Imparare dagli errori o andare avanti?
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Giocata del 01/06/2021 dalle 11:39 alle 18:53 nella chat "Campo d'addestramento [Kusa]"
Indossa degli abiti molto semplici, dei pantaloni neri, degli stivali ninja del medesimo colore e una maglietta a mezze maniche sui toni del verde chiaro, non porta assolutamente nient'altro con sé, fatta eccezione per il coprifronte del Suono che capeggia al braccio sinistro, legato attorno alla manica, tenendola quindi incollata all'arto corrispondente. I capelli si mostrano con un ciuffo che oscura quasi del tutto l'occhio destro e coprono in parte una cicatrice sul naso, che lo taglia in orizzontale, lasciando invece l'occhio sinistro libero di osservare senza problemi ciò che lo circonda, sulla nuca invece sono tenuti legati da una coda, decisamente corta, come se avesse i capelli che arrivano grosso modo fino alle spalle una volta sciolti. Si trova all'interno del campo di addestramento di Kusa, guardandosi placidamente attorno, anche se lo sguardo, inevitabilmente, si proietta in direzione dei manichini e dei tronchi utilizzati per l'addestramento dei Deshi e si ritrova a sorridere, probabilmente perso in qualche pensiero <Sembra passata un'eternità> Commenta, blandamente, parlottando tra sé e sé, ma nonostante lo sguardo sia indirizzato proprio da quella parte i suoi passi si allontanano dalla zona di addestramento vera e propria, muovendosi invece in direzione di una panchina, non troppo distante da dove si trova al momento, con il chiaro intento di sedersi comodamente, godendosi la giornata e il sole, motivo per il quale, una volta esaurita la distanza che lo separa dalla seduta, andrebbe quindi a prendere posto, con le braccia che si allargano e si vanno a poggiare sulla sommità dello schienale, mentre le gambe vengono distese in avanti, con la caviglia destra che si va a poggiare sopra la sinistra, in una posizione abbastanza stravaccata Ha iniziato a far più caldo del previsto, il che preannuncia fin troppo chiaramente l'arrivo dell'estate. E lei dovrebbe essere l'ultima a lamentarsi del caldo quand'era capace di sputare lava che generava ustioni mortali. Ma ehi, erano altri tempi. Adesso non è altro che l'ombra di se stessa per il momento. Vaga nei pressi del campo d'addestramento senza alcuna ovvia ragione. Deve tornare a Konoha, nel quartiere dei clan, ma pensate veramente che possa scendere dal lato di Ame e Oto? Ovviamente no, fa il giro più lungo pur d'evitare un quartiere che, dal canto proprio, non dovrebbe affatto esistere. Tuttavia, parliamo di qualcuno che ancor ragiona profondamente all'antica. Tutto normale. Passiamo al vestiario che è sicuramente più interessante di un suo pensiero in merito al villaggio del Suono (forse). Difatti, un top nero dalle lunghe maniche ne copre il busto sino allo stomaco, lasciando scoperto il piatto ventre. Lieve la scollatura che lascia intravedere, affatto trasparente come si potrebbe pensare che sia. Le maniche giungono a tre quarti, permettendole ampia manovra, mostrando il paio di vambracci sottostanti. Un pantaloncino nero a vita alta, invece, ne circonda le flessuose gambe, il quale permette soltanto una lieve visione delle cicatrici che attraversano il corpo della giovane lungo il busto. La vita è altresì circondata da una cintura nera collegata a delle cinghie poste attorno alle toniche cosce. Sulla cinghia di destra, è stato attaccato un porta kunai e shuriken con le relative armi al suo interno. Dal lato opposto, invece, nonostante la cinghia sia presente, non porta con sé alcunché poiché alla cintura superiore v'è unito un fodero con la sua katana. Tornando al lato destro, ma appena defilato sul retro, trova posto anche un piccolo passante usato per portarsi dietro la frusta dal manico rosso. Ai piedi, infine, calza un paio di sandali ninja - quelli vecchio stampo, chissà dove li ha trovati - con tanto di schinieri che giungono sin ad altezza del ginocchio. Manchevole del coprifronte della Foglia, attorno alla gola ha soltanto una collana con il ciondolo raffigurante il ventaglio degli Uchiha nonostante non faccia parte del suddetto clan né v'abbia avuto chissà quali contatti nel corso degli anni passati. Ancor non s'avvede della figura seduta sulla panchina, mentre si ferma nel bel mezzo della via. Solleva il capo e il naso all'insù, volgendo l'attenzione al cielo terso. Il dorso della mano la protegge dai raggi solari giusto il tempo di rimettersi in moto. Non un fiato, per il momento. [ Chakra ON ] Permane in quella postura rilassata, con gli occhi socchiusi, mentre i raggi solari lo investono in pieno, i polmoni che si riempiono d'aria per poi essere rilasciata in un sospiro del tutto goduto per la pace che riempie i sensi in quell'angolo di Kusa al momento non così movimentato come altre parti dello stesso luogo. Solo dopo altri attimi passati nel più assoluto silenzio comincia a fischiettare un motivetto, non ci mette alcun tipo di impegno e il suono non è nemmeno alto, si fa compagnia in quel modo, sfruttando il momento, anche se ad un certo punto aggrotta le sopracciglia <No, non sono del tutto convinto> Continua a parlottare tra sé e sé e quindi riprendere a fischiettare, ma questa volta benché il motivetto sia molto simile al precedente si può evincere senza tanti problemi che alcune note siano state cambiate e che quindi la melodia risulti differente dalla precedente <Così mi ispira di più> Annuisce anche, come a dar manforte alle proprie parole, che di nuovo lo abbandonano quando quei versetti si tornano a sentir prodotti dalle sue labbra. Non abbandona nemmeno la posizione in cui si trova, non la modifica di una virgola, l'unica cosa che si muove del suo corpo è la gabbia toracica, che si gonfia e rilassa ad ogni respiro, per quanto non lo faccia ritmicamente, bensì quando in base al motivetto intonato vi sia necessità di riprendere fiato per poterlo continuare a riprodurre, anche