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con Sango, Kan

17:36 Sango:
 Casa dolce casa, ma quest'oggi non si tratta della propria, bensì di quella di un distretto che ha apprezzato a proprio tempo sebbene sia molto differente dal passato , la foglia non era mai stata così calda ai propri tempi sebbene godesse di un panorama molto bello al di la dei monti dei volti di pietra. Un villaggio nascosto tra le foglie di migliaia di alberi che li circondavano, e l'aria era molto più pura di quella che possono anche solo pensare oggi. Ma il sole sta tramontando, la notte sta per giungere, il giusto momento per uscire, il crepuscolo che arriva e che metterà infine un punto fermo a quella nuova era. E' giunto il suo momento, troppo tardi infine, eppure chi sarà colui o colei che porterà davvero in vita quegli antichi crismi ancora non lo sanno, e chissà se davvero accadrà . Il passo viaggia leggero su quelle strade presso il centro di quel semi villaggio, ombra di se stesso, passando per numeri e vie poco sconosciute che la porteranno in breve a quella che sarà la casa di cui rimembra le indicazioni. La memoria permane forte, lo è sempre stata nell'attenzione dei piccoli dettagli, e adesso avanzerà con calma nella frescura estiva che si solleva fino al proprio viso. Pulito , senza alcun espressione impressa se non il nulla più totale, ove solo lo sguardo azzurro intenso andrà a sostare qua e la in certi momenti per assicurarsi la giusta via da seguire. Indossa un kimono anche quest'oggi, d'un rosa molto delicato e freddo, circondato dal bianco e da qualche disegno astratto d'un rosso poco più intenso.. La veste carezza il corpo e le forme morbide, scivola sulla pelle dolcemente fino ai gomiti, li ove le maniche andranno ad aprirsi in una sorta di campana. La scollatura scivola sui seni prosperosi, e la gonna non andrà oltre che qualche centimetro sotto le natiche prima di fermarsi in quella retta linea, e il tutto viene tenuto chiuso da quella cintola alla vita d'un rosso vinaccia intenso, che stringe sotto i seni . I lunghi capelli rossi son stati reclusi in quell'alta coda di cavallo, solo le punte della stessa carezzano il fondo della schiena in dolci onde morbide . Il morbido passo, dovuto anche ai calzari ninja che ancora si ostina a portare, la invitano a quella camminata silente, priva di crismi o parole che siano, attendendo che dunque la sera giunga a lei, eppur anche la strada s'accorcia per portarla li ove andrebbe a trovare la casa del Sumi. Non si fa problemi ad avanzare senza sosta, sicura di se nell'alzare quel dito fino al campanello una volta giunta alla soglia d'entrata, per poi schiacciarlo una singola volta. Non ha fretta , non v'è nessuno ad attenderla o nessuno ad inseguirla, e quel vago senso di sicurezza che la città le vuole infondere non si tratta d'altro che d'una messa in scena, ma che alle volte sembra esser più utile della guerra stessa. Un breve tempo di riposo prima che possa tornare a combattere.

17:57 Kan:
 La dimora di un Sumi è costernata di opere d'arte di vario genere, pitture più disparate appese alle pareti, colorate, in bianco e nero, ognuna delle quali presenta un tratto differenza, uno stile particolare riconducibile a pittori o artisti più o meno famosi; tali nozioni variano in base alle informazioni in proprio possesso. Numerose le creazioni personali, disegni di stampo astratto riposti in svariati album, tenuti in bella vista alcuni, nascosti altri. L'albino non fa eccezione alcuna, egli è classico nel suo modo di vedere il clan, immedesimarsi in esso con ideologie oramai fatte proprie. La casa presenta un piccolo corridoio all'ingresso sfociando in un salotto abbastanza largo da contenere una divano a tre posti, un tavolino di legno su cui è riposto un vassoio ricolmo di foglie secche profumate. Dinanzi al tavolo, a un paio di metri di distanza, un televisore di ultima generazione con rispettiva console e lettore usufruendo di videogiochi e film. In particolare la tv è accesa, sintonizzata su un tg locale il quale riporta le ultime notizie. Nella stanza a fianco, sulla sinistra, una cucina di media grandezza con rispettivi fornelli, scaffali, frigorifero, forno e lavastoviglie, tutto il necessario. Ordinata, perfettamente pulita, sistemata a dovere. Dal corridoio d'ingresso, prima di sfociare nel salone un altro corridoio sulla destra è visibile, largo all'incirca due metri anch'esso, ai cui lati si mostrano 3 porte di cui due stanze da letto ed per il bagno. Le pareti sono adornate da mensole con libri di genere, quadri disparati e, appunto, album con i disegni dei membri della famiglia, i suoi, della madre e del nonno. L'albino risiede sul divano, al lato destro, gomito adagiato sul bracciolo in pelle, pugno chiuso sostentando il capo stesso, indaffarato nell'ascoltare il notiziario completamente in silenzio. Vestiario casalingo, privo di effetti particolari, per nulla appariscente con pantalone lungo di un colorito blu scuro e una maglietta intima, bianca, dalle corte maniche, piedi totalmente scalzi; unico, differente, oggetto è rappresentato dalla presenza di occhiali dalla nera montatura sul viso. Dall'inizio del tirocinio è usanza tenerli, proteggendo la vista, preservando la perfezione degli occhi in suo possesso, consentendo una visione migliorata nell'eseguire le operazioni. La quiete è scossa dal suono del campanello risvegliandolo dal torpore, scostando lo sguardo nella direzione prefissata. Voce schiarita sollevando la propria essenza, passo lento diretto alla porta, mancina avanzata, dita intorno al pomello girandolo, aprendolo permettendo in tal modo una visione chiara sia verso l'esterno, sia verso l'interno. Sorpresa dipinta in viso, labbra schiuse nella classica forma ad O appena accennata; pochi gli attimi in cui un leggero sorriso prende il sopravvento <Entra> da parte lasciando libero il passaggio <Se l'avessi saputo mi sarei dato una sistemata> solo una volta varca la soglia la porta viene richiusa alle spalle dell'Ishiba <Vieni, accomodati> riprendo l'interrotto passo con un'ospite, a sorpresa ma gradito.

18:09 Sango:
 Non sa se sia davvero in casa, pochi i rumori che pervengono da dentro l'abitazione ma nulla di riconducibile alla vita vera e propria. Chissa che non sia altrove, magari a qualche turno in ospedale o a divertirsi, seppur si ritroverà silente a sentire dei passi morbidi proprio dietro la porta, la maniglia che viene girata di scatto per lasciare che la presenza del Sumi si faccia vedere infine. Lo osserva, gli occhiali dalla nera montatura che permangono sul naso, i capelli poco meno ordinati del solito, e le vestigia molto più comode < ciao > chiaro modus di saluto per non apparire completamente muta e silente, sebbene non si senta a disagio presso la sua di presenza. Non s'attarda a dir null'altro sorpassandolo con grazia verso l'interno dell'abitazione a lei sconosciuta. Il suono della tv che giunge come un basso ronzio alle proprie orecchie, e poi il completo silenzio, segno che l'altro viva davvero nella propria solitudine < non c'è bisogno > di darsi una sistemata nella propria casa poi ! < sono io che son venuta a disturbarti > e non se ne andrà finchè non avrà finito, insomma, ha colto quell'invito di qualche settimana prima proprio come le era stato promesso, se avesse avuto necessità di staccare anche solo per poco dalla propria vita, avrebbe potuto rifugiarsi li. Il passo che avanza seppur non vada davvero da alcuna parte non conoscendo l'abitazione, aspettando invece che sia egli a far da Cicerone per il proprio passo < che silenzio > un sussurro basso pur di non interromperlo, un silenzio gradito , che la distanzia da quella vita frenetica di quella enorme città . I fracassi del giorno, le urla, le parole, tutto ciò da cui serve allontanarsi quando la sera giunge per limitarsi alla propria intimità < spero di non averti disturbato > chissà cosa faccia egli nel proprio tempo, li da solo, nel suo nido. Chissà cosa lo interessa? Uno sguardo indagatore intorno a se per apprendere l'anima dell'altro, differente dalla propria, seppur colma dell'amore per la bellezza stessa e per l'arte . Bianco e nero che si susseguono in quadri e opere, non pare esserci molto colore invero. Una dimora molto più moderna della propria, la quale risente ancora del passato e delle vecchie case in stile classico. Tutto molto basso, tutto molto in legno, pochi arredamenti e molti spazi ampi. Invece li dentro sembra che l'amore per l'arte venga posto al primo piano in assoluto < mi avevi detto di venire qui quando avrei voluto staccare dalla mia vita > un piccolo memorandum semmai l'altro l'avesse scordato, prima di scivolare con gli occhi sul suo viso, su quegli occhiali che ne adornano lo stesso completandolo in un certo senso < ti stanno molto bene > la prima volta che lo vede in quelle condizioni, decisamente molto più a suo agio e molto meno costruito che la fuori. Più naturale e meno finto, e quel piccolo segno d'apprezzamento mentre attende che le venga fatta strada, si presume per l'ipotetico salotto.

18:31 Kan:
 Flashback attraversano la mente albina, conversazioni avvenute nel mezzo di una cura dove egli ha potuto beneficiare dell'altrui compagnia invitandola a cercarlo in momenti di bisogno o per puro divertimento, anche senza preavviso. Previsioni avverate, esattamente come pronosticato quello stesso giorno, ennesima prova del geniale intelletto in suo possesso, mai sbagliato, sempre corretto se non per qualche variazione impossibile da calcolare. Cenno basilare del capo in risposta al saluto, null'altro vien proferito ne enunciato, non serve, il sorriso basta e avanza come mera spiegazione. Porta richiusa, un semplice scatto del pomello, neanche la chiave vien utilizzata, convinto della sicurezza di tal loco, dimora da oramai quasi vent'anni. Fa strada per il piccolo corridoio dando le spalle, inoltrandola nel salotto prima descritto con la tv accesa, il notiziare sugli avvenimenti relativi a tutti i quartieri di Kagegakure, in particolare parlano della loro missione, un servizio inedito, mandato in onda per la prima volta seppur non sia l'unica fatto su tal argomento <La tua presenza è un piacere, non un disturbo> tono vocale soffuso, verbo pronunziato con voce bassa, motivi per alzarla non ne trova, il silenzio e la quiete di quella dimora persiste persino nella mente del Sumi il comportamento cambia radicalmente, estremamente a suo agio, nel proprio territorio, nel mondo da lui prescelto <Già, la perfetta contrapposizione al chiasso del mondo. Due facce della stessa medaglia, in questo caso, della stessa persona> ovvio il riferimento a se stesso, al modo di porsi nei confronti di altri, più estroverso, diretto, privo di tatto <Come ho detto prima, sei un piacere, non un disturbo e poi vivo da solo, un po' di compagnia non mi dispiace> alza veloce di spalle mentre china il busto in avanti, preleva il telecomando dal tavolo abbassando il volume del televisore, non del tutto, abbastanza da poter parlare in completa tranquillità senza interferenze di alcun tipo <Prego> indicando il divano <Prendi del tè? Caldo o freddo?> la risposta può apparire scontata ma non lo è, ogni forma di tè porta con se un gusto diverso, un sapore innovativo, il freddo non sempre risulta capace di restituire tali sensazioni. Non la lascia da sola, permane nel salotto godendo della compagnia improvvisa; dorate incastonate nelle azzurre lasciando a lei il compito di parlare, esponendo fatti di cui la mente lo ha già messo al corrente <Lo so e hai fatto bene, qui dentro non esiste il mondo esterno, puoi rilassarti> ancor prima di poterle dare le spalle, un complimento giunge rendendo il sorriso un filo più esteso rispetto a pochi attimi prima <Fortunatamente è così, ho vista ottima ma se non voglio che peggiori, devo tenerli> tv, lavoro, lettura, disegno, essi stancano la vista, le lenti permettono un corretto riposo. Lascia in solitudine la donna, pochi passi oltrepassando la stanza, entrando nella cucina, accende il fornello mettendo su l'acqua, in ogni caso, lo gradisce caldo, particolare <E' successo qualcosa di particolare? Interessante? Racconta dai, non ti vedo dall'ospedale, voglio essere informato> spezzando definitivamente il ghiaccio, dando via alla conversazione.

