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Luci e Ombre

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con Hayato, Sango

21:19 Hayato:
  [Pressi bancarelle] Nonostante sia praticamente l'ora giusta per quei punti vendita adibiti alla distribuzione di pasti e cibo in generale, pare che l'Uchiha in questione non sia al lavoro. Giorno di festa, o forse semplice turno finito. Chissà, sta di fatto che passeggiando, dà l'impressione di essere abbastanza assorto nei propri pensieri, con la fronte corrugata e uno sguardo che guarda, ma non osserva, a meno che qualcosa non colga la sua attenzione con la dovuta intensità. Tratti tipici della propria casata, quali capelli ed occhi neri: i primi potrebbero dare l'impressione di essere acconciati un po' da emo, ma fortunatamente non sono abbastanza lunghi per confermare la cosa, mentre i secondi hanno il solito taglio un po' affilato. Un ragazzo sui vent'anni, dalla corporatura per niente robusta, ma nemmeno troppo esile. Alto nella media. Indossa un paio di pantaloni neri che arrivano più o meno a metà gamba, quindi dei comuni calzari ai piedi. La parte superiore del corpo vede una maglia blu scuro a mezze maniche, sprovvista del classico ventaglio degli Uchiha sulla parte posteriore, sulla schiena. Regge tra le mani quello che sembra essere un sacchetto di carta in cui c'è qualcosa che, oltre ad emanare un caratteristico odore di street food -unendosi a tutto ciò che viene prodotto dalle bancarelle a bordo strada, emana anche del fumo, indice del fatto che il contenuto sia bollente. Distrattamente, quindi, si aiuta con le mani per pinzare con pollice e indice della destra quelle polpettine tipiche, mentre lo sguardo vaga a destra e a sinistra senza un reale scopo, se non quello di ingannare l'attesa nel mentre ultima la propria cena. O forse solo uno spuntino serale. Non ha con sé alcun portaoggetti, alcun kunai o robe del genere.

21:33 Sango:
 Che dolce questa sera, la luna è alta , visibile nella sua bellezza sebbene si copra un pò con quelle nubi passeggere - non v'è aria di pioggia o tempesta purtroppo, dovranno tutti prendersi quel caldo che lentamente inzia a farsi sempre più afoso e seccante . Ma nella sera si può anche gioire di una brezza dolce e fresca, quella che lambisce i corpi di coloro che quest'oggi si trovano qui, nel quartiere dello spettacolo di Kagegakure. Nel distretto di Konoha per l'esattezza, ove i giochi non mancano mai, ove il cibo non è mai abbastanza, ed ecco anche l'Ishiba camminare proprio in quelle viuzze stracolme di luci e odori particolari - questa notte è a caccia di qualcosa che ama particolarmente. Avanza con estrema calma, i sandali in legno che rendono il passo più difficile sebbene più elegante. Il corpo formoso è fasciato da un kimono leggero, il cui tessuto è d'un rosso anche più scuro dei propri capelli, come quello d'una ferita aperta da tempo, di sangue coagulato. Una macchia di rosso in quel marasma. La veste stringe lievemente il petto in quella scollatura a v, scivolano le maniche delicate sulla pelle sfiorando i polsi stessi eppure non andrà a scender oltre la coscia destra. Alla vita una cintura nera trattiene il tutto , elegantemente legata con un fiocco alla schiena. Sulla coscia destra si potrà notare un porta kunai, quello che contiene tre kunai e tre punte, un set di fumogeni e due piccole pillole, una per recuperare il chakra, l'altra per eventuali ferite da curare, per se o per altri poco importa, non quando adesso andrà proprio nella direzione dell'ignoto Uchiha, lo stesso che si troverà al fianco in quella bancarella ove l'odore di polpo giunge fino a lei. < vorrei una porzione di takoyaki > ordina anche lei, sporgendosi lievemente verso il commerciante, e dando un colpo di fianchi allo stesso ragazzo dai neri capelli - troppi corpi ammassati, troppa voglia di andare via da li, da non accorgersene nemmeno, in attesa evidente del proprio pasto. Lo sguardo azzurro come il cielo che scivola anche intorno a se, anche su quel giovane vicino, riconoscendone qualcosa di vagamente familiare ma non troppo. I capelli invece son legati in quell'alta coda di cavallo che scende sulla stessa spalla destra come fili di sangue intenso, mentre sulla schiena svetta il proprio clan , il simbolo di tale eleganza e bellezza. [tre kunai a tre punte - set fumogeni - 1 tonico chakra, 1 tonico pv ]

