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Ingresso Reiji [Noribiki]

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con Saigo, Reiji

Reiji è un genin, lo è ormai da qualche tempo ma ancora non ha portato lustro a Suna, il settore che potrebbe come non potrebbe prendere una percentuale sui profitti dei suoi ninja. Bisogna assolutamente porre rimedio a questa cosa, per questo motivo oggi è stato caldamente invitato a raggiungere la prima aula del secondo piano, da tanti denshi chiamata l’aula del mistero. Cosa accada lì dentro non ci è mica dato saperlo ma poco importa. Nel gentile e formale messaggio gli è stato chiesto di richiamare il chakra e presentarsi entro le 17 di oggi. Ci siamo quasi. L’accademia è frequentata dai soliti ragazzi che spinti da un antico retaggio o dal più moderno desiderio di diventare famosi hanno deciso di dedicarsi al percorso da ninja, tra i loro altri interessi. A gruppetti si trovano fuori dalle aule, nel cortile e addirittura ad affollare i bagni durante quella piccola pausa merenda che li vede intenti non solo a scambiarsi carte con degli strani animali sopra ma anche codici sconto per qualche gioco e foto, insomma sono tutti affaccendati in ciò a cui meno dovrebbero pensare durante una giornata di studio. Ma chi siamo noi per giocare? Un edificio semplice, circondata dalla desertica sabbia che gli abitanti di ciò che era Sunagakure si sono trascinati e hanno replicato qui, nel vasto villaggio di Kagegakure. Le finestre sono ben chiude per evitare che la sabbia e l’aria calda entrino in questa struttura appositamente studiata e creata per rimanere quasi sempre in penombra conservando così un piacevole fresco. I muri sono tinteggiati di bianco così come soffitto e pavimentazione in modo da evitare il ristagno di calore, le scale si trovano infondo ad il corridoio e danno su un secondo piano per metà vuoto, proprio la metà dell’aula in cui è stato convocato Reiji. La porta scorrevole davanti alla stanza risulta socchiusa ma permette all’occhio di scorgere l’assoluta mancanza di luce al suo interno. Forse è proprio a causa di questa eterna oscurità che viene chiamata “l’aula del mistero” o forse è per via di quegli zombie senza più un riflesso di vita negli occhi che spesso sono usciti da lì e poi hanno attraversato il villaggio senza più alcuno scopo. Magari entrambe le cose. Seppur il corridoio sia vivibile e fresco l’aria che esce da quella porta lasciata socchiusa è decisamente fretta, un gelido vento proviene da quella stanza [no tempo][quest chiusa]

17:17 Reiji:
  [Esterno Aula > Interno] L' ultima volta che gli é stato chiesto di presentarsi da qualche parte e di aver giá impastato il proprio chakra ha preso un paio di legnate nei denti che ancora se le ricorda, nonostante i segni sulle braccia siano oramai scomparsi da tempo e non ci siano piú lividi a testimoniare quel suo allenamento. Indossa una semplice maglietta nera, stranamente a maniche corte, piú un paio di pantaloni grigi che sono indubbiamente piú tattici che non da passeggiata, pantaloni che vanno ad infilarsi in un paio di stivali ninja dalla punta aperta, che lasciano liberi le dita dei piedi. Al fianco sinistro porta un tanto abbastanza anonimo, completamente nero. Perticone, piú per la magrezza che per l'altezza in realtá, stranamente si muove con piú intento e decisione rispetto alla sua solita camminata svogliata e poco attenta, probabilmente complice il fatto che, appunto, sta richiamando il chakra ed é relativamente concentrato. L' arrivo vicino all' aula del secondo piano é preceduto da un cambio di atmosfera che fa rabbrividire, tanto psicologicamente quanto fisicamente visto il vento freddo che gli arriva in faccia. Si ferma a qualche metro di distanza dall' ingresso dell' aula, portando ambo le mani davanti a sé all' altezza dell' addome, giunte a formare il sigillo della Capra per aiutarlo nel richiamo delle proprie energie, ed ecco che le due oramai famigliari sfere di energia, fisica e psichica, si manifestano nel suo io interiore, globi di luce bianca che ruotano vorticosamente in senso opposto, l' una all' altezza del capo, l'altra allo stomaco, scivolando lentamente e attraendosi a vicenda sino a quando i due vortici sono costretti, giocoforza, a scontrarsi e fondersi insieme, dando vita al chakra vero e proprio, che immediatamente dovrebbe andare ad irrorare completamente il suo corpo, permettendogli cosí di usarlo al meglio. Una volta fatto ció, coprirebbe quei pochi metri che lo separano dall' ingresso dell' aula, buia nonostante sia ancora giorno e il Sole sia ancora ben alto. Forse é una stanza cieca? La cosa, comunque, non sembra essergli di troppo fastidio. Fa scorrere la porta, cominciando giá a presentarsi. < Sono Reiji Uheara, sono stato convocato... qui? > Alla fine sembra piú un' affermazione che una domanda, vista la faccia stranita quando si accorge finalmente del fatto che la stanza sia letteralmente nera come la pece. [ Tentativo di attivazione Chakra 4/4 | Tanto ]