18:44 Sango:
 Segue quella figura a debita distanza, un metro a distanziarla per lasciarsi guidare e non incappare nel suo stesso corpo con il proprio, prima di trovarsi nel salotto. Nuova zona della casa da scoprire, lo stesso sguardo che veloce andrà a soffermarsi sui dettagli dello stesso, dalla tv e da cosa guarda, a quel divano, a tutto ciò che la circonda insomma. < ognuno nel proprio nido può portare alla luce cose che fuori da esso non potrebbero esistere > narra anche lei bassa di voce, calda e carezzevole, d'un timbro ormai maturo come quello di una madre. sa benissimo cosa significhi trovare un posto che possa esser la propria fortezza, ove dubbi, debolezze, domande possono annidarsi senza nuocer e senza divenire in alcun modo un punto debole < comprendo > anche lei vive da sola, per ancora poco tempo < ho sempre trovato più belli i posti silenti > un piccolo commento d'apprezzamento in quella piccola bolla in cui è entrata, ma adesso non sono soli, entrambi s'accompagnano < sakè?> suggerisce lei stessa a quell'invito ad un semplice tè, avrebbe preferito qualcosa di differente, più forte ma non abbastanza dal farla rinunciare tanto facilmente alle proprie di mura. Sempre erette, anche adesso sebbene sembri completamente rilassata, ma solo gli occhi si muovono attivi, cercando di registrare ogni informazione possibile. Ogni porta, ogni via di entrata e d'uscita, ogni odore che aleggia li dentro . Prenderà posto se possibile su una sedia, il divano l'avrebbe trovato troppo comodo per i propri gusti in presenza altrui, per mantenere retta la schiena sebbene curvino le spalle dolcemente < abbiamo deciso la cerimonia > annuncia semplicemente a quelle domande , non le trova morbose, ma di semplice desiderio di conoscenza < sarà tradizionale.. come noi dopotutto > entrambi relegati ancora al vecchio e mai al nuovo, sebbene adesso facciano perfino uso della nuova tecnologia come i cellulari, di cui questa sera è sprovvista < eppure abbiamo ancora delle incombenze coi nostri..clan > le labbra che si stringono lievemente, il dissenso che si traduce nell'espressione truce dello sguardo prima che possa davvero riassettarsi e ritornare alla se implacabile e mai vulnerabile < mi da fastidio attendere per avere qualcosa. > lo sguardo che vorrebbe seguire l'altro, udendo i rumori del suo prodigarsi a portarle qualcosa da condividere < e aspettare che sia qualcun altro a decider per me.. mi rende.. fastidio > oh come minimizza male, le mani si son strette li sul grembo dove son state poggiate . < tu invece? Cosa mi racconti oltre il tuo lavoro> del suo lavoro sa abbastanza per poter andare avanti, oltre la stanchezza e il convivere col desiderio di salvare delle vite - o a suo caso, di poter trovare qualcuno alla quale recare la più grande tortura della sua vita - sa davvero ben poco sulle sue passioni, o su quella che sia la sua vita . Attende ancora, in attesa di risposte, e anche dei suoi soliti commenti alle volte troppo diretti, ma apprezzati purchè privi di alcun velo di Maia a ripararne gli occhi da ciò che è la realtà delle cose.

19:08 Kan:
 Non può donarle il torto nel momento in cui la ragione è parte integrante delle frasi da lei avanzate. La dimora è l'unico luogo in cui la tranquillità permette l'abbassamento di barriere, di sfoggiare aspetti, comportamenti, modi di fare totalmente opposti a ciò che il mondo assiste <Ricordi la notte all'Ochaya? Bene, una festa del genere in casa mia non devono neanche osare a portarla> esso è luogo di silenzio dove la pace prende il posto del caos, del vociare, del divertimento incessante a cui ha donato la vita prodigandosi nel non mettere limiti all'esistenza, volgendo lo sguardo al presente quanto al futuro, mai al passato. Una visione diversa esiste tra loro, molte le faccende in cui non trovano un possibile accordo eppure il fato ha decretato una certa armonia in entrambi, il giusto da poter convivere privando il tempo di inutili battibecchi <Dipende dalle occasioni. Quando ti ritrovi a pensare troppo, il silenzio è un alleato ma anche un nemico> presto per poter spiegare a cosa realmente si riferisca. Nelle proprie movenze una novità vien fuori, un tatuaggio recante il simbolo del clan Sumi esposto sul polso destro, in bella vista, dove ovunque e chiunque possa beare la propria vista <Sakè? Perchè no> ella può trovare intorno al tavolo le sedie da lei desiderate, tre per l'esattezza, due a capotavola e una sul lato frontale al televisore non bloccando la visuale verso lo schermo. Traffica in cucina, sul fornello il sakè è messo a riscaldare, pochi i minuti passati mentre l'operazione ha il suo corso. Tazze adatte prelevate dalla mensola versando in esse l'alcolico caldo, fumante. Nonostante bruci, le dita avvolgono le rispettive tazzine tornando nel salotto in compagnia, abbandonando definitivamente la cucina per questa giornata <A te> adagiata sul tavolo mentre prende posto al fianco della rossa sedendo sulla sedia. Ancora non è in procinto di bere, attende il vociare della controparte la quale parla, spiega la direzione del matrimonio, una decisione da lui contestata in passato, fermamente convinto dell'errore <Perciò sei ancora intenzionata a sposarti nonostante le mie parole> rimembra il verbo dell'ultimo incontro, diretto nel portare un cambiamento nei piani per il futuro. Un quesito prende forma eppure vien soppresso con il proseguo del racconto, le difficoltà nello sposarsi, comprendendo come i clan possa essere ostili, contrari <Ultimamente ho avuto una conversazione con una persona in cui andava contro il mio volere di libertà però, confermate esattamente ciò di cui io parlo, ogni singola volta> prendendo una pausa <Io non so che problemi abbiate con i clan ma proprio tu, ti fai privare della libertà in questo modo? Tu, Sango? Quando ho detto che sei simile a me è vero, perciò cosa ti frena? Il clan? Sei succube del tuo clan? Fregatene, la vita è la tua, non la loro> schiena adagiata allo schienale della sedia, rilassato su di essa, sospiro effettuato ma il fondamentale quesito vien posto. Cosa raccontarle, cosa dirle? Quali novità all'interno della sua vita? Una c'è, forse anche due eppure scegliere da quale iniziare è impresa semplice <Giorni fa ho fatto un incontro interessante da cui sono emerse informazioni interessanti> non distoglie lo sguardo <Ho scoperto qualcosa di interessante su una persona a me vicina> ampliando il sorriso <Sango Ishiba, criminale, assassina di Kage> annuncia le conoscenze in proprio possesso, sorpreso di parlarne con tanta tranquillità <Non ti giudico per il tuo passato però, mi chiedo, me ne avresti mai parlato?>.

19:31 Sango:
 Sorride lievemente senza andar a commentare oltre, di certo una cosa del genere non potrebbe mai esistere in ciò che è il proprio nido, troppo privato, troppo nascosto ad occhi estranei per divenire il centro di curiosi ..proprio come lei, curiosa della vita altrui senza porre domande, solo nell'osservar il tutto. < lo è davvero? Un nemico intendo > quel silenzio che la rilassa, da li potrebbe sentire qualsiasi rumore, tutto quanto sotto il proprio controllo per esser sempre pronta, ma adesso non ha nemmeno attivo il proprio chakra. Arriva ad un certo momento della propria giornata dove esso ormai lo sente privo di forza, la stanca ulteriormente, e deve ricaricarsi con il silenzio, la solitudine e anche il potersi sentire davvero indifesi. Quella sensazione orribile che permane sotto la pelle, quella di doversi proteggere come un gatto impaurito, quando ormai la tigre non pare esservi ancora . E' lieta di saper che l'altro abbia del sakè nella propria casa, così da potersi rilassar ancor di più e rendersi ancor più calma < il sakè è la bevanda dei matrimoni, e anche quella delle alleanze che non moriranno mai > un piccolo aneddoto intorno a quel che si cela intorno ad una semplice bevanda, divenuta nel tempo un simbolo per diversi momenti . Ne sente il sapore lontano, lieve e pressante che si inoltra dalla cucina ove viene riscaldato a suggerire dal tempo e dal calore data dalla tazza bassa e rozza in legno che le viene messa in mano < grazie > un sussurro prima di lasciarla andare sul tavolo per qualche attimo, troppo calda per la propria pelle, in attesa che divenga meno divampante e più morbida < lo sono > seppur un sorriso accompagni quel sospiro a ciò che le viene detto < mi chiedo se la pensassi in egual modo se conoscessi il mio sposo > chissà, magari potrebbe cambiare davvero idea sul suo esser contrario a quello sposalizio. Ascolta quel dire, quel fuoco che pare divamparsi nell'altro, eppur non ne è sconvolta, ne arrabbiata, solo la sorpresa che si apre sullo sguardo prima di suggerire quel sorriso < non è così > sussurra per prender un lieve sorso della bevanda, calda come l'estate, bruciante per i primi secondi prima di lasciar posto a nulla se non ad un lieve sapore che le rimane in gola. La mano che porta la tazza al tavolo, delicata, e le dita sottili che continuano a sfiorare il contorno della stessa con la punta dell'indice in movimento circolare, lento e cadenzato prima si sollavar le azzurre nuovamente per il suo viso < ti raccontai di mio fratello > rimembra la loro ultima conversazione, quella di Ren, colui i cui capelli tanto somigliano ai suoi < lui sarebbe stato il prossimo capo clan > sarebbe stato lui a cui donare la propria vita, e lo avrebbe fatto senza batter ciglio. Eppure nulla di ciò s'è mai potuto avverare, e l'amarezza torna a formarle quella piaga li intorno alle proprie labbra < ho amato il mio clan sebbene non mi accettassero > chi mai avrebbe potuto farlo dopo aver tolto la vita ad un esser tanto puro? < e ne sono divenuta il capo clan dieci anni fa. Ma per farlo ho ..spezzato ciò che ci univa. > oh quanti ricordi che riaffiorano adesso, quanti pugnali che affondano al petto togliendo il respiro < volevo solo ritornare agli antichi albori. Chi ci incontrava ne rimaneva abbagliato, dalla nostra arte, da chi eravamo, e dalla potenza distruttiva di come il sangue che versavamo non impregnava la nostra carta > rimanevano puri nel loro candore sebbene si macchiassero del sangue altrui < voglio ancora proteggerlo, così come voglio proteggere il mio sposo. Il suo clan ha..fatto cose orribili, e non desidero che ne facciano ancora, ne a me, ne a lui.. ne a nostra figlia > no, perdere anche loro sarebbe come sradicare l'ultima piccola linfa d'amore che possiede, toglierla in quel modo l'avrebbe davvero resa un mostro. La schiena adagiata, il dito che continua la sua danza, per poi interrompersi immediatamente a ciò che le viene detto. Non se lo aspettava di certo, aveva fatto in modo di non parlarne mai in sua presenza, così come con tanti altri, e il respiro che si ferma insieme al proprio sguardo sul suo . < detto così sembro davvero orribile > un mero sorriso ad ampliare brevemente le proprie labbra < non lo so > ammette semplicemente a quell'ultima domanda < forse mai, forse dopo > non aveva pensato di certo ad un risvolto del genere e il respiro che ne consegue sarà pesante e schivo < cosa vuoi sapere, chiedimi dunque > lo invita lei stessa a porre chissà quali domande l'abbiano assillato < prima però voglio dirti solo una cosa > seria come poche altre volte < la verità non esiste. C'è solo il modo in cui ognuno guarda > e silente adesso attende, ciò che pareva poter esser una serata lieve si è improvvisamente trasformata, in bene o male ancora non lo sa.

