Chi ben comincia...
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Giocata del 14/06/2021 dalle 15:26 alle 18:41 nella chat "Quartiere Tecnologico"
[Chioschetti del Quartiere Tecnologico] E' la prima volta che si sofferma nel quartiere di Ame, di solito lo vede solamente dai finistreni del treno che da Kusa la porta a Oto e viceversa. In effetti in quella parte della città doveva pure esserci un quartiere dei clan che avrebbe dovuto visitare con Yasuhiko, per andare a trovare quella donna dal crine rosso che riteneva una rivale ma che si era in fondo rivelata un'aiuto. Oggi tuttavia è qui solamente per lavoro, o meglio per studio. Le era stato richiesto di seguire un corso riguardante un implementazione di una nuova specifica per quanto rigaurda le radiografie, ovviamente legato al suo essere medico. O meglio tirocinante! In fondo non è nessuno ancora in quell'ambito ma qualche graffietto ha iniziato a sistemarlo con più costanza. Ora come ora il corso è appena finito, infatti gironzola per le bancarelle della zona alla ricerca di qualcosa di buono. Essendo andata li in veste ufficiale indossa dei jeans di un colore blu scuro, compeltamente integri, non come i soliti strappati frontalmente, ai piedi delle scarpe di tela rosa, così come rosa è la camicetta che indossa, una camicetta semplice a maniche corte che tuttavia mette più in risalto del solito le forme femminili che tendenzialmente nasconde. Ad aiutarla in questa missione quel lungo camice bianco che indossa, sul quale è appesa la targhetta con nome e cognome, e la scritta 'Tirocinante Medico', all'interno del taschino ha tre penne di colore diverso fra loro, un paio di forbici, le tasche invece in basso lasciano intravedere un tacquino e nell'altra riposa il cellulare. Al collo indossa quelle cuffie grandi e blu che si porta sempre dietro, al momento spente incredibilmente, i lunghi capelli rossi sono raccolti in una coda alta, dalla quale sfuggono dei ciuffetti che vanno a incorniciare frontalmente il viso giovane della ragazzina. Lo sguardo blu per l'appunto sta cercando qualcosa da sgranocchiare prima del rientro a casa che ha deciso di fare probabilmente a piedi. Il rimembro della notte scorsa addolcisce i momenti, una fuga in massa dall'Ochaya conclusa nelle braccia di due donne differenti capaci di scacciare malesseri, pensieri oscuri, ogni tipo di malsania presente nell'animo giunge alla naturale fine appagando ogni piacere ricercato, mentale, fisico, terreno e ultraterreno. Piacevole il ricordo impresso ma giunge il momento di andare avanti, il passato resta passato e la vita ha troppo da dare per pensare a qualcosa di più se non se stessi. Quel nuovo mondo ha mille possibilità, ogni giorno ne emerga una nuova, sprecare il tempo dietro una singola è sinonimo di rinuncia totale a ciò che viene offerto dalla terra. Per tale motivo il passo lo ha direzionato nel quartiere della pioggia, Ame, loco mai avveduto prima, parte di quei desideri provenuti dai due anni di come appena trascorsi ma la lunga traversata dell'intero villaggio ha scatenato in lui una certa fame. Il giro turistico sarebbe giunto prossimamente mentre i chioschetti, attualmente, han la priorità su qualunque tipo di idea. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu ed una giacca color del latte ricade su spalle, schiena e braccia i cui bordi inferiori risultano di un viola, esattamente come le sfumature sulle spalle. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. Portaoggetti legato alla cintola, fianco destro come parte selezionata trovando al suo interno fuda e inchiostri speciali, favoriti dal clan per portare avanti la suprema bellezza dell'arte ereditata al momento della nascita. Dorate iridi susseguono i chioschi ricercando minuziosamente la filiale di Ichiraku, cliente fisso dalla tenera età, impossibile cambiare una volta averne saggiato il ramen ma il passo va ad arrestarsi; lo sguardo vien posato su una rossa chioma dinanzi a se, una visione traversa la mente, Kushina è in quello stesso quartiere, non riesce a credere, è sempre stata a Kagegakure, l'ha trovata <Kushinaaaaaaaaaaaaaa> occhi illuminati, voce alzata cominciando una corsa frenetica accorciando le distanze verso la povera Shizuka la quale può vedere l'albino correrle incontro il quale, a sua volta, tenta di abbracciarla all'altezza del ventre stringendo con forza, tirandola a se <Finalmente ti ho trovata maledetta> gioioso nel tono, rasserenato nel saperla ancor viva. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Chioschetti del Quartiere Tecnologico] Mentre le cobalto si muovono intorno alla ricerca di una possibile fonte di cibo incontrano le diverse persone che passano li attorno. Non si fissano su nessuno in particolare finchè un ragazzo dai capelli bianchi non si mette a urlare il nome di qualcuno. Nessuno pare voltarsi in di lui direzione ma quel tipo sembra invece mettersi a correre nella direzione della Kokketsu. Non riconoscendosi in quel nome istintivamente va a guardare alle proprie spalle, come se ovviamente ci fosse qualcuno in quella traiettoria. Tuttavia non si avvede di nessuno, fa quindi giusto in tempo a voltarsi nuovamente nella direzione da cui proviene lo strano shinobi per poi ritrovarsi automaticamente fra le braccia di lui, stretta in un abbraccio coinvolto che le lascia quasi pochissimo modo di respirare. Ok questo è decisamente strano, deve sicuramente averla scambiata per un'altra persona, ma questo non le impedisce di diventare di un bel colore rosso vivo su tutto il viso, e non per la mancanza di ossigeno. Le mani di lei non ricambiano minimamente quel contatto, restando il più possibile in posizione neutrale, così che lui non freintenda un possibile tocco. << Mi...mi scusi ma... >> La scena è a dir poco imbarazzante dal punto di vista della Genin che vorrebbe teletrasportarsi in qualsiasi altro posto e sparire all'istante. << ...credo abbia sbagliato persona.... >> Non sa nemmeno come dirglielo, in fondo sembrava così felice di aver ritrovato quella tale Kushina, però allo stesso tempo non può illuderlo. In fondo lei è tutt'altra persona e pure fidanzata. << Potrebbe lasciarmi andare? >> Chiede con cortesia, non vuole offenderlo in alcun modo ne scacciarlo malamente, in fondo sembra comunque solo un ragazzo un po' troppo affettuoso. Stretto l'abbraccio verso l'amica d'infanzia ritrovata, una morsa il cui obiettivo è lasciar trasparire ogni piccolo granello di emozione, di serena felicità nei riguardi di chi non vede da tempo immemore, di chi non ha più saputo nulla e purtroppo ancora nulla giunge. Forza leggera in possesso dell'albino, una prestanza fisica sotto la media in quel particolare settore dell'esistenza umana, non per questo evita la messa in atto del giusto movimento. La sente vicino a se, più morbida del ricordo in possesso, il petto risulta prominente in modo marcato <Aaaaah quanto mi sei mancata Kushina e ti sono cresciute le tette da far paura> commenti inappropriati nei confronti di una sconosciuta di cui il nome risulta sconosciuta ma dinanzi alle dorate essa è Kushina, non Shizuka, non la Kokketsu quanto la taijutser a lui molto cara, probabilmente al pari di una sorella fin troppo affettuosa ma il momento di felicità raggiunge il termine al verbo della Kokketsu. Pochi e semplici parole proferite con tono quasi secco di voce e ossigeno rompendo la magia creatasi. Volto tirato indietro, dorate mettono a fuoco il visetto della ragazzina delineando i particolari impressi eppure le differenze risultano minime, ugual colore di occhi e capelli, visetto delicato, piccolina <Mh?