Meraviglia
Free
Giocata dal 29/07/2021 21:23 al 30/07/2021 01:07 nella chat "Bosco Dei Ciliegi"
[Bosco dei Ciliegi - Ingresso] Un'altra sera a Kusa, un'altra sera senza Yasuhiko che di recente sta lavorando parecchio con la Shinsengumi, riducendo di parecchio le possibilità di vedersi. Se n'è fatta una ragione a malincuore, però grazie a questi impegni pressanti da parte di entrambi, che sfortunatamente non coincidono, è riuscita paradossalmente a coltivare meglio quell'amicizia con il Sumi. Questa sera infatti si trova al bosco dei ciliegi proprio per incontrare l'altro tirocinante. E' stata lei a rompergli le scatole per uscire, lei che gli ha esplicitamente chiesto di non venire vestito da "Sumi" ma di venire vestito da "Kan". La rossa ha lasciato i capelli sciolti, le cuffie blu sulle orecchie che suonano ogni pezzo del fidanzato mentre attende l'altro, pacatamente seduta su una panchina in prossimità dell'ingresso del bosco, così che non possa perderselo. Gli occhi blu infatti sono puntati sull'ingresso, ai piedi ha degli anfibi neri, leggermente slacciati, le gambe sono per lo più scoperte, pantaloncini corti, neri anch'essi che le arrivano a un quarto della coscia, una catena che parte da un passante e si infila nella tasca posteriore va a smascherare la presenza di un portafoglio, il cellulare si trova nell'altra tasca. Tanto quanto la parte inferiore del corpo sembra un poco richiamare una teppistella, sulla parte superiore indossa invece una camicetta bianca, molto aderente, le forme per nulla nascoste, la scollatura però solo leggermente accennata, lasciando aperti solo i primi tre bottoni dell'indumento. Sta cambiando, il lavoro da tatuatrice le impone degli abiti che tutto sommato le dispiacciono sempre meno, anche se non li porta in ospedale. Con il fidanzato a cominciato a indossare più vestitini durante le uscite: aaaah l'adolescenza! Seduta su quella panchina alle spalle ha uno zainetto blu scuro, contenente il materiale da disegno e in particolare le matite colorate. Si perchè il ragazzo di Konoha non lo sa, ma lei ha un piano ben preciso in testa per la serata, e un lavoro da completare. Nella vita del Sumi pochi sono i momenti in cui la geniale mente gli suggerisce il rimanere a casa, godersi una ciotola di ramen bazzicando sulla console senza far altro e poi, giunta una certa ora, andare a dormire. Un programma di semplicistica fattura, adatto a chiunque eppure, quella stessa sera, un messaggio inaspettato giunge dal numero della Kokketsu. Una richiesta ben precisa, incontrarsi al bosco dei ciliegi con vestiti meno appariscenti. Dubbio amletico nella testa, cuore pulsante più del dovuto e agitazione attraversa il corpo. Nuove le sensazioni provate per colpa della rospetta, innovative, passando dal farlo sentire al settimo cielo al provare fitte costanti allo stomaco, un male di nebulosa natura. Ovviamente, ha accettato uscendo di casa con il benestare della bianca luna, sotto un cielo stellato pregno di meraviglia assoluta, incontrastata. Svelto il passo per portare la propria essenza all'ingresso del bosco dei ciliegi e il vestiario? Non può uscire in modo blando, ne vale del proprio nome eppure ha scelto una via di mezzo. Non troppo in là ma neanche così tanto scadente ed esso risulta composto da un paio di blue jeans aderenti agli inferiori arti i quali delineano le forme con minuzia; una catenella appesa alla cintola al fianco della tasca sinistra mentre all'interno della destra è situato lo smartphone. Bianche sneakers, perfettamente lucide e pulite facendo coppia con la camicia di lino bianca sul busto, maniche lunghe arrotolate fino al gomito, spacco a V lasciando intravedere buona parte del petto e della bocca dello stomaco. Albina chioma scompigliata eppure in ordine allo stesso tempo, ciocche perfette, pettinate fino al millimetro mantenendo un sacro ordine. Neri occhiali sul viso per completare la visione adatta alla rossa. Ultimo, ma non per importanza, il portaoggetti legato alla cintola contenete fuda e inchiostri speciali donati direttamente dal clan con il potere di esibire la propria arte ai massimi livelli, senza dimenticare il portafoglio nella tasca sul di dietro. Giunge all'ingresso del bosco, volto smosso nelle varie direzioni fino al ritrovarla seduta su una panchina, solite cuffie in testa. Avanza con deciso passo accorciando sensibilmente le distanze, fermando esattamente dinanzi a lei, a meno di un metro <Ta-dan> arti allargati mostrandosi, esibendo la di lei richiesta. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Ingresso -> ?] Chissà se è stto un caso che la luna sia piena proprio questa notte oppure no, però essa potrebbe creare le ombre perfette per rappresentare quello che vuole. Le iridi blu lo riconoscono non appena si palesa a quell'ingresso, per quanto non vestito con i soliti indumenti, quella testa bianca e spettinata ormai ce l'ha stampata nella mente. Inevitabilmente lo squadra da capo a piedi, osservandone il vestiario mentre con le mani abbassa le cuffie e spegne la riproduzione, lasciando che esse le adornino il collo. Lui le si avvicina, fermandosi a meno di un metro dalla panchina, lei si alza, fronteggiandolo mentre allarga le braccia ed emette quell'onomatopea. Un sorriso le si stampa sul volto, dapprima sensibilmente sereno, come se fosse felice di vederlo, ma poco dopo diventa un poco più furbetto, quasi dispettoso. Non dovrebbe metterci molto a colmare la distanza che c'è fra i due, qualche passetto o poco più. La destra andrebbe sicura a sfiorare appena quella montatura, sospingendola un poco sul naso di lui: << Vedi che quando vuoi sei bravo a vestirti bene? >> Se non le fosse impedito di muoversi in alcun modo quell'indice andrebbe a scivolare e sfiorare appena la punta inferiore di quello scollo a V molto profondo: << C'è da dire che metti scollature più ampie delle mie! Scostumato! >> Il sorriso permane su quel viso, è ironica, nei gesti, nei toni. Lo sta prendendo in giro, qualcosa che solitamente si fa con gli amici. << Dobbiamo trovare un bel posto! Vieni! >> Non gli spiega nulla, nemmeno si sono salutati e lei gli porge semplicemente la mano per condurlo probabilmente più all'interno del bosco, alla ricerca probabilmente di un punto dove farlo sistemare per poi mettersi a disegnare. Se lui avesse preso la mano della Kokketsu o meno, questo non ha importanza, lei sarebbe semplicemente partita, senza aspettarlo, dando per scontato di essere seguita. << Non hai problemi a sederti per terra vero? >> La testolina rossa girata verso di lui, dubbio nel tono ma sicura di poterlo in qualche modo convincere a fare una cosa del genere. Quei vestiti non seguono certamente la moda moderna, al contrario, attempati eppur dimostrano la loro efficacia tutt'ora. Felice di esser cresciuto in un'epoca dove la diversità permette di sperimentare svariate combinazioni di abiti, provandoli uno dopo l'altro comprendendo quali stiano meglio e quali no; di certo, l'attuale outfit è uno dei preferiti per l'innata semplicità, eleganza, la grande capacità di inserirsi con forza nelle altrui menti, in particolar modo del gentil sesso a cui spesso fan capolinea sguardi e interessi. Poche le frequentazioni dell'ultimo periodi, miseri i momenti in cui ha esibito se stesso eppure ugualmente interessanti sotto ogni profilo. Scaccia quei pensieri una volta giunto al cospetto della piccolina, soffermando ad un'effimera distanza, osando più dell'ultima volta permettendo al rapporto instaurato di crescere senza porre troppi problemi o freni. Dorate incastonate nelle azzurre seguendo i lievi movimenti da ella compiuti per togliere le cuffie, alzarsi dalla posizione accorciando ulteriormente le già basse distanze. Un primo contatto proviene dalla Kokketsu, pesante il respiro in quel moto permettendole di fare ogni cosa proveniente dalla piccola testolina nonostante la squadri dal basso verso l'alto, notando il vestiario, la scollatura, i corti shorts, riprendendo nel provare strane sensazioni, stesse, identiche dell'ultima volta nello studio con una morsa allo stomaco. Una mano ne stringe le viscere privandolo dell'ossigeno necessario, una mancanza, ricercando un modo per non dar a vedere nulla di tutto ciò <Ovvero sempre?> mai un giorno ha usato male gli abiti in suo possesso, sempre perfetti, ogni istante curati nei minimi dettagli e poi il tocco sull'epidermide sfiorando lo scollo a V, giungendo alla punta e forse in tal momento ella può notare un leggero aumento del calore corporeo, lieve accelerazione da parte del muscolo cardiaco <Come se ti dispiacesse> ricambiandone il sorriso, mostrando l'arcata dentale nella sua interezza. Non fa in tempo a pronunciare ulteriori frasi, la mano allungata e afferrata dal Sumi, stringendone lievemente dorso e dita cominciando la camminata, seguendola, lanciando più di qualche sguardo all'unione creatasi pur non enunciando alcun verbo in merito <Solitamente no ma...perchè? Cosa vuoi fare?> dubbi su dubbi, nessuno di essi, probabilmente, si avvicina alla realtà dei fatti, troppo spinti, volgari per essere pronunciati ad alta voce <Vuoi fare un pic-nic sotto la luna?> lieve romanticismo nel tono vocale, nell'idea seppur dubbiosa e improbabile, un tono istintivo portato per la prima volta alla luce. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Ingresso -> ?] Un leggero sbuffo viene lasciato fuoriuscire dalle labrba femminili a quella prima parola che lui le riserva: << Diciamo che mi piaci di più quando sei meno eccentrico? >> Un complimento? Una considerazione? Un insulto? Può leggerlo come preferisce. Si accorge a malapena del cambio di temperatura nel corpo di lui, non coglie l'accelerazione del battito, è troppo concentrata sul suo progetto per dar peso a dettagli che potrebbero metterla in allarme. Quel tono ironico di lui le basta, le da il permesso di giocare con gli scambi di parole. Le mani dei due si collegano, lui si lascia condurre da lei che ironicamente risponde a tono: << Veramente non sei il primo ragazzo che vedo mezzo nudo sai? >> Lo accomuna malamente a tutto il resto del mondo. Lei lo sa che non è vero, ma allo stesso tempo non è attrata dal fisico di lui, bensì da altro. Per dirne una forse le sono piaciuti di più gli occhiali, la prima cosa che ha sfiorato. Ma questo sicuramente non sarà lei a dirglielo, a dargli quella soddisfazione. Mentre si spostano nei viali alberati lui risponde e domanda dubbioso, la rossa non fa altro che lasciarlo proseguire con le sue speculazioni, ridendo di quella supposizione. << Hai fame per caso? Nello zainetto non ho cibo mi dispiace! >> Continua a spostarsi con lui, sempre un passo avanti come se sapesse esattamente dove andare. Lo sguardo blu non si rivolge mai all'altro, scruta l'intorno, le collinette e gli alberi, come la luce della luna si infrange fra essi. << Voglio farti sedere sotto un albero. Mi serve per finire una cosa importante. >> Rimane vaga, sa che a lui non piace stare sulle spine ma non le importa granchè. Improvvisamente andrebbe a fermarsi, bloccandosi in mezzo a un sentiero, gli occhi blu a fissare un albero in particolare, sotto il quale i riflessi lunari sembrano particolarmente vivi. Dopo qualche istante tornerebbe a camminare, lasciando il sentiero, salendo sulla collinetta, portandosi esattamente sotto quell'albero. << Ok, siediti qui appoggiato al tronco per favore! >> E' solo in quel momento che le blu tornano in quelle dorate altrui, sembra tenerci particolarmente a quella richieta, o almeno gli occhi lasciano intravedere questa cosa. Eccentrico? Lo pensa certamente ma forse il termine realmente corretto è espansivo, votato all'accoglienza del divertimento altrui per renderlo proprio divertendosi a propria volta. Il modo di vestire è qualcosa di simile al carattere innato dell'albino, riflettere quel comportamento e mai una volta ha pensato di essere realmente in tal modo, forse capita di tanto in tanto eppure non è presenza fissa <Un giorno mi dovrai spiegare cos'ha di male il mio stile> se lo sta realmente domandando, per quanto sia intelligente non riesce a comprendere cosa di effettivo ci sia di male. Molti riescono nell'intento di trovarsi a proprio agio ed egli di certo spicca fra tutti dimostrando la propria persona senza neanche dover parlare eppure ella la pensa diversamente portandolo fuori dalla comfort zone, costringendolo, quasi, nell'adottare stilemi diversi, più adatti. No, non riesce a capire sul serio, solamente la rossa può risolvere il dubbio, il quesito in grado di attanagliarlo così tanto <Se adesso sono mezzo nudo, quando mi tolgo i vestiti risulto scuoiato?> inarcato il destro sopracciglio, palese l'ironia nel tono vocale <E comunque mi sarei quasi rallegrato del contrario> adesso vuole l'esclusiva anche? Il piacere di deturpare la giovane anima? Troppo tardi purtroppo, la vita gli ha fatto perdere un primo treno, il destino ha optato per strade alternative, mezzi diversi con cui arrivare a quel rapporto con lei, cominciato come quello di due bambini pregno di battibecchi ed evoluto improvvisamente, senza neanche saper come, ne quando. Piccola la supposizione fatta, d'altronde, cosa mai si può fare seduti per terra in un bosco? Qualche idea sovviene, soltanto a lui, consapevole di esser ben lontano mentre il pic-nic si avvicina maggiormente al modo ideale per passare una serata in compagnia della Kokketsu <Non ho fame, sparo idee a caso nella speranza di prenderci> evviva la sincerità, sorriso accentuato mentre ancor viene tirato per quelle stradine guardando interno a se. Dorate spiccano in qualsivoglia direzione, nulla vede di veramente interessante e la risposta incrementa le innumerevoli perplessità. Sospiro portato all'esterno, rinuncia nel proferir altro verbo attendendo di giungere nei pressi del famigerato albero, trovato su una collina sulla quale comincia la scalata. Lenta, tranquilla, giungendo ai piedi dell'enorme corteccia; in tal preciso momento, le azzurre di Shizuka incrociano le dorate notando un particolare non indifferente in esse. Arti inferiori smossi, diretti ai piedi dell'albero ed è li il loco in cui il corpo vien flesso, piegato, concludendo l'operazione adagiando a terra la propria essenza; arto destro piegato, sinistro sdraiato e rilassato, volto fisso sull'altrui <Sono alla tua mercé, ora puoi mettermi al corrente? Rospetta?> affettivo nomignolo tirato fuori l'occasione. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Ingresso -> ?] Ormai le risposte di lui sono un contorno alla ricerca che sta intraprendendo, non risponde a quello che lui dice, immagazzina le informazioni, reagisce ad esse con uno sguardo verso il cielo o un piccolo sorriso ma nulla più di questo. Però una volta trovato il luogo adatto sembra riuscire solo con quegli occhi a lasciare che lei faccia ciò che desidera di lui. << Mi chiedo a quante donne piacerebbe sentirsi dire questa frase Bakan! >> La lingua viene estratta in sua direzione, mentre lo osserva sedersi lasciando distesa una gamba e piegando l'altra. Lo sguardo blu ora è tutto puntato su di lui, su come la luna si rifletta su quel corpo e come lei lo vorrebbe. La piccoletta andrebbe a piegarsi sulle ginocchia, raggiungendo l'altezza di lui anche se per ora si mantiene in posizione frontale, senza toccarlo. << Non è che i tuoi soliti vestiti abbiano qualcosa che non va. Semplicemente mi ricordano quanto puoi essere insopportabile. >> Si interrompe, le blu che si riflettono nelle dorate, osservandolo con una sincerità disarmante: << Poi quelli sono i vestiti che mostri a tutti. Io non sono tutti no? >> Bella pretesa vero? In effetti dopo averlo visto in versione più semplice non può far altro che preferire il non vedere quei bianchi abiti iconici che le si sono stampati nella mente. Senza pensarci troppo andrebbe ad avvicinarsi a lui, a quattro zampe letteralmente, lasciando che quell'arto disteso si allunghi proprio fra le gambe di lei, mentre con la mano destra andrebbe a prendere la mano destra di lui, muovendola in direzione del viso altrui. << Ok appoggia il gomito sulla gamba destra e la testa sulla mano ora! >> E' chiaro che lo stia mettendo in posa praticamente, ma lo sta facendo in maniera troppo diretta forse, e senza dare troppo peso a come si muove. Yasuhiko gliel'ha sempre detto che è troppo ingenua nei modi e che spesso fa cose che sono mal interpretabili. E' solo che la testolina rossa quando è concentrata su qualcosa, dimentica il resto. Se lui avesse eseguito quel movimento lei gli avrebbe sistemato un poco i capelli, così da ottenere l'ombreggiatura desiderata, per poi sedersi quasi sopra la gamba distesa di lui e osservarlo dalla distanza. << Ok ora devi stare fermo così per un poco. Cercherò di fare in fretta! >> Se lui non avesse obbiettato oltre, la Kokketsu si sarebbe allontanata, andando a sedersi poco distante dall'altro, recuperando blocco da disegno e matite colorate, così da terminare quel disegno a metà. I problemi con le donne, per lui, son misera cosa, mai realmente avuti ne ricercati. Non stringendo legami, certi dettagli della vita sfuggono alla comprensione più totale, persino quando il proprio verbo risulta inopportuno non accusa il peso, estremamente menefreghista, per nulla incline all'empatia, fino ad ora quanto meno. Infantili comportamenti da parte di entrambi, un modo tutto strano di divertirsi, di stringere ancor di più quell'amicizia, sperimentando qualcosa di nuovo, ritrovando una vecchia novità perduta da oramai due anni. Un singolo attimo, la nostalgia prende il sopravvento rivedendo al proprio fianco la compagna di mille avventure, il viso di Kushina, il suo sorriso, il suo continuo cercare appoggio da parte sua. Per quale motivo è scomparsa di punto in bianco? Cosa è accaduto in quei due anni di tanto grave da spingerla ad andare via? Se così fosse, è ancora viva? Riesce a sopravvivere all'infuori di Kagegakure? Tutti quesiti difficili a cui trovare la giusta risposta ma la resa non è parte di lui, un giorno, presto o tardi, avrebbe ritrovato il tempo perso in compagnia di quella donna <Più di quante pensi, rospetta> ripresosi porta a compimento la risposta ma null'altro giunge fino al momento di sedersi per terra dando inizio alla discesa infernale in cui Shizuka, inconsapevolmente, lo fa piombare cominciando con il piegarsi sulle ginocchia dinanzi alle dorate, accentuando la scollatura, le forme del corpo. Deglutisce, inghiotte, sospira trattenendo vari commenti, espellendo più pensieri possibili <Eppure il mio essere insopportabile mi ha tirato fuori da innumerevoli situazioni spinose> tale comportamento è utile, portare all'esasperazione il prossimo risulta un'arma più efficace di qualsiasi tecnica ninja esistente, parlare rende tutti deboli, nessuno escluso e solo il verbo ultimo lo lascia senza parole. Incastona le dorate nelle azzurre, sguardo addolcito, sorriso lievemente ampliato <No, tu sei speciale, Shizuka> tono vocale basso, caldo, accogliente, intimo nei confronti della ragazzina, sincero, forse anche troppo per i propri gusti ma rispondere diversamente è impossibile. Il moto altrui riprende, la distanza accorciata sensibilmente in modo inconsueto scatenando in lui reazioni naturali; in diversa situazione, la palla sarebbe colta al balzo, non adesso, le cose son diverse. Rossore dipinto in volto, battito cardiaco in aumento, fatica nella respirazione con l'arto inferiori incastrato tra gli arti altrui. Respira, lo regola in modo lento controllando il proprio corpo, piegandolo alla volontà e permettendole di portare a compimento il proprio obiettivo seguendo le indicazioni, scostando gli arti nel punto da lei prescelto con gomito al di sopra della gamba, capo riposto sulla mano, capelli scompigliati; l'operazione è concluso con il sedersi della Kokketsu al di sopra della gamba, ritrovando dinanzi a se un corpo perfetto, totalmente in mostra a contatto col proprio <Prendi pure tutto il tempo> perchè privarsi di un simile spettacolo? I motivi sono tanti ma resistere è fondamentale <Vuoi farmi un ritratto? Non ho mai posato per qualcuno. Perchè?> cosa l'ha realmente spinta nel prendere tale decisione? Comprende ora il luogo ma perchè? L'incognita resta. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto l'albero] Lei ci stava scherzando e per tutta risposta lui conferma con quel tono molto sincero, caldo e accogliente che si, lei in qualche modo è diversa da tutti, speciale. Le guance diventano rosse istantaneamente, lo sguardo brevemente distolto ma questo non le impedisce di proseguire con quello che era il suo obbiettivo sin dal momento in cui lei ha inviato quel messaggio al Sumi. Non si accorge di quei movimenti che la mettono in risalto più di quanto possa sembrare, il rossore sulle guance di lui viene semplicemente associato al fatto che lei si stia imponendo tanto, che lo muova e lo sistemi come meglio crede. Lo osserva in silenzio per un poco, seduta quasi sulla gamba del Genin che in questo modo riesce a godersi lo spettacolo della Kokketsu in quella forma che a un occhio malizioso potrebbe risultare fin troppo provocante nella sua innocenza. << Tu hai detto che avresti voluto farmi un ritratto no? >> E quindi? Non è la risposta alla domanda del ragazzo di Konoha ma lei si allontana, si scosta da quella posizione così vicina al corpo del Sumi e va a recuperare i ferri del mestiere. Si siede a terrà, gambe piegate, blocco da disegno ivi appoggiato, addominali a mantenere la postura. In realtà la pagina su cui si muovono i colori e in primis la matita, è già parzialmente occupata da un'immagine. Le esili mani femminili infatti avevano già ritratto la figura di Kan, però con quei vestiti bianchi, bordati di viola, senza occhiali, il viso rivolto verso l'alto con un'espressione di sicurezza totale, come se sapesse di poter dominare il mondo. Quello che non era riuscita a riprodurre con la propria memoria fotografica era invece quel Kan visto per la prima volta nel negozio di tatuaggi. Per questo aveva bisogno del genin nella sua veste più tranquilla, pacifica e serena. << Ho deciso che mi sarei esercitata nei ritratti dopo aver visto le opere di RK. Lui è un ritrattista, io disegno quasi solamente quello che immagino prendendo spunto dalla realtà. >> Già, creare da una base concreta quello che lei vede e immagina è il suo punto forte, però vuole migliorarsi, cambiare e generare qualcosa di più realistico e veritiero. << Sei un esercizio per migliorare diciamo. E poi... >> Si interrompe un pochino, sovrapensiero, le mani che si muovono sul foglio, gli occhi che lo guardano di tanto in tanto, per delineare qualcosa. << ...e poi ti penso spesso di recente. A te almeno il disegno posso consegnarlo inoltre. >> Il riferimento silenzioso è principalmente a Ryoma, ma anche Shiroyuki stesso non aveva accettato di tenere quella rappresentazione di se stesso che lei aveva espresso in bianco e nero. << Ti infastidisce la cosa? >> Il tono è quasi preoccupato, in realtà solo ora si rende conto che forse avrebbe prima dovuto chiedere, anzichè imporgli qualcosa che potenzialmente poteva annoiarlo. Un semplice scherzo può divenire qualcosa di maggiormente concreto prendendo quelle parole con una certa serietà, ritrovando in se una sincerità solitamente seppellita all'interno del proprio animo, mandandola via conservando la propria interezza. Poche le persone in grado di vederne il vero io, nonostante tutto, nessuna lo vede mai interamente, esattamente Shizuka la quale assiste a un lato del carattere emerso solamente con lei, forgiato da lei, finendo con Sango la quale usufruisce di un'ulteriore parte del comportamento dell'albino. La differenza risiede nella consapevolezza delle proprie azioni, presente sempre e comunque con l'Ishiba; differente risulta esser in compagnia della Kokketsu dove parole e azioni giungono in automatico, impacciate, non riuscendo a comprenderne pienamente la natura. La situazione non gioca per nulla a suo favore, totalmente contro, sconfitto da una ragazzina ancora innocente, inerme; lui, totalmente preso dalla visione, totalmente preso da lei arrivando al punto di capire con difficoltà gli avvenimenti intorno a se <L'ho detto ma a quanto pare la situazione dev'essersi ribaltata e io che pensavo di mostrarti una cosuccia> deve rimandare la dimostrazione delle proprie idee, ora la serata risiede completamente nelle mani della ragazza la quale comanda, dirige le operazioni con maestria. Contatto di breve durata, alla fine sceglie di scostare il corpo prendendo gli attrezzi del mestiere, adagiandosi a sua volta sul terreno dando il via al ritratto con l'albino impegnato nello star fermo il più possibile, persino le palpebre son sbattute un numero di volte inferiori alla norma, controllate. Dorate non cessano di guardarla, il cuore a mille nel breve silenzio a frapporsi eppure la distanza aiuta mente e corpo, il controllo è affievolito per via delle reazioni inferiori, calme, lo stesso calore con lentezza diminuisce tornando in parametri normali <Accidenti, questo tizio dev'essere stato un mantra per te> non trattiene il commento, da quando la conosce quell'RK è nominato spesso e volentieri, sempre all'interno di qualche discorso <Cos'ha di tanto speciale?> richiesta ovvia, non può esimere se stesso dal soddisfare una curiosità troppo a lungo rimandata, smuovendo le labbra un minimo evitando di rovinare la posa da ella scelta, finendo per scoprire di non esser più di una scusa per migliorarsi. Leggero lo sconforto nell'apprendere tale nozione, dopotutto, non può aspettarsi nulla di più, a conti fatti, il loro legame è acerbo, privo della profondità necessaria eppure, il successivo verbo riesce a scuotere nuovamente l'animo bloccandone il respiro. Lascia andare il leggero sorriso <Ultimamente, anche io, ti penso spesso, non riesco a farne a meno. Sei sempre nella mia testa> leggero sbuffo arrossendo un filo di più, un'ammissione non da poco ma seccato, perchè lo è? Con altre dire una frase di tal portata è essenziale per raggiungere un fine, non deve avere un peso, cosa c'è di diverso dunque? Il geniale intelletto non riesce a giungere alla conclusione <Fin quando sei tu, non mi infastidisce nulla> arcata dentale interamente mostrata, lingua lievemente esposta portando il tutto sul piano goliardico. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto l'albero] come il latte, va a formarsi un sorriso disteso, molto dolce, forse fin troppo, ma decisamente calzante. Solo a guardarlo si potrebbe definire caldo e confortante. Nulla a che vedere con l'espressione fiera e sicura dell'altra parte del foglio. Eppure le fattezze sono le medesime, le dimensioni dei corpi pure. Per concludere questa unione e opposizione le mani, sinistra di uno e destra dell'altro si tengono per mano, al centro del disegno, andando quasi a formare un triangolo con la base cotituita dall'orizzonte. Gli occhi sono inevitabilmente attratti da quel punto di unione, la distensione dell'arto superiore però fa si che l'occhio scivoli sui volti così diversi, su quei capelli dalle sfumature diverse, baciate dalla luna che tuttavia non compare nel disegno che poco per volta viene ultimato anche dai colori. La Genin arrossisce leggermente quando le viene chiesto di Ryoma, il silenzio permane ancora per qualche secondo, come se stesse cercando il modo migliore per descriverlo: << Semplicemente mi ha dato l'impressione di non amarsi per nulla. Quindi ho deciso di farlo io al posto suo. >> La spiegazione potrebbe sembrare strana, forse non del tutto chiara, quindi le labbra si schiudono nuovamente, cercando di ottimizzare il discorso. << Rk è il frutto di un innesto. Un Kokketsu che non lo era dalla nascità. Diciamo che lui è stato molto sincero con me e in qualche modo mi ha messa in guardia da cosa possiamo diventare. E io gli ho promesso che gli avrei dimostrato che possedere il sangue nero, non significa necessariamente essere brutte persone. >> Forse ora è più chiaro? Forse non molto, a conti fatti nemmeno lei sa esattamente perchè si sia affezionata a Ryoma in quella maniera assurda, tanto da andarlo a cercare ripetutamente e non considerarlo ancora disperso. Quel discorso viene accantonato, lasciato da parte per parlare di qualcosa di più presente, ovvero loro. Quello che da lei viene esaurito concisamente da lui viene ripetuto in tre frasi distinte, come a rimarcare quella presenza. Il sorriso sul viso di lui, quello sbuffo, il rossore non fanno altro che far arrossire anche lei che andrebbe a tentare di nascondere il viso dietro a quel blocco note, mentre ultima gli ultimi dettagli. Poi fortunatamente è lo stesso Sumi a smorzare i toni, con quella linguaccia e quel sorriso che comunque fanno si che il rossore resti sulle guance di lei. Le guance si gonfiano un pochino, lo sguardo si fa imbronciato e borbotta qualcosa in sua direzione: << Ti ho detto che fare il carino con me non ti farà guadagnare niente! >> Si è arrabbiata perchè lui ha sottolineato quanto anche lei sia parte delle giornate altrui? O perchè lo ha fatto suonare come qualcosa di più intimo che non semplicemente un rapporto fra amici? La postura eretta viene riguadagnata, i passi vengono mossi in direzione dello zaino dove i colori vengono riposti. Il blocco no però, viene tenuto appoggiato al petto, mentre le gambe si muovono verso il Genin di Konoha e andrebbe a sedersi accanto a lui, sfiorandolo appena. << Puoi muoverti ora. Ho finito. >> Tuttavia pare indecisa sul da farsi, non sa se mostrare a lui quel disegno e non sa nemmeno se lui sia interessato a guardarlo, tenderebbe quindi a tenerlo nascosto contro il proprio corpo. Qualora l'altro avesse mostrato interesse però sarebbe andata a porgere il blocco intero al Sumi, lasciandogli la possibilità di guardare il femminile operato. La superficialità è un tratto distintivo, lasciar agli altri un solo sguardo su se stesso, impedendo a chiunque di vedere oltre, facendo perdere persino interesse nel provarci ma ella no. Ella ha scelto di sua spontanea volontà di entrare nell'albino vedendo in lui qualcosa di nascosto, riconoscendo la barriera eretta non solo fisicamente, persino mentalmente con l'unico scopo di tenere chiunque all'esterno. Cosa ha visto, in lui, di così particolare? Forse il cambio di atteggiamento improvviso nel quartiere tecnologico? Può darsi ma all'epoca