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Cure per Sango e chiacchiere varie

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con Sango, Kan

17:45 Sango:
  [Corridoio] Potrebbe davvero odiare ancor di più Furaya stessa per quella stupida missione? Si. Lo sta pure facendo,e tanti saluti al non dover più odiare qualcuno e al non volergli distruggere il villaggio - che sia lei l'erede dunque di Yukio? Infondo son stati alleati per tanto, troppo tempo, e pare che la loro mente viaggi sulla stessa linea d'onda. Ma non siamo qui per interfacciarci con la mente della rossa, dovrebbe iniziare nel caso a districare la matassa della propria mente e della propria follia per trovare il cuore della ragione che la manda avanti. In questo giorno l'unica cosa che la manda avanti è la ferita al fianco, il taglio non troppo profondo continua non solo a bruciare, e dunque a donarle fastidio con il contatto dell'acqua, di corpi estranei, e della perdita continua di sangue che ha avuto prima di mettergli, letteralmente, una pezza sopra in attesa che guarisse. Nulla di ciò è accaduto e la pelle ancor brucia. L'ospedale più vicino è quello di Kusa in linea con la propria abitazione - di nuovo più che condivisa con un uomo e una mocciosetta - e da li che è passata per entrare in un loco familiare alla stessa memoria - corridoi, ninja medici che camminano e vanno avanti e indietro, e infine quella che par essere la reception < ferita da lama sul fianco, necessito di cure > come se stesse ordinando la cena, andrebbe a consultarsi con la stessa donna dietro la grande vetrata, si insomma, si sa che dietro ci sarà sempre una donna con occhiali e una vetrata divisoria. Ecco perchè attenderà anche lei il proprio turno prima di muoversi nei meandri di quel nuovo ospedale ancora non vissuto, i sandali ninja che paiono aderire al pavimento con molta calma , per passar in silenzio attraverso fila di feriti, malati e chiunque altro ci possa esser li dentro. Indossa ancora un kimono, azzurro e chiaro come l'alba, freddo allo stesso modo con quelle chiazze di grigio, solo per spegner il proprio violento rosso che scende in una cascata perfetta sulla schiena, merito dell'elastico . Le maniche giungono ai gomiti, la gonna per qualche centimetro sotto i glutei, e la fasciatura quest'oggi è tenuta più lenta alla vita pur di non pressar troppo sulla stessa ferita poco più in basso, donando alle spalle un poco di aria per via della stoffa che abbonda e scivola verso le stesse braccia, mettendo a nudo parte delle spalle e del petto. Lo sguardo azzurro, stanco a dire il vero, andrà alla ricerca di ciò che ha scritto sul bigliettino, ma ancora pare non aver trovato la propria di stanza. [chakra off]

17:58 Kan:
 La giornata lavorativa è quasi del tutto giunta al naturale termine; il numero di pazienti visitati, di cure effettuate, rasenta la follia, mai in vita sua sarebbe riuscito ad immaginare una tale presenza di bisognosi all'interno di un ospedale eppure il fato lo ha condotto proprio li, in quel mondo a lui del tutto nuovo. La fatica risulta tanto grande da costringerlo a tener il chakra disimpastato per qualche minuto, bisognoso di riposo, riprendere aria ricaricando le batterie nei corridoi del primo piano permanendo poggiato alla macchinetta del caffè. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu concludendo con un camice bianco ospedaliero nel cui taschino sul pettorale sinistro è pinzato il badge con il nominativo Kan Sumi. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Occhiali di nero colore, lenti rettangolari, sottili concludono l'outfit, sul viso nel donare un aspetto particolare al genin. Al piano terra l'Ishiba riceve l'assenso da parte dell'interlocutrice ottenendo l'informazione di un medico in arrivo tra due minuti appena armeggiando con il pc, ed in tal situazione il Sumi riceve la visita di un suo superiore il quale lo incarica di recarsi al piano terra per dare assistenza ad una donna ferita. Semplice il moto del capo, annuisce staccando il corpo dalla macchinetta ma prima porta i superiori arti ad altezza petto unendo le dita delle mani nella creazione del sigillo caprino cominciando visualizzando due piccole sfere di energia, mentale e fisica poste relativamente nella zona adibita alla mente ed in quella del ventre. Entrambe le sfere cercano di essere mosse dal loro torpore, risvegliare cominciando a percorrere il corpo; quella mentale discende l'essenza percorrendo le zone di viso, collo e petto velocemente, tracciando una linea netta e ben definita mentre l'energia fisica andrebbe a provare un movimento inverso per portarsi in alto attraversando l'intero ventre, salendo per lo stomaco ed entrambe cercherebbero di giungere nella bocca dello stomaco. In talo posto proverebbe a dare inizio ad una fusione tra le due, miscela le energie cercando un contatto tra loro nel tentativo di dar vita alla forza primaria dello shinobi, una terza energia dal colore blu astro denominata chakra. Il passo inizia, veloce, deciso dirigendo se stesso verso le scale, scendendo i gradini uno dopo l'altro per giungere al pian terreno recandosi alla vetrata, intravedendo la propria paziente, forse <Mi hanno detto di una donna con una ferita al fianco> arrestando il passo, squadrando l'Ishiba <E' lei?> chiedendo conferma non a Sango quanto all'operatrice. [Se C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali][http://pm1.narvii.com/6638/4b125a0162bfe16c713075f0a5185a15c5f7ead6_00.jpg]

18:14 Sango:
  [Corridoio] Il passeggio continua imperterrito, insomma , finchè non la fermano l'impazienza regna sovrana, e anche la curiosità di ficcare il naso e le orecchie in affari che non le competono in alcun modo, ma nella quale si lascia trasportare. Chiunque debba curarla, beh, si sbrighi insomma, non ha mica tutto il giorno eppure non le dispiace nemmeno portar la mente verso altri lidi che non sia quel matrimonio. Beh, il proprio matrimonio. E con quello stesso cipiglio da "datemi tutto perchè si" , volgerà lo sguardo a quella voce familiare, a quel viso familiare. Potrebbe esserne sorpresa, eppur nessuna emozione paia sgualcire il viso indefinito della donna , solo un lungo sguardo indagatore, in quella mise che l'altro porta con tanta fierezza, e alla quale andrà ad avvicinarsi per ovvietà di cose < speravo fossi tu > davvero? forse, dopo averlo visto curare il ferito nella loro ultimissima missione insieme , ma lo sperare in lui pare quasi una presa in giro, per chi non staremo qui a dirlo ovviamente. < facciamo presto, devo continuare i miei allenamenti e mi da veramente troppo fastidio > solo per quello? Probabilmente non solo per quello, eppur lo sguardo per un attimo andrà a scivolar via da quel viso sottile, da quel bianco candido ma di sangue egli pare macchiarsi sempre di più alla propria mente, se ne incanta nel pallido capello ed è ovvia la reazione, il collegamento vien richiamato dalla stessa natura. Lo sguardo stesso che scivola quasi ferace alla vista della donnetta oltre la vetrata, solo per invogliarla a concluder e ad annuire, chi altri li ha un taglio al fianco? Quanto è difficile concentrarsi su qualsiasi cosa che non sia /quello/ , immenso senso di nausea e di paura che pare attanagliarla in un attimo, prima di volger di nuovo lo sguardo stralunato allo stesso Sumi < possiamo fare in fretta per favore?> a disagio rimane immobile, solo lo sguardo pare annebbiato da ben altri pensieri, da ciò che pensava di non fare mai nella propria vita, e invece guardala come si agita dopo aver preso lei stessa - consapevole - quella decisione. Sentirsi davvero legata a qualcuno, e lei che di legami ne ha avuti troppi e nemmeno troppo potenti, ne sarebbe davvero in grado? Quindi, ci muoviamo? [chakra off]