se da un momento all'altro un'altra parte del suo corpo inizia a muoversi, questa volta si tratta dell'indice della mano destra, che comincerebbe a tamburellare sullo schienale della panchina, producendo un rumore sordo, basso, della stessa intensità del suo fischiettio, come se facesse da accompagnamento e tenesse quindi il tempo, aumentando leggermente la complessità dell'esecuzione Pare che qualcuno stia cercando di canticchiare qualcosa, aiutandosi con un accompagnamento. Lei non ne capisce assolutamente niente. Tuttavia, non le dispiace ascoltare quand'è possibile. Gli occhietti chiari si spostano da un punto all'altro, incuriosita dal suono e cercandone la provenienza. Rilassato è il suo cammino, arrestando l'incedere nei pressi d'una panchina sulla quale siede il ragazzo - un volto che le torna familiare per qualche strana ragione. Aggrotta le sopracciglia, silente per qualche istante, in cerca d'una risposta da parte della propria memoria. È sol in un secondo momento, quando finalmente le sinapsi fanno il loro dovere, che giunge quanto desiderato. <Oh, ma io e te ci siamo già visti.> E per fortuna, riesce anche a ricordare quando - altrimenti sarebbe un bel problema. Si tratterebbe della vecchiaia che avanza, qualcosa a cui dover far necessariamente attenzione. <A Konoha> Anche se sarebbe corretto definirlo un distretto o un quartiere. Si tratta pur sempre del proprio orgoglio, motivo per il quale si rifiuta di immaginare il suo amato villaggio alla stregua di un misero quartiere - come lo sarebbero i clan. <con quel vecchio.> Prova ad aggiungere altri spunti di conversazione o quanto meno informazioni che possano risvegliare anche la di lui memoria - ammesso si riveli essere necessario. L'espressione tranquilla della donna è soltanto apparente, poiché mantiene alta l'attenzione. D'altronde, Kamichi non le ha detto mica che sono sorvegliati? Almeno per il momento non pare ancora soffermarsi sul coprifronte che questi porta attorno al braccio. Vuoi per fortuna, vuoi per destino... Quanto meno non dovranno discutere appena incontrati. Forse. O forse non servirà la buona dose di razzismo che ha in serbo per queste occasioni. Gli cede la parola, in attesa d'una sua risposta. Il caldo inizia a farsi sentire, ferma sotto al cocente astro solare, ma niente che non sia tollerabile. [ Chakra ON ] Durante l'esecuzione di quel motivetto una voce raggiunge le sue orecchie, motivo per il quale termina di fischiettare e anche il dito smette di tamburellare, mentre ruota la testa in direzione della ragazza che fa la sua comparsa. Aggrotta un attimo le sopracciglia, assottigliando appena le palpebre, come per metterla meglio a fuoco a causa dei raggi solari e quindi si ritrova ad annuire <Oh sì, mi ricordo, non la migliore delle occasioni per incontrarsi, però alla fine ci siamo rivisti davvero> Ridacchia per qualche istante <Sei in vena di chiacchierare di quello che abbiamo visto? Mi sembra di ricordare che fossi interessata ad uno scambio di opinioni in materia e direi che abbiamo avuto abbastanza tempo per rifletterci sopra, no?> Si allarga il sorriso sulle labbra, mentre andrebbe a muovere una mano, abbassandola, così da lasciarle eventualmente la possibilità di prendere posto, qualora volesse, senza invadere il suo spazio vitale, limitandosi a restare nel proprio in questo modo <Ma a parte questo, come te la passi?> Le chiede ancora, con curiosità, mentre assume una postura anche un po' più composta, ora che si ritrova in compagnia e non è più da solo, motivo per il quale ritira le gambe, facendo formare alle ginocchia un angolo retto, circa, adagiando entrambe le piante dei piedi al suolo, con anche il busto che si flette e ruota quel tanto che basta in modo da fronteggiarla, non in pieno, ma sicuramente più di prima quando le dava solo il profilo del corpo. Gli occhi cercherebbero istantaneamente quelli altrui e su questi resterebbero posati, per tutto il tempo, risultando forse anche invadente Si limita ad un lieve scrollo delle spalle a proposito di quanto avvenuto col vecchio e la sua rosa. <Già. Non posso dire che non sia stata una serata interessante, però.> Una delle poche in quel di Kagegakure che possa definire tale. Mostra un tiepido sorriso nei di lui riguardi, ascoltandone la proposta fornita poco dopo. Priva di chissà quale tentennamento, la donna sceglie di sedersi laddove egli le indica. Poggia delicatamente le HoKiappe (come le chiamerebbe qualcuno di nostra conoscenza) accavallando la leva inferior manca sulla specular opposta. Assunta dunque una comoda posizione, si può permettere anche di rispondere al quesito rivoltole in precedenza. <Sì, invero sarei molto curiosa di sapere cosa tu sia stato in grado di vedere.> Ricorda ancor perfettamente la visione che ha avuto lei stessa, riguardante principalmente Saisashi e la sua bambina - per non parlare del suo villaggio e d'una figura per lei importante: Nemurimasen. Questi non era altri che il leader della Yugure, coloro che hanno ripreso Oto con la forza e che hanno cercato di sabotare l'Alleanza - seppur con nobili intenti dalla loro parte. È l'unico al quale riserba un minimo di rispetto, a prescindere dalla fazione della quale faceva parte. <Vuoi cominciare tu?> Chiede con garbo e cortesia, gesticolando appena con la destrorsa che si agita appena nell'aria che li divide sulla stessa panchina. La sua attenzione vola agli occhi altrui, esattamente come il ragazzo compie nei propri riguardi. Neanche lei, orgogliosa e fiera, decide di abbassare lo sguardo neppure per un secondo. La domanda che le vien posta per cortesia vien accolta di buon grado. <Potrebbe andare meglio> Una risposta da saggia vecchietta che si rispetti. <ma si tira avanti comunque.> Sono molti i pensieri che affollano la testa della Decima, il che non è affatto una novità. Basti pensare a quanta mole di lavoro aveva dieci anni prima e le conseguenze alle quali adesso deve porre rimedio in un modo o nell'altro. Il doppio gioco è un lavoro difficile, ma qualcuno deve pur farlo. <Tu, invece? Non ci siamo neanche presentati.