante gli anni minano questo proposito, arrecano danno, cercano di distruggere quello che tanto vorrebbero mantenere intonso. Sostanzialmente una guerra passiva non voluta ne desiderata, fra chi tra i due avrà i principi e gli ideali più solidi, chi fra i due non soccomberà all'altro. << E' così difficile per te immaginare che due amici possano restare tali per il resto della vita? >> Il tono è deciso, quasi scocciato. Non vuole arrabbiarsi con lui ma le sembra proprio una domanda stupida, sintomo di insicurezza e di fragilità del quale l'amico è pieno, ma che tende a nascondere. Il Sumi accetta di farla entrare nel proprio mondo, in quella parte strana che lei non ha mai visto, promettendole protezione di nuovo. Ma la rossa non parla, ascolta quelle frasi e poi decide di agire, rompendo quella distanza che a turno hanno cercato di creare fra loro ma che passo dopo passo si sta sgretolando, distruggendo più di una maschera di Kan. Il gesto deciso di lei ne rompe un'altra, lentamente lui si scioglie, le braccia si allungano sull'esile corpo femminile, il capo si abbandona fra viso e spalla, facendo si che le cuffie blu che si porta sempre dietro scivolino dal corpo di lei, cadendo sul pavimento. Il volto del bianco giovane si ritrova in parte immerso in quella chioma rossa, può percepire il calore della ragazzina, il profumo di quei capelli e di quella pelle pallida; e gli arti superiori si stringono sempre di più, senza voler ferire ma decisi a non lasciarla scappare, a tenersela vicina. In quella posizione l'orecchio di lui è inevitabilmente molto vicino alle labbra della Kokketsu che con estrema dolcezza inizierebbe a sussurrare qualcosa: << Non sono preoccupata di nulla se ci sei tu con me. E i genitori non devono sapere proprio tutto, solo le cose importanti. >> Non lo lascia a sua volta, le braccia strette a quel collo e una delle mani che lentamente andrebbe ad infilarsi fra quei capelli spettinati, accarezzandoli teneramente. << Guarda che nessuno ha creduto per un solo istante che frequentassi una ragazza seriamente. Tu mi sottovaluti troppo Kan. >> Si interrompe un poco, giusto il tempo di rifilargli un bacio appena accennato sul lato della testa, la parte più raggiungibile del suo corpo senza interrompere quel contatto. << Il fatto che io non frequenti una parte del mondo, non significa che io non sia a conoscenza della sua esistenza. Siamo solo diversi. Io preferisco donare tutta me stessa solo a una persona estremamente speciale, tu dal mio punto di vista, svaluti incredibilmente il tuo corpo e quanto vali. Lasciando che tutti possano prenderne un pezzo. >> Non ha smesso un solo secondo di accarezzare quella chioma, ne di coccolarlo con quel tono delicato, la presa femminile non si è allentata minimamente inoltre, imitando forse quella altrui.

