Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

KanShiro - La divina scuola del baretto

Free

0
0
con Shiroyuki, Kan

16:09 Shiroyuki:
  [Tavolo esterno bar] Giornata calda di mezza estate per il nostro bianco. Seduto ad un tavolo di un bar con gli ombrelloni a coprirli dalla cocente luce solare, Shiroyuki si sta godendo quello che sembra un thè freddo gelato. Le gocce di condensa si possono notare al di fuori di quel lungo bicchiere di vetro. Le dita della mano destra andrebbero a girare il liquido usufruendo della cannuccia mentre l’altro braccio è poggiato sullo schienale della sedia. Le gambe, coperte da quelli che sembrano dei pantaloni in tessuto di colore grigio, sono accavallate una sopra l’altra facendo dondolare nel vuoto il piede destro dentro quelle scarpe a punta laccate di nero. Una sigaretta accesa è lasciata in equilibrio sul posacenere, lasciando che il fumo vada a spargersi nell’etere tutto intorno. Il torso è nascosto da una camicia nera con le maniche rivoltate per lasciare libera la pelle e permetterle di respirare. I lunghi capelli argentei, bianchi come la neve, sono lasciati liberi, senza impedimenti, a scendere morbidamente sulle spalle e superare quasi tutto lo schienale di quella sedia a ghirigori molto elegante. Si morde il labbro inferiore l’uomo andando a cambiare senso di miscela con la cannuccia mentre osserva con i suoi occhi azzurri come un cielo Estivo quel vortice che si sta creando proprio al centro di tale bicchiere. E’ da solo, per ora, e sembra apprezzarne la situazione, almeno dai muscoli rilassati.

16:20 Kan:
  [Tavolo esterno bar] Quanto può essere infame il destino a volte? Una discussione dei giorni precedenti con Sango, dopo gli avvenimenti e la richiesta ben precisa per andare a trovarla, ora è situato in un bar alle spalle della figura di Shiroyuki. Schiena contro schiena, seduti in due tavoli diversi, intenti nel compiere azioni completamente differenti, uno fuma mentre il Sumi guarda lo smartphone nel più completo silenzio, esibendo quel leggero quanto atipico sorriso. Sullo schermo l'unica foto in suo possesso della Kokketsu, accuratamente salvata nella galleria; dorate puntate sul visetto di Shizuka percependo un sentimento del tutto nuovo, forse neanche mai sperimentato verso un'altra persona all'infuori di Kushina, la mancanza, il desiderio di rivedere qualcuno oltre se stesso dinanzi allo specchio. Milioni i pensieri, le scocciature nel ritrovarsi a provare emozioni comuni all'essere umano, un tempo altamente distanti dall'animo dell'albino mentre, in tal momento, esse si manifestano inconsciamente. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu ed una giacca color del latte ricade su spalle, schiena e braccia i cui bordi inferiori risultano di un viola, esattamente come le sfumature sulle spalle. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Abiti perfetti, divinamente tenuti per essere sempre nel miglior stato possibile. L'attenzione verso la rossa è spezzata dallo strano odore colto dalle narici le quali inspirano, tirano su tra una smorfia di disapprovazione e disgusto; sguardo rialzato, capo smosso ricercando la fonte di quello scempio, trovandolo nella figura dietro di se la cui chioma argentea non passa certamente inosservata. Destrorsa alzata, dita lente nell'adagiarsi sull'altrui spalla dopo una lieve torsione del busto, bussando sull'altro <Ehi amico, ti sposti un po'? Mi arriva tutto il fumo addosso> motivo più che adatto per disturbare qualcuno in un frangente in cui i propri pensieri vengon distolti dal fulcro della propria concentrazione. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