> Per educazione, le sembra ovviamente giusto anche risultare collaborativa da questo punto di vista. <Il mio è Pakkurida.> Così come si sta presentando a tutti. Lui non è assolutamente una eccezione. [ Chakra ON ] Alle prime parole altrui, non può fare a meno di annuire <Interessante, senza dubbio, profondo e a tratti sconvolgente, anche> Si amplia il sorriso sulle labbra, seguendola con lo sguardo quando prende posto accanto a sé e dunque si ritrova a voltarsi ancora meglio verso di lei <Comincio io, va bene, forse sono quello tra i due che ha anche capito meno da quello che ha visto, mi mancano dei pezzi per comprendere fino in fondo> Sospira appena, ma visto che le chiacchiere proseguono, attende per il momento a raccontare la propria parte di quell'episodio. Si fa più pensieroso, quando la replica altrui si fa strada nel suo udito <Sei una ragazza piena di impegni, eh?> Le chiede <Da come parli sembri una persona che ha un sacco di cose da fare> Si stringe appena nelle spalle, dandole la propria opinione, del tutto personale <Io invece non mi lamento, anzi, direi che va tutto alla grande> Mostrando un sorrisone che scopre l'arcata superiore dei denti, ma alla presentazione di lei, inclina il capo di lato <Che nome curioso, che hai, sembra che in questi giorni abbia a che fare con diverse persone con qualche peculiarità inerente al proprio nome> Ridacchia appena <Io sono Yasuhiko, molto lieto> China anche leggermente il capo, verso di lei, per poi risollevarlo <Per quanto riguarda la visione, tieni presente che io non ho grandi ricordi di quando ero piccolo, quindi quello che ti dirò è quello che ho visto, ma non posso dire che abbia davvero capito fino in fondo, visto che nessuno mi ha mai spiegato nel dettaglio cosa fosse successo> Si ferma, per riprendere fiato, prima di continuare <Comunque ho visto i grandi ninja del passato di Oto, nel villaggio originale, i vari Kokugake soprattutto, con altra gente che non conosco e mia madre che mi faceva da guida, poi la scena è cambiata e mi sono ritrovato in quello che sembrava un campo di prigionia, tre troni con seduti su di essi questi ninja leggendari, ma i troni poggiavano su pile di corpi, sempre in questo campo di prigionia, presumo, ho visto gente uccisa, sembrerebbe per aver avuto opinioni diverse dagli altri> Si ferma per rifiatare, ancora una volta, per poi terminare il discorso <E l'ultima scena che ho visto era nuovamente Oto, in festa, con bambini felici che giocavano e questo era il futuro libero e felice, a seguito dell'oppressione di altri> E così si stringe nelle spalle <Almeno questo è quello che penso di aver capito, ma come ti dicevo, ero piccolo, non ho grandi ricordi della vecchia Oto, nemmeno di Kusa, dove sono cresciuto, prima di trasferirmi per ovvie ragioni qui a Kagekagure> Sbatte un paio di volte le palpebre Sono stati un incontro ed una visione sicuramente interessanti da qualunque prospettiva la si guardi. Ognuno ha visto qualcosa di diverso che ha fatto a sua volta suo. Cambiano le percezioni che ambedue avrebbero potuto avere nei riguardi di quanto visto, questo è normale. <Conosco la storia> Prima di essere un Ninja leggendario, a prescindere dall'essere stata Hokage, è sempre stata particolarmente attenta alla storia dei villaggi - forse non abbastanza. <forse posso colmare le tue lacune.> Oltre alla sua "passione", se tale voglia essere definita, dimostra d'avere sicuramente degli anni in più rispetto a Yasuhiko, il che potrebbe incrementare l'eventuale scusante legata al motivo per il quale conosca tante cose. <Provo a tenermi impegnata.> Una risposta che suona comunque criptica, priva d'una reale risposta che probabilmente era quella che l'altro si aspettava di ricevere. Si stringe di nuovo nelle spalle e ancora una volta non perde il contatto con i di lui occhi. Non ha niente da temere. Recepito anche il nome, finalmente può associarlo ad un volto così da memorizzarlo per eventualità future delle quali non si può certo mai sapere. <Quanti anni avevi durante la presa di Oto?> Ossia dieci anni prima. Le serve capire anche a che livello culturale fosse in quel periodo ovviamente, senza contare che, a giudicare dal suo resoconto, questi è cresciuto a Kusa per poi trasferirsi a Kagegakure. Insomma, non ha vissuto la battaglia nel suo vivo a differenza della Nara. <Tre troni.> Non riesce ancora ad immaginare chi possa esserci seduto, anche perché le informazioni in suo possesso sono relativamente poche. <Ne riuscivi a vedere i volti?> Chiede ancora nel tentativo di approfondire il discorso e riuscire a trovare una risposta utile e valida, una spiegazione che abbia un senso logico per la visione che lui ha potuto vedere. <In pratica, hai avuto la visione di una vecchia Oto oppressa da dei tiranni - a giudicare dalla tua visione> Poiché lei ha un parere del tutto diverso per quanto riguarda la questione della quale stanno discutendo con piacevole calma. <assieme ad una attuale.> Una Oto in festa e con dei bambini che ridono spensierati non riesce ad immaginarla dieci anni prima. Ciò che ha potuto vedere lei, in effetti, le ha dato abbastanza da pensare soprattutto a proposito di chi avesse veramente ragione e chi torto. <Qual è la tua opinione in merito? Perché reputi che ti abbia voluto mostrare queste immagini?> Pondera ancora poiché non possiede alcuna risposta che possa essere definita tale, ma soltanto quesiti che vanno accavallandosi. <Anch'io ho intravisto Oto. Si trattava dei campi di concentramento di Keimusho.