20:01 Kan:
 Spiegare un concetto per cui ha faticato egli stesso a giungere alla conclusione risulta arduo, difficile, non impossibile, non quando le parole, messe nel giusto ordine, possono fornire una delucidazione <Il silenzio aiuta, ti concede il lusso di pensare senza disturbo, riflettere ma allo stesso tempo, quando il silenzio è perenne non riesci a fare null'altro e si sa, i pensieri ti schiacciano, ti affliggono e distruggono se non sono controllati, se la mente non trova una distrazione quando la richiede. Tu ora sei qui strappandomi hai pensieri, dandomi un motivo per evitarli> incredibile come pochi incontri riescano nell'intento di condizionare un'intera vita, poche parole e le credenze cadono, le certezze vacillano, i desideri e le ambizioni aumentano. Nessuno, neanche nella sua genialità è riuscito a prevedere una simile svolta. Un'errore di calcolo, una parola detta male hanno portato il Sumi nella condizione di non essere più se stesso, non il solito. Sakè donato, un bevanda rilassante la cui presenza di alcol affievolisce la mente <Il sakè è la bevanda degli incontri e delle feste. Alla tua> tazzina sollevata, avvicinata alle labbra schiuse sorseggiando lentamente il contenuto, inghiottendo, assaporando, limando il gusto forte ma ugualmente buono come la prima volta <Mi mancava la tradizione> veloce l'occhiata lanciata alla tazza, mesto il sorriso mostrato lasciando a Sango la parola, il diritto di opporsi alle proprie osservazioni esplicite <Non c'è niente e nessuno che possa farmi cambiare idea, neanche questo sposo. Puoi avere ciò che cerchi pur restando libera. Un matrimonio non ha il diritto di imprigionare una donna come te, uno spirito che ama e vuole vivere, vuole essere se stessa senza essere giudicata oppure oppressa. In parte, tu sei me con un tocco di rosso> evitando di parlare di dettagli fisici ma il tutto è spiegato con un leggero sorriso, pregno di convinzione in quelle parole, sicuro di aver ragione sotto ogni singolo aspetto nonostante ella sia contraria. Silenzio cala, la tv cessa con il notiziario mandando in onda della pubblicità, tanto il vociare proveniente da essa eppure l'attenzione è per la Ishiba e il suo racconto sulle diatribe con il clan, di come ella ne sia divenuta capo spezzando qualcosa, il sogno dell'antica gloria, comprensibile, condivisibile fino a quando la parola figlia emerga. Una bambina in mezzo a tutto quanto, una bambina in suo possesso <Hai una figlia?> in cosa si è messo in mezzo, ancora non è chiaro, molto di lei è oscuro, tanto il desiderio di apprendere <Non ho la minima idea di clan parli ne degli eventi passati ma vivere nella paura, è una limitazione. Vuoi proteggere qualcuno o qualcosa? Agisci, fallo davvero e non solo a parole. Se il mio clan spaventasse la mia futura moglie, pensi me ne starei con le mani in mano? No, imporrei il mio pensiero e glielo farei accettare, anche a costo di dover far male a qualcuno> paura di un clan è assurdo, lo stesso sangue non può essere temuto. Infine, una rivelazione sopraggiunta da Pakkurida è portata all'udito della diretta interessata la cui reazione è un programma, respiro pesante, serietà mista a sorriso. Spinge indietro la sedia, cammina aggirando il tavolo <Hai ragione, la verità è soggettiva in questi casi perciò voglio farti una sola domanda e voglio che mi rispondi con estrema sincerità, senza pensare alle conseguenze> soffermandosi dinanzi alla figura della rossa. Destrorsa smossa, braccio avanti cercando di porre l'indice sotto l'altrui mente per farle alzare il capo, guardarla, ergersi su di lei. Serio in viso, deciso <Posso fidarmi di te?> una domanda la cui risposta può portare a disparate soluzioni.

20:21 Sango:
 Mormora qualcosa a bassissima voce, come un cantilenare lento di una vecchia canzone mentre egli parla, lo ascolta senza dubbio eppur ella nasce dalle labbra senza volerlo < ho vissuto molto tempo nel silenzio e ne ho solo tratto beneficio > seppur i pensieri fossero migliaia, così come ciò che avrebbe dovuto fare, il silenzio e la quiete l'aiutavano a calmare il proprio fuoco, senza mai spegnerlo davvero, ma divenendo un caldo focolare per i pochi che s'avventuravano verso lei. < i pensieri posson esser oppressivi, pensare alle volte nuoce.. eppur non mi viene altro che programmare , strategie, mosse da fare, politica a cui donare peso > sorride, come se non fosse mai davvero cambiata. La mano che solleva il bicchiere verso l'altro in segno di salute per bere ancora un altro sorso < credi davvero che ciò possa limitarmi?> sincera in quella richiesta che pone, chissà davvero che non sia così o il completo opposto < eppur ho preso la decisione, ho fatto la mia promessa. E non mi tiro indietro, non voglio farlo > non adesso, non vi sono più dubbi ormai su ciò che deve fare, che sia un imposizione o un dovere poco importa, non per chi ha vissuto solo tra doveri e imposizioni proprie. Sorride mesta, lieve il sorriso a quel rosso < magari potrei donarti qualcosa per dare colore a questo tuo nido > una proposta che dona eppur a cosa punti davvero non lo dirà ancora < come possiamo esser davvero liberi circondati da queste mura > sono in una gabbia, enorme, un grandissimo uccellaio che li relega al suo interno, con la sola possibilità di guardar fuori, anche di uscire, ma con la consapevolezza che se lo facessero morirebbero < se così posso considerarla, se così può ella considerarmi madre > non ne è tanto sicura < l'ho trovata crocifissa ad una croce tanto tempo fa , la liberai ..ma non me la sentii di lasciarla sola al mondo > confessa come se quel punto debole faccia ancora male, un punto che nessuno dovrebbe conoscere, eppur perchè privarsene adesso quando beve ancora quel sakè che placa gli animi e dona calore e conforto < ella aveva la possibilità di vivere la sua innocenza, chi ero io per privarla di ciò che le era stato promesso dalla vita > no, non avrebbe mai potuto strappare mai ad alcuno la possibilità d'esser innocente, di quella purezza che non l'ha mai scalfita e che sempre l'ha solo vissuta attraverso occhi altrui . Lo sente scaldarsi in qualche modo, di quelle parole che pronuncia ma di cui egli probabilmente sappia davvero poco del loro profondo significato < non posso proteggerli in quel modo adesso, posso provare in altri..modi > lo stesso corpo che lievemente si irrigidisce, la gola che si secca mentre il bicchiere rimane a mezz'aria prima d'esser bevuto completamente in un solo fiato per poi poggiarsi delicato sul tavolo < cerco solo di proteggere chi mi è rimasto, il come poco importa > e adesso che l'altro conosce il proprio passato, seppur tramite parole altrui, lontane , di coloro che mai hanno vissuto attraverso lei, di coloro che mai hanno visto ciò che lei ha visto, potrà forse comprendere come alla fine, il poco che resta, diviene più importante di se stessi. Sente la sedia seppur non lo segua con lo sguardo, le gambe che portano il corpo altrui vicino al proprio e il dito che le porta a sollevar dolce il viso verso il suo , e infine quella domanda. Le labbra che non si schiudono, pensa bene alle parole da offrire. Può davvero fidarsi di lei? Forse. < se non farai del male a ciò che amo potrai fidarti > così come è stato con Mekura Hyuga, anche lui potrebbe entrare in quella cerchia che lei chiama "amici", sebbene sia davvero lontana dall'esserlo. Lo stesso viso che sfuggirà a quella presa per ritrovarsi di nuovo alla posizione precedente. < chi te lo ha detto? > importante? Si. Molto. < sai, alle volte dipende da chi lo abbia raccontato, molti mi credono solo un assassina , altri una salvatrice, le versioni cambiano spesso > una lieve risata a quel finire, seppur ormai il liquido sia finito e possa solo fissare un bicchiere vuoto < ne vorrei ancora, anche freddo andrà bene > un suggerimento a riempirlo , perchè in quel momento si, ne ha bisogno.

20:50 Kan:
 In questo particolare caso, concordare è superfluo, dopo il non vissuto può comprendere benissimo lo stato d'animo altrui <Anche io, per ben due anni, da solo, in una stanza di ospedale> lasciando trasparire ironia, un senso di divertimento, un avvenimento dimenticato per quanto gli riguarda, privo di importanza alcuna, abbastanza da renderlo uno scherzo, un evento goliardico. Continua il sorseggiare del Sakè, piccoli, celeri, gustati finendo lentamente la tazzina rendendola vuota, priva di fumo e del sapore dell'alcol, una tradizione mai realmente dimenticata, persino in tempi in cui la tecnologia sovrasta ogni cosa <Sono pensieri che faccio spesso, non mi pesano. I pensieri a cui mi riferisco sono altri, la strategia in confronto è un'operazione da bambini> un neonato può giungere alle sue stesse conclusioni applicando se stesso senza limita, osservando, deducendo. Non può sapere se la controparte stia comprendendo i propri ragionamenti eppure non è intenzione nel scendere nei dettagli, non adesso, troppo presto per parlare di qualcosa di cui persino uno come lui trova difficile. Eventi la cui spiegazione è complicata o nascosta ad occhi indiscreti e non, troppo lontana dalla mentalità abituale <Lo credo> sincero, schietto nel guardarla, nel rispondere <Non mi ripeterò, ho già detto quel giorno in ospedale ma sono convinto delle mie parole e a costo di salire sull'altare io stesso a fermarti, non permetterò un matrimonio che ti renderebbe infelice, questa è una promessa> in essa vede se stesso, una versione con maggior esperienza ovviamente ma il carattere è il medesimo eppure ella cerca di reprimere, non sfoga, non lascia andare le limitazioni imposte. Se stesso in quelle condizioni, un'immagine terribile, votata alla pazzia, all'infelicità più pura, non tollera un simile destino. Mantenere una promessa di quel calibro è estremamente complicato, forse addirittura impossibile ma si professa come genio, fallire non può esser contemplato in alcun tipo di futuro <Davvero?> cambiando argomento, lasciando trasparire nuovamente un pizzico di sorriso <Cosa hai in mente?> quale mai può essere l'oggetto prescelto per donare colore. I presupposti vertono sul rosso, una pura ovvietà scontata ma la composizione risulta sconosciuta <Non avere fretta, un giorno potremo uscire. E' solo questione di tempo. La libertà e la vita vincono sempre> valore intrinseco dell'umano essere, la libertà ambita e voluta da ogni essere vivente trionfa nonostante le avversità. Essi sono vivi tra quelle mura, il desiderio di andare avanti, di trovare la normalità ha spinto l'ingegno nella creazione di ciò e con il tempo, anche le mura avrebbero trovato la fine meritata concedendo ampio respiro all'uomo. Triste racconto in favore della spiegazione sulla bambina, una figlia, una ragazzina trovata per caso, salvata, aiutata concedendole una cosa. Volto ripiegato sul tavolo, Sango viene esclusa dalla mole di pensieri attualmente in corso, varie le riflessioni sulla donna, sulla verità, sul passato criminale ma i piccoli dettagli confermano una seconda facciata, una visione delle cose totalmente opposta <Quella ragazzina ti sarà infinitamente grata e ti deve la vita, hai compiuto qualcosa di incredibile aiutandola e mi piacerebbe conoscerla, un giorno> arcata dentale totalmente in mostra ampliando le labbra, permettendosi una leggera risata stemperando la pesante tensione creatasi <Quali altri modi? Quali altri modi hai pensato per proteggerli?> calca sull'argomento, tali parola presentano un sapore diverso, diffida dalle intenzioni altrui, qualcosa, in apparenza, non torna. Mento d'ella sollevato, dita nel carezzare l'epidermide in attesa di una semplice, sincera risposta la quale giunge sotto forma di implicita minaccia. Diversa dal pensiero effettuato, ugualmente potente <Ti sei appena guadagnata la mia fiducia> lasciandola andare nel momento stesso in cui il viso è rivolto altrove, in procinto di tornare a sedersi ma bloccato da una domanda scontata, attesa <Una donna di nome Pakkurida> il volere di Furaya è esplicato, mai pronunciare il suo vero nome, annuendo alla richiesta di una nuova tazza <Freddo? Per chi mi hai preso? Il sakè va bevuto caldo> ultimo verbo prelevando le tazze, tornando in cucina, versando altro sakè bollente al loro interno e con la medesima velocità torna al tavolo porgendole la tazza quasi tra le mani <Per me> riprendendo il discorso <Sei solo Sango, questo è l'importante. La mia bel visetto Sango> riportando la tazza alle labbra prelevando un altro sorso.

