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con Rasetsu, Saigo, Kan

14:46 Saigo:
  [Corridoi] Che palle. Praticamente oggi il suo compito consiste nell’andare a perdere tempo all’ospedale facendo da babysitter a qualcuno che non è morto ma non possiamo nemmeno definire vivo, qualcuno di cui non le potrebbe interessare di meno e su cui non ha informazioni. Sbuffa appena varcando l’ingresso dell’ospedale di Kusa. Arrivata fin lì proprio dal centro di Kagegakure sfruttando i treni le è addirittura toccato aiutare e sorridere ad una vecchietta che voleva attraversare la strada, maledetta divisa. Non è proprio dell’umore migliore per essere gentile con gli sconosciuti. Sorride però gentile e luminosa con quelle labbra appena umettate da del burrocacao verso la receptionist all’ingresso. I lunghi capelli biondo fragola sono elegantemente tirati su in una coda alta che come un pendolo ondeggia tra le sue scapole. Il viso privo di trucco se non consideriamo un velo di crema per uniformare il colorito ed del mascara sulle lunghe ciglia. Occhi rossi che si armonizzano perfettamente alla sua candida pelle, zigomi sottolineati appena dai suoi naturali tratti, delicate le sue forme. Se non la si conosce potrebbe venir tranquillamente scambiata per una dolcissima creatura fatata. Il busto è coperto da quella giacca ufficiale della shinsengumi, nera con i simboli di riconoscimento proprio dove richiesti, intorno al braccio la fascia verdognola con il Kanji di fedeltà e poi lo stesso stendardo appuntato sopra al cuore. Sotto ad essa solo una barlette in pizzo nero, nascosta però grazie a quel paio di bottoni chiusi proprio in prossimità del suo seno, la giacca rivela quindi con generosità parte del suo petto e parte del suo addome ma nulla che risulti volgare o esagerato. Una sfumatura di bianco porcellana della pelle tra il limitare di quel paio di pantaloni neri dal taglio a sigaretta eleganti ed il primo bottone dorato chiuso. Attende di avere l’attenzione che le spetta <la camera del Doe> un linguaggio militare quello appena usato, il modo utilizzato per identificare tutti coloro che un’identità non la possiedono proprio come il caseo del bell’addormentato di oggi. Sorride e china appena il capo ricevuta la risposta per poi dirigersi silenziosa e sicura di sé in quella direzione. Marziale quasi il suo modo di porsi al momento, non che stia marciando ma poco ci manca, indossa le vesti ufficiali e quindi come tale si comporta e atteggia, lei è un agente scelto non può permettersi di flettere la schiena, di scostare i capelli che ondeggiano sulla sua schiena o anche solo di abbassare lo sguardo, si mostra fiera e sicura. Eccola quindi mostrarsi nei corridoi, diretta a quella stanza, pochi i passi a separarla dalla noiosissima missione di oggi

14:49 Kan:
  [Letto] 2 anni trascorsi in quell'oscuro limbo di semi morte e semi coscienza, tutto viene sentito ma nulla visto. Il passare del tempo non rappresenta altro se non un battito di ciglia, veloce, imperverso, difficile da contare. Eternamente sdraiato in uno scomodo letto, immobile, assorto in quel lungo sogno, oramai divenuto una certa realtà. Dorme, se così possiamo dire, da due anni non vivendo più, l'ospedale è la casa, la dimora sicura ma cosa può sognare un'essere come l'albino? Cosa può partorire una mente del genere? Genialità? Certo ma si tratta di una qualità non essenziale adesso, ne tanto meno sfruttata a dovere eppure la scena risulta così chiara da essere reale. Seduto in un locale notturno, poltroncina marrone, gambe divaricate dinanzi ad una passerella dove è incastonato un palo sul quale si sta esibendo una dolce donzella senza vesti a coprirne le grazie, almeno nella parte superiore del corpo. Spogliarelliste, tante e non è da solo, altri clienti assistono inermi come l'ormai diciottenne il quale gode la musica, la scena ma esso come si presenta realmente? Sguardi fisso sulla ragazza, dorate iridi spalancate, bocca aperta con bava in continua discesa applaudendo continuamente, richiedendo il bis ad ogni esibizione, pretendendo tutto quanto all'infinito. Il paradiso è questo, non lunghi prati verdi, non giornate sempre soleggiate ma il buio di un locale per adulti dove l'accesso è consentito persino ai minorenni o, come lui, ai minorati mentali ma parlare dei problemi di mente di un ragazzo in coma è di una volgarità senza pari, lasciamo il godimento al suo posto. L'esterno, contrariamente, vien presentato come una normale stanza di ospedale, un letto, un comodino, finestra aperta per prendere aria, luci accese ed una flebo nel braccio. Coperte al di sopra del corpo tenendolo a caldo, stranamente la presenza di sudore è assente così come le vesti del ragazzo avente solamente una vestaglia, verde acqua, per coprire il corpo. Il viso rasenta quasi la perfezione, bellezza angelica distratta dalla crescita di una lieve barbetta su guance e collo, capelli più lunghi ma ugualmente curati, probabilmente qualche infermiera o qualche parente. Un occhio attento può scrutare come un filino di bava coli anche nel mondo reale dalle di lui labbra. Ecco come le giornate passano, tra un sogno erotico e la completa monotonia del mondo reale, sempre uguale, sempre lo stesso, racchiuso in un'unica stanza.

14:57 Rasetsu:
 Che bel pomeriggio per essere mandato a fare in culo nelle stanze adibite alla lungodegenza e a soggetti in coma! Non ha ovviamente la minima intenzione di comportarsi come dovrebbe anche all'interno d'una stanza dove la gente giace dormiente per chissà quale motivazione. Quest'oggi, quanto meno, sta indirizzando i propri passi alla volta della porta 202 laddove un tale Doe - appunto - privo del suo nome e della sua identità dorme beato da almeno due anni. Ne ha letto qualcosa a tal proposito, tuttavia non s'è mai interessato abbastanza. Finito il suo daffare nell'obitorio - chissà poi cosa stia architettando, lasciamo stare - è salito sino al piano apposito. Indossa un paio di pantaloni neri con annessa cintura d'egual cromia per sorreggerli. Ai piedi, calza un paio di scarpe eleganti anch'esse scure e lucide, sporche appena sulla punta di polvere. Non è certo noto per esser il migliore degli esseri viventi, c'è qualcuno che potrebbe testimoniare d'averlo visto dormire sulle panchine o nei pressi dei cassonetti dopotutto. Una camicia bianca ne fascia il magro addome, sormontata dal classico camice medico che gli scivola lungo le spalle e la schiena. Nel taschino superiore sulla sinistra, penzola il badge col suo nome: Rasetsu Kokketsu - che fa pure rima ed è stupendo per questa ragione. Una penna e qualche cartaccia concludono il suo bell'equip, dal momento che si priva costantemente d'armi e si ricorda ben raramente dei tonici che potrebbero fare al caso suo. Non ha droghe dietro. Anche lui s'è fatto proprietario d'un telefono cellulare posto nella tasca posteriore sinistra del pantalone, impostato sulla vibrazione. Le larghe tasche del camice sembrano piene di qualcosa che al momento non è possibile intuire esternamente poiché appunto nascoste dal tessuto bianco. Chissà cosa sta architettando questa volta. S'accorge della ragazza poco distante che pare diretta proprio verso quelle stanze, alla quale rivolge soltanto un sollevarsi del braccio. Arcua le dita per formare una ciotola che tiene però rivolta verso il basso, divaricando le falangi. Dopodiché, con la dritta che vien portata innanzi al volto, effettua due semplici manovre: la ciotola rovesciata ruota in senso orario un paio di volte e l'indice vien posto sulle labbra a mo' di fare silenzio. Ad uno Shinsengumi. Un agente scelto che sicuramente non è stupido come Kamichi, altrimenti possono pure chiudere baracca e burattini a questo punto e andare in pensione anticipata. Sta di fatto che subito dopo aver OSATO far qualcosa del genere, apre lentamente la porta della stanza 202 per immettersi al suo interno. COME SE NIENTE FOSSE. [ Chakra OFF ]