> Accenna per adesso, poiché anche lei non sa tutt'ora che pesci prendere e preferisce proseguire un passo alla volta. [ Chakra ON ] Presta ancora vivido ascolto, quando la sente parlare, tanto da aggiungere <Sarebbe figo, se tu potessi aiutarmi a fare un po' di chiarezza in tutto questo marasma, i miei genitori non sono nemmeno ninja, quindi magari anche loro non hanno capito granché di quello che è successo> Si stringe nelle spalle, per poi sollevarle e farle ricadere al loro posto. Quando lei chiede ulteriori spiegazioni, lui discosta lo sguardo per qualche momento da quello altrui, sollevandolo verso il cielo, mentre si fa più pensieroso, anche la mano sinistra si porta al mento, massaggiandolo per qualche istante, ma quando sembra aver schiarito i suoi pensieri, torna a cercare le pupille altrui con le proprie <Ora ricordo!> Esclama, come se avesse avuto un'epifania <Kioshi Uchiha, Nemurimasen e Kimi Doku, loro tre erano al villaggio per certo e sempre loro tre erano seduti sui troni, stavano tipo schiavizzando Kusa, una cosa del genere, Kioshi mi ha anche parlato, mi ha detto una cosa del tipo che loro, i Kusani, li hanno uccisi e che la loro morte sarebbe significata la libertà di Oto> Si stringono le labbra tra di loro <Sì, qualcosa del genere, comunque avevo 6 anni quando c'è stata la guerra al falso Dio, ho vissuto i primi di anni a Oto, poi a Kusa e poi qui, non ho grandi ricordi, sensazioni, vaghe, forse qualche reminiscenza, ma non potrei assolutamente dire di avere davvero memoria di quei tempi> Scuote anche la testa <Tutta la storia è un po' confusa, in verità, quindi non posso essere granché dettagliato, posso provare però a fare del mio meglio!> Annuisce a più riprese, lasciando intendere che stia facendo del proprio meglio e che non si stia demoralizzando per conoscere così poco. Tuttavia sono altre le parole dell'ex Hokage che attirano la sua attenzione <Aspetta, anche tu hai visto i campi di sterminio?> Sbatte a più riprese le palpebre, poi qualcosa gli fa spalancare gli occhi <Tu> Lascia la frase in sospeso <Tu li hai visti, vero?> Le indica i capelli con l'indice della mano destra <Ho visto qualcosa di rosa, fugace, un bagliore, un istante, ma se abbiamo visto la stessa cosa, non può essere una coincidenza, no?> Le chiede, incuriosito e al tempo stesso un po' senza parole, come se non sapesse bene cosa dire o pensare Ascolta le di lui risposte in merito alle quali la donna scopre anche la posizione dei genitori altrui durante quel periodo. Non hanno combattuto e lui era fin troppo piccolo per ricordare qualunque aneddoto. <Capisco. Quindi, i tuoi genitori erano dei semplici civili all'epoca e non hanno partecipato alla guerra come la stragrande maggioranza dei Ninja.> Anche se il flusso maggiore proveniva ovviamente da Kusa e Konoha le quali si erano schierate aspramente nei confronti del villaggio del Suono. Tuttavia, chi non apparteneva al retaggio del Ninja è naturale non abbia preso parte in alcun modo alla battaglia. I nomi che provengono dall'altrui voce fanno sì che un brivido attraversi la di lei schiena, restando seduta - appena più irrigidita. <Kioshi Uchiha divenne Kokukage poco prima della guerra contro il Finto Dio, prendendosi Oto con la forza assieme alla Yugure, la quale era capitanata da Nemurimasen.> Si, sta parlando di due individui molto importanti, i quali hanno l'onore di essere definiti gli artefici di tutto quanto è accaduto prima della caduta dei villaggi. <Kimi Doku era la figlia adottiva di Yukio Kokketsu.> Non ha molte informazioni su di lei senonché fosse riconosciuta, almeno per quanto riguarda se stessa, come la descrizione che ne ha appena fatto. Queste sono le uniche affermazioni che può rivolgergli in merito. <Non è mai successo che siano arrivati a schiavizzare Kusa. Il loro intento era affossare l'alleanza dopo aver conquistato Oto con la forza. Tuttavia, durante la battaglia che si tenne ai Monti ardenti, ambedue le fazioni vennero sbaragliate da un nemico del quale, probabilmente, si erano tutti dimenticati.> Inutile aggiungere che si riferisca al Finto Dio poiché la storia, almeno questa parte, è abbastanza conosciuta. Prende un profondo respiro prima di proseguire col racconto - o simil tale, nonostante sia la realtà dei fatti. <Loro si limitarono ad uccidere la precedente Kokukage.> L'unico loro vero traguardo reputa che sia quest'ultimo. Cerca di risultare essere abbastanza neutrale in merito, affinché Yasuhiko abbia pochi appigli nel caso in cui avvenga che la riconosca. Si limita ad annuire, apprezzando comunque quel che ha finora detto, privo di chissà quali pregiudizi nei confronti di quanto visto. Quand'ecco che sembra sorpreso, pur continuando a guardarlo si ritrova a dover sollevare un sopracciglio. <Sì, perché?> Non comprende dapprima la motivazione di tanta sorpresa. Del resto, si tratta solo d'una visione, no? Nonostante abbia un fondo di verità e ci siano degli accenni storici piuttosto rilevanti dei quali tener conto. <Visti?> Adocchia la di lui mano, ma non comprende. La visione, dal canto proprio, è stata differente. <Ho visto bambini e madri chiedere pietà. Intendi questo?> Titubante. È costretta ad aspettare una risposta da parte sua, grazie alla quale poi proseguire il discorso. <Sarà per le mie origini, ma io ho avuto modo di vedere dapprima il mio villaggio ancora in piedi e dopodiché Keimusho.> Al momento, pare voler fingere che l'incontro con un defunto Nemurimasen non sia mai avvenuto. Per ora. <No, il destino ha sempre qualcosa in serbo per noi. Non può essere una nera coincidenza.