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La resa dei conti... o forse no?

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con Furaya, Saisashi

15:03 Furaya:
 Soleggiato è il ciel nel primo pomeriggio in quel di Kagegakure. Privi di flemma si muovono i passi della rosata, la quale va alla ricerca d'un individuo ben conosciuto. A seguito della discussione avvenuta con il bianco, nell'immediata fuga dal centro commerciale prima che fosse troppo tardi, ha optato per una resa dei conti. Negli ultimi tempi, non ha fatto altro che chieder in giro semmai avessero visto un uomo privo degli indumenti superiori, piuttosto particolari che urlava ai quattro venti d'essere il Sublime. Ha supposto che fosse una descrizione quanto più accurata possibile di Saisashi. Gelide le iridi che scandagliano la zona circostante, adocchiando qualche panchina posta sotto gli alberi fioriti nel bel mezzo della stagione primaverile. Bianca fuliggine del polline che vien spinta dal vento tra i rami dei grandi arbusti, soffermandosi nell'aria come batuffoli d'ovatta. Di tanto in tanto, storce il naso. Che la ninja più forte d'un tempo sia allergica al polline? Gli abiti che la donna indossa son tipicamente femminili ed anche alla moda, considerando dove li abbia comprati. Si tratta d'una gonna nera e grigia, a scacchi, alquanto corta ma con un lieve spacco sulla coscia destra la quale è circondata da una tasca porta kunai e shuriken. Sul gluteo sinistro, invece, ha una tasca porta oggetti con decisamente poca roba: qualche tonico coagulante e di recupero chakra per aiutare se stessa ed il Senjuu che solitamente gira soltanto con delle carte bomba. Prevenire è meglio che curare, tenendo in considerazione il fatto che è solito farsi male pur d'avere ragione e uscirne vincitore, a differenza sua che adotta tattiche volte a non farsi colpire, ma ferire lei per prima. Il di lei busto è invece coperto da una camicia, perlopiù un top in cotone, dalla scollatura rettangolare che fa risaltare le curve del busto data l'aderenza oltre al seno per via della visione che ne dà. Stringe attorno allo stomaco e ai fianchi, lasciando scoperto giusto un lembo di pelle attorno alla vita opportunamente nascosto da una cintura in cuoio. Ai suoi lati, infatti, pendono una frusta dal lato destro ed una katana dal lato sinistro. Sia mai che giri disarmata. Il ciondolo con il simbolo del Clan Uchiha è posto attorno alla di lei gola, mai lontana e mai separata da qualcosa di materiale che reputa al contempo tanto importante. I lunghi capelli ondulati scivolano sulle spalle e sul petto della donna. I piedi cercano una salda aderenza con la superficie sottostante. S'è limitata infatti ad indossare degli anfibi neri ben allacciati che ne sfiorano il ginocchio, lasciando dunque scoperte soltanto le cosce, e dalla suola non troppo alta per prevenire cadute accidentali. Rallenta il di lei incedere, già poc'anzi affatto celere, espirando dalle labbra schiuse. <...> Un lento sospirare il suo, rilassando le spalle altrimenti contratte. <Dove sei finito?> Non sa esattamente dove cercarlo, però è impensabile che smetta di farlo. Devono parlarne. Non possono lasciarsi andare così... Ammesso debbano davvero. [ Chakra ON ]

15:23 Saisashi:
 Giornata soleggiata, in quei di Kagegakure, in cui per il nostro Saisashi ormai solo da diversi giorni è semplicemente un CTRL + C ed un successivo CTRL + V. I giorni sembrano tutti uguali, interminabili. Le sue ricerche per Mifoku e la questione attore, non hanno avuto ancora successo, Mekura è indaffarata chissà dove, e quel che sembrava essere un possibile amico, Ekko, non lo vede da un pò. L'alternarsi del giorno e della notte, è semplicemente diviso dall'orario lavorativo da Ichiraku, in cui tutt'ora lavora per avere un minimo per la sopravvivenza, per poter riuscire a rimanere a Kagegakure per stare con Senshi. La rivedrà? Spera di sì, dopo tutto ha convinto Tachiko ad entrare nella loro vita. Oggi il nostro Sublime, ha il pomeriggio di pausa, motivo per cui non attaccherà fino a sera al chiosco. Di tanto in tanto è solito fare qualche passeggiata, per il semplice fatto che non saprebbe che altro fare. Questo non aiuta, anzi non fa altro che pensare a quanto accaduto un pò di giorni prima con Furaya e Mattyse , incontrati casualmente. In quel momento il suo cuore si è sentito strappare, era come se fossero una coppia, difendendosi l'uno con l'altra, contro un "nemico" che in questo caso non era un nemico, ovvero il taijutser. L'ex genin della foglia, si trova nel bosco centrale, con lo sguardo rivolto di fronte a se, assorto nei suoi soliti mille pensieri. Mani in tasca, passo scadenzato, procede lento e silente. A petto nudo come suo solito, mostrando la sua muscolatura perfetta, le cicatrii di anni di battaglie, i sigilli, uno sul petto sinistro ed uno sulla schiena ed infine un tatuaggio che avvolge il braccio destro. Sull parte inferiore, un paio di pantaloni neri slim, ed un paio di sandal ninja, niente di più. I capelli cenere, sono mossi, ondeggiando ad ogni passo come una criniera. Intanto, in lontananza, una figura femminile, che ad ogni passo si fa più vicina. Che sia il destino? [ch off]

15:49 Furaya:
 Cadenzato è ancor il di lei passo che s'affretta un istante quando gli occhi chiari paiono intraveder una figura a lei nota. Balza un battito il muscolo cardiaco al centro del petto, il quale riprende immantinente il frenetico battere. Il respiro le si smorza appena ma tenta di tenerlo regolare. S'arresta, mantenendosi a distanza di sicurezza da colui che potrebbe addirittura dar di matto qualora fosse arrabbiato. E' naturale che in nessun modo crede possa scagliarlesi addosso di punto in bianco, eppure preferisce mantenere la cosiddetta distanza di sicurezza per sondare il terreno. Lo squadra dalla testa ai piedi, attenzione ai dettagli che ne percorrono la pelle. Si sofferma sulle cicatrici, su quei simboli che lei stessa gli ha lasciato per la maggior parte. Il fisico scolpito ne attira l'attenzione neppur fosse calamita per i propri occhi. Cosa sarebbe giusto dire in questo momento? 'Ehi, ciao' oppure un becero 'Come stai?'. Non saprebbe da dove iniziare. Credeva d'essersi preparata un valido discorso durante questi giorni passati a dormire poche ore - come al solito - nel mero tentativo di pensare a qualcosa che potesse andar bene. Tutto crolla quando se lo ritrova davanti, impossibilitata a cercare qualcosa che sia vagamente familiare ed utile al contesto. <...> Eppure qualcosa deve riuscire a pronunciarla. Deve attirarne quanto meno l'attenzione. Stringe saldamente i pugni a ridosso dei fianchi laddove son poggiati. Inspira e sol quando l'aria verrà fatta fuoriuscire dalle fauci, s'azzarderà a pronunciare quanto segue, alzando la voce per quanto possibile, evitando d'urlare. <Saisashi!> Esclama, senza distoglier per ragione alcuna lo sguardo dal diretto interessato. Si morde l'interno del labbro, una goccia di sudore freddo s'affaccia sulla tempia della fanciulla, nascosta opportunamente da un ciuffo rosato. Cos'altro aggiungere? Cos'altro fare? Non accenna ad avvicinarsi, come anticipato. Attende soltanto che possa giungere una qualsivoglia reazione. E solo allora, forse, replicare di conseguenza. [ Chakra ON ]

16:10 Saisashi:
 L'ex corvino non pone particolare attenzione a quella figura in un primo momento, non perchè non voglia, ma semplcemente la sua testa è altrove, e dato la mancanza di "caloroso benvenuto" da parte degli abitanti del villaggio, per lui sono tutti uno identico all'altro, delle sagome di cui non distingue nemmeno i volti, sapendo di non potersi fidare di nessuno. Un fantasma, così si definisce ormai da qualche tempo, un fantasma del passato che cerca tentennante di affacciarsi sul futuro, forse per redimersi, forse per trovare un nuovo scopo, o forse per esaurire la sua vita pensando a ciò che è stato e che mai più sarà. D'un tratto, una voce, molto familiare, pronuncia il suo nome. E' lei, quella figura femminile addocchiata poco prima, a cui non aveva fatto caso. <mh...?> mugugna volendo scoprire la fonte del suono, potendo ora squadrare quella donna con maggior attenzione <Fu...raya.> Esala con un filo di voce, per poi compiere qualche passo in sua direzione, rimanendo ancora a distanza di un paio di metri. Le mani rimangono all'intenro delle tasche, mentre le verdi smeraldine, ora fissano l'altra negli occhi. I battiti del cuore impazziscono, colti da un'improvvisa adrenalina, a cui il Sublime non sa come dar seguito. Vorrebbe abbracciarla, ma come potrebbe dopo quel che è successo qualche giorno prima? Vorrebbe farle mille domande su Mattyse, ma se poi scoprisse una realtà che non vorrebbe scoprire? Vorrebbe chiederle perchè non si sia più fatta viva, nonostate fosse nel villaggio, ma teme una verità dolorosa. Ecco perchè in questo momento, si limiterebbe a..... godere di quella vista, in silenzio, lasciando che il sole lo scaldi in questi pochi attimi in cui dentro di se, si trova il gelo. [ch off]

17:35 Furaya:
 Inevitabile è il dolore che avverte dentro di sé. Sarebbe tante le parole da dire, poche quelle adatte. In un contesto simile, purtroppo, dovrebbe soltanto ridursi a tacere. Per un attimo, decide d'abbassare lo sguardo come se sostenere quello altrui fosse troppo difficile per lei. E lo è, lo è davvero tanto. Ammettere che non si è più quelli d'una volta è complicato, ma purtroppo son cambiate tante, troppe cose nella vita della Judai. L'irrefrenabile desiderio di tornare a casa ha scacciato qualunque altro intento potesse anche solo desiderare non appena uscita da quel cristallo. Arrabbiata con se stessa, col mondo intero che non l'ha perdonata ma che tutt'ora le sta facendo scontare le pene infernali per quanto ha commesso in passato. Reputa che sia doveroso. Se l'è meritato e deve scontare quel che non è riuscita a compiere. Facendosi forza, ostentando coraggio e orgoglio personale, riporta gli occhi chiari in quelli smeraldini altrui che tutt'ora potrebbero farle provare non sa neanche quante emozioni. Ha scelto di smettere di riceverne. Ha preferito cambiare strada. Deve affrontare un discorso che si sta facendo via via arduo persino da pronunciare. La bocca si schiude, ma non ne fuoriesce che aria. Inspira, di nuovo. Calma il respiro, rallenta i battiti. La morsa allo stomaco si fa fastidiosa. Se l'altro dentro di sé avverte il gelo, lei divampa. <Do-bbiamo> Principia, quasi balbettando. Si schiarisce la voce, il tono risulta troppo basso. <parlare.> Pare giunto il momento di mettere in tavola tutto quello ch'è accaduto, cos'ha spinto la rosata tra le braccia d'un altro uomo che non è lui. Socchiude per un attimo le palpebre come se la vista di Saisashi le faccia altrettanto male. Ha senza dubbio preso una decisione, deve farsi carico della responsabilità che questa comporta. Un peso immane che grava sulle di lei spalle, un peso che deve essere ridotto. <E credo tu abbia domande da farmi.> Quesiti doverosi nati da quant'accaduto. Qualunque sia la reazione, lei resta lì ferma. Immobile, facendosi carico dei suoi errori e del senso di colpa che la pervade. Nonostante gelido tenti d'essere lo sguardo, resta sempre la stessa Furaya... no? [ Chakra ON ]

17:49 Saisashi:
 Che dire? Queste sono le situazioni in cui ci si augurererebbe di non trovarsi mai. Perchè c'è troppo da dire, troppo da chiedere, tanta confusione e tanta paura, dei timori capaci di spezzare anche il più coraggioso dei guerrieri, anche un combattente come Saisashi. Il motivo è semplice, ci si può allenare per resistere al dolore fisico, cosa che ha sempre fatto, ma non si è mai pronti a sostenere il dolore interno, quello dato dai sentimenti, quello che non può essere controllato in alcun modo. Ed è proprio questo che tanto spaventa l'ex corvino: tutto ciò che prova e che proverà, non potrà essere controllato, obbligandolo a subirne le conseguenze, qualunque esse siano. <Probabilmente sì> annuncia l'altro, con un tono afono, per poi aggiungere <questi completi alla moda, mi hanno fatto schifo fin da quando sonoo venuto qui al villaggio. Ma in questo momento , li sto quasi apprezzando hihi> sorridendo con questa ironia, quasi a voler smorzare un'aria che da subito si fa pesante. <ci facciamo un giro? Muoversi mi aiuta a pensare> direbbe quindi in sua direzione, iniziando a muovere qualche passo in avanti, attendendo che ella, se accettasse, lo affiancasse. <domande? > si zittisce subito, voltando lo sguardo in direzione del cielo limpido e luminoso <c'è troppo nella mia testa in questo momento. Ne avrei così tante che non saprei nemmeno da dove partire. Sei fortunata che il sigillo non funzioni più, altrimenti saresti fregata ehehe> sorride nuovamente, forzandosi di mantenere allegria nonostante il suo cuore sia già stato ferito, ed il suo istinto in qualche modo sia già a conoscenza della verità, celata dai gesti di quei due in quel negozio. < Non ti farò domande. Ti chiederò di parlare. Dimmi tutto Furaya, ciò che senti, ciò che provi...io conosco bene la mia posizione. Ma credo di non conoscere più la tua. E poco importa se farà male, dopo tutto tu meglio di chiunque altro, sai che sono abituato al dolore no? > sorride , ora portando lo sguardo verso di lei, quasi a godere della sua bellezza, anche se questo, non glielo dirà. Attende una risposta, silente, speranzoso seppure conscio che la speranza è spesso mera illusione [ch off]

18:42 Furaya:
 Già. Cosa dire? L'eventualità di non provare emozione alcuna sarebbe stata accolta a braccia aperte da parte della Judai. Priva del sigillo empatico, la qual cosa vien fattale notare proprio dal corvino, non può in alcun modo comprendere le sensazioni di chi le sta di fronte. Tuttavia, lo conosce abbastanza da saperle interpretare ed anche solo immaginare. Non ha bisogno d'alcun legame in tal senso. Si ridesta a causa delle affermazioni ch'ascolta in merito al vestiario indossato. Cala dabbasso gli occhi chiari, scrutando quella gonna che ha scelto a casaccio dal mucchio di grucce di quel centro commerciale poco prima che scoppiasse il finimondo. <Oh> Pronuncia per mera sorpresa. Piega la testa verso la spalla, ne attende il dire prima di provare a dare una risposta personale in merito. <in realtà, mi sento parecchio a disagio> Ammette senza troppi fronzoli, mostrando un mezzo sorriso ch'è soltanto d'imbarazzo se non di circostanza. <però non avevo altro da mettermi e mi hanno detto che ci stavo bene.> Glielo ha detto Ekko, il quale ha passato gran parte del tempo a squadrarle le chiappe, prendendone addirittura le misure a giudicare da quanto vi ha incollato gli occhi. Si limita ad annuire alla di lui volta per quanto riguarda il far una passeggiata, non disdegnando affatto quei passi che potrebbero fare assieme, forse per l'ultima volta in maniera del tutto pacifica. L'assenza di Mattyse è sicuramente ottima, poiché questa placidità non sarebbe stata affatto possibile. Al suo fianco si pone, mantenendo una discreta distanza che potrebbe essere inferiore al mezzo metro, decidendo di non superarla tanto meno d'allontanarsi oltre. E' come se stesse cercando di mettere le distanze da un discorso che volente o nolente deve affrontare. Non può tirarsi indietro, ormai è fatta. Trae un profondo respiro che ne dilata la cassa toracica. <A dire il vero, maledico il momento in cui ho perso la facoltà d'adoperare il sigillo empatico.