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Tra i due litiganti, il terzo magna, ringhia e fissa

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con Keiga, Kan

14:37 Keiga:
 Si è spinta fin troppo oltre i suoi confini e per questo la sua pazienza, già di per se inesistente, sta iniziando a fare le biffe <Dove cazzo è finito> Brontola, raggiungendo la piazza piena di rumori ed odori che la portano a storcere il naso per il fastidio <Tkz. Persone> Un lieve ringhio in gola, contrariata dalla presenza di altre vite sulla faccia della terra che non siano quelle che conosce. <...> Capelli neri, lunghi fino al sedere e lisci incorniciano il viso dagli occhi neri e la pelle olivastra con i due triangolini rossi, simbolo del clan, sempre sulle guance. Indossa un top nero di finta pelle che le copre il seno, lasciando libero la zona addominale ed il ventre dove un paio di pantaloni neri, attillati e di finta pelle, le coprono la parte inferiore infilandosi in un paio di anfibi neri ben allacciati. Le braccia sono scoperte se non per le gli avambracci e le mani, coperti rispettivamente da vambracci e guanti senza dita con la placca di ferro a protezione dei dorsi. Sopra il pantalone, invece, porta gli schinieri. Legato alla coscia destra c'è il porta armi con dentro due kunai e due shuriken. Al fianco sinistro è fissata la tasca porta oggetti che porta all'interno solo un tonico curativo e uno di recupero chakra. Come al solito si tiene leggera. Al suo fianco, l'immancabile pastore italiano decisamente più grosso del normale. Interamente nero e molto simile ad un lupo. Le zampe sbattono a terra, come se sostenere quella mole fosse difficile. Le orecchie dritte e di tanto in tanto il muso, con annesso tartufo, si alzano verso l'alto per captar meglio gli odori. Stanno cercando il sunese, che ormai da un pò non si fa vedere. <Senti qualcosa?> Il capo ruota verso il bestione che di rimando abbassa il muso e starnutisce prepotente. <Ecco, a posto> Sospira, riportando il viso e lo sguardo verso la piazza, optando per non fermarsi e continuare a muoversi. Akuma si slappa il muso dopo lo starnuto, girando il muso verso i locali dai quali arrivano ceffoni d'odore di cibo, iniziando a far fuoriuscire fili di bava dalle fauci. Ed anche lei pare avvertire quegli odori, deglutendo la saliva in eccesso e leccandosi di rimando le labbra. <Mh..> Tira su col naso, arrestando il passo. <Riesci a rubare una bistecca? Non ho portato niente> Parla al cane che tira le orecchie indietro, sempre messo in mezzo alle sue idee stupide. <Eddai, hai fame anche tu no? Fai gli occhi dolci a qualcuno> Che di certo ora che sembra un orso più che un cane potrebbe anche esser difficile ma il cucciolotto sembra accettare. <Ti aspetto qui sulla panchina> Lei quindi prende posto ed il cagnone si sposta, lento, verso i locali. [Chakra OFF]

14:48 Kan:
 L'ospedale, luogo dove ha vissuto tanto di quel tempo da non comprendere nemmeno più come sia camminare, respirare aria pulita, ossigeno. Il distretto sunese rappresenta la vecchia Suna, un caldo torrido, una sabbia imperterrita sovrasta quelle terre regalando al mondo intero un piccolo paesaggio degno di nota, di essere osservato, un piccolo segno di bellezza assoluta in quel mondo. Ha promesso ai medici il suo rientro in degenza per delle nuove analisi, dopotutto il risveglio è avvenuto da pochissime ore ma la bramosia di uscire ricominciando a vivere ha surclassato il buon senso ripiegando sul puro e volgare istinto, il quale ha portato l'albino ad allontanare la propria figura in maniera così marcata e distante dal distretto kusano. Cellulare alla mano, la destra, biglietto di Saigo alla sinistra, intento nel mandare un messaggio come richiesto dalla donna, sapere dove si trovi e, nel caso, ottenere maggiori informazioni. Tasti digitati con fare frettoloso, veloce sul touch di stampo piuttosto vecchio in quanto possiede un cellulare di due anni prima, i soldi, in stato comatoso, non sono pervenuti più del solito <Come posso cominciare> pensiero fornito al mondo intero ad alta voce mentre il passo lo porta nel centro Sunese, passando innanzi a case, ristoranti, baldacchini, tutto spartano, alla mano ma qualcosa manca, un quartiere adibito alla lussuria sfrenata <Ah, trovato> lampo di genio ne attraversa la mente ritornando ad una veloce scrittura nei confronti della povera Saigo. Il vestiario del Konohano risulta atipico, strano ai più eppure originale nella sua bellezza effimera composto da un paio di blue jeans nel ricoprire gli inferiori arti, più smosso in zona polpaccio e caviglie e sandali shinobistici per finire la parte inferiore. Marrone