Il rapper, il pazzo e lo psicopatico
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Giocata del 04/05/2021 dalle 15:10 alle 22:24 nella chat "Campo d'addestramento [Kusa]"
Sembra che il destino abbia optato una singola condizione per il suo essere ovvero una pioggia continua da portarsi dietro nella più fantozziana tradizione. Da Ame fino a Kusa, l'acqua lo segue, lo rincorre come una premonizione, un avvenimento imminente o, nella maniera più semplicistica, mera sfortuna e null'altro. Essa, fonte di forza e di vita, creatrice primordiale dell'esistenza terrena, dona all'Otatsu la forza da cui è contraddistinto dal mondo in cui il chakra ha fatto capolinea nel corpo. Sotto un tale, infame, tempo, egli si reca nel loco in cui tutto è cominciato, quei campi dove ha incrociato lo sguardo con una nana bionda che lo ha perforato da parte a parte portandolo a soffrire e provare piacere alla medesima maniera ma è anche il momento in cui quella febbre lo ha attaccato passando tre giorni nella totale agonia. Non comprendendo ne capendo la reale motivazione di una simile malattia, la scelta ricade sul tornare nel posto dove è accaduto per una semplice indagine del territorio ripercorrendo gli eventi saliente giungendo all'illuminazione. Quel passo lo porta ad avanzare nella direzione dove il corpo ha toccato terra, regolare, cobalte iridi smosse per il circondario alla banale ricerca di qualche forma di vita, ancor peggio della ragazzina che ha osato attaccarlo senza remora alcuna mancando di rispetto, credendo di essere qualcosa di più di una misera poppante che ancora non ha iniziato a vivere. Rimasugli di febbre e spossatezza vigono ancora, blandi e poco accentuati ma ogni tanto un giramento di testa gli fa visita richiedendo un appoggio di qualche secondo per una ripresa totale ma è la suddetta pioggia ad aiutarlo a star meglio rendendo le vesti fradice ed appiccicate al corpo, brizzolati capelli tenuti giù, bagnati anch'essi senza, però, che venga posto problema alcuno alla condizione del genin. Calzari bianchi come il latto ricoprono gli inferiori arti al cui termini son posti semplici sandali shinobistici di un color blu smorto; giacca nera ricopre gli arti superiori al cui cerniera risale fino all'ombelico lasciando scoperto il petto e parte del ventre e infine troviamo quella maschera, una mandibola umana posta sul lato destro del viso del trentenne da cui emerge, per un attento occhio, una piccola porzione di cicatrice vicino al labbro, insignificante se non viene prestata la giusta attenzione. Un albero. Vi giuro, vi basta semplicemente questo. E ce lo trovate direttamente sotto. Stravaccato come se fosse il migliore dei divani, giace con le gambe ben distese in avanti, il capo reclinato s'una spalla e il mento poggiato sul petto. Un rivoletto di bava gli scende dal labbro inferiore, percorrendone il mento. Il rosso è riuscito a ricomprarsi quanto meno un completo che gli andasse vagamente bene, adatto alle proprie misure. Il suddetto è formato da una camicia nera a righe rosse, sormontata da una giacca elegante dal classico scollo a V che ha lasciato sbottonata, in modo che sia maggiormente libero nei movimenti. Nelle tasche, ci ha infilato qualche tonico (tre tonici coagulanti e tre tonici per recupero del chakra), qualche pasticca venduta da un suo spacciatore di fiducia - ormai ne conosce un paio dai quali si rifornisce, mantenendosi però nel suo limite autoimposto - e i documenti che s'è fatto fare. Che cittadino modello, eh? Scendendo, troviamo un pantalone completamente nero, sorretto da una cintura in cuoio dello stesso colore. Dal fianco, pende una catenella argentata, agganciata ai passanti. Tutto sommato, non gli dispiaceva ed è meno fastidiosa dell'altra che aveva al precedente jeans. Ai piedi, infine, calza un paio di semplici scarpe eleganti. Si sente finalmente a suo agio e ha lasciato spettinati i capelli, una zazzera che probabilmente ha visto giorni migliori. Per nessuna ragione in particolare, forse ha soltanto bevicchiato un po' troppo come suo solito, sta lì steso all'ombra d'un cedro. La pioggia ha iniziato a cadere da qualche tempo, ma lui non pare essersene accorto nonostante abbia iniziato a bagnarsi a sua volta. E' veramente in un coma profondo con qualche livido visibile sul volto laddove è stato colpito con immane prepotenza da un cannone d'acqua. <...> Una goccia alla volta, come la peggiore delle torture esistenti, cade man mano colpendolo sulla fronte, ma per il momento senza sortire alcuna reazione. [ Chakra OFF ] Piove. Un cielo che fa paura. S'accende e fa rumore. E lo stesso temporale, si manifesta silenziosamente nell'inconscio interiore, del Black Kick adottato dalla foglia. Appare sulla scena, quell'arena adibita a palestra per i giovani kusani; una zona inesplorata, un ambiente da scoprire, nell'esplorazione più avanzata delle zone di quel posto. O, più che altro, cercare di fare la posteggia con qualche giovane allieva Kusabella. Nuove amicizie non fanno mai male, dopotutto; specie in quel periodo un po' vuoto e solitario. E' vestito con abiti comuni, un completo ordinario costituito da una giacchetta impermeabile e dallo stile bombato, di colore blu, con tanto di cappuccio sulla testa che ne copre le fattezze all'interno di quel proprio incavo; il piumino andrebbe a sovrastare una T-Shirt grigia al tronco, con qualche ghirigoro tribale ricamato ad arricchimento sopra di essa, mentre in vita, a tenere su il paio di pantaloni semplici di colore nero, vi sarà la stretta di una cintura anonima; ai piedi, scarpe a collo alto dallo stile cestistico, prevalentemente nere con piccoli ricami dorati e rossi sul copro della calzatura. Attorno alla fronte, sempre celata sotto la protezione del bomberino, una anonima fascia che gli raccoglie i lunghi dreadlocks bruni fino alle spalle, sotto a degli occhiali monolente al momento rialzati dal viso, lasciano quindi la faccia scoperta; ulteriormente, una tasca porta oggetti si posizione ad agganciarsi alla vita lateralmente, sul fianco sinistro, reggendo al suo interno un set di fumogeni, una bomba flash ed i tonici di recupero chakra e vigore. Alle mani, un paio di guanti a mezzo dito tipici da shinobi, rinforzati da due placche di acciaio sui dorsi. Al collo, scendono verso il petto le dogs tag, piccole piastrine metalliche infilate in un laccettino che trasporta allo stesso modo un pendente rotondo con sopra incisa un'immagine di una testa di lupo, completamente nera, un po' usurata dal tempo e con vari sgraffietti sulla propria superficie; si tratta del simbolo dei cacciatori di taglie di Kagegakure. Ultime cose a chiuderne l'inventario, saranno i pochi effetti personali, tra cui il cellulare nella tasca destra e degli spiccioli per lo stretto indispensabile. Chakra non impastato, mani nelle tasche e portamento comodo, disinvolto. Ryoma è una delle presenze sul posto, collocato nei paraggi di un'area ben precisa, un luogo che parrebbe essere molto interessante per l'Otatsu; altresì, Rasetsu invece si palesa sotto un albero, stravaccato bene ma male alla effimera protezione di quella fronda della quale ha scelto l'ombra per ripararsi. < E dicevano che a Kusa ci fossero le femmine. Forse parlavano solo del quartiere notturno. Tsk... > borbotta, ironico, continuando il suo deshi-teen tour in quel passeggio sotto la pioggia. {Chakra off}{Guanti Ninja & Occhiali Monolente}{Tasca Portaoggetti: Flash Bomb x1, Set Fumogeni x1, Tonici Hp/Chk} La presenza di vita si manifesta con l'andare del tempo, con l'arrivo di due figure di cui una conosciuta e l'altra improvvisa, mai vista in quel di Kusa da quando è tornato ma essi non sono il fulcro del suo interesse, per il momento e ne ancora va a notarli, intento ed occupato ad osservare quel fradicio terreno, esattamente il punto in cui il sangue ha toccato il suolo ricercando un singolo dettaglio capace di fargli muovere la mente nella giusta direzione portando il geniale intelletto a raggiungere la soluzione all'arcano mistero che gli si presenta davanti. Le parole dell'Ishiba, a tal proposito, riecheggiano continue insinuando il subdolo dubbio dell'effettiva stranezza del malanno da poco passato, che sia dovuto all'attacco da parte della biondina? La sua lancia ha provocato tutto quanto, merito del solo sangue nero? Un'ipotesi capace di portarlo a detestare ancor di più quella razza la cui vita non merita, al contrario, la morte è una giusta fine per le nefandezze perpetrate dal loro capostipite ma, appunto, son solo meri pensieri senza una reale prova a dar loro conto. Lo sbuffare rappresenta la tappa successiva gonfiando il viso e rilasciando l'aria contenuta all'interno, svuotando il petto e volgendo lo sguardo altrove, verso la natura, la vegetazione ed è in tal frangente che una delle due figure passa sotto le cobalte del genin, capelli rossi, viso demoniaco, il mostro è li, con lui, a quanto pare addormentato un'altra volta e quale migliore occasione per continuare quel magnifico operato che si è preposto di portare avanti sotto forma di vendetta per le angherie subite. Un'azione semplice sconvolge il pensiero dell'azzurro, tanto piccola quanto grande nelle intenzioni, nelle conseguenze future, una singola mossa per manifestare tutto l'odio assassino nei suoi riguardo e quell'altro sentimento che continua nell'interiore crescita ma, di cui, ancora, non vuole ammettere l'esistenza. Tempo al tempo, tutti i nodi sarebbero venuti al pettine non troppo tardi. Va per muoversi quando, nel momento in cui l'arto destro effettua il primo passo, una voce giunge all'udito arrestandone il moto per portare l'attenzione sulla seconda figura, Ekko, un uomo dallo strano abbigliamento e mai avveduto prima di quel momento <Femmine...