Il freddo avvolge con estrema prepotenza il corpo del ragazzo che fa il suo primo passo in quell’aula oscura. Un altro passo in avanti e sentirà distintamente la porta scorrere alle sue spalle, un soffocato suono di gomma quando viene chiusa ed infine un cigolio metallico della serratura a suggerire che sia stata chiusa alle sue spalle e poi lungo il nudo braccio destro qualcosa che lo sfiora. La pelle che si alza per via della bassa temperatura viene semplicemente accarezzato da qualcosa di estremamente morbido, tiepido e delicato. Il tempo necessario per far proprio questo pensiero che gli occhi sembrano farsi pensati, la necessità di chiuderli, di sbattere almeno le ciglia e tutto cambia. D’improvviso, nemmeno il tempo di comprendere cosa sia davvero successo, supposizioni che potranno inseguirsi nella mente del giovane genin ed una luce accecante. Si fa fatica a mettere a fuoco, soprattutto perché fino a poco fa si trattava del buio più assoluto. Una volta che le iridi altrui si saranno abituate a quel sole caldo potranno notare un fagotto. La prima cosa che scorgeranno sarà la fasciatura candida all’interno del quale sbuca una testolina pelata, un neonato. Gli occhi sono chiusi e la bocca socchiusa ospita un indice, almeno la punta del polpastrello, quel singolo dito sembra troppo grande per appartenere al bambino. Un odore di fiori appena colti può giungere al naso di Reiji, talco e fiori di campo appena colti. Guardandosi intorno potrà quindi scorgere un letto d’ospedale e successivamente un vaso di fiori colorati su quello che pare essere il comodino. Il bambino è retto tra nelle amorevoli e dolci braccia candide di una donna vestita quasi interamente del suo sorriso ed una vestaglia color panna. I capelli sono dorati, corti, portati poco più ina lto rispetto alle sue spalle, le incorniciano alla perfezione il viso mentre un sorriso nasce con el labbra che si tendono. Le palpebre socchiuse mentre osserva il fagotto che stringe quasi gelosamente nascondono il colore delle iridi <beh non dici nulla?> la voce sembra portare con sé la sensazione di casa, il caldo e necessario abbraccio quando si torna a casa dalla propria madre dopo una pessima giornata, ricorda il pane appena sfornato e la tavola imbandita. Suona come le risate piene di amorevole allegria <che devo dirti non me lo aspettavo> ribatte una voce che sembra arrivare dalle spalle di questa scena, dietro a quello che è il punto di vista di Reiji <un marmocchio e chi lo avrebbe mai detto> continua. Femminile anche questo secondo tono <pensavo mi prendessi in giro, siamo in guerra con Oto e tu sforni bambini> continua mentre una simpatica risata interrompe quella frase piena di pessimismo[no tempo][quest chiusa]