21:46 Hayato:
  [Pressi bancarelle] Per quanto le polpettine fatte con polpo e avvolto in una pastella composta da farina, spezie e qualche altra erba aromatica siano letteralmente bollenti, l'Uchiha non sembra risentire di quel calore presente nei punti d'impatto dei polpastrelli, quelli con cui alla fine regge proprio la polpettina che va a portare alle labbra. Se non è un morso, sono sicuramente due, in rapida successione, sintomo il fatto che forse abbia veramente fame e quella sia la sua cena. Il sacchetto, poi, non è nemmeno tanto vuoto. Magari ha richiesto una porzione un po' abbondante, chissà. Sta di fatto che il “Fuoco” non sembra essere un problema, nonostante sia solo un Deshi: gli Uchiha sviluppano quasi sempre l'elemento Katon per primo. Così, giusto per dare spazio alle figure retoriche. Si guarda intorno, mentre la brezza serale gli scompiglia un po' i capelli e smuove anche un po' i pantaloni. Tira su col naso poco dopo. Per quanto disinteressato nell'adocchiare questo o l'altro particolare, dall'espressione che campeggia sul volto si potrà capire che sia il solito tipo con la puzza sotto al naso, un po' arrogantello e di conseguenza non proprio di facile carattere. Ma insomma, ognuno ha i suoi pregi e i suoi difetti, no? Anche se i pregi non sono ancora svelati. La chioma rossa dell'Ishiba, raccolta in quella coda di cavallo, attira vagamente l'attenzione dell'Uchiha. Un particolare che assomiglia, appunto, al già precedentemente citato Fuoco, così come il kimono che la stessa ragazza indossa. La segue con lo sguardo, continuando a trangugiare le proprie polpette di polpo come se non ci fosse un domani, almeno fino a quando lo stacco d'anca (?) dell'Ishiba non va a colpirlo, costringendolo ad una ripresa d'equilibrio spostando il peso sul piede destro, che funge temporaneamente da appoggio almeno fino a quando anche il sinistro non tornerà a redistribuire per bene le parti. <Ehi.> Non è un saluto amichevole, eh. <Potresti anche chiedere “permesso” o “scusa, mi fai passare?”, sai?> Non sa nemmeno di vero e proprio rimprovero, però, ma una mezza nota infastidita sembra campeggiare sul volto dell'Uchiha, facendogli storcere brevemente il naso, muovendo solo ora qualche passo laterale per liberare un po' di spazio nei pressi della bancarella, in modo tale che anche altri potranno infilarsi qualora volessero. Gli occhi neri del ragazzo solo ora si appropinquano del volto della ragazza, mentre un leggero senso di familiarità lo colpisce. <Ci... conosciamo?> Seh, buonanotte ai suonatori.

21:56 Sango:
 Attende con un lieve filo d'ansia, o di fame che sia insomma, che il commerciante si sbrighi letteralmente a far la sua porzione tra altre mille polpette degli altri acquirenti. L'ora è tarda per una solita cena, eppure quel quartiere pare non dormire ancora, di certo differente da quello del divertimento posto al lato opposto della città. Non s'accorge nemmeno d'aver urtato il ragazzo finchè la sua voce non le risuona vicina, cosa che la porta a voltarsi nuovamente verso di lui e a seguirne i tratti. Capelli neri, occhi neri, aria da morto vivente e arrogante, potrebbe magari essere..? < mh?> solleva delicata quel sopracciglio non comprendendo il primo approccio altrui, si insomma, con una donna ci si approccia solitamente in modo differente da un "ehy" qualunque < oh > la comprensione < perdonatemi , non mi ero accorta d'avervi urtato > il sorriso che sboccia sulle labbra d'un rosa intenso si sollevano verso l'alto, un sorriso bonario per farsi perdonare per lo meno < vi chiedo scusa > starebbe quasi per voltarsi di nuovo, mettere qualche passo di distanza dall'altro per non incorrere nello stesso identico errore, eppur quel suo dire la sorprende un poco < non credo , sebbene abbiate un aria familiare > mormora a voce bassa, la distanza non dovrebbe poi esser molta per permetterle di non urlargli direttamente in viso, troppo poco educato anche quello < sono un membro della shinsengumi, magari mi avrete vista da qualche parte > non poi troppo difficile come eventualità, dopotutto ha svolto diverse missioni indossando la casacca di tale organizzazione < o ad Ame o a Oto > gli unici due posti che frequenta con assiduità, in memoria d'una vecchia vita che ormai pare esser trapassata e morta - ma che rende ancora viva la memoria di ciò che fu, con entrambi i lochi, di come si sentisse a casa anche li, lontana nelle terre del suono, al fianco di molti shinobi d'alto valore. Il sorriso ormai s'è spento , scivola via quella breve maschera d'ilarità per portarla ad una certa serietà, senza emozioni potremmo dire, più interessata ad analizzare l'altro e anche il suo vestiario. Non lo sta giudicando, lo sta solo mettendo al proprio posto nella propria mente, a quello che appartiene < voi di dove siete?> si, molto più semplice chiedere che dare adito a qualche pensiero errato. Di konoha? No, avrebbe un sorriso da scemo stampato in faccia come tutti loro . [stessi tag]