18:30 Kan:
 Stranamente è professionalità l'immagine di lettura sul viso e sul comportamento dell'albino, privo di sorrisi, di guardi strani o di battute pronte; complice la stanchezza di fine giornata nel renderlo più quieto seppur rimanga sempre se stesso in tutto e per tutto ma al proprio arrivo una frase in particolare porta alla vista un leggero stupore con l'alzata del destro sopracciglio <Ed eccomi qui> ed è la donna dietro al vetrata ad annuire informando il Sumi dell'effettivo danno al corpo di Sango. L'ultima paziente della giornata è proprio lei, quando il destino mette bocca non si può far niente, solo sottostare al volere di esso, comprenderlo e solo allora prevederlo <Mi chiedo in cosa ti stia allenando per avere tanta fretta> ribatte squadrandone la fisionomia, le forme del corpo ricercando la zona incriminate sul quale la ferita è nata donando fastidio e dolore <Da questa parte> spalle fornite alla visuale di Sango, mani riposte all'interno delle tasche del camice riprendendo il proprio passo ma non in direzione delle scale bensì verso un ambulatorio posto al piano terra per degenze veloci, esercizi di pochi minuti in cui basta la presenza di un sol medico o di un tirocinante se essa è di difficoltà basica <Mettimi fretta ancora una volta e faccio in modo di ricoverarti per 72 ore> il proprio ruolo glielo consente con la presenza di prove adatte eppure basta pochissimo, intortare i medici per permetter loro di fare la sua volontà è dannatamente semplice, occorrono le giuste parole, i corretti modi di fare e si ottiene tutto quanto nel minor tempo possibile. Avanza svoltando sulla destra, inserendosi in un corridoio prima di fermare il moto alla mercé di una porta verde la quale vien schiusa tramite l'utilizzo della mancina estratta dalla tasca, pomello girato, porta spinta all'indietro oltrepassando la soglia per consentire all'Ishiba di far lo stesso. Al suo interno i macchinari sono basici, un computer per la frequenza cardiaca, un letto al centro vari scaffali con libri, garze ed attrezzi di piccola taglia, bottigliette, medicine, pillole di ogni tipo, forma e consistenza <Scopri il fianco e stenditi sul lettino> esso è l'ordine proferito dopo aver richiuso la porta <Te la sei procurata nella missione?> essendo impegnato nel curare l'attore, poco ha visto e realizzato di quanto accaduto preferendo concentrare mente e potere su un'unica persona piuttosto di distrarsi sbagliando un'operazione al quanto delicata. [C On][Portaoggetti: Fuda e inchiostri speciali]

18:46 Sango:
  [Corridoio] Il passo che riprenderà con qualche attimo di ritardo rispetto al ninja medico, standogli quanto più vicina possibile alla sua stessa sinistra, lievemente indietro per aver il tempo di cambiare direzione < a non impazzire > un basso sospiro sibilato tra i denti, mentre lo sguardo freddo andrà a scivolar su tutto ciò che hanno intorno a loro , fino alla presenza di quella stanza poco più avanti < ti ricordavo molto più affabile nel nostro ultimo incontro > di certo non tratta la missione, ma qualcosa avvenuto ben prima di allora . Solleva di quel poco lo sguardo che le permetterà di aver di nuovo visione del suo viso, e quello stronzo sorriso che andrà a sbocciare tra le proprie di labbra < e meno freddo, decisamente > lo punzecchia a suo modo prima di varcar anche lei quella stessa soglia per entrar in qualcosa di meno asettico, molto più vivo in effetti. La curiosità che la spinge verso la fila di quei libri, eppure non sarebbe nemmeno in grado di riprender di nuovo gli studi da medico, ne la permea alcun interesse sul salvare la vita ad altri < che strano, tanto studio per salvare una singola vita > sottili le dita che andrebbero a carezzar la copertina di uno di quei tomi, prima di voltarsi ancora e trovar il lettino al centro di quella stanza < ma ci vuole un secondo per uccidere qualcuno > non hanno bisogno di letture, insegnamenti, li ci pensa solo l'istinto a farti colpire il punto esatto, e dal godimento che se ne trae alla vista del sangue che cola via da un corpo ormai morto. Lo stesso passo che la porterà al centro della stanza, vicina quel lettino, e le sottili dita andranno semplicemente a sollevarsi alla schiena per toglier quella lunga fasciatura scura che ha tenuto chiuso il proprio kimono. Indossa solo un intimo nero, pure al seno per l'occasione, e la pelle bianca e pallida riluce di migliaia di micro ferite, di vecchissimi tagli, graffi, specialmente le gambe e i piedi . Ma adesso un nuovo trofeo par esser entrato a far parte della rossa Ishiba, sebbene adesso il fianco sinistro sia ben coperto da una microfasciatura.. Lo stesso kimono che verrà riposto li, sul lettino stesso, prima di salirvi anche lei con un piccolo saltello senza tuttavia coricarsi, in attesa che il medico si faccia avanti < non pensavo di trovarti in questa tua nuova serietà > non comprende la differenza dovuta a quel comportamento, di come egli sia stato ben differente fuori, e completamente diverso li dentro. Rimane in attesa, le gambe ferme e il corpo rigido, non vi è morbidezza se non quella donata da madre natura. [chakra off]