> scivola lo sguardo lungo il corpo leggendo il nome impresso sulla targhetta <Shizuka....Kokketsu> lento il vociare, lento il pensiero, spaesato, straniato realizzando solamente in seguito quanto appena successo spalancando totalmente gli occhi ritrovando la dovuta lucidità <WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA> grido forsennato emerso dalle profondità della gola allargando i superiori arti, compiendo pochi passi all'indietro mettendo la giusta distanza tra se e la sconosciuta <COME DIAMINE TI VIENE IN MENTE DI ASSOMIGLIARE A LEI IN QUEL MODO?> lievemente furioso inveisce ai danni della genin, privo di controllo, interiormente afflitto, desideroso di rivedere chi da sempre ha vissuto con lui eppure il destino ha scelto di non favorirlo <Però ha senso, ci sono troppi chili di tette su quel petto, accidenti che figuraccia> capo chino rivolto al terreno, disinteressato al giudizio dei cittadini li presenti e della stessa Shizuka, neanche il perdono viene richiesto. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Chioschetti del Quartiere Tecnologico] Evidentemente Kushina non ha tutto quel ben di dio da portarsi appresso, fortuna per lei e sfortuna per Shizuka che davanti a chiunque passasse di li viene etichettata come la tettona del secolo, cosa che già sopporta poco di suo, figurarsi se poi qualcuno a caso lo fa notare palesemente. Da un certo punto di vista le dispiace sempre meno aver distrutto l'illusione che quel tipo si era creato, meno che meno quando lui si mette a urlare come un matto, dando la colpa a lei di quella somiglianza con un'altra e nemmeno scusandosi per quell'atteggiamento totalmente fuori dalle righe. E' sempre discretamente cortese con chiunque incontri ma tra la maleducazione di lui nell'urlarle in faccia e il fatto che di nuovo le si rivolga come se la parte più importante della Genin fossero quei seni prosperosi la fanno arrabbiare e non poco. Con quel faccino ancora rosso peperone porta entrambe le mani chiuse a pugno verso il basso, lungo il corpicino femminile, mentre lo sguardo si fa decisamente arrabbiato. Il busto viene piegato in avanti mentre restituisce la cortesia ricevuta in tutto e per tutto: << COME DIAMINE TI VIENE IN MENTE DI ABBRACCIARE UNA PERSONA SENZA ESSERE CERTO CHE SIA QUELLA GIUSTA! HAI CINQUE ANNI PER CASO? >> Ma che diamine vuole quel ragazzo dai capelli bianchi? Eì lui in errore, non certamente lei che con quelle caratteristiche ci è nata e sicuramente non ha chiesto lei di assomigliare a questa fantomatica Kushina. << Sarebbe anche il caso che tu la piantassi di guardare solo le mie tette! Se ti fossi concentrato su altro magari non avresti sbagliato persona! >> E' ancora completamente paonazza in volto, però nonostante lui ignori chiunque, lei compresa non se ne va, come se in qualche modo pretendesse delle scuse e al contempo voglia assicurarsi che lui sia in grado di superare quell'incontro inaspettato. Paradosso vien fuori in tal conversazione, l'altrui petto non va ad interessare corpo e mente dell'albino, ultima cosa realmente avveduta e scoperta tramite il mero contatto fisico non richiesto. Rossa in viso la ragazzina, un po' per la stretta, un po' per la vergogna di quanto sta accadendo eppure tal rossore svanisce come petali di ciliegio da sopra un albero favorendo un aspetto paonazzo circondato dalla funesta iri di chi sa di aver ragione. Consapevole egli stesso di avere solo metà della ragione, non completa eppure l'orgoglio vien sentito, brucia per l'aver commesso uno sbaglio tanto imperdonabile nei confronti della sua migliore amica, scambiarla con una bimbetta il cui carattere rasenta quasi l'uguaglianza. Ennesimo straniamento, troppe le coincidenze messe in moto dal fato, un segno? Un modo per parlargli? Non comprende gli avvenimenti odierni, nebulosa è la situazione creatasi e poco il tempo a disposizione per carpire i reali significati del caso le cui azioni hanno messo in moto gli eventi <ERO SICURO FOSSI LEI, SIETE UGUALI PER LA MISERIA> cinque anni? Una parte della testa ne dimostra anche meno <HAI MAI VISTO UNO DI CINQUE ANNI CONFONDERE LA MAMMA?