> La pensa allo stesso modo. [ Chakra ON ] Continua ad annuire quando lei gli parla, così da lasciarle intendere che abbia colto perfettamente quanto lui le abbia detto fino ad ora, ma anche qualora notasse l'irrigidimento, seppur lieve, della schiena altrui, non ne farebbe alcuna menzione, assorbendo invece quanto gli è stato detto fino ad ora, così da farsi un'idea migliore di quanto ha visto, mettendo i tasselli al posto giusto <Oh, ora credo di cominciare a capire un po' meglio> Replica ancora verso di lei, solo quando si interrompe, continuando poi a chiacchierare <Quindi ora che ho un quadro della situazione un po' più completo ti posso dare la mia interpretazione, visto che mi hai chiesto il motivo per il quale penso di aver visto tutto ciò e ti posso dire che, secondo me, ho visto quello che sarebbe potuto essere> Arriccia appena il naso <Mi spiego meglio, io non ho problemi a dire da dove vengo> Mostrandole anche il coprifronte <Sono nato lì, non ho mica compiuto nessun reato, semplicemente è successo e che questi siano stati grandi shinobi, nel bene o nel male, è un dato di fatto, forse la mia visione mi ha voluto far capire che, nonostante la loro grandezza e le loro idee, il risultato delle loro opere forse sarebbe stato giusto per gli abitanti del Suono, ma non per gli altri, forse che si potevano trovare altri mezzi, per ottenere lo stesso risultato: la libertà> Ma da come parla si può facilmente intuire, dal tono e dal ritmo, che questa sia solo una sua opinione, quello che a lui ha lasciato la visione e non una verità assoluta. Quando il discorso si sposta sui campi di prigionia, annuisce <Sì, magari la tua visione si è sovrapposta per un attimo alla mia, per quello ho indicato i tuoi capelli, perché questo baluginio rosa che ho visto, lì per lì, non l'ho ritenuto importante, ma se entrambi abbiamo visto la stessa cosa, magari voleva essere un segno, non lo so> La mano destra va a grattare la nuca, leggermente confuso da qualcosa che va ben oltre le sue conoscenze e capacità <Però questo Keimusho di cui parli a me sembrava un luogo terribile, ma mi sfugge il motivo della sua esistenza, perché? Mi è parso di capire che i prigionieri fossero del Suono, come chi ce li ha messi, per divergenze di opinioni, ma è mai possibile che sia davvero così?> La voce ricolma di incredulità, come se non lo ritenesse minimamente plausibile, tuttavia poi si zittisce, in modo che anche lei possa parlare di ciò che ha visto A giudicare dalla comprensione che ne fa lui della visione, la Decima riesce a raggiungere la medesima conclusione. Sarebbe potuta andare diversamente. Tuttavia, quando si ha a che fare con fazioni totalmente opposte è difficile fidarsi l'uno dell'altro. Eppure sia Hotsuma Oboro che Nemurimasen glielo avevano detto: la caduta di Konoha e la sconfitta sarebbero state dirette conseguenze delle azioni della rosata. E così è stata, neppur fossero in grado di leggere nel futuro. Consapevole di ciò, tutt'ora non fa altro che ponderare su quel che ha visto, conscia però del fatto che non sia possibile tornare indietro nel tempo. Sarebbe anche inutile. Ci sarebbero troppe situazioni da cambiare, si tratterebbe di tornare indietro in una data, indefinita di dieci anni prima e sperare che tutto venga poi messo nel giusto ordine. Si morde l'interno del labbro. Che senso avrebbe tornare indietro? Ripagare il suo errore? Sta cercando di farlo anche adesso, continuando semplicemente a vivere con uno scopo chiaro, un obiettivo che non ha alcuna intenzione di tralasciare. Muove la testolina alla di lui volta, ritrovandosi di fatto ad annuire innanzi alla constatazione che ha portato alla luce. <Ambedue le fazioni lottavano per la libertà. Una libertà che avrebbero potuto trovare collaborando. Tuttavia, quando hai di fronte degli elementi così contrapposti> Pronuncia ad alta voce i propri pensieri, nuovamente senza smettere d'aver lui come punto focale del suo sguardo. <non è quasi mai possibile riuscire a trovare un punto d'incontro.> Son altrettante molte le volte in cui si chiede se le cose sarebbero cambiate con la scelta di combattere al fianco della Yugure e del villaggio di Oto. La risposta, a prescindere dal tempo passato, par tornare ad essere sempre la stessa: non se ne pente neanche un istante. Avrebbe continuato a combattere al fianco di Konoha e dell'Alleanza perché è qualcosa in cui credeva, a prescindere da alcune falle come quella del campo di concentramento. <Però, anche la mia visione parlava di libertà. Tutto sarebbe potuto andare diversamente se si fosse scelta la via diplomatica. Ma, d'altro canto, da quando in qua i Ninja riuscivano a parlare pacificamente?> Non sono forse loro stessi i fautori del destino che hanno dovuto subire? Non è forse corretto lo stile di vita attuale dove la Volontà del Fuoco è andata perduta? Ne rimane solo una stilla nel cuore e nello sguardo di qualcuno, ma in pochi vorrebbero si risvegliasse per timore che accada di nuovo quel che successe dieci anni prima. Come biasimarli? Hanno sicuramente una solida ragione dal loro punto di vista. Si lascia scappare un mezzo sorrisetto malinconico in merito alla domanda che ha posto, alla quale però non si aspetta alcuna risposta. <Dal momento che eravamo assieme, non lo escluderei.> Eppure in cuor suo è quasi certa che quel baluginio da lui visto stesse ad indicare qualcos'altro, ben lungi però da esternare la sua supposizione col timore che venga fiori la sua carica passata - una carica che le appartiene. <Ogni villaggio era gestito da un Kage che prendeva determinate decisioni. Gli altri Kage non potevano mettere becco nel fare degli altri, a meno che non ci fossero cause di forza maggiore. Dal punto di vista di Oto, i campi di concentramento erano un modo per punire - almeno personalmente, non credevo potessero arrivare a tanto, ancorché sia vero e non si tratti solo d'una visione.> Giusto per sottolineare l'incertezza che questo avvenimento le ha lasciato, priva appunto di risposte sostanziali che possano in qualche modo fare la differenza. <Tutti conoscevano i metodi poco ortodossi adottati dal villaggio del Suono, ma nessuno alzava un dito per timore che il castello di carta> L'Alleanza. <potesse cadere.