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17:52 Reiji:
  [???] L' inizio non é esattamente dei migliori, o meglio, dipende dai punti di vista. Se fossimo in un film thriller/horror, probabilmente sarebbe perfetto. É il cigolio metallico alle sue spalle a siglare definitivamente la situazione come - qualcosa in cui decisamente preferirei non trovarmi -. < Saigo, se sei tu, giuro che l' altro giorno non ho rubato nulla. > Che la ragazza abbia deciso di incriminarlo definitivamente e dargli veramente la caccia come aveva promesso? Non fa in tempo a finire di pronunciare quelle parole, tuttavia, che il freddo lascia spazio a qualcosa di caldo che gli accarezza un braccio e, volente o nolente, si trova costretto a chiudere le palpebre degli occhi. < Un Genju..? > Mugugna, preso da un' improvvisa quanto temporanea stanchezza, riaprendo poi gli occhi subito dopo. É ovviamente accecato da quell' improvviso cambio di illuminazione, e il primo istinto é infatti quello di portarsi la mano destra alla fronte, palmo verso l'esterno, a coprire gli occhi, mentre la sinistra si appoggia immediatamente sull' elsa del tanto, ancora non estratto, un leggero sibilo di fastidio che gli fuoriesce dalle labbra mentre commette quell' istintivo gesto di difesa. Se quel che ha davanti é un Genjutsu, peró, é ben strano. Una neo-madre e... parenti? Amici? Dopo un attento esame della sala in cui si trova, o meglio, dopo un tentativo di attento esame che viene miseramente disfatto da quelle sensazioni che lo investono come un fiume in piena, esattamente come quell' odore che gli prende il naso e che istintivamente sembra quasi... calmarlo, la curiositá del ragazzo ha la meglio e fa per avvicinarsi lentamente ai piedi del letto per vedere meglio cosa stia succedendo. < Fino a prova contraria non ci sono sale parto in Accademia... quindi o é un Genjutsu o sono uscito di testa. Forse entrambe. > Mugugna di nuovo, tra sé e sé, arrivato a destinazione. [Chakra ON | Tanto]

Il mugugno del ragazzo non resta che un pensiero nella sua testa, non c’è alcun suono che turbi quella scena familiare davanti ai suoi occhi <lo so lo so> risponde pacata la donna con gli occhi che finalmente si muovono e si rivelano, verdi. Un verde smeraldo puro e bagnato di puro amaro che adesso si rivolgono alla figura con cui sta parlando, le rivolge un dolce sorriso mentre quel neonato si stiracchia, si lamenta emettendo qualche versetto poco comprensibile ed ottiene l’attenzione della madre. Torna quindi la bionda danno ad osservare il neonato, lo culla dolcemente <per questo ti ho chiesto di venire qui> il tono si rabbuia un pochino mentre le braccia della madre ondeggiando a destra e sinistra lasciando che quei lamenti pian piano scemino <è di Reiji che voglio parlarti> silenzio. Alza lo sguardo verde nuovamente, lo punta su qualcuno che di fatto si trova alle spalle del nostro genin e che ancora non ha potuto osservare <vorrei che gli insegnassi ad usare la mia arte quando sarà il momento> tace. Un sospiro che sa di freddo, come se qualcosa di terribile fosse giunto prepotentemente nella stanza. Aria sbuffata che sembra colpire il collo del genin di Suna, può quasi sentirlo quell’umido che porta con sé ansie e paure <tu non riuscirai?>. Le parole sono state pronunciate. Una domanda che taglia quell’improvvisa tensione nella stanza, l’unica risposta della donna bionda è un lieve ed amaro scuotere la testa <lo sai, per curarmi avrei dovuto interrompere la gravidanza e ora è troppo tardi> sospira appena, una lacrima sembra bagnarle il viso. La tristezza della consapevolezza che tinge quelle guance candide, un solo istante però perché poi il neonato torna a lamentarsi, sembra pronto a piangere ed eccola la donna rispondere al suo istinto materno e sorridere nuovamente pacata, lo stesso istinto che a quanto pare l’ha condannata a morte <spiegami cosa devo insegnarli> risponde secca l’altra donna. Non ha assolutamente voglia, lo si capisce dal tono, è decisamente contrariata da quello che le sta venendo chiesto. Non la guarda mentre sorride dolcemente e replica a quella schietta domanda <dovrei fargli capire che è già tutto in lui, dovrà solo concentrarsi sul proprio flusso di chakra, immaginarsi come una grossa calamita, sentirsi come se il metallo intorno a lui vibrasse ed infine decidere se attrarlo o respingerlo> si sente, mentre parla la donna, il comodino strisciare con i suoi piedini metallici sul pavimento, uno stridio fastidioso che riempie il silenzio calato nella stanza. Il comodino poi farà qualche centimetro allontanandosi dal letto, una semplice dimostrazione di quello che ha appena detto. Un nuovo sospiro dalle spalle della donna <altro?> domanda fredda, ferita nel profondo. Forse non è il modo migliore di rapportarsi ad un morente eppure qualcosa in quello scambio di battute lascia la consapevolezza che il loro rapporto supererà persino queste risposte <lascialo alla sua strada e fagli sapere che mamma lo amerà per sempre anche se ha scelto lui> e abbassa nuovamente lo sguardo verso il neonato <alla loro vita insieme>. Il silenzio cala nuovamente ed un vagito causato dal comodino in movimento scuote la pacata e triste calma di quel luogo <lo amo davvero> continua <li amo> puntualizza osservando il neonato che torna ad essere cullato. Freddo ed oscurità tornano a farla da padrone, il dito che lo stava accarezzando l’ha abbandonato lasciando una tiepida traccia su quel braccio destro[no tempo][quest chiusa]

