Tatuaggio intimo
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Giocata di Lavoro
Giocata del 14/07/2021 dalle 09:27 alle 12:27 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
[Negozio di Tatuaggi] Il cielo sembra promettere l'ennesima calda giornata di sole, ma in quella mattina la situazione è diversa da ogni precedente per la rossa Kokketsu. Infatti sta andando al negozio di tatuaggi non per cercare Ryoma ma bensì per prendere il di lui posto. Sembra strano infilarsi in quel luogo senza la presenza dell'altro anche se è sempre meglio riempire un vuoto lasciato anzichè osservarlo per sempre. Lei è da pochi minuti seduta dietro a quella scrivania dove aveva trovato l'innestato mesi prima, intenta a sistemare il caos lasciato sopra dal capo della baracca. I disegni sui muri non sono cambiati affatto e anzi sono state lasciate anche le opere del defunto RK in bella vista all'ingresso, ritratti di un passato da ricordare. Tra di essi però pare esserne comparso uno nuovo: infatti Shizuka ha deciso di portare li quella sua opera, quel ritratto di Ryoma che lo vede rappresentato come un angelo dal sangue nero, quasi una sorta di esaltazione della figura di un Kokketsu. Il vestiario della Genin è decisamente diverso dal solito, il capo del posto le aveva tassativamente impedito di indossare quelle gigantesche magliette sformate che a lei piacevano tanto e anzi, dopo aver scoperto che lei stessa era già tatuata le aveva chiesto di mettere qualcosa che potenzialmente potesse mettere in mostra quel marchio. La cosa non l'ha resa particolarmente felice ma si sa, il lavoro è lavoro! Quindi questa mattina indossa dei jeans lunghi, fino alle caviglie, strappati in più punti, lasciando tranquillamente intravedere buona parte della gamba pallida femminile, ai piedi delle scarpe da tennis bianche, sul busto invece indossa questa semplice maglietta bianca, però veramente molto corta, che copre le forme abbondanti della rossa giusto appena appena, ricadendo sul busto leggermente allargata e lasciando il piatto ventre scoperto e alla mercè del sole. I capelli sono tutti tirati verso il lato sinistro del corpo, delle treccine li hanno contenuti sul lato destra, lasciando che il lungo crine ricada solo sul lato opposto, lasciando completamente scoperto il lato del collo destro femminile, se non fosse per quelle cuffie blu che sono ovviamente appoggiate intorno ad esso. Dopo aver finito di scribacchiare andrebbe nervosamente a recuperare il telefono, come a osservare l'orario o ricercare un messaggio.
[Studio Tatuaggi] Giorno strano in cui un appuntamento lo costringe a movimentare se stesso per giungere nuovamente in quello studio di tatuaggi nella piazza centrale del distretto Kusano. Chi mai avrebbe potuto pensare di rivedere Shizuka così tanto presto, dopo un'accesa discussione e qualche messaggio, tutto sommato, carino da parte di entrambi. Pregni di frecciatine, di sfottimenti eppure una dimostrazione di sincerità da parte di entrambi dove la facciata vien messa al bando. Il simbolo del proprio clan è mandato con largo anticipo alla ragazza, in tal modo il di lei studio può ritenersi completo, adatto, efficace per una rappresentazione perfetta. Si fida dell'operato? Ancora non lo sa nonostante sia in procinto di marchiare il proprio, e perfetto, corpo dalle fattezze angeliche. L'attuale vestiario indossato discosta molto dall'abitudinario cercando un outfit a modo ma meno appariscente, più alla portata dei comuni mortali e, per certi versi, piacevole alla vista della Kokketsu. Un paio di jeans neri aderenti alle inferiori leve, piccoli strappi in svariati punti e una piccola catena sul lato sinistro di essi, poco al di sopra della tasca al cui interno è riposto uno smartphone di ultima generazione; scarponcini neri dal collo alto, opachi, poco propensi nel mostrare lo sporco accumulato durante la giornata (dr. martens in pratica); maglietta dalle corte maniche, color del latte, aderisce al busto delineando le forme, spalle sufficientemente larghe, muscoli delle braccia evidenziati, esattamente come la conformazione del petto, un minimo di palestra per l'aspetto esteriore è fatta. La bianca chioma è raccolta in una minuscola coda, legata tramite un nero elastico, ricadendo sul collo, appena sufficiente per ovviare all'incessante caldo. Il solito portaoggetti con gli speciali fuda e inchiostri del clan è legato alla cintola dei pantaloni, essi non mancano mai. Ultimi, non per importanza, un paio di occhiali da visti riposti sul viso, nera la montatura, perfettamente allineati con il resto del vestiario. Diretto, deciso, intraprende la via verso lo studio, soffermandosi per qualche momento su di esso, dinanzi alla vetrina ammirando quei ritratti, alcuni non li riconosce seppur noti una certa somiglianza con persone da lui conosciute. Leggero il sospiro nell'avanzare verso la porta d'ingresso, il destro arto afferra la maniglia spingendola, oltrepassando la soglia <Buongiorno> non guarda il personale all'interno, bensì continua la propria visione delle opere d'arte esposte, una più bella dell'altra, ammirando i lavori altrui, le loro capacità, eccezionali seppur inferiori alla naturale abilità del Sumi. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Quel telefono non suona ma in compenso con un tintinnio leggero la porta segnala che qualcuno è finalmente entrato da quella porta dopo di lei. Le blu si dirigono immediatamente in direzione dell'ingresso in parte quasi desiderose di ritrovarsi davanti quel tipo antipatico che le aveva promesso sarebbe stato il primo a farsi tatuare da lei. Quello che trovano tuttavia è decisamente diverso da quanto si aspettasse. Lei lo aveva incontrato sempre con abiti diversi e diverse acconciature ma lui sembrava sempre lo stesso, con quell'abito dalle lunghe maniche bianche e dai colori particolari, i capelli lasciati sciolti e a loro modo ribelli su quella testa. Per qualche secondo resta letteralmente con la bocca aperta, quel buongiorno che aveva iniziato a pronunciare le muore in gola senza troppi complimenti. Il Sumi sembra quasi un'altra persona, al di la del vestiario che ne accentua la fisicità e che indubbiamente gli dona oltre a farlo sembrare una persona normale e non un pazzo eccentrico, la cosa che la blocca più di tutto sono quei capelli legati in una coda, che nonostante il candore le ricordano terribilmente la pettinatura del fidanzato. Inoltre quegli occhiali da vista lo fanno sembrare quasi più serio di quanto mai fosse sembrato, decisamente un bel cambio di rotta rispetto a quel tipo dispettoso che le era saltato addosso ad Ame. La testa viene scossa un pochino come per ritrovare un minimo di connessione al mondo, mentre si alza dalla sedia e con un viso assolutamente dubbioso si avvicina un poco all'altro, giusto qualche passo senza raggiungerlo. << Kan?! >> il tono è decisamente stranito, come se lo stupore fosse l'unica cosa rimasta in quel metro e cinquantacinque di ragazzina. Il tutto racchiuso in una singola parola che, a conti fatti, potrebbe essere molto più significativa di tante altre per i due presenti, considerato che in qualche maniera la Kokketsu ha sempre cercato di mantenere una certa distanza dall'altro. [Studio Tatuaggi] Solo adesso le dorate scendono isolandosi dal resto del negozio per poter osservare la piccola Shizuka le cui vesti risultano estremamente diverse dalle volte precedenti, donandole un aspetto diverso, più femminile, sensuale nella sua innocenza. Deglutisce restando fermo, immobile, impossibilitato nel compiere qualsiasi tipo di movimento, osserva la ragazza nel più completo silenzio. Ironico il destino, entrambi hanno scelto un cambio di rotta per quell'incontro, un lui molto meno appariscente, più consono nei canoni voluti dal buon gusto comune ed una lei maggiormente spinta, accentuando le forme, privata della vergogna di mostrare parte del proprio corpo. Labbra schiuse quanto basta, senza parola, la testa viaggia, mille i pensieri effettuati, ognuno di essi accuratamente mandato via provando a mantenere il distacco deciso giorni prima, evitando di cadere in una trappola già annunciata, intravista da lontano ma la vera sorpresa è l'udire il proprio nome accompagnato dalla sorpresa. Conscio di esser totalmente diverso dal proprio solito, consapevole di mostrare un aspetto inedito per chiunque l'abbia conosciuto dal giorno del proprio risveglio dal coma. A tratti può esser definito eccentrico, spocchioso, desideroso di mettersi in mostra eppure quello è lo stile prescelte per esprimere se stesso totalmente, senza freni. L'odierno outfit, contrariamente, rappresenta una parte di se intima, non visibile a chiunque. Alzato il sinistro arto, dita racchiuse se non per indice e medio le quali creano il classico simbolo della vittoria; il sorriso a 32 denti vien mostrato, occhi socchiusi ricalcando quella foto mandatale il giorno del loro ultimo incontro <Presente> il tono vocale si presenta allegro, stranamente felice, forse solo per aver udito il nome, non il clan o altre nomignoli simili in grado di destabilizzare una persona oppure infastidirla, in questo caso si tratta puramente di distacco. Svariati i passi fatti per avvicinarsi, accorciare le distanze abbassando l'arto, riaprendo gli occhi seppur mantenga parte di quel sorriso in viso <Il proprietario di questo posto sa il fatto suo, i ritratti esposti fuori sono notevoli> inconsapevole della vera provenienza di tali opere, non è importante, non risulta necessario al fine di quella giornata <Sei davvero molto...