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Furaya & Kan - 1 a 0

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con Furaya, Kan

16:32 Kan:
  [Ochaya] Pomeriggio alternativo per l'albino il cui ruolo di tirocinante non richiede la presenza, scegliendo di dedicarsi ad uno degli hobby più caratteristici della sua persona, la gnagna. Un po' per pura passione, un po' per poter dimenticare la discussione avvenuta in compagnia di Shizuka, parole capaci di farlo pensare più del dovuto, creando scompiglio in una mente pressoché perfetta, priva di problemi a cui pensare, di dubbi. La Kokketsu, purtroppo, ha creato una piccola crepa all'interno di quell'ecosistema permettendo a pensieri di diversa fattura un passaggio diretto alla razionalità portando il Sumi a riflessioni diverse dal solito, profonde sotto certi versi. Seduto sul divanetto, dinanzi ad un cubo, intento nell'osservare la ragazza dai capelli rossi ballare sopra di esso, la medesima con cui ha trascorso la notte il giorno dell'inaugurazione con cui, ogni tanto, scambia qualche messaggio, effettua qualche incontro extra lavorativo per puro divertimento. Silenzioso, più del normale, dorate totalmente puntate sulle sinuose forme della ragazza, sorridendole, cercando palesemente una distrazione ma il verbo della genin non fa altro se non tartassarlo; una sicurezza intrinseca dell'albino ha i suoi vacillamenti, conscio di trovarsi dinanzi ad una prova, affermare se stesso nonostante il parere altrui. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu ed una giacca color del latte ricade su spalle, schiena e braccia i cui bordi inferiori risultano di un viola, esattamente come le sfumature sulle spalle. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Abiti perfetti, divinamente tenuti per essere sempre nel miglior stato possibile. Isolato da tutto, da tutti, non fa nulla per attirar l'attenzione, per la prima volta, non parla ne si agita. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

16:39 Furaya:
  [Ochaya] Nuvole alte nel cielo permettono alla temperatura d’esser un po’ più mite del solito, seppur ci si trovi nel periodo estivo per eccellenza. Poco da fare, d’altronde resiste alla lava – volete che non resisti al calore dell’estate? Anche se, pallida come un cencio, mettersi in giardino a prendere il sole potrebbe diventare una sua prerogativa nel breve periodo. Ma passiamo a discorsi seri… Sta passeggiando per il quartiere notturno con una meta ben precisa in mente. Un top nero dalle lunghe maniche ne copre il busto sino allo stomaco, lasciando scoperto il piatto ventre. Lieve la scollatura che lascia intravedere, affatto trasparente come si potrebbe pensare che sia. Le maniche giungono a tre quarti, permettendole ampia manovra, mostrando il paio di vambracci sottostanti. Un pantaloncino nero a vita alta, invece, ne circonda le flessuose gambe, il quale permette soltanto una lieve visione delle cicatrici che attraversano il corpo della giovane lungo il busto. La vita è altresì circondata da una cintura nera collegata a delle cinghie poste attorno alle toniche cosce. Sulla cinghia di destra, è stato attaccato un porta kunai e shuriken con le relative armi al suo interno. Dal lato opposto, invece, nonostante la cinghia sia presente, non porta con sé alcunché poiché alla cintura superiore v’è unito un fodero con la sua katana. Tornando al lato destro, ma appena defilato sul retro, trova posto anche un piccolo passante usato per portarsi dietro la frusta dal manico rosso. Ai piedi, infine, calza un paio di sandali ninja – quelli vecchio stampo, chissà dove li ha trovati – con tanto di schinieri che giungono sin ad altezza del ginocchio. Attorno alla gola ha soltanto una collana con il ciondolo raffigurante il ventaglio degli Uchiha nonostante non faccia parte del suddetto clan né v’abbia avuto chissà quali contatti nel corso degli anni passati. Non solo. È tornato al suo posto anche il copri fronte della Foglia, posto tra i lunghi capelli rosei, scintillante come al solito, sul quale è tuttavia ben notabile l’usura del tempo. Avrebbe voluto già mettere in atto la sua idea secondo la quale la sua identità debba ben presto venir rivelata al mondo, tuttavia reputa che farlo all’interno d’un locale nel quale Mattyse è anche conosciuto – beh, non l’ha ritenuto idoneo. Farà finta, quanto meno per oggi, di stare al passo coi tempi e godersi una giornata differente, magari un bicchierino al bar – che sarà mai, dopotutto? Gli occhi scandagliano con attenzione i dintorni nel momento in cui lo sguardo capta l’insegna raffigurante il nome del locale. Deve entrare senz’alcuna esitazione. Al momento, non pare esserci una serata in atto, tanto meno una parola d’ordine da pronunciare ad alta voce per permettere alla gente d’entrare: poco male. Quindi, s’appresta a varcar la soglia con gli occhi d’alcuni uomini puntati immediatamente su di lei, neppur fosse una nuova showgirl o ballerina sul cubo – peccato non sappia fare niente di tutto questo. Rapide le occhiate che saettano nei dintorni giusto per sincerarsi che, tra quelle presenze, non vi sia una bambina dal crine albino. Qualche ciocca bianca la nota, ma non è di chi vorrebbe che fosse. <…Sumi.> Ne ricorda il cognome, vagamente il nome. [ Chakra ON ]

17:01 Kan:
  [Ochaya] Le movenze proposte dalla ballerina risultano sensuali, sinuose, pregne di un'armonia capace di far impazzire qualunque uomo o donna vivente su quella terra, nessuna e nessuno può resistere a cotanta bellezza eppure il Sumi non reclama la proprietà di tal persona, ne osa far qualche passo. I sentimenti non vertono in alcun tipo di direzione, solo puro divertimento in compagnia di una donna le cui richieste non superano tal condizioni. Meglio di così, si dice, si muore ma il continuo pensare, l'irremovibile condizione di incertezza gettatagli addosso dalla rospetta impedisce il godersi di quella giornata particolare, un pomeriggio di inesistente relax portando ad una facile distrazione. Dorate vengon girate a destra, a sinistra, portate altrove sotto gli occhi straniati della spogliarellista la quale non comprende un simile comportamento proprio da lui, tanto pieno di energie, di voglie di ogni genere. Ad occhi conosciuti appare spompato, privato di qualcosa o impreziosito di altro, non è ancora consapevole rifiutando di credere al verbo di una ragazzina la cui vita è appena cominciato, perfetta sotto ogni aspetto, mai privata di nulla, ottenendo sempre tutto il desiderato <Tsè, insopportabile ragazzina> aspro commento rivolto ai danni di una piccola innocente, non le tollera, la loro esistenza non può essere portata troppo avanti. Vari i pensieri rivolti alla ragazza, gli intenti per avvicinarsi alla rossa son pochi eppure vaglia l'idea di abbandonarli tutti allontanando se stesso, impedendosi di rivederla, dandole persino buca per l'appuntamento allo studio. Non può permettere alle proprie certezze di vacillare in quel modo, non ha paura di nulla, non conosce quell'emozione, non fa parte della sfera di cui è dotato, non può privarsi di qualcosa di mai ottenuto. Mancina mano stretta, chiusa in un pugno mentre la destrorsa vien poggiata al di sotto del mento distogliendo in via definitiva lo sguardo. Ciò è dovuto anche al richiamo di una voce già udita in passato, non riconosciuta nel presente la cui reazione consiste in una semplice movenza del capo nella direzione di Furaya, scrutandone la persona, l'outfit e tutto l'armamentario da lei portato. Nel mentre giunge il cameriere con l'ordinazione, un cocktail poco alcolico e deciso allo stesso tempo <Prenda anche l'ordina della ragazza, pago io> rivolgendosi all'uomo in favore di Furaya <Pakkurida> pronunzia il nome donatogli la volta precedente, talmente strano da essere impossibile da dimenticare <Pensavo che l'Ochaya non facesse per te, cosa ti porta qui?> nel pronuncia tale verbo, la mancina vien sciolta, sbattuta leggermente sul divanetto al proprio fianco invitandola a sedersi, ad assistere allo spettacolo in sua compagnia. La distrazione, probabilmente, è arrivata. I kami esistono, hanno un cuore oltre ad un sadico senso dell'umorismo. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:38 Furaya:
  [Ochaya] Dal canto proprio, tenta di mantenere per quanto più possibile la propria mente sgombra. Non ha intenzione di mettersi a giudicare qualunque cosa possa vedere all’interno di quel locale, ma mantiene gli occhi aperti nel caso in cui possa avvenire l’irreparabile. Ne ha approfittato in solitudine anche per via dell’impossibilità da parte di Mattyse d’entrare nel locale senza farsi riconoscere. Ha corso un rischio troppo grosso per farsi vedere in giro, adesso. Il di lei sguardo si sposta di nuovo da un punto all’altro del locale, in cerca di qualcosa d’utile pur soffermandosi anche alla volta di Kan. Il di lei incedere vien arrestato proprio nei di lui pressi, così da non dover urlare per parlargli. Non ne avrebbe neanche l’intenzione, poiché potrebbe non essere l’unico ad ascoltarla. Dopotutto, non è la prima volta che i suoi discorsi o la sua figura viene controllata attentamente da qualcuno. La città – il “villaggio delle Ombre” – nel quale vivono consiste soltanto nel sorvegliare chi ci vive, come se da un momento all’altro potessero pugnalare gli altri alle spalle. E nonostante questo, nessuno è ancora riuscito ad acciuffare il vero serial killer… che ironia della sorte! Prima che possa dir qualunque altra cosa, il Sumi proferisce che pagherà anche l’ordinazione della fanciulla, alla quale viene concesso d’ordinare. Al contrario di quanto si possa pensare, la Judai è stata ben poche volte all’interno d’un locale – le ultime due volte è finita male per svariati motivi, quindi non è tanto incline a voler ripetere la medesima scena. <Prendo ciò che ha preso lui.> Non sa neanche cosa abbia mai potuto ordinare, ma non saprebbe neppur cosa bere all’interno di un nightclub come quello ed è abbastanza sicura del fatto che un bicchiere d’acqua potrebbe depistare la sua presunta “indagine”. Spera soltanto che non abbia preso niente di troppo alcolico, altrimenti dovrà giocare al tiro al bersaglio con la schiena d’un’altra persona e il manico d’un microfono. Prenderebbe posto nelle vicinanze del Sumi, a prescindere dal fatto che ci sia una ballerina seminuda che ancheggia sopra di loro. Non le interessa quel genere di tipologia, tutt’altro. Anzi, ha già il suo bel daffare quando si tratta di sentimenti o anche soltanto di situazioni di letto… quindi, possiamo lasciar perdere qualunque altro interesse possa avere. Tuttavia, prima di sedersi del tutto, restando un filino sporta in avanti, cerca di raggiungere l’orecchio altrui con le labbra. Le posa a qualche centimetro di distanza, avvalendosi della musica che dovrebbe esser più o meno alta, facendo appunto danzare la signorina sulle loro teste. Lei, dal canto proprio, abbassa per quanto possibile la voce affinché quel sussurro possa interpellare soltanto Kan. <Furaya, piacere di conoscerti.> Con un mesto sorriso, si rialza e prende posto in sua prossimità, mantenendo l’espressione compiaciuta e soddisfatta, tirando quasi un sospiro di sollievo. Come se niente fosse, come se non avesse appena pronunciato d’esser un ex ninja leggendario, riprenderebbe a parlare. <Ma puoi chiamarmi Pakkurida, per adesso.> Trova giusto stilare anche dei confini e porre dei paletti, in modo tale che vi siano delle ovvie limitazioni e possa proseguire con la sua chiacchierata in perfetta tranquillità. <Volevo vedere cosa questo posto avesse da offrire ad una come me.> Ad un guerriero ch’è caduto sul campo di battaglia e che, or come ora, pare non saper che farne della sua vita: almeno in apparenza. [ Chakra ON ]