21:17 Sango:
 Due anni da solo dentro una stanza, oh come non potrebbe mai comprender davvero l'esistenza altrui, lei stessa sarebbe impazzita li dentro, da sola, per tutto quel tempo, senza nemmeno avere la possibilità di scelta < si sceglie la solitudine > un singolare pensiero che sboccia tra le morbide labbra , eppur veritiero per lei, lo ha scelto, non le è mai stato imposto da alcuno ne da nessuna cosa le possa mai esser capitata. < a cosa pensi , Kan > pronuncia il suo nome e sa quanto alle volte sia difficile parlare di alcune cose, come del fratello per lei, chissà cosa sia per lui, non sa davvero a che via rivolgere il proprio dilemma, non sa molto e allo stesso tempo sa quasi tutto di lui, ma di quella sua intimità le permane lontana, fredda e dura come la neve d'inverno, il glaciale sorriso di una madre che non permette ad alcuno d'avvicinarsi. E lei richiede, a riscaldarlo col proprio debole fuoco, ad allungar per un attimo la mano verso la sua eppur a metà strada verso quel tavolo essa si stringe, per rimanere li qualche attimo prima di trarsi indietro. Consapevole d'aver voluto varcare una soglia non propria, di un limite che le si pone nella mente . Sorride di nuovo, incredibile quello sbalzo di emozioni che prova adesso, come la possano far sorridere anche d'innanzi quella proposta < allora non so se dovrei dirti quando e dove mi sposerò > goliardica anche lei, per metter una leggerezza su quel che narra < ho scelto, ti prego solo di rispettarla in quanto tale > non vorrebbe davvero allontanarlo per quello, non quando per una dannatissima volta può davvero parlare in modo tanto aperto e sincero con un uomo, che non la vede come un mero premio, o un semplice pezzo di carne, o solo come una donna. Ma come Sango. La vede per quello che è lei, o almeno, per quello che lei stessa gli ha dato modo di conoscere. Il sorriso che ritorna, e così la mano destra andrebbe a formare il mezzo sigillo della capra al plesso solare < non ti farò nulla > una rassicurazione a ciò che sta facendo. Li andrebbe a concentrarsi sul proprio essere, ad immaginarsi le due sfere che la abitano in due punti diversi del proprio corpo. Quella della mente rapportate al proprio intelletto e alla propria arrabbiatura, quella fisica di un corpo che non ne vuol sapere di farsi ri-colpire, due sfere opposte che andrebbe a stimolare se trovate, cercando di trascinarle verso un unico punto, il plesso solare. Una scende, l'altra sale, un movimento simile che convergerebbe li adesso, in un ultimo atto nella quale ruotandole tra loro con impeto riuscirebbero ad unirsi per impastar infine la propria forza e le proprie abilità . Vuole sentire quel proprio chakra, scorrere, linfa vitale e rabbiosa che ne accende ogni singolo nervo e ogni singolo pensiero, quella che andrebbe a donarle abilità superiori. Se tutto fosse andato come dovrebbe adesso risentirebbe il proprio chakra circolare dentro di se nell'apposito sistema circolatorio, senza usarlo ancora, mentre si prepara, ci vuole del tempo dopotutto . Parla di colei che ha salvato, a cui ha ridato un nome, una vita eppur l'oppressione diviene improvvisa < lei aveva compiuto gesta orribili già dalla tenera età, eppur chi ero io per giudicarla? > nessuno, lei era difatti nessuno in confronto < non credo voglia fartela conoscere, adesso ha la tua età , anzi, qualche anno in più ed è molto bella. So il tuo esser incline alle belle ragazze > divertita si, eppur territoriale in ciò che ama, nessuno si sarebbe dovuto avvicinare ad ella in quel modo , lui specialmente se non avesse avuto intenzioni "serie" < oh beh, parlo proprio io dopotutto, di uomini ne ho visti diversi in effetti > se la ride come può insomma, anche se sa benissimo quanto quella ragazzina, ormai giovane donna, le sia grata, nonostante i dieci lunghi anni di assenza e il resto passato lontano da lei per proprio volere. Quali modi poi ha usato per poterli proteggere, per potersi destreggiare tra le fila del proprio nuovo clan < ciò che gli uomini desiderano.. ho solo donato il mio corpo > ne parla con un certo distacco, così com'è stato in quella volta lo avrà sempre , eppur non è per lei una sorpresa. E' una kunoichi , e il corpo è un arma essenziale anche nella vita normale, specialmente in quella in cui ninja più forti di lei cercano di soffocarla < per adesso tutto è andato bene > non ha avuto fastidi ulteriori, non ha avuto ripercussioni, anzi! < e faccio parte della shinsengumi > e anche quel piccolo tassello le farà molto, molto comodo per evitar guerre di qualsiasi genere . Il viso che si solleva a quella dolce carezza eppur sebbene sappia quanto egli si fidi di lei adesso, la domanda permane < cosa ti fa credere che io mi fidi di te? Per quale motivo passo il mio tempo in tua presenza, per cui ti venga perfino a cercare ?> domanda legittima nel voler sapere la sua versione, ciò che egli abbia potuto carpire dai loro meri e sporadici incontri, che seppur siano sfociati in una notte di sesso , non siano poi andati avanti in quel senso. < il nome non mi è nuovo, seppur dieci anni fa non vi era nessuno con tale nomea > sospira lievemente, chissà chi ella sia < non mi pento di ciò che ho fatto, lo rifarei ancora nei migliori dei modi. Ma..ho fallito. > si, il fallimento che di nuovo si ripercuote su di se, pesante presenza assillante di tutto ciò che compie. Tanto vicina al proprio obiettivo prima di vederselo sfuggire via dalle dita . Riprende la tazza nuova, calda seppur stavolta non se la farà andare via verso il tavolo stringendola tra le dita sottili < sei un buon adulatore > .. < e un buon amico > lo considera tale, incredibilmente dopo tanti anni non si ritrova da sola, ma con ben due amici. < dieci anni fa solo una persona poteva esserlo davvero per me, incredibile. Sei alla stregua di Hitomu del nove code > un complimento senza dubbio, metterlo alla stregua del possessore del nove code, colui che fu il grande hokage della foglia, colui che in una sola notte ha potuto conoscere, rispettare, e anche volerne la vicinanza < alla tua > adesso è lei a far quel brindisi sollevando la mano verso la sua col bicchierino in legno in modo da farli toccare dolcemente.

21:18 Sango:
 [tentativo impasto chakra]

22:02 Kan:
 I ricordi di due anni di come non persistono, sporadiche visioni di quel vissuto in solitudine, non sentito se non al risveglio dove un mondo di novità ha scelto di cadere. Due soli anni bastano nel cambiare la concezione del mondo, novità importanti nella sfera della comunità ed egli, si ritrova da solo, privato di una famiglia, dell'unica amica mai posseduta <Io non l'ho totalmente scelta, mi è stata imposta. In questa casa prima vivevano altre due persone, dopo due anni, ci sono solo io> vuota se non per la sua presenza, totalmente priva di vita, di amore, di gioia. Non può far nulla per rimediare, il paradosso risiede esattamente nella shinsengumi, ella ha il compito di indagare, di scoprire fatti avvenuti prima, il destino di chi lo circonda <Penso a una recente discussione con una persona ostinata, in qualche modo con la sua testaccia dura mi ha fatto vacillare e provare qualcosa. Non ho la minima idea di cosa fare, vuole capirmi, vedere chi sono e in parte l'ho fatto ma...> scuote il capo, distoglie lo sguardo per la prima volta portandolo altrove, in tutt'altra direzione <...farla davvero entrare? Non so se sia una buona idea, dopotutto, sto bene come sto> ne parla apertamente, quasi, lievi particolari permangono ancora sepolti nella propria mente in attesa di arrivare al dunque, in un punto ben preciso. Shizuka ha davvero sconvolto l'equilibrio creatosi, ha portato una novità non desiderata con troppa forza, determinazione e voglia di imporsi, riuscendoci in buona parte, esempio lampante il tatuaggio sul polso, fatto nonostante una piccola litigata. La goliardia riesce a prendere il sopravvento per qualche minuto, messo da parte il tetro per far posto ad un pizzico di divertimento <E invece me lo dirai o mi presento a sorpresa e non immagini in che modo> rovinare un matrimonio è facile, mettere in ridicolo la sposa è divertente, un maestro nel compiere simili azioni di puro divertimento <La rispetto ma non la condivido e fin quando non arriverà il giorno, convincerò anche te> deciso più che mai nel compiere tale atto. Ella non può ne deve sposare quell'uomo, a discapito di chi sia realmente, dalla bontà delle sue intenzioni. Braccia appena conserte nell'avvedersi del mezzo sigillo caprino appena composto <Meglio per te, se metti in disordine casa dopo sei tu che la riordini> mera faccia da schiaffi in quel sorriso raffigurato, in tutto questo, l'essere stronzo emerge nuovamente, piccole dosi, prive di intenti bellicosi ma presente. Attende l'impasto con impazienza, curioso di apprendere la di lei idea, cosa la mente stia partorendo, speranzoso in un jutsu poco ingombrante, non legato al fuoco <Chi siamo noi per giudicare chiunque> la risposta più giusta e corretta e ancor prima di aggiungere qualcosa, la mente e le azioni vengon freddate da un'unica risposta. La stessa età, bella, un connubio perfetto; labbra schiuse dalla sorpresa <Potrei ribattere ma non lo farò, questa volta ti do ragione...ma solo perchè preferisco la madre> occhiolino di chi vuol capire capisca, hanno comunque condiviso una notte insieme legando in quello stesso momento. Mai andati oltre, mai impegnati, solo divertimento e tanto basta per adesso, il desiderio è qualcosa di controllabile, i sentimenti, purtroppo, non del tutto. Ricambia la risata, la condivide lasciando andare la schiena contro lo schienale per qualche momento, gustata, ironica, autoironica soprattutto <Potrei dire lo stesso con le donne, c'è ancora quella ballerina dell'Ochaya con cui ogni tanto m'incontro> mettendo alla luce simili incontri di mezzanotte eppure non molto ci vuole per far scemare ogni cosa. La serietà della discussione prende il sopravvento, una pensiero viene confermato inevitabilmente. Non pone alcun commento sul tavolo preferendo il silenzio, troppo delicato e impervio per essere affrontato a cuor leggero, privo di dettagli utili per poter fornire delucidazioni di spessore <Se per ipotesi, volessi far cessare le ostilità con questo clan, chi dovrebbe finire sul mio tavolo?> implicita richiesta di un nome forse? Non esplica nulla di più di quanto proferito in quanto i quesiti da lei posti ne richiamano totalmente l'attenzione <Con me ti senti tranquilla, percepisci sicurezza in me e in questa casa. Con me puoi essere te stessa gettando via maschere e scudi. Con me, stai bene> la risposta più semplice possibile è anche quella più adatta. In alcuni casi ricerca il complesso è una perdita di tempo, a volte risiede tutto nell'ovvio più scontato <Non posso dire molto ma non m'interessa di quanto fatto in passato. Io voglio vivere nel presente con un occhio al futuro> il passato di chiunque è di poca importanza agli occhi dell'albino la cui mente è protratta in altri lidi, con visioni differenti. Bicchiere sollevato, tenuto stretto tra le dita ricevendo un complimento inaspettato, l'assegnazione di un ruolo non ricercato <Beh, se le cose stanno così, andrò a caccia di volpi così potrò eguagliarlo> ridacchiando da sotto i baffi <Anche tu lo sei> avvicinando il bicchierino, leggero scontro e tutto d'un fiato il sakè viene versato lungo la gola, scivola lento percependo gli effetti dell'alcol, in minor misura ma presenti.

22:37 Sango:
 I denti che si stringono sotto le labbra, canini a far male a quelle inferiori < non posso comprendere, ma sarei impazzita > eppur lui non sembra tanto fuori di testa, lei avrebbe perso il senno, incappando nel proprio essere, egoistico si, ma anche tremendamente votato al dolore. Lo stesso che si ribatte nel petto adesso , ma una nuova rivelazione viene fatta e ciò che la farà sorridere < dunque qualcuno è riuscito a farti vacillare > lui che si professava incapace di amare, di non aver alcuna donna o uomo che sia in grado di poterlo destabilizzare < non ci sono riuscita nemmeno io, ne do atto a chi l'abbia fatto > un sorriso eppur lei stessa non ha mai davvero dato modo di amarlo ne d'esser amata, si son voluti, la carne li ha richiamati, le loro essenze tanto simili che si son volute ma nulla di più, ognuno ha preso la sua strada sebbene se ne senta in qualche modo..gelosa, ma solo per il proprio ego che vorrebbe solo gratificalra ancora < è difficile lasciare agli altri entrare nella tua vita, specialmente quando egli lo desiderano più di te > entrambi hanno i loro tempi, i loro modi e comodi, eppur aver qualcuno di tanto insistente pone il dubbio sulle loro scelte fatte < il mio futuro marito lo ha fatto, si è insinuato nella pelle, mi ha lasciato il suo odore, il suo ricordo e dopo dieci anni potrei fare nulla se non amarlo > decisa a fargli capire che quel matrimonio si deve fare < ma può far male, tanto male.. > senza dubbio realista e non stupida da non dirgli cosa può avvenire < lei com'è?> curiosa di sapere chi sia la creatura ad averlo messo tanto in dubbio , lui che si è sempre professato distante dall'amore adesso vi incappa! Il destino è brutale senza alcun dubbio, lui sa cosa egli vogliano e desiderano nel loro intimo per poi donarlo nei momenti peggiori. < oh dai, non potresti far molto > minimizza quell'attacco, eppur consapevole che forse lui, davvero, potrebbe arrivare e far baldoria < convincimi allora giovane Sumi > lo sguardo che si palesa d'un fuoco basso, intimo, dovuto anche a quel sakè che ha bevuto e continua a sorseggiare, invogliandolo anche a dare il meglio e il peggio di se per comprenderne meglio l'essenza < mh?> il richiamo del chakra è andato a buon fine eppur quella frase la mette a ridere sul serio, per una volta una risata sincera e di cuore < pensi davvero che potrei?> si, le lacrime agli occhi prima di potersi di nuovo concentrare su di se. Visualizzando quel perfetto organismo che possiede, quella pozza di bellezza intangibile e d'argento che la abita, per provare solo a intinger dentro di essa il proprio chakra per poter avere dentro di se la propria innata. Se fosse accaduto adesso sentirebbe anche il proprio corpo in modo differente < oh sarò meglio per te se preferisci la madre > un occhiolino che viene ceduto mentre le ostilità e il nervosismo vengon messe totalmente da parte, calma e tranquilla in sua presenza , molto più avvenente adesso e anche stronza di quanto lo era all'inizio < vedo che ti piacciono le rosse > un colore non da tutte, ne è consapevole < mi raccomando che non siano solo fuochi fatui, ma veri incendi > come lei, chi altri porta il colore con tanta passione ancora non lo sa, ma vuole, desidera che alla fine sia una delle rosse forse a conquistarlo davvero < oh, dovresti vedertela con il mio attuale capo clan > sorride mesta seppur vi sia dell'ostilità sia nella parola che nell'espressione, tirata, arrabbiata perfino < ci somiglia, gli piace soltanto esser circondato da bei visi.. eppure è privo di anima > lo detesta, ne si sente il gusto amaro tra le parole stesse, seppur non creda che egli possa davvero far qualcosa per lui < ottima risposta, direi azzeccata , p quasi > lo sguardo che saetta nel suo, per carpirne le emozioni < sei come me, o quasi, dunque perchè non unirmi a chi è tanto simile > un interrogativo che non pone davvero alcuna domanda . < sei il primo che non mi pone domande, quesiti, ne il perchè io l'abbia fatto > sconcertata quasi da quel suo essere < ma ti dirò, lo fatto per l'unica cosa che muove il mondo. > il corpo che s'avvicinerebbe al suo, oltre tutto, oltre il tavolo, sporgendosi pericolosamente vicina alle sue labbra con le proprie per sfiorarle soltanto < amore > un singolare dire, dolce e delicato, amaro e orribile al contempo, per osservarlo da vicino senza davvero provare a baciarlo. Quello sarebbe un errore adesso < trova dunque la volpe a nove code > sussurra sensuale, sempre nelle sue vicinanze, prima di allontanarsi, bicchiere alla mano e sollevato per poi berlo < chissà che tu non sia il prossimo Hitmou> un onore ed un onere per lei, ma alla sua vista quello non potrebbe che esser un piccolo gioiello, ma a lui toccherà comprender cosa fare, e chi essere. Lei..magari starà a guardare, o magari interverrà, tutto dipende dal tempo.