> schiarisce la voce distogliendo lo sguardo dalla ragazzina <...carina> una parola detta con velocità, permettendole di sfuggir via in pochi attimi accompagnata da un pizzico di imbarazzo. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Insopportabile decisamente. L'aveva iniziata lei quella guerra dei sorrisi ma sente decisamente di averla già persa. Tanto quanto lei si incastra nell'osservarlo pure lui fa la stessa cosa sul corpo della Genin che però non ci fa troppo caso, troppo concentrata sull'altro per dar peso a quegli sguardi e a quello stupore. Però nel momento in cui lui risponde a quel nome e le mostra quel sorriso gigantesco e quel simbolo di vittoria, quello che tramite un messaggio era riuscita sapientemente a celare con il silenzio e dietro uno schermo si palesa nuovamente senza filtri. Le guance diventano decisamente rosse, lo sguardo blu viene spostato rapidamente dal viso di lui per nascondere quel rossore infinito probabilmente senza riuscirci appieno. Poi nonostante lui si avvicini a alla Kokketsu, grazie alle parole del Sumi il rossore svanisce e anche un poco la tensione accumulata: << I ritratti esposti sono opera di RK, quel mio amico scoparso più di un mese fa. >> Che cavolo usa il soprannome a fare? Che fa mantiene una promessa per un defunto? Però non è detto che sia morto, non c'è un corpo quindi potrebbe tornare in qualsiasi momento e trovare lei al suo posto. Non ci resta troppo sull'argomento, ben consapevole che il tono femminile è decisamente sceso, molto meno sereno di quanto non fosse in realtà una volta visto il Konohano. Però ancora una volta ci pensa lui a metterla in soggezione e cambiare argomento. Le rifila quel complimento in maniera rapida, distogliendo lo sguardo e facendola arrossire leggermente, visto che pare il commento più sentito che le sia stato rivolto da quando si conoscono. Tuttavia forse perchè impegnata da un punto di vista sentimentale ben più di quell'altro andrebbe a colmare lei quell'ultima distanza creata, rompendo un altro tabù imposto dalla Kokketsu stessa. Si allungherebbe sulle punte dei piedi allungando il braccio destro e andando a spingere un pochino gli occhiali da vista dell'altro sul naso altrui, riportandoli come in posizione perfetta: << Anche tu sei molto carino. >> Se lui avesse girato lo sguardo in direzione della rossa se la sarebbe ritrovata poco più sotto, con un sorriso molto ampio sulla faccia ancora leggermente rossa. << A dire il vero lo sembri oggi più del solito. Con degli abiti meno appariscenti tu risalti di più. >> Il tono è così convinto che lei non si rende conto dei complimenti snocciolati, è come se in quel momento stesse semplicemente esprimendo un'opinione, cosa che le consente di non diventare bordeaux e finire sotto terra per la vergogna. << Gli occhiali ti stanno davvero bene, anche se non immaginavo avessi problemi di vista! >> Lei non smette di guardarlo nelle ambra altrui, sembra che non abbia il minimo problema a esprimere i propri pensieri, quanto meno quando non coinvolta emotivamente parlando. [Studio Tatuaggi] Semplice il gesto effettuato dal Sumi, una movenza del corpo improvvisata, il cui scopo è mantenere quella faccia solita, non privarsi dall'essere se stesso ma dalla coda dell'occhio riesce a notare, seppur per un singolo momento, il rossore impresso sul volto altrui. Le gote arrossate risultano diverse, non per rabbia, forse imbarazzo? O c'è qualcosa di più dietro? Il geniale intelletto del genin vien messo in moto, comincia a comprendere il modo in cui debba comportarsi in presenza della rossa, un modo diverso dal normale, quanto meno per lui eppure alcun commento vien fatto se non rivolgendo la parola esclusivamente ai ritratti posti in esposizione. La fattura è pregevole, il tratto delicato, palese segno di qualcuno capace di svolgere il proprio mestiere con dovizia e minuzia sfruttando al meglio le capacità donategli dai Kami <Oh> la rivelazione assume tutt'altro significato, esattamente come quei disegni <E' molto bravo> pur essendolo di più, non può negare il complimento a quell'amico, ingiusto da parte sua non mostrare apprezzamento per un lavoro degno di nota i cui tratti distintivi sono fin troppo evidenti per chi possiede l'occhio artistico in merito. Qualcosa di strano avviene nell'animo dell'albino, una sensazione di lieve disagio prende possesso delle facoltà mentali obbligandolo nello scostare il volto a quel misero complimento; abituato nel dire di peggio, in tal momento percepisce un difetto nella propria voce ma è solo la punta dell'iceberg, il futuro ha scelto di rendere la sua vita, quest'oggi, insopportabile, difficoltosa con la Kokketsu perfettamente a proprio agio. Attimi breve intercorrono tra il verbo e l'azione di lei, ritrovandosela ad una vicinanza infima, con corpi quasi in procinto di esser sfiorati e gli occhiali spinti all'indietro dalle sottili dita della rospetta. Dorate incastonate nelle azzurre altrui, leggero il rossore sul viso, il cuore perde un battito, e un altro. E' carino? No, è bellissimo, è perfetto, egli è la perfezione fatta uomo ma quel complimento, esattamente come il nome di prima, contiene un sapore diverso, più marcato, di elevata importanza. Respiro mancato <B-beh, volevi vedermi per come sono realmente e, beh, e-ecco> leggero il sorriso mostrato, arcata dentale in piena mostra, risatina per stemperare la strana sensazione insita in lui. In un certo qual modo, la situazione si ribalta, ora è in difetto e lei possiede il comando dell'operazione <Disegnando spesso sforzo gli occhi più del dovuto e hanno bisogno di riposo. Questa è la prima volta che li metto in pubblico fuori dall'ospedale> deglutendo, non riuscendo nell'impresa di staccarle gli occhi di dosso, impietrito, immobile, gli arti non riescono nella semplicistica operazione di muoversi per dar segni di vita. [Portaoggetti: fuda e inchiostri semplici] [Negozio di Tatuaggi] Difficile non accorgersi del rossore altrui sopratutto quando questo si presenta su un viso insolitamente pallido come quello dei due presenti. Quindi la rossa si accorge di aver esagerto con quei complimenti non appena lui arrossisce un pochino, la mente va automaticamente a cercare un modo per stemperare la cosa. In fondo sa perfettamente cosa si provi a sentirsi in soggezione e non le piace mai quella posizione. Però lui con le sue parole e il suo balbettare la porta inevitabilmente a una risposta diretta, forse troppo sincera e completamente in antitesi con il progetto di farlo sentire a proprio agio. << Questo Kan mi piace molto di più dell'altro. Grazie per avermelo mostrato. >> Il sorriso non scompare dal faccino della ragazza, ma anche questa volta non diventa rossa, sembra che abbia questa strana capacità di non arrossire quando dice qualcosa che pensa seriamente di qualcun altro che ovviamente non sia il ragazzo per cui stravede. La spiegazione per quanto riguarda quegli occhiali arriva poco dopo, insieme a quel dettaglio riguardo all'ospedale che le da la possibilità di rendere la situazione un poco meno seriosa: << Aaaaah ora ho capito come ti sei fatto assumere come tirocinante! Ti immagino proprio con un camice bianco, quegli occhiali sul naso, tutto serio che sembri quasi un dottorone! >> Se la ride un pochino forse praticamente da sola, facendo un paio di passi indietro stendendo poi la mano destra verso di lui, come invitandolo a prenderla, per trascinarlo con se verso la sedia dove si sarebbe dovuto posizionare per iniziare la tortura. << Vogliamo iniziare il lavoro per cui sei qui? >> Lei sembra molto più tranquilla della volta precedente, sicuramente non è arrabbiata, sicuramente meno nervosa. Forse il fatto di essere nel proprio ambiente, il fatto di essere li in qualità principalmente di tatuatrice e non solo come Shizuka la rendono più sicura del solito, lasciando che stranamente sembri lei a condurre le danze. [Studio Tatuaggi] Ha compreso dunque, adesso sa perfettamente in che modo andare a parare nei di lei confronti, il modo di parlare, di vestirsi, di agire soprattutto. Ciò che per altri è spontaneità, egli la vede come soggezione, sentimenti contrastanti la cui coesistenza è praticamente impossibile nell'animo dell'albino, perfettamente equilibrato in ogni singola circostanza della sua vita, pregno di sicurezza. Attualmente, essa, ha scelto di trasferirsi, dirigersi in altri lidi lasciando solo un ragazzo in compagnia di una ragazzina i cui modi di fare lo hanno colpito, impossibile definirne il modo ma il verbo pronunciato l'ultima volta è ben presente, non ha dimenticato ne rifiutato di sentire. Le parole giuste nel momento sbagliato o forse nel momento opportuno. Non ha la minima idea di come reagire in tal senso, di come comportarsi, unica certezza è la volontà di smentire quanto proferito dall'altra dimostrandole quanto il concetto di paura non appartenga alla propria persona la cui fermezza mentale è unica, irremovibile eppure Shizuka colpisce nuovamente <T-ti piace?