> voce scema inevitabilmente dopo tanto gridare, non più abituato ad un'alzata simile del tono, specialmente ora in cui ogni fibra del corpo è rimasta inattiva per lungo periodo. Il maggior sforzo lo ha fatto pochi notti fa dando tutto se stesso, ancora non ripreso da tali eventi, l'energie faticano nel tornare al loro originale stato di pienezza; il tempo è ancora dalla sua parte, la pazienza il segreto per affrontare tutto quanto <Guarda che sono l'ultima cosa che ho visto> indicandone la chioma <Quelli mi hanno ingannato, sono belli esattamente come i suoi> superficiale no, non può esser definito in modo tanto becero e comune, abituato nel guardare oltre l'aspetto fisico ad un incontro, per quanto esso risulti strano ed anormale <Ehi ma...> dorate riporte sul bambinesco viso, silenzio cala per qualche misero attimo <...te l'hanno mai detto che sei molto carina quando ti arrabbi?> la faccia tosta è di casa, ogni momento, ogni situazione è buona per raggiungere un singolo e appagante obiettivo, difficile or più che mai ma decisamente non impossibile, al contrario, solo lavoro in più in grado di appagare l'ego in proprio possesso. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Chioschetti del Quartiere Tecnologico] Sembrano due bambini che si gridano contro per stabilire chi abbia ragione e chi torto, una vestita da medico, l'altro decisamente troppo adulto nell'aspetto per sembrare un pischelletto ma la scenata che stanno dando pare di diversa natura completamente. << Quindi sei riuscito a scambiare una ragazza alta un metro e cinquanta per tua madre? Lo chiamavano occhio di lince! >> Non urla più, non c'è bisogno di offenderlo, e poi forse ha capito male a chi si riferisse lui con quel Kushina. Il temperamento tutt'altro che calmo della Kokketsu è venuto fuori in tutto il suo splendore, pare che sia molto più facile per lei mantenere la calma di fronte agli adulti che non ai coetanei. Lui pare tuttavia non essere stato attirato dal seno, bensì da quei capelli rossi, impossibili da non notare, il Sumi le rifila pure un complimento, che la Genin non rifiuta ma accoglie silenziosamente, dato che in fondo si riferisci ai capelli di un'altra principalmente. Poi quelle due parole, quegli occhi che si fissano su di lei che ancora ha il volto imbronciato, per poi lasciare che le labbra si lancino in quella domanda/affermazione che le fa mantenere quella tinta rossastra, e alla quale concede risposta in maniera stizzita: << Si me l'hanno detto! >> Una sonora linguaccia gli viene rivolta, mentre le braccia vengono spostate sotto il seno e incrociate, cosa che non fa altro che risaltarne le forme, anche se involontariamente. << E' stato il mio ragazzo a farlo! >> Ok diciamo che questa è una bugia, infatti Yasuhiko le ha detto di smetterla di mettere il broncio che è molto più carina senza. Ma questo lui non lo sa e non deve saperlo. In fondo solo un matto potrebbe pensare che sia carina quando si arrabbia così tanto. << Si può sapere chi sei tu? >> Giustamente lui non si è nemmeno presentato, mentre lei è stata scoperta da quel tesserino identificativo. Palmata diretta nella zona frontale, secco il colpo nell'udire tale