23:14 Kan:
 Lento il sospiro, comprensibile il sentimento da lei professato <Sai cosa fa davvero impazzire? Essere solo senza sapere che fine hanno fatto. Sono morti? Sono vivi? Io non so nulla. Questo ti fa impazzire, non la solitudine> l'ignoranza del non sapere il fato di coloro che per anni hanno circondato l'esistenza dell'albino, l'incertezza di un fato la cui fine non giunge. Possedere tali informazioni può dare una svolta decisa ma fino a quel momento, la solitudine è l'unica scelta plausibile, fattibile oltre ogni modo. Restare da solo con null'altro che i pensieri in attesa di ottenere l'indizio necessario alla risoluzione dell'enigma finale <Più o meno> può sempre tornare sui propri passim riottenere il controllo totale di corpo ed emozioni. Un processo lungo, difficile dove spezzare un cuore è il primo passo per tornare alla vera libertà da lui professata <Tu non ci sei riuscita e io non ho capito cosa sia successo, so solamente che questa situazione mi fa arrabbiare> per la prima volta può definirsi, in una certa maniera, sconfitto, abbattuto da quei buoni sentimenti da sempre rifiutati, rigettati come esempio di male del mondo. Per adesso non avverte la gelosia insita in lei, difficile persino da immaginare un'emozione di quel tipo <Già, io la sto facendo entrare ma sono restio. Se lei entra, io resto scoperto e mi va tanto a genio l'idea di abbassare le difese in questo modo> un pizzico di goliardica ironia all'interno di una frase del genere, dopotutto non stanno parlando della fine del mondo seppur tali argomenti passino sotto quella luce <Io potrei essere quasi geloso di quest'uomo> ammette candidamente, forse per gioco e scherzo, forse con un minimo di verità al suo interno. Il tono vocale non esplica molto lasciando volutamente un dubbio con le dorate alla continua ricerca delle azzurre, difficile scostare lo sguardo e l'attenzione verso qualcos'altro. Alzata di spalle e alla richiesta solo un dettaglio sopraggiunge <Ironia della sorte, ha i capelli rossi> circondato dal rosso, una benedizione quanto una maledizione. Attratto fisicamente da quei connotati, da caratteristiche fin troppo diffuse. Nulla di più è aggiunto, questo basta nel far comprendere la situazione strana e ironica in cui il destino ha scelto di cacciarlo <Per caso mi stai sfidando?> lo sente, il sapore della sfida, la rivalsa su chi non crede davvero alle infinite possibilità del Sumi su argomenti di quel genere. Lento il moto del capo, una vicinanza voluta <Lo farò> basso il tono, caldo, invitante, accetta la sfida, l'avrebbe convinta. La sintonia emersa quella notte riemerge in quella giornata, pochi sprazzi per ovvie ragioni ma mai assente del tutto e dalla sensualità, il passaggio alla risata è fin troppo breve. Soddisfatto dall'altrui divertimento, non la ricambia ma sorride compiaciuto, consapevole di aver ancora una volta la ragione dalla propria <Non so ma in caso, sai cosa ti aspetta> divenire la personale donna delle pulizie il cui compito è sistemare i casini da lei messi in atto. Ancora il chakra attivo, un nuovo richiamo non visibile a occhio nudo, impossibilitato persino ad immaginare cosa stia avvenendo nel corpo della donna <Non solo la preferisco, ho occhi soltanto per lei> ennesimo scambio tra verità e mera battuta di stemperamento dando un nuovo sapore alla serata, cominciata con una rivelazione e finita in una piacevole conversazione, una compagnia inattesa rivelatasi essenziale <Fino ad ora, ho trovato un solo incendio sulla mia via e lo sto guardando> palese il riferimento all'Ishiba, colto o meno non è importante, non quanto il sapere di dover affrontare un capo clan nel caso scelga di agire per conto suo <Un capo clan...qualcosa si può fare ma ho bisogno di tempo e risorse> ad alta voce il pensiero, non rivela le intenzioni ne la mette al corrente lasciando soltanto all'aria il compito di trasportare quel verbo momentaneamente inutile. Il verbo altrui prosegue, la vicinanza scompare quasi del tutto sentendone sul viso il respiro, labbra quasi in procinto di incontrarsi senza unirsi trattenendo il desiderio di porre le proprie, un gesto sbagliato in quel preciso istante, fuori luogo <Tu agisci per l'amore, io per la libertà> finendo con una missione al quanto insolita, priva di senso, una proposta piovuta dal cielo a cui mai la mente geniale del Sumi ha veramente pensato. Trovare il demone codato, farlo proprio <La troverò> annuncia senza troppi problemi <Ma non sarò come Hitomu, per indole, non potrò mai accettare un ruolo di comando> alzatosi ritorna in cucina prelevando la boccetta calda di Sakè per riempire la propria tazzina sul tavolo e, una volta aver permesso a Sango di bere ne riempie nuovamente il contenuto, sono in ballo, forse, è tempo di ballare <E' buono> ma dai?

23:49 Sango:
 Quella sensazione no, non l'ha mai provata, eppur sa chi l'abbia attesa cosa sia rimasta, se non quella speranza di cui l'altro narra, o meglio, di quella che si sente forse in mezzo il dolore che prova < perdonami > un sussurro basso, cadenzato < non sapevo che non sapere fosse così..orribile > un gemito appresso, di quelli che muoiono con un singhiozzo <..tu.. tu hai continuato a cercarli?> che domanda stupida e troppo delicata da porre adesso insomma, eppur si trattiena a stento da qualcosa, stringondo violente le dita lungo la tovaglia sotto di se, o il legno che sia, non ha importanza. < io non ho mai voluto esser così .. impegnativa > aggiunge lei, dolce si, ma anche impettita, gelosa senza dubbio < non metto mai la mia presenza oltre chi me la chiede, chi la desidera potrebbe avere tutto di me... ma non molti possono > lo sta sfidando, quasi a vederlo provarci, eppur non dovrebbe insomma! Sta per sposarsi, un pensiero che ovviamente riempie la mente eppur qualche volta viene tralasciato altrove per altro < tu imporresti mai la tua presenta?> richiede all'altro, per comprender s elui sia davvero come lei o meno < se lei entra.. avrà un modo per distruggerti > come vorrebbe esser una buona amica, e adesso nella propria testa lo è, lo sta in qualche modo proteggendo, lo sta isolando dal mondo avverso < lei avrà del potere su di te. Vuoi davvero esser succube? O ciò che hai detto per il mio matrimonio valgono solo per gli altri?> lo mette davanti l'evidenza di ciò che ha detto, delle sue parole pensato si, ma forse non verso la propria di condizione < davvero? Ha i miei stessi capelli > sorride macabra, incredibile come un singolo dettaglio possa cambiare molto in effetti < e io son gelosa di questa donna dai capelli rossi, dunque cosa vogliamo fare?> diretta senza filtri, su questo non v'è dubbio alcuno mentre sorride in parte mesta. IL proprio tono, la voce, niente che venga toccato alla fine , nemmeno le labbra in quel suo lasciarsi andare. In quella propria innata che possiede andrebbe a controllare la carta della zona in dieci metri, eppure molti dei caratteri andrebbero a farsi vivi dal proprio corpo. Dal viso, dal collo, le spalle, il corpo stesso, per librarsi incredibilemente nel proprio rosso soave. Lo stesso che si inerpica in quelle piccola farfalle a punta in tutta la stanza circondandoli in moti indefiniti, ma vivi, vibranti, per poi posarsi delicati sui quadri, sui tavoli, su tutto ciò in cui trovano spazio per render più colorato quel posto in bianco e nero . Adesso avrà la propria impronta, eppur al centro del tavolo creerà volontariamente quel fiore di loto rosso sangue, grande come una mano, al suo stesso centro. I petali come tutto il resto continuereanno a muoversi soavi. < ti sto sfidando > oh come le piace, il sorriso che s'avvicina alle sue di labbra senza mai toccarle, e dunque perchè farlo lei quando egli non è in grado di farlo insomma! < cosa?> cosa le spetterebbe non è talmente gradito da prenderlo anche solo in considerazione, sorridendo e provando a porre la propria mano sulla spalla altrui. Dita leggere a sollevarsi verso il suo collo, a delinearlo in dolce maniera < incendio..> sussurra a propria volta < hai conosciuto solo le braci > come a volerlo invogliare a proprio modo, seppur sbagliato in quel momento, ritraendo la mano verso se senza poterlo più toccare < un fuoco può forse amare un altro fuoco? Me lo chiedo da molto > qualcosa che non verrà svelato, solo parole atte a impegnarlo ancor di più sulla propria esistenza < davvero? Nemmeno quando Byakko ha deciso di non farlo..> quel capo clan di cui nessuno sa molto rimane li, e quel nomignolo donatole tempo orsono che si rifà vivo per l'occasione. La tigre bianca è davvero pronta a farsi proteggere? < e forse son la stessa cosa, amore e libertà. Non credi, o non vuoi nemmeno scoprilo > sussurra dolce vicina a quel ragazzo troppo giovane, serpente a volerlo avere in qualche modo eppur sa bene che in quel momento non potrebbe davvero amarlo. Egoista. < Hitomu è stato un grande kage, occhio, che esser come lui sarebbe molto difficile, contro di lui troppo facile > a lui la scelta di chi essere, e poi butta giù il liquido senza troppi pensieri < quasi quanto te > si, non hanno ancora finito.