22:08 Hayato:
  [Pressi bancarelle] Non offre completamente la propria parte frontale del corpo alla ragazza. Rimane un po' defilato, di profilo, in modo tale da avere comunque una via di fuga nel caso volesse improvvisamente allontanarsi, appartato rispetto alla fila che va creandosi nei pressi della bancarella per chi vuole comprare dei takoyaki e altre leccornie che lo street food offre. Mastica lentamente, con la bocca chiusa (fortunatamente) ma sempre con quell'aria insolente, abbastanza da dare l'impressione che possa essere una spina nel fianco, o a sua volta fastidioso. Così come è stato fastidioso lo sgomitare (?) della ragazza, anche se involontariamente. Ma come detto, c'è quell'aria di familiarità che gli impedisce, a sua volta, di allontanarsi dal punto, finire le sue polpette con costanza e magari fare rientro. O mangiare sulla strada del rientro, ecco. Le scuse della ragazza, unite al tono cortese e formale che la stessa usa, lo mettono un po' in... imbarazzo, se si può dire, a tal punto che la mano destra -quella con cui sta mangiando i suoi takoyaki, sì- viene chiusa a pugno tranne che per l'indice destro, che andrebbe a grattare la tempia del medesimo lato. <Aehm... okay, va bene. Fa niente.> Insomma, quando con la gentilezza e le buone maniere si possono ottenere belle cose, no? <Ma non c'è bisogno che mi dia del voi o... insomma, puoi darmi del tu.> Aggiusta anche lui un po' le maniere, magari senza fare un passo indietro ma restando nella propria posizione, invogliato forse a fare un passo in avanti, metaforicamente parlando. Mette su un'espressione pensante quando arriva la negazione -non del tutto consolidata, però- da parte dell'Ishiba sull'ipotetica conoscenza, sebbene sia solo un viso familiare. <Uhm...> Mugola, per l'appunto. Storce le labbra. Gli occhi neri -quei maledetti occhi neri (semicit)- sostano sui lineamenti della ragazza e sui tratti da cui potrebbe trarre qualche informazione in più riguardo alla familiarità del volto, anche se la scorciatoia gli viene offerta proprio dalla ragazza. Shinsengumi, Oto. Sono sicuramente collegati. <Sì, può essere, allora. Devo averti vista da qualche parte.> Ah, nel caso non ve ne foste accorti, lui non si fa problemi a dare del “tu” a chicchessia, a meno che appunto non ci sia un qualche titolo onorario -e a quanto pare essere un membro della Shinsengumi non pare esserlo per lui. L'espressione si distende, svelato l'arcano. <Oto.> Semplicemente. Nessun appartenenza ad un clan, nessun'apposizione di sorta. <Forse è per questo che hai un'aria familiare.> L'unica specifica, mentre afferra un'altra polpettina di polpo.

22:19 Sango:
 Non smette d'ascoltarlo sebbene adesso venga richiamata dallo stesso venditore, con lo stesso identico sacchettino dello sconosciuto e due stuzzicadenti abbastanza lunghi per infilzare le polpette in questione < grazie > un sorriso, i ryo che vengono allungati verso la mano altrui e infine le polpette nelle proprie mani. Sante polpette siano lodate sempre, più che felice d'essersi sbrigata e non aver atteso un interminabile sfilza di gente . Solo in questo momento andrebbe invece a voltarsi completamente nei di lui confronti < del tu sia dunque > aggiunge senza alcun problema a riguardo < Sango Ishiba > una presentazione forse atona per i propri standard, ma il pensiero corre al cibo, difatti andrà ad infilzare una polpettina prima di mangiarla, intera, cuocendosi letteralmente la bocca ma senza lamentarsene troppo, solo qualche mugolio a bocca chiusa . Il corpo che in automatico si scosta dalla bancarella per non esser urtata a sua volta dalla gente, per rendere quella conversazione più intima . Deglutisce prima di rispondere, ovviamente < probabile > non v'è molto altro da aggiungere, potrebbe perfino averla vista quasi perdere la testa in pubblica piazza per esser giustiziata - ma quell'episodio si frappone tra l'attuale situazione che la vede membro di quello stesso governo, un incredibile cambio di prospettive. Dalla morte alla nuova gloria. < Oto > sussurra a sua volta e un lieve sorrisetto sfugge alle labbra di nuovo vuote di cibo < allora posso considerarvi meglio di quanto farei di solito > non può cancellare di certo le proprie inclinazioni, le proprie piacenze insomma che la portano ad avere un certo occhio di riguardo verso coloro che vi abitano < è un posto differente adesso dal vecchio villaggio del suono, non credi?> indaga per comprendere quanti anni egli abbia davvero, che sia cresciuto in quella terra desolata sotto metri di roccia, nell'oscurità di laboratori ambigui e di esperimenti genetici fuori dalla portata di molti, e anche di molte ideologie < ho vissuto anche io tempo fa nella tua terra > ovvio che si riferisca a ciò che accadde prima di quei dieci anni di distruzione e guerra, di quando tutto sembrava ancora esser normale. Tra tradimenti , guerre, lotte e sangue, le manca davvero vivere come un tempo e non nella pace odierna. Un altra polpetta verrà infilzata sebbene adesso proceda con notevole calma rispetto a prima, per gustarsela lentamente senza dar nuovo fuoco alla lingua. < non appartenete a nessun clan?> lo sguardo rimane indagatore sul suo viso, per scoprire ulteriori segreti della stessa figura. [stessi tag]