17:59 Kan:
  [Ochaya] L'arrivo della Nara - Yoton è quanto mai provvidenziale, la semplicistica distrazione di una ballerina non può competere con una figura umana con cui parlare, disquisire, mettere in atto un discorso di qualunque tipo di interesse. In tal momento ha estremamente bisogno di mettere in tavola argomenti, persino i più blandi, smorti e inopportuni, purchè tenga impegnato il cervello in qualunque maniera i Kami abbiano deciso. Non smuove un singolo muscolo dal proprio posto permettendo alla donna di portare la propria essenza nelle vicinanze così da accorciare una distanza inutile, priva di fondamento. Passi non percepiti, la musica alta impedisce di udire i piccoli rumori quotidiani isolando chiunque scelga di passa li del tempo libero impedendo alla vita di entrare nel relax. Pochi i verbi proferiti, se non l'ordine della donna, esattamente uguale al proprio e qual è la reazione del Sumi? Dorate sollevate verso il cameriere andando a vociare solamente con egli <Caricalo per bene> un consiglio spassionato per rendere il drink decisamente più alcolico rispetto a quello dell'albino? Stronzo? Si, cliente abituale? Pure. Gli danno retto? Con la mancia giusta, anche. Confida in lui, un suo possibile collega, dopotutto l'incontro con Masume deve ancora avvenire, nessuna risposta è giunta all'occhio del ragazzo, restando nell'oblio dell'incognita, ignorante sul destino riservato; in un modo o nell'altro l'avrebbe incontrata, deve organizzare, deve letteralmente mettere su un piano specifico nei confronti della rossa, portarla esattamente dove ha desiderio lui. Sospiro lieve fornito all'ambiente mentre un respiro vien avvicinato all'epidermide, la vicinanza con la donna risulta tale da prenderlo in contropiede, pronto quasi a far la propria mossa ma un nome ferma qualunque tipo di movenza, il corpo fermo, la mente in subbuglio. Attimi in cui le palpebre calano, ennesimo il sospiro effettuato, incredulo. Non può crederci adesso, non dopo tutte quelle negazioni, quel suo cercare di sviare il discorso, parare oltre negando fino allo sfinimento una condizione. L'ha presa per una sua parente e adesso, vien fuori ch'ella non sia altro che Furaya, la decima Hokage della foglia, una dei leggendari ninja deceduti dieci anni prima. Non proferisce parola alcuna permettendole di accomodarsi, attendendo il momento giusto, lasciandola ancora parlare, mettere paletti sul modo di riferirsi ad ella <Provamelo> semplice richiesta, legittima, adesso più che mai le prove risultano essenziali. Palpebre sollevate, dorate incastonate nelle altrui azzurre, sguardo fermo privo di scherno o di scherzo, strana la serietà in cui il viso precipita <Ha da offrire divertimento, svago, attrazione, sesso, alcol, tutto ciò che si desidera per non pensare a nulla, è qui dentro. Qui non si è più chi si è, siamo soltanto figure, esseri indistinti in un luogo dove tutto è concesso e tutto ciò che accade qui dentro, resta qui dentro> prelevando il bicchiere con il drink iniziando a sorseggiare dalla cannuccia, assaporando ogni gusto presente al suo interno in attesa delle risposte richieste. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:35 Furaya:
  [Ochaya] Piega un sopracciglio nel momento in cui l’uomo rivolge un cenno al cameriere, pronunciando qualcosa che non è in grado al momento di capire. <Cosa gli hai chiesto?> La curiosità è un obbligo, tanto da pronunciarla ad alta voce senza porsi alcun altro problema. Adagia la schiena contro la poltroncina, accavallando subitaneamente la leva inferior manca sulla specular opposta. Mantenendo quella posizione appena assunta, non farebbe altro che spostar l’attenzione nei dintorni, giusto per adocchiar con sincera curiosità quel che accade nelle sue vicinanze. Non per questo si volta. Sfrutta attentamente i suoi sensi – l’udito e l’olfatto – poiché la vista è impegnata a guardare l’interlocutore con il quale è finita ad intrattenersi. <Colei di cui ti ho fatto nome era in grado d’utilizzare un’innata che non le apparteneva.> E lui dovrebbe aver avuto modo di vederla in azione, utilizzando l’innata Yoton che, di base, non sarebbe assolutamente la propria originale. <Potrei anche dirti le motivazioni che hanno spinto l’ultima guerra a prendere piede, ma d’altro canto perché dovrei?> Retorica, lascia presagire che debba crederci senz’alcuna prova. Non ha intenzione di dargliene più di quanto già non abbia fatto. Si stringe nelle spalle. E seppur stia continuamente fissando l’interlocutore, in qualche modo appare distratta. D’altronde, le sue orecchie stanno sentendo quel che accade attorno alla propria figura – per quanto possibile. <Resta a guardarmi e avrai le tue risposte.> Gli propone, seppur sia soltanto un’affermazione. Non gli pone una domanda, tutt’altro. A proposito del locale, invece, le giungono delle spiegazioni sicuramente interessanti, anche se quel locale continua ad emanare un’aura sinistra. Non si sente a suo agio, com’è naturale che sia visto che si trova paradossalmente nel covo del nemico: deve fare attenzione. Inoltre, non si fida neanche ciecamente di chi ha di fronte, ma è ben diverso dal gironzolare con indosso l’haori da Hokage così come aveva pensato di fare fin da subito. Deve trovare il momento propizio. <Trovo improbabile che qui dentro resti tutto quel che accade. E’ un commento azzardato, riponi fiducia in chi gestisce questo luogo.> Commenta a sua volta, piegando appena la testa da un lato ed adoperando la mandritta per gesticolare e sottintendere maggiormente le proprie parole. <Credo che mi preoccuperò del mio svago.> E del relax, dato che ne ha discretamente bisogno. [ Chakra ON ]