18:24 Reiji:
 Si ritrova quindi muto, anche se ancora capace di formulare pensieri. Forse ha preso una botta talmente forte da non essersene nemmeno reso conto e questo é solo un sogno, o magari in ospedale ci é finito per davvero e adesso é in coma. Fatto sta che, in ogni caso, i modi in cui puó interagire con l'ambiente circostante sono limitati, pressoché nulli anzi. Po quegli occhi, quel colore che ha visto cosí tante volte riflesso in uno specchio, con un taglio delle palpebre decisamente troppo simile, e quel nome. Gli occhi del ragazzo, riflesso di quelli della donna, si spalancano quando sente il proprio nome uscire dalle sue labbra in concomitanza con quel respiro che sembra accompagnarlo alle sue spalle. Cerca di avvicinarsi ancora, come se la cosa potesse in qualche modo permettergli di carpire piú informazioni, di imparare di piú, ma in realtá non cambia assolutamente nulla e probabilmente ne é anche perfettamente conscio. Il suo sguardo si posa per un attimo su quel mobiletto che viene tirato e spinto da, a quanto pare, il chakra della donna nel letto. Le parole che vengono pronunciate poco dopo dalla stessa arrivano alle sue orecchie come echi distanti mentre la sua espressione sorpresa, forse persino di paura, non sembra assolutamente voler cambiare. Tenterebbe persino di allungare una mano verso la donna, lentamente, in maniera insicura, ma é proprio in quel momento che sprofonda nuovamente nel buio e che perde quel flebile contatto con qualsiasi cosa abbia appena visto. L' istintivo nuovamente lo porta ad afferrarsi il braccio con la mano opposta, nel vano tentativo di afferrare qualcosa che, oramai, giá non c'é piú, mentre si volta su sé stesso alla ricerca di un qualsiasi tipo di segno, qualsiasi cosa che possa spiegargli di piú. [Chakra ON | Tanto]