15:07 Saigo:
  [Corridoi] Le sue mani sono lungo i fianchi, penzolano ordinate ad ogni suo passo ed è la destra a chiudersi a pugno come in uno spasmo appena vede quell’uomo. Ripulito, meglio sistemato rispetto all’ultima volta ma non può proprio dimenticarselo, il motivo per cui non è riuscita ad affrontare la sua paura dell’esterno. Anche lui è presenti in quel file riservato ai soli membri della shinsengumi ed è principalmente grazie ad una sua denuncia. Chiude quindi la mano a pugno premurandosi di sopprimere qualsiasi sentimento dal suo volto, solo un sorriso si mostra ed un annuire del capo. La pagherà per quel gesto, aspetta solo di trovarlo in un vicolo buio. Maledetto. Ad ogni modo non è questo il tempo ne il luogo adatto per pensare ai propri affari personali, può limitarsi a studiare ed eventualmente stendere un rapporto molto accurato sulle eventuali inadempienze nemiche. Respira profondamente. Il suo cellulare è in una tasca interna della giacca, in silenzioso così che nessuno possa disturbarla fintanto che indossa le vesti ufficiali, lì dove vicino ha i suoi documenti identificati come membro della Shinsengumi. Appena il medico, riconosciuto come tale per via del camice, apre la porta lei affretta il passo. Ai piedi un paio di classiche ed eleganti scarpe nere in pelle, basse abbastanza da non produrre rumori derivanti da eventuali tacchi. Aumenta quindi la sua falcata per raggiungerlo e alza la mano destra, ora con il palmo nuovamente aperto e rilassato, verso la porta stessa così da evitare che le si chiuda davanti. Entra per poi limitarsi ad appoggiare l’ingresso cercando di non produrre rumori. Solo a questo punto gli occhi andrebbero a cercare la figura del Doe ancora in quello stato comatoso, almeno per quello che i suoi occhi inesperti possono decretare. Sospira appena <ci sono novità cliniche?> sussurrerebbe verso il medico, senza interrompere davvero il profondo silenzio che vaga in quell’ala dell’ospedale. Un uomo su cui non si hanno davvero informazioni. Ritrovato in circostanze misteriose e ancora più misteriosamente arrivato fino ad oggi senza che si scoprisse alcunchè sulla sua esistenza. Ecco perché è lì

15:24 Kan:
  [Letto] Pensiero vola, mente assorta in quel divertimento continuo, sfrenato, senza fine in cui è immerso da talmente tanto tempo da essere estraneo al mondo esterno. La ballerina danza e balla dinanzi ai di lui occhi, quel palo contiene tutte l'attenzione del Sumi, dorate iridi permangono fisse sul corpo in movimento, sulle forme di essa, sulle particolarità del fisico ma l'immaginazione spinge ben oltre i limiti della decenza portando la donna ad avvicinarsi, le dita sfiorano le labbra del ragazzo la cui bava non cessa di colare, assorto, addormentato eppure sveglio, talmente preso da non comprendere più niente, beandosi di una tale visione paradisiaca. Bello, il mondo perfetto ma è l'arrivo di un cameriere ad interrompere lo show chiedendo che il conto venga pagato e saldato, è li da troppo tempo e devono chiudere. Un infarto improvviso coglie il docile cuore dell'albino, sorpreso, preso alla sprovvista da una notizia tanto dolorosa; venire cacciato, costretto addirittura a pagare per un servizio la cui utilità dovrebbe essere pubblica arricchendo le vite degli uomini e delle donne. Rifiuta con le forze, rifiuta di sborsare la cifra chiesta e la conseguenza è l'essere preso di peso, porto alla porta, aperta, buttato fuori da colossi la cui forza risulta ben oltre la propria ma tale azione provoca una reazione nel corpo reale. Gli occhi da sotto le palpebre cominciano un lento movimento, qualche verso fuoriesce dalle labbra, estrema è la lentezza con cui le palpebre si sollevano portandolo ad avere una vista sfocata, incomprensibile ricercando la messa a fuoco dell'ambiente pur non riuscendo a comprende dove si trovi, cosa stia accadendo. L'istinto lo porta a smuovere il capo dalla posizione volgendo di direzione in direzione senza riuscire a carpire la soluzione al dilemma in cui si è ritrovato ma lo scrutare di due incomprensibili figure scatena un sollievo. Loro sanno, loro hanno le risposte. Distinguere uomini e donna è impossibile, persino la formosità di Saigo è annebbiata ma l'interesse verte su altro, affari più importanti da portare a compimento e con voce roce, distrutta, bassa <Dove sono?> un filo ne vien fuori, non è detto di esser sentito eppure ci prova sforzando quelle poche forze in suo possesso grazie ad un risveglio particolare, strano, inconsueto per qualunque essere umano solchi quel mondo.