22:34 Hayato:
  [Pressi bancarelle] La polpettina di polpo afferrata in precedenza -rigorosamente con le mani e senza stecchetto di legno per infilzarlo- viene portata con calma e lentezza alla bocca, ora che l'intrattenimento non è più il semplice passeggiare senza meta e poggiare gli occhi a destra e a manca, ma la conversazione con la ragazza che apprende essere un Ishiba. <Hayato.> Non offre ancora il suo cognome, per quanto ovviamente sia glorioso e in un certo senso risuoni ancora di una certa importanza per quello che è stato e per quello che molto probabilmente ritornerà ad essere, secondo gli stessi appartenenti al clan che non vogliono altro che riportare il Clan agli antichi splendori. <Bene.> Aggiunge solamente in merito all'uso del “tu”, anche se poco dopo c'è un ritorno al “voi” che gli fa corrugare velocemente la fronte, anche se non glielo fa notare. Potrebbe essere un refuso di abitudini consolidate che sono ovviamente difficili da perdere. Non a caso lui usa il “tu” per praticamente tutti quelli che incontra. <Ah sì?> Retorico in merito alla considerazione degli appartenenti all'ex villaggio di Oto, ora settore di Kagegakure assieme a tutti gli altri distretti. <Perchè? Hai una bassa considerazione di quelli che non fanno parte di Oto o qualche altro villaggio?> Che sarebbe poi settore o distretto, per l'appunto, ma intende comunque coloro che sono nati in un luogo diverso e trasportati poi da un'altra parte, come uno degli esperimenti di Orochimaru pur mantenendo la stessa identità. Più o meno. Un lento annuire del capo precede la propria risposta verbale, dando quindi un primo tamponamento alla domanda fatta dall'Ishiba, nel mentre l'Uchiha con un secondo morso fa fuori un'altra polpetta. Una masticazione abbastanza veloce, quella che precede la deglutizione ma che è in perfetto sincro con un paio di movimenti del capo, che nella mimica fanno intendere che stia aspettando di mandare giù per apporre qualcosa o specificare. <Beh, l'ex villaggio del Suono ha una storia tutta particolare fatta di guerre e battaglie, nonché una reputazione forse non proprio rosea. Ma per rispondere alla tua domanda: direi di sì, anche se dipende anche dai punti di vista e dai... gusti, in un certo senso, del singolo individuo.> Breve pausa. <In definitiva, dipende se ad una persona piace la pace o meno.> Chi è più battagliero, più caotico, e chi invece vive per farsi i fatti propri e di conseguenza portare avanti la propria vita senza ostacoli né complicanze di sorta, anche se prima o poi questi incontreranno il cammino di chiunque. Un'occhiata un po' più lunga viene rivolta all'Ishiba nel momento in cui lancia lì la domanda sull'appartenenza al clan. Deglutisce. Il pomo d'Adamo assoggettato dalla spinta della stessa deglutizione, crollando per un secondo o due ai piedi della gola. <Uchiha. Hayato Uchiha.> Solo ora la presentazione completa, nonostante il proprio chakra non abbia ancora reagito col proprio gene e donargli il caratteristico Dojutsu di famiglia.