Una luce ed un kunai poggiato ad un banco a qualche centimetro da lui, non c’è altro che viene illuminato in quella fredda e buia stanza. Il silenzio che sembra ancora farla da padrona, le domande nella mente del ragazzo saranno anche tante <ora richiama il tuo potere> la voce potrà suonargli famigliare. Dalle ombre giunge verso il suo orecchio sinistro, suona stanca eppure può essere ricollegata a quella seconda presenza femminile all’interno della stanza <ora che quel ricordo è tuo impara dalle parole di tua madre e usa il suo potere> la guerra l’ha provata, la perdita di quella che era una cara amica è una ferita che ancora la segna. Non si è domandato Reiji cosa significasse quel plurale finale, non ha chiesto altro e per questo non sta ricevendo alcuna risposta. Tace la donna nascosta in quelle ombre e ancora non si fa vedere, può solo sentire dei passi allontanarsi da lui come se stesse cercando di nascondersi e di scappare da quello che di fatto è il loro passato. Silenzio, freddo ed una luce come puntata su quel piccolo oggetto interamente fatto di metallo. Dimostrare d’essere come la propria madre, forse non sarà facile considerando che ha potuto apprendere come quella donna per puro amore ha effettuato il più estremo sacrificio

18:46 Reiji:
 Una conferma. Tutto quel che il suo cervello registra all' inizio é solo questo: una conferma. Quella donna era veramente sua madre. < Aspetta! > Per la prima volta da tanto, tantissimo tempo, c'é piú di un' emozione nella voce insicura del Genin della Sabbia. < Chi sei? Di.. di chi stava parlando oltre a me? Di mio padre? > I suoi genitori, quelli biologici, non li ha mai ricordati. Gli Uheara si sono sempre presi cura di lui da che ha memorie, sin dall' inizio della guerra, ed é per questo che porta il loro nome. La donna dai capelli biondi, sua madre, é una sconosciuta tanto quanto la voce femminile che adesso lo invita a far suo un potere che non ha mai visto né sentito nominare prima. Eppure, vedere quella figura femminile gli ha indubbiamente fatto sentire emozioni e sensazioni che non si possono definire altrimenti se non materne. Era veramente sua madre. Non c'é dubbio. Si volta in direzione della voce, ma ovviamente non vede nulla. Troppo buio, sempre che veramente di buio si tratti. Non ha altra scelta se non concentrarsi su quel kunai e su di sé. <...una grossa calamita... > Mugugna, con un sospiro, alzando il braccio destro verso il kunai, tenendo il palmo aperto verso l'alto mentre cerca di fare esattamente quel che sua madre gli ha chiesto nella prima e unica lezione che sia mai riuscito a ricevere da lei. Inspira profondamente dal naso, socchiudendo quasi completamente le palpebre, mentre immagina tutto sé stesso come, appunto, il nucleo di un magnete, capace di attirare o di respingere i metalli ferrosi. In questo caso, la sua intenzione é quella di portare il kunai alla sua mano, di recuperarlo dal banco senza toccarlo fisicamente, ma solo influenzandolo con il proprio chakra. Gli occhi verdi del ragazzo brillano da dietro le palpebre, umidi, mentre cerca di acquisire quella che é a tutti gli effetti una parte sopita di sé. [Chakra ON | Tanto]