verbo, un'incomprensione eclatante, impressionante, scambiare Kushina per la madre, la stessa mai avveduta prima, mai conosciuta, neanche mai sentita nominare per puro rispetto da chi, in tutto quel tempo, ha preso con se l'onere di crescerlo <Cosa? Kushina non è mia madre, è la mia migliore amica, l'unica donna in questo mondo capace di tenermi testa> non approfondendo tal discorso, troppo complesso, troppo profondo quanto articolato per essere esposto dinanzi ad una sconosciuta della quale conosce a malapena il nominativo posto su un semplice cartellino ed è su esso le cui attenzioni vengon rivolte. Cartellino con nominativo ed un etichetta esplicativa del ruolo da ella portato avanti <Sei una tirocinante> le coincidenze non esistono, il volere del fato divien manifesto in piccolezze come quelle, leggere, minuscole eppur presenti <Waaaaaaaaaaa ho fatto domanda anche io, la vita è strana> lasciando andare se stesso ad una leggiadra serata abbandonando le ire funesti di poc'anzi, preferendo un sonoro divertimento. La vita è troppo breve per poter perdere tempo nelle arrabbiature, troppo misera per impedire a se stessi di divertirsi godendo di ogni minimo attimo; intenzionato nel rendere la propria vita la migliore possibile, ogni possibilità vien colta senza pensarci una seconda volta. Complimento elargito ottenendo un semplice silenzio, null'altro si sarebbe aspettato, non votato direttamente alla Kokketsu quanto all'amica non ancor ritrovata. L'eclatante somiglianza delle due donne rasenta l'ilarità più pura, le possibilità di trovare qualcuna del genere sono infinitesimale eppure è successo, in un loco diverso da quel di Konoha, lontano, atipico, distante dai gusti del Sumi. Inclinato il volto alla reazione al secondo complimento, questa volta ben più diretto alla persona della genin lasciandole mantenere il rossore del viso inarcando il destro sopracciglio <Il tuo ragazzo?> sinistro arto innalzato all'altezza del volto, mignolo inserito nell'apparato uditivo <Che suono orribile, mi fischiano le orecchie. Certo che vi volete davvero male voi per cercarvi un ragazzo, una ragazza, ma trombate e basta> schietto tanto quanto la sincerità in suo possesso <Ma...> dubbio amletico scorre nelle interiora <Quanti anni hai?> notata la giovane età, fin troppo per poter esser una ragazza ben più adulta ma l'incontro con Sango ha, purtroppo, dimostrato l'estremo contrario <Kan Sumi del clan Sumi> mignolo portato all'esterno dall'orecchio una volta fatto cessare l'orribile suono. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Chioschetti del Quartiere Tecnologico] La sua migliore amica, interessante come anche lui abbia un'amica dai capelli rosso fuoco alla quale tiene particolarmente. Così come itneressante è il fatto che pure lui abbia la predilezione per entrare in sanità, o che quanto meno abbia fatto richiesta. Lo sguardo blu si fa stranito a quella affermazione, squadrandolo da capo a piedi come a giudicare dal suo aspetto quanto lavorare con lui un domani le sarebbe piaciuto. << Se vuoi posso consigliarti un paio di libri di anatomia su cui studiare. Io mi ci sono trovata bene, sono semplici ma d'effetto. >> Si è distratta e un pochino calmata, ora che anche l'altro sembra meno infervorato ha lasciato che l'interesse per la medicina prendesse il sopravvento. Però all'ultima affermazione di lei lui sembra stupito, come se avere un ragazzo fosse qualcosa di inconcepibile. Quella reazione piuttosto diretta di lui la fanno arrossire di nuovo sulle guance, decisamente in difetto su quell'argomento e non propensa a parlarne in mezzo alla strada ne in qualsiasi altro luogo. << Forse non ti cerchi una ragazza semplicemente perchè non saresti in grado di mantenere