22:49 Sango:
 Nota il suo presentarsi con il singolo nome, che si vergogni del proprio cognome, che non ne abbia? Varie sono le possibilità in cui può indugiare col singolo pensiero, ovviamente sempre accompagnato da quel cibarsi in una sorta di ping pong in cui si mangia e poi si parla, prima di passare la palla all'altro. Non s'accorge ovviamente del suo incappare ancora in quel modo di parlare, troppo insito in lei per poterlo toglier in modo tanto impertinente con un perfetto sconosciuto. Il proprio di clan l'ha cresciuta in quel modo, tra la ricchezza più estrema e la nobiltà dei modi , anche nel mangiare quelle semplici polpette, col dispiegarsi del polso in maniera leggera e arcuata, con la giusta lentezza che serve per poter assaporare il tutto e non ingozzarsi < ho ovviamente le mie preferenze, come tutti > resta neutrale adesso senza scender troppo nei particolari < ho imparato ad apprezzare molti villaggi ed odiarne altrettanti > quali e quanti siano non verrà ovviamente svelato in tale momento - lasciando quella parentesi aperta a possibili scenari per l'altro. Che si faccia pure le sue idee insomma. Ode la risposta altrui, ne segue la trama, le parole, il modo in cui viene detto pur di avere un analisi più profonda di chi non conosce, e sa che il corpo alle volte rivela molto di più di ciò che viene detto < concordo > la storia del suono s'è costellata di massacri e sangue, di prigioni create ad arte e di cunicoli impresse sotto la terra, fuori dagli occhi di chiunque, per mano di colui che lo fondò molto tempo prima. < sebbene non mi sia piaciuto viver sotto terra > per lei che ama tanto la pioggia esser relegata dove questa non può arrivare fu una vera sofferenza, troppo bui e umidi i cunicoli < pace o meno > ripete quelle sue parole, ponderandole perfettamente per qualche attimo ancora, gustandosi l'ennesima polpetta che verrà portata alla bocca. La mastica, la assapora, la degluitisce. < non esiste ne pace ne guerra, se non in senso singolo. Tutto dipende dal punto di vista che stai utilizzando > lo rimbecca a proprio modo sebbene non vi sia accusa nel tono, solo la propria considerazione < l'ultima guerra che ci vide coinvolti era per la nostra pace e la nostra libertà. Per altri fu guerra. > narra brevemente ciò che accadde a quel tempo , per mostrargli come tutto non abbia una verità assoluta o una ragione che sia tale . Ascolta anche quel cognome, non se ne sorprende poi molto < vi somigliate voi del clan Uchiha, nei vostri colori > in riferimento agli occhi e ai capelli scuri < e vi ho conosciuto abbastanza per potervi apprezzare, così come i vostri occhi > un riferimento alla sua ovvia innata, inconsapevole che l'altro non sia ancora riuscita a richiamarla. < un tempo ero pure il sensei di uno di voi > rimembra ancora Oto e quel breve momento in cui si vide nominare come loro jonin. I kami son davvero insolenti quando vogliono, per il resto resterà in silenzio, in tacita attesa - ovviamente mangiando. [stessi tag]

Sango tira un D100 e fa 19

23:09 Hayato:
  [Pressi bancarelle] No. Non v'è vergogna o qualsivoglia altro sentimento o stato d'animo che sia legato a tale quando si parla del proprio clan. Semplicemente usa solo il nome per presentarsi così, a chicchessia, anche se da arrogantello insolente dovrebbe appunto prendere l'abitudine di dar voce anche al suo cognome, che per altro non farebbe altro che accrescere ciò che i suoi lineamenti e quella puzza perenne sotto al naso esprimono. Una natura orgogliosa, non c'è di che. Gli stereotipi a volte esistono e per quanto non sia proprio corretto affibbiarli alle persone, spesso ci si azzecca. La neutralità espressa da Sango non lo turba più di tanto, semplicemente comprende che dietro quella risposta potrebbe esserci un semplice mantenersi formale, o magari perchè è il primo che gli è capitato di fronte e che ha urtato con una culata, quindi determinate cose non si rivelano a chi non conosci. <Ho capito.> Breve pausa, in cui però inspira ed espira, senza portare alcuna polpetta alle labbra -ne rimangono circa altre tre, non proprio bollenti ma ancora mangiabili. <Mi pare una visione più che giusta. Alla fine avrai i tuoi motivi per odiarne alcuni e ad apprezzarne altri.> Non insiste, né tantomeno va a chiedere o a rigirare il dito in quella risposta non data, semplicemente spizzica affinché l'altra capisca che in un certo senso possa aver compreso il motivo di tale risposta. Un lento cenno del capo, quasi grave, nella concordia espressa dall'Ishiba. Un ricordo che probabilmente “fa male” da rivivere, quello di guerre, battaglie, esperimenti, l'essere additati, prigioni e cunicoli. Tutte cose che rimangono impresse nella memoria. L'espressione dell'Uchiha si adombra appena. Il parlare di Oto deve aver rievocato qualcosa di doloroso, di inespresso. Le labbra serrate in una linea dura, contratte, in cui nessuna polpetta al momento potrebbe entrare (?). L'odio. O forse l'amore. Parti contrastanti a cui gli Uchiha vengono spesso legati. Due lati della stessa medaglia, o forse le ragioni (o le scuse) che spingono a compiere un gesto piuttosto che un altro. Ascolta il punto di vista altrui, che infine non differisce molto dal proprio, sebbene lui abbia preso in esame il punto di vista del singolo, ma che unito a quello di molti altri, magari condiviso, forma la collettività proferita da Sango. <Alcuni dicono che se vuoi la pace, devi preparare la guerra. Forse la guerra è solo un mezzo per ottenere la pace. O per ottenere odio e distruzione.> Ci riflette. <Dipende sempre dal punto di vista, dagli ideali che spingono a fare la guerra, forse. I motivi.> Solo ora, ridestatosi parzialmente da quell'ombra emotiva gettata sul proprio viso, torna a guardare la ragazza, infilandosi una polpetta intera, stavolta, direttamente in bocca. Rigorosamente presa con le mani. Un breve sorriso compare sulla questione della somiglianza degli Uchiha. Motivo di vanto? Può essere. O forse lui prende la cosa come un assist su una potenziale somiglianza con suo padre o suo fratello, pace all'anima loro. <Genetica.> Ironizza. Ciò a cui si riduce il tutto, molto probabilmente. Ma appare stupito sul fatto che li abbia conosciuto e che sia stato anche il sensei, per un periodo di tempo, di qualche Uchiha. <Ah sì? E poi?> Curioso.