11:11 Kan:
 L'innocenza di lei, l'ingenuità sono tratti disarmanti per chi li ha persi in tenera età non lasciando altro che una serie infinita di libertà al proprio corpo, alla propria anima. Un'anima ora a pezzi, continuamente in contrasto tra il desiderio di essere se stessa fino in fondo, abbandonando i legami instaurati fino a tal momento, e tra la necessità di riempire un vuoto sempre più grande, pregno di emozioni contrastanti. Il peso dei legami è simile alla montagna dei volti degli Hokage, pesante, incombente, infattibile da reggere per un comune essere umano, troppo portando alla luce tutto quanto. Uno scoppio, un boato riecheggia nel corpo, le viscere contratte, il dolore continuo allo stomaco, tutto quanto ora ottiene un nome permettendo, solo per questa sera, ai sentimenti di farsi strada, forse consciamente, desiderando provare per un solo attimo cosa cosa vuol dire la parola normalità agli occhi di chi ha sempre rifiutato tutto il mondo comune <Per me è difficile immaginare tutto, io vedo...tutto buio> nato da solo, cresciuto da due persone la cui vita in principio è segnata, ora scomparse nell'etere insieme alla migliore amica. Sprofondato in un coma duraturo da cui ancora non sembra esser uscito, un'esistenza, fino a tal momento, cosparsi di brutti momenti, pessime sensazioni, sfogata solamente dal divertimento imposto per esigenza, privandosi dei limiti della società, rendendosi libero di fare ed esser continuamente il bastian contrario del mondo. L'abbraccio silenzioso, significativo, sancisce nuovamente il legame accrescendo i sentimenti, rifiutandoli eppure, in fondo a se, accettandoli, dando loro un nominativo adatto alla situazione. Felicità, benessere, tenerezza, amore, tutti insieme desiderano emergere, mostrarsi. La continua oppressione di essi è principale causa del malessere dell'albino, rinchiusi, non liberi, simbolo primario dell'ipocrisia del genin. Presa ancor più salda, evitando il possibile distaccato, tenerla solamente per se, nessun altro può averla, neanche colui spacciato per parte importante di se, un ragazzino la cui vita non è un millesimo di quella del Sumi. Frasi sussurrate, il muscolo cardiaco perde l'ennesimo battito, groppo in gola nel formarsi, voce roca, strozzata <Tu, sei importante, per me, molto importante> caldo il tono vocale, sussurrato mentre la bianca chioma è scompigliata ulteriormente, leggera la carezza fornita e la menzogna distrutta in pochi, semplici termini <Forse all'inizio ma ora non più, Shizuka, non ti sottovaluto>. Immobile, sorpreso dal bacio da ella portato avanti, dal primo incontro esso rappresenta il primo; difficile comprendere una reazione, arduo comprendere cosa poter dire, il significato. Preferisce tacere, permettere all'altra di parlare, continuare il discorso con la destrorsa il cui moto comincia con l'accarezzare della rossa chioma in di lei possesso avvicinando le labbra all'apparato uditivo. Corpo ben più caldo, battito cardiaco accelerato <Sei l'unica persona speciale nella mia vita, l'unica che è stata in grado di guardarmi dentro, di farmi abbassare le difese, l'unica per cui vale la pena combattere> deglutendo, ingerendo grumi di saliva, liberando se stesso di qualunque impedimento <Il mio corpo, la mia anima, da oggi, sono tuoi, Shizuka> labbra portate all'indietro cercando di lasciarle un piccolo, tenero bacio sulla guancia, leggero, uno sfiorarle l'epidermide. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

11:41 Shizuka:
  [Villa Kokketsu - Camera degli ospiti (Estemporanea)] Non riesce ad immaginare? Eppure per lei è una cosa tanto semplice da fare, dovrà insegnargli quealche trucco, vedere il mondo con dei colori invece che solamente in bianco e nero, ma non commenta, lascia che sia il silenzio, il contatto a parlare per loro. Lui sembra sempre più spezzato sotto quelle braccia, vicino a quella testolina rossa tanto simile a quella vecchia amica che si lo ha sempre tenuto a bada ma forse non lo ha mai addestrato a dovere. Per lui le cose importanti, come per chiunque altro invero, sono poche ma la piccola Kokketsu pare essere annoverata in tale elenco. Sottovalutata all'inizio, ora lentamente si è fatta strada fra le crepe di quel cuore spezzato, ampliandole si ma riuscendo anche ad entrare, trovarne la parte migliore e portandola alla luce, causando ovviamente sofferenza al passaggio ma in prospettiva di un domani migliore. Lei non lascia lui, e lui non molla lei, anzi si allunga ad accarezzarle la testa, imitando i gesti dolci della Genin che volevano essere volti a rincuorarlo. Poi quei sussurri la fanno arrossire, ma forse in maniera più lieve del solito, è meno imbarazzo e più piacere di aver raggiunto tanto in profondità quel ragazzino che le era saltato addosso chiedendo aiuto a modo suo. E in fondo quella dichiarazione, che forse mantiene il rossore un po' meno esteso. I cricetini nella testa femminile si muovono rapidamente andando a snocciolare il significato di quelle parole. Lui vuole dare tutto ciò che è a lei, ma questo potrebbe di gran lunga limitare la di lui felicità, in quanto regola fondamentale di vita è vivere per se stessi e poi per gli altri. Ma forse non è il caso di fargli una ramanzina a riguardo in quel momento. Si alza sulle punte, lo stringe più forte, il massimo di cui quelle braccia le consentono: << Bakan.... >> Il tono è velato di ironia ma prevalentemente di profondo affetto, che non può far altro che percepire in ogni singola lettera di quel soprannome creato per prenderlo in giro, ora utilizzato quasi come vezzeggiativo. << Non sono la persona migliore a cui donare certe cose ma farò del mio meglio per prendermene cura. >> E' un po' cieca da questo punto di vista. Anche con l'attuale ragazzo ha fatto fatica a interpretare i segnali di interesse da parte di lui, lanciati ovunque. Non ha capito completamente cosa l'altro ha cercato di dirle o quanto meno è un dono che non può assolutamente accettare, poichè non sarebbe in grado di restituire altrettanto. Ma non può lasciarlo da solo, non può lasciare che qualcun altro si occupi di lui, perchè non c'è nessuno. L'unica ad aver raggiunto una conoscenza del Sumi tale, da poterlo salvare, altri non è che la nanetta che lo stringe. << Prometto che questo non lo dirò completamente alla mamma. >> Lascia che le braccia lo stringano meno forte, ritorna coi piedi per terra e andrebbe alla ricerca degli occhi di lui, per vedere la reazione a quel tono ironico messo lì per stemperare una situazione che pare metterlo in difficoltà. Qualora fosse riuscita a stabilire un contatto visivo con lui le guance sarebbero arrossite nuovamente, ma non per la vista ma per quanto la mente ha appena elaborato: << Senti...>> Si interrompe, interromperebbe il contatto per qualche istante per poi tornarci, specchiarsi in quel mare dorato. << Non mi sembra il caso che tu dorma da solo... >> Ok il viso diventa sempre più rosso, non riesce a dirlo in maniera semplice, in fondo non ha mai dormito con nessuno che non fosse un parente, o il ragazzo. << Papà si arrabierà di sicuro ma come faccio a lasciarti da solo in una camera che manco conosci? >> Il tono si alza, l'imbarazzo è palese, così come però lo è l'intenzione, sempre innocente di non far si che passi la notte da solo a rimuginare e arrovellarsi. Se lei è vicina potrà svegliarla in qualsiasi momento, potrà stringerle la mano se necessario o potrà semplicemente guardarla per assicurarsi che non sparisca, che non si tramuti in quel nero che vede sempre.

12:10 Kan:
  [Estemporanea] Mostrare la parte più profonda di se non è facile, lo sta facendo con lei, ci sta provando ad essere diverso in qualche modo, comportarsi diversamente ma non sempre ottiene l'effetto sperato. Questa volta, però, parla liberamente, offre se stesso alla Kokketsu, disinteressato se sia in grado di comprendere o meno, neanche lui sa bene cosa stia accadendo dentro di se eppure percepisce il bisogno di liberarsi, strappare quelle catene per sentire il proprio corpo più leggero. Per un solo attimo necessita della fine di tale oppressione interiore garantendosi una totale libertà, sente il primario bisogno di non aver davvero più limiti. Ricambiare tale verbo è al quanto impossibile attualmente, consapevole di esser secondario nella di lei vita eppure, allo stesso tempo, brama di averla tutta per se, non condividerla con nessun altro, forse neanche con i genitori di lei la cui fortuna è vivere sotto lo stesso tetto. Una soluzione a tal problema va trovata, la risposta a un quesito talmente difficile da esser insostenibile persino per il geniale intelletto dell'albino, sempre pregno di risposte, di parole dette al giusto momento. Leggero il sospiro portato all'esterno, le dorate notano il lieve rossore sul volto di lei, meno accentuato del previsto, meglio così, non può sostenere fisicamente una discussione ma al sentire il soprannome il leggero sorriso avvolge il viso, oramai non risulta più un mero insulto quanto un vezzeggiativo affettuoso, privo di cattiveria, forse non lo è neanche mai stato veramente in principio <Beh rospetta, le darei a me stesso ma sono già mie, perciò, resti solo tu> stemperando a sua volta il momento, allontanando il sospetto, permettendo a quel carattere di riemergere. La consapevolezza di poter rovinare l'attimo gli consente di osare, di portare il comportamento al suo solito. In cuor suo desidera un finale diverso, nel profondo, nell'oscurità s'avvede di un risvolto totalmente opposto, un sogno irrealizzabile per adesso e non crede per un solo attimo al detto della speranza ultima a morire, essa muore sempre prima o poi. Sperare, in fondo, è solo per deboli, per creduloni <Di questo passo finirò per non riuscire più a guardarla negli occhi> lasciando emergere una leggera risata, ironica, goliardica, divertita, simbolo di tensione spezzata completamente eppure ci pensa la piccola Shizuka nel riportare tutto esattamente come prima. L'abbraccio è allentato, la distanza appena ripresa, dorate e azzurre incrociate, incastonate l'una nell'altra con l'altrui rossore in procinto di divenire sempre più presente, marcato avvolgendone l'intero viso; esso è il preludio a una proposta non imbarazzante, bensì apprezzata. Labbra schiuse, intente nell'affermare la propria volontà, arrestato solamente da un singolo fattore <Hai la capacità intrinseca di mettermi in difficoltà, lo sai rospetta?> risata nuovamente emersa, più soffusa, meno accentuata <Vorrei poter accettare, vorrei poter passare la notte con te, abbracciarti ma...> non crede al proprio pensiero, alle parole in procinto di emergere <...starò bene. Non voglio far arrabbiare nessuno e non voglio...metterti in difficoltà con il tuo amico> ancora non riesce a definirlo per ciò che è realmente nella vita di Shizuka <Se vuoi andare a letto, fai pure, io me la caverò e...> guardandosi intorno, fissando i vari poster di musicisti e band <...cercherò di non avere gli incubi per tutti questi> indicandoli uno ad uno, troppi per i gusti, pessimi per poter dormire serenamente. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

12:57 Shizuka:
  [Villa Kokketsu - Camera degli ospiti -> Camera di Shizuka (Estemporanea)] La tensione viene allentata leggermente, tanto da sentire una risata divertita da parte del Sumi. Evidentemente un poco di respiro gli serviva, ma non fa in tempo a tornare tranquillo che la proposta indecente viene snocciolata, andando di nuovo a intaccare quel precario equilibrio. L'indecisione di lei è sintomo si di imbarazzo ma anche di insicurezza riguardo a quanto lui desideri fare. Con tutta la fatica che lei ci ha messo per domandare certamente non si aspettava una risposta del genere. Lo sguardo femminile si fa dubbioso, come se un gigantesco punto interrogativo le fosse comparso innanzi: << In difficoltà? >> Le risate sfuggono dalle labbra maschili in maniera più delicata e soffusa, non esagerata, come se ormai si fosse arreso all'evidenza di quanto quella figurina abbia il potere di sconvolgerlo. Però continua, gli piacerebbe stare con lei, averla accanto, abbracciarla, ma non vuole tirare dei fili delicati che potrebbero spezzarsi. Non vuole innervosire Riuky, non vuole che lei abbia problemi a spiegare la situazione a Yasuhiko. Rifiuta quell'invito perciò i cricetini si rimettono in moto, cercando la soluzione più adatta che viene suggerita dal Genin stesso senza saperlo. Quando egli fa riferimento ai poster gli occhi blu si illuminano di consapevolezza e le labbra si muovono automaticamente: << Giusto! Sei un genio Kan, possiamo fare in modo che Riuky non si arrabbi! Vieni con me! >> Non attenderebbe affatto una risposta, così come precedentemente fatto la mano di lei andrebbe a intrecciarsi a quella di lu, trascinandolo con se di nuovo in corridoio e poi nella porta esattamente di fronte a quella da cui usciranno. Se non si opponesse a quel gesto verrebbe quindi introdotto in una stanza del tutto differente, muri bianchi ad eccezione di quello che da sulla grande finestra che è di un color blu notte, costellato da puntini bianchi e rami neri che si ergono verso un finto cielo notturno. Un enorme armadio copre un'intera parete mentre al centro troneggia un letto a una piazza e mezza, rifatto elegantemente con delle lenzuola bianche e violette. Su una lato una scrivania incasinata, piena di fogli con illustrazioni a metà, disegni incompiuti e spartiti. Un basso appoggiato ad un angolo fa la sua comparsa, sulla sedia antistante la scrivania sono appoggiati dei pantaloni e una felpa enorme. Non è assolutamente una stanza ordinata, ma su una parete abbastanza libera troneggiano dei disegni: uno a matita, rappresentante il bosco dei ciliegi e un uomo seduto su una panchina, raffigurato 4 volte con espressioni diverse e una piccola shizuka seduta accanto all'ultima figura maschile con un book da disegno in mano, un'altro è un disegno a colori, rappresentante un RK nei minimi dettagli, dal crine alla maschera, alla cicatrice sul corpo, dietro la schiena di lui però compaiono queste immense ali da farfalla fatte con quel sangue nero, che contraddistingue anche la rossa, lacrime a rigargli il volto come quando l'innata è attivata. Dulcis in fundo un ritratto della Genin stessa, eseguito ovviamente da un altro autore, il tratto simile alle locandine affisse all'ingresso del negozio di tatuaggi; ovviamente è il dono ricevuto da Ryoma, il ritratto che la vede rappresentata come una piccola demone in erba. Gli occhi blu della nanetta si volgono al sofitto mentre boffonchia qualcosa: << Ora ho capito perchè mamma dice sempre che dovrei sistemare camera mia.... >> Non è veramente molto in disordine ma difficile definirla in pessime condizioni. La mano intrecciata a quella di lui ancora non si scosta, lo fa entrare chiudendosi la porta alle spalle, giradosi infine in sua direzione. << Dormirai qui e io andrò in camera di Hiko. Se vuoi cambio le lenzuola, ci ho già dormito io li dentro quindi magari ti da fastidio! >> Cercherebbe di lasciare la mano di lui dunque, pronta a scattare per recuperare delle lenzuola pulite per il letto, se lui non glielo avesse impedito. << Io sarò comunque nella stanza qui di fronte se avrai bisogno di me. Però giura che non sbircerai nei cassetti del mio intimo! >> La faccia si gonfia un pochino, come se fosse già arrabbiata per la risposta che lui le rifilerà a riguardo. In realtà sta solo cercando di metterlo nelle condizioni migliori possibili per riposare: li in quella stanza, con l'odore dell'unica persona importante per lui forse anche i brutti pensieri saranno un poco mitigati.