16:27 Shiroyuki:
  [Tavolo esterno bar] Rimane in silenzio per un pochino, continuando a girare quel liquido. Le parole di Kan lo raggiungono subito essendo dietro di lui. Gli occhi celesti vengono coperti dalle palpebre mentre il ragazzo tocca la sua spalla come se fosse il portone di una casa. Si morde il labbro inferiore, rimane per un attimo in silenzio. Senza rispondere andrebbe a prendere quella sigaretta e portarla alle proprie labbra, facendo un enorme tiro per sentire quella nicotina entrargli in circolo e quel sapore di tabacco che invece si mischia con la pesca del thè. Fumerebbe davanti a lui cercando di allontanare quel fumo dal ragazzo che, a quanto pare, non sta apprezzando < Sebbene sia un luogo all’aperto e non ho sentito un per favore nella tua richiesta…> un attimo di pausa passandosi la lingua sulle labbra < lo farò lo stesso. Ma ci sono modi e modi di chiedere qualcosa> educato, calmo, come se fosse un placido lago o una leggera pioggerella, la voce del bianco cercherebbe di raggiungere le orecchie del Sumi prima di spostare il posacenere con la sigaretta ben più lontana su quel tavolo, in modo da non dare più fastidio all’albino dietro di lui. Un cenno di diniego con la testa prima di fare un respiro profondo < e non è educato neanche picchiettare sulla spalla di qualcuno.> un altro respiro profondo, come a calmare qualche pensiero prima di avvicinare il bicchiere e cercando di concentrarsi sul suo dolce sapore freddo che calma la temperatura interna del Seiun < quindi non farlo più, per favore.> andando a sottolineare con il tono quelle due ultime parole come a fargli capire che lui le sa usare e le usa a quanto pare.

16:44 Kan:
  [Tavolo esterno bar] Cos'è l'educazione? Qualcosa di utile per rapportarsi con il resto del genere umano ma il Sumi si presenta di tutt'altro avviso, utilizzando tale espediente in momenti ben precisi della vita, in particolare quando qualcosa è in ballo. Ne ha fatto uso con il direttore ospedaliero riuscendo ad ottenere un posto tra quelle mura e non solo, ogni desiderio è esaudito con una semplicità disarmante. La figura trovata quest'oggi, però, porta con se un comportamento tutt'altro che simile, opposto, pregno di formalità, un'educazione intrinseca, probabile segno di provenienza da una buona famiglia o di un retaggio oramai vecchio e logoro, composto di termini e usanze non più in atto nel mondo moderno. Nota quei brevi, quanto utili movimenti nello spostare il posacenere e la sigaretta mentre il dire ha il sapore di vecchio, stantio, privo di vita. Destro sopracciglio alzato al primo rimbecco, neanche i suoi nonni hanno mai sottolineato quella mancanza nonostante il suo essere implicito. Silente permette all'altro di esprimere il disappunto creatosi per quell'unica richiesta, improvvisa, proveniente da uno sconosciuto ma giustificata dalla presenza di un oggetto al quanto fastidioso, poco tollerabile. Leggero il sospiro emesso mentre il verbo procede con il secondo rimbecco, sul picchiettare la spalla; decisione presa, cellulare bloccato e spento, riposto nella tasca mettendo da parte il piacere personale in favore di un divertimento piovuto dal cielo. Lento il moto di alzarsi da quella sedia, la propria essenza è smossa aggirando l'altrui tavolo sedendosi sulla sedia opposto a Shiroyuki ponendosi frontalmente alla sua presenza <Ti dispiace?> classico, prima esegue, poi chiede, nulla di nuovo dopotutto con le dorate incastonate nelle azzurre dell'argenteo. Denota in egli una certa bellezza, certo, non paragonabile a quella del genin ovviamente eppure in essa nota particolari degni di essere scoperti quanto guardati <Posso offrirti qualcosa da bere?> chiamando il cameriere con un leggero cenno della mancina <A proposito, mi chiamo Kan, Kan Sumi> destrorsa allungata verso il Seiun, dita ben aperte ma il vero obiettivo di quel comportamento? Per adesso è del tutto ignoto. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