00:26 Kan:
 Chiedere perdono è semplice ma per cosa? Quali le colpe da lei commesse? Nessuna, solo parole di una donna all'oscuro della situazione in cui versa l'albino <Non devi farti perdonare nulla ma non nego che un altro al mio posto sarebbe scoppiato da tempo> la testa sulle spalle, metodico, abituato a riflettere prima di agire. Le possibilità sono infinite, tutto può essere successo ma vagliare l'ipotesi di una morte aiuta rendendo la solitudine meno ostica. Sono morti? Non può dirlo con estrema certezza ne con la giusta convinzione, nonostante ciò, sapere di non rivedere più nessuno aiuta nel colmare il vuoto dando pace all'anima, distruggendo qualsivoglia segnale di speranza <Si, al mio risveglio ci ho trovato un agente della Shinsengumi e ha iniziato le indagini, perciò siete coinvolti anche voi in questa storia ma sono passati mesi dal mio risveglio e ancora non ho saputo nulla e io non posseggo i mezzi necessari per fare di più> le conoscenze in suo possesso risultano di infima lega, impossibilitato dall'inesperienza, dalla bassa rilevanza nel villaggio, elementi insignificanti presi singolarmente eppure, uniti rappresentano un muro di difficile scalata, impervio, ostico <Io non ho mai voluto prendere impegni in niente se non ho un ritorno> entrambi parlano di argomenti estremamente diversi, ella il matrimonio, egli la vita e le responsabilità <Non mi è mai servito imporla, un po' per puro menefreghismo, un po' perchè non voglio catene. Io non devo esser nulla per nessuno e nessuno deve esser nulla per me. Questo è il concetto di base ma chi desidera avermi intorno, lo fa a suo rischio e pericolo> non nega di poter essere un compagno, non di vita quanto di avventure, un'essere con cui passare il tempo seppur stringere un legame ben più forte sia al quanto impossibile, per adesso eppure Sango mette sul piatto un'argomentazione portando alla luce la contraddizione in cui egli è caduto. Consapevole fin troppo di trovarsi in un bivio scomodo. Il verbo muore in gola permettendo alla controparte di esprimersi in totale libertà <Ora comprendi cos'è che mi fa pensare? Non devo mai perdere il controllo, devi agire sempre lucidamente a discapito di cosa mi unisca a questa persona ma ti dico questo> palpebre socchiuse, sguardo assente <Do la mia fiducia raramente e chi tenta di usarla contro di me, finirà su quel tavolo, indifferentemente dalla posizione ricoperta nella mia vita> amore, gioia, felicità, tutti sentimenti, emozioni di puro godimento ma il tradimento non riceve perdono, solo sofferenza ai danni di colui o colei i cui intenti lo hanno danneggiato, ferito <Io non sono succube di nessuno e mai lo sarò. Io sono libero Sango e tale rimarrò> ne lei, ne Shizuka, ne nessun altro può riuscire ad incastrarlo, le catene non appartengono alla vita scelta. Gelosia ricambiata, uno scherzo persino da parte sua? Difficile dirlo con certezza assoluta <La gelosia è infondata, sai bene, quanto me, che ciò che abbiamo condiviso è unico> mero riferimento a quella notte seppur il sorriso non manchi sul viso dell'albino e solo allora l'innata altrui divien manifesta disperdendola per il salotto. L'aspetto cambia notevolmente, un po' di colore, un po' di vita, un nuovo punto di vista emerge da quell'operazione <Magnifica> segue i movimenti, dorate illuminati alla vista della bellezza dell'arte altrui, stupore, stupefatto, al pari della propria forse <Poi non pentirtene> una sfida con il diavolo non può finire bene e ancora le labbra permangono sfiorate, mai incrociate evitando di donare risposta alla domanda, solo un mesto sorriso fin quando la mano non è posata sulla spalla. Il sangue ribolle nell'essenza dell'albino, il desiderio di quella notte torna vivido, chiaro come la luce del sole <Ma davvero?> quella notte definita braci, una frase abbastanza diretta da far emergere la curiosità, consapevole del fare altrui <Due fuochi possono fondersi portando alla nascita di un incendio> non lei, non lui ma insieme. Un nome pronunziato, sconosciuto, comprendere di cosa parli attualmente passa in secondo piano, per il momento aspettando l'attimo propizio <Io non sono questo Byakko> molto di più. Estremamente ridotta la distanza tra ambedue, infima, inetta <Amore e libertà sono simili ma non uguali eppure voglio vedere quanto possono esserlo> una similitudine fin troppo accentuata, due idee diverse nuovamente nello scontrarsi e prima di poter proferire altro, nuovamente un paragone con Hitomu. Non lo è, non desidera esserlo me venire paragonato accresce l'ego. Alzatosi nuovamente dalla sedia cammina, diretto verso la donna, privato della solita quiete si dirige nei pressi di essa cercando di adagiare le labbra sulle altrui, irruento in tal mossa; nello stesso momento la destrorsa tenta di carezzarle la rispettiva coscia. Arrivato al limite seppur non è amore, non sono sentimenti, solo puro istinto, desiderio, passione improvvisa, una brace trasformata in fuoco.

19:26 Sango:
 Sorride mesta a quel singolare dire < oh, ho molto di cui farmi perdonare > un basso sussurro eppur udibile, non v'è altro rumore che quel basso ronzio della tv che mette ancor più a proprio agio in quell'estranea casupola. Non andrà a dir oltre, che voglia intender o meno non è di certo il momento per rinvangare pensieri e dubbi, ne tantomeno riaprire cassetti che a malapena è riuscita a socchiudere, sempre aperti in uno spiraglio, pronti a venir fuori nei momento meno opportuni, come quello che sta vivendo. A quella notizia se ne sorprende, non ne era al corrente di nulla di quella situazione, tantomeno era andata a ficcare il naso dove Kenpachi avrebbe potuto averla a portata di mano, non sarebbe stato di certo bello esser punita da lui, mai quanto da Byakuya..per lui avrebbe fatto un eccezione < conosci me, qualcosa dovrà pur valere > un piccolo briciolo di potere, qualcosa in cui può innalzarsi sopra molti altri, una scala piramidale alla quale cerca di salire pian piano, senza scomporsi all'inizio, senza mettersi troppo in mostra per il proprio passato, per puntare all'altare finale. Di nuovo un castello da raggiungere, alto e imperscrutabile, vivido occhio rosso a seguirli dall'alto. Vuole stare lassù per scoprire cosa accade davvero, per poi avere il potere..di farlo crollare su se stesso. < oh Kan, tutti abbiamo delle catene, e la maggior parte di queste le mettiamo al collo noi stessi > chissà che un giorno non s'accorga, che quel suo desiderio, è già di per se una catena. Ai propri occhi rimane chiaro, limpido come il riflesso della luna su un nero lago < non sono qui per cambiarti, ne voglio farlo > il tempo per cercar di cambiare coloro che ha intorno è terminato, morto e sepolto sotto metri di fallimenti , di errori e di orrori , non potendo offrire null'altro che la propria compagnia e la propria conoscenza . Nemmeno un briciolo d'amore par esser rimasto, forse un vago sentimento di calore, ma nulla di più di quello. < se riesci a donar le spalle a qualcuno, solo d'esso ti potrai fidare e potresti perfino giungere ad amarlo, ma allo stesso tempo .. potrebbe rivelarsi il peggiore dei traditori > un basso ringhio che permane nella gola, lo sguardo che s'annebbia di rosso come il sangue in memoria di chi la tradì . La mano che si stringe convulsa attorno a quel bicchiere, quasi come a volerlo distruggere, ma di forza bruta non ne possiede e pian piano anche le dita torneranno ad allentare la loro presa ferrea. Bianche dita macchiate di rosso li ove ha premuto con forza, le stira con un movimento delle stesse prima di riprender il controllo. < tocca a te decider se rischiare > .. < dopotutto stai rischiando molto con me, sono una mukenin, rimembralo > quasi a volerlo mettere sulla difensiva, a lasciar però che sia egli a comprender le proprie decisioni. Ha scelto di fidarsi di colei di cui nessuno si fida, di cui sa tanto e allo stesso tempo troppo poco per porre un reale giudizio imparziale, ma chi dei due può esser realmente imparziale con l'altro? < spero che la tua libertà sia davvero tale > un augurio pregno d'amarezza, d'invidia per scemare in qualcos'altro < sono molto egoista e non amo condividere > sia chiaro anche a lui di come la propria natura possessiva si faccia notare in certi momenti, sebbene adesso non sia null'altro che un ombra vaga nel proprio sorriso, nella piega che pone col viso, nello sguardo che si rende più cupo . La propria innata che si manifesta, rossa come il sangue, vita che si muove in quella casa circondandola, provenendo dal proprio stesso corpo, staccandosi delicata dalle braccia, mani, ovunque < un tempo era bianca > commenta seppur sembri alquanto soddisfatta di quel cambiamento < è cambiata quando ho preso la mia decisione > chissà che egli un giorno non giunga ad un simile bivio, e quell'arte fatta di nero e bianco non apprenda un colore solo, differente, che possa mostrare la sua stessa anima . Una sfida che pone, per il gusto di farlo, per sentire l'eccitazione sotto le vene ribollire lievemente, nulla in confronto ad una guerra, ma anche quella, non potrebbe esser considerata tale? Cosa sta facendo, dopo tutto quel cercare di convincerlo su quel dannato matrimonio, sull'essere solo amici, sul non potersi desiderare, adesso lei stessa incede in tali modi! < o semplicemente non possono esistere > un incendio che l'accenda, no, sarebbe una catastrofe in ritorno . Ride un poco a quel suo negarsi quel nome < ovviamente non lo sei > .. < lo sono io, lo ero io > tende di nuovo a correggersi, a non usare più un nome che non merita, che non le appartiene, relegato ad attimi di vita fuggenti che adesso non può più riprendere tra le proprie mani deboli. < io non posso amare > un singolare dire, seppur andrà a togliersi da quella posizione, drizzando di nuovo la schiena nel vederlo alzarsi, curiosa da quel fare, per riprendere anche il fiato e ovviamente anche la ragione. Quell'alcol che da lievemente alla testa, ne inibisce i pensieri, ne accende il corpo, per ritrovarsi le labbra decisamente impegnate in quel bacio irruento. Ne sentirà la morbidezza delle stesse labbra, ne coglierà il respiro caldo, il sapore mischiato a quello del sakè, dolce all'inizio, e quella mano che scivola sulla propria nuda coscia la porta a stringer le stesse gambe < K-an > un gemito per cercare di spostarsi con il viso, un lieve rossore sulle gote, la sorpresa negli occhi e la consapevolezza d'averlo lei stessa stuzzicato a proprio modo < non credo sia una buona idea > oh come minimizzare, eppur perchè dovrebbe tradire proprio adesso il Seiun? < non posso > un semplice dire mentre lei stessa proverebbe a mettersi in piedi, di fronte l'altro, scostando lievemente lo sguardo in un qualche segno d'imbarazzo < non avrei dovuto stuzzicarti > consapevole anche del proprio essere tanto stronza quanto meschina, nel volerlo in qualche modo per se, solo per vederlo rinchiuso dentro una gabbia dorata per poterlo osservare. Un pensiero che non troverà la luce, non adesso, non oggi. < forse è meglio che vada > per spezzare quella tensione che sente crescere dentro di se, con quel lieve sentore di desiderio carnale che la vorrebbe portare li a concluder quel bacio .. e oltre. Ma la mente razionalizza, la decisione è stata presa, una promessa è stata fatta, non può tirarsi indietro adesso. [Ishibaku I]