> balbetta lasciando vagare la mente, lasciando perdere qualche nuovo battito. Occhi socchiusi, viso scosso deciso nel riprendersi ricercando il giusto autocontrollo. Cosa diamine succede? All'improvviso non riesce ad assumere il solito comportamento assomigliando spaventosamente ad un ragazzino più che al Kan Sumi di sempre. Rosso in viso, pregno di soggezione con un pizzico di imbarazzo il quale riesce a peggiorare una situazione già di per se andata in altri paesi. Fortuna vuole il senso dell'umorismo non eccellente della controparte, una battuta capace di farlo sciogliere, di guardarla in altro modo lasciandogli il tempo di tornare bianco, di calmare il cuore e la mente <So essere professionale in quel che faccio, tsè> lievemente stizzito, una prova disperata per tenere alto il distacco, comportarsi come il proprio solito <E se ti dicessi come mi sono fatto assumere non ci crederesti> nessuno può crederci, troppo assurdo, troppo fantasioso ed impensabile, semplicemente lui le cui parole riescon ad aprire qualunque tipo di porta. Sospira seguendo l'altrui moto, il braccio allungato, poltrona indicata, il momento è giunto, marchiare il corpo per l'eternità. Passi vengon fatti, distanza accorciata portando la propria essenza nel sedersi su tale vano poggiando l'arto destro superiore sul braccio, totalmente a favore di Shizuka <Quando vuoi> è pronto? Il tempo è in grado di dirlo, l'unico dato certo risiede nelle dorate le quali, per l'ennesima volta, posano lo sguardo sul visetto della Kokketsu. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Involontariamente ha assestato un altro colpo a quel ragazzo di diciotto anni molto più insicuro di quanto voglia sempre far sembrare. Quelle due semplici parole balbettate le fanno intuire di aver di nuovo esagerato, anche se quella battuta riguardo al fatto di farsi assumere lo aiutano davvero a trovare una sorta di stabilità persa in quell'ambiente che per lui è assolutamente diverso dal solito. Non vuole assolutamente che lui si senta in difetto li dentro, non vuole che si senta messo allo strette, altrimenti scapperebbe di nuovo. Anche per questo gli tende la mano, lui decide di prenderla e farsi guidare su quella sedia comoda e reclinabile, strumento che non aveva avuto per se stessa o per Yasuhiko. << Quale lato? Posizione dorsale o volare? A livello del carpo o poco più verso la parte distale di radio e ulna? >> Domande specifiche, tecniche, sa perfettamente di poter parlare con lui in quei termini medici che entrambi dovrebbero aver studiato. A seconda delle risposte ottenute avrebbe estratto uno dei due poggia braccio, quello del lato prescelto, e avrebbe portato li anche l'attrezzatura e i colori per iniziare a torturare il Sumi. << Hai detto che lo vuoi semplicemente nero giusto? Nessun colore e nessuna sfumatura no? Qualcosa di... >> Si interrompe, cercando di imitare lui, una faccia molto seria, un piglio altezzoso. << Assolutamente perfetto come sono io >> Lo prende in giro di nuovo anche se in maniera velata, si sente che non ha alcuna intenzione di offenderlo ma solo di divertirsi un poco, insieme a lui e non alle spalle altrui. << Non dovrebbe fare eccessivamente male, la zona non è delle peggiori. Sentiti libero di fare e dire quel che ti pare mentre ti marchio >> Gli rivolge un sorriso divertito, mentre andrebbe ad infilare un paio di guanti neri e a disinfettare la zona da lui scelta per quel marchio. La macchinetta in mano, l'inchiostro caricato di quel colore nero, così lontano dalla pelle chiara del Genin: << Pronto? La sensibilità va a quel paese quasi subito! >> Continua a rassicurarlo sull'eventuale dolore provato, sa che non ha paura ma è più un vizio, aveva fatto lo stesso con Hiko fino all'infinito. [Studio Tatuaggi] Nulla di più difficile, mantenere il controllo quando la mente non riesce a collaborare come dovrebbe ritrovandosi da tutt'altra parte, sicuramente non nel presente eppure in entrambi i casi è in compagnia della Kokketsu. Respiri aumentati, polmoni continuamente portati in avanti, una calma provvidenziale e necessaria alla situazione, lentamente la raggiunge ritrovando a se stesso un maggior agio. Deve prendere in pugno la situazione ad ogni costo, persino rendersi antipatico agli altrui occhi se necessario, snaturarsi non risulta mai un bene, al contrario, essa è una sconfitta per l'albino, le certezze non debbono mai vacillare, non quando esse sono l'unica cosa in vero possesso da parte del ragazzo. Seduto sulla comodo poltroncina, si ritrova inevitabilmente nelle mani della Kokketsu, nelle sue cure; ella, attualmente, può far di lui tutto ciò che desidera, ammessa la mancanza di reazione <Volare, al livello del carpo> replica in maniera veloce, decisa. Parliamo pur sempre di due tirocinanti i cui studi consistono nell'imparare anche termini tecnici del corpo umano, non soltanto tecniche curative adatte ad ogni situazione come avvenuto con Sango, quel giorno, in ospedale dove le arti curative gli han permesso di riportarla allo stato originale, priva di alcun tipo di cicatrice. Schiena adagiata allo schienale, finalmente comincia a rilassare il corpo, trova un agio in tutta quella situazione assurda la cui appartenenza non risiede in lui e sta quasi per rispondere alla domanda se non fosse per il verso appena fatto, una piccola presa in giro ed in risposta, l'albino, scosta il volto esibendo un piccolo sorriso, sinceramente divertito, appena arrossato <Io sono perfetto, praticamente sotto ogni punto di vista> lo è, impossibile non ammetterlo, la perfezione fatta uomo, shinobi, essere vivente <Si, nero, senza nient'altro, voglio che ricalchi il simbolo alla perfezione> la zona scelta risulta collegata direttamente con il cuore, non un caso dunque. Essa è perfetta, il simbolo adatto per convincere chiunque della fedeltà non soltanto al clan quanto agli ideali da esso proferiti a tutti coloro la cui ambizione risiede nella libertà totale, definitiva <Stare in tua compagnia mi basta> ha scelto il proprio da fare, guardarla all'opera, guardarla e basta durante tutto il procedimento mentre ella sistema le ultime cose, guanti e aghi per svolgere l'operazione eppure l'arto sinistro superiore vien smosso cercando di avvicinarsi all'altrui viso prendendole una piccola ciocca di capelli portandogliela dietro l'apparato uditivo, lentamente, sfiorandone appena l'epidermide <Ecco qua> nulla di più, nulla di meno mentre ode il successivo dire, impossibile non replicare <Anni fa mi dissero la stessa cosa quando persi la verginità> appunto, diretto, forse anche troppo <Comincia pure>. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Arto destro quello prescelto dal Sumi, posizione volare a livello carpale. E' quindi quello il braccio che viene portato all'esterno e fatto appoggiare nell'apposita parte della sedia. Quando lei di nuovo lo canzona, riceve una risposta verbale accompagnata da un sorriso divertito, che viene accolto in maniera positiva, come se fosse riuscita a farlo sentire più a suo agio. Quel verbo ricevuto indietro la fa pensare fin troppo, dalle labbra senza accorgersene esce un commento, un sussurro che lui dovrebbe carpire quanto meno in parte se non totalmente data la vicinanza: << Veramente di solito non lo sei affatto... >> Si mordicchia appena il labbro inferiore, come se si fosse già pentita di quella frase troppo spontanea anche se sussurrata. Poi però a quanto pare il fatto di far sentire lui molto più rilassato mettono lei in una posizione di svantaggio e di tensione. Quelle brevi parole riferite alla compagnia dell'altra la fanno arrossire vistosamente, senza possibilità di nasconderlo in alcun modo, fortunatamente stava lavorando coi materiali ma quando ormai è in posizione ancora quel rossore ha deciso di non lasciarle le gote. A peggiorare il tutto c'è la sinistra del ragazzo che le sposta una giocca di capelli dietro all'orecchio, sfiorandola in maniera delicata. A questo punto potrebbe tranquillamente uscirle il fumo dalle orecchie se fosse possibile. Ma fortunatamente è lei che con quel suo essere diretto, sposta l'attenzione dell'argomento su altro, non consentendole di tornare di un colore accettabile ma quanto meno di balbettare qualcosa in risposta: << A-ah si? A m-me non è decisamente successo... >> Paradossalmente si vergogna ancora, di essersi lasciata andare così tanto con qualcuno, di aver mostrato tutto quel piacere sul viso. Sembrava una cosa così lontana e da adulti fino a qualche settimana prima e invece ora era quasi consuetudine. Pensava di non riuscire più a guardare in faccia il fidanzato dopo, invece ci usciva come se niente fosse. Complesso l'amore, difficile diventare grandi. Tuttavia le blu seppur visibilmente distratte andrebbero a posarsi sul polso di lui, un profondo respiro verrebbe inspirato e poi lasciato andare. << Allora vado... >> La macchinetta viene accesa, per dare inizio a quel lavoro certosino, mentre quella pelle candida viene marcata per sempre da quel clore nero. Lentamente il viso femminile torna di un colore accettabile, mentre la prima cosa che viene elaborata è proprio quella macchia di colore nero sullo sfondo, lo sguardo diviene più serio, mentre lui viene quasi totalmente ignorato se non per eventuali movenze o piccoli lamenti. Il dolore dovrebbe essere sopportabile comunque data la zona prescelta.