è sorto un sol piano, ora andato in fumo, non più rilevante, neanche gli interessa. Per il sangue Kokketsu avrebbe riposto le attenzioni sullo sventurato Rasetsu concedendo, a Shizuka, il proprio tempo in maniera incondizionata, del tutto priva di doppi fini trattenendo dentro di se ogni più piccola sensazione estranea ai momenti passati insieme. Ha iniziato allo studio, lo sta facendo tutt'ora reprimendo la parte predominante di se, quella incline all'essere insopportabile per alcuni, marpione per altri, eccessivo per altri ancora. Tanti i modi con cui può esser definito; per la prima volta prova realmente a far leva sull'interiorità più profonda dell'animo, emergere in nuova forma come un ragazzo qualunque. Accantonati gli argomenti con il proseguo del disegno, l'albino permane sorridente in attesa di una risposta alla curiosità ed essa giunge, inaspettata, parole inattese persino per una come Shizuka. Labbra schiuse, indispettito, senza parole, forse perchè tal verbo è privo di reale significato eppure un'ulteriore spiegazione perviene, maggiormente approfondita, chiarificatrice in cui spiega, brevemente, storia e psicologia di tal nome, riuscendo a comprendere l'altrui pensiero nei riguardi dei Kokketsu, del loro potere, di cosa siano in grado di fare e divenire <Secondo la storia, anche gli Uchiha, un tempo, erano pericolosi, no? Eppure qualche settimana fa ne ho incontrato uno, assomigliava più ad un pezzo di pane> blando esempio nonostante risulti conciso, perfetto per far comprendere il proprio pensiero <Qualunque potere, clan o forza può essere, pericoloso ma non è il potere in se a renderci tali, esso, alla fine, non è altro che la manifestazione della nostra volontà. Tutto dipende dalla testa> entrando nello specifico lasciando a lei la maggior comprensione. Contorto? Non proprio ma difficile si, questo lo ammette persino a se stesso eppure non può dare troppe deduzioni, non ha idea di chi sia, non lo conosce, può solo supporre; evita, il legame è troppo tra i due per poter osare. Una sequela di parole pregne di sincerità emerge trasmettendo il rossore al viso della Kokketsu, il suo nascondersi è significativo, in qualche modo ha colpito nel segno. La sincerità fa sempre bene alla fine eppure il commento scatena una leggera risata, divertita, non troppo accentuata <E cosa vuoi che ci guadagni? Mi hai chiesto di essere sincero e lo sto facendo, fino in fondo> alzata di spalle. Alla fine il disegno è completo, può nuovamente muoversi ma prima di poterlo fare, ella accorcia le distanze sedendosi al proprio fianco. Silente attende, dorate non la perdono mai di vista allungando appena la destrorsa per prelevare dolcemente il disegno, guardarlo, ammirarlo, restando sorpreso dal contenuto. Se stesso in due modi diversi, opposti, due facce della stessa persona in aspetti differenti, la visione di lei ai danni di lui <Grazie> neanche lui comprende il motivo di tal ringraziamento, naturale fuoriesce dal verbo <Vorrei dire che è bellissimo per merito mio ma, in realtà, sei fantastica> nuovamente senza parole, nuovamente la fitta allo stomaco è presente tornando con le dorate sul di lei viso. Destrorsa avvicinata al viso altrui, mancina trattiene il disegno, dita cercano di porsi al di sotto del mento per voltarle il viso in propria direzione in caso di riuscita per poterne guardare meglio le azzurre <Sei riuscita a farmi vedere come sono, grazie, Shizuka>. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]
Giocata del 30/07/2021 dalle 08:50 alle 15:47 nella chat "Bosco Dei Ciliegi"
[Bosco dei Ciliegi - Sotto un albero] Quando quell'esempio sugli Uchiha viene portato a sostegno della tesi della ragazza inevitabilmente lei si blocca un attimo, questo consente a lui di finire il concetto, che è decisamente affine con quello di lei ma che comunque le fa sfuggire una risatina dalle labbra. << Beh sarà per questo che la qui presente pericolosissima sangue nero è fidanzata con un sanguinario Uchiha! >> E' chiaro che il tono sia ironico e divertito a riguardo, ma effettivamente è la prima volta che qualcuno le fa notare che, fra tutti i clan esistenti al mondo, lei si è innamorata proprio di qualcuno che appartiene a un clan con un passato oscuro quanto il proprio. Ma quella breve distrazione non le impedisce di proseguire con il proprio operato, il disegno viene portato a compimento, lasciando che sul blocco prenda forma quella composizione di corpi, due Kan appoggiati uno alla schiena dell'altro, uno nelle usuali vesti che indossa, uno sguardo fiero, deciso e strafottente quasi, il secondo invece con gli abiti che indossa esattamente in quel momento, un sorriso dolce sul viso, forse più rilassato e calmo. Entrambi guardano in alto, un cielo stellato in cui la luna non è presente, siedono sull'erba, ma in basso le mani si intrecciano, uniti anche se così diversi, a voler rappresentare la dualità ma anche l'unicità di quella figura che viene ritratta. E' lui che si muove per prendere quel blocco, sfilandolo delicatamente dalle braccia femminili che non oppongono alcuna resistenza al gesto. Poi quelle ambra che l'avevano inseguita per tutto il di lei avvicinamento si posano sul foglio, restando sorpresi. La prima parola che esce dalle labbra del Sumi fa leggermente strabuzzare gli occhi della Kokketsu che porta lo sguardo su di lui, quelle blu che probabilmente ne osservano il profilo ora, mentre ancora lui osserva se stesso. Non fa in tempo a rispondere che lui aggiunge qualcosa, una sorta di spiegazione o battuta per meglio dire. Per la prima volta da quando si conoscono si mette in secondo piano, senza sottolineare quanto lui sia perfetto o bellissimo ma quanto sia lei quella speciale. A quella parola detta senza filtri lei non fa altro che distogliere lo sguardo, ormai completamente rossa in viso ma evidentemente il distogliere lo sguardo non è una scelta consentita. E' lui che ricerca il contatto questa volta, allunga la destra sotto il mento della rossa, le gira il viso perchè vuole guardarla negli occhi, vuole esprimersi anche con quelli. Lei nel frattempo è diventata sempre più rossa sul viso, come se il ricevere quel tipo di apprezzamento, da parte del Sumi in quel modo tanto sincero non fosse per nulla calcolato. Viene ringraziata di nuovo, per aver fatto da specchio, per avergli mostrato esattamente quanto quella doppia figura non sia altro che la stessa persona, che può mostrarsi al mondo in modi diversi ma che non perde di intensità. Le labbra si schiudono, ma la voce non pare voler uscire, si chiudono di nuovo, una mano viene portata a indicare il disegno e decide di riprovarci: << Un ritratto è la rappresentazione di ciò che si osserva. Se è bellissimo quel disegno è solo perchè il soggetto lo è. >> Ok ora suona veramente come un complimento troppo diretto e troppo ambiguo, lo sguardo blu si sposta su un lato, non guardando l'altro in quelle dorate iridi. << Se tu non mi avessi dato modo di vedere come sei, io non sarei stata in grado di mostrarti un bel niente. Quindi grazie a te, Kan >> Su queste ultime parole il viso torna a girarsi nonostante sia ancora decisamente rossa in volto, si volta verso di lui, un sorriso ampio sul viso, indice e medio della destra, estratti dalla mano chiusa a pugno in segno di vittoria, come quella stupida foto che lui le aveva mandato e che aveva iniziato a farle capire quanto ci fosse sotto quella stupida maschera egocentrica. Non ha mai realmente fatto i conti con la situazione personale altrui, impegnata, sotto l'ala protettiva di qualcun altro. Un pensiero mai sfiorato, un dato di fatto ancora estraneo eppur presente. Un dettaglio, in passato, privo di peso alcuno, privo di importanza effettiva ma basta una singola frase nel riportarlo alla realtà dura e cruda. Le fitte allo stomaco divengon più marcate e concise, il dolore par esser quasi insopportabile, l'agitazione all'interno dell'essenza dell'albino giunge a livelli inimmaginabili con il muscolo cardiaco continuamente accelerato, petto infiammato. Il controllo sul corpo sta venendo meno, le emozioni, un tempo mandate nell'oscurità, vogliono riemergere con forza, prepotenza, surclassando la logica, l'intelletto, dando adito a sentimenti piuttosto che alla ragione. Le sente scavare dentro se, molto simile a un cumulo di minatori all'interno di una miniera, costantemente al lavoro per distruggere la pietra per trovare il tesoro sepolto. Lento il moto della mancina verso il proprio petto, dita lievemente aperta posizionate nella direzione del cuore, esatto, il punto prescelto, il più dolorante eppure lui non possiede tale muscolo, non nell'interezza richiesta dal genere umano. Palpebre appena socchiuse, visioni all'interno della mente in cui, in un sol attimo, cancella tutto l'avvenuto; persino Sango e la sua bellezza, la sua similitudine con l'albino svaniscono nell'etere divenendo il nulla assoluto a confronto con ciò che sta provando. Troppo il silenzio da parte sua, il verbo muore col passare dei secondi, una ripresa è essenziale per non dare nell'occhio <Insomma...