una relazione stabile con qualcuno. Il sesso non è la cosa più importante nella vita sai? >> Le frasi lanciate ad alta voce, come a convincere se stessa e il mondo di quanto afferma, infantile probabilmente, lei che ha passato gli ultimi anni della sua vita a stravedere per l'amico d'infanzia e che ora fatica a far decollare quel rapporto per stupidi imbarazzi inutili. << Ho sedici anni! >> Il tono si alza un pochetto come se volesse ribadire il concetto che nonostante l'altezza è abbastanza grande. Poi l'indice viene portato sotto il mento, come a riflettere: << Non sei di Kusa e nemmeno del distretto di Ame no? Se sei di Konoha non è detto che lavoreremo insieme. Hanno un ospedale gigantesco anche loro no? >> Già quindi molto probabilmente saranno dislocati in due ospedali diversi, sempre che il ragazzo albino riesca a diventare un tirocinante. Calma ha preso il posto dell'agitazione di pochi momenti prima dove l'urlare di entrambi in un momento di fraintendimento ha rotto gli equilibri. Niente di insormontabile, lentamente tutto si aggiusta e tale rabbia, da parte dell'albino, viene meno favorendo se stesso all'ilarità, donandosi completamente alla vera essenza in cui è nato, forgiato, cresciuto seppur per un breve periodo la costrizione della condizione gli ha imposto un fermo totale perdendo mesi, anni preziosi impossibili da recuperare <Mh..si, perchè no> un piano aleggia nella mente del genin, preciso, delineato nei particolari con la dorate ora ad incastonarsi nelle azzurre altrui <Ma sai che assomigli molto ad un'altra persona? Diamine ma vi hanno fatte con lo stampino, ho più capelli rossi intorno che sangue nel corpo> la figura di Sango in maniera minore è presente nell'aspetto della piccola Shizuka, stessi occhi, stesso colore di capelli, il rosso sta delineando il percorso di vita, creando una strada sempre più stretta portata in un'unica direzione <Per caso, conosci un dottore di nome Rasetsu Kokketsu? Vorrei sapere dove bazzica dopo il lavoro> amplio il sorriso nel porre tal quesito, solo i kami hanno idea di cosa abbia in mente di fargli, del modo in cui deve girarlo facendogli sputare ogni dente. Stesso cognome, stesso clan, una domanda lecita per una riposta gradita. Il profumo della dolce vendetta comincia nel farsi sentire, lo porta in se facendolo proprio, riflettendo su nuovi modi di tortura infernale da applicare ai danni del povero e sventurato ladro di preservativi. Cambiato è il discorso, voltato sulla vita privata e sentimentale della piccolina la cui reazione porta all'ennesimo arrossamento delle guance, terza volta in pochi attimi portando il dubbio nella geniale mente dell'albino <Io sono come un'ape, volo di fiore in fiore senza mai rimanere per troppo tempo> semplice la spiegazione fornita <Preferisco scegliere con chi passare la notte piuttosto che avere le manette ai polsi> chi vuol intendere intenda, non sbilancia ulteriormente il pensiero, troppo esposto, troppo schietto eppure la sorpresa nel comprenderne l'età manifesta è sul viso, i dubbi sciolti, il pensiero fatto corretto <16?> neanche la maggiore età ha raggiunto <Ah, capisco "fidanzato"> sollevando i superiori arti, formando un due con indice e medio di entrambe le mani abbassandoli con fare ripetuto <E' una cottarella giovanile, ora capisco e non per farmi i fatti tuoi ma siete andati oltre il bacetto a stampo? Ti sei mai sentita una donna con lui? Oppure percepisci di essere ancora una ragazzina?