Giocata del 15/07/2021 dalle 15:26 alle 18:30 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
[Studio Tatuaggi] La perfezione può esser definita una materia puramente soggettiva ma il Sumi in tal senso dissente apertamente, egli è perfetto non solo esteticamente, con un viso angelico ed un corpo tutto sommato ben delineato, perfettamente nei canoni ma anche nel carattere. Un tipo di perfezione diversa, di un ragazzo la cui mente ha fatto qualunque tipo di cosa pur di escludere i sentimenti troppo opprimenti, le emozioni limitanti permettendo alla di lui essenza di vivere al meglio, di essere ciò che è senza rimorsi, freni o altri intoppo della vita stessa. Non provando amore ne compassione, inevitabilmente si ritrova nell'essere privo di dolore e sofferenza con un eterno sorriso ed una bramosa voglia di rendere la vita libera e divertente sotto ogni aspetto. Consapevole di come molti ancora non concordino con tal pensiero, col tempo avrebbe fatto cambiar loro idea, esattamente come per la Kokketsu la cui frase, seppur sussurrata, risulta perfettamente udibile data l'irrisoria vicinanza. Dorate impresse in quel viso, una continua ricerca delle altrui azzurre per leggerla nel profondo, carpire ogni cosa provata mentre riflette sull'altrui verbo, non lo è? Come può dirlo una ragazzina? Ella come può sapere cosa sia perfetto e cosa non lo è? Inesperta, appena affacciata alla vita <Secondo te cosa mi renderebbe tale?> tante obiezioni da fare, tante altre frasi più significative ma ha compreso, forse, il comportamento adatto con lei, il modo di porsi, come agire e una domande del genere vige totalmente a sua favore, illudendola di aver il controllo sulla situazione. Non è così, è calmo, rilassato, abbastanza lucido da riuscir a ribaltare la situazione senza troppi problemi, una piccola frase, un gesto al momento giusto lasciando comparire il rossore sul visetto della rospetta, sempre più acceso e marcato di quanto non abbia già visto. Evita il parlare, permette a se stesso di godere interamente di quella scena ilare eppure nuovamente la strana sensazione, quel leggero disagio riaffiora nell'udire una simile amissione in risposta al proprio vociare. Il destino ha voluto farla crescere, un passo importante vien fatto nella sua vita e il fastidio provato? A cosa è dovuto? Non lo comprende, una giornata strana, tutto per colpa della loro ultima discussione, di quei semplici messaggi <Quindi..hai fatto il grande passo? Bene...> sol ora distoglie lo sguardo ricercando concentrazione altrove, dirige le dorate sui disegni appesi alle pareti <Pensavo fossi ancora...si, hai compreso> evita termini diretti ed espliciti mentre il lavoro comincia da parte della Kokketsu. La macchina parte con il primo punto del disegno, gli aghi colorano la pelle iniziando il marchio; dolore presente, sopportabile, braccio rilassato tornando con le dorate sul visetto della ragazzina, seriosa, professionale con il rossore totalmente svanito <Ti piacerebbe rendere animato un tuo disegno?> improvvisa la domanda, inaspettata persino per lui. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Quella domanda da parte di lui arriva quando ormai il lavoro è iniziato, perciò in qualche modo si salva da una risposta che sarebbe potuta essere molto più stizzosa: << Essere un po' meno irritante sarebbe un ottimo inizio... >> La mano sinistra tiene il polso altrui con due dita, così da avere un appoggio comodo su esso, mentre la destra incide punto per punto quella pelle candida che lentamente e inesorabilmente va a macchiarsi di nero. Per ora disegna solo il contorno di quella macchia di inchiostro, passando poi a incidere il corpo in un altro senso, creando i contorni di quello che dovrebbe essere il pennello. Lo sguardo è sempre e comunque fisso su quel polso, anche mentre lui continua con quei commenti riguardo a quanto successo con Yasuhiko. Il rossore torna a far capolino su quelle guance senza che nemmeno se ne accorga: << Io te l'avevo già detto, sei stato tu a non fidarti di me. >> Si riferisce ovviamente al battibecco avuto ad Ame, in cui lui l'ha canzonata per come si era approcciata alla cosa, negando a uno sconosciuto di venire a conoscenza di qualcosa di tanto intimo e personale. << Sei intelligente Kan. Però dovresti smetterla di basare tutta la tua vita su quello sai? >> Le blu non si incrociano mai con le ambra, troppo concentrata sul non commettere alcun errore in quel tratto permanente. << L'intelligenza non sempre ti consente di comprendere al volo gli altri sai? Giudichi troppo in fretta chi ti sta davanti. >> L'ha fatto con lei, probabilmente lo fa con chiunque, così come invece che presentarsi con quegli abiti si metta sempre gli altri, per creare un'immagine di se per il mondo, mostrarsi come Kan Sumi, il perfetto ragazzino senza emozioni. La destra si muove per scostare, con il dorso, delle ciocche di capelli mentre finalmente le blu si rispecchiano nelle ambra, o quanto meno andrebbero a cercarle. << Ci sto lavorando. RK era un ritrattista, trovo che fosse molto bravo nell'esprimere i pensieri altrui, nel rendere vivi i suoi disegni. Io sono una che disegna ciò che immagina, lavoro molto sulla fantasia. Ma sto cercando di migliorarmi. >> Si interrompe un pochino come se quel discorso corrispondesse in pratica a qualcosa di più ampio. << Osservo e studio la gente, e cerco di rappresentare ciò che vedo in chiave allegorica. Come tu sei un dolce al cocco ripieno di mango all'interno. >> Un sorriso molto dolce gli viene rivolto, forse un tantinello fuori luogo ma di per se molto sentito. << Ho ben due progetti per il tuo tatuaggio! Ma devi decidere cosa preferisci! >> La macchinetta verrebbe spenta, appoggiata a un tavolinetto poco distante, con un panno imbevuto di disinfettante il polso verrebbe pulito lasciando intravedere quel contorni creati, sia per la macchi di colore che per il pennello. La piccoletta andrebbe ad alzarsi, togliendo i guanti e buttandoli in un cestino: << Non toccarti il braccio! >> Un'imposizione decisa, come se lui potesse fare qualche danno altrimenti. Si allontana di poco andando a recuperare due disegni sulla scrivania per poi mostrarli al Genin dal candido crine. Il primo è una versione più semplice del simbolo del clan sumi, la macchia di inchiostro lasciata vuota, solo il di lei contorno evidenziato, mentre il pennello pare essere rifinito nel dettaglio. Il secondo invece è molto più scuro, il pennello è disegnato nel dettaglio ma la macchia di inchiostro sottostante è completamente nera, in particolare il pennello sembra quasi uscire dal disegno, come se fosse tridimensionale, disegnato con diverse sfumature per creare quell'illusione. << Quale ti piace di più? >> Lo osserva, curiosa della scelta dell'altro, in fondo lui voleva qualcosa di semplice, non di elaborato, quindi forse il secondo disegno è troppo spinto per l'idea che si era fatto nella testa. Lo sguardo blu permarrebbe fissato sul viso di lui, come per raccogliere ogni minima impressione riguardo ai suoi bozzetti. [Studio Tatuaggi] Irritante, un termine aggressivo, privo di eleganza eppure è talmente diretto da farlo sorridere. Lo è sul serio? Nessuno, a parte lei, si è mai lamentato del proprio modo di fare, anzi, arrivano addirittura di accusarlo di essere più affabile quando è fuori dal loco di lavoro, molto significativa come situazione. Leggero, appena accennato il sospiro e la risposta in arrivo risulta più semplice di quanto si possa pensare, inattesa per chiunque lo conosca ma ha imparato, mette in atto le nozioni apprese in quei tre incontri, quattro con questo <Ci proverò> semplice, diretto alla medesima maniera, il motivo di tal comportamento, purtroppo, risulta estraneo persino ad egli la cui mente attualmente è spaesata. Ovviamente è calmo ma qualcosa di pesante, stranezze avvengono in lui a cui non riesce a dare la minima spiegazione logica, neanche sforzando il geniale intelletto a sua disposizione. Il disegno prende forma in maniera lenta, un tratto deciso, forse non particolare ma in esso è presente lo stile altrui il quale deve ancora emergere in tutta la bellezza di cui è dotato. Apprendere di esser già a conoscenza da tempo di un tale evento lo stranisce, impossibile, ha sempre ascoltato, guardato tutto quanto, la sicurezza in ogni sua parola è lampante ma, forse, il verbo è riferito ad altro, non all'atto in se, alla situazione in cui esso è avvenuto <Non si può parlare di fiducia quando neanche sapevo il tuo nome> mera giustificazione, corretta, pregna di logica, estremamente lineare, difficile da attaccare quanto da buttare giù. Dalla padella alla brace, vien canzonato da una rospetta; l'intelligenza non è tutto eppure la razionalità lo ha condotto ad essere ciò che è, impedendo ai guai di fargli visita riuscendo ad uscirne dalle più disparate situazione, dalla più semplice alla più complessa <Vedi, ho sempre voluto ergermi al di sopra della massa ma avevo un problema, il mio aspetto. Sai la credenza no? Bello ma stupido> leggero il sorriso mostrato, sincero, anche divertito <Ho scelto di far palestra con la testa, l'ho allenata e ho compreso che, per conoscere qualcuno nella giusta maniera necessaria, esso basta. Io non giudico realmente coloro che incontro, mi faccio soltanto un'idea di base, la quale molte volte corrisponde a verità assoluta, non lo nego> farsi vanto dell'intelletto, sempre e comunque, non può farne a meno <E' sempre stata una mia volontà non approfondire una conoscenza, a meno che farlo non mi serva a qualcosa, non torni in tasca qualcosa> personalissimo tornaconto, un ragionamento forse anche troppo razionale mentre va a schiarire la voce inghiottendo ciò che lo infastidisce <Posso farti una confidenza?