13:46 Kan:
  [Estemporanea] Comportarsi da bravo ragazzo è più arduo del previsto, dire di no a proposte a cui normalmente avrebbe acconsentito risulta estremamente difficile. Lottare contro se stessi è la la sfida più difficile di questa terra, affrontare la propria persona, decidere quale parte deve comandare è l'atto più impervio creato dal destino. Nessuna battaglia può essere eguagliata, persino il ninja più potente se messo a confronto con l'animo dell'essere umano, troppo complicato, intricato e potente da poter essere affrontato con facilità e solo adesso, in questo momento, in quella stanza, percepisce la difficoltà di un qualcosa. Sospira violentemente annuendo, un movimento semplice del capo confermando il verbo altrui, ella, nell'innocenza, immette più problemi, più rotture nella geniale mente dell'albino. Parla, spiega, rende partecipe la ragazzina del pensiero intento ad attraversare il capo, frasi semplice, estremamente lontane dal solito Kan, molto più vicine alla Shizuka odierna ed ecco il cambiamento improvviso. Un'unica frase con annessa, banale, affermazione. Destro sopracciglio sollevato nel rimembrare l'ovvio, accostato a qualcosa di per nulla geniale, al contrario, solamente pregno di banalità <So di esserlo ma per cosa?> dubbioso, stranito nell'esser definito tale in un momento in cui il cervello è tutt'altro che funzionante. Il cricetino al suo interno dorme da qualche ora, riposa lasciando spazio alle emozioni, ergo, non ha le minime facoltà mentali per poter eseguire pensieri di natura complessa abbastanza da esser definiti geniali. Man destra afferrata, braccio tirato ennesima volta al di fuori della stanza, percorrendo un'irrisoria parte del corridoio giungendo in una stanza li vicino, la camera da letto della Kokketsu, molto più semplice, priva di troppi dettagli se non un disordine perenne in vari parti di essa. Oltrepassa la soglia soffermando se stesso al centro di essa ammirandone la composizione, osservando il letto, l'armadio, i vari dipinti appesi al muro di cui uno, in particolare, ne coglie le dorate. Un uomo con maschera in viso, ali da farfalla, un demone di immensa bellezza, nuovo alla vista del Sumi, strano, esattamente come quello di Shizuka rappresentata in via demoniaca. Bellissimi, stupendi, inquietanti entrambi, per un motivo o per l'altro. Evita qualsivoglia commento, immaginando come altri abbiano fatto parte della vita della ragazzina. Sospiro pesante, dorate tornano a incastonarsi nel visetto altrui e sul disordine <L'ordine non è il tuo forte, ci sono più vestiti sparsi qui che in un armadio> non eccessivi ma rispetto alla propria abitazione, perfettamente in ordine, immacolata. Il primo pensiero è ordinare la suddetta stanza seppur non comprenda come il sistemarla faccia di lui un genio; pochi attimi e la risposta giunge, inattesa anch'essa ovviamente, forse la più strana e inquietante tra le tante. Labbra schiuse, intenzionato nel dire la propria eppure viene interrotto ancora una volta cogliendo la palla al balzo, sorridendo al gonfiore del viso, all'illazione da lei portata avanti. Passo smosso accorciando le distanze <Puoi tranquillizzarti> esordisce chinando il busto, volto nuovamente avvicinato di lato, labbra poste nella zona dell'apparato uditivo <E poi...> sussurra, tono vocale caldo, più sensuale e spinto <...preferisco sbirciare ciò che il tuo intimo copre> distaccando il volto, passi indietro fatti ritornando ad uno spazio vitale per entrambi <Questa è la tua stanza, non te la ruberei per nulla. Dormirò di la. Lo hai detto tu, no? Sarò nella stanza di fronte, perciò puoi venire a controllare tutte le volte che desideri o venirmi a svegliare la mattina> alza veloce di spalle mentre l'essenza vien avvicinata alla porta, destrorsa racchiude la maniglia tra le dita, sospirando, intento ad uscire da li per lasciarla riposare eppure non lo fa, non ancora <Starò davvero bene perchè so che appena sveglio potrò rivederti> dandole le spalle, privo della solita forza per affrontarla faccia a faccia. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

14:12 Shizuka:
  [Villa Kokketsu - Camera degli ospiti -> Camera di Shizuka (Estemporanea)] Viene rimbeccata da lui per non essere la più ordinata del mondo e per tutta risposta gli rifila un'occhiataccia, in fondo quella stanza non è nemmeno nelle condizioni peggiori in cui è mai stata. Però lui si sofferma ad osservare cosa c'è li attorno, rapito da cosa sia ciò che a lei appartiene di più. Lei è in grado di insinuarsi in quelle ferite come in grado di concedergli la salvezza ogni volta che lo riporta nel suo ambiente più consono. Le si avvicina di unovo, più tranquillo e sussurrandole all'orecchie qualcosa di impossibile da non comprendere. Le guance arrossiscono visibilmente in un attimo e il visino si gonfia imbronciandosi: << Quella non è roba tua! >> Perfino una linguaccia gli viene rivolta, mentre le blu vengono distolte e rivolte a terra, incrociando le braccia sotto al petto e inevitabilmente mettendo in evidenza quelle forme che solitamente nasconde sapientemente. Per tutta risposta lui si allontana, affermando che nell'altra stanza starà bene e che può andare a trovarlo quando vuole, persino svegliarlo se desidera. I passi di lui si scostano in direzione della porta ove però sosta, senza andarsene lasciandola lì. Quelle ultime parole dette senza nemmeno rivolgerle lo sguardo danno un'ulteriore idea alla ragazza che però questa volta la tiene per se. << D'accordo. In fondo sei tu l'ospite perciò decidi tu cosasia meglio fare no? >> Si interrompe nel verbo per muovere qualche passo in direzione altrui, portare la propria mano sopra quella dell'altro e aprire la porta della camera. << Hai bisogno di qualche vestito? In camera nell'armadio ci sono degli asciugamani, il bagno è qui accanto! >> La mano andrebbe ad indicare la porta in fondo al corridoio proprio accanto a quelle due tra le quali si trovano al momento. Le piccole dimensioni le consentono di passare al di sotto del suo braccio, guadagnando il corridoio, dove poi andrebbe ad aprire la porta dell'altra stanza. << Ci vediamo domani mattina! >> Un sorriso a 32 denti le si stampa in viso, identico a quello delle foto ma senza il simbolo della vittoria che lo accompagna. Lo sta invitando ad andare a riposarsi, come se volesse interrompere quel continuo tira e molla al quale lo sta sottoponendo da tutta la sera. Qualora lui avesse guadagnato il corridoio e poi eventualmente la porta della stanza accanto lo avrebbe fermato poco dopo, cercando di bloccarlo per un braccio e provando a rifilargli nuovamente un bacio su una guancia, riducendo le distanze allungandosi sulle punte e sostenendosi a lui. << Il letto è comodo, spero tu riesca a riposare bene >> Il sorriso permane su quel viso che nonostante tutto sembra leggermente preoccupato. Non si soffermerebbe oltre, giusto il tempo di una risposta prima di sgattaiolare nella propria camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle.

14:30 Kan:
  [Estemporanea] Occhiataccia avveduta, divertito alla reazione, attesa, almeno quella, prevista, unica previsione riuscita in tutta la serata <Che c'è? Non sembra però mi piace l'ordine> la personalità disordinata rende evidente tutt'altro, discordante anche nel modo di fare. Ella non ha mai visto il Sumi nella propria abitazione, non è mai riuscita ad entrare in quel mondo solitario, di conseguenza non è a conoscenza delle abitudini casalinghe ne della composizione delle stanze del ragazzo. Un piccolo particolare da recuperare nel prossimo futuro, per ora ha bisogno di divertirsi un po', di provocarla, di vederla arrossire nel modo più esoso possibile ampliando il sorriso pregno di divertimento, sfacciato come suo solito <Non ho detto che lo sia, però guarda, sei un pomodorino adesso> bonaria presa in giro rimembrando dei momenti in cui il proprio verbo l'ha portata al nervoso più totale rendendola irrequieta. Momenti spensierati il cui unico obiettivo è quello di donarle fastidio, lontano dal pensare, lontano dall'essere in dubbio, dal provare dolore all'interno di se. Ultimo il verbo pronunziato, ennesima confessione effettuata senza mai osare nel dire la verità, una verità scomoda anche per se; non ne conosce la natura, probabilmente neanche sa come descriverla ne rispondere a possibili