15:47 Rasetsu:
 L'agente non si scompone - per fortuna. Il rosso entra nella stanza, volgendo un'occhiata alle spalle a causa della mancata chiusura della porta nel tempo prestabilito. Difatti, Saigo lo segue all'interno al che questi solleva un sopracciglio con espressione interrogativa. <Cosa vuoi?> Nonostante gli abbia sottolineato esattamente quel che vorrebbe sapere, risponde ad una domanda con un'altra domanda. Nota sicuramente adesso la divisa che indossa, ma come al solito vi sorvola non interessandosene granché. Piuttosto, aggira immediatamente il lettino sul quale Kan giace assieme a tutti i consueti bip dei macchinari che monitorano la sua vita natural durante di questi due anni. Infila ambedue le mani all'interno delle ampie tasche del camice, tirando fuori - ora finalmente visibili - una parrucca multicolore e riccioluta, assieme ad un naso rosso scintillante. Ghigna tronfio per quel che sta per fare, cercando di posare dapprima la parrucca alla bell'e meglio sul cuscino, senza realmente infilarla come dovrebbe. D'altronde, sarebbe consono sollevare il diretto interessato ma avendo soltanto una mano a disposizione non gli sembra il caso. Per questo, una volta lasciata la parrucca con delicatezza - strano ma vero - si preoccupa di allungar la mano libera verso il naso dell'individuo dormiente. O così sembrerebbe a giudicare dalla cartella clinica e dai vari macchinari. E' lì lì per posare la pallina rossa sulla punta del naso di Kan che questi... spalanca gli occhi. <Oh cazzo> Bofonchia, arretrando appena d'un passo e finendo col finire contro una delle tendine che separano il letto da un altro. <WOOOOO!> Vi s'appende con ambedue le mani, giacché tornate libere, con l'unico risultato di creare un fastidio allucinante con lo spostamento del separé che striscia al suolo - in un primo momento - salvo poi cascare a terra. Per fortuna, finisce da tutt'altro lato, evitando di colpire l'appena resuscitato Genin dal nome sconosciuto. E pensate che Rasetsu si sia salvato? Ovviamente no. Casca attorcigliato alla tendina blu, con gli occhiali scostati da un lato che per mano di qualche Kami non si sono distrutti. <MA QUESTO NON DOVEVA ESSERE IN COMA?> Sbraita ad alta voce, lamentoso come suo solito nel vano tentativo di districarsi con la forza con l'unico plausibile risultato di distruggere qualunque cosa vi sia nei pareggi e strappare la malaugurata tendina. [ Chakra OFF ]

15:58 Saigo:
  [Corridoi] Sospira appena alla frase del rosso. Quanta pazienza le servirà per evitare di simulare un qualche strano incidente che vedrà finire il medico appeso per il collo al soffitto? Tanta. L’unica vera domanda è capire se ne possiede così tanta o se ha la forza per issare un cadavere lì sopra e farlo sembrare un suicidio. Alza gli occhi verso il soffitto alla ricerca di qualche indizio che potrebbe aiutarla a decidere come agire e che piano sia meglio ideare mentre l’altro con semplice noncuranza decide di ignorarla e proseguire. Maledetti ritornati, perché non possono semplicemente ucciderli tutti? Un passo verso il medico con il solo scopo di non lasciarlo mai solo con quello che per lei è un non testimone, un cadavere inanimato che non può certo parlare e tradirla. Cercherebbe dunque di aggirare la tendina passando di fatto ai piedi del letto, con il giro più lungo prima per raggiungerlo. Prima di sentire quello strillo e osservalo ruzzolare a terra. Lo segue con lo sguardo pregando chiunque affinché sbatta così forte la terra da morire sul colpo, sarebbe un vero sollievo. Gli occhi quindi seguono silenziosi i gesti e la caduta del medico senza che lei faccia sulla per aiutarlo o evitare che quel sorriso divertito nasca sulla sua faccia, il modo di inarcare le labbra ha un qualcosa di sadico e godurioso, l’ultima volta è stata lei ad andare in panico e cadere ora assiste invece ad una scena differente <professionale> si limiterebbe a commentare verso Rasetsu, unico tra l’altro che ha sentito parlare motivo per cui in realtà se ne sta abbastanza tranquilla, senza scomporsi <invece di darmi motivi per denunciarti all’ordine dei medici> e con lo sguardo andrebbe ad indicare la parrucca e il naso finito chissà dove <dimmi ciò che ti ho chiesto, c’è qualcosa di clinicamente rilevante rispetto a Doe?> domanda ancora. Il tono che appare estremamente freddo, distaccato e monocorde, professionale nonostante quelle labbra cos piegate che a malapena stanno trattenendo una fragorosa risata. Lei è davvero una brava attrice non come dice il suo manager, guardatela ora come dissimula lo spasso fingendo che non le importi nulla nella scena comica alla quale ha assistito

16:11 Kan:
 Risveglio in pieno disturbo, mente assente la quale non comprende dove essa si trovi, dove il corpo è rimasto fermo per anni senza mai poter uscire, sgranchire le gambe. Fortuna risiede nel suo essere un umano non comune appartenente all'ordine degli shinobi di Kagegakure, più resistente, più forte e avvezzo ad una ripresa veloce, per quanto il corpo stesso conceda ovviamente. Non un Dio ma neanche uno sprovveduto ne una larva, lentamente la sfocatura passa iniziando ad intravedere il 3D degli oggetti, una maggior chiarezza sui colori definendo particolari rilevanti per la struttura in cui si ritrova. Tende coprono la visuale, soffitto illuminato dal sole ma finalmente comprende le due figure, una donna formosa ed un uomo le cui mani stanno agendo in propria prossimità ed è Rasetsu colui capace di attirare maggiormente l'attenzione gridando, svegliandolo dal torpore con iridi dorate totalmente aperte <WAAAAAAAAAAAAA!> ricambia tale grido agitandosi nel letto, scostando le coperte, un moto frenetico frenato da delle gambe ancora non in grado di reggerlo completamente con una conseguente caduta dal sostentamento del letto, esattamente dal lato di Saigo. Ansimante, spaventato, non tanto per il grido altrui quanto per la visione; il cuore accelera il proprio battito a tal punto da provare dolore al petto. Lentamente prova a sollevare se stesso affacciando il viso dal bordo del materasso squadrando il rosso <E TU DA QUALE ORIFIZIO ANALE SEI USCITO?> cominciamo a capire l'albino il cui indice indica il Kokketsu <SEI COSI' BRUTTO CHE LA TUA PRESENZA E' UN INSULTO> comprendendo lo spavento di prima, non una vera paura ma spaventato dalla bruttezza e poco eleganza mostrata dal genin di Kusagakure. Grida primarie ascoltando, però, il dire dell'altro riportando il tutto ad una dimensione reale, terrena <Hai detto coma?> la voce torna roca, bassa finendo le poche forze acquisite da quel risveglio. Solo ora la visione di Saigo entra nel campo visivo guardandola dal basso verso l'alto, inquadrandola effettivamente come membro della Shinsengumi per via delle veste senza riconoscere in modo effettivo l'identità della donna <Non stiamo giocando al ladro e il poliziotto, vero?> come se nulla fosse, in tutto quel tempo non è cambiato di un minimo <Questo è..un ospedale?> guardando intorno a se, ricercando comprensione, spiegazioni dai due figuri, un'anima pia capace di aiutarlo a risvegliarsi.