cintura con fibbia dorata legata alla vita ed una camicia blu di lunghe maniche sul busto, bottoni inseriti nelle apposite fessure ma le ante della stessa risultano separate permettendo la mostra del fisico allenato del diciottenne. Polsini viola e bordi blu ed una giacca color del latte ricade su spalle, schiena e braccia i cui bordi inferiori risultano di un viola, esattamente come le sfumature sulle spalle. Albina chioma pettinata ma allo stesso tempo scomposta, lunga non oltre il collo. All'interno delle tasche del vestiario porta con se inchiostro e fuda speciali, adibiti all'uso puro dell'innata. Pollice nel spegnere lo schermo, dorate ad alzarsi notando avanti a se la figura di Keiga, seduta su una panchina ed un cane in procinto di allontanarsi; sorriso creatosi sul volto, man destra portata alla bocca la cui lingua lecca il palmo passandolo, successivamente, sulla bianca chioma sistemando il tutto ed affrettando il passo nella direzione della giovane donna <Ha bisogno di aiuto signorina? La vedo molto infastidita, mi dica tutto> esordendo una volta fermatosi a non più di un paio di metri dalla di lei persona.

15:06 Keiga:
 Si siede, o meglio, si svacca sedendosi quasi sul limite della panchina, portando la schiena indietro contro lo schienale. Le gambe aperte che neanche dal ginecologo e la testa dritta, con lo sguardo sul cagnolone che avanza verso un locale dal quale arrivano zaffate di carne. Deglutisce ancora, sospirando con le narici che si muovono per accogliere il dolce odore di carne. Le braccia si alzano poggiandosi sullo schienale. Un camionista è più femminile. L'attenzione però, prima sul cane, viene successivamente spostata verso Kan quando si avvicina. L'espressione non è delle più amichevoli. Lo sguardo scuro ed allo stesso tempo freddo e penetrante, sembra volersi mangiare l'anima degli occhi dorati dell'altro. Sta in silenzio per qualche secondo, distogliendo lo sguardo per ruotare il capo e cercare di guardarsi alle spalle, prima a destra e poi a sinistra, prima di tornare su di lui <Fuori dai coglioni, sto aspettando il cibo da asporto> Ed aggiunge anche un cenno del capo per incitarlo a togliersi di mezzo, riportando gli occhi sul cagnolone che, data la mole, sta facendo urlare qualche signora dentro al locale in cui ha deciso di entrare. Qualcuna esce anche di corsa. Lei non fa una piega. Lì nessuno li conosce, o almeno così lei pensa, Dyacon a parte. Dentro al locale le urla scemano dopo qualche minuto e poco dopo, il cagnolone esce. Non accenna ad affrettare il passo, e cammina sulle quattro zampe con in bocca una bistecca che ha preso probabilmente direttamente dal cuoco, probabilmente minacciandolo, o forse no. Non si sa cosa sia successo ma il cibo c'è ed è questo quello che conta. Tiene la carne, che pare pure cruda, direttamente tra le fauci, sbavando come una cascata bavosa. Ed è la voglia di divorarla che lo spinge a trotterellare verso la panchina dove sosta la sua umana. <Visto?> Ce l'ha col cane che si avvicina, mostrandosi in tutta la sua poca voglia di vivere per quel caldo ma con una mole non indifferente. Lascia cadere la bistecca sulla panchina, ruotando il muso verso Kan. La lingua slappa il muso e poi le labbra si alzano mettendo in mostra le zanne. Estraneo troppo vicino al cibo e all'umana. La reazione non è mai delle migliori. <Potevi fartela scaldare..> Lei neanche ci pensa a fermare Akuma che azzarda un passo verso Kan, minaccioso. Prende la bistecca con le mani. Selvaggia come pochi. La civiltà ha scordato dove sia di casa. La addenta, facendo anche fatica a strappare quel pezzo che prende a masticare, inluridandosi il viso. Guarda il cane e poi Kan, mentre mangia tranquilla parte della bistecca portata dal canide. [Chakra OFF]

15:24 Kan:
 Keiga, atipica donna seduta su una panca peggio di un uomo, svaccata, sosta con gambe aperte, braccia poggiate su quello schienale neanche fosse di sua proprietà. Non la migliore delle presentazioni per chi cerca la bellezza, la perfezione non solo estetica, anche caratteriale con cui poter andare ben più che d'accordo eppure la prima impressione non è decisamente delle migliori, una presentazione inadatta tanto che persino il cielo stesso ha scelto di incupirsi plasmando il tempo sull'umore dell'albino, in parte rispecchiando quello dell'Inuzuka. Dorate concentrate sulla figura, passando in rassegna la totalità del corpo, delle forme donate dagli stessi Kami, sul viso e sulle iridi facendone incrociare lo sguardo con essa per ricevere una risposta priva di eleganza, pregna di volgarità portando l'albino ad uno spalancamento della mandibola in piena sorpresa. Un'accoglienza simile da parte di una giovane fanciulla non è mai avvenuta, buttato via ancor prima di poter parlare in modo effettiva e la conseguenza di tale gesto è il darle le spalle qualche attimo, indice e pollice sinistri portati sulla sommità del naso <Calma, è più mascolina di te, abbiamo già affrontato situazioni simili, sappiamo come cavarcela> pensiero alto di voce il quale, una volta concluso, porta il genin nel voltarsi nuovamente nella di lei direzione ma con un'ospite in più, il cane di ritorno dalla sua caccia alla carne. Una bistecca tra le fauci, sbavata, posata sulla panchina <...