> Ne avrebbe fatto buon uso per rivolgere la situazione a proprio favore, specialmente nella stesura dei fatti che deve andare a pronunciare, magari cercando di modulare il tono di voce e le parole usate onde evitare che chi avesse di fronte la prendesse troppo a male. Il fatto d'esser assurdamente empatica non l'ha mai nascosto. Un triste e malinconico sorriso traspare sul viso candido altrui, nonostante quest'oggi avrebbe dovuto in qualche modo festeggiare. Eppure... deve prima risolvere quest'incresciosa situazione. <La mia posizione> Ripete le sue parole cercandovi all'interno un senso per le proprie. <è fondamentalmente diversa dalla tua. Laddove ti sei arreso all'idea di non voler esser più un ninja, io voglio continuare a combattere per quello in cui credo.> Sposta l'attenzione alla di lui volta, inquadrandone il volto per cercarne l'espressione mutevole in merito a quanto gli ha appena asserito con il suo classico tono pacato, caldo, attenta alle parole da usare a prescindere dal sigillo empatico che dapprima avrebbe potuto legarla a lui. <E proprio dove tu eri arrendevole, lasciando che le macerie di Konoha restassero lì per l'eternità, preferendo raggiungere Kagegakure per prima cosa> Sente di starsi facendo prendere dalla rabbia, dalle emozioni negative, quindi si zittisce per qualche istante, il tempo necessario a ristabilire l'ordine dei propri pensieri. Respira. Piano, con calma. Tutto può risolversi nella maniera più pacifica possibile a differenza di quant'accaduto al centro commerciale. <dall'altro lato, c'era Matt che... ha acconsentito ad ogni mio capriccio. Mi ha dato una spalla sulla quale piangere, un motivo per continuare a credere nel ritorno a casa nostra.> Abbassa il timbro vocale, ovviamente, avvicinandosi di qualche altro centimetro cosicché lui e lui soltanto possa sentire quello che gli sta sussurrando. Principia così e gli lascia il testimone. [ Chakra ON ]

15:54 Saisashi:
 L'aria seppur fresca e leggera, di una qualsiasi stupenda giornata primaverile, si presenterebbe invece sempre più tesa. Ormai il discorso sta per entrare nel caldo, e come a voler tergiversare ancora qualche istante, l'ex genin della foglia risponderebbe alle parole dell'altra, con fare piuttosto tranquillo <beeeh, ad esser sincero, qualsiasi cosa tu dovessi indossare, staresti comunque bene > annuisce convinto, facendo riferimento al suo apprezzare in modo risaputo, il corpo dell'ex Kage della foglia. Nel mentre il Cenere continua a camminare, lento, con le mani che non escono dalle tasche, quasi a nn sapere dove metterle, quelle stesse mani che in passato hanno fatto del male a molte persone, sporcandosi del loro sangue e che ora quasi teme di sfoderare. <beh, alla fine immagino che il sigillo fosse solo un peso. Cercavo di condividere meno possibile le mie emozioni, perchè mi rendo conto ad oggi che ciò che provavo era orribile...non che ora sia meglio, ma da un lato è come se mi fossi liberato da un fardello da cui non riuscivo ad uscire...da quel circolo di vendetta ossessivo e dalla paura di Akuma. E poi...per ora quella voce nella mia testa sembra sparita> si riferisce alla doppia personalità che aveva fatto comparsa poco prima della guerra <attenta Furaya. Io non ho deciso di smettere di combattere. Ho solo cambiato il motivo per cui farlo. Non volevo più combattere guerre dove spargere altor sangue. Ed il motivo per cui volevo combattere ora era crescere una figlia che non meritava di essere lasciata sola.... ma non so nemmeno io ormai che ci faccio qui> direbbe in tutta sincerità, in questo periodo in cui è completamente perso nel vuoto. <anche qui Furaya...io non volevo raggiungere Kagegakure perchè mi interessasse questo villaggio... ma l'unica ocsa che volevo raggiungere per prima cosa...eri tu...e subito dopo Senshi. Voi eravate il senso della mia vita. Ed è ciò che ho fatto. Ma quando ti ho trovata, la tua rabbia ti stava portando su una strada per cui io ti avrei solo fatto da peso, e ti avrei rallentata. Ecco perchè quella notte, ti ho detto che...avrei appoggiato il tuo obiettivo, ma avrei atteso il tuo ritorno quando ce l'avresti fatta, prendendomi nel mentre cura di nostra figlia per entrambi...