19:06 Kan:
 Può comprenderla, una ferita è un marchio fastidioso da portare con se, provoca fastidi, seccature, una continua fuoriuscita di sangue se non medicata a dovere e con il giusto tempismo. Non pone alcun commento a riguardo lasciando il verbo di lei svanire nell'etere, un suono sempre più lontano, difficile da udire, da percepire per chiunque <Finisco soltanto il turno e sarò di nuovo affabile> sottolineando l'ultima parola accompagnandola tramite un semplice moto del capo per inquadrare il volto della rossa, un sorriso appena accennato nei riguardi del loro ultimo e piacevole incontro mentre le dorate vengon incastonate nelle azzurre per qualche momento <E meno stanco anche> una condizione da non sottovalutare, la stanchezza porta brutta sensazioni, strani pensieri e, se non curata con giusto riposo, visioni inesistenti sfociando in allucinazioni o sogni ad occhi aperti <Invece io ti ricordavo più energica, basta una ferita per spomparti> punzecchia a sua volta, una risposta blanda per alleggerire i toni insieme alla stessa situazione, cercando di portare la donna a sentirsi a suo agio nonostante il posto. Per molti quelle mura rasentano una paura non indifferente, per altri sono una consolazione, altri ancora una salvezza alle intemperie del mondo; non sofferma il pensiero ne le intenzioni nel chiedere ad ella cosa esso sia per lei, col tempo avrebbe scoperto questo piccolo segreto. La stanza è tutta per loro, paziente e medico da soli in un luogo dove nessuno può disturbarli eppure nota l'accarezzare altrui dei libri, vari tomi inerenti alla medicina passando dai più semplici ai più complessi, contenenti tecniche e argomenti di elevata difficoltà <Un secondo per chi si ferma alla superficie, ricordi cosa dissi alla ragazza sul palco? Uccidere è così banale, un solo colpo e la vita si spegne, dopo cosa ti resta? Il vuoto, il nulla> nessun discorso è portato avanti a caso, ogni singola parola, persino la più scontata e stupida ha un motivo per esistere, un suo scopo finale nell'economia di una discussione <Con quello che c'è qua dentro, posso farti soffrire e agonizzare per giorni provocandoti una morte lenta e dolorosa, spingerti a chiedere la morte per far cessare il dolore. Ecco qual è l'altra faccia della medaglia dello studio> nessuno ci pensa, nessuno sofferma le attenzioni su questo piccolo dettaglio, tranne il Sumi e pochi eletti i quali riescono a vedere oltre la normale vita umana, portando il pensiero su mete ancora inesplorate. Un armadietto vien aperto prendendo un paio di guanti in lattice, aderenti, inseriti nelle mani per coprire l'epidermide piena di germi nonostante vengano lavate più volte al giorno. Volge lo sguardo alla donna, al suo spogliarsi mettendo in mostra il fisico in suo possesso, le forme; distanza accorciata dal passo, il corpo vien avvicinato alla rossa una volta seduta andando, con lentezza e accortezza, a staccare la piccola fasciatura scoprendo la ferità per constatare l'entità effettiva del danno <Sono una persona dalle mille sfaccettature, solo perchè ne prediligo alcune, non vuol dire l'assenza di altro> non vuoto come vuol far sembrare <Rilassa il corpo, non ti mangio, per ora> dita a muoversi sulla ferita, occhiata lanciata prima di tornare alla visione di essa <Non è molto profonda, devo solo disinfettarla un po' prima> lasciando andare il fianco, rimettendo le distanze dirigendo il corpo verso uno scaffale contenente le boccette scorte prima. [C On][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

19:23 Sango:
  [Corridoio] Le ha notate quelle occhiaie, profonde, così come il passo calmo che li porta a dividersi dal mondo esterno < durante il lavoro non sei affabile dunque?> curiosa di sapere come si possa cambiare in quel modo < quando lavoro per la Shinsengumi, o per gli Archivi, rimango sempre la stessa > stronza senza pietà, ma anche affabile a proprio modo, con coloro che si dimostrano d'esser presi in considerazione da lei stessa. Mente elitaria in qualche modo, cresciuta e formata tra la ricchezza e la beatitudine dell'essere, condita con la tragedia e uno scheletro da nascondere dentro l'armadio. Quel commento la punge sul vivo, la sente sulla pelle come se un insetto l'avesse appena morsa < non è per la ferita > un mormorio basso, non ha senso parlare a voce troppo alta, è crede d'aver abbastanza confidenza con l'altro per tenersi tanto vicina < credo di star di nuovo scappando..dai miei doveri > come ogni volta che si rispetti, appena un dovere diviene quasi una catena, non le resta altro che scappare. Eppure ci prova a trattenersi, dopotutto cosa mai sarà un matrimonio? Avrebbe anche potuto unire due clan di Ame, avrebbe potuto sancire un futuro di aiuti l'uno con l'altro, e ciò non è da sottovalutare. < vago, nulla > un basso sospirare quello della donna eppur non se ne convince, non come lui < la morte non è altro che l'inizio dell'inferno. E uccidere macchia più te che il morto, dire che sia banale è sbagliato. > crede fermamente nella presenza di un inferno, li dove la stanno attendendo per farle pagare tutto ciò che ha compiuto in vita < e la sofferenza che narri, la trovo molto più spaventosa che nel desiderio di uccidere > uccidere pone solo un attimo, un singolo compito da portare a termine, per altri o per se stessi che sia, nella quasi sempre parte di onorare una vita che andrà a tornare alla madre Rea. Ma la tortura, la ricerca della pena, del dolore, quella la spaventa più della stessa morte. Lo stesso corpo ormai appeso su quel trespolo, gambe sottili a sfiorar parte dello stesso, in evidente attesa dell'altro < spero di non trovarmi mai al tuo tavolo di sofferenza > un medico solitamente si ritrova con il compito di aiutare la vita altrui, ecco perchè in battaglia e in guerra non vengono mai presi di mira. Una regola non scritta quella, ma universalmente rispettata. Ma l'idea di un medico che uccide coloro che dovrebbe salvare, le porta un brivido profondo lungo la schiena, verso lo stomaco stesso. Il corpo che rifiuta di allentare la presa, eppur lentamente anche le spalle iniziano a curvarsi lievemente, la gambe sciolgono quella presa ferrea, e la schiena si curva un poco in avanti, donando però spazio di manovra all'altro per toglier il bendaggio < è difficile rilassarsi > per lei lo è sempre stato, e i singoli momenti in cui si lascia andare, si ritrova nella propria solitudine, lontana da sguardi indiscreti < bene > un ottima notizia insomma < sai.. > lo sguardo che indugia sul viso dell'altro, giovane, troppo giovane anche per lei in effetti a pensarci < mi sposo > . [chakra off]