> nulla replica a tal scena se non fosse lo sguardo dell'animale, il mostrare i denti con chiaro segno di minaccia, un passo per avvicinarsi. Parlare, potrebbe farlo eppure una scena attira l'attenzione, l'azzannare della bistecca da parte della genin <Bleah> schifo, putridume, disgusto, sensazioni di puro orrore vanno a susseguirsi ma il cane si frappone con prepotenza data la vicinanza ed indietreggia <Ehi, calma bello, che ne dici se ti creo un amichetto con cui giocare, eh? Ti andrebbe?> freddo sudore ricade dalle tempie, deglutendo un amaro boccone <Ehi bellezza> rivolgendo il verbo alla donna <Al tuo cane piace giocare?> non le lascia il tempo di replicare. Passo arrestato, cessando di indietreggiare, per qualche momento favorendo la concentrazione, portando i superiori arti al petto per formare il caprino sigillo, visualizzando due piccole sfere di energia, mentale e fisica poste relativamente nella zona adibita alla mente ed in quella del ventre. Entrambe le sfere cercano di essere mosse dal loro torpore, risvegliare cominciando a percorrere il corpo; quella mentale discende l'essenza percorrendo le zone di viso, collo e petto velocemente, tracciando una linea netta e ben definita mentre l'energia fisica andrebbe a provare un movimento inverso per portarsi in alto attraversando l'intero ventre, salendo per lo stomaco ed entrambe cercherebbero di giungere nella bocca dello stomaco. In talo posto proverebbe a dare inizio ad una fusione tra le due, miscela le energie cercando un contatto tra loro nel tentativo di dar vita alla forza primaria dello shinobi, una terza energia dal colore blu astro denominata chakra. In caso di successo, il chakra comincerebbe a diffondersi per l'intero sistema circolatorio donando nuova linfa vitale e forza all'albino <Calma bello, manca poco>. [Se C On][Fuda e inchiostro speciale]

15:40 Keiga:
 Alla reazione dell'altro, quando si gira, non fa una piega. Non le interessa di nulla se non poche cose ed è abituata a mettere a disagio la gente. Lo fa sempre anche se involontariamente. Lo sente anche parlare da solo portandola ad alzare in maniera quasi impercettibile il sopracciglio destro. Ma arriva poi il cibo. Il gusto della carne, retrogusto di sangue. Le pupille si dilatano per un attimo. Akuma pare palesemente incazzato per la vicinanza dell'albino ma nonostante tutto ancora non l'ha sbranato, segno che quello è un puro avvertimento. Lei intanto mastica, riuscendo a deglutire in tempo per rispondere al ragazzo <Chiamami ancora una volta bellezza e ti faccio arrivare le palle in bocca con un calcio> E' dolce come non mai oggi. Guarda poi Akuma quando arriva l'altra domanda, tardando un attimo a rispondere. <Solo con le ossa. Gli piace sbriciolarle coi denti> E qui addenta di nuovo la bistecca, sebbene un morso più piccolo. La strappa con forza, tanto che il rinculo le fa sbattere la schiena contro lo schienale. Poco male. <Akuma, grazie> Allunga la mano verso il cagnolone che in un primo momento, intento a bullizzare l'albino, neanche si gira <Akuma, se non la vuoi me la mangio io> Le parole magiche. Drizza le orecchie e ruota il muso, nascondendo le fauci ora che le avvicina alla mano della sua umana. Prende il pezzo di carne e si accuccia ai piedi della panchina, vicinissimo alle gambe della mora. Lei, invece, riporta l'attenzione sul ragazzino, leccandosi la punta delle dita, finendo con il succhiarle qualche attimo. Deglutisce e si pulisce le mani sui pantaloni. Gli occhi son fissi sull'impastatore del momento <Sta mangiando. Lo sai che rischi la vita solo camminandogli vicino, si?> Mente ma neanche troppo. Tira su col naso e poi abbassa lo sguardo sul cane che sembra volersi godere quella bistecca più del dovuto <Meglio questa dei conigli, vero?> Si inclina in avanti per accarezzarlo tra le orecchie che vengono allargate per far spazio a quella coccola. Lei può farlo, ovviamente. Torna poi a far finta che quel ragazzo non ci sia. <Appena finisci riprendiamo. Stasera andremo al suo appartamento> Parole rivolte al cane che non risponde ma sente tutto.