16:57 Shiroyuki:
  [Tavolo esterno bar] Esattamente, vecchio. Shiro è cresciuto in fretta, ha dovuto. Dieci anni a sopravvivere, dieci anni a portare avanti una relazione padre figlia che all’inizio non voleva ma che si è trovato sulle spalle manco fosse il più pesante tra gli oneri. Dopo aver dato quella sorta di lezione da vecchio saggio ecco che tornerebbe ad osservare il proprio bicchiere senza nessun guizzo nei movimenti, calmo, serafico, apparentemente inattaccabile. Il ragazzo si muove e lui lo segue con lo sguardo celeste in modo particolarmente tranquillo. Si siede, un cenno di diniego con la testa ad alcuni suoi pensieri prima di mordersi il labbro inferiore. < A quanto pare leggi nella mente.> Ironico il suo dire visto che non ha dato conferma della richiesta implicita. L osserva, ne nota i lineamentil, i modi di fare, tutto di lui lo etichetterebbe come una persona ben più giovane dello stesso Seiun. Alla richiesta chinerebbe la testa di lato andando a spostare il posacenere verso il proprio corpo, allontanandolo quindi di nuovo dal ragazzo in modo da non dargli fastidio. I lunghi capelli argentati si muoverebbero come danzanti in ogni sua movenza. < Perché dovresti?> chiede lui poi incuriosito da quel cambio di comportamento e di quella proposta abbastanza particolare per uno sconosciuto. Lo starà abbordando? Macchè. Si presenta. Per qualche secondo osserverebbe la mano verso di lui prima di muovere la spalla ed andare a stringergliela < Shiroyuki… Kuronetsuki> no, ancora non riesce a dire Seiun, ancora non si sente parte di quella famiglia che lo voleva morto dieci anni prima. < …> non parla infine, lascia che sia lui ad instaurare un discorso se tanto lo vuole e , semplicemente, capire dove vuole arrivare con tutto questo.

17:12 Kan:
  [Tavolo esterno bar] Non un cambio comportamentale, nella mente geniale del Sumi ogni cosa è fatto per un motivo, nulla vien dettato dal caso, al contrario, ogni verbo pronunciato, mossa fatta è calcolata al millimetro per renderla efficace. Esse possono variare in base alla situazione proposta ma il fine ultimo non cambia, solo la direzione, in questo caso nei confronti del Seiun li difronte il quale, di visto, rasenta una giovinezza non indifferente, forse più grande ma ciò non toglie la giovane età in suo possesso eppure dalle parole si evince un insegnamento di vecchio stampo. Tali modi di fare vanno estirpati in contesti goliardici e spensierati come passare il tempo in un bar nel centro, dove chiunque può passare facendo ciò che vuole <Una delle mie tante qualità> neanche guarda il viso mentre risponde, troppo occupato nel sedersi comodo, sistemando schiena, glutei e braccia per poter passare un po' di tempo in compagnia di un completo sconosciuto eppure non basta così poco nel fare l'avanzata dell'albino. Silenzio calato per lunghi attimi dediti a una tacita conoscenza del rispettivo aspetto, il constatare le emozioni, le sensazioni soltanto da un mero quanto veloce sguardo ed il giusto quesito giunge dalle labbra della controparte, previsto, atteso come la pioggia in un giorno d'estate <Perchè bere qualcosa in compagnia acquieta gli animi e favorisce la conversazione> l'arrivo del cameriere è provvidenziale, pronto nel prelevare gli ordini di entrambi con far deciso, veloce <Allora...