19:51 Kan:
 Unico il sospiro uscito, il desiderio di una doccia cresce, rilassare il corpo scacciando le visioni dei malati, il pensiero di prestare cure e servizi a chi lo richiede, a coloro che le necessitano. Sua è la fortuna, Sango è l'ultima di un lungo elenco, dopo di lei, il riposo, l'Ochaya e altro riposo ricaricando le energie spese <Non a fine turno, a volte capita di far prendere il sopravvento alla stanchezza> esso è il momento più difficile, gli ultimi pazienti sono come le ultime ripetizioni in un'esercizio in palestra, difficile, mette a dura prova corpo e mente, la volontà di eseguire il necessario <Anche io sono sempre lo stesso, non ho mai affermato il contrario> replica nuovamente accentuando quel fraintendimento perfettamente normale, dopotutto la propria capacità di esprimersi, per quanto elevata, ha piccoli cedimenti <Come mai speravi fossi io il tuo medico?> una curiosità nata fin da subito e solo ora posta sotto forma di domanda per ottenere una risposta quanto più soddisfacente possibile eppure è la rossa ad avere la capacità di instillare in lui altre curiose domande. Il verbo è strano, abbastanza da spingere le dorate ad incrociare il cammino con le altrui azzurre scrutandone il volto, cercando di leggere ciò che le labbra non proferiscono solamente tramite uno sguardo <Quando si scappa vuol dire che c'è qualcosa che non va. Secondo te, l'essere uno shinobi, l'essere un medico, lo considero un dovere? No, lo faccio per un motivo e perchè mi piace tutto sommato> rispetto al reale motivo, l'esempio calza poco eppure cerca di rendere l'idea <Se lo consideri un dovere, automaticamente non è un piacere, di conseguenza non è qualcosa che ti rende veramente felice> neanche chiede se ha ragione, sa di averla, non sbaglia quasi mai <Ma per curiosità, perchè stai di nuovo scappando?> alla fine una domanda inerente vien posta per appagare se stesso e la voglia di conoscenza sulla vita altrui. Il discorso cambia in modo repentino, l'assassinio, la morte sono argomenti difficili da trattare, da spiegare, in particolare per coloro in possesso di visioni totalmente opposte, capaci di scontrarsi e, forse, mai incontrarsi realmente in un punto in comune <E' soggettivo. Uccido qualcuno solo se ho un motivo o uno scopo e non mi sento dannato, ne diretto all'inferno, semplicemente perchè non mi sento colpevole. E' la colpa a portare l'autoconvincimento di una necessaria dannazione, non le nostre azioni, se questo sentimento non ti tocca, di cosa si può avere paura?> a tratti contorto quel pensiero, di difficile interpretazione, ancor di più da mettere in atto, non per il Sumi il quale basa la sua vita su questo concetto. Ogni trasgressione, ogni deviazione è fatta consapevolmente, voluta, ricercata <Oh lo so, dev'essere così ma tutti vogliono fingere il contrario, fin quando non diventano vittime, poi cambiano idea> come lo sa? Non lo sa, solo pura teoria, desideroso di mettere in pratica quanto sta apprendendo. Solleva lo sguardo, arti portati all'indietro, sorriso manifesto sul viso con la mancina alla ricerca del mento altrui provando a sfiorarlo delicatamente <Lo spero anche io, mi dispiacerebbe rovinare questo bel visino> un vena di sadismo emerge dalle dorate, veloce, momentanea, quasi impercettibile eppur presente nello spirito. Allontanatosi, prende della garza, del disinfettante bagnando la suddetta così da inumidirle prima di tornare al capezzale della donna <Questo brucerà un po'> tamponando la ferita, ai lati percorrendone la forma, togliendo i residui di sangue dall'epidermide, pulendola per quanto possibile e solo alla fine passa la garza sul centro di essa; estrema lentezza, accortezza nell'evitarle una sofferenza maggior di quanto già non provochi <Lo so ma se non ti rilassi non ti diverti, se non ti diverti non godi la vita e se non te la godi, cosa vivi a fare? Per seguire soltanto un obiettivo? La vita non è fatta soltanto di questo> nonostante ciò l'Ishiba riesce, con difficoltà, nel rendere il corpo meno rigido, più abbordabile facilitando il lavoro ed è l'albino stesso a posare la garza allungando i superiori arti in avanti. Man destra aperta a pochi millimetri dalla ferita, sinistra sopra il dorso della gemella cominciando a smuovere il chakra all'interno del corpo, cercando di modificarlo, far assumere all'energia una forma verde acqua, ben più potente e benefica per poi tentare di convogliarla all'interno degli arti superiori fino alle mani, cercando di far emergere da essere il chakra medico ma non solo, con esso l'albino tenta di infonderlo nella ferità, agire su essa, sulla parte lesionate, infondendo all'interno del corpo l'energie così da riparare ciò che viene distrutto con maggiori energie mentre il verbo torna a riempire l'udito del genin con una frase inaspettata. Nonostante la concentrazione volge lo sguardo sulla donna, serio, privo di sorrisi <E' davvero quello che vuoi, Sango?> non a caso il nome intero è pronunziato. [C 25/30][Se Mani Terapeutiche][Pv ripristinati: 7/16][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

20:14 Sango:
  [Corridoio] Le gambe iniziano un lieve moto avanti e indietro, come a far scender ancor di più la propria rigidità, come se stesse fuori la notte e non dentro un ospedale. Che seccatura dover avere un corpo mortale che può esser tagliuzzato, e come desidera in quel momento avere un corpo nuovo, la possibilità di una vita eterna < ti conosco, e tu conosci me . Diviene estremamente tedioso e inutile trascorrere parte del tempo qui, se vi aggiungiamo un essere ignoto potrei ..come dire.. non essere a mio agio > con la guardia sempre sollevata, sia mai che succeda qualcosa, e può sempre accadere qualsiasi cosa in qualsiasi momento. < piacere > ripete quella singola parola a ella sconosciuta < sono divenuta una shinobi per dovere nei confronti di.. > il labbro che viene morso, con forza, un singolo momento di rigidità prima di continuare < qualcuno > non v'è assoluto pentimento nell'esserlo divenuta, ma una sorta di malinconia che sfoca le iridi con qualcosa di differente, un viso molto antico, ripescato da altrettanti antichi ricordi < cosa ti rende felice ?> che domanda assurda, chieder ad altri cosa sia la loro di felicità quando ancora non s'è compreso bene quale sia la propria, o meglio, che sia tanto difficile da raggiungere quanto impossibile ormai. < mi sono stancata di scappare > un sussurro che annienta quella domanda senza davvero donare una risposta, celandola davvero pur di non prenderla nemmeno in considerazione. Pronunciarla ad alta voce avrebbe donato più veridicità a quei dubbi. Ascolta quella sua visione, quel suo sentirsi tale, eppur il dubbio non si ferma < hai mai ucciso qualcuno che amavi?> diretta come un palo nel cuore, seguendo ogni suo movimento con le iridi azzurre, molto più in alto rispetto alle altrui per la posizione che hanno raggiunto < ogni morte macchia le tue mani, e prima o poi ti ritroverai di fronte i morti > coloro che ha ucciso l'attendono, e dovrà pagare molto per ogni singola morte < e le tue mani non saranno mai più pulite > le osserva, le proprie, sporche di sangue e nere dalla violenza creata, dall'odio voluto e accresciuto come un tumore di cui mai si libererà < ho solo paura della gabbia > il non poter far nulla, ne vivere ne morire, ne avere alcuna decisione su qualsiasi cosa, e quella tortura le somiglia terribilmente alla peggiore delle gabbie che possano mai donarle. < preferirei morire piuttosto > prima o poi raggiungerà anche lei il regno dei morti, eppure desidera anche scappar da quello, solo per aver la soddisfazione di viver come meglio crede. Una , dieci, mille vite su quelle terre prima di decider da se come morire. Quel tocco che ha il sapore di malato, di un sadismo che rilegge nelle altrui iridi, e brucia la pelle li, molto più che nella stessa ferita, in quella sua quasi confessione < riesci ad esser terrificante alle volte > in quella singola volta lo è, per lei. La smorfia accompagna la pulizia della ferita, un piccolo gemito di protesta sebbene non s'allontani dalle sue mani < non ricordavo facesse così male > ferite che non prova da moltissimo tempo ormai < spero che non rovinerai mai questo bel faccino, è più utile di quanto pensi > scocca anche lei quello sguardo di fuoco, seppur più morbido e privo dello stesso sadismo altrui, solo per rendersi al suo pari nonostante le proprie di paure. Lo sguardo che scivola verso quella mani, il chakra medico di cui ne riconosce l'essenza e il colore sebbene da molto tempo abbia smesso di utilizzarlo . Domanda che pone di nuovo l'attenzione sull'altro, su quelle iridi dorate < i nostri clan avranno modo di riunirsi, è un vantaggio per tutti > lo è davvero politicamente parlando < lui mi ama > lo sa, ne è consapevole < io lo amo > si che lo ama, gli ha donato così tanto < e non penso potrei mai amare qualcuno, di nuovo > troppo dolore, troppi pezzi andati perduti. Akendo le ha portato via quasi tutto dopo avergli promesso di seguirlo per sempre, di avergli donato anima e corpo, per poi perderlo nel peggiore dei modi. Un dolore sordo che cerca di annegare < non vedo perchè non dovremmo, ho anche l'età perfetta > fuori di qualche decennio in effetti per gli standard del passato. Ci sono dunque tutte le basi per farlo, eppure qualcosa non viene detto, celato nel proprio essere e ripreso dagli occhi che si tingono di un lieve grigio che s'ha di possibile tempesta. [chakra off]