16:07 Kan:
 Il circolare del chakra regala un tipo di forza estremamente diverso, più concreto e presente della normale possanza fisica di cui uno shinobi è dotato. Percepisce una rinascita, un corpo addormentato ora sveglio, pronto a qualunque tipo di movenza, qualunque cosa egli abbia in mente di fare, adesso, può metterla in pratica con eleganza, beffandosi di tutto il resto, mettendo in mostra la bellezza della sua arte senza il comune desiderio di nasconderla. Principio fondamentale dei Sumi, portati di libertà e niente risulta meglio del disegno per esprimere un pensiero, un concetto, un sentimento forte abbastanza da risultare impossibile definirlo con semplici parole eppure la donna continua con modi scorbutici, privi di gioia, infastidita dalla presenza dell'albino, dunque cosa fare? Placare il cane, portando il sorriso sul viso mascolino con un sol gesto, pochi i pensieri per comprendere quale sia la soluzione <Calma calma, supermodella incazzata, dammi un nome e ti chiamo così> diretto, senza girare intorno alla questione, mantenendo alta guardia ed attenzione su ciò che accade, sulle risposte pervenute <Davvero? Scommetto di potervi lasciare impressionati entrambi> qualche altro misero passo all'indietro per porre altra distanza mentre l'animale viene attratto dal verbo di Keiga, distratto dalla carne di cui inizia ad occuparsi strappando pezzo per pezzo il cibo donato <Senza rischio non si vive> ultime le parole fornite prima di portare il destro arto nella tasca tirando fuori il fuda speciale sotto forma di pergamena e l'inchiostro speciale, con tanto di pennello, donato dallo stesso clan. Destro ginocchio piegato e poggiato sul terreno, fuda vien aperto dinanzi a se, inchiostro posato sul terreno e pennello intinto in esso mentre la mancina vien avvicinata al petto formando un mezzo sigillo della pecora cominciando ad agitare il chakra all'interno dell'essenza del genin. Mosso per il sistema circolatorio esso infonde energia ad ogni singolo arto cercando di convogliarne una maggiore quantità nel destrorso fino al raggiungimento dell'inchiostro provando a far uscire l'energia bluastra al suo interno per attivarne le potenzialità inespresse. Mischia l'energia con il liquido, tenta di dar vita al proprio potere in modo diretto e perfetto. In caso di riuscita, tala sigillo verrebbe spezzato ed il destrorso estrae il pennello dalla boccetta poggiando la punta sul fuda, cominciando il disegno il quale prevede la forma di un cane andando a disegnare quattro zampe, un piccolo musetto da cucciolo ed una piccolissima coda all'estremità posteriore, pochi i dettagli immessi come occhi, una bocca, un naso con un paio di narici ed una lingua esterna. Creato il lavoro, la mancina forma nuovamente il mezzo sigillo mentre la mente esprime l'utilizzo dell'animale ovvero soffermarsi dinanzi a Keiga e Akuma e correre, subito dopo, intorno alla di lei panca fermandosi ogni tanto per una decina di volta prima di scomparire nell'etere. Tale è l'ordine voluto andando a smuovere ancora una volta il chakra, questa volta al di fuori dei pori della pelle, esternandosi dagli tsubo cercando di entrare in contatto con il fudo aumentando la concentrazione per un'operazione delicata. Il chakra smosso proverebbe ad agire sul disegno, donargli forza ed energia e se tutto fosse andato per il verso giusto, dal foglio prenderebbe vita un piccolo cucciolo alto una trentina di centimetri esattamente davanti a Keiga guardandola con quei piccoli occhietti, agitando la coda e cominciando a correre intorno alla panchina <Allora?> dorate sul viso dell'Inuzuka per un'ennesima volta alla ricerca di una qualunque reazione fornita dal viso <Cerchi il tuo ragazzo qui?> blando quanto ovvio riferimento al verbo ultimo da lei pronunziato. [C 28/30][2/4 Choju Giga I + 2/4 uso innata][Fuda e inchiostro speciale]