> Come anticipato, nonostante patteggiasse per quest'ultima, era consapevole di alcune falle. Keimusho è una di queste. Placida nel parlare, il di lei tono non si discosta dalla serietà con cui ha affrontato finora il tutto. [ Chakra ON ] Mantiene lo sguardo su di lei, man mano che i discorsi proseguono, si evolvono e danno un'opinione comune su quanto accaduto. Rimugina qualche istante, facendosi più pensieroso, salvo poi dare nuovamente voce ai suoi pensieri, una volta che le parole altrui raggiungono compimento e che quindi si ritrova con qualche conoscenza maggiore <Certo che doveva essere proprio una situazione pesante, capisco quali fossero i vari problemi, adesso, o meglio, lo intuisco visto che per me sembra davvero tutto molto strano e complicato, ma non era possibile, semplicemente, trovare un accordo? Nessuno ha mai provato a parlare con i capi del Suono e non dico volerli costringere a cambiare i loro metodi, ma illustrargli vie differenti? Magari semplicemente le cose lì funzionavano da sempre così e non conoscevano altri metodi> Arriccia il naso, per qualche momento <O forse sono io che sono troppo ingenuo e semplicemente non volevano vedere altro che non fosse quello che erano abituati a fare e volevano essere loro a far si che gli altri cambiassero la loro visione> Si stringe nelle spalle <Onestamente non saprei, so solo che non mi piace tanto come modo di fare, imprigionare i propri fratelli e sorelle solo per divergenze di opinioni mi sembra eccessivo per chiunque> Sospira, scuotendo anche appena la testa <Ma tu mi hai detto che hai visto il tuo passato e i campi di sterminio, ma non hai aggiunto molto altro, sto monopolizzando l'attenzione e mi dispiace, non volevo sobbarcarti di domande è solo che sono una persona molto curiosa e quindi tendo ad esagerare con le domande quando non conosco qualcosa e questo mi serviva proprio saperlo per poter capire meglio che cosa avessi visto, mi sarebbe rimasto sul groppone, altrimenti> Ridacchia per qualche istante, prima di zittirsi, in attesa di capire se lei voglia condividere o meno altro, di quello che ha visto Purtroppo le sfugge una piccola risata dalle labbra rosee, scuotendo mestamente il capo. <Se fosse stato così facile, se fossero bastate semplicemente le parole non pensi che ci avrebbero provato?> Non è affatto una ramanzina, anche il di lei tono infatti resta piuttosto pacato e tranquillo, chiosando quelle che sono le sue mere considerazioni - mettendoci ovviamente parte del proprio bagaglio d'esperienza. <Sarebbe stato tutto molto più facile nel caso in cui le persone ascoltassero il parere degli altri.> Si lascia andare ad un piccolo sospiro, poggiando la suola della scarpa altrimenti sollevata al suolo. Divarica appena le gambe, non più del necessario mantenendo comunque una postura adeguata al canone della donna in sé. Poggia gli avambracci sulle cosce, portando leggermente il busto a chinarsi in avanti. Il collo permane ruotato così da bearsi di ogni espressione facciale di Yasuhiko. <Tutti pretendevano di avere ragione. Una divergenza del genere, una bazzecola a confronto con altre, sarebbe potuta essere comunque la miccia di innesco per una nuova guerra.> Non è superficiale nel dirlo. Lei stessa veniva definita il Tiranno della Pace poiché voleva evitare a tutti i costi una nuova battaglia. Eppure non l'hanno ascoltata. Eppure è stata poi la prima ad optare per la via battagliera. Le parole non le ascoltava nessuno. Le intenzioni restavano tali. <Dieci anni fa, i problemi tra villaggi confinanti e non> Tentenna un attimo con il capo. <potevano essere risolte soltanto alla vecchia maniera.> La sua era consapevolezza, poiché non v'era altro modo di poter vedere la cosa. Tutti seguivano senza dubbio un ideale, qualcosa che li spingeva ad andare avanti, ma guai a toccarlo. <Lo so, neanche a me personalmente piaceva, a meno che non si trattassero di traditori. In quel caso, tu come li avresti puniti?> Una domanda volta a comprendere il suo metodo di pensiero, incuriosita da ciò che potrebbe uscire da un discendente di Oto seppur, in base alle sue parole, egli è cresciuto perlopiù a Kusa. <Aspettavo semplicemente il mio turno. Preferisco affrontare un discorso alla volta.> Così da potercisi concentrare su, ovviamente. Gli mostra un tiepido sorriso prima di riprendere a parlare. <Ho intravisto un futuro che desideravo ardentemente dieci anni fa: vivere una vita normale con l'uomo che avevo scelto di sposare, in una casa tutta nostra nel villaggio della Foglia e con la nostra progenie.> Un termine forse troppo in disuso nell'epoca attuale, ma non dimentichiamo certo da dove lei proviene e dov'è nata ormai quarantun anni prima. <Tutto ci veniva strappato dalle scelte sbagliate.> Delle quali stavano poc'anzi appunto parlando, dunque evitando di ripetersi. Socchiude per un attimo le palpebre, massaggiandosi il setto nasale con pollice ed indice della dritta. <Dopodiché ho avuto di fronte la visuale di Keimusho. Chiedevano aiuto e nessuno accorreva in loro soccorso: adulti, vecchi e bambini.> Per un attimo, rivede il sangue che scivola via dai corpi dei suoi compagni, gli stessi che erano scesi in guerra con lei e che la chiamavano a gran voce affinché li proteggesse. Brividi. Incubi notturni che ancora la tormentano. <Nulla di più. Non so quale interpretazione dare a mia volta, se non quella della quale finora abbiamo parlato.> Oh, che soave bugia... Sappiamo tutti che la risposta da dare la conosci benissimo. [ Chakra ON ] Sorride nel sentire la risata e le parole altrui <So che alle volte le scelte più semplici, probabilmente quelle giuste, sono estremamente sottovalutate e vengono ignorate o prese sottogamba, tutto qui> Dando la propria opinione, ancora una volta, senza farsi problemi in tal senso, per poi tuttavia aggiungere <Verissimo, ma siamo sicuri che ci sia volontà da ambo le parti di ascoltare? Perché spesso chi parla e vuole che gli altri ascoltino, in realtà non vuole sentire l'opinione mi qualcun altro, ma solo che la propria venga accettata come unica possibile> Si stringe appena nelle spalle <Anche in questo caso magari una delle due parti la voglia di ascoltare l'avrebbe pure, ma è l'altra che lo impedisce e in tutte le storie i buoni o i cattivi vengono sempre indicati da chi, alla fine, ha vinto> Solleva le spalle, prima di lasciarle ricadere al loro posto, per poi