23:25 Sango:
 Una visione un'anime, la stessa che non vedrà trionfare ne l'una ne l'altra parte, solo il punto di vista nella storia potrà cambiare tutto quanto - che le motivazioni alla fin fine possono anche esser giuste da entrambe le parti, o errate, ma questo solo i kami potranno dirlo, unici esseri che posson davvero aver una visione intera del tutto . Annuisce a quel singolo dire, ha i propri motivi, così come anche il cambiamento altrui, di come la faccia di oto sia anche terribile come quella di tutti i distretti di Kagegakure. Luci ed ombre che sembrano adesso annullarsi per un bene superiore, per il loro bene, o per l'annullamento delle loro identità. Non sono più villaggi, non vi sono più i kage di un tempo, non vi sono più i grandi shinobi, vi è solo l'intero, l'unico da proteggere - sotto quell'alto grattacielo lontano in stile antico che troneggia su di loro. Un grande unico occhio che tutto vede e tutto comanda, eppure arrivare li in alto pare quasi esser impossibile.. quasi . Nota il cambiamento eppure non andrà nemmeno lei a chieder ancora, a indagare, il tempo rivelerà la sua storia se ne avrà voglia . < è un cerchio che non può esser chiuso > l'odio genera altro odio, diventa la linfa vitale e il latte di cui i posteri si nutriranno, per non perdere la loro storia e creare il loro futuro < non credo che alcuno abbia dimenticato il passato, le guerre, la distruzione da parte d'altri villaggi. > il viso che andrà a volgersi a coloro che paiono ignari di tutto quanto, eppur crede dentro di se che vi sia davvero una reminiscenza, il bocciolo dell'odio ancorato ad ogni cuore, in attesa d'esser rotto così da imprimere il veleno dritto al petto. Un pensiero sfuggente eppur sempre presente, nessuno di loro potrà mai davvero dimenticare < stolti > un sussurro, basso , prima di voltarsi di nuovo verso l'altro < ognuno desidera la propria casa, non vi è motivo più grande di questo > il richiamo alla propria terra, alle proprie origini, amate o odiate che siano, li porterà sempre li . Lascia correre sulla genetica, non sapendone poi molto e carente di informazioni non s'azzarda a conclusioni affrettate < poi è arrivata la guerra contro l'alleanza. Non l'ho visto più, credo sia morto.. come lo sono stata io > sebbene sia sicura che non spunterà più fuori da un cristallo qualsiasi, consapevole che egli ormai sia tornato alla madre Rea - regina incontrastata di quel mondo che adesso tanto odia e detesta < mi ha insegnato qualcosina anche sui vostri occhi, sebbene sia stato molto più interessante il vostro ex kage e capo clan > chiaro riferimento a Kioshi Uchiha, ultimo grande Uchiha esistente nella loro storia < e qualche altro membro . > non andrà a dilungarsi troppo oltre sulla questione < sei un genin dunque?> curiosa anche lei, non vede alcun coprifronte, ma lei stessa ad esempio non ne porta alcuno, ne mai ne ha portati. [stessi tag]