16:32 Keiga:
 Odia la città. Odia la gente. Odia praticamente ogni cosa non rientri nelle sua conoscenze. L'albino per di più non accenna a volersene andare e sta facendo di tutto per farle balzar via quel briciolo di pazienza rimastale sul fondo. Molto in fondo. Quasi inesistente. <Che cazzo è una supermodella> La risposta è ben diversa da quella che ci si aspetta. Non dice il nome ma indaga su quel nomigliolo datole dall'albino. Sono parole che un tempo non usava. Ci sono troppe cose nuove da imparare in città e lei per questo preferisce vivere nel bosco da sola e solo con la natura e Akuma a far compagnia. <Cazzo, neanche Senshi è così rompipalle> Brontola quando l'altro vuole a tutti i costi far vedere quello di cui è capace. E come si fa con i bambini, sperando che prima o poi la smettano eccola dargli corda <Stupiscici> Ed alza gli occhi al cielo. Contrariata e rassegnata allo stesso tempo. Guarda poi Akuma che nonostante la sua bistecca quasi finita tiene d'occhio Kan di tanto in tanto. Si lecca i baffi e sta quasi per mettersi sull'alttenti quando lo vede armeggiare con rotoli e cose. <Fermo> Sbotta lei verso il cane, pur non avendocela con lui, arrestando comunque il probabile attacco. Incrocia le braccia al petto, poco sotto il seno nascosto da quel top di pelle nera. Guarda Kan, inespressiva. Ed annuisce quando lo vede disegnare <Che bel disegnino, chi ti ha insegnato?> Parla come se avesse Senshi di fronte, e neanche ci resta troppo su quel disegno fatto con inchiostro nero. L'espressione però cambia quando quel disegno pare prendere vita, piazzandosi per un attimo davanti a lei sotto forma di cuccioletto nero, carino e scodinzolante. Perfino Akuma, non capendo, tende le orecchie in avanti verso la creatura ed inclina il muso prima a destra e poi a sinistra, saltando sulle quattro zampe quando lo scricciolo parte a correre attorno alla panchina. Il fare di Akuma pare meno indemoniato nei confronti di quel cucciolo che cerca di annusare quando gli passa vicino. Lei invece sbatte le palpebre finendo con l'alzare le sopracciglia quando il piccoletto parte a correre. Per un pò lo segue ma poi torna sull'albino <Allora, cosa..?> Domanda, inclinando la testa di lato <Anche se il cagnetto è carino tu continui a non piacermi> E distoglie lo sguardo per guardare Akuma alle prese con il cucciolo di inchiostro. <Usale in guerra le tecniche..> Non le va giù che vengano usate per divertimento. Ma per nulla proprio. E poi ecco che tocchiamo un altro tasto dolente. Il ragazzo.. <Cos-> Torna a guardarlo, stavolta alzandosi in piedi, quasi stizzita. Le braccia ricadono lungo i fianchi <Certo che no> Come se fosse ovvio. <Senti non avete un parco giochi a Suna dove andare a divertirvi?> Da per scontato che sia di li. Non fa mai caso ad eventuali coprifronte o simili. Se sei a Suna, sei di Suna. E se è di Suna per davvero.. <Conosci un tizio alto che fa cose con la sabbia?> Una descrizione forse troppo generica ma ehi, lei e le parole proprio non ce la fanno ad andare d'accordo.