16:27 Rasetsu:
 Questo bullismo nei confronti di Rasetsu ormai è diventato l'ordine quotidiano di chiunque s'appresti ad aver a che fare con lui. Cerca dunque di rialzarsi, adocchiando distrattamente la sunese e facendo schioccar la lingua contro il palato, palesando il suo fastidio. S'aggrappa al bordo del letto, agitando convulsamente le gambe affinché spinga via la tenda che ha cercato di accalappiarlo. Col braccio manco si fa forza, issandosi il necessario affinché possa scorgere sia Saigo che il paziente, il quale a sua volta sceglie tutt'altra via e ruzzola a terra. <Andiamo bene!> Commenta, focalizzando la propria attenzione sulla Otsutsuki. Assottiglia lo sguardo, lampi d'odio a lei diretti. <Voi sbirri avete sempre la parola "denunciare" sulla punta della lingua. Tu almeno hai le palle per farlo> Non provocare. <o sei come quel deficiente di Kamichi?> Borbotta ancora, rimettendosi finalmente in piedi. Sistema il camice con meticolosità, assieme ai ciuffi cremisi altrimenti spettinati ai quali vorrebbe dare un minimo d'ordine e decoro. Ci prova, almeno. D'altronde, non è sicuramente un bel vedere a prescindere. <E chi cazzo è Doe adesso?> Figurarsi se s'è minimamente informato sul paziente al quale è andato a dare fastidio. Lui mica è un medico, del resto. L'uomo appena risvegliatosi, invece, fa sentire a tutti quanti quanto funzionanti siano i polmoni nonostante fosse in silenzio da ben due anni. <PORCA TROIA, TI RIMETTO A DORMIRE SE NON TI STAI ZITTO!> Agita forsennatamente le braccia verso l'alto neppur fosse un ragno che, precedentemente alla battaglia, alza ambedue le zampe anteriori affinché prevalga come un avviso. Peccato che finché si tratta d'un ragno la cosa avrebbe anche senso, differente è se un tal dei tali come il Kokketsu che non incute timore a nessuno nella sua forma umana. <No, è un manicomio per quelli ritardati che dormono senza motivo.> Giusto. Mi sembra giusto insultare qualcuno che non si conosce con un camice da medico indosso. E' pur vero che ha iniziato Kan, ma ciò non toglie che una ramanzina ci starebbe tutta. Picchiatelo. Vi autorizzo, davvero. <Ammettilo, per tutto questo tempo non hai fatto altro che fingere per mangiare e dormire gratis, ah?> E si sarebbe fatto mettere in coma per due anni, mangiando tramite una flebo endovena? Siamo seri? Ne inventa una più del diavolo quando vuole. [ Chakra OFF ]

16:31 Saigo:
  [Corridoi] Di certo non si aspettava il risveglio e men che meno le urla da parte di quello considerato fino a poco fa un cadavere. Un piccolo balzo all’indietro, come un gatto che sente un rumore improvviso, sull’attenti ma non per questo palesemente spaventata. Fuori almeno. Non dimentica mai di dover portare onore a quella divisa ed è per questo che prova a ricomporsi il più velocemente possibile schiarendosi la voce mentre la mano destra va davanti alla bocca e al naso, coprendo quello che di fatto è uno sbuffo d’aria per il respiro trattenuto durante il piccolo balzo. Beh forse forse avrà una promozione, le ci voleva una botta di culo. Gli occhi si spostano quindi da Rasetsu al Doe, lo osserva mentre ruzzola a terra e da brava agente andrebbe a compiere un paio di passi in sua direzione per poi flettere appena le gambe così da accovacciarsi. Il busto che si protende in sua direzione insieme alla mano destra che si allunga verso di lui, tende il braccio per aiutarlo ad alzarsi <sei forse un ladro?> replica semplicemente di rimando, non potendo di fatti escludere nessuna opzione vista la situazione particolare in cui è stato ritrovato. Si volta dunque verso il medico, lo fissa solo quante istante e tace. Non risponde alle provocazioni e dirla tutta si evita anche di rifletterci a lungo, vuole evitare di sbottare davanti a qualche testimone <se fosse un manicomio effettuante si spiegherebbe la presenza di un medico così> sorride gentile a quel ragazzo, nascondendo la sua vera natura e limitandosi a fare il suo lavoro. Sempre dalla parte dei cittadini, sempre fedele al consiglio sempre perfetta. Come un mantra se lo ripete mentre cerca di adeguare a queste parole il suo atteggiamento, tutto per evitare di perdere la calma <sei stato in coma due anni circa> spiega lei tornando a fingere che non esista il medico, che in stanza ci siano loro due. Lo sospetterebbe quindi se l’altro volesse rialzarsi <ho delle domande da farti quando te la senti> gentile il tono di voce. Evita di specificare che attenderà non troppo pazientemente delle risposte proprio in quella stanza ma dettagli

16:46 Kan:
 Atipico risveglio le cui iridi scrutano un uomo non del tutto formato, androgino, praticamente un punto a metà dell'evoluzione umana; un primo impatto con il Kokketsu porta al totale ribrezzo nei suoi confronti, ripudia un'orrida visione priva di eleganza e vera bellezza come può esserlo l'albino, praticamente perfetto sotto ogni punto di vista se non per un leggero difetto per il quale viene sempre visto male, non di buon occhio dal gentil sesso ma su questo saremmo arrivato più in la nel corso di quella conversazione preferendo concentrare le attenzione esattamente sul pagliaccio travestito da medico <Bla bla bla> tale è la risposta donata all'uomo mentre nota l'avvicinarsi di Saigo, una ragazzo in apparenza pregna di gentilezza o solo una faccia per via di quel ruolo ricoperto. A sua volta allunga il braccio accettando l'aiuto, le dita si intrecciano intorno all'avambraccio altrui <Un ladro? No> senza comprendere l'effettivo motivo per cui quella domanda vien posta ma neanche chiede a se stesso la motivazione, troppo occupato a comprendere ciò che accade e lo svolgimento degli eventi. Uno battibecco tra i due, lui è coinvolto ricevendo risposta, ironica, con il preciso scopo di insultarlo eppure non trova il tempo di replicare, Saigo precede il verbo ponendo un silenzio tombale sul genin <Quello che dice lei> indicandola tramite l'arto libero, concentrando lo sguardo su essa per una misera manciata di attimi, mettendo a fuoco ogni minimo dettaglio nei di lei riguardi <Te l'hanno mai detto che sei un vero schianto?> cominciate a comprendere il motivo per cui non viene visto di buon occhio? No? Più avanti tutto sarebbe reso chiaro, limpido come il cielo durante un giorno di piena estate. Forza messa nel braccio tirando su il proprio corpo, zoppicando, rimettendo il di dietro sul materasso riprendendo una posizione più consona, seduta fin quando la verità non vien fuori in tutta la sua oscura forza. Dorate sul volto dell'agente <Due anni?> l'espressione muta, sguardo chinato sulle gambe, straniamento a prendere il controllo del comparto emotivo <Si, certo, anche ora> improvviso il male alla testa che ne consegue, flashback inondano la memoria portando a galla i ricordi di eventi risalenti al tragico incidente in cui è rimasto coinvolto. Pensiero e immagini si susseguono, interrotti dal vociare del rosso il cui verbo attira lo sguardo; veloci le occhiate a lui dedicate finendo per tornare sulla donna <Ma questo scemo è davvero un medico?>.