> replica in un leggero sorriso, un modo astruso di chiamare il gentil sesso, relegato all'antichità, non accettabile in un tempo moderno come quello <A Kusa ne troveresti anche troppe> risposta non richiesta ma fornita per poi ricominciare il passo nella direzione di Rasetsu. Affrettato e deciso macina la distanza giungendo al suo capezzale lasciando che le iridi ne squadrino il volto carpendo ogni minimo dettaglio e mettendo in atto l'idea provando ad avvicinarsi dal lato sinistro di lui piegando le ginocchia abbastanza da abbassare il busto ed il capo <Buongiorno> un saluto sussurrato da quelle labbra il cui sorriso non cessa di esistere, labbra avvicinate a quelle altrui nel piacevole tentativo di poggiarle donando il cosiddetto bacio del risveglio. Quella costante goccia che gli scende sul capo, dopo qualche altro attimo, inizia a diventare insistente anche per via della pioggia che continua a scendere e che non è capace a fermarsi. E se ciò non dovesse in alcun modo bastare, ci pensa Ryoma ad avvicinarsi alla nostra bella addormentata nel campo d'addestramento. Mugugna qualcosa ad occhi chiusi, storcendo al contempo le labbra a causa del fastidio che quella goccia d'acqua piovana gli sta causando. E' naturale non s'accorga di Ekko che neppur conosce, tanto meno della figura in avvicinamento, quella terribile minaccia che si staglia davanti alle di lui fattezze neanche fosse uno stalker di professione. <...> S'agita appena, costretto poi ad aprir soltanto un occhio che addirittura non vede come vorrebbe, non mette a fuoco quel che ha davanti. Anzi, come se non bastasse, allunga le labbra in direzione di Ryoma, facendole combaciare in un classico bacio a stampo, uno del tutto normale. Niente di troppo spinto. <Oh, Kouki, non sai quanto mi manchi.> Sta sognando che davanti a sé abbia nient'altri che la sua amata, la serpentella dal crine corvino e gli occhi ambrati. Una signorina che non vede da un pezzo, che non sa che fine abbia fatto, ma che continua a far parte dei propri ricordi. Allungherebbe distrattamente anche le braccia, al fine di portarle a ridosso dell'altrui petto, cercando qualcosa di tondo che ovviamente non trova. Saggia la consistenza, trovando soltanto un pettorale piuttosto formato, ancor infastidito da quel che non riesce ovviamente a rintracciare. <Tsk. Dove hai messo le tet--> E sbarra gli occhi, incoccando lo sguardo altrui e indietreggiando strisciando al suolo. Il problema è che dietro le sue spalle c'è soltanto l'albero contro il quale è poggiato, pertanto finirà con il dare una testata direttamente contro il tronco. <NYAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!> Un urlo che fa scappare via poveri passeri inconsapevoli appollaiata sui rami e fra le fronde. Occhi vitrei volti all'insù, l'anima che lentamente decide di lasciare per sempre questo corpo terreno... [ Chakra OFF ] Immette e tira fuori aria dai polmoni, definendo un respiro flemmatico e pieno, che va a perdersi rapidamente nell'atmosfera uggiosa di quel meriggio; atteggiamento calmo e posato il suo, col quale ancora più incisivamente rifinisce la propria statuaria sembianza, sostenuta dal suo fisico slanciato ed imponente, elevandosi gagliardo e virile per tutto il metro e novantacinque centimetri di statura. La mano destra recupera il cellulare un momento, tirandolo fuori dalla tasca, sbloccando lo schermo e visualizzando eventuali notifiche; giusto una rapida occhiata, celerità dovuta anche a causa delle condizioni meteo piuttosto avverse, obbligandolo a riporre l'oggetto tecnologico nuovamente da dove l'aveva estratto, ovvero quel fodero laterale ricamato nei suoi pantaloni, facendo quindi per metterlo in salvo. Pupille che si distraggono, inquadrando la fonte della voce che echeggia nello scrosciare del rovescio, focalizzandosi su Ryoma. < Dici, broh? > aggrottando il sopracciglio. < Allora vedrò di cercare un altro po'. > una rima involontaria, ma è così che funziona, quando sei un Black Rapper con il flow dentro al sangue: l'innata dove senti il bit che si espande. < ... > il successivo episodio a cui assiste, ovvero l'approfitto dell'Otatsu di un Rasetsu in coma, lo lasciano speechless, freezato in una mimica stupita, così come un tantinello spaesato. A Fedez però piace questa azione. < Buongiorno al ... > sghignazza, prendendola a ridere, specie per la reazione avuta dallo stesso Tirocinante dei medici: nulla di più, nulla di meno. L'urlo del rosso fa fuggire via passeri, giacché di passere i due, per il momento, se le sono solo sognate. < AH-AH-AH. > una risata più fragorosa, per lo spasso derivato dalla parodia del comico risveglio del Deruta dei Kokketsu. < Cercavo sul suo petto il mio sogno da film... / e invece c'ho trovato il petto d'un bel king.... > naturalmente in tono rap, cantato, anche se abbastanza ironica sarà quella voce sparata sopra la line musicale. {chakra off}[stessi tag] Uno stampo ricambiato dal carceriere in preda ai sogni e al sonno, le labbra si incontrano creando nell'azzurro una moltitudine di reazioni ed emozioni di diverso genere, fastidio, rabbia e ribrezzo insieme ad una felicità mai provato prima di quel giorno, un'eccitazione diversa dal solito, più profonda e molto meno carnale e poi, l'inusuale dolcezza di un momento normale che di normale non contiene nulla. Il tempo è fermo, il passare dei secondi equivale ad un secolo intero in cui mente e corpo permangono in quella posizione per tutta la sua lunga, breve, durata godendo un momento più unico che raro in cui il petto viene accarezzato dal rosso, un tocco capace di scatenare un desiderio, se solo non avesse pronunciato quella frase specifica. Kouki, nome femminile appartenuto ad una donna e da quelle parole evince in maniera lampante come essa sia importante nella vita del mostro, non può essere tollerata la sua presenza in questo mondo. Una persona rovina l'intero momento e l'intera gioia che adesso scaturisce e solo quando gli occhi dell'altro vengono aperti provoca il distacco delle labbra indietreggiando con l'azzurro capo per osservare la scena. Un grido, un allontanamento ed una testa, le conseguenze del buongiorno portato avanti dal genin ai danni di un inconscio Deruta; sadico sorriso plasma il volto, soddisfatto ma amareggiato, quelle cobalte iridi mostrando tutto ciò che vorrebbe fare e la tristezza per quello che è costretto ad udire <Sai cosa è ancora più divertente? Ho avuto dei malanni in questi giorni, tra cui la febbre e non è ancora passata del tutto> un ringraziamento tacito a quella condizione che lo ha torturato nelle ultime ore <Resterò qui a guardarti mentre ti infetti e ti ammali, esattamente come me, mio carcerieri> il dolce gusto di una vendetta che si costruisce con il tempo, piano, passando dalla più pura dolcezza dettata da un malato amore alla banale, quanto necessaria, crudeltà nata dall'odio incondizionato <E adesso dimmi, chi è la puttana?> lasciando trasparire gelosia e possessione cosparsi di astio. Nulla può e deve frapporsi tra loro, nessuno deve osare mettere in atto un'azione così spregiudicata e folle la cui unica risoluzione è un bagno di sangue dinanzi agli occhi dell'azzurro. Il sangue, dono di vita e di forza invade quella mente regalandogli flashforward di un futuro prossimo a lui tanto caro ma quei pensieri vengono meno dall'arrivo di Ekko e dalla reazione rappistica. Viso mosso, iridi scostate sul corpo dell'uomo <Se cerchi una ragazza, io ne conosco una, piccolina, biondina, credo amante del gelato> cosa realmente abbia in mente, non viene svelato ne suggerito da quelle comuni parole ma un piano esiste, niente viene detto o fatto solo per il puro piacere del caso, del caos <Tu chi sei?> fatidica domanda per carpire informazioni degne di nota o etichettarlo come un nessuno. L'anima torna a popolare il corpo del rosso, troppo arrogante e saccente - immortale, come ama definirsi- infastidito dalla presenza che gli occhi gli hanno mostrato. Inizia a sputacchiare a destra e a manca, smuovendo la lingua da un lato all'altro, levandosi dalle fauci il sapore di Ryoma. <...cazzo!> Conclude la frase dapprima pronunciata da Ekko, verso cui rivolge un'occhiata truce, innervosito anche dalla presenza d'un presunto rapper di quartiere che crede di potersi fare il figo con qualche frase di troppo. <Bleaaargh!> Bofonchia schifato, sollevando l'arto mancino con il cui dorso dell'avambraccio comincerebbe semplicemente a pulirsi la bocca, passando la pelle tra le labbra, come se ciò servisse a disinfettarla, togliendo di mezzo quanto lasciatovi da Ryoma. <E CHE ME NE FOTTE CHE SEI MALATO? Cioè, mentalmente parlando, lo so che non stai messo tanto bene.> Sghignazzando sotto i baffi come se avesse fatto la battuta migliore dell'universo, lasciando ovviamente intendere che la sua psicopatia sia ormai cosa nota per il rosso, tanto da farci su delle battute che non farebbero ridere neanche un bambino o lo scemo del villaggio. <E che cazzo pensi di infettarmi? Sono immortale, lo sai benissimo!