16:51 Kan:
 L'essere stizzita di Keiga par quasi divenire contagioso, mischiandosi all'umore dell'albino ma la felicità di esser tornato al mondo risulta troppa perchè una singola persona di cattivo umore la spezzi, la infranga distruggendo la brama di vivere, sperimentare tutto quello che il nuovo mondo ha da offrire. Se è vero il cambiamento avvenuto in soli due anni, ha il diritto di apprendere il più possibile, comprendere di più, imparare ogni minima novità per padroneggiarla al meglio, renderla sua sfruttandola per quegli scopi ancora non pervenuti. La volgarità non ha eguali, un'unica parola ripetuta in qualunque frase come mero rafforzativo di un concetto, di una domanda <E' un'avvenente ragazza che sfila su una passerella mostrando abiti nuovi> il nome non giunge all'udito, ella permane una sconosciuta dinanzi alle dorate ma la resa non è contemplata ne inserita nel dizionario, uno scopo in mente va portato a termine <Chi è Senshi?> soprassedendo sull'esser definito un rompi scatole, ben consapevole di esserlo e di starle dando fastidio ma il divertimento è anche questo, si dice che i migliori rapporti nascano da una litigata primordiale, dunque lui non è nessuno per impedire l'avveramento di un simile momento. Disegna l'animale sotto gli occhi della ragazza, veloce, sicuro, preciso in ogni movimento <Mio nonno> replicando con una dose di serietà inusuale, mero simbolo di quanto tale insegnamento oramai condizioni la vita dell'albino, ne guidi i pensieri e gli atteggiamenti, il disegno dei Sumi è la vita e senza di esso potrebbe morire in quel momento stesso. L'animale prende vita correndo, girando intorno a Keiga la quale è attirata da esso insieme al suo fedele amico. Per quanto essa non voglia parlare, sa di aver trovato il disegno adatto per sorprendere entrambi attirando l'attenzione più di qualunque altra, futile parola <Stupita?> banale la domanda, scontata nonostante l'aspettativa di una possibile menzogna <A te non piace il mondo, ti senti fuori posto? O solo diffidente?> ipotizzando possibili altre alternative e poi la parola tecniche, un termine tanto errato quanto orribile da sentire <Questa è arte, come puoi solo pensare che una simile bellezza possa essere usata per fini bellicosi? Le mie creazioni sono portatrici di verità> non togliendo ad esse il merito difensivo per cui possono essere usate. Fuda, inchiostro e pennello vengono tolti dal terreno, piegati, riposti nella tasca seppur vien mantenuta attiva l'abilità innata per consentire al cagnolina di correre senza intoppi. Sostiene l'altrui sguardo, sempre stizzito, distante <Suppongo ci sia, ti serve uno scivolo? O l'altalena?> ha capito si parli di lui? Probabilmente questa volta no <No ma conosco tante persone che sulla spiaggia fanno bei castelli di sabbia> alzata di spalle, ignorante su ciò che ella cerca <Vuoi una mano per cercarlo?>. [C 27/30][Choju Giga I][Fuda e inchiostri speciali]

17:17 Keiga:
 La pazienza. E' un qualcosa che proprio non le hanno dato alla nascita. Irruenta e selvaggia più che altro. Con l'istinto animale che primeggia su quello umano. A quella risposta però pare calmarsi un attimo, abbassando lo sguardo su se stessa ed i vestiti che indossa. Sono pure un attimo sporchi e di certo, abitando nel bosco, non dovrebbe emanare un odore all'acqua di rose <Non sono nuovi> Parla degli abiti, ovviamente. Deglutisce poi chiudendo le iridi in due fessure quando Kan nomina la piccoletta <Non sono affari tuoi.> Una risposta che termina con un lieve ringhio direttamente dalla gola. L'ha nominata lei ma non sembra voler che lo facciano anche gli altri. Parlando di rapporti, lei ne ha ben pochi. Difficile da avvicinare e non basta stupirla con un qualcosa di mai visto. L'altro risponde pure riguardo al disegno ma lei incassa quella risposta, senza continuare l'argomento. Akuma ringhia appena visto che l'esserino di inchiostro non sta fermo un attimo e cerca di usare la zampona destra per spiattellarlo a terra quando il cosino si avvicina mentre gira attorno alla panchina. Intanto arrivano altre domande. Domande che in parte si perdono nell'aria calda della piazza. <Disegna una ciabatta e mettitela in bocca. Quanto parli> Ecco la risposta. La prima, almeno. <Che culo. Puoi portare la tua verità da qualche altra parte?> Non va così. E' completamente sbagliato l'approccio. Guarda Akuma in silenzio ora per poi volgere lo sguardo verso la strada che porta verso la magione dei clan di Suna. L'altro risponde al parco giochi e lei deglutisce, cercando di placare quel mal di stomaco portato dalla solita rabbia che cerca sempre di evadere e farle fare casino. <...> Lo guarda ora, sostenendone lo sguardo. Nere su dorate, inespressiva in quel viso che è bello anche così. <Torna a giocare con i tuoi pennelli, ragazzino> Ora è grande e può dirlo. Se l'è sentito dire una vagonata di volte e neanche in maniera così pacata. E detto questo si volta anche, camminando in quella direzione verso cui ha guardato poco prima. Si incammina verso il *reparto clan di Suna*. Di sicuro troverà Dyacon in casa a scopare con qualche bella donnina. <Prima me la scopo anche io e poi lo riempio di mazzate a quello stronzo> Pensa e parla da sola a voce bassa. Le braccia lungo i fianchi e le mani che si infilano nelle tasche del pantalone nero. Akuma che riesca o meno a spiattellare il cane di inchiostro ad una certa lo lascia perdere e segue la sua umana, trotterellando fino a che non la raggiunge. E di solito questo funziona per smollare le palle al piede e spera vivamente che funzioni anche questa volta.