> palpebre sollevata, dorate nuovamente puntate sull'altrui viso <Ho comprato tosta pani più pericolosi> seccando con un'unica frase un momento strano, buttando il tutto nella goliardia, provando un modo astruso di ripresa il quale consenta lui di riottenere il controllo lasciando morire un argomento troppo spinoso per poter essere minimamente contemplato. Quel disegno, quell'opera d'arte viene infine contemplata con velocità disarmante, impossibile da credere eppur rasenta la verità e la distanza tra essi muore totalmente. Tutto l'impegno profuso nel distaccarsi il giusto è annullato riprendendo a provare il marciume delle emozioni, ancor di più nell'osservare il disegno, restandone attonito, privo di verbo e sguardo totalmente rapito. In quel disegno avvede se stesso nelle due forme principali mostrate, la pubblica e la privata, l'uomo del divertimento e l'uomo della sincerità, una visione mostrata solamente alla piccola Shizuka eppure quale delle due preferisce? Sicuramente la prima, più a suo agio, solitario, senza nessuno ma ella ha colto il senso, i punti salienti nella postura, nello sguardo, persino dai muscoli, in uno più rilassati, nell'altro contratti, costantemente in guardia mantenendo alta la barriera. Il ringraziamento è l'unica parola ad uscire prima di dare una giusta spiegazione capace di portare il rossore sul volto della Kokketsu, estremamente più accentuato, marcato; non accetta il suo distogliere lo sguardo, ricerca un contatto visivo girandole il visino, esprimendo sii sincerità e con essa gratitudine, accompagnata da un lieve sorriso, non divertito, solo felice, ennesima vecchia emozione riscoperta approfittando di quella compagnia. La serata può solo migliore, il verbo da ella proferito ne è la prova diretta, un complimento inaspettato, definito bellissimo, dandogli il merito dove lui lo ha rifiutato <Dopo il tatuaggio, per la prima volta ho pensato qualcosa di inconsueto per uno come me, ho pensato che tu lo fossi di più> molto più bella di lui, molto più affascinante. Non parla di una bellezza provocante ne di volgarità, stranamente, non riferisce soltanto all'estetica, per quanto magnifica sia, ma nel complesso <E lo penso tutt'ora> sospirando, sbuffando, la situazione, invece, sta solo peggiorando, l'agitazione permane, persino nel rincontrare le azzurre incastonando in esse le dorate. Labbra schiuse per poter enunciare qualcosa, non fa in tempo, surclassato dal sorriso, dal simbolo della vittoria; ennesimo sorriso mostrato, labbra lievemente ampliate mostrando una piccolissima parte dell'arcata dentale <Ma tu guarda com'è felice la rospetta, sei soddisfatta, vero?> in un modo o nell'altro, è sempre Kan. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto un albero] Quel conflitto interiore che il Sumi subisce passa inosservato davanti alla Kokketsu. Lei non può sentire ciò che l'altro prova dentro di se, quel silenzio che intercorre fra quella sua battuta riguardo a quella strana coppia e ai tostapane però indicano che qualcosa lui lo ha pensato, anche se la rossa non indaga oltre, rispondendo solo con una linguaccia a una smorfia del viso. Lei non si è sicuramente accorta di quanto stia sconvolgendo l'animo altrui, di quanto stia passando come un tifone a distruggere tutta quell'apparenza creata. Più lui si allontana più lei si avvicina, rompendo quelle barriere che è solito tenere con il mondo e che a lei proprio non piacciono. Quel disegno ne è la prova, quella rappresentazione a colori di quello che lui è, quel misto di realtà e finzione che lo caratterizzano e che lo rendono unico. Si ringraziano a vicenda, per quella rappresentazione, perchè entrambi hanno avuto accesso a qualcosa di intimo e particolare dell'altro. I complimenti si sprecano, e le parole non rendono giustizia a quello che entrambi intendono dire, ma forse non c'è bisogno di spiegare quello che gli animi comprendono di già. Lui di nuovo con immensa sincerità le rivela quei pensieri, quel fatto di considerarla qualcosa di più bello anche di se stesso, qualcosa di migliore. Questo non fa altro che aumentare il rossore sulle guance altrui che nonostante tutto si esibisce in quel sorriso divertito e quel segno di vittoria. Quel sorriso tanto grande da essere contagioso e farlo tornare forse sulle corde di un divertmento meno coinvolto, meno teso. << Oh certo che lo sono! >> Le mani vengono entrambe mosse verso il viso di lui, poste una per guancia mentre senza pensarci troppo e in maniera rapida andrebbe ad avvicinare il proprio viso a quello di lui. Ci mette un attimo a rifilargli un bacio sulla fronte, per poi distanziarsi rapidamente, andando ad appoggiarsi con la schiena al fianco di lui, sempre se lui non avesse deciso di impedirle i movimenti. Se fosse riuscita ad appoggiarsi a lui avrebbe esordito con tono decisamente leggero e squillante: << Il mio amico Kan, che tanto è fissato con la perfezione assoluta ha apprezzato il mio disegno. Non vedo perchè non dovrei essere felice! >> E' chiaro dal tono di voce che abbia ancora quel sorriso stampato in volto, nonostante al momento lui potrebbe doverlo scorgere solo parzialmente data la posizione dei corpi. << Cosa dovevi mostrarmi? >> Già perchè ha accennato a qualcosa anche lui, la tensione e l'intimità creata fra i due deve essere alleggerita in qualche modo no? Avere la fortuna dalla propria parte gli consente di permanere nell'anonimato, non mostrando ad occhio nudo il proprio dibattito interiore. Allo stesso tempo, la Kokketsu non s'avvede di nulla, riuscendo ad evitare discorsi estremamente complessi nonostante la presenza di complimenti, sinceri, naturali, troppo persino per l'albino. Ella con i modo di fare in suo possesso, scava, scarnifica l'animo del Sumi rompendo la barriera faticosamente eretta in anni di allenamento, il momento più traumatico dal risveglio, vedere tutto quel lavoro andare completamente in fumo, sentirsi esposto totalmente dinanzi agli occhi di qualcuna, dapprima, vista solamente come semplice ragazzina. Il verbo di Sango attraversa la mente, flashback della loro ultima conversazione invadono il momento ritrovando in essa una piccola ragione, detestandola dal profondo per questo. Odia dover ammettere una sconfitta, detesta constatare di star perdendo colpi in maniera talmente becere da essere incomprensibile alla geniale mente del Sumi. L'altrui rossore non accenna a diminuire, costantemente presente sul volto, non qualcosa di male eppure si diverte nel farle tale effetto ma ancor prima di proferir verbo, le azioni di lei riescono nell'ennesima impresa di zittirlo. Dorate completamente aperte, bocco schiusa a quel contatto, mani sul viso e un bacio donato alla fronte. Muscolo cardiaco perde un battito, sorpresa dipinta sul viso, preso alla sprovvista non cessando di fissarne il volto ammirandone i lineamenti. Silenzio cala tra loro, nulla vien detto, le permette di fare di tutto, inerme come una statua alla mercé <Ancora non hai capito> ricomincia, finalmente a parlare <Non ho una fissa per la perfezione assoluta> lento il verbo enunciato sollevando lo sguardo al cielo <Io sono la perfezione assoluta> sottolineando un dato di fatto estremamente importante, mai fuori luogo, non quando esso rasenta la verità più pura e solo all'ultimo quesito il torpore svanisce. Sguardo indagatore mentre adagia il disegno di lato inserendo la mancina nel portaoggetti, tirando fuori fuda e inchiostri speciali insieme al pennello; fuda aperti dinanzi a se, boccetta dell'inchiostro riposta sulla carta con all'interno il pennello. Porta i superiori arti ad altezza petto unendo le dita delle mani nella creazione del sigillo caprino cominciando visualizzando due piccole sfere di energia, mentale e fisica poste relativamente nella zona adibita alla mente ed in quella del ventre. Entrambe le sfere cercano di essere mosse dal loro torpore, risvegliare cominciando a percorrere il corpo; quella mentale discende l'essenza percorrendo le zone di viso, collo e petto velocemente, tracciando una linea netta e ben definita mentre l'energia fisica andrebbe a provare un movimento inverso per portarsi in alto attraversando l'intero ventre, salendo per lo stomaco ed entrambe cercherebbero di giungere nella bocca dello stomaco. In talo posto proverebbe a dare inizio ad una fusione tra le due, miscela le energie cercando un contatto tra loro nel tentativo di dar vita alla forza primaria dello shinobi, una terza energia dal colore blu astro denominata chakra. <D'accordo, ti piacciono i gatti?> improvvisa domanda, dorate ricercano l'altrui visetto, il sorriso, indagatore nello sguardo, la risposta può fornire molte soluzioni <Le rose?> per conoscerla? No, preparare la sorpresa. [Se C On][Fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto un albero] Lei si appoggia su di lui, lasciando che il calore di entrambi i corpi si espanda un pochino in direzioen dell'altro, lui non l'ha bloccata, è rimasto leggermente a bocca aperta da quel gesto, comprensibile reazione considerando che era stata lei a dirgli di non toccarla come se nulla fosse. Però quel canzonarlo, quel portare tutto su un piano ironico gli consente di ritrovare parola, mostrando di nuovo quel lato egocentrico e sicuro che era venuto a mancare un pochino a causa del lavoro della Kokketsu. A queste parole la ragazza scoppia a ridere, è divertita, non lo sta deridendo. Un dito viene portato sotto il mento, lo sguardo blu alzato verso l'alto, un'espressione pensierosa sul viso: << Forse lo sei. >> Gli concede il beneficio del dubbio, << Ma solamente quando sei intero >> Non quando mostra solo parte di se all'universo, e nemmeno quando è solamente quel diciottenne che ha perso due anni di vita dormendo sul letto di un ospedale, fragile ed emotivo. Ma quando è entrambi, mentre rimbalza da una parte all'altra tenendo presente che non è o uno o l'altro ma la compresenza dei due. Alla domanda femminile non risponde direttamente, ma estrae un pennello e dei fuda, impasta il chakra cosa che viene percepita anche con il contatto fisico fra i due. Lei si scosta dal fianco altrui, si volta in sua direzione guardandone i modi. << I gatti sono carini. Anche le rose sono belle. >> Risponde alle domande indagatorie in maniera abbastanza passiva, lasciando che le iridi blu si spostino dalla figura di lui a quella del pennello che tiene in mano. << Le farfalle sono gli animali che mi piacciono di più. Perchè sono esteticamente meravigliose e possono volare, sono libere. >> Il volo è qualcosa che le manca, che le piacerebbe davvero possedere. Potersi librare sopra il resto del mondo e guardare dall'alto ogni cosa. << Ma che cosa c'entra adesso? Fai pure il prestigiatore? >> La mette nuovamente sull'ironico, ci scherza sopra, lascia però a lui il tempo di concentrarsi, in fondo se ha impastato il Chakra un motivo ci sarà? La risata non lo stupisce più di tanto, nonostante la serietà dell'affermazione, mostra sempre un pizzico di ironia evitando banalmente di rendere una piacevole situazione tanto pesante. La serata procede bene, troppo per rovinarla in modo becero, desidera passare più tempo possibile in compagnia della Kokketsu, incrementare