> E stenderebbe l'altro braccio, poiché libero, in direzione dell'altrui spalla. Intende spostarlo immantinente dal proprio spazio vitale. Cerca di spingerlo via, d'allontanarlo, facendo in modo che si sposti pur adoperando quella forza che, a causa dell'assenza di Chakra, se ancor prima fosse nulla, lo è di più. Snuda i denti nel momento in cui affibbia un tale nome alla sua bambina, quella piccola serpente della quale s'è innamorato perdutamente - pur non essendo il migliore degli amanti. <Ehi> Non v'è più quel lieve terrore che prova nei confronti di Ryoma, quella paura che lo vorrebbe veder lontano anni luce anziché continuare ad infastidirlo come ogni volta che si vedono. <non ti permetto di parlarle in questo modo. Chiamala col suo nome e non osare mai più.> Digrigna i denti, agitando l'indice della mancina sotto al suo naso, un chiaro segno di squilibrio dovuto alla rabbia che or ha preso possesso del suo corpo. Non permetterebbe a nessuno di parlar male della sua fanciulla. Mai e poi mai. <Tornatene assieme a quel nigga laggiù.> E infatti si rivolge direttamente a quest'ultimo nel momento in cui lo nomina. <Prenditelo e portatelo via.> Senza sapere se siano effettivamente legati in qualche modo oppure no. Dà per scontato che fossero assieme senz'alcuna ragione plausibile. [ Chakra OFF ] Si posiziona presso un altro cipresso della zona, nei paraggi dell'alta fronda abitata dai due kokketsu in quel risveglio andato in mona. Porta le braccia ad incrociarsi al petto, restando lì statuario e fiero come un vero fratello nigga del Ghetto. Occhi che vagano tra Ryoma e Rasetsu, dopo aver pronunciato quelle poche battute d'un accenno di pezzo. < Questo è quello che succede a non usare le protezioni... > quando l'altro accenna a robe di malanni ed infezioni, dopo quello che ha visto, può solo pensare a differenti e maliziose interpretazioni, di sentimento dall'aspetto piuttosto misto. Un'aria sagace e divertita sta dipinta sul bronzo della nuvola, lasciandolo in silenzio mentre il maltempo con la sua pioggia in sottofondo mugola. < E direi che dalle premesse s'è bene cominciato. > quando gli parla di una biondina, piccolina, amante del gelato: non è un caso che così gli abbia replicato; quasi senza volerlo, il colosso di colore è in freestyle col rappato. < Sono uno shinobi del quartiere della favela, che a tempo perso fa il cacciatore di taglie... mi piace mordere l'ombra della dolce mela, e andare fino in fondo con le sensuali faglie... > poesia ed ispirazione, ritmo e sonorizzazione. < Ekko. > pausa breve. < Ecco. > finisce greve; e così andrà a compiere una scrollata di spalle in tutta semplicità, per restituire un senso di leggerezza e tranquillità. Senza intervenire ulteriormente, lascia che Rasetsu ragli e si lamenti vistosamente. Non sa i due di chi stiano parlando effettivamente, riguardo quella persona cara al Deruta ma ostile all'altro innamorato di cui non è corrispondente. < Ah beh, mi sa che non ci pensa neanche. Non credo voglia il nero, ma le tue chiappette bianche. AH-AH! > e così dicendo in direzione del rossiccio, prende e si mette nuovamente a ridere con gusto, per quel sarcasmo musicalmente spiccio con cui va a rispondere in modo schietto e giusto. < C'hai una faccia conosciuta, te, mi sa. > sovviene quindi il dubbio sul finale, domandandosi dov'abbia visto mai quello strano tale. {chakra off}{stessi tag} La volgarità eccede da entrambe le parti, chi più, chi meno ma la situazione è decisamente inusuale, a tratti anche imbarazzante eppure la scena viene gusta e assaporata nella sua totale interezza con un rosso schifato ma consapevole, sotto sotto, di esser anche lui preso da quanto accaduto. Scene inutili, prive di senso di chi cerca solo di rinnegare la persona che è preferendo una facciata di normalità accettata dalla maggioranza della popolazione di Kagegakure e del mondo intero; troppo attaccati a vecchi rudimenti e datate interazioni sociali di comodo. Ironico come sia lui a fare un pensiero del genere quando è il primo a cercare momenti vecchi andando contro l'incessante moderno che prende piede rendendo il tutto anormale, nel vero e significativo senso della parola <Come ti dissi l'altra volta, io sono illuminato> non uno psicopatico qualunque neanche un pazzo ma un'essere che ha visto il vero volto del mondo emergendo dall'oscurità solo per immergersi nuovamente trovando in essa ciò che la luce non può fornire a nessuno <Inoltre, la colpa di come sono, di chi è?> allargando il sorriso, mostrando l'intera arcata dentale con le pupille a divenire sempre più un puntino minuscolo all'interno delle cobalte <Hai la certezza assoluta di esserlo? Non sai cosa mi ha infettato, dopotutto> l'immortalità è un puro eufemismo, Kokketsu, false divinità la cui mortalità non è solo attestata ma certa e non hanno nulla per combattere ciò. Consapevoli tutti e due che possono morire come gli altri <Protezioni?> rivolgendo la parola all'altro li presente <Sono stato male dopo l'attacco di un Kokketsu> sorridendo, ironicamente divertito <Sei uno che va molto dietro alle donne, no?> la mentalità di costui va a parare in una singola direzione, sconcia e perversa, ben lontana dalla realtà dei fatti accaduti proprio in quel posto, dove lui stesso ha visto la morte con i propri occhi ma son sempre quei pensieri a venir scacciati per colpa della presenza dei due, in particolare di Rasetsu ed il suo blando tentativo di allontanarlo. Un tocco leggero privo di qualsivoglia forza ma abbastanza da farlo alzare lasciando che la distanza intercorra tra loro e che la rabbia incalzi nell'animo altrui <Altrimenti? Mi torturi? Mi fai male?> non attende altro, una merce di scambio che va solo e soltanto in suo favore rendendo le minacce del rosso nulla più che un cumulo di cenere <Ti chiami Ekko e fai il cacciatore di taglie? Interessante...> prima aveva la sua curiosità, adesso la sua attenzione, un passo importante e decisivo verso quel roseo futuro che sta costruendo ed un cacciatore può tornare utile in più di un'occasione <Oppure solo a caccia di donne? Uno come te è difficile che ne sia a secco> al di là di tutto parliamo di un uomo di bell'aspetto. Non replica e nulla dice all'ironia del moretto estraniandosi dai due, lasciando a loro il discorso sulla familiarità. Ekko ha iniziato ha fare il rapper di professione, la qual cosa non sarebbe un problema se soltanto avesse qualcuno ad apprezzare il contenuto delle sue frasi strimpellate. <WE WE, NON INIZIARE A DIRE PURE TU COSE CHE NON SONO MAI AVVENUTE CHE M'INCAZZO!> Agita le mani sopra la testa in direzione d'Ekko, il quale continua a mettersi in mezzo - chiamalo scemo, sicuramente si sta facendo le miglior risate della sua vita - e anche a metter zizzania tra le due fazioni. <NON AVRA' UN BEL NIENTE DA ME!> E porta immediatamente le mani, entrambe, a protezione dei glutei e di ciò che celano. Non succederà e semmai succederà sarà lui l'attivo. Niente di più e niente di meno. Digrigna i denti in direzione di Ryoma, mostrando quelle arcate dentarie degne d'un rasoio elettrico. Assottiglia lo sguardo, persiste nel guardarlo male. <Stai facendo tutto tu.> Borbotta, restando incastrato dunque tra Ryoma e l'albero, per non parlare di Ekko che non sta facendo assolutamente nulla per andare in so aiuto. Il signore vede e provvede, non dimenticatelo! <Ho la certezza assoluta perché ti sto dicendo che sono immortale. Quindi, cosa vuoi che me ne freghi d'una infezione come la tua? Mi chiedo come tu faccia a reggerti in piedi, però. Dovresti essere debilitato abbastanza da non rompere i cojoni anche a madre natura!> Espressioni pur sempre colorite quelle che provengono dalla voce del rosso, il quale persiste nel tentare una plausibile fuga, adocchiando i dintorni nel disperato tentativo d'aver salva la vita... o quanto meno il didietro. E' costretto a sbarrare gli occhi nel momento in cui il tatuatore sancisce che sta così male a causa d'un Kokketsu. <Che? Un Kokketsu? Non sparare stronzat-- Oh cazzo.> Abbassa notevolmente la voce qualche istante dopo, rimuginando effettivamente sui sintomi che quello pare star riportando. <Ha senso però. Era una ferita grave quella che avevi riportato allo stomaco. E se te l'ha inferta un Kokketsu come dici, non è innaturale che del sangue sia entrato nel tuo corpo.> Si mordicchia il labbro inferiore, scuotendo rapidamente il capo da un lato all'altro con ambedue le mani che vengono portate ad altezza del capo, laddove prendono a scompigliare tutto il resto. <Spossatezza? Dolori lancinanti in tutto il corpo?> Domanda, accelerando notevolmente anche il modo di parlare, desideroso di sapere tutto quel che gli è successo. <STA ZITTO ADESSO E RISPONDI ALLE MIE DOMANDE!