17:36 Kan:
 Nulla smuove l'animo di una donna le cui emozioni son soppresse sotto una maschera di fredda indifferenza verso il genere umano, aggressiva nello sfruttare semplici parole ma lasciando intravedere uno spiraglio di speranza all'interno di un'osservazione, ridicola, banale ma segno di umanità, seppur celata in una profonda oscurità da cui non vuol far emergere nulla se non rabbia, odio verso l'intero mondo <Io non...> guardando il vestiario da lei indossato, tenuto su, sporco, senza alcun tipo di voglia nel seguire l'odierna moda <Perchè mi sono svegliato> parla ad alta voce esternando un pensiero, conscio di non esser compreso, un riferimento troppo personale, unico per poter esser capito da chi non ha assistito al risveglio in quel letto di ospedale <Non puoi nominare qualcuno e aspettarti che la domanda non arrivi, mi hai paragonato a questa Senshi, non saranno affari miei ma tu li hai appena fatti divenire tali> in qualche modo, ha ricordato qualcuno all'Inuzuka pretendendo di comprendere di chi si tratti, cosa abbia creato un simile collegamento. Akuma riesce nel suo intento distruggendo il cucciolo di inchiostro, non si tratta di una creazione resistente, fatta per combattere ma pura esibizione di ciò che il proprio clan è in grado di compiere, mettere in atto meraviglie pregne di una elegante forza. Un susseguirsi di parole non portano a nulla, silente incassa la risposta con le dorate intento nello scrutare la donna, osserva le movenze del corpo, espressioni del viso per giungere ad un'idea più precisa, più conforme ad essa, comprendere con chi ha veramente a che fare <Mh> silenzio totale or ricade sull'albino, non per quanto viene detto ma per un pensiero capace di impedire al verbo di portare a segno risposte efficace eppure anch'ella commette un'errore, per lui, imperdonabile. Comune e diffuso, chiamar ragazzino un giovane senza aver osato conoscerlo è un peccato punibile nel peggiore dei modi <E qui si conclude il gioco> sorriso scema, pupille ritratti formando piccoli cerchi neri, infossati nelle dorate iridi <Dimmi un po', chi ti ha infilato quel palo nel culo così a fondo da essere incazzata con il mondo? Non mi stupisce che la persona che cerchi non sia qui con te, con un carattere del genere faresti scappare persino tuo o tua figlia. Neanche mia nonna è così una vecchia bisbetica> passi indietro vengono fatti nel concludere quel discorso <Se il mondo è cambiato in questa direzione, voglio tornare a dormire> sperando, vivamente, che non sia così mentre disattiva l'innata ponendo fine al consumo inutile di energia. [C On][Fuda e inchiostri speciali]

18:05 Keiga:
 Non le interessa stare alla moda. Non le interessa come appare agli occhi degli altri. A dire il vero sono pochissime le cose che le interessano. Alza un sopracciglio a quella risposta interrotta, finendo con l'aggrottare la fronte quando parla di essersi svegliato. Ma non chiede, perchè non sono affari suoi. Perchè non gliene frega una beata cippa e ha anche un pò le palle piene di star dietro ad un estraneo. Deve cercare Dyacon e tempestarlo di mazzate per non essersi più fatto vivo. Schiude le labbra però quando torna a parlare di Senshi, deglutendo prima di rispondere <Oh, no> Scuote il capo, abbozzando un ghigno che contempla anche un piccolo tic del labbro. <Non le assomigli> Mostra i canini più sviluppati rispetto al normale e non pare nasconderli per i successivi secondi. Non risponde ed il ghigno piano piano scema. L'espressione torna uguale alla precedente. Seria con le labbra serrate. Akuma piazza la zampona sul cagnolino, spalmandolo, nel vero senso della parola, a terra. L'inchiostro che schizza e lui che sposta il muso verso Kan, con un'espressione che pare dire *Ops..