il rapporto da loro creato con non poca fatica dopo svariati battibecchi, grida in mezzo alla piazza, contatti non richiesti, pensieri a dir poco spiacevoli. In poco tempo entrambi hanno subito una strana evoluzione, talmente tale da esser in corso tutt'ora <Però lo sono> anche lei lo ha ammesso, al momento l'ego raggiunge vette inarrivabili per qualunque essere vivente in quel mondo <Mi hai detto di essere bellissimo, mi hai detto di essere perfetto. Mi chiedo cosa aspetti il mondo a prendermi d'esempio e clonarmi> adagiando la schiena contro la corteccia, manifestando quel lato di se pregno di egocentrismo, più ironico eppur presente. Lo pensa sul serio, dopotutto parliamo di un lato di lei esistente, predominante, non basta una semplice chiacchierata per metterlo a tacere. Il contatto svanisce quanto basta nell'ascoltare le numerose risposta da ella fornite ricevendo esattamente il commento richiesto, una preferenza <Mh>. Lento il respiro mentre l'arto destro incastra tra le dita il pennello ancora immerso nell'inchiostro con la mancina sollevata ad altezza petto formando un mezzo sigillo della pecora cominciando ad agitare il chakra all'interno dell'essenza del genin. Mosso per il sistema circolatorio esso infonde energia ad ogni singolo arto cercando di convogliarne una maggiore quantità nel destrorso fino al raggiungimento dell'inchiostro provando a far uscire l'energia bluastra al suo interno per attivarne le potenzialità inespresse. Mischia l'energia con il liquido, tenta di dar vita al proprio potere in modo diretto e perfetto. In caso di riuscita, la capacità innata del proprio clan pervade l'essenza dell'albino donando ad egli il potere di compiere meraviglie. Sente la forza scorrere nella propria essenza, percepisce ogni minima sfumatura <In un certo senso, ora vedrai cosa vuol dire riuscire a compiere meraviglie> pennello estratto dalla boccetta dell'inchiostro, punta adagiata sulla carta del fuda cominciando il proprio disegno, lievemente più grosso del normale; due ali ondulate divise in due parti, una parte lato a poca distanza l'una dell'altra, corpo allungato in centro con miriade di sfumature sul dorso, varie pieghe e sottili zampine al di sotto; antenne sul capo, occhi leggermente più grossi, classici da insetto, bocca con relative zanne minuscole e infine, qualche disegno sulle stesse ali, decorazioni simili a cerchi in egual numero su entrambi <Ricordi quando ti chiesi se ti piacerebbe rendere vivi i tuoi disegni? Bene, osserva> destrorsa alzata al livello del petto, mezzo sigillo caprino composto, il chakra totalmente in fermento ricomincia il proprio moto agitandosi per l'intera essenza, smuovendo se stesso per il sistema circolatorio cercando di concentrarlo verso gli tsubo dell'epidermide spingendolo all'esterno, provando a convogliarlo all'interno del fuda speciale delineando il disegno nella sua forma mentre la mente pensa al compito da assegnarli, librarsi in volo, volare intorno alla Kokketsu e infide adagiarsi dinanzi a lei a pochi centimetri. Compito semplice e in tal momento tenta di renderlo vivo alimentando con il chakra la vita stessa. In caso di riuscita <Ultra illustrazione animale>, la farfalla di circa 20 centimetri, fuori esce dal fuda manifestando tutta la bellezza apportata dal Sumi, eseguendo gli ordini pensati, volando vicino alla ragazza, intorno ad essa, scendendo sul terreno, fermandosi a qualche centimetri, guardandola <Questa è l'abilità del clan Sumi>. [C 29/30][2/4 Choju Giga I + 2/4 Uso innata][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto un albero] Eccolo che parte per la tangente, così fiero di essere se stesso da far paura mentre decanta da solo le parole usate dalla ragazza poco prima. Gli occhi vengono mandati verso il cielo pensando che forse non avrebbe dovuto dirgli che è bellissimo, ma omrai è troppo tardi. Fortunatamente nelle sue manie di grandezza esagera, lasciando che sia solo l'aspetto esteriore a venir considerato, inneggiando a una clonazione. << Se ti clonassero comunque non sarebbero come te. E poi non saresti più unico non trovi? >> E' come se stesse parlando del tempo atmosferico, considerazioni fatte in maniera seria, come se fossero verità non scritte. Ma il tutto passa in secondo piano quando lui si appresta a mettere in atto la richiesta di lei. Le blu seguono i movimenti altrui, il pennello che disegna, impregnato di chakra, quella farfalla che inizia a delinearsi proprio li sopra, con un tratto preciso e molto particolare, generando qualcosa di esteticamente bello anche se monocolore. Ma l'occhio dell'artista non può evitare di notare i dettagli che il Sumi applica alla propria opera. Ma non è tutto concluso con il disegno, altre manovre vengono eseguite, il chakra viene utilizzato nuovamente per donare vita a ciò che non lo aveva. Lei non parla nemmeno, lo osserva e basta aspettando di essere stupita, sentendo le parole da lui pronunciate. Una volta risvegliata l'innata e attivato quello che per lei è un fuda disegnato, lentamente, sbattendo le ali fuori dal foglio quella figurina di 20 centimetri si alza in volo. Gli occhi blu della ragazza ora sono tutti per quella macchietta nera che dal foglio si è librata in aria, muovendosi in sua direzione. Sul viso è stampata un'espressione di stupore infinita, come una bambina che scopre per la prima volta qualcosa, infinitamente tenera, la bocca leggermente aperta nel seguire quella farfalla che le ruota attorno, e infine si poggia davanti a lei a pochi centimetri di distanza. Le cobalto non si scostano più da essa, nonostante ora sia ferma li senza volare lontano, non degnano di uno sguardo il ragazzo che è stato in grado di eseguire tale magia. << E' bellissima... >> non aveva mai visto l'applicazione di tale abilità innata e a confronto della propria sembra qualcosa di assolutamente più delicato e meraviglioso. << Posso toccarla? >> E' solo in quel momento che lo sguardo emozionato si rivolge al Sumi, desideroso di ricevere risposta, curiosa nel capire cosa si possa fare con certe rappresentazioni e cosa no. << Sei bravo a disegnare sai? >> Gli sorride, sembra forse più pacata di quanto ci si aspettasse da lei, ma è l'essenza stessa di quel disegno a renderla tranquilla, le farfalle in fondo sono esserini delicati, che hanno solo qualche giorno da vivere. Lei non può irrompere in questa calma con le sue dirompenti emozioni, inoltre quelle ali le ricordano il disegno che aveva fatto di Ryoma, solo che le ali di lui erano fatte col sangue. Parte per il cielo, decisamente non ci mette troppo a lasciar andare l'ego manifestando tutto il represso in quel lasso di tempo eppure la Kokketsu trova un modo semplice, efficace per smontare quel verbo, un solo dettaglio sfuggito capace di far aprire gli occhi <Touché> ha perfettamente ragione, clonarlo vuol dire perdere l'unicità in suo possesso, diventare uno dei tanti nonostante sappia benissimo di esserlo, anzi, emerge dalla massa con somma forza e perfezione <Quindi ricapitoliamo, sono bellissimo, perfetto e unico> tre i complimenti da lei avanzati, consapevole o meno del mostro creato, non lo sa. L'ego è continuo aumento, la calma prende possesso del corpo, rilassato, piacevolmente a suo agio. Sta recuperando terreno, portando l'elsa dalla sua parte <Mi piace questo gioco, continua pure e continua pure ad arrossire, sei ancora più carina> estremamente divertito ora con gli animi sciolti. Finalmente, il momento è giunto, la vicinanza non rappresenta più un problema, persino il cuore risulta calmo, il respiro giustamente rallentato, il rossore sul volto svanito, quasi del tutto scomparso ma non permane con le mani in mano dando esibizione di se nel modo più adatto, sfruttando le abilità fornitegli dai Kami e dalle generazioni passate. Dona la vita a qualcosa di inanimato, un'animale finto prende piede innalzandosi, emergendo dall'oscurità davanti agli occhi stupiti della Kokketsu; tale sguardo è il principale motivo di fierezza del potere in proprio possesso, creare la meraviglia sui volti di persone intrappolate, prive di libertà, consentire loro di rilasciare ogni minimo sentimento dell'animo. Leggero il sorriso all'ovvia bellezza della creazione, semplice, modesta eppure ugualmente perfetta per il momento creatosi, per la richiesta da lei fatta <Con delicatezza ma si> troppa forza può distruggere la creatura, frantumare un piccolo lavoro, non desidera ciò, non ha idea della forza fisica in suo possesso. Dopo l'incontro con Furaya, ora chiunque può risultare improvvisamente forte <Nel clan Sumi ti insegnano fin da bambino. Non lo faccio di mestiere ma lo sono> inutile non ammettere l'evidenza, è bravo, dannatamente bravo, ben più di artisti di seconda mano <Entro certi limiti posso creare qualsiasi cosa mi passi per la testa, da piccoli animali animati per puro intrattenimento a vari oggetti. Posso usare le mie creazioni per difendermi o per attaccare a seconda dell'esigenza> veloce spiegazione del proprio potere, estremamente raro e sconosciuto al mondo <Purtroppo è dipendente dal chakra, resta viva per poco tempo> uno dei tanti difetti di un'arte come quella. [C 28/30][Choju Giga I][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto un albero] Deve assolutamente ricordarsi che non bisogna fargli dei complimenti, ci mette un secondo a diventare super tronfio e fiero di se. Di nuovo gli occhi vengono mandati al cielo e il visino volto altrove, così che non possa più vedere quelle guance rosse. Poi però anche le guance tornano ad una tinta normale mentre è concentrata su altro, su quel disegno vivente. Quando riceve l'assenso a poterla toccare e già li: si avvicina repentinamente ma prima di toccarla si blocca, sfiorandola poi lentamente appena con un dito, come se volesse percorrere quel bordo nero alato, quell'inchiostro diventato tangibile e non solo su una tela. Non ama particolarmente dipingere ma ne conosce la consistenza e conosce la consistenza dell'inchiostro che utilizza per i propri tatuaggi. Tutto è differente, probabilmente a causa dell'utilizzo del Chakra che rende quell'esserino un qualcosa che lei