19:26 Kan:
 Un antico passato riaffiorato, scheletri nell'armadio riemersi dalle tenebre in cui la rossa li ha gettati, dimenticandosene, accantonandoli eppure il passato resta tale. L'avvenuto resta tale, impossibile cambiare eventi già accaduti, scritti nei libri di storia e l'unico modo risulta andare avanti, continuare il percorso deciso e scritto dal destino indipendentemente da quanto accaduto, non guardando mai indietro, imparando soltanto dalla strada percorsa, portando l'esperienza nel divenire totalmente nostra <Si dice che per ottenere il perdono dagli altri, bisogna prima essere in grado di perdonare noi stessi> essere consapevoli delle proprie azioni è il primo grande passo per ottenere il sorriso altrui <Se parli del tuo passato, esso è tale, non permettergli di invadere il presente condizionando il futuro. Un tempo sarai stata anche una criminale ma adesso sei Sango Ishiba, della Shinsengumi> crimini perdonati, una nuova vita, un nuovo volto all'interno di un villaggio di sopravvissuti. Il fato le ha donato una possibilità, forse per rimediare chiedendo perdono, forse per apportare al mondo qualcosa di grandioso, di compiere gesta capaci di suscitare meraviglia o maggior terrore negli animi dei poveri sventurati la cui via si intreccia con l'altrui. Mai la volontà di metterla al corrente di indagini è passata per la geniale mente dell'albino, un po' per sfiducia, un po' per il coinvolgimento personale dopo quella notte, forse è un'errore ma adesso, nella giornata dove la verità viene a galla, non può esimersi dal farlo, renderla partecipe di quanto segue, sulle indagini tutt'ora in corso da parte della stessa corporazione, di Saigo la quale, da mesi, non porta avanti sue notizie in merito a ciò. Mesto il sorriso impresso sul viso del Sumi, un accenno di esso nonostante non abbia idea della rilevanza della donna all'interno della Shinsengumi stessa <Non so come funzioni all'interno ma se vuoi aiutarmi, le indagini le segue un agente di nome Saigo Ma-qualcosa> cognome troppo complicato per esser ricordato eppure bisogna mettere in conto il suo averla vista soltanto una volta da quel risveglio, per quanto la memoria sia eccezionale, ella nulla ha svolto per meritarsi di essere impressa definitivamente <Se riesci nel darmi qualche notizia sui miei nonni e su Kushina, beh, sarebbe un'ottima cosa> invitarla a parlamentare con la donna? Poco ma sicuro, le volontà son chiare, espresse nella speranza di non dover attendere troppo dalla rossa. Sta aspettando più del dovuto, comprendere la fine fatta dai propri conoscenti può dare una svolta non da poco alla vita, far comprendere il modo in cui dirigerla, lasciarsi totalmente andare oppure trattenere quel poco di umanità realmente rimasta <Se le ho, puoi star certa che verranno spezzato> nulla lo trattiene, persino le proprie convinzioni, nel caso risultassero limitanti, sarebbero spezzate in favore della libertà più assoluta, totalitaria <Come io non voglio cambiare te, al contrario, voglio portarti ad accettare il tuo vero io> pronosticato, annunciato ed enunciato fin troppo nei loro brevi incontri. Mai smette di ripeterlo, il compito è quello di farle aprire gli occhi una volta per tutte <Non quando non abbassi mai la guardia> amanti, familiari, amori, tutti coloro intorno possono rivelarsi dei traditori, decisi nel portar nel proprio fienile in qualcosa di più a costo di chiunque. Ennesimo motivo per il quale non si avvicina a nessuno, essere tradito o la possibilità di tradire senza ripercussioni ma è il non detto colui capace di rivelare più nozioni del dovuto; la stretta intorno alla tazzina, il basso ringhio, flebili segnali notati dalle dorate <Sei stata tradita da qualcuno?> silente, pochi altri commenti permanendo in attesa di apprendere l'effettiva risposta. Ovviamente è una domanda retorica, la risposta appare palese da quella minima reazione eppure è desideroso di apprendere altro <Eri una mukenin, Sango> precisa non aggiungendo altro se non una parvenza di sorriso. Tale verbo basta e avanza nel far comprendere le intenzioni, il tipo di fiducia instaurata, conquistata tramite la verità di pochi attimi prima. Tal sorriso permane annuendo semplicemente, la libertà in possesso è sacra, nessuno può privarlo dell'unico, vero motivo di vita dell'albino <Stai dicendo che non vuoi condividermi con altri?> istintivo quel quesito, dorate incastonate nelle azzurre, curioso di capire la reazione dinanzi a una simile domanda. Attenzione momentaneamente attirata dalla presenza della carta Ishiba scaturita direttamente dal corpo della donna, uno spettacolo di rara bellezza a cui mai, prima d'ora, ha assistito. Dorate ne seguono il moto, pezzetti rossi attaccati alle pareti donando vita, un pezzo di lei da avere sempre con se, nella propria dimora e nonostante ciò, ode il verbo di lei, parole inerenti alla storia passata di cui ancor poco conosce <Quale decisione?> di cosa stia parlando, forse, non ne è davvero a conoscenza <Dopo le mie rivelazioni, ancora non vuoi raccontarmi?> la parte peggiore, probabilmente, è di sua conoscenza, adesso brama di comprenderla fino in fondo conoscendo ogni più oscuro lato dell'anima altrui, sapere qualunque dettaglio possibile, immaginabile, segreto. Argomenti posti in secondo piano favorendo il matrimonio di lei, cercando un modo per impedirle il compimento di un atto pregno di tristezza, senza fondamenti e in essi, lo stuzzicarsi è parte integrante del gioco. Simili persino sotto quell'aspetto, desiderosi della carne a discapito dei sentimenti, volatili, insicuri mentre il corpo è cosa certa <Possono esistere, possono collidere e ampliarsi coinvolgendo il mondo> la potenza distruttiva di un incendo è priva di limiti, essi lo sono, la pura rappresentazione del significato di passione, estrema, senza limiti, desiderosi di raggiungere la massima espressione e in ciò apprende nuove nozioni di particolare interesse ricambiandone il riso, ampliando le labbra <Come ti facevi chiamare in quel modo?> tante le domande, non troppo personali, per lo più dettate dalla mera curiosità ma son momenti effimeri, facili da tralasciare, mettere da parte riprendendo il fulcro di quel momento. Ella non può amare, medesimo il pensiero del Sumi nei confronti di un sentimento troppo problematico <E io non sono in grado di amare> diverso nella forma tal verbo il cui significato collide perfettamente e son quei discorsi a prender il sopravvento, Irruento il bacio donato, morbide le labbra, spinti gli intenti nell'adagiare la destrorsa sulla nuda pelle, flebile carezza mentre il capo è spinto contro l'altrui; resistere è oramai impossibile, desideroso di averla in quel preciso istante, interrotto dall'udire il proprio nome e lo scostare del capo di lei. Interrompe il contatto limitando se stesso nella mera osservazione del viso. Passi volti all'indietreggiamento permettendole di parlare, di alzare il corpo dalla sedia, visibile il disagio nonostante le chiare idee, ora, nella mente dell'albino <Non ti impedirò di andartene se è quello che vuoi e so che non lo è> ogni sillabra mostra sicurezza, il moto del corpo, dello sguardo, esprime certezza assoluta <Tu e io agiamo allo stesso modo. Mi hai stuzzicato esattamente come avrei fatto io e mi hai dato la prova che questo matrimonio, non lo vuoi per amore ma per ottenere...una sistemazione, avere un barlume di sicurezza verso qualcosa, essere sicura di non rimanere mai da sola> breve la pausa effettuata <Non sei in grado di amare> ripetizione della frase clou in cui ritrova tutta la verità da egli pronunciato. Bravi i passi effettuati, accorciata la distanza nel tentativo di porsi dinanzi al corpo, dorate contro azzurre e la destrorsa, smossa dalla posizione, prova ad agiare il palmo sull'altrui viso con flebile carezza data dal movimento delle dita <Dici di non potere eppure lo vuoi, lo desideri tanto quanto me. Desideri essere te stessa ma ti trattieni e non voglio che tu lo faccia. Con me, puoi essere libera, possiamo divertirti ogni qual volta lo vogliamo senza bisogno di amare, guidati solamente dal desiderio, dall'incendio che ci guida> viso avvicinato, labbra intente allo sfiorar la controparte senza mai adagiarle completamente. Egli ha compiuto la prima mossa, una seconda non è contemplata <Lasciati andare, sii libera con me. Questa casa è la tua, la nostra fortezza> tono vocale basso, caldo, sensuale a tratti. Percepisce in essa il medesimo desiderio <Spezza quella catena> ultimo verbo mantenendo tale posizione, tale infima distanza, ad un soffio dall'ennesimo bacio non ancor giunto.

20:06 Sango:
 Quanto può esser vera quella frase, per il perdono bisogna prima perdonar se stessi, e nello sguardo quel perdono non è mai giunto, mai giungerà con probabilità < non mi serve che il perdono d'un singolo uomo, eppure egli non potrà mai darmelo > v'era andata così vicina a conquistarsi quel perdono, ha perfino potuto risentire quella voce per pochi minuti, ma quel che ha cercato non è giunto < il passato mi ha reso chi sono adesso donandomi un motivo per vivere davvero.. adesso pare che non vi sia molto altro da fare > ambigua, rivelando si, ma mai alcun dettaglio fondamentale per lasciargli scoprire come possa davvero leggere la sua mente, o meglio, il proprio animo adesso reso che un timido fuoco . Non ha altro da fare che allungare le mani nell'abisso del passato per riprender a se qualcosa, o meglio, qualcuno.. < detesto fallire > e quel fallimento è sempre dietro l'angolo, pronto a bussare alla propria porta con estremo vigore, per trascinarla di nuovo giù.. e quanto diventa difficile risalire, o almeno, rimanere a galla così tanto da poter almeno respirare. A metà tra i due mondi, sceglier pare non esser un opzione ancora , la strada non s'è ancora divisa , e chissà che questa volta non ci sia un nuovo Kami a tenderle la mano o un angelo, per farla sbilanciare dall'una o dall'altra parte. < shinsengumi > mormora a bassa voce, ne fa parte di certo, eppure il perchè rimane celato a tutti, o quasi, sia il motivo per cui l'abbiano riammessa, e come l'abbiano fatto. Un omicidio compiuto a sangue freddo, l'omicidio di quel che credeva d'esser un suo clannato pur di riavere la possibilità di scalare quell'alta torre e riprender il proprio di trono - se solo sapessero questo, allora davvero sarebbe un vero mostro in terra. < la conosco molto bene > dopotutto è una sua pari, ancora per poco spera < suppongo che possa farle qualche domanda > non di più, non promette, non ciò che non sa di poter portare a termine nel migliore dei modi < e se dovessi scoprire che sono morti? > lo sguardo che par quasi freddo, impassibile, seppur cerchi di nasconder qualcosa, come una sorta di curiosità verso la sua potenziale reazione. Chissà egli come reagirebbe alla consapevolezza che non ci potrà esser nulla da fare , cosa gli rimarrebbe dunque? Avrebbe ancora qualche speranza verso coloro che dice di non amare? < ci sono catene che stanno meglio dove sono alle volte > un suggerimento da quello sguardo che s'ammorbidisce lievemente, parrebbe quasi una donna qualunque in quella situazione, a parlamentare con l'altro in tal modo, leggero eppur cela ancora molto , senza lasciarsi davvero andare < Kan, non puoi cambiare ciò che ho scelto d'essere > lei lo ha scelto, per propria volontà < ho scelto ciò che volevo essere nella mia vita, ho scelto di morire, ho scelto d'uccider innocenti per me stessa. E adesso scelgo questo > dura come il proprio cammino l'ha formata, eppur ancora cela in se quella parte debole, morbida, quella che ancora crede nell'innocenza vera, quella che s'è battuta solo per un singolo ideale. Un sospiro che accompagna l'ennesimo sorso, inutile dire che quel liquido ormai s'è fatto tiepido, quasi freddo al palato eppur non ne lamenta il gusto in quell'educazione ferrea che nel tempo ha iniziato un pò a perdere in favore d'una ferocia derivante da un legame più stretto e inesorabile. < vivere la vita senza mai abbassare la guardia è difficile , almeno abbi qualcuno a cui affidarti > inutile dire che lei stessa l'ha fatto, pochissime e rare le anime con cui l'ha fatto, eppur tutte utili pur di non impazzire e non rintanarsi nella più becera delle solitudini , la stessa che offusca quello sguardo azzurro e attento. Un ombra che attraversa la mente per riprender solo quella rabbia che l'accende. Vive in quell'altalena d'emozioni, quelle che non riesce a controllare, quelle che deve tenere a bada per non incappare negli errori del passato < colui che credevo di amare, colui che s'era eretto come mio kage, mio amico, alla protezione di ciò che amavo era solo un traditore > sputa quel veleno che s'annida nel seno, petto amaro a ripescar quella sensazione che s'eppur passata rimane sempre impressa dentro le ossa, a dolere, di quella propria iniziale inettitudine nel comprendere davvero chi fosse il proprio nemico. < Kan, potrei esserlo ancora . Per i tuoi occhi o per quelli degli altri e ciò non mi importerebbe se tutto mi portasse al mio obiettivo > seriosa, ha già abbondanato un'alleanza, abbandonare un villaggio privo di radici non sarebbe altro che una passeggiata al confronto < solo che ora sono nettamente più debole > un piccolo appunto da rimembrare ogni volta che il desiderio di uccider qualcuno s'impossessa di lei. se ne pente quasi di quella constatazione, di come il proprio esser egoistico non l'abbia affatto abbandonata, ma si sia lievemente trasformato < sono egoista, lo farei solo per me stessa > non per amore, nemmeno per lussuria, solo per il piacere di sentire d'avere un potere sugli altri, per mangiar ciò che tutti loro hanno da offrire pur di far accrescere lei.. e lasciare che il nulla si frappona nel loro stesso animo. Crudele , lo può essere. < ci sono segreti che vanno portati nella tomba, altri che troveranno il loro momento per esser narrati > troppi segreti affollano la propria mente, di piccoli pezzi raccolti qua e la che la pongono in un livello di conoscenza differente, di passi orribili e di meravigliosi, di kami, jinchuuriki e della vita eterna. Un trittico che par ripetersi sempre più spesso, in ogni frase che legge, in ogni pensiero partorito, e nel desiderio di riportar indietro un morto. < forse potrebbero davvero > coesistere due fuochi, ma loro chi sono per deciderlo dopotutto se non esseri egoistici ansiosi di alimentare il proprio di fuoco? < un essere speciale mi donò quel nome > un lieve sorriso, differente adesso a ripensar a Nemurimasen in persona < era il portatore del sei code, forse lo ricorderai > chissà che non fosse davvero troppo piccolo per rimembrare anche un poco la storia del suono e dell'ultima grande guerra . Quella frase che stona su quelle labbra troppo giovani, in quel corpo poco vissuto, in quel cuore arido e tetro, vuoto e bellissimo come un cristallo < non hai ancora amato , è differente > sarebbe stato molto più semplice per lui stesso trovare qualcosa di simile all'amore, qualcosa che egli possa considerare tale, fuori dai canoni, fuori dal pensiero normale < e amerai > sicura di ciò che dice, seppur non possa aggiunger null'altro purchè le labbra non vengano infine liberate. Lo stesso corpo che si ritrae lievemente, non impaurita, ma neppur desiderosa di voler incedere così facilmente nelle sue di parole . < non sai nulla di me Kan, sai solo ciò che ti ho raccontato io > pericolosa la linea che l'altro sta provando ad attraversare, in quel futuro che avrebbe voluto dopo aver raggiunto il proprio obiettivo, al fianco di qualcuno che ormai non v'è più. Quel kami non sarebbe più sceso in terra, non l'avrebbe mai più ricordata, e ogni sua visione sarebbe stato solo un profondo dolore per la rossa. < non ho più molto da donare , eppur qualcosa ancor mi resta > un briciolo, molto più di quello, un dolce calore che si diffonde ancora nel petto, lento e dolce, differente da quello bruciante, sadico e masochistico di cui ha voluto viver per molto tempo. Il corpo che non andrà a muoversi nel vederlo avanzare, lo sguardo fisso nel suo , eppur perchè quel nulla pare attrarla e allo stesso tempo respingerla? Le labbra che si sfiorano, li ove si schiudono le rose, per sentire il calore stesso, il suo odore tanto vicino , ma quello sguardo e quelle parole paion solo quelle d'un serpente < se vuoi davvero comprendermi.. > lo stesso sussurro il proprio, caldo, basso, sensuale nell'avvicinarsi di quei pochi millimetri che li separano per un singolo istante, d'un bacio sfiorato e mai donato, per provar a rivolgere le stesse rose al suo lobo . Tanto vicine da sfiorar la stessa pelle < conoscimi davvero > un invito a farlo, forse più una sfida a comprender ciò che vi si nasconde dietro quelle tante parole donate eppur poche davvero preziose e importanti per se stessa . Lo stesso capo che solo ora s'allontanerebbe dal suo orecchio, per tornare a fissarlo di nuovo negli occhi tanto vicini quanto belli < sai dove abito > di certo il proprio villaggio non è mai stato nascosto, seppur aggiunga piccole indicazioni poco dopo, a bassa voce, come fosse un segreto.. sussurrato direttamente su quelle labbra che sfiora ma che non tocca mai davvero < spero che verrai > un singolo dire, un basso sussurro e poi il nulla. Solo lei, solo la propria innata e infine il proprio corpo che lentamente andrebbe a trasformarsi in miriadi di quelle farfalle rosse che hanno circondato già la casa del Sumi. Avrebbe trovato una via d'uscita, semplice adesso in quella nuvola rossa che volerà via, lasciando dietro di se forse qualcosa di più importante che il proprio arredare. Li , ai piedi del giovane uomo, una singola parte di se prenderà la forma d'una nuvola rossa, chissà che egli sappia cosa sia, a chi appartenga, ma adesso la notte è giunta al termine. Non avrebbe ceduto adesso, non quando egli non possa ancor comprendere cosa nasconda davvero.. ma a lui resterà la decisione su cosa desidera fare. Lei ormai si sarà unita alla notte, chissà per quale direzione, ma di certo non verso la propria di casa. [end ]