> la risposta non viene attesa <Per la prima volta e non so neanche io perchè, provo il desiderio, la bramosia di conoscere qualcuno più a fondo, conoscerti più a fondo. Non ne comprendo il motivo ma è così> sguardo pressante, più deciso costernato da un'aria seriosa la quale poco si addice a chi lo ha conosciuto. La sincerità si evince da piccoli dettagli come un tono vocale più basso e caldo, l'assenza totale di sorrisi, la continua ricerca di reazione al proprio verbo. Piccola la pausa presa permettendo alla rossa di intraprendere un nuovo discorso, una spiegazione al quesito portato avanti dall'albino <Comprendo ma allora ti pongo la domanda in un altro modo: hai mai visto un disegno prendere vita?> è chiaro come il sole l'intento, ovviamente per lui <E comunque, questo essere paragonato a un cocco non mi piace molto sai? Sono brutti, pelosi, duri...no, forse quest'ultimo punto un po' di verità la contiene> annuendo, parlando da solo, complimentandosi da solo con riferimenti di pura natura sessuale senza mettere la Kokketsu in mezzo pur permettendole di udire, di tirare le somme di quanto appena udito. Dorate ne seguono i movimenti, odono il richiamo, neanche ci pensa al toccare quel tatoo ancora acerbo ma al di lei arrivo, cala il silenzio, osserva i due disegni, la diversa composizione <Voglio fidarmi Shizuka, scegli tu per me> arcata dentale mostrata interamente insieme a quel sorriso. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Quella risposta non se l'aspettava minimamente, quelle sole due parole la spiazzano lasciando quella testolina arrovellrsi su come mai abbia preso la decisione di sottomettersi in qualche modo, senza ribattere, senza contestare. La mano si ferma solo più avanti nel disegnare ma la lingua non riesce a restare in silenzio dopo la prima affermazione di lui: << Hai sempre saputo il mio nome. Lo hai letto sul mio badge. >> Vero. Era li, stampato a chiare lettere, inoltre il leggerlo lo ha mandato fuori di testa perchè lei non era chi sperava che fosse. Poi spiega perchè gli piace fare sfoggio di quel cervello che si ritrova, per andare contro le dicerie, le credenze popolari, mostrare a tutti quanto vale e non solo di essere un bel faccino. Qualcosa in comune allora pare lo abbiano, il desiderio di rivalsa su una società che li considera a priori, li etichetta in un modo stravolgendo la loro essenza. << Quindi al momento sono il tuo nuovo giocattolo interessante? Che cosa hai intenzione di fare se poi quello che trovi non è di tuo gradimento? Se io non ti piacerò? >> Lo sguardo blu sostiene l'altrui ora che le mani non sono impegnate nel tatuaggio, lui si mostra serio, lei fa altrettanto, vuole credergli sul fatto che non ci sia un tornaconto personale almeno per quanto riguarda la figura della Kokketsu stessa. Alla domanda riguardardante i disegni lo guarda con faccia stranita, come se facesse fatica a capire cosa intendo dire: << Non credo di aver mai visto un disegno alzarsi e camminare. Se con prendere vita è quello che intendi tu. >> Poi la sua lamentela riguardo il cocco la fa sorridere, decisamente divertita, tralascia il commento a sfondo sessuale mentre gli porge davanti al naso i disegni. << Il cocco è bianco e ha un buon sapore. A me piace molto come frutto. Il mango è altrettanto dolce ed è decisamente un frutto che si può associare al calore e all'estate. Però forse il mio è stato un azzardo. Non sembri proprio quel dolce. >> Lo starà dicendo in senso positivo o negativo? Questo può deciderlo a proprio piacimento oppure chiedere se proprio interessato, ma per il momento il discorso viene accantonato: << Guarda che non si accettano lamentele dopo eh? Hai fatto scegliere me e ti tieni quello che decido io! >> Anche lei di contro gli molla un sorriso larghissimo, mentre va a recuperare sia quella garza con il disinfettante che la macchinetta per gli aghi. Di nuovo il nero è il colore prescelto, mentre si rimette all'opera, andando a delineare in maniera molto più definita a precisa i tratti interni del pennello. Mentre lascia a lui la parola, occhi che tornano su quel polso, visino concentrato. [Studio Tatuaggi] Ha decisamente compreso, la strada è quella, deve soltanto percorrerla in sicurezza, senza commettere strafalcioni, soppesando ogni parola, facendo in modo di rendere i termini sfruttati piacevoli all'udito <Non in quel senso. Conosco anche il nome del mio vicino di casa ma di lui non so praticamente nulla se non che sputa ogni volta che esce dalla porta> un esempio schifosamente orribile quanto perfetto per la comprensione del significato di tali frasi. La spiegazione successiva è accolta nel totale silenzio, commenti evitati, nessuna interruzione eppure una domanda giunge, inevitabile. Una persona normalmente si sentirebbe in soggezione, quasi offeso dalla violenza con cui tali quesiti vengon proposti, eppure l'albino predilige un approccio goliardico sorridendo da sotto i baffi, mostrando ilarità <Ti svelo un segreto, se ti considerassi un giocattolo, avrei continuato a comportarmi come al nostro primo incontro o al secondo> li può definirla tranquillamente un passatempo, adesso, contrariamente, qualcosa è cambiato, difficile dare una motivazione, esplicare cosa sia effettivamente successo <Pochi momenti fa mi hai fatto una sviolinata sull'intelligenza e ora commetti lo stesso errore? Quanto è bello il karma> lasciandosi andare ad una sonora, divertita, goduta risata sulla poltroncina; mancina trattiene lo stomaco ricercando in esso un mero modo per combattere l'isteria improvvisa nata da una domanda tanto semplice quanto fastidiosa <Se sono qui vuol dire che già mi piaci> tornando a sostenere le azzurre della genin, incrociando lo sguardo, guardandole dentro per far emergere quanto più possibile dall'animo. Il discorso risulta complicato, quando i sentimenti entrano in gioco nessun è in grado di capirli, men che meno chi ha sempre cercato di allontanarli come un cancro, ovvero la loro effettiva natura <Mh, un giorno ti farò vedere una cosa, resterai a bocca aperta> per coloro la cui arte risiede nel disegno, mostrare le abilità dei Sumi può rappresentare uno shock, un colpo al cuore di rara bellezza; non intende svelare a parole un qualcosa dedicato solamente alla vista, evita di rovinare una maestosa sorpresa <No? E quale dolce sembro? Una crostata di mele?> buttandola in modo palese sulla becera ironia, priva di volgarità ma stupida allo stesso tempo, senza un vero significato. A lei è concessa la scelta, a lei il compito di decidere con quale opera marchiare in via definitiva il corpo dell'albino <Mi lamenterei soltanto per vederti nuovamente arrabbiata, già sai quello che penso> sinistra palpebra abbassata con l'intento di esibire un occhiolino rimembrando le proprie considerazioni sul vederla alterata, in piena rabbia. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Le viene da ridere quando lui fa riferimento al vicino di casa che sputa per terra, l'immagine è indecente ma rende l'idea, e lei è riuscita a immaginarsi un vecchietto burbero che si lamenta della vita e sputa per terra ogni mattina. Quando lui le fa quelle rivelazioni e la canzona un pochettino, e per di più dichiara che lei gli piaccia già, invece che arrossire vistosamente smetterebbe di torturare l'altro, così che le blu si fissino sulle ambra altrui, pregne di una serierà totale: << Avevo il sospetto tu fossi masochista. Ora ne ho la conferma totale. >> Gli occhi tornano su quel pennello, mentre gli ultimi tocchi di nero vengono dati e l'ago viene poi cambiato e intinto in un grigio. << Devi proprio avere qualche rotella fuori posto per farti piacere una che ti urla contro la metà delle volte che vi vedete. >> E' forse un modo alternativo per porgere le proprie scuse? Può essere ma sicuramente è troppo orgogliosa per farlo apertamente al momento. Le mani tornano su quel diesgno che lentamente prende sempre più forma, e con il variare delle tinte sembra anche più profondo, quasi in tre dimensioni. Ogni tanto la sinistra passa quel panno carico di disinfettante sulel ferite che lui stesso ha voluto infliggersi, utilizzando lei come mezzo. << D'accordo, non vedo l'ora! >> Brevi i commenti riguardo a ciò che lui vuole mostrarle, questo significa solamente che i loro incontri saranno una costante. Mentre pensa seriamente a quale dolce lui possa assomigliare arriva quel commento sul fatto di farla arrabbiare nuovamente al quale rimbecca in maniera spontanea senza rifletterci troppo: << Hai detto pochi minuti fa che sono molto carina oggi e ancora non mi sono arrabbiata! Quindi potresti pure lasciarmi in pace non trovi? >> Le guance si gonfiano appena, mentre un broncio naturale le si stampa in viso, facendole aggrottare la fronte. Pensava che quelle espressioni fossero destinate solo all'amico d'infanzia ma forse anche lei non ha mai avuto qualcuno con cui aprirsi veramente, al di fuori di quello che ora è il suo ragazzo. Non si è mai negata a nessuno ma allo stesso tempo nessuno è mai stato interessato a lei più di una semplice conoscenza superficiale. << Non so se sei esattamente un dolce sai? Sei carino ma decisamente poco delicato. Sai cosa mi fa paura di te? >> Lo sguardo si alza per un attimo mentre la macchinetta viene sollevata dal polso, con la sinistra andrebbe poi ad indicare gli occhi dell'altro. << Quelli! >> Andrebbe a commentare prima di tornare sul proprio disegno. << Sei in grado di non fargli trasmettere nulla se vuoi. Mi fa paura che tu riesca a sembrare impassibile di fronte a tutto. E più di tutto mi spaventa il fatto che tu possa mostrare solo quello che ti pare. >> E' come avere sempre il coltello dalla parte del manico, sempre in svantaggio contro qualcuno che ha la possibilità di dominarsi in maniera efficace, cosa che a lei non riesce assolutamente. [Studio Tatuaggi] Rivelarle o meno della natura del vicino? No, meglio mantenere il segreto, il vicino merita un po' di privacy e Shizuka di ridere, lasciar andare se stesso senza alcun pensiero se non il lavoro da lei messo in atto. Masochista non di certo, non risulta essere quel tipo di persona, al contrario, in pochi son riusciti nell'impresa di scrutare il sadismo innato presente nella sua persona, persino la stessa Sango è riuscita ad averne un misero accenno scatenando in lei una leggera paura di se <Potrei farti ricredere> il come, quando e perchè non è esplicato lasciando tale frase alla libera interpretazione, dopotutto, non vuole sembrare qualcuno con un obiettivo tanto becero, non è li per quello, difatti evita di scendere in particolari troppo spinti o troppo macabri. Il polso lascia salire il dolore, piccole fitte vengon percepite stringendo le dita per pur istinto, irrigidendolo appena prima di rilassarlo; gli aghi dimostrano di essere più insidiosi del previsto rovinando la tranquillità del corpo <Fa parte del tuo fascino> prima il complimento <E poi ho detto di essere perfetto non normale> stupida giustificazione la cui possibilità di reggersi in piedi è misera, una banale folata di vento ha il potere di scaraventarla a terra distruggendo le piccole convinzioni di cui è dotato un'essere umano. In tali frasi non percepisce delle scuse, solo un modo come un altro per creare un rapporto. Il disinfettante brucia, quanto basta da far socchiudere gli occhi, non un singolo verso emerge, resiste nel silenzio più totale, immerge se stesso in esso resistendo fino alla ripresa del dolore, limitando al semplice annuire per il verbo altrui. Scatena una reazione, un broncio con guance gonfie, esattamente ciò di cui ha bisogno per passare meglio il pomeriggio e sorride alla visione tanto attesa, la stessa, in minor misura, del loro primo incontro così come dell'ultimo <Vuoi che ti lasci in pace?