23:40 Hayato:
  [Pressi bancarelle] Sono argomenti spinosi, eppure sono argomenti sempre attuali, sempre una buona via da percorrere per una chiacchierata. Rimembrare gli antichi splendori porta inevitabilmente anche a rammentare tutto ciò che invece di splendente ha ben poco, ma è costituito da ombre, da sfumature, che non siano del solito grigio, ma sfumature rosse. Sangue. Quello versato per ottenere ciò che hanno oggi: una pace tra tutti i villaggi riuniti in un unico grande posto e delle mura che lo proteggono dall'esterno, da tutto ciò che probabilmente è considerato pericoloso. <Purtroppo.> Risponde in merito al cerchio dalla circonferenza infinita, incapace di arrivare al punto in cui la stessa è stata tracciata e mettere fine a quel percorso, a quella spirale di caos. <Come si possono dimenticare?> Chiede, ma appare piuttosto retorico in quella domanda, come se non ci fosse bisogno di una risposta, poiché palese, scontata, banale. <Le guerre non si possono dimenticare, qualsiasi sia il frutto che si raccoglie poi. Quiete e pace, o morte e distruzione.> Fa spallucce. Deglutisce ancora una volta, forse per ricacciare dietro di nuovo quell'ombra che voleva affacciarsi sul volto. Pesante. <Forse il tutto è una continua prova e che dovrebbe far capire di prendersi il meglio quando si presenta, perchè il male non manca mai.> Un proverbio che però viene proferito con un po' di serietà in più, lasciandolo passare come un punto di vista che sembrerebbe essere quasi un dogma. Sostanzialmente, conviene godere degli attimi di luce quando si presentano, perchè quelli di tenebre e oscurità non mancheranno mai, sempre pronti ad avviluppare il prossimo. E il discorso della vendetta, per il momento, è qualcosa di ancora troppo acerbo per lui, che confonde con quello di giustizia. Oneri ed onori legati come un filo a doppio taglio al destino degli Uchiha. <Concordo.> Su ciò che ognuno desidera, ovvero la propria casa. Ma la curiosità si fa ancora un po' più zampillante e presente quando si parla di ex capoclan e kage, di occhi e di persone ormai andate. Un lento annuire precede, di nuovo, la risposta verbale. <Stuzzichi la mia curiosità con le cosine che conosci sugli occhi.> Un modo come un altro per invitarla a condividere con lui le sue conoscenze, sempre che non sia un qualcosa di privato come il punto di vista sull'odi et amo dei vari villaggi. Kioshi. <Mio padre e mio fratello hanno lottato al fianco di Kioshi.> Ed è lì che hanno incontrato la morte. Un'informazione che forse non era necessaria dal punto di vista del discorso, ma forse lo era per lui, per la questione genetica e per la somiglianza tra gli Uchiha. E ovviamente, ci sono anche molte altre cose in cui non somiglia per niente. <No.> Scuote il capo. <Sono un Deshi.> Forse quella è l'unica cosa di cui è amareggiato, sì.

23:52 Sango:
 Il cestino di carta che viene dimezzato lentamente, in quella chiacchierata che porta la notte a divenire sempre più spessa e oscura, terribile ad alcuni occhi, meravigliosa per altri invece. Il loco che lentamente inizia a svuotarsi di persone e danze, di baracchini chiusi per far posto al riposo prima che si ripeta un'altra lunga giornata, forse sempre uguale per molti di loro. Odia quella monotonia, quel vivere rinchiusa dentro quelle mura, e il nervosismo s'accentua sempre più quando il buio ormai cala < o vivere sempre nella yugure > un concetto che prevede la discesa del sole, il tramonto, per poi l'eterna notte - un concetto nato proprio a Otogakure, quando alcuni dei più grandi ninja si sono uniti contro il mondo intero per farla divenire una realtà, con a capo un ex Uchiha. Oh, son sempre nel mezzo loro . Lei ha desiderato invece un alba di cui ha portato le vesti per tanto tempo, nuvole rosso sangue che ormai son inutili, perchè l'alba è già arrivata < che sia dunque questo il tempo dell'eterna oscurità?> che forse quei grandi sogni di gloria possano infine realizzarsi? Ci ha pensato molto in effetti, di come adesso che l'akatsuki s'è resa inutile, la rinascita di qualcosa di più giovane . Intravede quella nuova curiosità negli occhi altrui, di come stuzzicare la sua mente sia facile con parole scelte per bene, senza rivelar troppo ma dando parvenza di conoscer molto < sono in vita da molti anni ormai, giovane Uchiha > si permette di chiamarlo in tal modo per una differenza d'età molto grande, porta quasi il doppio dei suoi ipotetici anni addosso, sebbene ancora dimostri averne circa ventisette, venticinque a sua detta < e vi ho visti combattere nei modi più gloriosi > ha avuto la fortuna di veder molto bene il suo ipotetico futuro potere nelle mani dei grandi ninja, coloro che ha affiancato nell'ultima battaglia < allora li avrò conosciuti, anche io ho combattuto dalla vostra parte sebbene non appartenga alla vostra terra > si differenzia da loro, quando la propria casa la richiama da lontano, ma a tutto vi è una spiegazione. < sei ancora giovane, puoi divenire un grande ninja col tuo potere innato > sempre che un giorno lo riesca a richiamare < sono curiosa di vedere cosa diventerai > un nuovo estimatore di quella nuova pace, oppure un desideroso di tornare alla vecchia epoca? Molto è il tempo che dovrà passare per comprenderlo < cercami pure, potrei darti qualche dritta sul tuo stesso clan > non sulla loro innata completamente, ma di certo sulla loro inclinazione < ormai la notte è tarda, torna pure a casa prima che gli assassini escano per le strade > un avvertimento poco velato il proprio, prima di far un cenno col capo in sua direzione < è stato un piacere, Hayato Uchiha > e con queste ultime parole andrà a voltarsi in direzione di Suna. Magari andrà a disturbare qualcuno di propria conoscenza per non passar sola quella notte, sempre che non faccia di nuovo cilecca. Consapevole d'aver voluto stuzzicare appositamente il giovane deshi, che si riveli un futuro nuovo alleato come nel passato? Tutto si vedrà . [end]