17:02 Rasetsu:
 <...> In piedi nei pressi del letto, la propria attenzione saetta dall'uno all'altro per via del loro coalizzarsi vicendevolmente per romper le uova nel paniere del rosso. <Se volete, vi lascio da soli, eh.> In effetti, risolverebbe non poche magagne qualora decidesse d'abbandonare quella stanza e lasciar lavorare Saigo come vuole, priva d'un impedimento come il rosso. <Ehi, che cazzo vorresti dire?> Sbotta immediatamente alla volta della Otsutsuki quando quest'ultima asserisce che, qualora si trattasse d'un manicomio, lui sarebbe perfetto. Innegabile, purtroppo. Tuttavia, è piuttosto permaloso e non ammette quanto quella frase possa risultare veritiera. La ragazzina subito dopo si preoccupa, come giustamente andrebbe fatto, dell'albino tant'è che il demone si ritrova a fare da palo a quella che potrebbe risultare una coppietta in tutt'altro contesto. <Tsk.> Nuovamente infastidito dal fare del paziente, incrocia le braccia al petto e mette su il broncio, volgendo il capo in tutt'altra direzione per un istante. S'accorge d'aver gli occhiali fuori posto - finalmente - sistemandoli lungo il naso aquilino e guardando nuovamente Kan tramite le lenti di questi ultimi. <Col cazzo che sono un medico> Salta su quando sente le ultime parole del comatoso, digrignando i denti e mostrandoli in tutta la loro lucente lunghezza, appuntiti come rasoi e coi quali è solito ferirsi la stragrande maggioranza delle volte. <sono un GENETISTA!> Sottolinea, alzando volutamente la voce per farsi ascoltare, neppur fossero sordi gli individui coi quali sta intrattenendosi in questo momento. Invero, si tratta soltanto d'un tirocinante, ma s'appella a quello che un tempo è stato e che si premura di voler tornare ad essere. <Mica curo come quei babbioni del piano di sotto.> Bravo, teniamo sempre alta la bandiera dei genetisti insultando a caso i medici che fanno esclusivamente il loro dovere all'interno dell'ospedale nel quale tu stesso lavori. Coerentissimo. E anche oggi abbiamo fatto la nostra sporca figura. [ Chakra OFF ]

17:11 Saigo:
 Continua quella conversazione assurda in cui trova in un probabile sospettato anche un ottimo aiuto e alleato per mettere in un angolino il fastidiosissimo rosso. Così impara la prossima volta a sbucare da sotto terra e prenderle la caviglia <non dovresti controllarne i parametri vitali o non so…lavorare?> domanda appena perplessa, ora lei non è quella che si occupa dell’ospedale ma nella sua carriera da attrice ha accumulato una discreta esperienza in procedure, che potrebbero anche essere finte. Uno si risveglia da coma e non si fanno degli esami? Lo osserva appena perplessa decidendo poi di tralasciare il resto del fiume di parole che esce da quella bocca, ignorandolo ancora una volta. Si limita a reagire solo per quello che le serve sforzandosi di non attaccarlo ora che potrebbe avere un testimone, magari una piccola botta in testa e crolla. Ci riflette. Osserva l’albino e scuote appena il capo <non è né il momento né il luogo per certi apprezzamenti> non lo rifiuta bruscamente, si impone solo come professionista al momento, sa perfettamente d’essere uno schianto in quella divisa ma senza andare oltre prova semplicemente a riportare il discorso sui binari preferiti da lei. Ma eccolo Rasetsu continuare a parlare <se non curi allora che ci fai qui?> lo osserva qualche istante. Oh le piace l’odore di denuncia che sente nell’aria, sorride persino appena soddisfatta e cerca di leggere bene il cartellino del ragazzo, non che le manchino le informazioni eh. Torna solo adesso al neo tornato in vita, voltandosi in sua direzione e sorridendo ancora gentile, accomodante nei modi di fare <qual è il tuo nome?> domanda appena. Evitando di svelare per ora le informazioni, quasi nulle, in suo possesso. <io sono Saigo Manami, agente scelto della Shinsengumi> ed è in questo momento che la mano sinistra si infilerebbe nella taschina interna sul fianco opposto per poi estrarre semplicemente un distintivo, lo mostra e lascia che a tutt’e due ora sia chiaro, senza altra possibile ombra di dubbio, chi sta rappresentando ora

17:28 Kan:
 Il terzo incomodo è un ruolo perfetto per il rosso, escluso dalla conversazione, trattato come un ratto di fogna per quei comportamenti scorretti, parole di troppo aventi lo scopo di svilire chiunque sia presente in tal loco in sua compagnia. Un risveglio da ricordare con il passare degli anni, dei secoli <Non preoccuparti, è come se non esistessi> sbilanciarsi tanto per farlo andare quando l'essere ignorato può risultare un espediente peggiore e malevolo da utilizzare verso qualcuno difficile da tollerare. Sensibili, presente è il senso di antipatia nei riguardi dell'uomo appena conosciuto, di cui non sa nulla, neanche il nome non avendo letto ancora il cartellino sul taschino. Egli rappresenta il nulla cosmico tramutato in persona fisica ai danni dell'albino. Evita possibili repliche, esse son prive d'interesse per quanto gli riguarda; il verbo pronunziato svanisce nell'etere esattamente così come è giunto all'udito dando più credito alla donna il cui rimbecco arriva in brevi tempi. Rimproverato, se vogliamo definire così tale situazione, solo per un apprezzamento ai danni della ragazza <Questo è il motivo per cui viene apprezzato, non te lo aspettavi adesso e qui> di pancia, anche sincero portato avanti dall'istinto. Farlo quando uno aspetta determinate parole riduce la bellezza del momento, al contrario apprezzare a tradimento eleva il tutto ad un livello superiore, facendo si che la comprensione di chi si ha davanti sia maggiore, non solo superficiale. Rasetsu torna con il vociare elargendo informazioni su cosa sia veramente, non un medico bensì un genetista, un topo da laboratorio piovuto in una stanza di degenza. Dorate osservano i lineamenti, odono le grida del rosso <Ah, d'accordo> reazione dell'albino quasi indifferente <Aspetto che lo aggiungo alle cose di cui non mi frega un cazzo> volgare, sbottonato esattamente come l'altro, un modo evidente per tenere testa e cambiando radicalmente solo nei confronti dell'agente, unica anima gentile da cui arriva il richiesto aiuto <Secondo me violenta i pazienti mentre dormono> conoscendo e comprendendo un minimo il Kokketsu, essa può essere presa in considerazione come scusante della presenza del genin <Kan Sumi> ritornando con sguardo sulle rosse iridi della ragazza prima di scostarle verso il distintivo estratto, udendo il nome ed il ruolo all'interno della corporazione <Ok, piacere agente Saigo> alzando i superiori arti verso l'alto cercando di stirare esse e parte del busto.