22:13 Kan:
 Perdonare, saper perdonare, riuscire a perdonarsi, tutti elementi dell'animo umano, difficile la loro contemplazione e attuazioni, ardua l'impresa, riuscirci è sintomo dell'aver effettuato un'enorme passo in avanti, decisivo, essenziale <Te l'ho detto, perdona te stessa, lascia il resto al fato> quel perdono un giorno sarebbe giunto alle di lei porte, in un modo o nell'altro. Per quanto il destino sia crudele, il piano è ben deciso fin dal principio <E' questo atteggiamento che non sopporto, sai?> mettendo da parte la calma un singolo attimo in favore di infervorarsi improvviso, pacifico eppure risulta un sentimento presente <In molti guardano al passato senza concentrarsi sull'effettivo presente. Ti manca la tua vecchia vita prima di tutto questo? Posso capirlo e comprenderlo ma sei solo tu l'artefice del tuo mal contento perchè Kagegakure è il presente, per adesso. Piuttosto che pensare a come sarebbe stato prima, pensa a come potrebbe essere adesso> discorsi complicati di chi non coglie particolari sfumature ma la mente dell'albino è chiare, egli vive il momento, guarda al futuro senza dimenticare il presente lasciando al passato il solo compito di insegnare apportando nozioni di rilevanza solo nel momento del bisogno. Fallimento tirato in ballo in maniera del tutto improvvisa, uno dei pochi sentimenti a cui può far capolino, comprendere davvero <Allora non fallire> semplice, perchè pensarci troppo quando la soluzione è sotto gli occhi di tutti? Non si sceglie, si fa e fallire è una scelta, non un caso. Vincere in qualunque momento fa parte della vita del genin, una vittoria voluta per dimostrare a chiunque la superiorità intellettuale di cui è in possesso fin dalla tenera età e di cui ne fa un glorioso vanto ai danni di pover sventurati. Il silenzio cala nel momento in cui ha espresso il desiderio di apprendere la sorte delle poche persone a lui veramente care, mettere al corrente la donna in quanto membro della corporazione, non come amica. Il risultato? Accetta donando non sollievo quanto un'ulteriore possibilità di apprendere una verità ancor celata di cui nessuno è a conoscenza; annuisce con far semplice, lento il moto del capo nella direzione prescelta, ovvero verso la rossa. Ben presto i dubbi si possono definire dissipati, resta poco da aspettare se non fosse per l'altrui curiosità la quale punge e pigia un tasto dolente. Capo chino, dorate puntate al tavolo, intente nell'osservarlo ed in tal momento le pupille vengon ristretta copiosamente permettendo all'iride di emergere <Vorrei sapere come siano morti> tono vocale abbassato, destrorsa lenta carezza la superficie legnosa, blandi movimenti quelli messi in atto <E se Kushina è stata colpita da chi credo io...> lente le unghia conficcarsi nel legno mentre graffia il suddetto tavolo senza apportare ulteriore verbo alla discussione, non necessario, troppo appariscente lasciando il compito ai meri gesti da lui portati avanti. Poco importa di aver rovinato un tavolo ma quell'unico caso è capace di scatenare in lui quel sentimento di vendetta tanto ripudiato quanto ritenuto inutile ai fini della vita. Dorate, or riportate sulle azzurre lasciando intravedere, per un singolo attimo, il sentimento crescente di rabbia; un misero secondo in cui le pupille acquistano nuovamente la forma solita, sguardo normalizzato, lo stesso di sempre, di chiunque lo incontri <Fino ad ora non ho incontrato o avuto alcun tipo di catena che mi portasse a farla restare> tutte quante, bene o male, vengon gettate nella spazzatura, inutili e prive di senso alcuno, solo un futile impedimento al compiersi della vita vera <Sango> lei ha scelto di essere, quella frase, su tutte, ancora una volta, abbraccia totalmente la propria teoria, il proprio verbo <Nulla, te lo dimostrerò con i fatti> percependo in lei quell'egoismo intrinseco, la malvagità insita nell'animo, le stessa con il potere di portarla sulla via del Mukenin. Uccidere innocenti per se stessi, infattibile ma ucciderli per un tornaconto di qualunque genere, allora, può anche risultare utile alle azioni da compiere. Lo sa bene, la via è quella e non può esser tracciata in altro modo <Allora guardami le spalle> un cambio di direzione? No <E io guarderò le tue> il verso significato del verbo è sconosciuto, non rivelato ne messo sul piatto. Di tutto si può dire tranne di pronunciare parole a caso, senza un preciso scopo, senza un fine ultimo a cui giungere. Tempo al tempo, mai avere fretta perchè un giorno tutto viene rivelato. Ascolta quel breve racconto riuscendo in parte a comprendere la gravità del tradimento da ella subito da parte di un Kage, scrigno del di lei amore, simbolo di amicizia ma portatore di tradimenti. Evita alcun tipo di commento, essa, come i precedenti, fa parte di una storia ancora non scoperta ma deciso nell'aprire quel libro assaporando ogni minima pagina pur di essere al corrente del tumultuoso passato da ella vissuto <Allora potrò vantarmi di avere un'amica fuorilegge, per quanto mi riguarda ha i suoi contro> una possibilità non da poco <Potrei usarti come minaccia quando sono troppo svogliato per reagire> non impossibilitato bensì svogliato, ciò la dice lunga sul modo di porsi eppure lascia andare una leggera risata goliardica, pregna di ironia con un fondo di verità tutto sommato <La debolezza è solo nella nostra testa, un mero impedimento mentale> cosa voglia dire non è esplicato, non deve esserlo, ambisce a qualcuno capace di capirlo con solo pochi concetti senza una vera spiegazione. Ampliato il sorriso <Davvero? Allora, un giorno, ti presenterò questa persona> piccolo stronzetto albino, desideroso di vedere la gelosia nel suo sguardo, notare l'egoismo, la bramosia di possederlo nonostante l'impossibilità per via di un intoppo <Il bello dei segreti è che prima o poi vengono a galla, esattamente come le bugie. Oggi ne hai avuto un esempio, non eri intenzionata a dirmi del tuo passato eppure sapevo tutto, o quasi> nulla resta celato per troppo tempo, la dura verità è questa, nulla può cambiarla, le prove messe in gioco son schiaccianti <Possono eccome, in questa stanza ce ne sono due> consapevole di ciò che può succedere, di tutto quanto senza calcare ulteriormente la mano in quanto il successivo racconto accoglie tutta l'attenzione possibile. La mente torna indietro, al passato, ai giorni con i nonni in cui le storie si susseguono insieme ai racconti, divenendo leggende col passare degli anni <Ho sentito qualcosa, tanto tempo fa. Avevi conoscenze davvero grandiose> non mente, questa volta è la sincerità a prendere possesso delle labbra, della voce. Conoscere tali figuri è sinonimo di importanza e allora, la vera domanda è: chi è davvero Sango Ishiba? Nonostante tutto, la risposta è lontana centinaia di chilometri dall'esser definita accettabile <Se ne sei convinta. Se ciò dovesse succedere, sarai la prima a saperlo in tal caso> pregando con tutte le sue forze che un simile evento non abbia mai luogo, conseguenze a dir poco terribili lo aspettano, tra tutte un te l'avevo detto da parte della donna. Distanza preso e riportata dall'albino, intento nel farle capire cosa è realmente, viso toccato, labbra sfiorate mentre le parole fuoriescono; si, egli è un serpente, un diavolo tentare il cui compito è insinuarsi nella mente della donna per portarla dalla propria, farle accettare quel peccato da lei rifiutato <Non commettere l'errore di sottovalutarmi perchè il corpo parla più della bocca> corpo, viso, occhi, espressioni, tono di voce, elementi i quali una volta uniti raccontano una storia e il suo compito è decifrarla <Lo so, l'ho visto per un attimo> l'umanità della rossa è piombata dinanzi a lui non solo durante quella conversazione, anche in altre sedi. Desiderio in continuo aumento, il fluire delle chiacchiere non cessa, le labbra nei pressi del lobo, un tocco vicino ma mai realmente avvenuto trovando solo l'ennesima sfida alla porta. Dorate riprendono a guardarla, fissarla inesorabilmente, il sorriso, più piccolo, sempre presente <Avrei voluto conoscerti prima, forse mi sarei davvero innamorato> non esclude quella passata possibilità, troppo simile a se per non accettarla come compagna ma l'attuale Sumi risulta diverso dal passato, privato della voglia di amara, chiuso il cuore <Verrò> la sfida è accettata. Conoscerla veramente, una possibilità da non lasciar sfuggire, una serie di dettagli in più per ricomporre quel puzzle in pezzi e le carte si muovono, trasformate in farfalle fornendo un nuovo spettacolo ma è la nuvola cremisi formatasi ad attirarne ancor l'attenzione. Un simbolo inconsueto, improvviso, privo di senso logico <E questa cos'è...> ginocchia flesse, busto abbassato per avvicinare se stesso al simbolo rosso. Un mero disegno da parte della rossa oppure un segno del destino sul proprio futuro? [END]

Una casa, due esseri troppo simili.
Qualcuno si tira indietro, qualcuno fa un passo avanti, ma ancor nulla è stato deciso
Tutto ciò per Kan, che vuole insinuare il seme del dubbio.