18:55 Kan:
  [Ochaya] Potesse parlargliene lo farebbe tranquillamente ma rovinare la sorpresa? Non è da lui, ogni piano va portato a compimento senza rivelarne mai l'essenza, per quanto piccolo e insignificante possa essere, si tratta pur sempre di un'idea <Lo vedrai> mette a tacere la curiosità con una semplice frase, procrastinando la scoperta a tempi più favorevoli in quanto ora l'attenzione è riservata esclusivamente sulla rosa. La ballerina stessa percepisce un drastico cambiamento, lei, donna bellissima e agognata da molti, non è più il centro dello sguardo del Sumi, privato dell'interesse nei suoi confronti a favore di chi può donargli qualcosa in più. Ella, ovviamente, continua a ballare svolgendo il proprio lavoro imperterrita lasciando trasparire quel leggero sguardo stizzito di chi si ritrova sposta in secondo piano. Bramoso di prove, ottenere il necessario per decretarla effettivamente come Furaya Nara e non come semplice imitatrice <Vero ma a questo punto chi mi assicura che tu non sia una donna che le assomiglia con abilità diverse?> riprendendo il di lei discorso del loro primo e ultimo incontro in quel campo di addestramento dove con tutte le proprie forze ha cercato di scacciare via una serie di ragionamenti <Semplice, perchè l'ultima volta mi hai preso in giro e io odio essere preso in giro, da chiunque. Lo trovo un insulto alla mia intelligenza però non m'interessano quelle motivazioni, voglio una prova che solo Furaya può fornire> ella può dare tanto, parlare di argomenti più disparati esattamente come svariati ninja del passato eppure il Sumi necessita di prove singolari, di frasi particolari esclusive delle labbra della Nara - Yoton. Non possiede la minima idea di quale dimostrazione potrebbe far uso, disposto nel farsi sorprendere ma la propria essenza viene risvegliata nell'udire l'altrui verbo. Guidato dall'istinto, le dorate scostano se stesso osservando l'intero outfit, ammirandone il vestiario, la composizione <Non smetto di guardarti da quando sei entrata> pura, semplice verità. Non nega la bellezza in possesso della rosa, il contrario, essa risulta la principale e superficiale attrattiva eppure nell'apprendere la vera identità, quell'aura, quella donna assume un aspetto diverso insinuando un sospetto, un dubbio, una fiducia impossibile da riporre seppur non abbia nulla contro d'essa. Sorseggia ancora quel drink unendo i vari sapori, assaporando ogni minima sorsata, girando il ghiaccio all'interno, lasciando all'altra la possibilità di parlare <Non è una questione di fiducia ma di testa, bisogna sapere ciò che si fa. Non esiste scusante, in questo modo so perfettamente come muovermi> fatto in passato, fatto anche ora, ogni movenze, leggera o pesante, risulta sempre pensata, persino nel lasciare andare i propri sensi la consapevolezza vige sovrana in goni azione. Il drink di Furaya vien portato dal cameriere contenente una dose di alcol più alta del normale, sicuramente più elevata rispetto al Sumi il quale, trattenendo il bicchiere, solleva il corpo scostando se stesso sul divanetto dell'altra portandosi al fianco destro. Bicchiere alzato pronto al mero brindisi <Allora svaghiamoci, alla salute> attendendo il consueto cin cin prima di bere. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

21:43 Furaya:
 Non è molto contenta o quanto meno soddisfatta della risposta che ha appena ricevuto da parte di Kan, il quale le lascia il beneficio del dubbio nel modo peggiore possibile. Insomma, prendere da bere ciò che ha ordinato l’altro, dopotutto, è stata una mossa azzardata fin dall’inizio. Si stringe di nuovo, per l’ennesima volta, nelle spalle. Dovrà soltanto stare a guardare, a quanto pare. Non le interessa tutt’ora la presenza della ballerina, tant’è che la sua attenzione vien totalmente rivolta ai danni del Sumi. <L’ultima volta, eri assurdamente sicuro che fossi io. Ho fatto fatica a mentire e a convincerti del contrario.> Si lascia scappare un’altra piccola risatina soffocata dalle labbra socchiuse. China persino il capo all’indietro, come se ciò potesse servire a farle sgranchire per un attimo le ossa del collo. Egli, com’è giusto che sia, pretende che la donna gli dia delle spiegazioni che tuttavia non arrivano – per ovvie ragioni. <Come ti ho detto poco fa, resta a guardarmi.> E’ l’unico monito che riesce a dargli che abbia vagamente un senso, invogliandolo a guardarla in modo che possa capire con chi ha veramente a che fare. <Spesso le parole non bastano, dunque ti darò dimostrazione pratica e tangibile di chi sono davvero.> Gli occhietti chiari si spostano dall’interlocutore al bicchiere d’alcolico ch’è stato portato al tavolo, precedentemente ordinato senza che si ponesse il benché minimo dubbio su cosa avesse potuto ordinare l’altro. La mandritta è la prima ad allungarsi alla volta del bicchiere, cosicché possa sollevarlo e subito dopo indirizzarlo al naso. S’appropinqua quanto prima a sentirne l’odore neppur fosse un sommelier, quando in realtà non ne capisce assolutamente nulla d’alcol o liquore in generale. <Potrei dirti che conosco la verità a proposito di Sango Ishiba, ma non credo tu la conosca tanto meno presumo t’interessi. E’ una verità che in pochi conoscono o che hanno dimenticato durante questi dieci anni.> Non immagina neppure ch’abbia davanti uno dei tanti amanti di quella meretrice. In un certo modo, dovrebbe iniziare ad immaginare che chiunque abbia davanti potrebbe essere un amichetto di letto della donna, ma per il momento non è un pensiero assolutamente contemplato. <Non era ciò che intendevo.> A proposito del “guardarla” come gli ha chiesto di fare, riferendosi a ben altro che risulta essere di difficile intuizione a quanto pare – o forse, è una mera battuta per via della somiglianza tra le due frasi. Solleva il bicchiere per avvicinarlo all’altro, facendo attenzione affinché il liquido non si versi affatto. Vuol goderselo, tutto sommato. <Oppure sei solo troppo sicuro di te?> Pone come quesito, facendo tintinnar finalmente i bicchieri e avvicinando il bordo del bicchiere alle labbra le quali, socchiudendosi, lasciano scivolar l’alcolico tra d’esse. [ Chakra ON ]