> neanche questa volta attende l'altrui verbo prendendo il comando della situazione <...porta due ***, mi raccomando, belli forti> cocktail degni di tale nome, gli stessi fatti provare in precedenza ad una donna dalla rosa chioma ma molto più avanzati e corretti rispetto al bicchierino alla frutta a lei donatele <Questi ti piaceranno sicuramente> sicurezza non solo nel tono vocale quanto nello sguardo rifilato. Destra stretta in una morsa normale, priva di qualsivoglia incentivo udendo il nome dell'interlocutore <Bene Shiroyuki, dimmi un po', cosa fai per divertirti nella vita? Perchè con le parole di prima mi hai ricordato mio nonno e dopo averti visto mi son detto che non era possibile e di certo il mio richiamo era quanto di più amichevole di ci sia, non trovi?> cominciando un lungo discorso, prolisso, a tratti logorroico <Mi sarei potuto alzare con fare scorbutico intimandoti di spegnerla o ancora, spegnerla io stesso eppure non l'ho fatto, bensì sono qui seduto a parlottare> come confondere qualcuno al primo incontro, volume primo. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:25 Shiroyuki:
  [Tavolo esterno bar] Rimane in silenzio un attimo sentendo quelle parole, un mezzo sorriso prima di un ennesimo muovere orizzontale la testa in quel gesto. Alza una spalla prima di fare un respiro profondo e prendere la sigaretta per portarla tra le labbra. Non tira subito, la mantiene solo stretta in quella morsa, sentendo il calore che piano piano si spande su tutto il tubo pieno di tabacco. < Su questo non posso darti torto.> dice solamente il bianco prima di sorseggiare ancora quel thè freddo. Arriva il cameriere e lui ordina per entrambi. Un cenno con la testa prima di vederlo andare via, anche qui non ha avuto tempo di ribattere. Alza le mani prima di trattenere il respiro per qualche istante < se lo dici tu> scettico il suo fare prima di osservare la cenere cadere dalla sigaretta quando l’indice va toccarla facendola vibrare vicino al posacenere. Inarca un sopracciglio prima di mostrare un mezzo sorriso a quel suo discorso. < come mi diverto nella vita?> riformula la domanda un attimo prima di annuire ripensandoci < Leggo.> conclude tranquillamente senza un problema prima di inspirare dal naso. < Tuo nonno sapeva come comportarsi> un complimento sincero dato dal puro prima di lasciare la sigaretta di nuovo sul suo piedistallo per bere quel liquido ancora gelato, ma sempre meno. Confondere? Shiro fortunatamente riesce a seguire il discorso ed andrebbe ad annuire osservandolo < certo, ovviamente. > comincia a dire < ma se lo avessi fatti avresti subito una reazione uguale o contraria.> alzando entrambe le spalle < cosa che non ti augurerei.> pacato nel tono andrebbe ad osservare per un attimo le persone che passeggiano per la via prima di fare un respiro profondo < il tono.> alla fine riesce a dire < il tuo tono non era amichevole, l’imposizione e l’impostazione della tua richiesta anche sono state prepotenti psicologicamente.> spiega poi facendo un respiro profondo < come ti ho detto prima, già un “per favore” avrebbe stemperato questa sensazione> finisce con quella lezione prima di umettarsi le labbra e sorridendo < tutto qui.> conclude infine prima di tornare a guardarlo prima di annuire < se non era tua intenzione risultare aggressivo allora mi scuso, mi è sembrato così> e si ferma guardandolo, studiando qualsivoglia reazione ed attendendo anche una risposta a quelle stesse parole.