> rammenta nuovamente, per spiegare alcune parole che forse quella notte non furono spiegate a dovere, la situazione non lo ha permesso <capisco. Quindi il fatto che qualcuno ti abbia dato una spalla o un appoggio per la questione di Konoha...è abbastanza per rendere vano quel legame così forte che credevo ci rendesse unici?> domanda, senza malizia, ma con una tranquillità strana, mentre fissa il cielo qualche istate [ch off]

16:36 Furaya:
 Purtroppo, prima o poi, sarebbe arrivato il momento di parlarne. Presto o tardi, tutto sarebbe venuto a galla e affrontare il discorso con il diretto interessato è fondamentale per il quieto vivere d'entrambi. <Oh beh...> A proposito degli abiti che indossa, glissando con lo sguardo in tutt'altra direzione per via del lieve imbarazzo che la coglie al sentir tale complimento fluire dalle labbra del corvino. <ti ringrazio.> Aggiunge, proseguendo nel loro cheto avanzare. La calma prima della tempesta, come si suol dire. Consapevole che dovrà ben presto affrontare qualcosa di più, cerca di immaginare l'eventuale prossimo ed imminente discorso. Quali sarebbero le parole più giuste da dire? Talvolta non ve ne sono. Girare attorno od omettere qualcosa non è mai corretto nei confronti altrui. La Judai non ha sempre preso scelte giuste, anche lei ha commesso errori. <Il sigillo non era un peso. Potevo disattivarlo quando volevo e adoperarlo allo stesso modo.> Non v'era connessa ventiquattr'ore su ventiquattro, altrimenti sfiderei chiunque a non diventare completamente pazzo. Di per sé, la donna è sempre stata fortemente empatica nei confronti degli altri. Il sigillo non faceva altro che sottolineare questa sua qualità. <Quando te lo misi addosso, era un modo per saperti al sicuro. E se ben ricordi, è proprio quel sigillo che mi ha permesso d'aiutarti quando hai avuto quel crollo psicologico nella tenda di Mekura.> Un ricordo indelebile nella propria memoria e che difficilmente potrà andare via. Riprende fiato, attenta a qualunque altra asserzione possa fare, preoccupandosi d'ascoltar bene ogni proposizione venga da lui proferita. <Il sigillo empatico m'aiutava anche ad aiutare te per quanto riguardava Akuma, quindi non me ne sono mai pentita.> Ammette ancora, mantenendo quel suo tono placido, come se ciò servisse anche all'altro per mantener l'eventuale calma che potrebbe perdere conseguentemente. Aggrotta dapprima un sopracciglio. <Mi dicesti che non vuoi più essere un ninja. Non che prima lo fossi, ma hai anche spiegato che non avessi più alcuna intenzione di combattere. Me lo ricordo bene. Non volevi che altro sangue venisse sparso dalle tue mani.> Sono state parole difficili da accettare tanto quanto da dimenticare. <E la mia risposta è stata che, invece, io non avrei smesso neanche per un istante di lottare per ciò in cui credo e tutt'ora lo sto facendo. Voglio tornare a casa.> Il di lei tono s'abbassa ulteriormente, lanciando occhiate nei dintorni, giusto per sincerarsi che non ci sia nessuno ad ascoltare quel che sta proferendo ad alta voce, un discorso che - appunto - vorrebbe che venisse recepito soltanto da lui. <A proposito di Senshi, alla fine, siamo io e Tachiko che ce ne prendiamo cura. Tu che fine hai fatto? Avevi promesso che te ne saresti presa cura e, invece...