22:07 Kan:
  [Ochaya] Le parole, la più grande arte del mondo alla portata non solo di shinobi e kunoichi, anche di coloro le cui abilità risiedono in altro, al di fuori della vita da ninja. Esse rappresentano l'arma più potente mai esistita, le possibilità di esse sono infinite, ribaltare governi, crearli, convincere ignari passanti a compiere indicibili azioni. In pochi posseggono la giusta abilità per utilizzarle al meglio, lui? Sicuramente è uno tra questi, capace di sfruttarle a proprio dovere in ogni situazione proposta, o quasi, molto dipende persino dall'interlocutore <No no, io ho supposto fossi imparentata con lei. Per me, come per tutti, Furaya era morta e sepolta da anni ma a quanto pare il destino è beffardo> leggero il sorriso soddisfatto, però, nell'udire della fatica fatta per nascondere l'identità, metterla in crisi, ridurla ad inventarsi le peggiori scuse. Ne ammira il piccolo sorriso in completo silenzio, persino quando gli vien rimembrato di restare a guardarla, di osservarne il modo di fare per comprendere l'effettiva identità altrui. Semplice il movimento del capo, annuisce ritrovandosi a non aver altra possibilità all'infuori di essa <D'accordo, starò al gioco, ti guarderò e aspetterò la prova pratica> la decisione giunge eppure una domanda al quanto strana sorge nella mente dell'albino, incuriosito nella propria ignoranza <Ma, dimmi un po', come mai non dimostri più di 20 anni? Sono passati 10 anni dalla tua presunta morte, qual è il segreto?> se ci fosse davvero un segreto di tale portata, egli è obbligato a saperlo, comprenderne il significato. Non ha idea di quanti anni abbia in realtà la donna, potrebbe benissimo sbagliarsi su tutta la linea eppure è desideroso di carpirlo dalla voce della chunin in questione, ottenere le richieste rivelazioni. Segue quei movimenti lenti, l'annusare il drink, il contenuto in esso <Non è un bicchiere di vino, è inutile annusarlo. Butta giù e basta> unico e solo modo per godere di quei piaceri alcolici. Persino uno come lui non crea molti problemi, privo della paura di essere avvelenato, anche perchè l'ultima volta è servito a donargli un'accelerata in più, perciò avvelenatelo più che potete. Ferrea l'attenzione sul verbo successivo, l'argomento toccato risulta scottante, una persona in particolare messa in mezzo permette dal genin di mostrarsi straniato, sorpreso <Sango Ishiba? Invece la conosco, è venuta con me all'inaugurazione dell'Ochaya, abbiamo svolto una missione insieme e sono stato il suo medico in ospedale> breve riassunto del rapporto con la donna omettendo gli eventi più intimi <Qual è la verità su di lei? Dimmela, Furaya> mancina nel stringere maggiormente il bicchiere quando una vibrazione proveniente dalla tasca disturba la conversazione. Schiarita la voce mentre la destrorsa preleva il cellulare dalla tasca <Scusami un attimo> scorre lo schermo aprendo il messaggio, dorate totalmente aperte, la foto di Shizuka in bella vista con un messaggio come accompagnamento. Lentamente le labbra vengon distese in un leggero sorriso; pollice nel digitare le parole in risposta, veloce mantenendo un certo sorriso divertito, stranamente felice e soddisfatto. Conclusa la risposta ripone l'oggetto da dove è preso riprendendo la conversazione con l'ex hokage della foglia <Lo so ma è comunque la verità, quest'oggi sei molto carina> indicandola tramite un segno leggero del capo. Brindisi fatto, drink portato alla bocca, il proprio normale, quello altrui estremamente più alcolico, di natura ben più forte <Se sono sicuro vuol dire che posso permetterlo, d'altronde non sei stata tu a dire di aver faticato a convincermi del contrario su chi sei?> rigira la frittata a proprio favore. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:46 Furaya:
 Il liquore che scende tra le di lei fauci non è male, tuttavia è discretamente forte rispetto a ciò a cui lei è abituata: l’acqua – in tutte le sue forme. Al massimo, assaggia del thè o del caffè, ma non più di questo. L’alcol è sempre stato visto come un nemico, questa volta non fa nessuna eccezione. Difatti, sta attenta a non esagerare, sorseggiandolo anziché buttarlo giù come se fosse, appunto, il liquido senza il quale non ci sarebbe vita alcuna. <Non posso che essere d’accordo con te.> Il destino è beffardo – eccome se lo è, ma proprio per questo è anche inutile continuare a discuterne. L’importante per Kan, anche soltanto per capire come andranno davvero le cose d’ora in avanti, è stare a guardare: niente più di questo. Poggia nuovamente il bicchiere sulla superficie del tavolo a lei vicino, ignorando bellamente la fanciulla intenta a ballare poiché non risulta in alcun modo essere la sua priorità. <Ad onor del vero, dovresti dimostrarne trentuno.> Giusto per mettere le cose in chiaro, anche se l’età è comunque un fattore rilevante dal punto di vista della Nara, giacché in realtà dovrebbe addirittura averne quarantuno. Deve davvero ringraziare il Finto Dio per questo sconto di dieci anni. <Tuttavia, penso sia una storia conosciuta ormai quella dei vecchi ninja tornati dal passato poiché rimasti congelati dieci anni nel sottosuolo.> Gesticola appena con la mandritta, convinta che tutti siano ormai a conoscenza d’un qualcosa che nessuno ha avuto ovviamente premura di tenere per sé. Solleva nuovamente il bicchiere ad altezza delle labbra socchiuse, in modo da sorseggiare con assoluta tranquillità il suo drink. <Volevo quanto meno capire cosa avessi ordinato.> Dall’odore, perché potrebbe anche aver messo qualche liquore al gusto di frutta od erbe. Insomma, non c’è bisogno mica di dare continuamente spiegazioni, no? Fa spallucce, continuando a sorseggiarlo con estrema calma poiché si rende conto dell’amarognolo dell’alcol, quindi preferisce far le cose con calma – deve tornare sulle proprie gambe e dalla sua bocca non deve uscire qualcosa che dovrebbe restare segreto. La mente deve mantenersi lucida il più possibile. Inarca un sopracciglio nel sentirgli dire che conosce Sango Ishiba piuttosto bene, deglutendo un altro sorso prima di riprendere a parlare. <Intanto, il mio nome resta Pakkurida.> Partiamo dai fondamenti base. Non ha certo detto di volerlo rivelare al mondo intero, no? Non a lui perlomeno. Spetta a lei e a lei soltanto come decisione poiché fondamentale per la sua incolumità e per la vita di tutti i giorni. <Non sapevi che è una ex Mukenin dell’Alleanza ninja ormai estinta? Che s’è macchiata di molti crimini dei quali non è neanche un filo pentita? E nonostante abbia partecipato all’assassinio d’un Kage assieme alla Yugure> Rialza gli occhi in sua direzione, come se la sua affermazione dovesse in qualche modo risvegliare una determinata reazione. Se l’aspetta, ma non è detto che possa riceverne, quindi attende soltanto qualche istante prima di continuare. <è un membro della Shinsengumi che dovrebbe difendervi.> E non “ci” dato che per niente al mondo si sente parte integrante di quel villaggio che hanno chiamato Kagegakure – il villaggio delle Ombre. Forse perché le Ombre s’annidano nei meandri più oscuri? Lo vede sorridere e rispondere ad un messaggio, ma evita di sporgersi per diritto alla privacy altrui. <Oh, hai sorriso.> Ironica nel pronunciarsi, senza distoglier lo sguardo dalla figura con la quale pare stia passando una piacevole giornata. O si tratta di mera apparenza? <Era la tua fiamma?> Perpetra nello sfottò seppur di tale non voglia parlare. Tuttavia, alla sua ultima domanda che sa tanto di coltello nella piaga, la fanciulla è costretta ad alzar le spalle e, dopodiché, ad aggiungere quanto segue. <Touché.> come a voler concludere. [ Chakra ON ]