> Non ha nessuna intenzione di perdere tempo dietro a qualche fastidioso commento, non prima d'aver ricevuto le risposte che sta pretendendo. [ Chakra OFF ] Tornando un poco più seri, per quanto sia difficile, ma almeno ci si prova anche nelle descrizioni, il mastodontico combattente originario dei territori del fulmine rimane fermo in totale tranquillità -e divertimento-, al riparo di fortuna trovato sotto il fogliare abbastanza fitto di uno dei tanti alberi che contraddistinguono il circondario del campo di addestramento dell'accademia kusana. Si trattiene per cui presso quell'approdo, trovandosi a stare appoggiato solamente con la spalla e la parte superiore del braccio sinistro alla volta della corteccia di quel rifugio temporaneo, distante all'incirca un cinque metri dai due clannizzati della stessa famiglia di provenienza. Ascolta quei loro discorsi, lasciandoli ad una certa intimità, presenziando ma mantenendo una totale discrezione, molto accorta pur nonostante quegli sporadici interventi perpetrati in chiave musicale e rimata enunciati in direzione dei due interlocutori, e le risate che di tanto in tanto vengono soffiate via dalle labbra per le reazioni schizzate del Rosso. < Kokketsu. > ripete, meditabondo, sentendo quel cognome nuovamente, un ulteriore riferimento che gli rispolvera alcuni pensieri, i quali metteranno in evidenza proprio quell'aspetto riflessivo del piglio, descrivendo sui connotati dall'incarnato scuro un volto concentrato su qualche sensazione di un non so che di familiare. < L'ho già risentito. E nemmeno troppo tempo fa. > esplicita, parzialmente più serio. < Immortali, ora... vabbè... > non sembrerebbe crederci troppo, infatti rimane scettico a quanto millantato dal tirocinante medico. Verso Ryoma, poi: < Dietro, davanti, sopra, sotto... Si fa quel che si può, dai. Bisogna avere fantasie per non essere noiosi. > sospirando lungamente, dopo aver pronunciato quel concetto con talmente tanta nonchalance, che non sembra nemmeno una cosa così tanto scabrosa. < Eh già. > conferma quella constatazione del capello azzurro, senza remore né incertezza. < Caccio gli uomini per dovere, le donne per piacere. > oltre che baciato, quel verso sarà anche un aforisma ponderato, per esprimere in modo marcato quella posizione circa il proprio operato. < Dipende un po' da quello che serve. > aperto mentalmente parlando a parecchie tipologie di richieste, senza tagliarsi fuori possibili entrate; ha poche regole d'etica, fatto salvo queste eccezioni, ogni occasione è profic...ua. < Che c'hanno che non va, questi tizi? > restando inevitabilmente incuriosito dall'effetto dei sangue nero: ne ha conosciuti un po', così come ha visto quello strano plasma scuro di cui sono dotati; eppure, restano ancora un caso irrisolto, avvolti dal mistero. Non parla più ora, abbastanza interessato, ma sempre meno dell'operatore sanitario, di sentire qualcosa di più in risposta alle di lui domande. {chakra off}{stessi tag} La rabbia e l'ira del rosso non sussistono in tal momento, lui è il primo ad accusare così come è il primo a fare tutto da solo per ogni singolo cosa. Furioso per le illazioni da parte di Ekko, vicende mai avvenute ma solo suggerite da qualcuno esterno da tutto, visto da entrambi per la prima volta <Perchè ti scaldi tanto allora?> la calma gli consente di godere di ogni parola e reazione di Rasetsu, torturato fino allo stremo, mentalmente ovvero ciò che più desidera, per il fisico c'è tempo, le torture corporee sarebbero arrivate molto più avanti e sicuramente quando meno lo sarebbe aspettato. Orrore e terrore emergono dagli occhi di Rasetsu ogni qual volto viene adocchiato, lo stesso tipo che emerge in lui quando vede il rosso rimembrando un passato tortuoso, privato di qualunque piacere della vita e l'unico modo per sopravvivere è trovarlo in ciò che più fa male, nel dolore e nella sofferenza, trovare qualcosa di bello in essi è l'unica cosa che lo ha aiutato e trasformato in quello che è ora <Tutto io? La memoria gioca brutti scherzi, quanti anni hai? 80?> può sembrare una presa in giro leggera ma non lo è, non è nel suo stile perchè anche quella frase ha in se uno scopo ben preciso e ponderato <Semplice, non sono un debole. Sono sopravvissuto a cose ben peggiori di una banale infezione> il corpo è forgiato tanto quanto lo spirito, è guarito a tal punto da reggersi in piedi e vincere quel nemico invisibile che ha osato toccarlo riducendolo ad un'ameba senza dignità alcuna. Sango lo ha veduto in tal modo e mai più una simile cose deve accadere, non davanti a chi non desidera lui in primis. Scosta lo sguardo, rimessosi in piedi e col busto diritto, nella direzione in cui sosta il nigga di quartiere <Yukio Kokketsu, primo Hasukage di Kusagakure> il nome più accomunato al sangue nero <Se sai chi sia lui, sai anche chi sono i Kokketsu> veloce e diretto per riportare alla mente ciò che è dimenticato o trattato come una mera informazione senza rilevanza. L'attenzione è su di lui, quasi interessante nel comprendere il tipo di persona che sta invadendo la sua strada, un uomo con un pensiero fisso, facilmente manipolabile e, con molta probabilità, privo di ambizioni di ampia veduta <E tu> rivolgendo il verbo a Rasetsu <Hai dato a me del pervertito quando in giro c'è gente così> quanta ironia in una singola frase e le successive offrono solo una veduta maggiore di quel carattere da donnaiolo insito in lui <Perdona se sono indiscreto Ekko ma uno come te, quali ambizioni ha?> ancora risulta diretto in quella scelta precisa di domande per ottenere maggiori info su un uomo apparentemente troppo comune, esattamente come Yori, come Kamichi, esattamente come desidera essere lui, il nulla, un nessuno. Sorpreso è il volto e lo sguardo dell'azzurro nell'udire le parole pronunziate dal Kokketsu e dallo scatto improvviso perpetrato dallo stesso <Si, mio carceriere. Ho provato spossatezza, dolori lancinanti ovunque e febbre alta> facendo esattamente ciò che gli richiede <Perchè?>. Il nigga di quartiere ripete ad alta voce il nome di quel clan che sia Ryoma che Rasetsu conoscono anche fin troppo bene. Alterna l'attenzione tra l'uno e l'altro, ascoltando quello che vien da loro proferito in modo che possa opportunamente rispondere ad entrambi. <Dove l'hai sentito?> Bercia in direzione d'Ekko in primo luogo, sbuffando soltanto innanzi alla prima domanda che viene posta direttamente da Ryoma, al quale rivolge anche un'occhiataccia torva. Come al solito, riesce a rigirare la frittata nei confronti del demone, passando per quello che ha completamente torto - e in effetti, non sarebbe neanche tanto sbagliato. <NON SONO AFFARI TUOI QUANTI ANNI HO IO! Non capisco perché, ogni volta che ci vediamo, dobbiamo finire a fare tutto questo teatrino.> E sbuffa, scuotendo il capo. Non lo sopporta proprio, non ci riesce. Gli fa perdere la pazienza in un niente. E monta su tutte le furie nel rispondergli. Tra qualche anno, questi scatti d'ira gli costeranno caro, a prescindere dal fatto che si creda immortale o meno. <Non mettermi a paragone con gente del genere che neanche conosco. Io sono io, lui è lui. E tu sei tu. E tu sei pervertito.> Bene, siamo arrivati alla conclusione ovvia che nessuno dei tre qui in mezzo è sano di mente. Incrocia le braccia al petto, infastidito come poche volte in vita sua, con l'acqua piovana che continua a picchiettargli sulla testa con insistenza. Sì, oggi gli dà fastidio anche quella. Non è una novità. <Perché, testa di cazzo, prova a farti un taglio o a graffiarti.> La mancina s'alza in direzione del volto, coprendo la fronte con il palmo e assieme ad essa gli occhi. Non vuole crederci. E' certo che potrebbe dar di matto considerando quali parole utilizza per commentare i Kokkesu. <Spera per te che non sia così, altrimenti avrò un Kokketsu sulla coscienza.> Ancor non gli svela il motivo per il quale gli sta chiedendo di procurarsi un'incisione o un graffio. Lo capirà soltanto vivendo. E poi, tornando verso l'improvvisato rapper, assottiglia lo sguardo. <Non hanno niente che non va> Orgoglioso della sua famiglia. <sono i migliori.> E' costretto a sopportare persino Kamichi, nonostante il carattere esuberante e saccente del giovane. A prescindere da questo però è uno dei pochi ninja ancora legati anima e corpo a quello ch'è il suo clan. [ Chakra OFF ] Sfarfallio di ciglia, compassato, che non smuove la flemma di placidità del Bronzo delle terre dei Fulmini. < Ho sentito un tipo di un certo gruppo abbastanza importante, venire appellato in questa maniera, in maniera non proprio allegra. > non fa nomi, non precisa i riferimenti, dà soltanto un'idea del contesto in cui è capitata quell'occasione nella quale ha potuto sentire di quel Clan. Dopo, quindi, conviene col capello blu, appoggiandoglielo, simbolicamente, quel commento. < Già, vero. Che ti scaldi a fare, se dici che non lo stai a pigliare? > cosa si dovrebbe prendere, e soprattutto dove, però, restano dettagli taciuti, ma sottintesi tra quei versi, divenute allusioni sibilline forse pro-Ryoma, iniziando a trovare del divertimento in quella specie di strano gioco di provocazioni che proprio l'Otatsu sta portando avanti e spingendo con il tirocinante del team medico. Non s'intromette più di tanto, infatti quelle battute vengono riproposte solamente nel momento in cui viene interpellato direttamente dalle reazioni schizzate del Ryuuma. Una occhiata al mezzo mascherato, facendogli un cenno di intesa in chiave sardonica, del tutto casuale, esprimendo così quel proprio favore nel continuare ad insistere e combattere in quella sorta di sfida di conquista del cuore e delle natiche dell'androgino. Resta ad ascoltare, trattenendosi in momenti studiati di sospensione, mostrandosi analitico quanto placido nel proprio portamento. < Ho sentito parlare anche di lui. > da chi, ed in che modo, sono particolari che verranno messi momentaneamente da parte. Non si pone però in modo ottuso o dogmatico di fronte ad ulteriori informazioni, valutando ogni dato raccolto anche in modo involontario con la dovuta accortezza e razionalità. < Mh-Mh. > annuendo sulla questione