00:09 Hayato:
  [Pressi bancarelle] Anche il proprio cestino è ormai ridotto agli sgoccioli, anche se la conversazione ha ritardato la fine della propria cena di abbastanza tempo, almeno del tempo necessario a far raffreddare le polpette, che perdono così parte della propria bontà visto che è consigliato mangiarle ancora calde proprio affinché conservino tutto il sapore. Il polpo freddo solo all'insalata. Salta volontariamente, comunque, il tempo della yugure con a capo proprio Kioshi Uchiha e altre persone che si sono unite per togliere Oto dalle mani della Yakushi, quinto Kogugake del Suono che riportò il villaggio al suo clima di terrore, nonostante fosse abbastanza statico. La necessità di riprendere le proprie vite in mano, le proprie decisioni, la propria libertà. Un autentico colpo di Stato, si potrebbe dire, in perfetto stile Uchiha. Tipico. <Chissà.> Appare forse anche lui un po' enigmatico sulla questione dell'eterna notte, o forse semplicemente ignaro del concetto da lei espresso, sul vero significato delle parole. Tecnicamente, l'eterna notte non dovrebbe essere qualcosa di buono. C'è un leggero pizzico di stupore mostrato riguardo alla differenza d'età sottilmente sottintesa dalle parole dell'Ishiba. Le sopracciglia vengono portate verso l'alto in una muta espressione di confusione, ma al tempo stesso incuriosito. La stessa curiosità che si potrebbe affibbiare ad una scimmia -sebbene non abbia alcun legame di richiamo con quel mondo animale, a patto che possa esserci. E il fatto che possa aver conosciuto suo padre e suo fratello fanno vedere la donna sotto un altro punto di vista. Sta gettando le basi per un potenziale alleato in un futuro prossimo o remoto che sia? Potrebbe riuscirci, probabilmente. <Si chiamavano Jin e Kasumi.> Da notare il tempo verbale scelto, il che lascia presagire che siano caduti in battaglia, proprio quella in cui sono state evocate quelle bestie incapaci di essere fermate. Scuote il capo. Non c'è spazio, ora, per il rimorso, tantomeno per i rimpianti. Sospira. <È quello che spero accada.> Diventare un ninja abile. <Anche se non è sempre stata la mia ambizione primaria.> Lo si può capire dal fatto che alla sua età, nonostante sia un Uchiha, sia ancora un Deshi, e nemmeno un Genin. Anche se la determinazione che al momento traspare sul volto sembra essere qualcosa di forte, ferrea. Un paio di passi di lato quando odora aria di congedo da parte dell'Ishiba, quasi volesse inconsciamente evitare un'altra culata o semplicemente farle spazio per lasciarla andare. <Certo, sarà fatto. È stato un piacere anche per me.> Abbozza un leggero sorriso, senza ripetere nome e cognome della donna -non l'ha dimenticato, no. Giusto il tempo di osservarla andare via per qualche secondo, per poi intraprendere la strada per Oto e di lì alla propria abitazione. [END]

Sango dona una bella culata ad un inconsapevole Hayato - da li i due riconoscendosi quasi si fermano a parlare, di Oto, degli Uchiha e di tutto quel nuovo mondo
con la piccola promessa di reincontrarsi per parlare di quel che fu