17:46 Kan:
  [Ochaya] Dorate continuamente intente ad osservare una donna la cui vita, in apparenza, è spezzata da moltissimi anni eppure ella è ancor viva e vegeta in un mondo del tutto nuovo la cui appartenenza, forse, non è propria. Furaya Nara, una leggenda, una Kage viva con informazioni, esperienza ed egli è li, seduto su in divanetto al fianco di quella donna nel mero intento di condividere un pomeriggio in sua compagnia. Non la perde di vista, l'osserva bere quel drink più alcolico della norma la cui pesantezza può mettere al tappeto anche il miglior bevitore di quel locale; nota le accortezze prese <Qualcuno che lo dice apertamente> sua è la ragione, sempre, comunque, ogni volta che il proprio verbo vien proferito, in esso è presente la verità assoluta di chi osserva il mondo da una diversa prospettiva trovando, più in alto di tutti, libero di essere il migliore tra tutte le pecore. Eppure non tutte le risposte giungono all'udito, il compito di restare a guardare è arduo ma necessario se desidera ottenere le prove richieste, non può far altrimenti se non bere, sorseggiare appena quel cocktail per poi vederselo andare di traverso all'età effettiva della donna. Tossisce serrando la mascella, bicchiere posato sul tavolo per riprendere il controllo, riportare la testa sui giusti binari <Trentuno? Dimmi qual è il tuo segreto> troppo giovane per avere una simile età ed ancora non è a conoscenza di quella vera presumendo solo su quel numero appena enunciato ma alla fine nulla di tutto ciò è realmente importante. Ella dimostra un'età estremamente inferiori alla realtà, tanto basta ad aumentarne l'attrazione, la curiosità <Si ma non ho mai incontrato uno di questi ninja e non incontrandoli non ho avuto la possibilità di far loro domande. Come conseguenza, con il passare del tempo ho perso interesse per la questione> motivo per cui la sorpresa è giunta, l'ignoranza divien manifesta lasciando al silenzio il compito di riempire il vuoto nato tra loro, rotto solamente da mere osservazioni sulla bevanda <Niente che possa ucciderti> a meno che non decida di berne in quantità abominevoli, in tal caso la morte è certa. Rimbeccato per l'aver utilizzato il nome corretto, scivola come acqua quel rimprovero preferendo passare avanti, alla rivelazione sull'Ishiba e tali parole risultano schockanti. La donna con cui ha condiviso una notte, la rossa a cui deve organizzare il matrimonio è in realtà una ex mukenin dell'estinta alleanza; assasina di Kage. Labbra schiuse, sorpresa, straniamento, incredulità dinanzi a rivelazioni di portata tale da distruggere qualsivoglia pensiero fatto nei confronti di quella donna eppure colei con cui ha incrociato il cammino non corrisponde alla descrizione; l'apparenza inganna sempre, in questo caso ha fatto davvero del proprio meglio. Non un genio ci vuole nel comprendere come anche lei appartenga alla cerchia di ninja del passato rimasti congelati, ora più che mai <Perchè la Shinsengumi l'ha graziata? L'assassinio di un Kage è un crimine da cui non si può scappare> soffermandosi esclusivamente su quel punto, il più grave elencato. Tensione creatasi per colpa della ex Kage, una tensione smorzata dall'arrivo dei messaggi continui della piccola Shizuka capaci di scatenarne il un leggero sorriso, notato persino dall'altra <No, solo una persona che ha deciso di giocare con il fuoco> bruciarsi è semplice ma il cellulare è riposto nuovamente nella tasca. Bicchiere viene afferrato, stretto con la destrorsa <Voglio sapere di più su quello che è successo 10 anni fa ma adesso, avanti Pakkurida> sottolineandone il nome <Tutto in un sorso> indicando il bicchiere, portando il proprio alle labbra cominciando a bere, lasciando scendere il drink lungo la gola per poterlo finire interamente, piccola sfida lanciata a chi è più grande. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:13 Furaya:
 La Judai è una donna che porta sulle spalle un’esperienza che in molti possono soltanto sognare. Potrebbe istruire la gente di quel luogo alla guerra anche quando la guerra non c’è più. Bisogna sempre considerare che dietro l’angolo, volente o nolente, qualcuno potrà ben pensare di partire nuovamente all’attacco presto o tardi. Le bestie, ad esempio, son ancora vive e vegete rispetto al loro Dio – motivo in più per mettersi a fronteggiare un’imminente minaccia. Non la si percepisce come tale soltanto perché si vive all’interno di pseudo mura resistenti, ma i ninja del passato, i quali hanno potuto vedere coi loro occhi la distruzione sotto forma di chimera, sanno invece con chi hanno a che fare. Tutto ciò non è destinato a durare. Eppure c’è chi – come Kamichi – ha preferito ignorare le parole di qualcuno che potrebbe insegnargli tanto: poco male, dopotutto. Si tratta di qualcuno che perderà la vista molto presto. Si limita ad annuir soltanto alle prime parole espresse da Kan, alle quali reputa non ci sia alcun bisogno d’alcuna altra risposta. Sbatte velocemente le palpebre sorpresa, lasciando che il bicchiere prenda nuovamente posto sulla superficie del tavolo che condividono assieme alla serata. <La guerra ti mantiene giovane.> Risulta essere una risposta un tantino cupa, tuttavia non può che esser la realtà. In fin dei conti, non ha fatto altro che combattere, che riempire il proprio corpo di cicatrici. Il sorriso si spegne un istante, d’altronde sarebbe ulteriormente crudo affermare una simile verità con un sorrisetto soddisfatto sul volto. <Diciamo che adesso avresti la tua possibilità.> Riferendosi al fatto per il quale il Sumi non abbia mai potuto rivolgere delle curiosità o delle domande pertinenti ai ninja del passato. Ora, effettivamente, potrebbe ma sceglie di protendere per tutt’altro genere di discorsi. Silenziosamente, lo ringrazia. <Non c’è riuscito un Dio, non ci riuscirà un alcolico… forse.> Si stringe nelle spalle, lasciando fuoriuscir dalle labbra una piccola risata che le risale dalla gola. Lo sguardo s’alterna tra il bicchiere – dannato alcolico profumato – e all’albino – dannate iridi ambrate come quelle di Mattyse. Sono abbastanza simili esteticamente parlando, ben poco dal punto di vista intellettuale, ma su quello non c’è speranza. <E’ la domanda che mi sono posta spesso negli ultimi tempi. Ho provato anche a parlarne con un altro membro della Shinsengumi – suo collega – ma addirittura non ne sapeva niente del suo passato.> Torna a sorseggiare con estrema tranquillità. Per ora. La richiesta successiva di Kan è allettante, al contempo vorrebbe evitare perché la situazione deve sempre essere tenuta sotto controllo. Deglutisce saliva. Deve dimostrargli d’esser forte anche sotto questo punto di vista: l’orgoglio al primo posto. E quindi… beh, non farebbe altro che inclinar la testa all’indietro, schiudendo le fauci e permettendo all’alcolico drink di scendere giù per la gola. E gli effetti? [ D100: Da 1 a 50, sono salva e sobria; da 51 a 100, son problemi miei da ubriaca ][ Chakra ON ]

Furaya tira un D100 e fa 71

18:53 Kan:
 Il bagaglio di esperienza di cui la Nara - Yoton può far vanto risulta ampio, colossale, pregno di nozioni da cui può soltanto imparare, comprendere di più sul passato, sul presente e su ciò che il futuro può riservare. Chi ha vissuto così intensamente può di certo avere teorie, supposizioni sul modo in cui possono andare le cose da quel punto in avanti. Un motivo in più per mantenerla buona, ampliare la conoscere, beneficiare dell'altrui sapere, farlo proprio, in tal modo vivere a Kagegakure assume un aspetto del tutto nuovo, un sapore rinnovato con una visione migliorata. Non ottiene chissà quali risposte, egli persino si limita nella mera osservazione, l'espressioni da lei fatte, i gesti, i modo di porsi e comportarsi ai danni del Sumi, il drink continuamente bevuto ma il segreto della gioventù porta il genin ad essere ampiamente basito. Sospiro, dorate nelle azzurre della rosa, guarda il viso, scruta l'anima di lei <Che cazzata> la guerra è tutto fuorchè motivo di gioventù, ella porta morte, distrugge tutto ciò che tocca, infrange la gioventù <La guerra dona fascino al vissuto di qualcuno, ne può accentuare la bellezza ma non ti mantiene giovane. Chi esce da una guerra è provato, nell'animo e nel fisico> schietto, diretto, peli sulla lingua completamente inesistenti nel porre il proprio pensiero su quel piatto. Poco è l'interesse di trovarsi dinanzi ad una Kage, ella non lo è più, limitare le parole solamente per il rispetto verso una carica a lei appartenuta un tempo è quanto più di stringente possa esserci, inoltre, non può neanche esser totalmente certo di esser alla presenza della vera Furaya e non di un'imitatrice il cui compito è la presa in giro del prossimo. Nota la cruda espressione pregna di tristezza, di amarezza, comprensibile, essa è una vita a cui lei non appartiene più. Il destino ha scelto di graziarla consentendole di vivere eppure, in svariati casi, la morte è ben accetta, voluta, desiderata, ambita <Più avanti, adesso sono qui per rilassarmi e non pensare a nulla> non intende rovinarle la giornata, non intende rovinarla a se stesso con altre chiacchiere <Posso solo immaginare come ti senti ma quell'espressione non ti aiuterà ad andare avanti. Adesso la tua vita è questa, vivila a pieno senza limitarti da un passato oramai defunto> sorseggiando qualche goccia dal bicchiere, faticando nel trattenere la risata all'insolito paragone. Alcol e Kami, chi risulta più pericoloso? Il Sumi non ha il minimo dubbio <Ne sei sicura? Per caso è una sfida?> davvero sicura di voler sfidare sua maestà alcol pensando di uscirne vincitrice? Il divertimento è alle porte, non manca molto per farle fare la follia necessaria accentuando la strana situazione in cui entrambi si ritrovano. Sango, una donna, un mistero. Il passato dell'Ishiba è conosciuto a tratti ma quelle informazioni aggiungono qualcosa in più, dettagli la cui mente mai può immaginare <Ora mi chiedo quante altre cose stia nascondendo la Shinsengumi> nascondere una tale informazione è solo la punta dell'iceberg, una minuzia se messa a paragone eppure anche l'importanza di tali rivelazioni non impedisce al Sumi di bere coinvolgendo la stessa Nara. Svuota il bicchiere sbattendolo sul tavolino <WOOOOOOOOOOO CAZZO SE E' BUONO> scosso il capo al sapore dell'alcol e Furaya? La vede strana, possiamo tranquillamente affermare di aver portato la Nara a compiere la follia della giornata <Pakkurida, ti senti bene?> avvicinando appena la propria essenza a quella altrui per poterne scrutare meglio il viso e le condizioni. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