17:46 Kan:
  [Tavolo esterno bar] Nessuno può, per quanto le normali persone gli vadano contro, è impossibile non notare le qualità in suo possesso, estetiche e non eppure quell'unica frase sa quasi di presa per i fondelli, bonaria dal suo punto di vista da parte di uno sconosciuto le cui conoscenze son dettate dalla pura vista tralasciando tutto il resto <Lo so, nessuno può farlo nonostante ci provino> e il cameriere dimostra di essere più veloce della luca. Pochissimi i minuti passati ed egli è già di ritorno con un vassoio contenente due bicchieri ghiacciati con al loro interno il cocktail richiesto; un bicchiere a testa vien posato sul tavolo mentre il Sumo, con velocemente movimento della mano stringe la sinistra del lavoratore lasciando al suo interno un buon numero di Ryo come mera mancia, un incentivo ad esser ancor più svelto <Grazie mille per il disturbo amico mio> arcata dentale totalmente esposta, ricambiata dall'altro lasciando i due bianchi al tavolo per dedicare il proprio tempo ad altri clienti. Mancina stringe il bicchiere sollevandolo quanto basta mimando un piccolo brindisi <Alla tua mon amie> avvicinando il bordo alle labbra, sorseggiando il contenuto, gustando la freschezza, percependo il sapore dell'alcol in dose massicce, esattamente come richiesto eppure non risulta insostenibile bensì piacevole sotto svariati punti di vista. Intento a bere, esattamente come l'altro tira fuori l'ennesima sigaretta, astenendosi dal commentare simili atteggiamenti, egli non è da meno in quanto beve come un cammello non permettendo a nessuno di dire nulla <Leggi? Soltanto?> come tutti, la lettura è parte fondamentale dell'istruzione ma non unico metodo per passare il tempo <E cosa leggi? Romanzi? Trattati? Poesie? Biografie? Perchè di quest'ultima ti consiglio la biografia di ********> donando nome e cognome del soggetto <E' un pittore vissuto anni fa, forse antecedente al Terzo Hokage persino, non me lo ricordo ma è una lettura fantastica per chi ama l'arte> leggero il dubbio nella mente nel ricordare la precisa data, ripresosi nell'immediato continuando il discorso come se nulla fosse, dedicando tutta l'attenzione a chi di dovere. Ennesimo rimbeccata con complimenti al nonno sul quale riesce a trovarsi in completo disaccordo <Mio nonno usufruiva di retaggi vecchi, tutti qui> estremamente obsoleti mentre permette all'altro di continuare il discorso, tra verbi utili e velate minacce <Non me lo auguri? Amico guarda che se voglio fare a botte c'è un dottore cretino all'ospedale con cui ho un conto in sospeso da mesi> veloce l'alzata di spalle, breve la spiegazione sul modo in cui avrebbe concentrato la voglia di smuovere le mani in senso violento. Lento il finire del parlato, comprese le spiegazioni fornite e il fraintendimento viene a galla con forza onerosa <Ora ho capito, tu vive sempre sulla difensiva, vero? Cavolo> labbra ampliate <Senti qua, ho un'idea. Io sono solito recarmi in un locale la sera ma andarci da solo può risultare noioso e quando incontro qualcuno che mi sta simpatico, non posso non chiedergli di venire> in uno schiocco di dita la proposta giunge <Allora? Cosa ne dici? Almeno rimediamo a questo fraintendimento e ci divertiamo, ci conosciamo meglio e se non ti piace, ti accompagno dove vuoi, anche in un sala da thè> indicando il bicchiere con all'interno, per l'appunto, del thè. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:18 Shiroyuki:
  [Tavolo esterno bar] Inarca un sopracciglio a quella risposta. Che lo pensi davvero? Che sia così confidente in se stesso da comportarsi in quel modo? Tanto di cappello alla fine, molte persone sono più insicure e fragili di lui certo, e questo è un dono. L’unico problema è che a volte quel modo di fare, quella sorta di arroganza potrebbe farlo finire in guai molto grossi, almeno così la pensa il puro che si limita ad osservare il bicchiere di quell’alcolico che adesso arriva sul tavolo. Schiude le labbra per dire qualcosa ma quel mon amie lo disturba, o forse semplicemente lo fa tentennare per un attimo. Decide dunque di non parlare e di provare il cocktail offerto da quel ragazzo. Ecco che andrebbe a sorseggiarlo lentamente, non come lui, gustandosi ogni sapore che può donargli, fino ad attendere il retrogusto. < …non è male.> direbbe solamente. Lui lo tempesta di domande e questo certamente non giova al carattere di Shiroyuki. Si morderebbe il labbro inferiore andando a socchiudere lo sguardo < vecchie pergamene, lo faccio per lavoro.> lapidario nella sua spiegazione. Sente anche quel consiglio e se lo segna mentalmente prima di annuire. <Vecchio…> riferito ai retaggi del nonno < non vuol dire sbagliato.> direbbe lui socchiudendo di nuovo lo sguardo e sorseggiando quell’alcolico offerto < non parlavo di me.> direbbe poi lui in tranquillità < non ti auguro di finire nella violenza in generale.> gentile il tono sebbene sembri più duro < non vengo alle mani se non per stretta necessità> confida poi verso il Sumi prima di chiudere un occhio, forse per il caldo che lo sta massacrando. Quando sente quella sua supposizione psicologica ecco che farebbe scendere il bicchiere sul tavolo, tenendolo ancora stretto tra le dita, lo osserva, lo fissa, lo scruta ancora < ti sbagli.> risponde con tono secco, sbrigativo, quasi volesse chiudere quel discorso il prima possibile. < Mi…stai chiedendo di uscire?> direbbe lui sorpreso da quella richiesta. Ecco che non farebbe altro che guardarsi intorno, prima di tornare verso Kan tentennante < Non sono tipo da locali> anche perché l’ultimo è stato diverso tempo fa al quartiere a luci rosse, non per quello che si possa pensare eh. < troppo chiassosi> concluderebbe così come finirebbe il suo cocktail prima di accendersi finalmente quella sigaretta e fumandosela < però se mi dici che è tranquillo potrei pensarci> uscire con una persona per andare in un locale? Beh Shiro non ha avuto tanti amici e tante persone con cui passare la serata, quindi forse è più la curiosità che altro a spingerlo.