non sarà mai in grado di riprodurre, per quanto possa sforzarsi. Lui le spiega come funziona quell'abilità e lei ascolta mentre continua a sfiorare appena quell'insetto particolare. << E' qualcosa di veramente molto bello. >> Le cobalto restano fisse su quanto ha innanzi, la mente riflette su quanto ascoltato e una sorta di dispiacere le affiora sul volto. Non era successo quando il ragazzo le aveva mostrato quegli occhi rossi, quell'innata oculare tanto temuta, ma con il Sumi si. La voce di Ryoma le passa nella testa associata a quella di Kamichi: siamo maledetti e questo non cambierà. << Mi fa strano pensare che siamo amici sai? >> La frase viene interrotta, come se quello bastasse per spiegare i propri pensieri o forse per far si che si articolino nella mente femminile. << Tu con il tuo potere doni la vita a chi non ne ha una. Io con il mio la sottraggo a chi la possiede. >> Complementari? Forse si può leggerla in questo modo ma per la prima volta effettivamente si rende conto di quanto quel sangue nero sia in realtà qualcosa di particolare, strano e maledetto. << Io la penso come te. E' ciò che facciamo che determina chi siamo, la nostra mente può andare decisamente oltre a quello che la ferinità comanda. Le pulsioni possono essere governate senza grossi problemi ma... >> Le blu si spostano sulle dorate altrui, velate da una tristezza che è difficilmente riconducibile al momento preciso ma qualcosa di più profondo, << ...ma questo non toglie il fatto che per poter difendere o proteggere qualcuno io debba per forza ferirmi e debilitarmi. >> Non sembra esattamente contenta di aver realizzato questa cosa, si rende forse conto solamente ora che potenzialmente quel dono che ha la può portare alla morte e comunque a non rendere felici gli altri. In fondo chi sarebbe felice di vedere i propri compagni feriti e stanchi in battaglia? Soprattutto se poi queste ferite sono inflitte per combattere e per difendere altri. << Scusa, non volevo rendere meno stupefacente quello che sei in grado di fare >> Un sorriso viene abbozzato anche se non del tutto convinto. Si sposta indietro da quella creaturina facendo un profondo sospiro e chiudendo gli occhi per una frazione di secondo, distogliendoli da lui. << Beh ora posso star certa che se qualcosa che disegno ti piace, è sicuramente un capolavoro >> Stavolta il sorriso che compare sulla faccia della rossa è decisamente più sentito, meno tirato. Tralascia la fase dei complimenti imprimendo l'attenzione sulla creazione appena portata alla vita, in grado di attrarre la Kokketsu, spingendola nel gesto di toccare un'animazione in principio vuota, priva di nulla. La grande del potere dei Sumi risiede in quelle piccole osservazioni, con la loro arte sono liberi di compiere ogni genere di cosa, niente può fermare tale concetto, esattamente come nulla è in grado di arrestare la marcia dell'albino. La bellezza di una farfalla come quella risulta intrinseca accettando, comunque, il complimento <Ci sono membri del clan in gradi di fare ben più di questo, i miei sensei al suo interni danno vita a figure maestose e pericolose allo stesso tempo. Un giorno giungerò a quel livello lasciando il mondo intero a bocca aperta> meraviglia è la parole di oggi, la meraviglia dipinta sul volto di chi guarda, ascolta, di coloro la cui vita entra contatto con un Sumi. Il destino, una volta incrociato, non può esser deviato, un Sumi è per sempre. Attonito, stupito nell'udire tal verbo, la loro amicizia l'è strana? Non comprende il reale significato di una simile locuzione, intento nel voler dire qualcosa, labbra schiuse, non fa in tempo, preceduto dalla spiegazione fornita notando l'alone di tristezza impresso sul viso a tal constatazione. Ennesimo il silenzio calato, il pensiero viaggia verso lidi esterni, trovando miriadi di soluzioni senza esporne alcuna, solo pensieri in attesa di delucidazioni maggiori, le quali giungono incontrando le azzurre altrui, incastonandovi le dorate all'interno riuscendo a comprendere il succo dell'intero discorso. In un modo o nell'altro la conversazione deve girare anche a suo favore e quali migliori parole se non sfruttare direttamente l'altrui verbo? <Si dice che gli opposti si attraggono, io dono vita e tu te la togli> non complesso il discorso ma difficile da esporre senza osare più del dovuto <Ogni potere ha le sue debolezze, la vera forza non è tanto il saperlo utilizzare quanto più conoscere ciò che ci rende deboli e trovare un modo, una soluzione per ovviare a ciò> pensa, riflette sulla soluzione, in tal momento il geniale intelletto del Sumi mostra tutta la sua potenza, tutto il genio ritrovando la semplicità della soluzione nella propria essenza <Io non permetterò che tu venga debilitata, sono un medico, no? Un medico cura ed è semplice, ogni volta che userai la tua forza, io sarò con te, curerò le tue ferite, ripristinerò le tue energie e non accuserai nulla> risolto il problema fino in fondo <Le regole ninja di base richiedono un supporto nella squadra, un ninja medico lo è a tutti gli effetti perciò, da oggi, faremo squadra anche in quel campo e ti guarderò le spalle prendendomi cura di te> azzardata la proposta, portata avanti con caldo tono, dorate impresse, desiderose di ottenere una risposta al quanto positiva. Gli opposti si attraggono, quanto è vero <Tu ti ferisci, io ti curo, in qualche modo, ci completiamo> lasciando andare quella leggera risata, distolto lo sguardo, portato al cielo, scrutando stelle e luna. Scosso il capo alle scuse ricevute, non ne ha bisogno e ne serve neanche farlo realmente presente <Se mi ritrai nuovamente, è per forza un capolavoro> mimando il medesimo sorriso, segno della vittoria avanzato dalla mancina, l'ego smisurato torna prepotentemente. [C 27/30][Choju Giga I][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto un albero] Le potenzialità di un Genin non sono certe quelle di un Jonin, quindi è chiaro che il ragazzo dal candido crine e la rossa possono solo migliorarsi, diventare più forti incrementare il loro potere. Lui sicuramente farà cose meravigliose mentre lei, lentamente andrà a prendere più padronanza di quel sangue, raggiungendo eventualmente il massimo potere, quello di diventare un demone a tutti gli effetti. Quella tristezza che viene allontanata forzatamente viene affrontata da lui con logica, in modo da risollevarle il morale. Gli opposti si attraggono dice, e questo è vero, una legge fisica che non sa quanto funzioni bene con le persone. Però il discorso che ne segue a un suo senso. Le blu lo osservano mentre si spiega meglio, lei si debilita, lui può curarla, un team di ninja è composto sempre da almeno un medico e lui vuole essere il suo. Come lei aveva offerto a Kamichi di essere l'unica referente per le cure così, in maniera diversa Kan le sta proponendo di affidarsi a lui. La cosa le fa perdere decisamente un battito, gli occhi blu lo guardano direttamente, cercano nelle dorate quella sicurezza, quella convinzione in ciò che lui stesso sta dicendo. Il sorriso sul viso della piccoletta torna a scurirsi leggermente, la soluzione sarebbe anche semplice ma c'è un piccolo intoppo: << E' un buon piano ma non tiene conto di un dettaglio non indifferente. >> Piccola pausa in cui un sospiro viene lasciato scivolare dalle labbra. << Sarò io probabilmente il medico del mio team. I ninja in grado di curare sono pochi, dubito fortemente che ci sarà permesso di stare nello stesso team. >> Lo sguardo viene distolto un attimo, andando a ricercare un poco di sicurezza per dire quello che le è passato per la testa. << Però se dovesse succedere ti assicuro che nessuno arriverà a te prima di essere passato sul mio cadavere. >> Lo sguardo che torna su quello del Sumi è deciso, diretto, non vacilla minimamente. Che se ne sia reso conto o meno si è lentamente scavato un posto a fianco della rossa che è una ragazzina estremamente possessiva e protettiva con chi considera un affetto. L'unica volta che era stata costretta a usare il proprio sangue lo aveva fatto in difesa di altri, non aveva nemmeno attaccato in effetti, non aveva cercato di ferire. Ma come Ryoma ha cercato di spiegarle un Kokketsu è nato per ferire e sa perfettamente che sarebbe pronta a farlo se fosse necessario per salvaguardare qualcuno. E' lui che torna a stemperare la cosa, buttando il tutto sul fatto di essere perfetto e mostrandole quel sorriso e quel segno di vittoria. Istintivamente andrebbe a sbuffare, una risata le sfuggirebbe dalle labbra: << Di questo non ne sarei così certa! >> Una linguaccia viene ridiretta all'altro mentre i toni si alleggeriscono di nuovo. Migliorare è già inserito negli obiettivi, per ora non è altro che un discepolo del clan Sumi, un iniziato con ancora molto da apprendere nel corso della sua carriera. Un giorno, forse, il nome Kan Sumi all'interno del clan avrebbe assunto rilevanza come simbolo di un'ideale portato avanti indifferentemente da tutto, indipendentemente dalle difficoltà della vita. Liberare qualcuno vuol dire distoglierlo dalla tristezza insita in lui, la vita è troppo breve per buttarsi giù eppure con Shizuka può osare bene poco, unico modo per tirarle su il morale è usare la logica, la mente, sfruttare il genio. Una mera proposta in cui guardarle le spalle, agire come una guardia del corpo mentre lei salva vite portando a compimento la missione nella sua interezza. Sicuro nel tono, nello sguardo, nei modo di porsi, non è presente margine di errore alcuno eppure il sorriso di lei scurisce nuovamente, qualcosa ha errato ma cosa? Non la reazione attesa con la motivazione in procinto di arrivare, giungere all'udito del Sumi. Entrambi medici, dottori, ninja guaritori in grado di ripristinare la salute, guarire delle ferite; una risorsa fondamentale in qualunque squadra esistente. Nonostante il verbo enunciato possiede un suo senso logico, ella, a sua volta, non tiene conto di piccoli particolari, insignificanti quanto essenziali <Quando viene assegnata una missione, solitamente gli shinobi prescelti posseggono qualità adeguate. In molti assumono il ruolo di supporto e di attaccante nel medesimo