15:05 Furaya:
 Dovremmo sempre quanto meno ricordare che la fortuna ogni tanto ci viene a trovare, ma che la sfortuna è sempre accanto a noi. E questo è il caso della nostra Judai, la quale ha pensato d’accettare la sfida del Sumi tanto da gettar tra le fauci il liquore che questi le ha offerto. Tutti gli argomenti che hanno finora trattato, difatti, iniziano a diventare qualcosa a cui lei non riesce più a star dietro. I discorsi relativi alla guerra non le interessano oltre. Preferisce proseguire su tutt’altro genere di discorsi. <Non hai mai vissuto la guerra sulla tua pelle.> Altrimenti presuppone che non parlerebbe così. A dir il vero, è lei l’unica che è abituata ad innumerevoli battaglie, tanto da averci fatto il callo. Non subisce alcun effetto. Riesce ad esser fredda e calcolatrice durante queste ultime poiché la concentrazione massima è ciò che le ha concesso di non morire mai e d’arrivare finora. Ha comunque una visione differente. All’inizio, pretendeva che ogni conflitto venisse concluso con un niente di fatto, quando in realtà la guerra è l’unica soluzione per uscirne indenne. <Ma l’animo è sicuramente di tutt’altro avviso.> Si stringe nelle spalle, lasciando titubante il bicchiere di vetro sulla superficie del tavolo che le sta di fronte. E’ incerta sul da farsi, anche perché gli effetti dell’alcol iniziano a farsi sentire. La testa pian piano prende a girare, le guance si colorano d’un tiepido rosso che potrebbe diventar man mano più acceso. L’importante è che non continui a bere perché anche così la situazione inizia a farsi inverosimile. <Chissà.> Non si trova tanto d’accordo con le parole espresse dall’albino, tanto da storcer le labbra al sol pensiero di vivere il presente per quello che è, pensando soltanto al futuro e dimenticando il passato che, a sua detta, è ormai defunto. Oh no, per lei non lo è affatto. Ha un obiettivo in testa che nessuno le sta scacciando via, neanche per errore. Impossibile riuscirci. E’ testarda, quando si mette qualcosa in testa lo porta a compimento ed è esattamente quel che intende fare. <Mh? La Shinsengumi?> Piega la testa di lato, scoppiando in una fragorosa risata. <Che si fottano adesso.> Mi raccomando, facciamoci sentire che tanto non stai assolutamente rischiando di farti arrestare soltanto camminando per le strade di Kagegakure. <Vogliono soltanto controllarci.> Neanche avessero iniettato dei microchip tramite un vaccino necessario a sconfiggere una pandemia globale… ah no, quella è un’altra storia. Allunga la mano verso la sua coscia, iniziando a picchiettare con irruenza ed anche probabile fastidio da parte dell’altro. <Cosa facciamo? Cosa facciamo?> Agitata, eccentrica, stranamente divertita e ridacchiante. Mai vista così. [ Chakra ON ]

15:24 Kan:
  [Ochaya] La gioventù in suo possesso gli impedisce la consapevolezza della guerra, l'idea di cosa si provi nel partecipare ad una di esse è praticamente assente. Su tal punto non può dar torto alla Nara - Yoton, mai vissuta ma forse, in futuro, qualche esperienza può giungere, il futuro è tutt'ora incerto; il mondo è piombato nel caos svariate volte e può accadere nuovamente, tutto è possibile, niente improbabile <Spero di non viverla mai. Non sono un tipo combattivo in quel senso, preferisco agire dietro le quinte> metodico, un pensatore, un cospiratore se vogliamo. Come shinobi risulta atipico, la propria abilità non è votata al combattimento, l'arte in suo possesso ha dinanzi a se diversi obiettivi ma pensare, organizzare, riflettere, quello riesce bene. Un giorno, tali capacità, possono tornare utili, consapevole di ciò allena la mente ogni singolo momento della vita preparandola all'inevitabile futuro. L'alcol entra in circolo nell'albino, in dosi minori rispetto alla rosa la quale inizia, lentamente, nel sentirne gli effetti esattamente come il Sumi la cui allegria accresce, purtroppo non abbastanza da far il salto della rana divenendo ubriaco <Il mio animo volge in altre direzioni, meno battagliere ma più divertenti> non esplicando ulteriormente le intenzioni, di sicuro il sangue ne è una parte fondamentale ma la maniera, per adesso, permane segreta, impossibile da rivelare. Quel rossore, simbolo di chi comincia nell'avvertire calore, attira le dorate, concentrate sul volto di Furaya, sulle sue risposte <Non chissà, è così. Il passato è passato, non si può tornare ne piangersi addosso. O vai avanti o muori, altre possibilità non sussistono in questo mondo> tanti i modi per morire e non sempre è la morte fisica o celebrale. L'errore comune è pensare ad un solo tipo di morte quando, contrariamente, essa può risultare estremamente varia e interessante se applicata nel modo corretto eppure tutto dipende da ella. La geniale mente dell'albino vien limitata a semplici consigli ai danni di lei, niente di più, niente di meno. Stranito dall'improvvisa risata, in barba al non voler farsi notare; la ballerina la squadra visibilmente, qualche cameriere le lancia varie occhiate accertandosi l'ordine totale della situazione <Gridalo più forte, mi raccomando. Tanto non siamo in un posto pubblico> rappresentazione perfetta e ideale di come egli sia sempre in grado di cavarsela evitando qualsivoglia tipo di grana. Purtroppo la concezione umana fatica nel giungere a tali semplici conclusioni complicando l'intera esistenza <Ah si? Mh> volgendo lo sguardo al cameriere <Ehi, portane altri due> privarsi del piacere è un crimine al pari dell'omicidio ma è la domanda finale la causa scatenante della reazione. Senza freni scosta l'intero corpo, avvicina l'essenza a quella della donna con l'arto superiore sinistro il cui tentativo è quello di essere sollevato per provare ad appoggiarlo sull'epidermide delle spalle altrui ricollocando le dorate nelle azzurre <Ci divertiamo, adesso> viso avvicinato a quell'altrui, abbastanza da poter far incontrare i rispettivi respiri, percependo il calore, tutto in caso di riuscita ovviamente <Cosa ne pensi? Un pomeriggio in cui nessuno è chi è veramente> la solita routine, il solito pensiero emerge. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

16:25 Furaya:
 Andare all’Ochaya da sola e incontrare qualcuno nel quale non si ripone alcuna fiducia, forse, era meglio evitarsela. Tuttavia, ormai siamo in ballo e dunque dobbiamo solo ballare, acconsentire a questo disagio e lasciarci cullare da ciò che ne verrà fuori. Nel peggiore dei casi, potrebbe lasciarsi sfuggire qualcosa di troppo – o forse, finire in un privé. Impossibile. In fin dei conti, ha già avuto ampi problemi dal punto di vista sentimentale e non riuscirebbe neanche volendo a mettersi ulteriormente nei pasticci. <Preferisci restare in difesa, lo comprendo. Un tempo> Strascicando appena le parole, pur cercando di rendere fluente il discorso. Fa attenzione, per quanto possibile, arricciando le sopracciglia per mantenere alta la stessa concentrazione. <anch’io combattevo nelle retrovie.> Ad un certo punto, però, diventi abbastanza forte da essere colei che decide l’andazzo della guerra soltanto con la sua presenza, gestendo gli uomini che ha scelto di portarsi dietro. Diventa indispensabile al comando. Si limita ad un mero cenno del capo quando questi fa presente che ci sono meno battaglie, ma più divertenti. Fa spallucce, osservando per un attimo il bicchiere vuoto, perdendosi in quella goccia che scende lungo il bordo generata dalla condensa del ghiaccio di fronte al caldo del locale. Soltanto in un secondo momento, tornerebbe ad osservarlo con un nuovo accenno di sorriso, mostrando le arcate dentarie perfette e fini. <Il presente puoi sempre modificarlo in base alle tue scelte e ai tuoi desideri, dopotutto.> E il suo desiderio è quello di far sì che il passato torni in auge, che la società sia diversa da quella attuale e faccia dei passi indietro, anziché in avanti. Ben lungi dal poterlo o volerlo dire ad alta voce – va bene l’esser brilli, ma siamo ancora in parte sobri qui. <E qual è il problema? Potrebbero anche venire ad arrestarmi e non farebbero altro che dimostrare la verità di queste mie parole.> Li temono. Non fanno altro che tenerli sotto controllo perché non conoscono un altro modo per assicurarsi che non facciano niente di male. Li temono neanche fossero dei nemici venuti da chissà dove, impossibili da sconfiggere o da fermare. In realtà, a loro – quanto meno a Furaya – è rimasta soltanto un’ideologia passata che vuol far tornare. Niente più di questo, considerando come la sua forza sia diminuita a dismisura e non ne sia rimasto che un terzo di quella avuta durante l’ultima guerra. <Non ho intenzione di bere ancora…> Mette il broncio, poggiando la schiena contro la sedia su cui siede, mettendosi quindi comoda ben più di quanto già non fosse. <A cosa stai pensando?> L’ultimo quesito che gli pone, attendendo una sua risposta. [ Chakra ON ]