> è stronzo, non si può aggiungere altro, è impossibile descrivere tal comportamento eppure passa avanti, scivola sull'ultimo argomento nei riguardi dell'ospedale, della collocazione presa <Non hanno ancora accettato la domanda, per quanto ne so possono pure mandarmi a lavorare nei campi> ennesima la risata partorita. [Portaoggetti: fuda e inchiostri speciali] [Chioschetti del Quartiere Tecnologico] Di nuovo associata a un'altra ragazza, di nuovo accomunata a qualcuno che lei non è. Pessimo modo per passare di fiore in fiore mister Ape. << Forse sei tu che non sei in grado di cogliere le differenze fra una donna e l'altra. >> Risponde seccata, come se in qualche modo volesse fare la superiore nonostante non lo sia proprio. Al nome del parente storce visibilmente il naso, come se il solo sentire di nuovo quel nome la infastidisse parecchio dopo la discussione avuta riguardo Ryoma. << Ci siamo incrociati una volta in ospedale a Kusa. Non vive nel quartiere dei Clan e spero di non incontralo mai più sinceramente. >> Si interrompe distogliendo lo sguardo dall'altro: << Se ti interessa fare il Genetista ti consiglio di starmi alla larga. Chi non si cura minimamente della sofferenza altrui non fa per me. >> Fucilata diretta al parente che non è presente, la faccia si fa nuovamente corrucciata mentre ripensa a quella cicatrice sul ventre del tatuatore. Non altro viene pronunciato a favore del rosso pazzo del clan e forse per questo l'altro si professa in metafore e spiegazioni di quanto il suo interesse sia solo momentaneo per qualsi voglia esistenza. << Eppure questa Kushina sembra che sarebbe in grado di legarti da qualche parte a quanto pare... >> Se lo lascia sfuggire, come se rispondere a tono a quel ragazzo che sarà poco più grande di lei sia diventato un automatismo. Non sa dire se lui semplicemente non gli piace per i modi o per come si atteggia. Però così come lei tocca i tasti sbagliati anche lui fa lo stesso, Yasuhiko viene sminuito come cottarella, come qualcosa di effimero e solamente ideale. Cosa che puntualizzata da altri non l'aveva infastidita, ma detto con quei toni la fa innervosire di nuovo, tanto che quel broncio torna a mostrarsi sul viso: << A parte il fatto che della mia vita privata non deve importarti un bel niente, non è una cottarella adolescenziale! Stiamo insieme da sempre, siamo cresciuti insieme e ci resteremo sempre. >> Forte di quel tatuaggio che si è fatta autonomamente sotto il seno sinistro. A prescindere da cosa sarebbe successo, lui sarebbe sempre rimasto li, sulla punta del cuore della Kokketsu. << Direi allora che ti faccio i migliori auguri per la domanda. Io me ne vado a mangiare. >> Detto questo farebbe come per procedere oltre a quella figura, muovendosi in direzione delle bancarelle, se lui non l'avesse fermata lo avrebbe semplicemente sorpassato per poi girarsi e aggiungere: << Ah già buona fortuna con la ricerca di Kushina! >> Sembra del tutto intenzionata a muoversi verso le bancarelle, che fosse seguita o meno non ha importanza, il suo stomaco ha la precedenza su quella conversazione scomoda. Leggera e sottile la stoccata avanzata, potrebbe dirsi compiaciuto, in verità non è così, le somiglianze sussistono in tutte le forme da lui enunciate, povera Shizuka trovatasi in mezzo a simili discorsi <Oh fidati che le colgo, le somiglianze sono solo fisiche, caratterialmente siete caldo e freddo> null'altro va a specificare, abbastanza per far comprendere quanto la differenza sia netta e la somiglianza è messa in gioco solamente sul puro piano fisico, estetico seppur l'altezza sia un fattore decisamente importante in quella distinzione messa in atto ma son fattori da mettere in secondo piano quando è Rasestsu ad entrare in gioco. Una semplice domanda ottiene la naturale risposta, poche le informazioni pervenute e purtroppo persino poco utili, vuol dire che l'ospedale è l'unico luogo in cui poterlo trovare, affliggere, sconsolare riducendolo in poco più che membra stanche <Niente