18:42 Kan:
  [Tavolo esterno bar] L'autostima e la sicurezza sono intrinsechi nell'albino, parte integrante della sua persona dal momento della nascita, valorizzato con il passare degli anni, le varie esperienze di vita effettuate, compreso il lungo coma, causa del suo allontanamento dal mondo per bene due anni. Anni sprecati, portati allo sbando dove tutto è cambiato in un battito di ciglia, talmente veloce e distruttivo da non sembrare minimamente reale. Atteggiamenti goliardici, solari, privi di malizia o di qualunque malvagio piano, se non uno, togliere il fastidioso palo dal sedere dell'argenteo, renderlo più movimentato, allegro, meno chiuso in se stesso, aperto al mondo. Entrambi sorseggiano il drink portato, da una parte il Sumi il quale lo gusta bevendolo con immenso trasporto mentre dall'altra il vecchio bisbetico con un esordio non propriamente felice. Le aspettative vengon distrutte da un sol verbo, non troppo entusiasta e neanche troppo severo <Non è male? Mh, allora devi essere tipo da dolce o da bevande alla frutta> da cosa lo deduce? Semplice, la quantità di alcol eccessiva fatta immettere appositamente. Un dettaglio all'apparenza insignificante eppure di grande impatto e importanza per comprendere gli altrui gusti. Ode l'altrui lavoro, leggere vecchie pergamene per lavoro e li, una minuscola lampadina si accende, un'idea balza in testa <Oh, perciò come la mettiamo se ti chiedessi di poterle leggere? Devo fare delle ricerche e credo mi toccherà andare molto indietro nel tempo, sicuramente più indietro di me> ovvero di diciotto anni minimo ma il motivo, non viene enunciato. Antiche conversazioni, entrambe avvenute con Sango, riemergono nella mente con la medesima forza con cui il vento spazza via ogni cosa durante una tempesta. Coglie la palla al balzo per cominciare, forse, una delle tante ricerche lasciate in sospeso, mai dimenticate realmente, solo accantonate per momenti migliori <E io non ho detto che è sbagliato, solo che l'uomo è come uno smartphone, più passa il tempo, più deve aggiornarsi> evincendo la gioventù in suo possesso, alla portate delle nuove tecnologie per farne un uso migliorato. Chino e scuro diviene lo sguardo, dorate or scostate nell'udire una frase tanto semplice quanto veritiera, un colpo a segno senza neanche volerlo <Purtroppo la violenza mi ha colpito più vicino di quanto pensi> dettagli non offerti, si tratta di uno sconosciuto, impossibile portarlo a conoscenza di eventi dannatamente privati e delicati <Anche io ma solitamente riesce ad uscire dalle situazioni spinose ubriacando tutti di chiacchiere, dopo un po' smettono di essere fastidiosi> letteralmente, porta chiunque all'esasperazione fino al limite estremo, unico modo in cui uscirne puliti e indenni. Nota il modo secco con cui la risposta vien fornita, sorriso accennato sul volto del Sumi <Troppo lapidario per esser sbagliata> segnando a se stesso la ragione, ha trovato un punto su cui poter far pressione in un possibile futuro <Certo che ti sto chiedendo di uscire, sai che noia andare per locali da solo?> ovvio ma forse quel modo di dire può esser frainteso, molto frainteso. Dal porta oggetti tira fuori un pezzo di fuda strappato ed il pennello dall'inchiostro su cui scrive, velocemente, il proprio numero, porgendolo infine all'altro <Non pensarci troppo, questo è il mio numero. Fammi uno squillo e stasera presentati nella piazza del quartiere di Kusa, alle 22 in punto, d'accordo?> se vuole anche un caffè, non deve far altro che chiedere. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:52 Shiroyuki:
  [Tavolo esterno bar] Fa un respiro profondo andando poi ad espirare quel fumo verso l’alto. Si umetta le labbra sentendo ancora quel sapore alcolico che lui ha proposto in un cocktail. Un cenno di diniego con la testa < sono più da sakè io> direbbe prima di guardarlo e fissarlo per un attimo. < Ti direi che non è possibile a tutti leggere quelle pergamene, hai bisogno di un permesso perché sono molto vecchie e bisogna maneggiarle con cura.> spiega poi tranquillamente. < ma se mi dici cosa stai cercando, se dovessi imbattermi in qualcosa potrei trascriverle.> ancora più pacato di prima mentre alza le spalle a quella considerazione. Il ragazzo accomuna poi l’essere umano ad uno smartphone in quanto ad aggiornamento. < Infatti mi sono aggiornato> andando ad osservare i propri vestiti, davvero così diversi dai kimono che era solito mettersi prima, in pieno stile tradizionale. Non risponde alle parole di lui poi, sapendo bene cosa stia intendendo. Per un attimo il flash di sua madre divorata da quella manticora ritorna come se fosse proprio davanti ai suoi occhi. Rapido quanto un fulmine poi sparisce, lasciando il vuoto nel petto del Seiun. Borbotta qualcosa quando lui incalza su quel suo stato d’animo senza controbattere. Raccoglie velocemente il foglietto e lo osserva notando quel numero scritto con l’inchiostro. Rimane in silenzio. Si morde il labbro inferiore alzandosi in piedi e mettendo quel foglietto in tasca < Ci penserò> direbbe solamente prima di spegnere la propria sigaretta nel posacenere < Torno a lavoro, buona giornata.> e detto questo inizierebbe a camminare per andarsene. Pensieri contrastanti si fanno vivi nella mente del bianco, non sapendo benissimo come sentirsi, se non per quelle parole e quei modi che il Sumi gli ha donato in quella piccola conversazione. Turbato? Non è proprio la parola giusta, ma qualcosa non gli torna, ma cosa? [End]