16:47 Kan:
  [Ochaya] Il punto non è totalmente colto, la difesa va bene e le sue abilità gli consentono un ampio spazio di manovra, tra difesa e attacco ma scegliere uno dei due campi vuol dire sfruttare la forza a discapito dell'organo più potente. No, egli non combatte, non si serve di beceri modi per portare avanti le battaglie a lui assegnate, al contrario, sfrutta tutto lo sfruttabile per essere sicuro di vincere ogni scontro, ogni disputa uscendone illeso, trionfante provando la propria superiorità <Non esattamente> scandisce al meglio le parole <Io preferisco essere...colui che tira i fili, il marionettista, la mente dietro alla difesa e all'attacco. Facendo finta che gli shinobi siano pezzi degli scacchi, io sono il giocatore il cui compito è muoverli> elargendo consiglio, creando strategie il cui compito è portare alla vittoria l'esercito sfruttando le occasioni, sacrificando il sacrificabile senza guardare indietro <Ora sei più votata all'attacco?> notando lo strascicare delle parole, l'alcol in circolo fa il suo effetto e nel mentre il cameriere porta altri due drink, esattamente uguali ai precedenti, pronti ad essere bevuti, sorseggiati, assaporati donando loro ulteriore libertà perdendo totalmente le inibizioni della mente, lasciando andare la vita verso lidi inesplorati. La vicinanza è tale da annullare quasi totalmente le distanze, una manciata di millimetri dividono lo spazio vitale di entrambi, nulla di impossibile da aggirare ma il momento propizio non giunge, troppo presto <Vero ma sempre guardando al presente o al futuro. Vedi, se non si usa la testa, prima o poi le nostre scelte ci si ritorceranno contro, così è e così sarà sempre> ennesimo il motivo enunciato per giustificare il proprio modo di agire, di porsi nei confronti della vita evitando rogne, problemi non indispensabili. Purtroppo la Nara riesce nell'intento di crearli, grida in preda all'essere brilla, pregna di alcol fino alla punta dei capelli <Mi chiedo perchè tu voglia farti chiamare Pakkurida allora, se non te ne importa nulla, a che pro?> lecito il quesito posto. Tale nominativo risulta totalmente futile messo a confronto con gli altrui comportamenti, troppo visibili, al centro dell'attenzione; non comprende le dinamiche quanto i motivi capaci di portarla a simili conclusioni, qualcosa dietro è celato, palese come il sole di mezzogiorno alto in cielo eppure, in tutto ciò, una marea di segreti permangono nell'oscurità in attesa di essere illuminati. La rivelazione della vera identità è un trampolino di lancio verso un futuro di conoscenza, una miriade di possibilità da sfruttare ai danni di coloro il cui intento è mettergli i bastoni tra le ruote <E ti basta solo questo? Andiamo, so che puoi fare di meglio, se davvero sei chi dici di essere, non puoi avere una così bassa tolleranza> cosa c'entra questo? Nulla, precisamente nulla ma un colpo all'orgoglio è il metodo più adatto per spronare qualcuno a far ciò il cui desiderio è opposto. Prova nel portare il viso ancor più vicino, labbra intente nelle sfiorar le altre <A nulla> basso il sussurro, profondo il tono vocale in uscita <Lasciati guidare dall'istinto> continuando nel tentativo di sfiorar le carnose, in attesa di una minima reazione per procedere con quelle chiare intenzioni <Nessuno, qui, sa chi sei. Quello che avviene qui dentro, resta qui dentro> mancina smossa dalla posizione, dita in movimento nel tentativo di sfiorarle l'epidermide del collo. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

17:38 Furaya:
 Nel sentir le parole esternate dal Sumi, le viene da ridere senza neanche starci troppo a pensare. <Ma tu non hai una marionetta!> … collegando il fatto d’esser un marionettista anche all’averne una a portata di mano, che sia visibile e che viaggi con lui. Non conosce perfettamente le capacità dei Chikamatsu, altrimenti avrebbe commentato ulteriormente in merito, citandoli per ovvie ragioni. E’ palese come il resto del discorso sia troppo complicato da portare avanti, motivo per il quale viene totalmente surclassato da una risata che prosegue per la tangenziale, che lei cerca sol in un secondo momento di fermare. <La smetto, giuro. Faceva troppo ridere!> Neanche fosse una battuta umoristica, poi. In fin dei conti, l’alcol riesce a combinare anche questo. Pur restando seduta, ciò che la circonda adesso diventa immancabilmente più importante del resto. Per qualche tempo, resta concentrata sulla ballerina che continua ad ancheggiare, venendo investita dalle luci del locale e dal rumore della musica. Non la infastidisce, adesso. A malapena la sente, invero. E’ come se fosse soltanto rumore. <Mh mh> Annuisce. <più votata all’attacco!> Ripete le altrui parole anche perché non saprebbe esprimerle in maniera migliore. Non specifica nient’altro. Come potrebbe? E’ già tanto che riesce a rispondere alle altrui constatazioni senza continuare a ridere come una psicopatica da rinchiudere in manicomio. Lo vede avvicinarsi a sé, costringendola a spostarsi di lato di qualche altro centimetro, il giusto per riuscire a mantenere le distanze che per lei son assolutamente vitali. <Lo so, lo so. Non c’è bisogno di farmi i discorsetti da uomo maturo: sono più grande di te.> Pare lamentarsi, storcendo di nuovo le labbra neppur si fosse offesa con poco. In realtà, dopo pochi istanti, torna irrimediabilmente a sorridere come se non fosse successo assolutamente niente. Ah, che bello l’alcol! Fa uscir un lato di te che tendi a nascondere, in maniera del tutto involontaria! <Perché ho qualcuno da proteggere.> Qualcuno che potrebbe subire una sorte avversa soltanto perché il suo nome risuona tra il resto della gente. Tuttavia, finché quel nome non è legato a nessuno di coloro che pretende di proteggere, può star tranquilla. La verità è comunque seminascosta, non cita nessuno in maniera esplicita. L’espressione è anche stranamente seria per quell’attimo in cui la mente le si snebbia dall’alcol in circolo. <Io lo so cosa stai facendooo!> Esclama, poggiando di nuovo la mano sul suo braccio per stringerglielo appena, non dosando la sua forza, ma comunque facendo a meno d’usarla nella sua totalità non avendo il totale controllo sul proprio corpo. Quindi, potrebbe dargli un po’ di fastidio, ma niente di più tramite quella presa. <E io non sto ai tuoi comodi.> Inoltre, Kan le parla d’istinto e chi meglio d’un capo branco sa cos’è? Lo scruta di sottecchi. Annusa l’etere circostante, avvicinandosi ulteriormente al Sumi riducendo le distanze a ben pochi centimetri – un po’ come prima, dopotutto, nonostante si fosse allontanata per avere un minimo di propria confort zone. <Il mio istinto dice di non fidarmi di te.> E lui non sbaglia mai, dopotutto. [ Chakra ON ]

18:09 Kan:
  [Ochaya] Incredulo, preso alla sprovvista, l'udito ha davvero percepito quell'affermazione; labbra schiuse, privo di parole, davvero il proprio verbo risulta di difficile comprensione? Eppure è un discorso chiaro, conciso, diretto al punto con esempi lampanti <No...non in quel senso, è un modo di dire. Non parlo di marionette vere> totalmente estraneo al clan Chikamatsu, alle sue peculiarità. Pur nella genialità della mente, l'albino considera le marionette esclusivamente quelle teatrali, difficile immaginare come esse possano essere impiegate nel mondo shinobistico eppure la Nara - Yoton è in grado di trovare ilarità in tutto ciò lasciando andare se stessa in una fragorosa risata, tanto grossa da permettere all'albino di permanere allibito, privo di qualsiasi di termine votato al giusto utilizzo. Rare le volte in cui parlare risulta difficile, questa è una delle poche <Fai pure> mai nessuno può immaginare la decima Hokage in tali condizioni di completo disagio, solo per aver bevuto un singolo drink, prova della bassa tolleranza all'alcol, impossibile comprendere l'evoluzione della situazione con quantità maggiori, le probabilità di rovinare una serata sono ampie. In un certo senso, però, questo è il senso del divertimento, andare oltre i propri limiti, mettendo in atto azioni impensabili, provare ogni dono della vita. Evita di commentare, comprendere lo stile combattivo altrui, offensivo; dettaglio importante tenuto alla mente per un possibile risvolto futuro. Ella è tanto alleato quanto nemico, possedere una simile informazione aumenta il vantaggio portandolo ad un gradino superiore <Sei più grande di me ma reggi l'alcol come un quattordicenne> stoccata finale a chiunque osi mettere in risalto la differenza anagrafica. Essa è solo un mero numero privo di fondamenta, un'etichetta per indicare la superiorità di qualcuno quando è tutt'altro. Per anni combatte tale discriminazione, giorno dopo giorno dimostra a chiunque incroci il proprio cammino la propria influenza mentale a discapito dei miseri 18 anni in possesso. La distanza misera consente una chiacchierata più libera, lontana da orecchie indiscrete <Non proteggerai nessuno continuando a nasconderti, Pakkurida. Solo affermandoti puoi proteggere davvero qualcuno> l'oscurità, nel di lei caso, è un'arma a doppio taglio, un modo perfetto per far uccidere chiunque rientri nelle sue grazie, uccidere lei stessa. Sicuro, pregno di convinzione in ogni sillaba, non fatica ad affermare il pensiero perchè rivelare la sua esistenza, al momento, può portare scossoni, cambiamenti significativi nell'economia del villaggio. Ancor prima di poter rispondere una strana presa blocca l'arto insieme a una forza di notevole fattura; dorate totalmente aperte, sorprese, non può definire quella morsa dolorosa ma straniante, una forza inaspettata blocca la circolazione per qualche singolo attimo <Mi sono sempre piaciute le donne forti, a quanto pare tu lo sei alla lettera> scostando lo sguardo sul punto incriminato, ennesima informazione da riporre nel cassetto, comprendendo ulteriori attitudini della chunin. Leggero il sorriso mostrato, labbra lievemente allargate con una vicinanza condivisa notando l'avvicinarsi altrui portando alla luce la vera natura del pensiero altrui, una fiducia assente, comprensibile dopotutto <Dammi la possibilità...di smentirlo> non attende ulteriormente provando nell'apportare le labbra sulle altre creando un incontro tra loro, riducendo a zero le distanze dando vita all'intento, spingendo capo e corpo avanzando quel singolo bacio, in attesa di una razione, un ricambio o meno. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