Il chakra agisce, proprio come un magnete il ragazzo decide di attrarre, è la prima volta che quel potere viene esercitato da lui e forse per questo ciò che ottiene è appena un tremolio da parte del kunai, un movimento che però lo porta a scivolare lungo il banco. Forse è sconvolto quindi le azioni non vanno proprio come avrebbe voluto, non riesce sicuramente a farselo volare in mano ma cade, scivola da quel banco adagiandosi con un rumore secco a quello che è il pavimento e sparendo dalla vista, ora che la luce va a spegnersi. Nuovamente immerso nel buio e nel freddo non resta che l’eco di quella caduta mentre i dubbi si insinuano in lui <io sono l’unica persona che abbia davvero amato tua madre> spiega semplicemente quella voce che ora è più lontana, quasi dal lato opposto della stanza <l’unica che ha compreso come per lei fosse necessario portare a termine quella seconda gravidanza> non risponde davvero al ragazzo, lascia solo che lui intuisca <anche se ci ho messo troppi anni> il rancore. Lo si sente ancora in quella voce, lo strascico di una vita passata ad odiare un neonato di cui si rifiuta di parlare, forse anche altro <figli del potere> sospira appena lei, il tono che si incrina ancora. Una storia da scoprire se vorrà <eppure lei vi ha amati più di quanto abbia mai amato me> cosa c’è sotto? A lui decidere se scoprirlo dato che adesso la porta alle sue spalle si apre, una flebile luce illumina una figura, non è altro che ombra agli occhi del genin <avviserò io i Noribiki del tuo potere, ora sei uno di loro> una semplice constatazione dei fatti e poi l’ombra si allontana. Socchiude quell’aula alle sue spalle dopo aver detto una mezza verità, ha semplicemente esaudito un desiderio, privandosi di un ricordo fino a quel giorno solo suo, il momento di due amanti lontane, divise dal sangue e dal potere, dalla guerra e dalla società. Non si è messa in mezzo, ha smesso di odiare i figli di quella donna e non ha dato troppe informazioni a Reiji, infondo non è detto che le ferite del passato debbano tormentare anche il presente. Gli errori dei genitori non sempre ricadono sui figli ed è forse per questo che ha taciuto molto della loro vita, molto di quei primi dieci anni di vita del ragazzo. La madre è morta, del padre nessuna parola ma fin ora Reiji sembra esser vissuto bene. Si sarà mai sentito osservato quando di notte rincasava? Tenuto sott’occhio quando la guerra lo ha portato ad abbandonare Suna ed iniziare quel viaggio verso una ancora in costruzione Kagegakure? [end]

19:08 Reiji:
 Il kunai non reagisce esattamente come sperato, ma reagisce. Si strascica sul banco, scivolando con un tonfo sordo. La voce arriva alle orecchie del Genin, ancora piú lontana. Il susseguirsi di informazioni é abbastanza da mandarlo in palla e fargli sbarrare nuovamente gli occhi. Una seconda gravidanza? Un fratello o una sorella, dunque? < Figli del potere? > Chiede, nelle intenzioni in maniera calma ma riuscendo a far uscire quasi un grido, verso quella della donna. Probabilmente non riceverá nessuna risposta diretta, esattamente come non ne ha ricevute sino ad ora, ma deve comunque tentare. É cosa rara che il ragazzo non abbia controllo sulle proprie emozioni, e la cosa non gli piace affatto, é evidente, ma la scomoditá di una situazione simile é nulla in confronto alla curiositá e alla necessitá di sapere che sta provando in questo momento. < Quindi, tu e... > La voce si abbassa di nuovo, tornando quasi normale. Gli occhi sono ancora umidi e la guancia sinistra del giovane Genin mostra una lunga riga scintillante che arriva sin quasi al mento prima di essere grossolanamente fatta sparire dal passaggio del proprio avambraccio. Tira su col naso, riacquisendo una parvenza di contegno mentre il buio ritorna nell' aula. Nessuna risposta, nessuna reazione. I Noribiki. I Noribiki potrebbero sapere altro, potrebbero avere risposte alle mille domande che gli tempestano il cervello in questo momento. Esce dall' aula con passo svelto, troppo per una persona calma e tranquilla come lui, dirigendosi immediatamente verso il piano terra e uscendo fuori dall' Accademia, senza rivolgere parola a nessuno. [Chakra ON | Tanto] [//end]

Iniziamo dalle cose brutte: no px perchè il premio è il clan

Reiji viene convocato da una misteriosa figura che con lui condivide un ricordo importante. Incontra così la madre, attraverso gli occhi della donna che poi fa comprendere essere stata l'amante della madre.
Emerge la presenza anche di un fratello.
La donna però resta criptica, gli insegna a richiamare la sua innata e trasmette il messaggio di amore che la madre di Reiji voleva lasciargli.
A lui eventualmente scoprire tutto il resto

Sperando di averti ispirato: BENVENUTO NEL CLAN