19:10 Kan:
 Sguardo illuminato nell'apprendere di ciò, mentre corre al frigorifero di casa dove dell'ottimo Sakè è custodito <Buono a sapersi, so cosa portarti al nostro prossimo incontro> dando per scontato un nuovo incontro con l'argenteo. Nonostante tutto, il villaggio non è poi così grande, bene o male, con una veloce ricerca, può ritrovarlo ben più facilmente del normale, ancor di più con le conoscenze all'interno della Shinsengumi o all'ospedale. Pregusta ogni momento futuro della vita evitando che qualcosa manchi inesorabilmente. Ode la risposta al quesito, essa ha un senso dopotutto; permane in silenzio lunghi attimi prima di concedere una risposta, riflette sul da farsi e su cosa dire in quanto le conoscenze in proprio possesso son estremamente limitate per via della bassa dose di informazioni fornitegli <Purtroppo non lo so neanche io con precisione. Lo capirò solo quando lo troverò> l'insinuazione di Sango emerge per l'ennesima volta ma a cosa ricondurla è parte del mistero, uno dei tanti di quel mondo pregno di ninja, pericoli <Otterrò quel permesso dunque> il consiglio, qui, entra in gioco. Una precisa lettera deve mandare, parole ben specifiche da trascrivere facendo in modo di rendere effettivo il suo accoglimento. Tace per l'ennesima volta volta osservandone l'outfit, evitando commenti di qualunque genere, dissentendo, però, visibilmente; quel vestiario porta vecchiume in ogni filamento, lontano dall'esser definito aggiornato. Sospiro nel vederlo alzarsi, prendere il pezzo con il numero, seguendone il moto non perdendo di vista alcun tipo di azione <Non pensarci troppo, te lo ripeto. Vienici, sono sicuro ti divertirai. Tutti si divertono con me, volenti o nolenti> persino la piccola Shizuka, alla fine, riesce a ridere in sua compagnia dopo un'inizio all'insegna dell'antipatia <A te> ultimo il saluto all'uomo riprendendo lo smartphone, sbloccandolo con nuovamente l'immagine della Kokketsu dinanzi agli occhi insieme a quel marasma di sentimenti, emozioni di cui non comprende a pieno il significato. [END]

Un incontro iniziato con un fraintendimento e finito con Kan intento nell'invitare Shiro ad uscire con lui andando per locali. Dopo una piccola discussione, abbastanza proficua, promette di pensarci.