18:02 Rasetsu:
 Lavorare? Che brutta parola è appena uscita dalla bocca di Saigo? Solleva gli occhi verso il soffitto. Distrattamente, cerca d'allungare la propria mano per tentare d'agguantare il polso più vicino di Kan. Qualora ci sia riuscito, il pollice dovrebbe venir poggiato sulla vena da dov'è possibile percepire il battito cardiaco, seppur lo faccia in maniera talmente distratta che non aspetta neppur i sessanta secondi consoni per comprendere a quanto batta il suo muscolo al centro del petto. <Sta bene!> Gesticola, già stanco di provare a fare il medico. Non fa assolutamente per lui. Difatti, i parametri vitali son passati in secondo piano. <Non lo vedi quanto rompe le palle dopo due anni di silenzio tombale? Mi vien voglia di rimetterlo a dormire solo per zittirlo.> Magari potresti metterlo a dormire in eterno, sarebbe un gran bel traguardo. Appena sveglio, appena tornato alla vita, lo riportiamo nel mondo dei morti dai quali non farà più ritorno. Alla successiva domanda di Saigo, invece, il rosso riporta l'attenzione e gli occhi verdognoli verso il viso della fanciulla alla quale s'appresta a rispondere in maniera consona - forse. <Non l'hai visto? Lo stavo travestendo da pagliaccio. Non pensavo mica che si sarebbe svegliato di botto.> Lo dice senz'alcun problema, non immaginando neanche lontanamente in contro a cosa potrebbe andare nel momento in cui asserisce ad alta voce tali parole. Non sta letteralmente facendo nulla di normale per un medico o anche solo un tirocinante, se non prendere per i fondelli un dormiente che non poteva in alcun modo ribellarsi. Kan, tuttavia, gli fa ribollire il sangue nelle vene talmente tanto che la fronte s'incupisce appena divenendo più scura - del resto, non possiede alcun plasma scarlatto. <Okay, tu mi hai rotto le palle. Rispondi alle domande della tua nuova amichetta e poi ti prendo a calci in culo fuori dall'ospedale.> Bofonchia, infastidito come pochi, permaloso come suo solito. Agita l'arto manco, indirizzando la punta dell'indice in direzione della porta dalla quale si presume debba uscire successivamente all'interrogatorio compiuto dalla Otsutsuki. Il cuore inizia a battere più velocemente, la necessità impellente di fargli del male sta salendo man mano seppur non abbia neanche il Chakra attivo - dunque, figurarsi cosa sia possibile per lui fare davvero. <...> L'ultima accusa nei suoi riguardi, tuttavia, fa sì che si immobilizzi completamente per un attimo sul posto. L'intero corpo è irrigidito, gli occhi si discostano lentamente dalla figura dell'albino pur di non guardarlo direttamente negli occhi. <NOOOO MA FIGURAAAAATIIII!> Allunga di proposito le vocali, la risata diventa nervosa. <Mai fatta una cosa del genere in vita mia. Figurati. Io. Ma per chi mi hai preso?> ... Traete le vostre conclusioni, io mi rifiuto di scriverlo. [ Chakra OFF ]

18:16 Saigo:
 Osserva Rasetsu, con estrema attenzione memorizzandone il modo di fare, la poca attenzione che presta verso il paziente, genetista o meno dubita che all’ospedale possa far piacere una cosa simile, oh sì ci sarà da divertirsi. Piccola nota mentale per il futuro: contattare il direttore. Tace comunque senza esprimere altri pareri e sforzandosi di memorizzare tutte le informazioni che le vengono date, persino quell’ammissione di malasanità, pessimo. Ignora invece il continuo di quel complimento premurandosi dir riportare l’attenzione sul malato e ascoltandone il nome, china un paio di volte il capo mentre ne memorizza i dati <hai una famiglia Kan?> domanda ancora. Più informazioni avrà su di lui più semplice sarà riprendere una pista fredda come quella, perché è finito nel mezzo della retata? Come mai lui e la donna erano a terra? Cosa c’entrava? Era forse uno dei traditori, insomma quel fascicolo è tutt’ora un’indagine aperta, informazioni che non hanno potuto trovare proprio perché l’unico ad averle si è appena risvegliato. Si annota comunque le minacce di Rasetsu, parola per parola nella sua mente e si limita a metterle in quella particolare parte della mente riservata alle future denunce, dai che glielo fanno uccidere, ci spera proprio. Osserva il medico perplessa a quella sua reazione <noi due ci vedremo presto, hai uno studio privato?> domanda semplicemente prima di tornare a dedicarsi al ragazzo <ricordi qualcosa di quella notte?> continua a questo punto, cercando di mettere eventuali tasselli insieme. Nessuno in questi due anni si è presentato per avere notizie di Kan, pare essere senza famiglia ma perché? Ancora scoprire cosa ricorda degli ultimi momenti di quello che fin ora è stato identificato come incidente potrebbe sicuramente essere utile. Ora che la pista sulla Jikan sembra farsi chiusa, ora che gli spunti scarseggiano avere lui è sicuramente qualcosa che le fa piacere, un modo come un altro per tenersi impegnata nel lavoro

18:30 Kan:
 Essere presi per ciò che non si è realmente ha le sue conseguenze come ogni cosa nel corso della vita, Rasetsu di questo ne risulta consapevole ritrovandosi nella scomoda posizione di dover far fronte realmente alla professione di medico. Polso viene afferrato con svogliatezza da parte del rosso, percepisce l'avvinghiarsi delle dita intorno alla nuda pelle, il sangue pulsa, il battito cardiaco presenta regolarità per una ripresa piuttosto lineare. Come ninja non può permettere agli eventi di sopraffarne la vita, ancora giovane, interamente da vivere; non un inguaribile ottimista, solo voglioso di essere ciò che ha promesso di essere, un uomo realizzato, felice, ansioso di invecchiare una volta raggiunto tutto questo <Continua a fiatarmi addosso e succederà> sinistro arto alzarsi, indice e pollice aderiscono contro le narici chiudendole con voce avente un suono nasale <Da quanto non lavi i denti?> una volta libera, la destrorsa vien mossa smuovendo l'aria intorno a se, scacciando quel finto odoraccio proveniente dalla bocca del Kokketsu eppure, dire di esserci fine al peggio rasenta la verità, Rasetsu ne è una prova a dir poco lampante, immediata <Da pagliaccio? Perchè volevi farmi fare il cosplay di te? Signor...> avvicinando il viso alla targhetta per leggerne il nominativo <...Rasetsu...i tuoi genitori ti volevano male per darti un nome del genere> portando a compimento una sequela di velati insulti ai danni del genin, divertendosi nel farlo prima di essere richiamato all'attenzione dall'agente <Si, vivo con i miei nonni nel distretto di Konoha. Mia madre è morta di parto e mio padre non so che fine abbia fatto, loro mi hanno preso in carico e cresciuto come un figlio> una storia all'apparenza triste eppure sul viso dell'albino la tristezza non è un sentimento esistente, ne parla con una tranquillità disarmante, probabile come abbia messo una pietra sopra per poter andare avanti. Lento il moto del capo al verbo di Rasetsu, dorate fisse in quelle altrui ascoltando le minacce proferite, la voglia di fargli del male. Silenzio cala fra entrambi, il nulla avviene se non quando il capo torna nella direzione di Saigo; braccio destro alzato, pollice puntato verso il Kokketsu <Posso fare una denuncia per violenza aggravata?> scomodarsi per rispondere è da dilettanti, meglio agire in modo istantaneo ma è la reazione a quell'illazione ad attrarne un'attenzione morbosa, schifata <D'accordo, domani presento la mia domanda per iniziare un tirocinio. Così posso verificare se dici la verità> labbra si estendono in un leggiadro sorriso da piena faccia da schiaffi, tante le idee per rendergli la vita insopportabile divertendosi con un uomo al quanto orribile. Sospiro vien fuori, nuovamente riporta la concentrazione su Saigo, una domanda fondamentale. Man sinistra intenta nello strofinare la fronte, le tempie, sfrega nel tentativo di ricordare, riportare alla luce quei flashback <Ricordo un aggressione, c'è stata una lotta contro dei...anti Kagegakure, non saprei come definirli e ho preso un colpo alla nuca, molto forte mentre cercavo di proteggere Kushina e....> in tal momento un fulmine attraversa la mente del bianco <Kushina, in quale stanza si trova? Sta bene?> dando per scontato il come della ragazza, guardando l'agente con allarme negli occhi, desideroso di conoscere il loco della donna.