18:59 Furaya:
 Sarebbe stato un discorso chiaro e conciso nel momento in cui lei fosse stata abbastanza sobria da poter rispondere come si deve. Non essendolo, è inutile anche soltanto iniziarlo. Come ha potuto poc’anzi dimostrare, non riesce in alcun modo ad esser seria nelle risposte che vorrebbe dargli. La marionetta, poi, è stato un colpo di classe. Si stringe soltanto nelle spalle quando il Sumi le fa presente, correggendola, che stava parlando di tutt’altro e non di vere marionette. Avrebbe dovuto vedere la frase come un modo di dire, ma non c’è riuscita. Il nuovo drink che le viene portato, tuttavia, non viene affatto preso in considerazione. Vorrebbe bere, la gola lo reclama, ma la mente è ancora abbastanza lucida da sapere quando è suo dovere fermarsi. L’ultima volta che ha bevuto così tanto, del resto, è stata abbastanza male da esser poi dovuta scappare sulle spalle di Saisashi. Bei tempi dopotutto, no? Ma smettiamola di pensarci, la sbronza triste non la augurerei a nessuno. <Non prendermi in giro! Io non ho mai bevuto in vita mia. Anzi, solo una volta> Sollevando l’indice della dritta per sottolineare quanto appena espresso ad alta voce. <e non è finita neanche tanto bene!> C’è ancora qualcuno, in giro per il mondo, che medita vendetta nei suoi confronti, dopotutto. E non si tratta d’un nemico di guerra, quest’è certo. Le dà oltremodo fastidio la necessità con la quale ostenta la sua sicurezza, come se soltanto le sue parole avessero un peso, come se soltanto lui avesse ragione rispetto a quanto pronunciato dalla rosata. Quest’ultima aggrotta le sopracciglia, lo guarda di sottecchi. Fa schioccare la lingua contro il palato. <So bene come devo comportarmi, senza che sia tu o qualcun altro a dirmi come fare.> Saccente, arrogante e testarda: si dimostra proprio in questo modo agli occhi altrui, nonostante le sue parole, alla fine, non siano niente di che se non un mero commento in merito alle esternazioni della donna. Infastidita, lascia comunque andare il braccio in virtù della stretta precedentemente data e anche per via delle risposte che riceve. Tuttavia, avendo i sensi annebbiati, si rende conto in ritardo dell’arrivo altrui. Egli le s’avvicina troppo. E si protende per darle un bacio che le viene posto a ridosso delle labbra. Gliele sfiora e lei spalanca di getto gli occhi. Si protende immediatamente all’indietro, portando le braccia a distendersi in avanti affinché possa allontanarlo il più possibile. Vi porrebbe or la forza necessaria per sbilanciarlo, per indurlo ad allontanarsi dalla propria figura. A sua volta, s’erge in piedi e cerca in tutti i modi d’indietreggiare, finendo per sbatter con la coscia contro la poltroncina. <Non t’avvicinare mai più a me.> Il suo sesto senso non ha fallito di nuovo. E’ brilla sì, ma non stupida. E sa quand’è il momento di smetterla di far la brava bambina. Gli occhi cadono sul drink non ancora bevuto e la scena che le passa per la mente è assolutamente teatrale, ma rispecchia perfettamente la sua intenzione – le fa venire da ridere. Arraffa il bicchiere e ne lancerebbe il contenuto direttamente addosso all’uomo. <Rinfrescati le idee.> E senz’attendere, ammesso non faccia qualcosa per fermarla, protenderebbe immediatamente per l’uscita del locale, non voltandosi neanche indietro. [ EXIT ]

19:18 Kan:
  [Ochaya] Discorsi, tanti discorsi effettuati ma la conclusione è prossima, stanno giungendo velocemente all'epilogo di una situazione analoga, decisamente strana. L'ubriachezza della donna non le permette di ragionare al cento per cento, ride, parla stranamente seppur determinati discorsi vengon effettuati lo stesso, in modo chiari alcuni, distorti altri. Il nocciolo sovviene ad entrambi <Come potrei prendere in giro una verità che mi stai sbattendo in faccia?> non un difetto, sottolinea soltanto la realtà dei fatti, la dimostrazione lampante di come la donna non riesca a star dietro all'alcol favorendo l'entrata in circolo in maniera quasi del tutto spaventosa <Cosa hai fatto? Hai iniziato a correre nuda per la piazza? Avrei voluto assistere alla scena> mero il sorriso lasciato scappare mentre tale scena si figura nella mente dell'albino, divertente, intrigante, appagante per la possibilità di poterla vedere dal vivo. Scaccia tali pensieri, adesso, in particolare, non è il momento di farne, concentrato su quanto viene proposto, dal verbo fatto uscire dalle labbra carnose della Nara - Yoton <Io dico che non lo sai, altrimenti non staresti mentendo su chi sei. Ti stai nascondendo come topo di fogna quando potresti spiccare. Diamine, almeno Sango si presenta per chi è nonostante tutto, mi chiedo dunque chi abbia più da nascondere, se lei o tu> mere osservazioni sulla gestione della situazione, estremamente analoga quanto particolare. Due donne opposte, una criminale e una Kage, una il cui nome è pronunziato facilmente mentre l'altra protende alla menzogna, per paura? Non può enunciarlo con certezza eppure è un sentimento troppo distante dai canoni di un Kage, qualcosa, in quei dieci anni di congelamento, è accaduto, qualcosa di interessante. I pensieri messi da parte, il viso avvicinato, un bacio ricercato ma purtroppo non sovviene favorendo una maggiore stretta sul braccio la cui forza aumenta; dorate ancor più aperte, un leggero rantolo di dolore emerge dalle labbra mentre la rosa porta la distanza. Un'ordine, un distaccato, il sorriso ampliato nel ricercare le azzurre in cui incastonare il proprio sguardi <Non posso. Mi hai detto di guardarti e lo farò, da vicino, molto da vicino, Pakkurida> sottolineando l'ennesima volta quel nome da lei fornito. Sa la verità, sa chi è ed essa è un informazione vitale ma il successivo fare risulta inaspettato, il drink preso, buttato in faccia bagnandone l'outfit. Una reazione improvvisa, mai sperimentata, rifiutato nel peggiore dei modi <Le mie idee sono chiare, le tue invece le trovo al quanto nebulose, non è vero, Pakkurida?> ancora spinge sul nominativo fornito, possiede il coltello dalla parte del manico, per il momento. Nulla viene fatto per impedirle di uscire, abbandonarlo; cellulare preso in mano, ulteriori i messaggi di Shizuka a cui dona risposta velocemente <Quindi è questo che si prova. Oh beh, la resa è l'ultimo dei miei propositi> risata soppressa sfugge al controllo <Non ti avvicinare, sarò la tua ombra, Furaya> e la giornata prosegue così, lui sulla poltrona nel seguire lo spettacolo, molto più rilassato, a suo agio, adesso ha qualcosa da fare anche durante il relax. [END]

Kan incontra Furaya all'Ochaya, giungono rivelazioni sulla vera identità di quest'ultima, su Sango. Apprende parte dello stile di combattimento altrui oltre alla forza in suo possesso. Infine, Kan, riceve la prima sconfitta.