dell'Hasukage, sui Kokketsu, e, ma solo per sbaglio, anche alla storia del pervertito. < Ehi...! Io non sono pervertito. Ho solo gusto per le cose belle. > una parafrasi che magari ammorbidisce il concetto magari un po' sgradevole. La replica, ad ogni modo, è più in chiave sardonica, sempre goliardico, nemmeno poi troppo offeso. < Non ho bisogno di ambizioni. > commenta, asettico, quasi indolente. < Credo che siano soltanto ossessioni che dominino la propria coscienza e la libertà di decidere. > una visione un po' particolare. < Io seguo solo le mie scelte, dando valore pieno ad ogni singolo giorno, così che possa diventare a propria volta sicurezza nel passato, e non tormento del futuro. > concentrato sulla forza vivente, sui suggerimenti dell'istinto, rivolto agli obiettivi ed ai traguardi che sorgono all'alba e puoi celebrare al tramonto, tramutandoli in certezza incisa nel ricordo, quella che è stata già a sua volta, in precedenza, dubbio del domani. < Così, riesci ad accettare ogni sfida, combattendo con la vita ad armi pari, così come viene. > conclude quello che è parte della sua filosofia sul tema trattato. Quindi, sulla considerazione finale di Rasetsu, di stampo molto forte ad esprimere quel legame con le origini dei sangue nero, solleva appena le braccia in una gestualità di discolpa. < Chiedevo soltanto. > non parrebbe importargli di giudicare più di tanto quel clan in sé, quanto più capire di che cosa si tratti in modo più chiaro. Silenzio adesso che sarà una nota di intervallo dopo tutti quegli interventi condivisi all'insegna dei due kusani. {chakra off}{stessi tag} Ekko riesce a scatenare ulteriore interesse con poche frasi ma molto mirate nei riguardi del clan maledetto di cui il rosso fa parte e parlarne qui, in modo aperto, risulta per l'altro estremamente scomodo, non vengono forniti nomi ne dettagli di genere nei riguardi di una simile informazione <Come si chiama questo gruppo?> la domanda sorge istantanea, forse ha trovato qualcuno, in quel gruppo, con cui poter stringere un accordo da far perdurare nel tempo, rendere la sua permanenza sulla Terra più facile per giungere all'atto finale del suo glorioso piano <Vedi? La montagna qui presente concorda, mio carceriere> un team up insolito, creato sul momento senza un vero motivo se non per il puro gusto di donar fastidio alla mente del rosso portandolo all'estrema esasperazione con una tolleranza quasi infima. Le grida di lui vengono udite dalla fauna presente in quegli alberi, urla di rabbia e nervoso le quali provocano ilarità nel volto dell'azzurro, gioia e divertimento <Tu gridi, tu ti agiti e per cosa? Se fossi stato disinteressato, mi avresti ignorato dall'inizio o meglio, mi avresti tolto di mezzo. Invece sbraiti come una vecchietta ogni volta che mi incroci, mi eviti e mi temi> ampliando grossolanamente quel sadico sorriso, mettendo in mostra l'intera arcata dentale <Ammettilo> il cosa è sottinteso, non rivelato ma lasciato al destino. Troppo blando per non poter essere capito, troppo palese anche per il più stupido degli uomini <Non sto paragonando nessuno, imbecille> incrociando i superiori arti al petto, irrigidendo i muscoli di quella precisa parte del corpo, lasciandosi inebriare dall'altro e della sua continua arrampicata sugli specchi, di quelle parole prive di senso alcuno. <Se hai sentito parlare di Yukio sai già tutto, basta informarsi un po'. Dopotutto, i dittatori lasciano sempre il segno> Yukio lo ha lasciato ben visibile su tutta quanta Kusa. Glissa sulle perversione, seccato e amareggiato che una simile giornata debba avere risvolti di questo tipo, della più becera entità. Lo ascolta, ode il verbo proferito ritrovando in se una delusione e, allo stesso tempo, una certezza gratificante <Per i Kami, che noia. Vivere giorno per giorno senza un obiettivo, svegliarsi senza sapere cosa fare> impensabile, inconcepibile per il carattere del genin, occupato giorno dopo giorno a limare il piano rendendo perfetta ogni sfumatura contenuta in esso. Infine pone le cobalte una nuova volta sul viso del carceriere vicino all'albero le cui parole contengono enigmi da decifrare, inconsueti, inattesi da uno come lui. La destra alzata prende la maschera tra le dita e, sollevandola di poco, inserisce le dita della mano sinistra al di sotto incidendo le unghia nella carne per far uscire il sangue da quella parte nascosta del viso, far colare il cremisi liquido lungo tutto quanto il viso <Cosa significa?> per la prima volta, seriamente, non riesce a comprendere quelle dinamiche. Piega un sopracciglio in direzione d'Ekko, il quale fa presente che ha già sentito parlare dei Kokketsu da parte d'una persona d'un certo gruppo. <Uh? Di chi stai parlando?> In verità, potrebbe aver facilmente capito di chi si tratti, ma è pur vero che non conosce più tutti i membri del suo clan, non facendone parte direttamente. Non è più come una volta dove sedeva letteralmente al fianco destro dell'Arufa. <Non metterti a parlare in rima anche tu per piacere! Ho già passato quella fase.> E deve ancora andare a trovare la fanciulla che ha dovuto far arrestare al teatro, ammesso voglia ancora vederlo e prendersi assieme quel caffè. In effetti, non sa bene cosa le sia successo e non saprebbe neanche dove andare a cercarla. Gli conviene soltanto aspettare. <E guarda caso le cose belle sono il culo e un paio di tette? No perché in quel caso ti dico che hai assolutamente ragione. NYAHAHAHAHAHAHAH!> Ride sguaiatamente come suo solito, portando addirittura il capo dal rosso crine a reclinarsi all'indietro, prorompendo con quella risata che giunge dalla gola. La pioggia, nel frattempo, ha anche smesso di cadere per fortuna, ma ormai i capelli ne hanno assorbita troppa e si stanno arricciando. A breve, potrebbe iniziare a sbottare per una ragione tanto futile, sì. Ha una venerazione per i propri capelli che non potete neanche lontanamente immaginare. <E se volessi ammazzarti in qualche altra maniera?> Bluffa. Non possiede il potere d'un tempo e il cannone d'acqua con cui gli ha incrinato le costole e lasciata la faccia livida è un chiaro esempio. Va da sé che anche difendersi è diventato impensabile se si trova davanti qualcuno di capace o che possegga un potere maggiore del suo. Deve diventare consapevole di ciò che può o non può fare adesso. <Non ti spoilero proprio nulla. Un giorno di questi, potresti trovarti con un costrutto infilato dove dico io.> E potrebbe addirittura piacergli, quindi forse stai sbagliando completamente approccio. Mantiene le braccia incrociate al petto. Gonfia le guanciotte e distoglie lo sguardo in tutt'altra direzione, stanco e infastidito d'avere a che fare con due persone piuttosto strane, una delle quali totalmente fissata con lui. <Yukio non era un dittatore, sciacquati la bocca quando parli di lui.> E' naturale che vada a difendere colui che gli ha donato quel potere poiché, nonostante tutte le divergenze che hanno avuto nel corso del tempo, hanno sempre cercato d'andare d'accordo come una famiglia... anche se poi ha venduto delle informazioni di Kusa a Sango soltanto perché gli ha aperto le cosce, ma quest'è un altro discorso. Cambiamo argomento! Nel frattempo, Ryoma si ferisce al volto e lascia cadere una scia di sangue che, anziché essere rosso, sta diventando totalmente nero. <IO MI DISSOCIO!> Sbraita di getto, sgranando gli occhietti verdognoli e allargando le braccia verso l'esterno, assurdamente teatrale. <CHI CAZZO TI HA FERITO? E COME?> S'avvicinerebbe adesso in sua direzione, portando ambedue gli arti superiori a stendersi, così da circondare le altrui spalle con le mani e smuoverlo avanti e indietro - o quanto meno provandoci - per farlo sventolare come una bandiera. Vuole sapere. [ Chakra OFF ] Un cenno di diniego col capo, alla domanda formulatagli dal capellone blu. < Posso dirvi che alcuni elementi di questo gruppo sono usciti recentemente in uno show televisivo, a parlare di una gran bella serie di buchi parecchio interessanti. > come trasmettere in linguaggio criptato da una chiave di lettura molesta e scabrosa quel messaggio in codice che suggerisce ai due sconosciuti la risposta all'interrogativo avanzatogli. Glissa perciò sull'argomento, andando a ridacchiare in modo esilarato alle ulteriori istigazioni che l'Otatsu adduce alla coscienza e personalità del tirocinante dei medici. < C'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. > riguardo alla questione di Yukio come dittatore, per alcuni visto come tale, gli oppositori della compagine da lui creata; per altri, invece, un capo importante, proprio come sottolineato implicitametne dallo stesso Ryuuma, oltre che ricordato come la figura trainante dell'alleanza. < Mai sottovalutare quello che la realtà può proporre. > e, successivamente, all'obiezione esternata da Ryoma, una scrollata di spalle, indolente, rispettando il punto di vista altrui, sebbene sia denigratorio del proprio. < Sempre meglio che vivere nell'ansia di dover fare una cosa sola. Personalmente, preferisco non pormi limiti. Io le porte cerco di aprirle sempre tutte. > una velata metafora che richiama implicitamente qualcosa di più vicino a sé ed al suo stile di essere ninja. Non può che trovarsi d'accordo con Rasetsu quando quest'ultimo se ne esce sulle particolari curve proprie al corpo femminile. < Assolutamente vero anche questo. > semplicemente conviene, con una fermezza pressoché