momento, in pochi prendono reale posizione dedicando gli sforzi a una sola parte> ricominciando a far muovere il criceto nella mente <Una particolarità della mia abilità è la richiesta della totale immobilità, devo avere il foglio fermo per creare un disegno adeguato, in movimento risulta quasi impossibile> schiarendo la voce <Ciò mi rende un ninja votato al supporto rendendomi ideale per stare in seconda linea. Inoltre sono persino un medico, perciò a priori devo stare dietro. Concludendo, sono il più adatto nel prestare soccorso tra noi due> la logica non fa una minima piega svelando i punti deboli, trasformandoli in forza, rendendoli utili ad una squadra degna di questo nome, rendendo il loro team estremamente fattibile. Un'analisi corretta del potenziale del Sumi, incurante nel permetterle di scoprire come fermarlo, consapevole di non aver svelato tutti i propri assi nella manica ne le strategie per attuarli. Dorate nelle altrui, il viso lentamente smosso dalla posizione cercando di avvicinarlo alla Kokketsu, svoltando per portarlo nei pressi del padiglione auricolare nel notare la decisione dello sguardo in merito ad una frase protettiva. Tono vocale emerso in un leggero sussurro, protettivo a sua volta, caldo <Non permetterò mai a nessuno di sfiorarti neanche con un dito, Shizuka> guardarle le spalle eppure in quel verbo risiede ben altro, un non detto a cui solo lui ha accesso, tagliando fuori chiunque. Calata la tensione, la goliardia torna prepotente ricalibrando gli equilibri della serata; viso distanziato <Tzè, solo invidia> sbuffando con ironia. [C 26/30][Choju Giga I][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto un albero] Non è convinta che le loro diverse abilità bastino per far si che possano essere una squadra stabile. Anche se effettivamente le problematiche dell'immobilità non le sono sconosciute, con Yasuhiko il ragionamente era lo stesso: fragile nel corpo e potente nella mente il fidanzato altro non è che un fragile fuscello in grado di distruggere la psiche altrui, suo è il compito di non farlo raggiugnere da nessuno, innalzando barriere di sangue. Con Kan il gioco è simile in effetti, non le serve la forza fisica, le serve resistenza, agilità e molta potenza nel sangue. Ma i pensieri vengono interrotti quando lui le si avvicina, il rossore in automatico le vela leggermente le guance mentre il verbo altrui le sfiora l'orecchio, lascinado che un brivido le percorra la schiena dall'alto in basso. Il fatto che lui sia protettivo nei confronti di lei la lascia interdetta, non si aspettava una reazione del genere e lo lascia allontanarsi senza impedirgli nulla. Fortuna la situazione viene resa più leggera dall'ironia dell'insieme. << Invidiosa di te non proprio sai? Comunque il disegno puoi tenerlo, volevo gia lasciartelo quando l'ho iniziato quindi consideralo un regalo. >> Si alzerebbe quindi in piedi, pulendosi sommariamente la parte posteriore dei pantaloncini e poi sbattendo un poco le mani fra loro. << Devi tornare a Konoha stasera? >> Pessima idea Shizuka, veramente una pessima idea quella che ti ronza nella testa. Però a conti fatti i genitori sono sempre stati abituati a ospitare gli amici no? Che male c'è se non ha i capelli neri a questo giro? Attenderebbe in maniera pacata una rispostap rima di decidere il da farsi, prima di intraprendere eventualmente la strada del ritorno. Quel viso rosso è l'esatta reazione voluta da parte della Kokketsu, protettivo, possessivo? Non ancora, non giunge a quei livelli seppur in una missione nulla si sarebbe avvicinato abbastanza da poterla toccare e sfiorare, protetta non solo tramite le conoscenze mediche, bensì grazie alle proprie abilità. Non molto potente, non molto abile ma tutto quello appreso fino a tal momento ha imparato nello sfruttarlo nella maniera più adatta possibile rendendo ogni tecnica potente quanto quelle più complicate. In quel preciso istante, l'agitazione dapprima scomparsa, torna prepotentemente a visitarlo, il respiro pesante, il muscolo cardiaco accelerato, tutti segni di un coinvolgimento troppo in là, indizi su un accaduto ancor non ben chiaro nonostante le parole proferite possano risultare limpide come un cielo stellato. Non le capisce, totalmente guidato dall'istinto non riesce ad arrivarci da solo, forse neanche lo desidera, rimanere nell'ignoranza più totale gustando la libertà da tempo professata. Mima le altrui labbra con semplice movenza di mano, delle dita <Non pensavo neanche di ridartelo. Avere un mio ritratto in casa, cosa vuoi di più? Posso guardarmi anche senza specchio d'ora in poi> non può cambiare, più forte di lui quella situazione. Egocentrico, narcisista fino al midollo, innamorato di se, del proprio aspetto tralasciando tutto il resto purchè esso sia perfetto ogni momento della giornata. Esattamente come la controparte, il corpo è tirato su, nuovamente in piedi intento nel pulire il di dietro dai residui di erba, attaccati per via del caldo, strappati grazie alle tasche e infine la domanda provvidenziale. Tornare a Konoha? A casa? No, dopo una serata di quel calibro, il desiderio di rientrare così presto neanche lo sfiora, ora vuol vivere la notte nell'interezza, resta con ella il più possibile, persino a costo di girare l'intera Kagegakure inventando scuse di assurda fattura <No, non mi va di tornarci> diretto, conciso <Andremo ovunque tu voglia e faremo tutto ciò che desideri. La serata è tua> prelevando il disegno da terra, tenendolo ben stretto; stesso processo per fuda e inchiostri, piegati, riposti nel portaoggetti disattivando persino il chakra. In tal momento la farfalla svanisce nel nulla mettendo fino alla magia <Fai strada, io ti guarderò le spalle> unica nonchè piccola ripresa del discorso antecedente. Non sa cosa l'aspetto, poco gli importa, la serata continua scegliendo di godersela. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Bosco dei Ciliegi - Sotto un albero -> ?] La risposta che ottiene riguardo al ritratto è come solito piena di sè, ma questo rispecchia la sua persona e quasi non la infastidisce più, la vive in maniera più ironica di quanto non sia. Però la risposta che ottiene alla domanda vera e propria è decisamente inaspettata. Cioè si aspettava assolutamente che lui non rincasasse ma non che volesse restare con lei. << Ma non sei stanco? Io in realtà pensavo di tornare a casa... >> Boffonchia diventando leggermente rossa sulle guance di nuovo. << Abbiamo due camere degli ospiti a casa se vuoi fermarti. Però a casa ci sono Yuki e Riuky quindi ti toccherà presentarti e potrebbe essere abbastanza imbarazzante. Papà è un tipo molto geloso e credo di non portare a casa un amico da... anni ? >> Yasuhiko praticamente era di casa non conta molto nell'elenco. Lei borbotta sempre di più, stile pentola di fagioli, non sa se l'idea può infastidirlo o andargli a genio, visto e considerato anche il vestiario che indossa. << Ah e Yuki vorrà il tuo numero probabilmente! >> Lo avvisa su quanto di imbarazzante abbiano i genitori per poi comunque lasciare libera scelta all'altro. Le blu si incontrano con quelle dorate, lo sguardo che si fa serio giusto prima di iniziare a incamminarsi verso l'uscita del bosco, a prescindere dalla decisione intrapresa. << Comunque non mi va che tu mi guardi le spalle. Non finchè non siamo in battaglia. Preferisco che tu mi stia di fianco se non devo farti da scudo >> Gli sorride in maniera ampia, come se come cosa fosse scontata, semplice ed essenziale. Non si sa bene se la strada li proterà direttamente alla dimora della ragazza o perderanno del tempo ancora in giro, certo è che questo legame apparentemente partito malissimo sembra consolidarsi ogni giorno che passa. [//END] La stanchezza è molto relativa, quanto soggettiva. I motivi per continuare la veglia sono pochi, ognuno di essi valido, abbastanza da spingerlo ad avanzare con immensa costanza, senza mettere in conto le numerose serate passate fuori casa, in compagnia dello staff dell'Ochaya, delle sue ballerine, alcune di queste persino durante la notte. Dettagli da non elargire, non a tutti prendendo la strada del segreto più totale <Questa sera no, posso tirare avanti fino a domattina> l'energia in suo possesso risulta ampia, troppa per una sol figura eppure le speranze vengono distrutte immediatamente. Tornare a casa, concludere li quella serata ma qualcosa non quadra, un sentore nuovo nell'aria avanza con relativa spiegazione in procinto di giungere all'udito. Preso in contropiede, inaspettata la richiesta, fermarsi se lo vuole, in casa della rossa; stupore dipinto sul volto, labbra schiuse non riuscendo nell'intento di mettere insieme due frasi di senso compiuto <B-beh, c-certo che m-mi va> balbetta appena, quanto basta lasciando evincere tutta la sorpresa del momento. In un modo o nell'altro, il tempo con lei sarebbe passato, non deve tornare, in sua compagnia persino al risveglio, chiedere di più è da ingrati. Il destino sta palesemente giocando, mischia le carte, sceglie cosa fare portandolo alla pazzia <Imbarazzante per chi? Posso farmi amare o odiare, lo sai bene> per lui? No di certo, conosce il modo con cui rivolgersi ad esterni, come ingraziarseli, il verbo, quanto il gergo da utilizzare rendendo la conoscenza meno formale <Dunque devo arruffianarmi tuo padre> sbuffa, sospira <Cominciamo bene> la ciliegina sulla torta proviene dall'altra figura genitoriale <Il mio numero? Tutto qui? E dov'è il problema> non ne vede, non li accusa, più ingombrante lui di chiunque altro eppure le prospettive sono delle migliori. Forse ha trovato un metodo funzionale per arruffianare il padre sfruttando la madre, essenziale e perfetto come ogni suo piano. Ricominciato il cammino, dorate fisse ancora sulla genin; a quel dire, il passo accelera ponendo se stesso al fianco, come richiesto <Ho abbastanza riflessi da guardartele anche di fianco, tzè, mi sottovaluti> conclusa è la serata, risvolto finale inatteso, ben gradito e accettato mentre l'agitazione persiste, la morsa allo stomaco aumenta di potenza. Un giorno deve fare i conti con se stesso, quel giorno è molto vicino. [END]