di tutto ciò. Quel cornuto e sbirro mi ha rubato il portafoglio un paio di giorni fa, voglio solo rompergli le dita una per una facendogli ingoiare tutti i denti> sottile la minaccia profusa, piccole le intenzioni mentre quel sorriso permane nel viso, amplio esattamente come prima pregno di soddisfazioni per le leggiadre intenzioni nei confronti del Kokketsu eppure riesce a comprendere una parte del carattere della genin, una caratteristica fondamentale, per nulla scontata, tutto il contrario, un particolare da poter sfruttare al meglio delle proprie intenzioni <Cosa ti ha fatto? Ha guardato troppo sotto il collo?> palese il riferimento all'altrui petto, divertito nell'avanzare simili illazioni ai danni di una semplice ragazzina se non fosse per il calcio agli stinchi appena giunto. Sorriso scomparso, serietà impressa sul volto al solo pensiero di lei, la sua Kushina <Si, lei ci riesce. Lei è ciò che non sono io, mi completa> deglutendo, indietreggiando, lasciando sfuggire una dichiarazione del genere priva di vero e proprio amore, non quello classico, bensì più profondo, di platonico rispetto nei confronti di un'essere umano a lui pari, di egual bellezza e perfezione. Attimi soltanto in cui parte della personalità dell'albino raggiunge l'esterno mostrando quel pizzico di fragilità dovuta ai legami emotivi ma la ripresa è veloce, istantanea per aver toccato punti scottanti dell'altrui vita, ritrovando il solito divertimento <Sai che si arrabbia soltanto chi ha torto, si?> rispondendo all'infervoramento della rossa <Parli come una ragazzina ma non vorrei infrangere i tuoi sogni però sappi che a quell'età, nulla è per sempre. L'amore è un sentimento effimero di volatile natura e prima o poi lo comprenderai, esattamente come l'ho compreso io> rendendo un misero persino una frase del genere dove le spiegazioni sono ridotte all'osso. La conversazione giunge al suo naturale termine, la fame chiama per lei quanto per lui lasciandosi superare, seguendone il movimento, lanciando uno sguardo al di dietro della ragazzina <Però, neanche li sei messa male> alto il commento così che ella possa sentirlo <Non mangiare troppo o aumentano le tette> ultimo il verbo proferito andando per la sua strada alla ricerca di Ichiraku. [END] [Chioschetti del Quartiere Tecnologico] Se il battibecco era incentrato solamente su lei e l'altro quando quella domanda riguardo a Rasetsu viene porta la rossa si fa molto seria, come se quella domanda posta goliardicamente non la toccasse minimamente dato che l'attenzione è posta su il cosa ha fatto il consanguineo: << Per ciò che mi riguarda quello che hai intenzione di fargli non è minimamente abbastanza. Ha torturato e ferito un mio amico. E non ha mostrato alcun rimorso a riguardo. Per me la sua esistenza vale meno di zero. >> Ovviamente si riferisce a Rasetsu, però quella serietà in una cosina alta poco piu di un metro e mezzo dovrebbe riuscire a percepirla pure quel tizio, che tutto sembra fuorchè un tipo serio. Tuttavia pare che in un modo o nell'altro i due riescano a punzecchiarsi a dovere, così da toccare dei nervi scoperti che non avrebbero probabilmente dovuto toccare. Le frasi che lui le rifila, nonostante siano molto simili a quelle dette da Ryoma le scivolano addosso come se nulla fosse; è lei che deciderà quanto lontano andrà con Hiko, lei e nessun destino o sogno insensato. << Se tu non sei stato in grado di tenerti quello che avevi, questo non significa che debba succedere a tutti signor Ape. >> Si allontana senza essere fermata, sentendo quei commenti non richiesti nuovamente e voltandosi solamente per rifilargli una sonora linguaccia, per poi proseguire alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare. [//END]