20:44 Kan:
 Una semplice risposta per una semplice domanda, facile, nulla di segreto, solamente il puro desiderio di sentirsi a proprio agio, l'aver qualcuno non completamente sconosciuto <La prossima volta chiedi direttamente di me e se non sono in ospedale, fai in modo che mi chiamino> se ciò la porta a proprio agio, ben venga, non tira indietro le proprie doti, il proprio potere solo per mancanza di voglia. Fin quando si tratta di un volto conosciuto, di un'anima a lui affine sotto parecchi punti di vista, rifiutarsi non è un'opzione plausibile eppure non sa effettivamente se una tale situazione si sarebbe creata, chiamarlo nel privato pur di aiutarla. Ode in completo silenzio quell'affermazione notando come gli sbagli comincino dal principio, essere qualcosa per qualcuno, non per se stessi <E questo qualcuno adesso dov'è? Con te nella Shinsengumi?> ovvio il quesito posto, impossibile da trattenere <Divenni ninja per mia scelta, per permettere alla mia arti di librarsi in tutta la sua bellezza, far conoscere al mondo il vero significato di libertà. Nessuno me lo ha imposto, non l'ho fatto per nessuno, solo per me> egoista fino al midollo, esiste lui, il resto passa inevitabilmente in secondo piano perdendo di interesse. Avvantaggiare se stessi è l'unico modo per rendersi davvero liberi, essere al centro di tutto lasciando il resto ai margini del foglio, utili solo per scopi personali, nient'altro. Sospiro vien fuori, cosa lo rende felice? Qual è il motivo per cui la vita è leggera ed il sorriso perenne sul viso? Difficile? Non per lui, tanto semplice quanto immediata la risposta fornita <Essere ciò che sono, me stesso a 360 gradi senza catene, senza niente che possa frenarmi. Fare ciò che voglio, essere chi voglio, non pormi limiti e...disegnare> unico tratti distintivo normale, il semplice disegno porta felicità, rilassa, appaga l'intelletto sfoggiando le doti naturali donatigli dagli antichi ninja del clan Sumi ben prima della sua nascita <Cosa rende felice te, invece?> non tutti lo sanno, in pochi giungono alla conclusione, è il bello della vita, effettuare un viaggio alla completa scoperta di se stessi <Scappare è come il fumo, una volta iniziato è difficile smettere, diventa un vizio, una costante> attimi di pausa <Ma ciò non risponde alla domanda, perchè scappi di nuovo?> ripete, desidera entrare nella mente della propria interlocutrice, scavare in quel pensiero, conoscerla fino in fondo, comprendere chi sia realmente la donna con la quale ha condiviso un'intera notte <Io non ho amato ne amo nessuno Sango e se ho ucciso qualcuno, l'ho fatto perchè era necessario o utile per qualcosa> una domanda del genere nasconde una verità celata <Chi hai ucciso?> un'amore privato della vita, un uomo strappato al sentimento per esser portato nell'inferno da lei descritto e decantato. Strano come la vita porti sullo stesso cammino due figure opposte e simili contemporaneamente, chi ama e chi no, chi uccide e chi protende verso la tortura più cruda <Le mie mani non sono mai state pulite. Mia madre è morta dandomi alla luce, perciò, in un certo senso, l'ho uccisa io, il sangue scorre sulle mie mani fin da quel giorno> bieco il sorriso, di circostanza, privo di reale ironia o felicità, solo verità, null'altro in quel giorno in cui i segreti vacillano <Tutti preferiremmo morire> paura di essere intrappolati, torturati, considerati esperimenti per tastare una resistenza inesistente ma ancora non riesce a comprenderla fino in fondo. Mancina ne abbandona il volto mantenendo un leggero sorriso <Lo so e in questo momento, faccio più paura della morte stessa> un colpo e tutto finisce, ciò che ha in mente lui dura nel tempo. Disinfetta lentamente, piano sorridendo al commento senza dire null'altro <No, quel bel faccino mi piace troppo per rovinarlo> lasciando andare se stesso ad un mera risatina, non di scherno, dolo di divertimento e solo ora il chakra medico agisce sul corpo. L'energia vien convogliata nel corpo della donna, il taglio lentamente si rimargina con le carni interne a riunirsi, le dimensioni diminuiscono cessando l'afflusso di sangue eccessivo, riparando la carne intera lacerata mentre la stanchezza avanza. Concentrazione totale su quel punto, lascia agire il chakra continuando la cura, rendendo il taglio poco più un taglietto fatto con la carta, in procinto di sparire del tutto rendendosi invisibile all'occhio umano. In tutto ciò non nega all'altra l'attenzione che merita assaporando quelle spiegazioni, non distogliendo lo sguardo da lei neanche per un singolo momento <Come prima motivazione hai parlato di politica, non di amore, perciò deduco che non sia il motore del matrimonio> prima osservazione <Io penso che tu voglia sposarti solo per trovare un punto fermo nella tua vita, una sicurezza> dalle poche informazioni ottenute durante la conversazione <Però ho potuto constatare il tuo essere uno spirito libero, sotto quell'aspetto sei come me ma ti reprimi> mettendo fine alle deduzioni investigative <Dimmi tu, comunque, il vero motivo per cui ti vuoi sposare e perchè non dovresti> ... <Perchè non dovresti sposarti> secca la sentenza. [C 24/30][Mani terapeutiche][Pv ripristinati: 14/16][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