* La stessa zampa poi viene scrollata, tanto è nero anche lui e non si vede. Purtroppo mentre si incammina non può fare a meno di sentire quelle parole. Non sentiva parole del genere da quando era piccola, da quando era a Konoha. Si ferma, dandogli le spalle mentre lui finisce di parlare. Gli occhi sgranati che puntano nella direzione percorsa. Immobile. Akuma che drizza le orecchie e poi le tira indietro. Solo quando l'altro finisce allora sospira e schiude le labbra, continuando a dargli la schiena. <I pali nel culo me li infilano in tanti ma sono piacevoli, dovresti provare> Le mani però si stringono nelle tasche quando continua. E' un dato di fatto che alla fine la allontanino. Succede da quando è piccola. E qui ruota prima il capo e poi il busto, finendo con le gambe per ritrovarsi nuovamente davanti a lui. Abbassa lo sguardo sui piedi nel vederlo indietreggiare e poi lo rialza sul suo viso <Visto il mio "carattere del genere" perchè non te ne vai a morire da qualche parte?> Troppo calma. Non sembra neanche lei. Akuma per non saper nè leggere nè scrivere -per davvero tra l'altro- Fa un passo per piazzarsi davanti alla sua umana, con il muso rivolto verso Kan <Vai a giocare con tua nonna e lasciami stare> E si volta di nuovo, riprendendo a camminare verso la direzione precedentemente presa. Akuma resta fermo con lo sguardo sul ragazzo. Lo controlla, lo studia. Ne annusa l'odore, mischiato a quello di inchiostro che ha probabilmente ancora sulla zampa e che l'albino emana. Un lieve ringhio in gola. Non minaccioso, stavolta. Occhi neri su occhi dorati dell'altro. Immobile ma pronto a scattare in ogni momento mentre lei si incammina. Lenta, senza fretta e più incazzata di prima. Solo dopo, quando e se sarà tutto tranquillo, allora si muoverà anche Akuma. Non ha alcuno problema se per caso perdesse di vista l'umana, con il fiuto la ritroverebbe in un batter d'occhio. [/end]

18:21 Kan:
 Inconsueta reazione nei riguardi di questa Senshi, ghigno manifesto accompagnato da un insolito disagio, qualcosa da nascondere si cela in tal nome, deducendolo dal solo osservare le movenze del viso, il crearsi delle rughe sul viso, il moto delle labbra. Dettagli del tutto insignificanti per coloro incapaci di osservare i dettagli miseri del corpo umano ma i gesti fatti in automatico sono i più esplicativi rasentando la verità pura. Un nome, un solo nome può portare a tanta curiosità, esso basta nello spingerlo a comprendere maggiormente chi ella sia in realtà. Straniamento per un solo nome ma neanche lontanamente immagina a cosa esso è associato, quali segreti nasconde, non ci pensa ne ci riflette, solamente curioso di carpire i motivi oscuri capaci di spingerla ad un simile gesto. Cane distrutto, inchiostro spiattellato per terra, zampa di Akuma sporca di un liquido difficile da togliere, affari del cane, la sua creazione è solo per giocare, non per combattere, decisione sua di distruggere un cucciolo. Dorate passano dal pastore italiano all'Inuzuka, ricercando in lei le iridi, privato del sorriso, quasi del divertimento rispondendo, per la prima volta, a tono senza alcun pelo sulla lingua, esattamente ciò che pensa vien portato all'attenzione della genin <Non mancherò di farlo ma devono essere piacevoli solo per te visto che, a parte un cane, sei sola> superiori arti allargati all'esterno, non può non dirglielo, non può trattenere parole per sminuirla, aprire il vaso di Pandora comporta questo, scoprire una parte di carattere che solo pochi hanno avuto la sfortuna di vedere, tra cui il rosso Kokketsu, ora punto fisso delle angherie <Perchè non sarebbe divertente se ti mollassi ora, posso spingere ancora di più, fare del mio peggio e vedere una reazione normale> solo i kami comprendono quale possa essere il peggio <E tu vai a...> silente, pensieroso interrompe il verbo <...non posso dirlo, non hai nessuno perciò, vai col nulla> lasciando andare la donna in libertà, seguendo il moto per pochi attimi prima di portare la concentrazione su Akuma, intento nel fissarlo, osservarlo <E tu cosa vuoi, prima ringhi e poi fissi? Vai con la tua padrona> ultimo dire andando a voltare il busto, proseguendo la camminata verso il chiosco di Ichiraku. [END]

Primo incontro tra Kan e Keiga, l'antipatia da parte di lei è tanta. Kan viene maltrattato ma alla fine rende pan per focaccia facendo leva sulla probabile solitudine di lei. Il tutto si conclude con delle frecciatine poco felici dell'albino.