> fondamentale domanda dal duplice significato, non a caso ma avente un preciso compito ed un fine già ampiamente scritto ed enunciato con le dorate continuamente sul visetto altrui, sulle azzurre nonostante non venga guardato. La risposta di tal quesito è tutto, da essa può nascere una reazione diversa ma essa vien messa da parte <Poco delicato? Cosa vuol dire?> non trova risposta in essa, solo domande e prima di poter dire altro, la paura di lei viene svelata, gli occhi. Tanto belli quanto spenti, anonimi esattamente come egli ha scelti di farli sembrare <No, a te fa paura che con essi possa mentirti, hai paura che possa sfruttarli anche con te, ho ragione?> semplice deduzione, unica soluzione per una tale paura, dal suo punto di vista essa è l'unica possibilità verità. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Non le piacciono i complimenti, fa fatica a digerirli e non sa bene come comportarsi con loro però quella frase sul fatto di essere perfetto e non normale la fa divertire più di quanto immaginasse. Il lavoro procede sul polso, quelle dita che si muovono sono la prova che il fastidio c'è anche se contenuto. Dal grigio si passa la bianco, per sfumare ancora di più quel tratto, per far risaltare quel pennello che altro non è se non il fulcro del tatuaggio, in fondo è proprio quella l'arma principale di quel clan al quale appartiene no? Alla successiva domanda non risponde, i cricetini nella mente però si mettono in moto. Vuole essere lasciata in pace da lui? In fondo prima che lui comparisse per errore non ne aveva bisogno di quella presenza molesta. Ma ora può dire lo stesso? Se sparisse così come è giunto, sarebbe veramente la stessa cosa? Non ne è per nulla sicura, lascerebbe un vuoto probabilmente, come un tassellino mancante in un punto ben preciso. Però lui vira, cambia argomento, chiede delucidazioni rispetto alle frasi femminili. << Significa che sei diretto. Sei bravo a fare complimenti ma non ti risparmi di commenti sgradevoli. >> Poco delicato in quel senso, di avere poco tatto ogni tanto. Quelle domande poi successive di lui colgono ovviamente il segno, non era un segreto di stato, non voleva esserlo minimamente. La macchinetta prosegue il suo lavoro, il bianco viene terminato e finalmente con una nuova passata di quel disinfettante viene alla luce quel pennello tanto dettagliato e preciso da far spavento. Però le blu di lei oraricercano quelle spente iridi dorate che in parte la spaventano: << Tu sei intelligente Kan. Perciò non è difficile per te capire che, un amico che mi mente o mi nasconde qualcosa, non mi è affatto necessario. >> Non afferma ne nega totalmente la cosa ma si spiega a parole a modo suo, mentre lo sguardo che lei gli rifila è serio, anche se molto dolce. << E' questo che ti rende insopportabile per me. Puoi decidere di escludermi dalla tua vita in un istante, come se io non valessi nulla. Perchè dovrei concederti di avere tutto quando tu non vuoi darmi nulla? >> Lei è disposta ad aprire la porta a chiunque, ma non è disposta a farsi prendere in giro. E su questo era stata forse quasi chiara anche la volta precedente, anche se con quell'atteggiamento violento forse non si era granchè capito. << Ho quasi finito comunque, ora passo all'inchiostro, ma non avendo sfumature sarà veloce. Hai bisogno di una pausa? >> Glielo chiede in maniera del tutto pacata, formale, concentrata sul proprio lavoro di nuovo. Ancora non ha risposto a quella domanda che lui le ha posto prima, perciò prima di riprendere decide di dargli una risposta: << Dipende da te quello che io voglio. Se hai intenzione di lasciarmi entrare allora no, puoi continuare a infastidirmi. >> Lo sguardo viene spostato leggermente di lato, di nuovo su quel tatuaggio, mentre le guance prendono un colore rosa al quale ormai dovrebbe quasi aver fatto l'abitudine il Sumi. Un semplice incontro tra lavoratore e cliente si sta lentamente trasformando in una discussione maggiormente approfondita, parole capaci di entrare dentro l'animo grazie ad una semplicità disarmante. Probabilmente il Sumi ha compreso cosa gli stia accadendo e rifiuta categoricamente di ammetterlo, rifiuta di far entrare quel tipo di emozioni nella sua vita. Per un solo attimo isola la mente e lo sguardo da tutto il resto, assaporando il silenzio autoindotto mentre pone domande e ode le risposte, non conscio di ciò che può scaturirne. Strana situazione, strana vita, qualcosa è andato storto, egli non va bene li, non deve trovarsi in un simile posto, contrariamente deve essere all'Ochaya, al massimo all'ospedale a lavorare per permettersi di passare serate al nightclub. Qualcosa sta sfuggendo di mano, aspetti della vita il cui controllo viene meno <Sono diretto perchè è giusto così. Girare intorno ad una cosa non è mai un bene, meglio essere schietti, è anche più divertente se becchi la persona giusta> lasciandosi scappare una misera risatina, poco ampia, molto trattenuta ma essa è solo un intervallo a qualcosa di maggiormente importante. Coglio il punto dell'argomento, espone le proprie osservazioni permettendo, successivamente, a Shizuka di porre la questione sotto una luce diversa, più diretta <Un amico del genere credo non sia necessario a chiunque> alzata di spalle veloce, concordando con lei, non commentando come vorrebbe, consapevole del fastidio le cui parole da lui pensate possano causare nella Kokketsu <Qui ti sbagli, almeno in questo caso, sarebbe tutta apparenza, non sono un insensibile, non completamente> escluderla in automatico lo porta a star male, gli occhi mitigano quel sentimento lasciando percepire le volontà, non la realtà. Per la prima volta non trova una risposta sensata da dare, il proprio bagaglio di cinismo risulta vuoto, le battute sarcastiche totalmente assenti, prime di vita, egli non è altro che un guscio vuoto alla mercè della ragazzina. Attende il momento propizio, l'appiglio adatto per poter proferire le giuste parole, evitare di commettere gli errori dell'ultimo incontro tra loro <Niente pausa, preferisco soffrire una sola volta perciò continua, se riesci> perchè mai concedersi una pausa, un po' di sollievo e riprendere a soffrire solo successivamente? No, la sofferenza va mantenuta fino alla fine, specialmente se la conclusione è molto più vicina di quanto si possa pensare e solo adesso la risposta desiderata arriva, la ode con una condizione <Shizuka...sei una ragazzina petulante, insolente e insopportabile> chi ben comincia è a metà dell'opera <Non cambiare mai> il solito sorriso svanisce lasciando il posto ad un suo simile la cui dolcezza emerge, una dolcezza inedita mostrata nei confronti della rossa. Tali frasi non mirano ad essere un insulto, quanto ad un complimento, a qualcosa di più grande <Voglio...> sospirando, difficile il verbo da pronunciare <...voglio che tu faccia parte della mia vita, voglio che tu non svanisca, voglio che tu entri nella mia vita> l'ultimo sospiro è il più pesante, il corpo si svuota, il petto indietreggia e lo sguardo vien distolto lasciando le gote divenire lievemente più rosse. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]
Giocata del 16/07/2021 dalle 09:30 alle 11:50 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