21:09 Sango:
  [Corridoio] < lo farò > non si sarebbe fatta alcuna remore per richiamarlo anche nel suo giorno libero, meglio trascorrer quei lunghi minuti in sua presenza che in chissà quali mani estranee. Le stesse che l'hanno già toccata all'effettivo e hanno potuto assaporare almeno il proprio corpo, quella medicatura non è nulla al confronto. < mh?> stringe le labbra per qualche attimo , eppur non trova alcun motivo per non dirglielo < è morto tanti anni fa > troppi perfino per poterli contare < e ho provato a portare avanti il suo sogno > lo stesso che però ha finito per crollare e portarla con se al cuore della terra stessa. Che amara sconfitta, la stessa che l'ha portata ad esser li come una qualsiasi ninja, e non più Byakko. Ode la sua felicità, e in quelle parole ne trova un pò per se, forse qualcosa che potrebbe davvero renderla felice < mi rendeva felice combattere per il mio villaggio e li, alla fine, avrei smesso di esser un ninja > ma quel destino s'è oscurato, non trova più alcuna di quella felicità di dieci anni prima, e vive ancora nel passato di ciò che non è potuto essere e trova solo conforto in ciò che potrà divenire. Il presente inutilizzato per qualcosa di ancor più grande. < ho donato tutta la mia vita per quello, e adesso è inutile > non ha più motivo per farlo, Ame non ha bisogno di lei e forse non ne ha mai avuto bisogno. Quella domanda le donerà un breve sorriso , vero , per una singola volta sta sorridendo senza alcuna malizia o malattia < avrei dovuto fermarmi al completamento del mio sogno.> non obiettivo, per lei quelli son meri mezzi banali per raggiungere alla fine un sogno. Tanto grande è stata la sua scalata, tanto dolorosa la sua caduta dalla cima dello stesso. < ma quello è svanito, non mi rimane altro che arrancare e trovarmi qualcosa da fare. > che misera vita da vivere, consapevole di quell'errore , non in grado di trovar qualcosa per viver come un tempo. < è impossibile non amare > lei stessa, facendosi sempre carico di quelle proprie parole, di non poter ancor amare qualcun altro, è conscia solo del fatto d'aver amato troppo in passato. Ogni pezzo di quell'amore è però morto, e lei toccava seppellire tutti i corpi di coloro a cui s'è legata. < è triste non poter aver mai amato > la stessa tristezza che si riflette nello sguardo, in quella mano destra che proverà a sfiorare il viso dell'altro con la punta delle dita < mio fratello, l'ho ucciso > un dolore tale da far tirare indietro la mano con uno scatto. No, ha fatto una promessa, per quanto quel giovane le somigli incredibilmente, trova abissali differenze che non potrebbe mai colmare. Non potrebbe mai amarlo. < non ne eri consapevole, di ucciderla > ne sente il dolore, forse celato da quel che narra e nel modo in cui quei segreti vengono alla luce con tale felicità < non angosciarti per essa, tieni alta la sua memoria > un singolo puro consiglio, forse per lenire le sue di ferite, rimembrando quando lenirono le proprie. Ma consapevole del fatto che esse mai svaniranno. < è per questo che non hai mai amato alcuno?> che si senta colpevole di quella tragedia seppur all'effettivo non è stata davvero sua colpa? < la morte non fa paura mio piccolo e dolce Sumi > conscia che quelle parole possano indispettirlo < è la fine di tutto, chiudi gli occhi e non v'è più nulla. Dolore, disperazione, solitudine, svaniscono > ne parla come se fosse morta lei stessa, e in effetti potrebbe davvero dirlo. E' morta per dieci anni, e poi è rinata contro la propria volontà. La carezza che ne segue i capelli, vorrebbe solo carezzarli nella loro purezza, dolci le dita a sfiorarli se fosse stato permesso, per tornare a qualcosa di differente < sei sveglio > per esser tanto giovane, e abbastanza vicino per poterle leggerle l'anima < sono a casa, Ame è viva, siamo vivi. Dunque il mio sogno s'è avverato > eppur perchè sente solo d'aver fallito per tutta la vita? Cos'è quell'amaro senso di vergogna che la permea ancora e ancora? Sorride, di nuovo < avresti dovuto conoscermi quando il mondo ancora funzionava > li viveva solo per la libertà, libera dai vincoli di qualsiasi kage e villaggio, solo per portare avanti la propria crociata come meglio credeva. Libera tra la terra e il cielo, accompagnata dalle proprie tigri e da colui che ha amato come un Kami. < non ha più senso scappare, non voglio fargli ancora del male. E' un matrimonio, non una tortura , non vedo il motivo per cui non dovrei farlo > eppure ne rimane sorpresa da quella sua sentenza, tanto veloce quanto secca, con la man dritta che rimarrebbe interdetta < perchè secondo te non dovrei?> curiosa di sapere perchè non dovrebbe far ciò che ha già deciso di fare. [chakra off]

22:29 Kan:
 La morte prende tutti ma son coloro a noi più vicini a lasciare un segno indelebile, una ferita impossibile da rimarginare anche per il medico più famoso e potente di quel nuovo mondo creato per sfuggire ai pericoli del mondo esterno <Deduco tu sia frutto dei suoi..insegnamenti> il sogno di un altro non sempre combacia con il proprio ma l'essere aiutata, cresciuta da qualcuno, istruita da una figura di importante rilevanza riesce a modificare il modo di pensare, di porsi e di agire arrivando a plasmare i sogni a loro immagine e somiglianza. Ennesimo il silenzio calato con la sola voce della rossa il cui canto penetra nell'udito allietando la stanchezza della giornata, rallegrandosi nell'avvedersi di un sorriso sincero sul volto di lei, privo di provocazioni, senza doppi fini, un sorriso felice di una donna in preda ai ricordi <Hai abbracciato un sogno per tutta la vita e adesso sei vuota> emblematiche le frasi da lei pronunciate, rivelatorie <Si dice che quando una persona è priva di uno scopo, automaticamente si perde ma non è così. La vita è incredibile perchè capace di offrire mille possibilità, mille alternative a tutto, bisogna solo saper ascoltare, saper guardare> mesto il sorriso formatosi ma adesso il momento delle confessione è finalmente giunto, rivelare per permettere l'altrui comprensione <Un mese mi sono svegliato da un coma durato due anni e non avevo niente, non sapevo cosa fare, poi un giorno conosco te e imparo qualcosa; conosco l'Ochaya e capisco qualcosa, all'apparenza sembrano cose buttate a caso eppure, so dove andare, so cosa fare e cosa voglio perchè il caso non esiste> difficile la spiegazione, ancor più arduo è l'entrata della donna nei propri pensieri, farle comprendere il districato pensiero del Sumi e del modo di vivere da lui adottato per combattere la situazione disastrosa in cui si è ritrovato dopo anni. L'amore, sentimento sempre verde, presente ogni dove mentre le dorate permangono nelle altrui e il chakra medico agisce su quella ferita portandola alla rimarginazione totale, non esiste più alcun taglio, solo una leggera cicatrice; non cessa l'intervento continuando ad agire, lasciando fluire il chakra per portare alla disfatta anche di quel dettaglio, permettere al corpo della rossa di restare illibato, quanto meno sotto le proprie mani. Una carezza appena accennata, una rivelazione inattesa <Perchè lo hai ucciso?> e la madre tirata dentro, una morte improvvisa, un parto andato male con un bambino salvato ed una donna morta dissanguata per l'incompetenza dei medici <Non mi angoscio, non l'ho mai conosciuta e per quanto mi sforzi, non provo nulla> essa rappresenta una parte del passato oramai lontana, inesistente per quanto gli riguarda, un sentimento privo di senso e di esistenza nell'essere dell'albino <L'amore è un intralcio, è una catena che ti imprigiona impedendoti di vivere. Io non amo perchè non voglio amare> una scelta di vita, precisa, dettata dalla logica e da ciò che ha deciso di fare della propria esistenza <E nessuna si è mai impegnata per farmelo provare>. Concordare con chi ha un'idea difficile risulta arduo, il punto in comune ancora non persiste ma è sua premura rendere quel discorso il più chiaro possibile <E' la fine? Tu non provi nulla, tu non hai paura ma dolore, disperazione e solitudine cominciano a provarla coloro a te intorno. Queste emozioni vengono trasportate, ciò che smetti di provare tu, inizia a provarle qualcun altro> niente svanisce, cambia solo il proprietario, nulla di più mentre gode di quella carezza sulla chioma con ancora il chakra a fluire oltre le mani, rimembrando l'altrui corpo e solo ora esso cessa, svanisce totalmente mettendo fine all'intera operazione, eseguita in modo esemplare senza alcun tipo di sbavatura. Arti superiori abbassati, sospiro soddisfatto <Abbiamo finito> sancisce la fine di una cura semplice ed efficace ripristinando l'efficienza della genin. Annuisce al complimento, ascolta il verbo proferito, le motivazioni capaci di spingerla ad un gesto del genere <Avrei voluto vivere quando il mondo funzionava> non solo conoscerla, assaporare quella vita privata dalle intemperie degli eventi ma essa non è il fulcro del discorso, mette tutto parte favorendo la frase successiva con motivazioni insensato ed una domanda giunta al momento giusto <Perchè non è quello che vuoi, perchè lo consideri un dovere, non un piacere, non una nuova vita, solo un dovere> il principale motivo è insito in tal frase <Non vuoi fargli del male, nobile da parte tua ma io mi sentirei più ferito nel sposare una donna che non lo vuole piuttosto che sentirmi dire di no> sincerità, brutta bestia con cui fare i conti <Essere te stessa non è scappare, capisci solamente ciò che desideri e una volta messe le cose in chiaro, una volta essere stata sincera con te stessa, la fuga cessa e potrai iniziare a vivere> esattamente come sta facendo lui ogni giorno della propria vita, senza rimorsi, senza freni o limiti ad impedirgli di compiere ogni atto partorito dalla mente, dal genio in suo possesso. <Sei una donna libera, vuoi esserlo. Sii libera>. [C On][Pv ripristinati completamente][Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali]