totale. < Sei un tipo un po' strano, però mi piace quello che hai detto. > come farselo compagnone: venera la donna, nel tempio sotto la gonna. < Qualche volta ci dobbiamo trovare nel quartiere notturno. Potrebbe risultare simpatico. > gli propone. < Mi trovate su Ninjagram, se lo utilizzate. > prosegue. < Naturalmente, viene a chi va di fare baldoria. Niente musi lunghi. Di lungo soltanto una cosa. > e gli fa segno con le mani, portando la sinistra aperta sul polso destro, tipo quando si fa il sigillo del cane, con la differenza che la destra rimane aperta, e fa per muoverla in verticale, sopra e sotto, un paio di volte, accompagnando la movenza con una coppia di fischi "*fìììììu fìììììu*" in un vocalizzo onomatopeico allusivo al senso che vuole dare al gesto non verbale. Dopo quelle interazioni con entrambi i Kokketsu, attenderà le repliche e reazioni di questi ultimi, senza però aggiungere troppo altro, qualora non vi fosse effettiva necessità; per cui, favorito pure dalla fine del rovescio temporalesco, farà per rimettersi dritto nello stare in piedi, scostandosi dall'albero che l'ha ospitato in un portamento vigoroso e statuario. < Vi lascio alle vostre cose, dai. > sentendo che si debbano dare a strane pratiche di dubbia concezione per la propria intellettualità, poco avvezza alle storie di clan, specie se sono esterni alla realtà della foglia e della nuvola, così come quelle pratiche gli suscitano un po' più di renitenza. Farà per muovere un gesto di saluto rivolto ad entrambi, infilando le mani nelle tasche e prendendo a camminare nuovamente verso la direzione da cui è arrivato, così per ripartire e allontanarsi dal posto. (//END){chakra off}{stessi tag} Il corpo femmineo viene trattato come mera merce per il piacere senza che ne venga colta la vera bellezza insita in esso, nelle sue forme e nell'aspetto. La visione della donna da parte del Kokketsu rasenta la parte più bassa e infida dell'essere umano, senza ritegno e vergogna parlando di esse come degli oggetti, privandole del loro onore naturale, della bellezza di cui sono portatrici. Seccante da sentire, ignorarli è l'unica maniera per permettere a tali, subdole, parole, di svanire dalla mente cancellando la loro esistenza in modo definitivo e completo <In quale? Chiamando qualcuno a farlo al posto tuo? Tipo lui?> indicando, sollevando il pollice, la figura di Ekko li presente; in quanto cacciatore di taglie può essere pagato per uccidere un altro essere vivente, portare la sua testa ma ciò non trasmette paura nell'Otatsu, ne timore, si parla di un avvenimento remoto, di natura impossibile quasi, nessuno sarebbe andato a cercarlo per eliminarlo, ne un cacciatore, ne lo stesso rosso, in tal momento è perfettamente al sicuro <Dipende tutto dalla situazione, mio carceriere ma se i tuoi costrutti hanno la valenza dell'ultima volta, le tue sono solo chiacchiere prive di fondamento> ha distrutto una mano di sangue nero con facilità estrema, il canno l'ha perforata senza avvertire alcuna pressione o barriera provenire da essa, chiaro come la luce del sole della mancata forza dell'altro, una forza immaginata soltanto per via della prigionia subita <Scusa, riformulo. Yukio era un dittatore e usurpatore, un infido essere che ha meritato la sua attuale fine> astio palese riservato all'Hasukage, alle sue azioni, alla sua dinastia, astio verso tutto ciò che lo riguarda e lo compete. Ekko, in parte, vuota il sacco su alcune notizie e per quanto quella frase rappresenti un'enigma, la mente del genin si trova ad un livello superiore rispetto ai comuni mortali che calpestano quella terra e la difficoltà nel risolverlo è pari a zero. Le labbra schiuse permettono l'uscita di uno sbuffo accompagnato da un sorriso quanto di più accennato ci sia <I Kokketsu non sono ben visti neanche dalle alte sfere, chissà come mai> il torto si allontana, la ragione diviene man mano concreta in una maniera capace di di sovrastare tutti coloro che si oppongono alle idee dell'azzurro <Già> concorde con il verbo dell'altro, in disaccordo, parzialmente, con il dire successivo <Aprire tutte le porte ma perseguire un obiettivo, questa è la vita> il modo di fare, di vivere e comportarsi. Smuove il volto estraniandosi da incontri di baldoria, da vogliose esigenze carnali facendolo andare via senza rivolgere alcun tipo di parola all'uomo prima di creare quella ferita sul viso e ciò che ne consegue è straniante. Nero come le pece è il sangue, cola sporcandolo di un colore inconsueto insieme alle urla di Rasetsu. Cobalte fisse sulle dita sporche, scrutano e osservano quella sporcizia la cui provenienza è direttamente il viso dell'Otatsu eppure la comprensione si allontana, anche quando viene strattonato, percependo l'appoggio delle mani, non giunge alla risposta voluta e bramata. Muove gli arti superiori portandoli a richiudersi, dirigendo le mani in prossimità del petto, unendo le dita per formare il caprino sigillo focalizzando le due energie presenti nel corpo umano, quella mentale e quella fisica posta relativamente nella zona della mente e del ventre; concentrazione aumentata in favore di esse provando a smuoverle dalla loro originaria posizione facendole, rispettivamente, salire e scendere verso un punto corporeo, la bocca dello stomaco dove, il genin, cerca di farle incontrare e fonderle una con l'altra per poter creare la forza primordiale dello shinobi, l'energia bluastra denominata chakra. Distanza nulla dal Kokketsu il quale può palesemente intuire le intenzioni dell'azzurro il cui sguardo si posa su quello altrui <Dimmi cosa significa> dita tremolanti, voce tremante per quel sentimento di pura rabbia che comincia ad emergere in lui <Perchè è del tuo stesso colore? Perchè è nero?>. [Se C On]
Giocata del 05/05/2021 dalle 15:20 alle 19:06 nella chat "Campo d'addestramento [Kusa]"
La risposta ch'Ekko porge al rosso, purtroppo, non è quella che lui avrebbe voluto. <Buchi parecchio interessanti? Allora lo vedi che sei un pervertito?> No, non ha sentito di nessuna intervista, anche perché l'aggeggio più sofisticato e tecnologico che possiede è uno smartphone, il quale viene sovente dimenticato su qualunque ripiano a lavoro. Scuote la testa alla di lui volta, per tutte le volte in cui s'è sentito dare lui del pervertito. Quanto meno, ci sono volte in cui s'azzarda ad ammetterlo almeno a se stesso a differenza del nigga. <Ehi, che cazzo vuol dire 'strano'?> E non intende l'etimologia del termine in sé bensì il significato che lui gl'attribuisce ovviamente. Tuttavia, la richiesta successiva d'un incontro al quartiere notturno spazza via qualunque insulto possa avergli detto sin a questo momento. <CI STO!> Che cazzo di domande? Basta proporgli una serata all'insegna del bere e d'andare a prostitute e state pur certi che prenderà in parola qualunque cosa gli diciate. Gli occhi sbrilluccicano - come la droga che un tempo era capace di produrre - e il sorrisone s'amplia da un orecchio all'altro neppur fosse un pagliaccio spaventoso a giudicare dalle lunghe arcate dentarie che lo contraddistinguono. <ASPETTA, SU NINJAGRAM? Sei quello che commentava le foto di Chiappe Dorate?> Si riferisce a Sango, sotto alla cui foto ha ovviamente lasciato tale soprannome. Sbarra appena gli occhi per la sorpresa, ma quanto meno potrebbe aver trovato qualcuno di divertente con cui passare qualche serata nel quartiere notturno, anziché costringere quel povero santo di Dyacon che si trascina puntualmente anche quando l'altro non vuole. Il segno che compie con le mani, purtroppo, il nostro demone non riesce a comprenderlo in un primo momento. Anzi, piega la testa verso la spalla con molteplici punti interrogativi a sbucare come funghi sopra la sua testona. Non lo saluta neanche, solleva appena un braccio e lo sventola nell'aria come se volesse dir qualcosa se non un 'vattene' tacito. <Non puoi lasciarmi da solo con questo psicopatico!> Esclama, consapevole del fatto che adesso dovrà veramente camminare di spalle al muro per evitare qualche sorta di vendetta da parte dell'azzurro. Gli occhi roteano all'interno delle orbite prima di tornare a focalizzarsi sull'interlocutore, stanco e scocciato di star dietro alle altrui parole, desideroso soltanto d'andarsene, di rimettersi a dormire o far qualunque altra cosa non combaci con l'altro. <Senti, dobbiamo parlare di questo problema. Altrimenti, mi fai diventare pazzo.> Ah, non lo eri già? Pensi d'essere normale? <Mi spieghi perché hai tutta questa ossessione nei miei confronti? Se vuoi, posso riprendere a fare gli esperimenti su di te, non è un problema.> E si stringe nelle spalle, allargando le braccia verso l'esterno con fare del tutto teatrale. <E' questo che vuoi, no?> Gli chiede, adesso in maniera del tutto sincera, focalizzando le iridi verdognole sul viso di questi, in attesa che possa rispondergli e trovare quella che reputa possa essere la migliore delle soluzioni. <Sono sinceramente stanco di starti a sentire. Okay?> Non si sta neanche più divertendo, non che prima si fosse divertito in effetti. Assottiglia lo sguardo, sospirando di rimando. <Yukio era l'Arufa dei Kokketsu ed era Hasukage. Vuol dire che sapeva il fatto suo. Ci ha sempre permesso di fare il cazzo che volevamo all'interno del villaggio. Mi spieghi per quale ragione debba essere definito un dittatore? Non dire parole senza senso, dannazione. Esponi qualche fatto.