19:03 Rasetsu:
 La frase proferita da Saigo gli dà da pensare, in effetti. Nuovamente, arcua un sopracciglio. <Vorrei che fosse un invito, ma suona più come una minaccia.> Innegabile ammetterlo a se stesso così come ad alta voce dinnanzi al neo risvegliato più scontroso della storia. Si stringe nelle spalle. <Ad ogni modo, no.> Non gli sovviene neanche per un istante che la minaccia si sia fatta reale. Continua a vivere mentalmente nella Kusagakure di dieci anni prima, laddove era per lui possibile compiere qualsiasi malefatta e farla franca grazie al suo legame con l'Hasukage d'allora. <...> Kan sta iniziando ad essere veramente fastidioso, tant'è che il demone spazientisce piuttosto presto com'è accaduto precedentemente. Allunga frettolosamente le mani verso la parrucca e il naso rosso che, nel frattempo, son stati sbalzati via sul letto. Li getta nelle tasche a prescindere che vadano rovinandosi o meno. Mostra tutta la rabbia crescente nel suo corpo per via delle insinuazioni trapelate da Kan nei suoi riguardi. <Cosplay?> Si tratta di termini che tempo addietro non usava, quindi in questo momento non riesce in alcun modo a correlare il significato con la parola in questione. L'argomento genitori non è qualcosa che attira particolarmente il Kokketsu, il quale continua a sbuffare dalle labbra ormai lava e lapilli pur non essendo uno Yoton. <Io e te ci rivedremo fuori da questo ospedale e faremo i conti.> Continua a minacciarlo di fronte ad un pubblico ufficiale che, difatti, potrebbe intervenire nei suoi riguardi e fargli passare non solo un brutto quarto d'ora, ma anche qualcosa di più. Diciamo che, per la prima volta in vita sua, le sbarre non sono mai state così vicine come adesso. <Tu pensa! Facevi così schifo a tua madre che è morta dandoti alla luce.> Un commento decisamente grave nei confronti dell'albino, ma pensate che a Rasetsu importi qualcosa d'offendere chi ha di fronte? Non quando Kan è stato il primo a farlo nei suoi confronti. Offeso, da buona primadonna, si dirige subito dopo verso la porta che conduce al corridoio esterno. <Che me ne frega a me.> Borbotta ancora, seppur or come ora non ce l'abbiano direttamente con lui. Gonfiate le guance, s'appresta a chiudersi la porta alle spalle con un sonoro tonfo, continuando a cercare quella necessità d'attenzioni che soltanto uno come lui potrebbe voler ottenere quando si è in torto marcio. Non si preoccupa neanche di salutare l'agente scelto, sia mai che gli importi qualcosa delle autorità. Sparirebbe dalla scena in questo modo, punto e basta. Iracondo, andrà a sfogarsi chissà dove - il quartiere notturno è solitamente la sua meta preferita. [ EXIT ]

19:15 Saigo:
 Come se le interessasse qualcosa della denuncia di un signor nessuno nei confronti di un medico. Annuisce però a quella domanda <certo, ti manderò qualcuno> replica lei, il suo turno sta per scadere e per quanto sia interessata ad una promozione non ha intenzione di fare straordinari. Si focalizza invece sul resto di quello che le viene detto ed ora la mano sinistra va ad estrarre il telefono, apre velocemente le Note e segna il nome del ragazzo <il nome dei tuoi parenti?> domanda alzando nuovamente lo sguardo su di lui. Il racconto prosegue, non sa a memoria il fascicolo quindi a quella domanda si limita a rispondere gentile <sono passati due anni, sarà sicuramente a casa sua se mi dai i suoi dati la contatterò per avvisarla che ti sei svegliato> Anti Kagegakure. Riflette appena cercando di capire, sì sapeva di quella retata e di quei traditori ma questo continua a non spiegare come lui potesse saperlo. Lo osserva mentre si prepara a prendere nota di tutti i nomi possibili <come hai scoperto che erano anti kagegakure?> domanda ancora, continuando a prendere nota in merito alla questione. Tanti i punti che non le tornano e tante le cose che dovrà segnalare in quel rapporto. Intanto Ryuuma viene ignorati, altre minacce, altri atteggiamenti poco consoni e altri elementi per la sua denuncia. No lei non oserebbe mai abusare della sua autorità pubblicamente, mai lo arresterebbe per uno scoppio d’ira verso qualcuno che è ancora sospetto, meglio lasciare che il suo nome si sporchi e pian piano finisca nel baratro che si sta effettivamente scavando da sola <a presto Rasetsu> questa è una minaccia. Che lui non la saluti poco importa lei ricorda. Lì presente durante tutto questo scontro sembra semplicemente salutarlo ma nella realtà dei fatti sta dichiarando che si rivedranno e se non è una minaccia questa. Finalmente rimane sola con il ragazzo che a questo punto potrebbe non contare più su alcun testimone. Resta però gentile nei modi di porsi, affabile nei suoi confronti mentre le rotelline ora possono concentrarsi interamente su di lui