ascoltare ciò che gli viene chiesto e qui è lui che si mette a ridere <Io avrei semplicemente cercato di capire il motivo per il quale ci fosse questa divergenza di opinioni e anche se fosse stata insanabile, di certo non avrei costretto nessuno ad una vita come quella, piuttosto li avrei lasciati liberi di andare dove pensavano che la loro idea sarebbe stata congruente a quella degli altri, ma di sicuro non li avrei schiavizzati, non sono il tipo di persona che punisce gli altri perché non la pensano come me> Scuotendo anche la testa, facendo sventolare il codino <Si sa che la libertà ottenuta sulla schiavitù degli altri, prima o poi, porta ad un'altra guerra e ad un'altra ancora e così via, senza fine> Stringe appena le labbra tra di loro, muovendole da un lato prima e poi da quello opposto dopo, ma quando è il momento che lei racconti, si ritrova con poche parole stringate, quindi andrebbe a chiederle <Sei originaria del villaggio della Foglia?> Come a chiedere conferma, per poi indicarle il ciondolo <Pensavo fossi del Suono, dato il simbolo degli Uchiha, quindi anche tu hai partecipato allo scontro prima dell'arrivo del falso Dio?> Le chiede, con la solita curiosità, forse un po' invadente, ma non sembra farlo di proposito Per l'ennesima volta, si trova d'accordo con quanto asserito dal giovane in virtù delle problematiche riguardanti i pareri discordanti. <Non hai tutti i torti.> Ammette a sua volta, muovendo appena la testolina per annuirvi. <Spero soltanto che si possa imparare dagli errori e che quanto accaduto non ricapiti ancora una volta.> È l'unico augurio che riesce a rivolgere verso coloro i quali hanno deciso di vivere tra le mura di Kagegakure. Si tratta pur di sempre conigli, gente che ha reputato priva di spina dorsale, quindi non potrà mai essere troppo indulgente nei loro confronti. <Continuo ad essere concorde con quanto dici, ma talvolta non puoi lasciarli liberi e basta.> Riferendosi ovviamente al discorso precedente riguardante gente che ha sbagliato, che ha commesso errori tali da essere giudicato in maniera negativa. <È ciò che è successo coi nomi che hai menzionato poco fa. Si erano dimostrati contrari all'Alleanza tramite l'attacco al Villaggio del Suono.> Ricorda i manifesti di taglia di ognuno di loro che vennero affissi in giro per i rispettivi villaggi alleati, affinché tutti conoscessero la faccia di coloro i quali s'erano macchiati di alto tradimento. <Mentre l'Alleanza li lasciava stare convinti che avessero ottenuto quel che volevano, mentre altri villaggi uniti cercavano il modo di entrare tra le mura di Oto> Si riferisce particolarmente ai konohani, alla task force gestita da Mattyse e da se stessa. L'importante era avere il controllo di qualunque cosa. <i nemici non facevano altro che cercare il modo di pugnalarci. L'Alleanza fu costretta a scendere in campo pur di fermare la distruzione che avrebbero potuto portare.> Gli occhi chiari continuano a fissare l'interlocutore mentre parla, adottando pur sempre un tono di voce piuttosto pacato nel suo raccontare. <Eppure, proprio come dici tu, entrambe le fazioni volevano la stessa cosa ma i Kage peccarono di orgoglio.> Furaya Nara, il Decimo Hokage della Foglia, peccò di orgoglio in maniera smisurata convinta di prendere la scelta giusta affinché tutto andasse secondo i piedi. Peccò di arroganza, convinta d'esser diventata più forte d'una divinità venendone al contrario schiacciata come se nulla fosse. <E i Ninja di Oto erano così convinti che gli altri non fossero in grado di ascoltare che combatterono per i propri ideali.> Continua a cercare di mantenersi neutrale ovviamente, così da non sembrare di protendere per chissà quale delle due parti. La dritta sale al ciondolo, lo sfiora coi polpastrelli prima di rispondere. <Questo ciondolo me lo ha regalato una ragazza di Oto, appartenente al clan Uchiha. Ma si parla di quand'ero un'adolescente.> Al momento, dimostra circa trent'anni - giusto per tirare le somme. <Ho combattuto durante la guerra al fianco di Konoha, sì. Come qualunque Ninja era tenuto a fare.> Il petto si gonfia. Ma dal partecipare all'averla voluta, beh... Ne passa d'acqua sotto i ponti. [ Chakra ON ] Un sorriso divertito compare sulle labbra <Non puoi o non vuoi tenerli liberi?> Le chiede, inclinando il capo, non c'è astio, ironia, screzio o altro in quella domanda, solo pura e semplice curiosità <Mi spiego meglio, se prendiamo per buona la constatazione che tutte le fazioni in causa volessero la stessa cosa, in questo momento tu mi stai dicendo che la parte che ha vinto li ha reputati colpevoli di alto tradimento, ma se il fine era lo stesso, come puoi dire che loro si siano macchiati di questo crimine? Per come la vedo io, se l'obiettivo è comune, allora entrambe le parti hanno compiuto altro tradimento, gli uni nei confronti degli altri, forse> Lascia la frase un attimo in sospeso <Se i ninja che ho citato prima fossero stati liberi di fare a modo loro le cose sarebbero andare in maniera diversa> Si stringe nelle spalle, prima di continuare a parlare <Detto ciò questa è ovviamente solo un'idea, un'ipotesi, sarebbe potuto essere molto peggio di come sono andate a finire le cose, non potremo mai saperlo, sta di fatto che le cose sono andate così e non c'è più molto che si possa fare, inutile rivangare questi episodi, la storia non si fa con i se e con i ma, almeno così dicono, quindi tanto vale non stare ad impensierirsi troppo, ormai, si può appunto solo sperare che non ricapitino più gli stessi errori, per quanto mi viene da dire che, vista la convivenza forzata e il problema enorme e apparentemente irrisolvibile delle chimere fuori dalle mura, ci sono problemi ben più gravi a cui pensare, che non prendersi l'impiccio di continuare a battibeccare, almeno io la vedo così> Sorridendo in maniera più ampia. Quando sente l'ultima frase di lei, si ritrova ad annuire <Immagino che quando il Kage dava un ordine non ci fosse altra soluzione