[Negozio di Tatuaggi] Sembra quasi che lui voglia giustificare i suoi modi, come se quell'essere schietto per lei risultasse un problema, le labbra si schiudono però per chiarire il concetto: << Non ho mai detto che sia sbagliato. Anche io sono molto diretta se mi interessa o se devo ferire. >> Però non si dilunga ulteriormente in spiegazioni che sarebbero solamente superflue e nulla più. Il discorso si è fatto incredibilmente serio e incredibilmente pacato per come sono andati gli ultimi incontri fra i due. Quello che lei sta cercando al momento è un amico e teme che l'altro, con quella sua impassibilità non farà altro che approfittarsi di lei, lasciandola poi da sola nel momento peggiore. Però contrariamente a quanto pensato dalla Kokketsu, il Sumi si rivela più coinvolto di quanto non lasci trasparire. Quelle parole dette di fretta, quegli occhi che ancora cercano di mitigare quei sentimenti fastidiosi per il Genin che a poco a poco quella piccola nanetta è riuscita a tirargli fuori. << Nessun problema... >> Non commenta le parole di lui, torna su quel tatuaggio, ricomincia a lavorare appena dopo aver pronunciato quelle parole scomode. L'ago tornerebbe a bucare la pelle ma questa volta solo una coltre nera andrebbe a riempire quella macchia di inchiostro dapprima solo stilizzata. Lei ha scelto per lui il secondo disegno, quello più completo, quello meno stilizzato, più elaborato e che mette in evidenza quel pennello come se volesse uscire dal corpo. Ma mentre lei marchia, lui la chiama per nome, elencando degli aggettivi assolutamente dispregiativi, tant'è che l eblu si alzano dal polso, vanno a ricercare le ambra mentre già le guance si gonfiano per il fastidio. Quella pausa è troppo breve per farla esplodere, quella richiesta di non cambiare quello che la rossa è, la prende alla sprovvista in maniera totalizzante. Così come fa quel sorriso, che lascia posto a quello forse più dolce e sentito mostrato in quella foto col simbolo della vittoria. Le guance femminili diventano rosse in un attimo a quella vista, ma lui non pare di aver ancora finito con quello che ha da dire. Quelle parole espresse a fatica sembrano una doccia fredda per quell'altra che ormai è letteralmente bordeaux in faccia, lui non ha il coraggio di guardarla in faccia anche se lei continua a guardarlo, incredula, notando che pure lui sta arrossendo un poco. E ora? Le guance si gonfiano come a difendersi da quella scomodissima situazione imbarazzante prima di sbuffare sonoramente: << Ma ti pare il caso di dire una cosa del genere così? E se devi fare quella faccia avverti prima per piacere! Diventi terribilmente adorabile Bakan! >> Il tono è sicuramente più alto di prima, per nulla serio, quasi arrabbiato. Ma è facile capire che non sia la rabbia del dopo gelato, è più un misto di tensione e imbarazzo che non è in grado di gestire minimamente. Le blu tornano sul polso, la macchinetta termina il lavoro, un'ultima passata con il panno per pulire la zona da inchiostro in eccesso e sangue. << Ti piace? >> Lei è ancora visibilmente rossa in volto, ma ha spento gli strumenti di lavoro, ha appoggiato tutto e si è tolta il nuovo paio di guanti, ponendo le manine entrambe fra le gambe che sono leggermente divaricate su quello sgabellino dove stava seduta per il lavoro. In quei grandi occhi blu lui può vederci un sacco di imbarazzo, ma anche la speranza di ricevere un assenso come risposta, purchè sia quello che pensa veramente. [Studio Tatuaggi] Non giustifica certi comportamenti, li spieghi, esplica il motivo per cui assume vari atteggiamenti, l'essere schietti può risultare uno di questi. La verità non sempre è apprezzata, molti la ritengono scomoda arrivando ad offendersi, ad avere un senso di colpa provando rabbia e fastidio; sentimenti comuni, il normale essere umano li prova ma il Sumi esula da quella cerchia elevandosi sopra tutti quanti, vedendo oltre la normale mente dell'uomo moderno focalizzando il pensiero altrove, su lidi inesplorati <Solo gli stupidi vengono feriti perchè non accettano la verità. Se qualcuno mi chiamasse piccolo orfano, la mia unica reazione è uno sbadiglio di noia. E' vero, ne sono consapevole, dunque devo sentirmi in difetto per questo? Offeso? Triste? No, è la verità> ferirlo risulta più difficile di quanto si possa pensare, non una cosa facile attaccarlo, toccare tasti tanto dolenti da scatenare in lui una reazione degna di questo nome, il massimo fino ad ora è riconducibile ad una risata di divertimento. Il respiro viene mitigato, la sensazione di fastidio interiore persiste nel tempo provando difficoltà nello scacciarla via ma la fortuna sceglie di far riprendere quel tatuaggio riportando il fastidio in una zona in cui tutto può esser controllato meglio. Il braccio nuovamente punzecchiato dalla moltitudine di aghi, uno dopo l'altro, colpito, disegnato, marchiato inevitabilmente; dita smosse, piegate, pugno stretto, labbra serrate permettendo alla sofferenza di inserirsi nel corpo, trovando un equilibrio, impedendogli di provare vero dolore fino alla fine del lavoro. Il verbo espresso, in apparenza, appare dispregiativo, diretto creando la rospetta dell'ultima volta, divertito a tal visione innocente, ancor di più alle successive da lui pronunciate la cui reazione altrui è tutto fuorché attesa. Contrariamente a quanto si possa pensare, essa non è quella solita, insolita come ogni volta, diversa da tutto ciò definito normale; sguardo distolto, il rossore sul viso della piccola è significativo, esattamente come quello sul proprio e le grida iniziano a farsi sentire. Alto il tono, dirette le parole, dorate riportate sulle azzurre, sguardo sorpreso al rimprovero inatteso, forse senza senso, un mero meccanismo di difesa <La prossima volta ti mando una lettera con il corriere, rospetta> palese la natura di quel soprannome oramai affibbiatole, non atto al mero compito di insultare bensì è un senso di affetto a portarsi dietro, chi mai avrebbe potuto pensare di provare un sentimento del genere. L'albino, lentamente, molto lentamente, si sta affezionando alla Kokketsu contro ogni pronostico, ogni pensiero corrente e finalmente il tatuaggio ha fine. Con lentezza solleva il corpo, rimette in piedi se stesso guardando l'operazione altrui, in piedi, dinanzi a lei, fissa quel disegno tridimensionale sul polso lasciando calare il silenzio tra loro, facendo aumentare tensione e aspettativa; svariati gli attimi passati dove le dorate tornano sul volto della controparte <E' bellissimo> arcata dentale totalmente in mostra, sorriso largo e occhi socchiusi, non può mentire dinanzi all'evidenza. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Lui di nuovo parla per per ferite superficiali, qualcosa di semplice da evitare ma lei sa perfettamente di essere riuscita a infastidire anche lui l'altro giorno, dopo quel gelato. Ma non va a commentare oltre, non le importa infilare il dito nella piaga, non vuole ferirlo più di quanto non abbia già fatto fisicamente con quel tatuaggio. A quel moto di stizza lui risponde in maniera automatica, lamentandosi della pretesa assurda e rifilandole quel nomignolo che non la infastidisce per nulla, anzi si è già affezionata all'idea. Però ora l'attenzione va tutta su quella risposta, su quel commento riferito al proprio operato. Le mani fra le gambe, poggiate su quello sgabello, il busto appena piegato in avanti, un sorriso a trentadue denti stampato sul viso accolgono il commento altrui. E' contenta che gli piaccia quel suo lavoro, è contenta che sia soddisfatto di quanto fatto sia come tatuatrice che come artista, che come semplice Shizuka. Con un gesto rapido scatterebbe in piedi, diventando poco più alta di pochi istanti prima. Una pellicola trasparente viene recuperata e poi avvolta attorno al polso del ragazzo con attenzione. << Tienilo coperto per almeno tre giorni, non bagnare la zona assolutamente. Quando sei sicuro di stare fermo per un poco e di non muoverti lascialo pure libero di prendere aria. >> Si gira di spalle, recupera una crema per la rigenerazione dei tessuti e gliela passerebbe. << Questa ce la metti su per almeno un mese, anche più volte al giorno che male non fa. Non pensare nemmeno lontanamente di usare le mani terapeutiche su quello! Potresti rovinare tutto! >> Già si porta avanti con la sgridata praticamente! Il rossore ormai sparito dalle guance grazie al fatto che si stava concentrando solamente sul lavoro. Però questa condizione non dura a lungo, lo sguardo blu da quella posizione inferiore si butta in alto a cercare gli occhi del Sumi, con uno sguardo fin troppo serio rispetto a quello utilizzato fin ora. << Sei una foresta nera. >> Ah è tornata al dolce? Ci stava ancora pensando? << Sei un misto di bianco e nero, luci e ombre, cioccolato e panna. L'aspetto esteriore è intricato e molto bello ma.... >> Si interrompe brevemente andando a puntare l'indice della destra a livello del pettorale sinistro di lui. << ...se scavi bene all'interno ci trovi le amarene! E quelle si che sono veramente buone! >> Permane con quel dito appoggiato li mentre sul viso si stampa nuovamente un sorriso molto dolce, forse fin troppo, forse nella testa ora c'è una fetta di torta. [Studio Tatuaggi] Conscio dell'apprezzamento per il complimento al tatuaggio, esattamente le parole da lei aspettate, tanto attese per gratificare un lungo lavoro. Non ci è voluto tantissimo nel farlo, questo lo ammette, non più di qualche ora per via del colore immesso al suo interno ma esso risulta tempo speso bene. La mente si arrovella, visti i risultati, cosa può impedire all'albino di farne un altro? Più esteso, più glorioso su un'altra parte del corpo permettendole di far maggiore esperienza. Non adesso, non ora, la sofferenza passata per quel minuscolo simbolo non è molta ma sufficiente per una giornata, oltretutto deve comprendere il modo migliore per curare al meglio una simile opera impedendole di svanire, rovinarsi. Shizuka predice il pensiero riportando se stessa in piedi, prelevando una pellicola avvolgendola intorno al polso dando inizio alla sequela di spiegazioni <Compreso> più semplice del previso ma la fregatura si manifesta anche in codesti casi, una crema da spalmare <Un mese e più?