19:46 Kan:
 La furia di Rasetsu è goduria pura, in pochi minuti è riuscito non solo a metterlo al proprio posto ma ha anche creato un bersaglio su cui sfogare le proprie attenzioni, da prendere in giro, bullizzare di giorno in giorno nei momenti di noia assoluta. Il risveglio riserva grandi sorprese, nuove conoscenze e nuovi modi per esser se stesso fino in fondo eppure lui passa in secondo piano, l'agente ha la priorità assoluta sull'intera questione apprestandosi nel donarle l'intera attenzione, quasi <Si, mia nonna si chiama *** ***> pronunciando tale nome <Mentre mio nonno *** Sumi> egli parte integrante di quel clan a cui appartiene, forse non con fierezza ma ne coglie ogni singola possibilità scrutando innanzi a se una carriera già fatta e finita, solo da rifinire in alcuni dettagli minuscoli, piccoli ma non tralasciabili. Deve, come prima cosa, uscire da li, ricominciare a vivere, comprendere cosa è accaduto in quei due anni, rimettere insieme i pezzi mentre scruta il rosso sempre più infervorato, ignorante con determinati termini <Travestimenti genio> spiegarlo meglio di così è altamente impossibile eppure null'altro vien detto permettendogli di andar via, di prendere i propri averi <Comincia a contare> preoccupato? Sia mai, sa come trattare con gli sbruffoni, egli stesso lo è, parte integrante dei classici bulletti da strada <Tu pensa, facevi così schifo a tua madre che piuttosto che toccarti per ammazzarti ti ha lasciato vivere dandoti un nome da presa in giro> insulto per insulto, nulla vien tenuto e ben preso la rivalsa con il rosso sarebbe avvenuta tremando al sol pensiero di quali porcheria possano creare loro due insieme nel giorno giusto. Non segue l'uscita dell'altro riportando le dorate su Saigo e le successive parole, una richiesta continua di informazioni sul passato, fatica nel ricordare gli avvenimenti precisi <Ehm...si, si chiama Kushina ***, vive anche lei nel quartiere di Konoha, si è diplomata all'accademia nel ramo del taijutsu> informazioni utili, precise nei riguardi di quella persona <Hai i capelli rossi, bassina, petto prominente> descrizione blanda, quasi inutili ma quel dolore alla testa impedisce un corretto fluire di informazioni e poi ecco la domanda più importante di tutte, decisiva <Semplice, io e Kushina ne facevano parte, agli inizi almeno. Sia io che lei non ce la passavamo bene a livello economico e per questo venivamo discriminati così ci siamo uniti a quel gruppo pensando che volessero attirare l'attenzione per far qualcosa a livello politico, proporre a Kagegakure dei cambiamenti> arrestando il verbo qualche istante <Ma un giorno abbiamo udito delle loro intenzioni, volevano attaccare il villaggio con un colpo di stato, volevo uccidere delle persone e io e lei non ci eravamo uniti per quello così, di comune accordo, abbiamo inoltrato una denuncia alla Shinsengumi in anonimato, volevamo fermare questa storia sul nascere> non vi sono problemi nell'ammetterlo, non è restio nel parlare ne appare in difficoltà <Purtroppo non potevamo scomparire così di punti in bianco, per questo decidemmo di rimanere per ottenere più informazioni e fornirle alla shinsengumi ma il giorno della retata fummo scoperti e attaccati, io ho provato a difendere Kushina ma dopo quel colpo è diventato tutto buio e mi sono risvegliato in questo letto, due anni dopo> mettendo fine ad un lungo e tortuoso racconto.

20:18 Saigo:
 Annuisce lei annotandosi tutte quelle informazioni. Perché nessuno l’ha cercato in questi due anni? Saranno ancora vivi i nonni? Ha molte informazioni da riferire e puntini da unire senza copntare che, alza lo sguardo all’orologio e lo vede scattare: fine turno. Bene non le importa più un fico secco di quel ragazzo. Sorride gentile ritirando il telefono e cercando un piccolo biglietto da visita <bene indagheremo e ti terrò informato> mente. Spudoratamente proprio <per qualche giorno immagino resterai ancora qui, almeno tempo d’essere visitato da un bravo medico> allude così all’incapacità di Rasetsu, non aggiunge altro però <sono successe molte cose in questi due anni, il villaggio è cambiato> spiega poi velocemente <ci vorrà tempo per te per riuscire a processare tutto ma ora siamo quasi liberi> quasi. Per lei quel dio non è davvero morto, le bestie esistono ancora e il mondo è pericoloso <ma dopo dieci anni siamo finalmente riusciti a sconfiggere il falso Dio e stiamo lavorando per riprenderci i nostri territori> altra piccola menzogna. Ci sono così tante cose da dire. Lo osserva e si limita a poggiare il biglietto da visita sul comodino <passerò per dirti di Kushina e avviserò la tua famiglia che ti sei svegliato, contattami quando te ne andrai di qui così che io sappia dove trovarti se avessi bisogno di ulteriori informazioni> e ne avrà bisogno, solo che adesso ha fame e tanta voglia di mangiarsi un gelato. Quindi eccola inchinarsi appena in segno di saluto per poi lasciare la stanza, domani penserà alla denuncia su Rasetsu adesso si è proprio meritata dei mochi al mango e magari una bella fetta di pizza [end]

20:33 Kan:
 Lungo il racconto rapportato, dettagliato in molte sue parti replicando con un'alzata di spalle. Nulla può fare, neanche gli interessa far qualcosa, unica cosa importante è il benestare suo, di Kushina e dei nonni, il resto si sarebbe potuto risolvere con la dovuta calma; son passati due anni, qualche giorno in più non avrebbe migliorato le cose significativamente <D'accordo> finendo di stirare le braccia, abbassate ai lati del corpo <Mal che vada mandatemi di nuovo il pervertito di prima, mi faccio qualche risata> ben consapevole la papabile fine di un loro incontro, non di certo amichevole ma neanche tra due nemici, il bisogno di divertire la mente è presente ed egli è il candidato più adatto per un arduo compito come quello <Suppongo possa rivolgermi a te per essere aggiornato dei cambiamenti, mi sembri la più adatta> cenno del capo ad indicarne la divisa della Shinsengumi da lei indossata. Essa rappresenta un'autorità, come tale risulta un membro affidabile, adatto per un compito di tale rilevanza <Basta che mi funzioni ciò che deve funzionare e posso processare anche la fine del mondo> mente fin troppo aperta, disposto ad accettare ogni conseguenza, evento o guerra avvenuta in tal lasso di tempo, purchè ogni cosa sia al suo giusto posto in perfetto equilibrio. Annuisce ma non replica sulla frase, non porta il parere al pubblico tenendo per se ogni informazione, ogni pensiero in merito ai vecchi territori, troppo presto per esporsi in tal modo lasciando che ella poggi il biglietto da visita, un contatto vero e proprio dell'agente <Sarà fatto> cenno del capo in saluto seguendone i passi fino a quando ella non sia fuori dallo stanzino. Sinistro arto allungato per prendere il biglietto <Appena sveglio e ho già rimediato il suo numero> capo chinato nel guardare la vita dei del camice ospedaliero <Non abbiamo perso colpi> parole ultime prima di rimettere il capo sul cuscino tornando ad un meritato riposo. [END]

Kan si risveglia, Saigo indaga Rasetsu è inutile e viene ignorato/insultato tutto il tempo.



Vorrei avere belle parole per lui ma se l'è cercata la denuncia che arriverà.