se non quella di eseguire l'ordine in questione, mi spiace comunque che tu abbia partecipato prima a quella guerra intestina o poi suppongo anche contro il falso Dio, non ricordo molto della guerra, onestamente, ma se da civile era dura, posso a stento immaginare gli orrori di chi era in prima linea> Sospira più a fondo, lentamente, ruotando il busto quel tanto che basta per tornare ad adagiare la schiena contro lo schienale della panchina <Devi comunque essere molto dotata, visto che sei ancora qui a poter ricordare quei tempi o magari a cercare di volerli dimenticare> E benché abbia colto le parole sul ciondolo, non domanda altro a riguardo Lascia che possa spiegarsi meglio, senza mettergli alcuna fretta. L'ascolta con piacevole interesse, soffermandosi sulle domande che pone alla di lei volta. La maggior parte delle considerazioni espresse da Yasuhiko, ancora una volta, confermano come ci abbia visto lungo e quanto lei possa esservi interessata, tanto da non perdersi parola alcuna tanto quanto l'altrui espressione. <S'incolpano l'uno con l'altro, definendosi nemici e traditori, eppure avevano entrambi gli stessi obiettivi e si sono affrontati pur sapendolo.> Ne conviene direttamente col ragazzo, annuendo con un lento movimento della testolina dal crine rosato. <Chissà> Si trova ancora a proferire. <forse le cose sarebbero cambiate davvero.> Sarebbe utile tornare indietro nel tempo ma, come detto, sono troppe le cose che andrebbero modificate in maniera tale da riuscire ad ottenere un risultato migliore. La causa potrebbe essere il ruolo del Ninja e dunque si tornerebbe al principio, all'alba dei tempi. E a cosa servirebbe? Sparirebbero tutti, non s'avrebbe più niente di quel che adesso si è riusciti a riconquistare. <In realtà, mi chiedo perché, in tutto questo tempo, non si siano fatte spedizioni all'esterno per poter uccidere quelle chimere. Comprendo che siano belle grosse e anche molto forti: il problema principale sta nel fatto che stiano in branco.> E' difficile trovarne una da sola e, anche se fosse, sarebbe inevitabilmente affiancata anche da altre sue compagne a poca distanza. Un problema non da poco, alla fine. <Però, se si trovasse gente in grado di riuscire nell'impresa, non sarebbe un bene per chiunque? Si potrebbe riprendere possesso dei territori dei vecchi villaggi.> Seppur l'obiettivo primario della Judai è proprio quest'ultimo: riuscire a riappropriarsi ancora una volta del Villaggio della Foglia - facendolo proprio - ricostruendolo da zero, riportandolo al suo antico splendere, senza se e senza ma. A proposito degli ordini impartiti dai Kage, ella scrolla le spalle. <Dipendeva essenzialmente dal Kage sotto il quale stavi. Tuttavia, devi comprendere che noi Ninja eravamo nati per servire il villaggio e per proteggerlo assieme al Kage. Quindi, era un nostro dovere - non un obbligo, bensì un onore.> Lei la pensa ancora in questo modo, a prescindere da tutto. Il di lei petto continua a riempirsi d'orgoglio, la Volontà del Fuoco continua ad ardere in lei ed è impossibile da spegnere, ancorché sarà l'ultima della sua stirpe nella quale divamperà ancora. Infine, decide d'alzarsi in piedi: s'è fatto un certo orario e probabilmente è meglio tornare a casa prima che sia troppo tardi - o le sfugga qualcosa che ad alta voce non dovrebbe affatto proferire. <Già, può darsi.> In merito alla di lui ultima constatazione, sistemando meglio gl'abiti indossati così da non scoprire eccessivamente la pelle del corpo. <E' stato un piacere affrontare questi discorsi con te, Yasuhiko. Spero di rivederti.> In fondo, ha passato una giornata piacevole all'insegna dei ricordi... e dandosi anche altre risposte in merito a quella visione. Infine, quindi, sparirà dalla zona diretta al quartiere dei clan di Konoha. [ END ] Continua ad ascoltare le repliche altrui, non la interrompe, dandole il tempo di poter rispondere e solo quando torna nuovamente il suo turno di parlare, andrebbe quindi a sorridere, in maniera più ampia <Certo, magari ognuno tornerebbe nel suo villaggio natale, ricostruirebbe la sua casa, ma a quale scopo? Per dimenticarsi fra uno, due, cinque, dieci anni di com'era vivere tutti all'interno della stesse mura? Per tornare a diffidare gli uni degli altri, rischiando che vi siano altre guerre?> Le domanda, retoricamente, non attendendosi davvero una risposta <Se c'è una cosa che è chiara a tutti è che praticamente nessuno impara mai dagli errori del passato, se non altro tra queste mura ognuno ha i suoi territori, esattamente identici agli altri, stesse dimensioni, allestimenti diversi, ma nessuno può avere da ridire su questioni territoriali e nemmeno decisionali, per quanto servire un Kage potesse essere un onore, una singola persona a decretare il destino di tutti può essere un santo votato al benessere del suo popolo oppure un oppressore che schiavizza chiunque> Si interrompe, ancora una volta, per riprendere fiato <E si sa che il potere logora, dunque quanto ci vorrebbe prima che qualcuno ne venisse logorato e ripetesse la storia? Forse che siano più persone a decidere democraticamente creerà sempre dissapori, come ogni volta che c'è una minoranza di mezzo, ma almeno è più difficile che diano di matto tutti insieme e creino una gran confusione e le basi per un'altra guerra> Inclina il capo leggermente di lato <O forse no> Solleva le spalle, lasciandole ricadere al loro posto. Quando l'ex-Hokage si alza, la segue con lo sguardo, sorridendole <Il piacere è stato mio e grazie per la lezione di storia> China anche leggermente il capo, come segno di rispetto <Sono sicuro che ci rivedremo ancora, i tuoi capelli non passano inosservati> Ridacchia per qualche istante, sollevando anche la mano, in modo da enfatizzare il saluto, prima di appoggiare le mani sulle ginocchia e darsi la spinta con gli arti inferiori per reggersi in piedi <Forse è meglio che torni anche io> E andrebbe quindi ad incamminarsi per la propria strada [Uscita]