> Come farebbe un buon scienziato, tutto sommato. Il discorso relativo ai costrutti lo lascia del tutto perdere altrimenti darebbe di matto come suo solito. Si lascia scivolare addosso qualcosa che lo farebbe arrabbiare ancora, soprattutto perché è particolarmente interessato a quel che avviene al corpo dell'altro. <Il sangue è nero, pezzo di scemo. Vuol dire che un Kokketsu ti ha infettato col suo sangue. Lo sai come funziona la nostra infezione o non te ne ho mai parlato? Beh in effetti che cazzo potevi capire, cavia.> Sottolineando l'ultimo termine e facendosi persino una risata. <NYAHAHAHAH!> Giusto per non farsi mancare mai niente. <Se provi ad unire il chakra Suiton al tuo sangue, vedrai che riuscirai ad attivare anche la nostra innata. E' l'unica motivazione plausibile che posso darti. Altrimenti, stai lentamente andando in cancrena, ma saresti già dovuto morire a quel punto.> Facendo spallucce. Se avesse una bibita in mano, vi giuro, se la starebbe anche bevendo alla faccia sua. Non ha ancora capito a cosa sta andando incontro... [ Chakra OFF ] Ekko si mostra per quello che è, un uomo perverso attaccato al piacere carnale più di ogni altra cosa ma non quanto Rasetsu la cui malata mente lo porta in luoghi sconci e tetri dove la perversione è la pura normalità <Imbecille> insulto diretto e palese ai danni dello scienziato pazzo, peli sulla lingua scomparsi da tempo immemore e la conversazione tra i due non fa altro che prendere pieghe peggiori, scendendo più in basso di quanto umana mente possa concepire raggiungendo il fulcro con la nomina di qualcuno il cui soprannome rasente la bassezza più profonda dell'animo umano <Chi è chiappe dorate?> un misto di gelosia e ribrezzo per un nome simile con anche un pizzico di vergogna nel solo pensare di pronunciare un appellativo del genere. Rasetsu dimostra di essere un uomo infimo anche nei gusti, nell'animo ma ben lontano dal crudele mostro dei ricordi, ammosciato, privo di spina dorsale per poter reagire a qualunque tipo di minaccia a lui riservata. Glissa sull'insulto, consapevole di essere ben lontano da quel termine, la psicopatia non fa parte delle competenze dell'azzurro, illuminato e guidato dal supremo intelletto di cui si fa vanto, libero dalle catene imposte dalla società odierna, passata e futura ma con una possibilità in più di ottenere la vittoria finale. L'attenzione viene portata interamente sul rosso ora che il rapper ha lasciato i campi, soli nuovamente portando le intenzioni verso un nuovo livello di serietà e come al solito, l'altro, dimostra la totale inettitudine nel comprendere ciò che ha davanti, vede senza vedere, ode senza ascoltare rendendo quella domanda totalmente superflua avendo già ogni tipo di risposta da lui richiesta. Corpo inerme e fermo in quella posizione da lui presa <Prova, anche solo una volta, a pensare di fare esperimenti su di me e ti uccido prima del tempo> sorridendo, ampliando la larghezza delle labbra, ovvio come quello sia l'ultimo dei desideri, essere ancora una cavia <Per il resto, hai già tutto ciò che ti serve per risponderti da solo. Sono una tua creazione, chi meglio di te può arrivare a capirlo> non una domanda, una certezza assoluta, una falsa stima riposta in lui con speranze ai minimi storici. Gli permette di parlare, di difendere quel dittatore il cui nome corrisponde a Yukio, una devozione totale nei confronti di una bestia la cui vita è giunta al suo naturale termine proclamando la fine di qualcuno che tutti credono immortale <Sempre la solita storia rosso, sei noioso. Hai gli occhi ma non vedi, troppo assuefatto dalla tua boriosa superbia e da una devozione senza senso, neanche fossi un cane> un cane dimostra di possedere più dignità e accortezza rispetto all'uomo che un tempo lo ha creato facendolo divenire un esperimento di laboratorio. Chakra or in circolo nel sistema, forza inebriante si manifesta intorno al genin la cui rabbia prende il sopravvento su qualsivoglia emozione alla vista del nero sangue che cola lungo il viso, sporca la sua mano, insozza la vita di chiunque incontri. Le spiegazioni in arrivo risultano distruttive, fatali per un intelletto già provato portando alla nascita di una flebile speranza di menzogna finale; non può essere il sangue nero dei Kokketsu, il destino non può riservargli una crudeltà del genere dopo tutto ciò che ha subito, sarebbe la goccia capace di far traboccare il vaso di una sanità mentale oramai agli sgoccioli. Deglutisce decidendo di provare quel tentativo e il chakra viene mosso nell'essenza dell'azzurro unendolo all'elemento primordiale della vita, il suiton, suo dono di forza ma con esso, ora, cerca di concentrarsi per mischiarlo con il sangue nelle vene facendogli raggiungere il cuore il quale possiede l'arduo compito di spingerlo ovunque. Il chakra girà, si muove, entra all'interno mischiandosi con i globuli rosso tentando di attivare l'innata maledetta del clan dei Kokketsu e scatenare il potere insito in lui, donato senza richiesta alcuna. In caso di risultato positivo, il sangue nero comincerebbe a fluttuare avvolgendolo in un'aura dalle fattezze demoniache, occhi avvolti dal viola e due lacrime vanno a scendere lungo il viso fino al mento ma la sicurezza non vi è, tutto ciò potrebbe essere solo una mera fantasia distorta. [C On][Se Innata Kokketsu] Una volta rimasti da soli, il problema cardine diviene esattamente la presenza di Ryoma, il quale si pone in maniera offensiva nei confronti del demone, il quale è di conseguenza costretto a rispondere. <Non osare darmi dell'imbecille, pazzo psicopatico.> Borbotta in sua direzione, incrociando di nuovo le braccia al petto mostrando un muso lungo per via dell'insulto che gli ha elargito. Come se lui poi si fosse risparmiato, eh. Non è stato gentile al contempo. Un guizzo nello sguardo gli fa sollevare il sopracciglio destro quando Ryoma si palesa di nuovo geloso nei confronti di qualcun altro. <Uh, ma qui abbiamo qualcuno ch'è geloso? Perché non lo ammetti, mh?> Lo punzecchia, avendo finalmente trovato qualcosa che rischia di far arrabbiare quanto più l'altro che lui in primo luogo. Quindi, si tratta d'un'arma che non si lascerà scappare per nessuna ragione al mondo. <Se vuoi tanto saperlo, è una gnoccona che mi sono portato a letto.> E no, non sta ingigantendo le cose: è successo davvero, a prescindere dal fatto che Sango possa negare tutto. Lui, oh, non negherà mai che sia successo! Vorrebbe soltanto avere delle prove a suo carico delle quali purtroppo è sprovvisto. Il ghigno s'allarga sul viso del demone, un ghigno sinistro che palesa tutte le sue cattive intenzioni. <Uffaaa!> Si lamenta, di nuovo. <Se non sono gli esperimenti che vuoi, allora che pretendi da me? Che ti chieda scusa? Che ti dica 'per tutti i Kami quanto mi dispiace'> Facendo ovviamente finta di frignare per rendere tutta la sua manfrina quanto più realistica possibile. Solleva la mandritta in direzione del volto, chiudendo le dita a formar un pugno e muovendolo a ridosso dei condotti lacrimali, lasciando intuire che stia piangendo - o che stia facendo, appunto, finta. <mh? Cosa vuoi? Farmela pagare? E come pensi di fare? Il cannone d'acqua non t'è bastato?> Continua la sua sequela di domande e insinuazioni, poiché quest'è un problema che va risolto prima che diventi qualcosa di più. Non intende starvi dietro più del necessario, quest'è quanto. Continua a non capire, a prescindere dal fatto che abbia per le mani la soluzione, a detta altrui. Non ha ancora ottenuto la vendetta che voleva? Vuole vederlo morto? E allora perché non lo ha finito quando aveva la certezza assoluta di riuscirci? Fa spallucce. <E' mio padre, è naturale che ne sia assoggettato. Mi ha consentito d'avere un potere immortale. Tuttavia, non si può dire che sia sempre stato il migliore, questo te lo concedo.> Stranamente sincero, gesticola appena con la dritta dapprima sollevata, mentre la mancina resta posata contro l'avambraccio e l'incavo del gomito, apparentemente comodo nella posizione raggiunta. Presta particolare attenzione al di lui fare, all'attivazione dell'innata che ne consegue, aggrottando appena le sopracciglia. <Ah, non ci voglio credere.> Borbotta, scuotendo appena la testolina e compiendo un mero passo indietro per potersi allontanare da lui prima che faccia qualcosa di sconsiderato.<Guardati.> Lo indica con un cenno secco del capo, sollevando il mento. <Ti hanno trasformato senza che ne sapessi niente. Chi è stato?> Un quesito che risulta essere stranamente importante poiché è bene sapere chi sia stato. Non si sognerebbe mai di regalare un'innata a chiunque passeggi per le strade. <A quanto pare, dovrò sopportare anche t--> Finalmente, è riuscito a raggiungere l'effettivo nocciolo della questione. <No no no no no> Una nenia che continuerebbe per altri lunghi secondi, durante i quali continuerebbe a ripetere semplicemente la negazione, scuotendo vigorosamente il capo. <Non posso sopportarti anche come membro della famiglia. No, eh. Dimmi che è un brutto sogno. Non ti posso più ammazzare. Impossibile.> E ancora, e ancora, e ancora... Mani nei capelli, occhi sgranati. Ci mancava soltanto questa. Non ce lo vuole nel clan con lui. Assolutamente e rigorosamente NO! [ Chakra OFF ] Veloce l'occhiata lanciata ai danni del Kokketsu con le cobalte a posarsi lungo l'intero viso <Chi è più pazzo, il pazzo o il pazzo che lo ha creato, imbecille?