> seccato, irritato nel dover intraprendere un compito tanto e ben prima di riuscire a pensarlo, quel pensiero, trova distruzione alla sua nascita senza il tempo di crearsi. Labbra schiuse, sorpreso, stizzito, irritato per l'ennesima volta <Che palle> via alternative non sussistono, facilitarsi il compito è arduo, le mani terapeutiche rovina un'operato. Sospira al rimprovero, distoglie lo sguardo, il tempo è giunto, lei deve continuare mentre lui necessita di andar via, in ospedale eppure il motivo è tutt'altro. La mattinata ha portato con se strane rivelazioni, nuovi propositi, la mente necessita di essere regolata, rimessa in ordina, comprendere cosa stia accadendo, a cosa è dovuto il verbo pronunziato, incomprensibile al geniale intelletto di cui è dotato. In procinto di salutarla quando gli sguardi si trovano di nuovo, ennesimo il dolce messo in mezzo sotto forma di metafora. Dorate incastonate nelle azzurre seguendo il discorso il quale è compreso, di facile lettura, spiegando la natura della propria persona. Mistero all'esterno, bello all'interno, di altra fattura. Il cuore perde un singolo battito percependo il contatto del dito sul ventre; socchiusi gli occhi, sospiro effettuato. Molte le risposte possibili, plausibili, poca la voglia di trovarle scegliendo la migliore permettendo all'istinto di guidare l'essenza, di procedere verso la strada migliore. Unico lo scatto fatto dal volto in avanti, verso il viso della rossa cercando di avvicinarlo, non frontalmente bensì lateralmente, sulla sinistra provando ad apporre le labbra sulla guancia di tal lato, un piccolo bacio in una zona, se vogliamo, casta del corpo della ragazza, del viso della durata di pochi secondi. Avventato, mette da parte gli altrui avvisi eppure, per una volta, la testa è totalmente esclusa, silenziata evitando il suo inutile interferire <Grazie> unica risposta una volta riportato il distacco, sempre se esso sia veramente avvenuto. Tono vocale basso, voce sussurrata nelle vicinanza dell'apparato uditivo, dolce traspare da essa, medesima di prima, forse poco più accentuata ma rappresenta un ringraziamento personale, donato esclusivamente alla genin. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Negozio di Tatuaggi] Lui sembra parecchio infastidito da quei dettagli che la cura di un tatuaggio impone. Sul viso di lei compare un sorriso divertito alle lagne dell'altro che commenta brevemente: << Pensavo ti piacesse di più prenderti cura del tuo corpo! >> Il tono è ironico, lo sta prendendo in giro anche se in maniera velata. << Comunque non è detto! Il tatuaggio è piccolo, tu usa la crema ma almeno un quindici giorni ti servirà. Continua a utilizzarla finchè passandoci le dita sopra la pelle non sarà completamente liscia. >> Altre spiegazioni tecniche che sopraggiungono, spiegando meglio la durata del tutto e come procedere per capire quando è a posto. << In ogni caso, per qualsiasi problema hai il mio numero! Puoi mandarmi le foto del polso, puoi chiedermi qualsiasi cosa. Puoi passare di qui per far controllare me. >> Estremamente disponibile, forse anche troppo ma in fondo al momento si sta comportando semplicemente da brava tatuatrice, in modo che lui si senta seguito in quel passo. Poi il tutto passa su quel dolce, che lei ha continuato a pensare, per raggiungere a una risposta completa. E' lei che approccia lui, riducendo la distanza a zero, anche se solo con un dito. Sono stati a contatto fino a qualche istante prima ma era tutto completamente diverso, era lavoro e questo non lo è. Sono vicini, forse troppo, tanto da concedere a lui di piegarsi verso di lei e distruggere ogni distanza fittizia creata, rifilandole un bacio su una guancia. Quel tocco tanto dolce quanto inaspettato la fanno arrossire istantaneamente, una tinta forte e decisa che si impadronisce rapidamente del viso della Kokketsu. Quella singola parola poi fa il resto. Il viso viene decisamente abbassato, non lo osserva più in volto ma all'altezza del petto, dove si nasconde letteralmente. Il dito che era appoggiato li sopra altro non fa che diventare una mano, che va a stringere quella maglietta bianca nella quale la rossa va a nascondere letteralmente il viso, senza allontanarsi da lui ma avvicinandosi pure di più. << Dove diamine è la mia lettera dal corriere? >> boffonchia un poco mentre non accenna minimamente a staccarsi da lui, però lamentandosi di quanto l'altro abbia appena fatto senza chiedere un permesso scritto. Si anche lei ha perso un battito a questo giro, quindi la cosa sembra farsi incredibilmente seria per entrambi, non sembrava fosse partita tanto bene. Un piccolo sospiro viene liberato da quelle labbra, per poi fare una leggera pressione con la destra che stava tenendo saldamente la maglietta del Sumi e sospingersi a distanza. << Grazie a te... >> Uno sforzo enorme per guardarlo negli occhi che poco dopo vengono abbandonati per guardare più per terra, << ...di tutto >> Lei è sempre stata decisamente impacciata, ma lui non aiuta per niente in tal senso! [Studio Tatuaggi] L'osservazione di tal tatuaggio persiste, ne ammira le fattezze, la fedeltà al simbolo del clan, la conformazione assunta, l'essere tridimensionale donando spessore al tutto. Un lavoro certosino, ben fatto, composto con criterio ed estremamente fedele allo spirito del clan rappresentando la bellezza del disegno, la perfezione insita nel Sumi, la libertà di espressione di chiunque. Può definirsi ampiamente soddisfatto, ella ha un futuro in quell'ambito nonostante non possa dire di essere brava quanto lui, impossibile, il proprio è un dono naturale, donatogli dal sangue della famiglia, dalla volontà dei Kami di renderlo un di più sotto anche quell'aspetto <E non hai torto ma non mi piace l'imposizione> la vera denominazione di quel compito <Ma farò uno sforzo, proprio perchè è il mio corpo> la mente è già proiettata verso le mani terapeutiche ma rovinare una simile opera è quanto di più vicino ci sia a un insulto ai danni della rossa. Il verbo di lei vien proferito nuovamente, parole per rasserenare l'animo, spiegazioni su ciò che va fatto, tutto quello ancor da accadere annuendo con moto semplice del volto, piccole le movenze evitando di replicare; ha compreso perfettamente cogliendo, persino, la palla al balzo per rincarare le dose, approfittare di un momento propizio in cui può avvantaggiare se stesso sotto molti punti di vista <Non perderò occasione di passare, è...> schiarendo la voce <...un motivo in più per vederti> ovvio, consapevole della pesantezza della frase, in senso buono, della capacità intrinseca delle parole da lui portate sul tavolo ma la situazione vien ribaltata definitivamente dalla distanza accorciata. Ella è la prima a rompere tali condizioni portando a compimento un contatto di semplicistica natura eppure tanto basta da spingere l'albino nel donarle un bacio, non dove vorrebbe ma dove è più consono evitando di rovinare un momento di tale natura, unico dettaglio portato avanti dalla mente, riflettendo, riuscendo ad ottenere una reazione. Il dito diviene mano, il volto poggiato sul petto, maglia stretta. Mancina sollevata, dita smosse carezzandone il capo lentamente, smuovendo la chioma rossa <E' stata appena consegnata> sussurra, basso il tono, udibile esclusivamente alla sua persona, per lei, per nessun altro. Dolci attimi inattesi, una giornata partita tranquillamente ha subito un mutamento improvviso tralasciando ogni battibecco precedente, portando un'evoluzione di imprecisata natura la cui fine giunge a breve riportando il distacco. Dorate nel seguire il breve indietreggiare, sguardo di lei distolto <Uhm...ti vengo a prendere quando finisci, devi ancora offrirmi un gelato> destrorsa avanzata, indice portato in avanti cercando di sfiorarle il mento, mero tentativo di alzare l'altrui sguardo riportandolo su di se. Il distacco aumenta prelevando un portafoglio dalla tasca da cui vengono estratti dei ryo, il numero esatto per pagare il tatuaggio; poggiati sul tavolino da lavoro <Io vado in ospedale, se finisci prima, mi trovi li> riposto il portafoglio nella suddetta tasca avanza verso la porta, mancina sulla maniglia tirandola all'indietro, lasciando entrare aria, sospirando <A dopo rospetta> ultimo, momentaneo, saluto lasciando il luogo di lavoro, permettendole di procedere con altri clienti ma è sicuro di un loro nuovo incontro a poche ore di distanza, atteso, sperato e voluto. [END] [Negozio di Tatuaggi] Le spiegazioni ulteriori di lei sembrano fargli accettare quella scomoda routine iniziale per chi porta un marchio tanto definito sul corpo. Il sumi accoglie di buon grado anche le premure di lei nel contattarla o incrociarla per tenere d'occhio il risultato di tanto lavoro, mollandole anche una frase che la fa leggermente imbronciare e alla quale risponde brevemente: << Non hai bisogno di un motivo per farlo >> Non sono amici ora? Perchè dovrebbe avere un motivo per vedersi? Basta che a lui faccia piacere e le chieda di uscire no? E' il resto che fa acqua da tutte le parti. Troppo abituata ad interagire solamente con Yasuhiko non si è posta troppi problemi nel toccare o sfiorare il Genin di Konoha, cosa che però lui ha rapidamente ottimizzato, rendendo tutto più intimo, dal bacio a quello sfiorarle i capelli. La cosa è troppo veloce, troppo rapida, tanto da farla allontanare, nessuno che non fosse di famiglia l'ha mai toccata con tanta spontaneità e non è ancora pronta psicologicamente per questo. La voce dell'altro la raggiunge mentre i cricetini stanno correndo in quella testolina all'impazzata per elaborare quanto successo. Annuisce distrattamente a quell'affermazione, prima ancora che la mano di lui le sfiori il viso e la porti a confrontarsi nuovamente con lo sguardo dell'altro. << Hey no il piano non era questo! >> In realtà per rendergli i soldi del gelato avrebbe solo voluto fargli uno sconto su quel tatuaggio ma lui ha già nuovamente fatto tutto da solo senza domandare. Le guance si gonfiano un poco come se fosse infastidita dal suo prendere le decisioni senza consultarla. << Se vai in ospedale non sforzare il polso! >> Il tono sembra quasi più quello di una mamma che rimproverà il bambino che non quello di una sedicenne. E mentre lui ormai è con un piede fuori dalla porta lo saluta con un cenno della destra e un sorriso appena accennato, evidentemente insicuro: << A dopo Kan... >> Lascia che quel nome le scivoli tra le labbra ben consapevole che lui comunque non tornerà indietro ma che probabilmente ne sarà soddisfatto. Lei di contro si gira, andando a sistemare i ferri del lavoro, per prepararsi a ripulire il gran casino creato per quel tatuaggio particolarmente complicato. La mente è totalmente in subbuglio mentre compie tutte queste procedure, pensieri più o meno positivi che si susseguono nella testolina rossa, alla ricerca di una risposta che solamente il tempo sarà in grado di darle. Però fortunatamente di li a poco il campanello alla porta dovrebbe suonare di nuovo, distraendola per qualche ora dal pensiero di avere un nuovo amico. [//END]