22:57 Sango:
  [Corridoio] Magari lo fosse, il frutto di quegli insegnamenti, e l'angoscia par prender piede al proprio sguardo < vorrei esserlo stata, era diverso da me, da te sebbene tu abbia i suoi stessi capelli > più corti e il colore del viso è differente, ma qualcosa la riporta ancora a lui, come ogni essere che porta una chioma bianca come la neve pura non può che farsi trasportare indietro nel tempo < sono il frutto di troppe guerre, morti, tradimenti, complotti > tutto ciò che ha costeggiato e che ha appreso è frutto di quello < e di un kami > l'unico essere ad esser stato troppo per lei, tanto da inginocchiarsi al suo stesso cospetto. < forse un giorno lo troverò di nuovo > un senso a quel che sta facendo, per il momento si sta lasciando spingere solo dai propri sentimenti < comprendo molto bene come ti sia sentito. Son rimasta rinchiusa dentro un cristallo per dieci anni.. e tutto era cambiato > nulla è più come prima, tutto è andato avanti tranne lei, ancorata al passato < non so se ci sia posto qui per me, avrei voluto solo morire quel giorno e ne ero terribilmente felice > di aver fatto di tutto, per morire solo per il proprio di sogno. Comprende il dire altrui eppure le riesce difficile vedere coi suoi stessi occhi. Troppo dura e rigida nel proprio esser stato da negarsi completamente la possibilità di una nuova strada. Il dolore ormai è ben più che sparito, così come la ferita il cui segno rimarrà sottile e quasi invisibile ad occhi estranei, nulla di cui preoccuparsi infondo . Quella domanda che la riporta alla realtà come un pugno nello stomaco, trattiene il respiro con forza per qualche secondo prima di spirare con brutalità in avanti < tanto tempo fa ad Ame vi era una continua guerra > chissà che egli possa davvero scoprire quanti anni abbia < noi, coloro che sostenevano gli insegnamenti del dio Pain e coloro che lo rinnegavano > una guerra insensata, brutale ed egoistica < ci chiamano il paese del sangue. Nemmeno la perenne pioggia riusciva a pulire quel massacro continuo > rimembra ancora i corpi morti e spezzati per le strade, del sangue che fluiva verso il basso e ne impregnava le mura in eterno. Un sangue intangibile, a memoria di ciò che accadeva per i posteri . < ero poco più di una bambina, lui era il futuro capo clan > un onere e un onore per i figli di Konan < non sarei dovuta uscire quella notte, ma disubbidii.. e lui morì a causa mia > la propria mano a spezzare un angelo sceso su quell'inferno, pochi attimi e poi il dolore. Lo sguardo che si cela per qualche attimo, prima di tornare a lui di nuovo come nulla fosse mai accaduto, alzando quel muro intorno a se pur di non sentire il dolore , pur di non lasciarsi mangiare viva da quei ricordi < non lo raccontavo da molto tempo > un segreto di un assassino. Non di un ninja, ma solo un assassino. Ode quelle frasi e par quasi intristirsi per l'altro < l'amore è il motore del mondo > vendetta, rabbia, gelosia, possesso, potere, tutto deriva da quell'unico carburante riconosciuto in tutto il mondo, oltre le terre ninja. < troverai qualcuno da amare e sarà bello e doloroso allo stesso tempo > non il modo migliore della rappresentazione dell'amore senza alcun dubbio. < ma la fine è la fine, ognuno di noi deve morire, possiamo solo scegliere come > dare il loro massimo nell'espiazione ultima dell'ultimo respiro che potranno fare < chissà chi ci sarà a piangermi un giorno > se lo chiede ancora, e solo di una persona ne ha l'assoluta certezza, per il resto non vi è nessun altro. < grazie > per quella ferita che adesso non sarà che un banale ricordo < era molto bello, sebbene andassimo in guerra ogni momento > che fossero delle guerre personali o mondiali, erano sempre richiamati alle armi < non avevamo mura che potessero contenerci > quelle che adesso circondano completamente la nuova Kagegakure, erano davvero liberi < ed eravamo davvero Shinobi > un senso che s'è andato a perdere con sua somma sofferenza, nessuno si sarebbe innalzato al di sopra di altri come un tempo, non vi sarebbero stati più i grandi nomi a scrivere la storia . Lo considera davvero un dovere? In parte senza alcun dubbio eppur non ne pare arrabbiata ne infastidita da quel suo dire < è un dovere che ho preso di mia volontà > lo ha deciso lei, nessuno ha preso quella decisione al proprio posto < e un tempo avresti fatto i conti anche con i matrimoni combinati > altro piccola parte che in molti paiono essersi dimenticati < quando prendo una decisione, cerco di portarla a termine , sono stanca di fallire > un altro fallimento non l'avrebbe retto , non si sarebbe tirata indietro adesso, ad un passo da ciò che deve fare < nessuno di noi è davvero libero, Kan > che siano catene proprie o di altri, nessuno di loro non è altro che illuso dal poter esser libero. Ma cosa significa davvero libertà ancora lo ignora. < sei invitato, sia mai che serva un aiuto alla sposa > sorride scostandosi da quel trespolo per tornare a terra. La mani che andranno a recuperar la veste per indossarla di nuovo, piegandola in avanti e incrociandola. Con una sola mano andrà a prender la cintola di stoffa scura, per farla girare intorno alla vita e così chiuderla nuovamente, adesso è presentabile. < sono sicura troverai qualcuno da amare, e magari un giorno sarò io a dover presenziare al Tuo di matrimonio > un occhiolino fugace vien donato, chissà che egli non trovi davvero qualcuno a cui dedicarsi anima e corpo, per poi provare il dolore più intenso . < possiamo andare ?> lo attende, ormai l'ora è tarda . [chakra off]