quesiti di quel genere <So soltanto che non saprei come ribattere a tuo padre senza farmi cacciare> ridacchia, una scena ilare, divertente ma troppo estrema. Deciso nel compiere ogni possibile azione pur di non esser cacciato da li, esser allontanato da lei. Prova nel buttarla nuovamente nella goliardia, ennesimo blando tentativo per interrompere quel flusso di problemi capaci di avvolgerne la vita. La mano è comandata dall'altrui, ora al di sopra della propria, porta aperta dalla piccola Shizuka la quale fornisce spiegazioni sulle altre stanze <Mh no grazie> per una volta può fare a meno di vestiti, è un'ospite, non può pretendere troppo <D'accordo> annuisce seguendo le indicazioni prima di oltrepassare la soglia inoltrandosi nel corridoio, seguendo la Kokketsu verso la stanza degli ospiti, ora aperta e prima di poter inoltrare se stesso un braccio ne blocca il passaggio. Straniato volge le dorate sulla genin non comprendendo il perchè del blocco ricevendo, in risposta, un altro bacio, sulla guancia. Leggero il sorriso sul volto <Sarà sicuramente così ma non russare troppo, ho il sonno leggero> lingua portata all'esterno con l'ultima presa in giro della serata, distaccandosi, entrando nella stanza <Buonanotte> saluto ultimo chiudendo la porta alle proprie spalle. Sospiro vien emesso dirigendosi verso il letto, adagiando il corpo su esso, dorate rivolte al soffitto <Cosa diamine stai facendo Kan?> pensa ad alta voce, la solitudine porta a ciò, pensieroso, dubbioso, troppo preso per poter pensare lucidamente. Con molta probabilità quella notte è bianca, il sonno risulta assente eppure non c'è notte più bella, una serata magnifica nonostante tutto. [END]

14:48 Shizuka:
  [Villa Kokketsu - Camera di Shizuka (Estemporanea)] E' lei a spingerlo fuori, a lasciare che quella serata finisca, però allo stesso tempo lo blocca, gli rifila un bacio che non viene evitato ma non viene ricambiato se non con una battuta. Lui le rifila una linguaccia e lei per tutta risposta si imbroncia boffonchiando un: << Io non russo!! >> Lui la saluta, chiudendosi la porta alle spalle, lei fa lo stesso. Lui raggiunge il letto, lei nemmeno quello. Una volta nascosta dietro quella porta non fa altro che scivolare addosso ad essa fino a toccare il pavimento con il sedere, le guance rosse e gli occhi blu sul soffitto, incredibilmente lucidi come se stesse per scoppiare a piangere. << Cosa cavolo gli sto facendo? >> Dubbi, perplessità racchiuse in quelle parole che sfuggono sussurrate da quelle labbra. Non ha scritto a Hiko per tutta la serata. Il cellulare viene recuperato nella tasca dei pantaloni, le cuffie rimaste nella stanza accanto insieme a Kan. Digita rapidamente, un messaggio in cui racconta la giornata, come l'abbia passata, come abbia invitato Kan a casa e come voglia presentarglielo, non appena lui abbia del tempo libero e decidano di non passarlo da soli. Reinfila il cellulare in tasca, si spoglia di quei vestiti che vengono abbandonati sulla sedia, andando a recuperare una lunga maglietta e dei pantaloni comodi che le arrivano alle ginocchia. Il cellulare viene recuperato, una sveglia viene puntata a notte fonda, verso le 3.30 del mattino. << Mi sembra un orario accettabile, forse si sarà addormentato per allora. >> Si perchè il piano è proprio quello, concedersi qualche ora di riposo, puntare la sveglia per poi a notte fonda infilarsi nella stanza di lui, accucciarsi accanto al letto e mentre dorme tenergli la mano fino al mattino. Così che al risveglio possa veramente essere la prima cosa che vede, piuttosto che i poster delle band musicali. [//END]

Shizuka invita Kan a casa propria per la prima volta, con conseguente incontro con i genitori di lui, tutt'altro che normale.
Il tutto porta a un'ulteriore apertura di Kan verso i propri sentimenti e ad un progresso notevole del rapporto che lega i due.

PS: abbiamo ponderato di fare una giocata riguardo all'incontro coi genitori solo dopo 3/4 giorni dall'aver concluso l'altra. So che essendo una conseguente all'altra potrebbero esserci problemi. Ci rimettiamo umilmente alle decisioni dei supremi gestori e ci scusiamo per aver causato problemi!