> solo un pazzo può crearne altro o portarlo in quella direzione, Rasetsu è l'artefice della sua stessa sofferenza ed è vero quel fattore che siamo noi a creare i nostri nemici, creare coloro che possono darci maggiori problemi. Gelosia emanata da una singola frase mischiandosi all'astio verso tutti coloro le cui hanno azioni li hanno portati ad ottenere qualcosa di esclusivamente suo immergendosi nella scia di sangue pensata appositamente per chi commette un simile atto. Nessuno in quel mondo può pensare di avvicinarsi al Kokketsu, respirare la sua stessa aria è la palese richiesta di una morte lenta e dolorosa per mano dell'Otatsu stesso. Tra tutte le cose, egli recepisce quel sentimento nei suoi confronti rincarando la dose, premendo quel coltello nella ferità già aperta <Non ho bisogno di ammetterlo, al contrario di te, non lo nascondo> le sue parole son chiare fin dal principio, non si è mai rifugiato nella menzogna professando tutte le emozioni provate. In principio la replica è assente alla confessione permettendo ad essa di scivolare sul corpo ma non dalla mente imprimendo la rivelazione dei peccati da lui commessi. Povera costei, obbligata a morire e soffrire per aver intrecciato il cammino sbagliato, guardando in occhi di altrui proprietà ed insieme ed esse, una serie di finte lamentele, piagnistei inutili con domande la cui risposta è tanto palese quanto scontata dinanzi agli occhi di chi riesce a vedere. La plebaglia più becera potrebbe arrivare alla soluzione in pochissimi attimi e le cobalte sprofondano nelle iridi del carceriere elargendogli un radioso sorriso a trentadue denti <Le scuse sono un mero modo per discolparsi dai propri peccati ma per quello che hai fatto tu, non bastano> troppo oltre è andato a spingersi per pretendere così poco <Io sono nato dal sangue, sono cresciuto in esso e tutt'ora ci vivo. Io ti farò sanguinare, porterò le tue viscere all'esterno impiccandoti; ti torturerò rendendoti la vita peggio dell'inferno in cui mi hai fatto sprofondare. Entrerò in quella tua piccola testolina come un parassita così che sia il tuo primo pensiero la mattina e l'ultimo la sera> una breve pausa in quell'elenco infinito <Tutti coloro con cui sei entrato in contatto soffriranno e moriranno fin quando non rimarrai solo, anche la ragazzina più innocente che ha osato guardarti morirà per questo suo peccato. Diventerò un'ossessione, ti farò provare ciò che io provo ogni giorno della mia vita, mi vedrai sempre, da sveglio e negli incubi popolati da me. Mi amerai come io ti amo, mi odierai come io ti odio e quando tutto ciò arriverà al culmine, quando sarai dipendente dal mio amore e dal dolore che io stesso causerò, solo allora, morirai diventando parte di me come mia madre...> innalzando il destro arto a toccare la maschera di ossa umane <...prima di te, padre> edipico desiderio verso il creatore elargito in modo chiaro, senza segreti o sotterfugi per nasconderlo. La verità esce con prepotenza e crudeltà delineando il destino a lui assegnato. Yukio non fa parte dei suoi interessi, non in quel momento in cui l'innata Kokketsu si manifesta dinanzi agli occhi di entrambi, un potere nuovo e maledetto scorre nel corpo dell'Otatsu, non voluto e non richiesto; ogni suono, parola o rumore viene annullato in tal frangente isolando la mente dal mondo intero. Pupille ristrette all'interno delle iridi, lui, astioso nei confronti dell'Hasukage e del clan di demoni è ora parte integrante di esso, per colpa di una misera ragazzina. Il battito del muscolo cardiaco diminuisce, ogni colpo rappresenta una pugnalata mentre le cobalte fissano quelle gocce sulla mano, intravedendo l'aura che lo avvolge rendendolo più di un mostro, un dannato, un condannato ad una vita eterna. Il desiderio di essere un nessuno, un mortale viene meno, ora, lui stesso ha raggiunto l'immortalità odiata e bistrattata. Non è umano, non ha più niente di terreno. Indietreggia con lente movenze degli arti inferiori, occhi totalmente aperti, corpo tremante, labbra dischiuse e denti digrignati ne disegnano l'aspetto odierno <No> dita tremanti si portano al volto coprendolo con entrambi i palmi, sopprimendo grida e urla <Non è possibile> gambe cedono, si inginocchia al cospetto di Rasetsu nascondendo il viso provando quella disperazione interiore che solo lo stesso Kokketsu gli ha causato anni orsono, distruttivo, il dolore, ecco cosa è. Quello fisico non è nulla rispetto al dolore provocato dagli obiettivi falliti. La mandritta destra afferra la maschera ed in un sol movimento la stacca dal viso togliendo entrambe le mani, mostrando quella parte nascosta, contraddistinta dall'assenza di pelle e carne, denti in mostra al posto della guancia, sangue colante, gengive visibili fino alla gote e carne viva ancora pulsante. Tumefatto e deforme mentre digrigna ancor di denti, pronto ad esplodere da un momento all'altro se non fosse che l'illuminazione colpisce la mente dell'azzurro. Una folle chiarezza si presenta, lucida <NYAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA> manifesto di quella lucidità piegando il busto all'indietro, ridendo con forza aprendo interamente le fauci, molto simile alla stessa del Kokketsu ma molto più provata, sentita, oscura <Ecco perchè tu, perchè uno schifoso kokketsu è finito sulla mia strada> spiega, inizia <Ora è tutto chiaro il piano del fato, niente è per caso e lo scopo ora mi è davanti agli occhi> ridendo disperato, esasperato, sconvolto in preda alla follia più totale <Yukio è l'usurpatore che ho sempre detestato e il fato mi ha dato il potere dell'usurpatore per portare a compimento il grandioso piano di liberazione. Mostrare la vera utilità della maledizione. Solo i demoni possono uccidere i demoni NYAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHA> chiaro come l'acqua ora, tutto, niente è più oscuro per una mente come la sua. [C On][Kokketsu I] Come ha mostrato anche prima, è tremendamente stanco d'avere a che fare con qualcuno che non comprende il suo genio. Non lo concepisce. Lo definisce pazzo esattamente come ce lo hanno definito gli altri prima di lui. Gente che non ha il benché minimo raziocinio tanto meno l'intelligenza per tollerare qualcuno come lui. Fa roteare per l'ennesima volta lo sguardo verso l'alto. <Sarebbe persino inutile stare qui a spiegarti la grandezza del mio genio.> Gesticola ancora, stringendosi nelle spalle. Riporta soltanto in un secondo momento gli occhi su di lui, giusto per tenerlo incoccato nel proprio sguardo durante tutta la spiegazione del suo complesso di Stoccolma che gli sta facendo. Allibito da quelle frasi che vengono pronunciate alla di lui volta, gli sfugge dalle labbra sottili una risata di scherno. Non lo sta ovviamente prendendo sul serio. Ai suoi occhi, non è altro che un megalomane. <Sei uno di quelli a cui piace soffocare la vittima durante un rapporto sessuale? O uno di quelli che la lega al letto alla propria mercé a mo' di stupro?> Così, per chiedere. <Ci sono un sacco di fetish effettivamente. Essere però quello su cui ti fai le tue fantasie sessuali> Per non dire altro. <mi sembra un po' troppo.> Continua a schernirlo, ridacchiando durante il suo parlare ma restandogli frontale. E' chiaro che in alcun modo lo prenderà sul serio fintantoché non farà qualcosa per farlo ricredere, come se il cannone acquatico non bastasse. Scosta una mano in direzione dei capelli, portando questi ultimi all'indietro. Le ciocche più corte, tuttavia, finiscono con il ridiscendere di nuovo sulla fronte davanti ai suoi occhi color smeraldo con screziature dorate. <Non posso amarti perché amo soltanto Kouki e non posso odiarti perché odio soltanto quella stronza acida di merda che mi stava lasciando morire alle prigioni di Keimusho.> Proprio come prima, trae le frasi dal di lui discorso e vi risponde in maniera ironica, non dandogli in alcun modo adito. Vuole delle prove, sembra essere palese questa sua richiesta indiretta. Tornando però al discorso dell'innata, laddove Ryoma sembra dapprima impaurito e dopo compiaciuto, il rosso continua a mantener l'espressione impaurita - ad un certo punto, si può dir che si stia letteralmente cagando sotto dalla paura. <Ti ho fatto una cazzo di domanda, anziché copiarmi la risata> Com'effettivamente sta facendo e lui tiene a fargli notare. <potresti quanto meno darmi le informazioni che ti ho chiesto, cavia. Vuoi essere trattato come un cagnolino? Vuoi essere calpestato? Non le faccio questo genere di cose> Non ha ancora capito proprio niente di tutto il discorso che Ryoma gli ha appena fatto, ma possiamo sorvolare su questo discorso prima che sia troppo tardi. Ben presto potrebbe beccarsi un costrutto nei denti e arrabbiarsi di nuovo com'è successo con Kamichi, a causa della padronanza di quest'ultimo. <quindi, sparisci dalla mia vista. Farò finta che non è mai successo. Troverò un modo per toglierti quell'innata dal corpo o bloccarne il suo utilizzo. Non fai parte della mia famiglia. Non lo voglio uno psicopatico come te.> Sancisce, rinnegandolo senza neppur i tre canti del gallo che ci sarebbero voluti. Gli dà le spalle, guardando però oltre queste che l'altro non faccia niente d'avventato. Lo lascia lì da solo, con qualcosa di nuovo appena attivato e che intende rimuovergli - chissà come. Lo abbandona per l'ennesima volta, voltandogli le spalle, incurante di quel che potrebbe accadergli. Che muoia, in fondo è soltanto un inutile cavia. [ END ]