23:35 Kan:
 Quella bianca chioma appartiene a qualcuno del passato di Sango, un tratto distintivo non indifferente ne trascurabile con l'istinto ad alzar la destrorsa per carezzare qualche ciocca, girarla tra le dita senza proferir parola; pensieroso, silente, impassibile con sguardo appena abbassato nel riflettere su quanto è emerso nell'odierna giornata. Il passato affiora da entrambi i lati ma una parte dell'Ishiba emerge con maggior prepotenza raccontando accadimenti lontani dal loro pensiero ma presenti come se avessero una forma fisica <Sei il frutto della vita, niente di anormale ma adesso, voglio sapere tutto di te, capire chi tu sia davvero senza più segreti> una giornata sola basta per portare a galla la curiosità, la voglia di conoscere una donna il cui passato tumultuoso ha la capacità di sconvolgere chiunque indifferentemente dal tipo di uomo o donna <In due anni sono cambiate tante cose e ancora devo comprenderne l'entità> pur non concordando con dire successivo, estremista, privo di fondamenta, pessimista a tratti <E invece ora sei qui, con me. Se fossi morta non avrei avuto il piacere della tua conoscenza e compagnia ma...> sorridendo quanto basta, appena accennato, represso in qualche modo <***** è il mio indirizzo, quando senti di non avere un posto, vieni. Consideralo un rifugio sicuro per parlare, per sfogarti> sbilanciandosi terribilmente nel fornire l'abitazione ma la situazione evolve, si modifica, assume nuovi tratti percependo una depressione crescente nell'animo della donna, un desiderio di morte per essere in un mondo che non le appartiene eppure rimanere intrappolata dieci anni in un cristallo, ciò porta il pensiero del Sumi a mettersi in moto, ragionare su tale avvenimento non è cosa da poco, al contrario, esso nasconde un segreto a cui non riesce a dar forma per il momento. La storia di un omicidio, di un mondo lontano, di Ame con il dio Pain come divinità ed il villaggio della pioggia il loco delle vicende. Qualcosa non quadra, un particolare non porta chiarezza ma soltanto dubbi, abbastanza da non riuscire a staccarle le dorate di dosso; osare avanzare un simile pensiero con il rischio di sbagliare lo porterebbe in situazioni scomode, no, ha bisogno di indagare più a fondo, con maggior dedizione, una volta nella vita il tempo va sfruttato mentre la colpa emerge sull'altrui volto, il dolore per la perdita di un fratello. L'istinto guida i superiori arti allungandoli, cercando di prenderne il volto tra le mani per portare le azzurre di lei ad incrociare le proprie <Non è colpa tua> in caso di riuscita <Tu non hai colpe, non lo hai ucciso. E' morto per te, lo ha fatto allora e sarebbe pronto a rifarlo adesso, ciò non vuol dire aver colpe Sango> un sorriso privo di malizia, sincero si manifesta sul volto dell'albino <Parli tanto di amore e non lo riconosci quando esso si manifesta?> tutte supposizioni, niente di certo ma dal tipo di racconto può dedurre come l'altro sia stato ucciso per proteggere la sorellina. Non chiede, lascia tutto al fato, al volere della rossa stessa <Sono contento tu lo abbia raccontato a me> una confessione non indifferente, di cui avrebbe fatto tesoro per un prossimo futuro ma il modo di utilizzo, ancora non è del tutto chiaro. Le lascia andare il viso, pochi i centimetri messi per distanziarsi <Ne dubito ma non escludo questa possibilità. Infondo, ho tutta una vita davanti> pur scegliendo di non amare nessuno escluso se stesso, può ancora accadere di tutto, veder la propria esistenza ribaltata, rivoluzionata <Se vivrò abbastanza, probabilmente ci sarò io> a piangerla, il giorno del funerale, sulla tomba creata a posta per la donna. Il ringraziamento scivola come l'acqua, annuisce senza alcuna replica, è un lavoro e come tale dev'esser svolto senza pensare al compenso, seppur qualcosa indietro torni sempre ed il racconto del vecchio mondo porta un senso di malinconia nella stanza, la bellezza di un mondo ancor più libero di quanto questo possa essere <Con molta probabilità, sarei stato ancor più felice di ora in un mondo del genere> essere libero di fare qualunque cosa, andare ovunque. Ogni discorso ha la naturale conclusione se non l'ultimo, il matrimonio dell'Ishiba, una perdita per tutti gli uomini, un dolore comune <Matrimonio combinato, suona come una malattia> un brivido percorre la schiena, il sol pensiero incute un timore degno della peggior tortura pensata da mente umana e perversa <Non è un fallimento accettarsi per come si è. Il vero fallimento è vivere una vita infelice> ma con quella frase si apre una voragine, la venta stronza nel cervello pulsa <Tu me lo stai dimostrando sposandoti, Sango> non è libera, è un dovere, una privazione della libertà scelta da lei stessa. Inatteso l'invito alle nozze, mai presenziato ad un matrimonio, un'esperienza da vivere <Ci verrò con immenso piacere e sarò in prima fila, per la sposa> busto indietreggiato, arto inferiori sinistro tenuto indietro esibendo un leggero inchino mentre accetta di parteciparvi. La osserva rivestirsi, coprendo le forme, il corpo, le svariate cicatrici <E' più probabile che passi direttamente alla notte di nozze> lasciando andare il matrimonio lontano preferendone il dopo, più appagante e divertente <Si, ho anche finito il turno> eppure, prima di qualunque altra cosa cerca di accorciare le distanze con la donna, muove passi veloci provando ad adagiare le labbra sulle altrui per donarle un bacio lungo qualche secondo, ovviamente è un tentativo ma in caso di successo <Questo è un mio regalo personale, così una volta sposata non ti dimenticherai di me> ultime le parole mentre il camice vien tolto, posato sul lettino dirigendosi verso la porta. L'avrebbe aperta permettendo all'Ishiba di uscire e lui con lei andando fuori dalla stanza, dall'ospedale, mettendo fine ad una giornata insolita, piacevole, dolorosa, appagante. [END]

Kan cura Sango dalle ferite riportate. Mentre le cure avvengono i due shinobi parlano di avvenimenti passati, di pensieri diversi, del futuro matrimonio dell'Ishiba e di tanta altra carne al fuoco.