> Lascia la frase volutamente in sospeso, in attesa d'una domanda che possa colmare le proprie lacune in tal senso. Rammenta perfettamente quel che le venne detto proprio da questi, eppure la situazione è la stessa di dieci anni prima: un padre assente o fin troppo impegnato. <Sapevamo fin dall'inizio che non saremmo stati genitori modello. Io non ho fatto altro che dare precedenza al villaggio, tu invece agli allenamenti.> Non ha mai negato che non riuscisse a sentirsi pronta per fare la madre. Lo aveva ammesso anche a se stessa. Non può negare che la sua rabbia la stesse portando chissà dove, s'una strada irta di problemi. Trae un altro profondo sospiro. <Quella notte, volevo soltanto il tuo appoggio. Volevo che combattessi con me per gli stessi miei motivi. Purtroppo, hai scelto tutto il contrario di quel che m'aspettassi. Mi sono sentita delusa e abbandonata da chi credevo m'avrebbe invece assecondato.> Si morde il labbro inferiore, scostando lo sguardo in tutt'altra direzione. Sol dopo qualche istante torna a fissar l'interlocutore negli occhi. <Perché non puoi affiancarmi? Non vuoi anche tu tornare a casa?> Assottiglia lo sguardo, cercando una risposta che sa non poter ricevere nel modo in cui la vorrebbe. Il suo ultimo quesito, invece, la fa sospirare più del dovuto. <Non ho mai detto d'aver smesso d'amarti. Così come non ho mai detto ch'ero pronta a perderti. Ma dieci anni fa, feci un errore del quale tutt'ora non mi sono pentita, mancandoti di rispetto. E credo sia giunto il momento di parlare anche dei miei sentimenti.> Il cuore accelera. Le scuote il petto. [ Chakra ON ]

17:09 Saisashi:
 Il momento della resa è giunto. Certo ci si può ruotare intorno ma è questione di attimi, ed il taijutser lo sa bene, motivo per cui, il cuore inizierebbe ad aumentare inesorabilmente i suoi battiti. Al ringraziamento altrui risponderebbe accennando un sorriso , senza proferir parola, non ce n'è il bisogno. <si ricordo bene. Certe volte, quel sigillo era probabilmente un peso più grande per me...perchè sapevo di poterti creare problemi in qualsiasi momento, con quella mia testa bacata> anche se la colpa non era sua in via diretta <si ricordo bene quella notte da Mekura...come fosse ieri> e come scordarla, quello fu l'inizio di un'infinità di altre cose che solo a pensarci , potrebbe rabbrividire. Ne hanno passate molte. <Akuma...chissà che fine avrà fatto...sarà morto? Tutti quegli innocenti avranno trovato pace per le loro anime...? A volte mi chiedo cosa penserebbe Lind vedendomi ora. Tornato ad essere un signor nessuno, invisibile a tutti, sopravvivendo per inerzia > direbbe scuotendo la testa, non sapendo dare risposta a questo quesito che lo tormenta. <Esatto, non ero più un ninja, perchè non credevo nei loro valori, il motivo lo conosci. Ma credevo in te , e questo bastava per seguirti in battaglia. Non voglio smettere di lottare in cui credo. Ma davvero non esiste modo di farlo tramite la pace? Quella che tutti millantano ma che alla fine porta solo a guerra? Quando sono morto quel giorno...mi sono reso conto di che cosa avessero provato tutti gli innocenti uccisi per colpa mia...sotto controllo di Akuma...e non solo per colpa sua... mi sono sentito infinitamente ingrato per non aver mai apprezzato la vita e nemmeno il valore della vita degli altri...chi siamo noi per decidere chi vive e chi muore?> domanderebbe con u discorso così serio, da non sembrare nemmeno Saisashi. Eppure è questo ciò che pensa < eppure...nonostante mi fossi ripromesso di dare finalmente il giusto valore alla vita...guarda che fine ho fatto. A pulire piatti nel chiosco di ramen, senza una meta. Ahahhaah!> una risata che nasconde fragilità ed in qualche modo senso di inadeguatezza <alla fine anche io sto lottando. Per non crollare. Per credere che se sono vivo, un senso debba esserci> forse si, o forse non c'è. <l'ho trovata. Mi è costata giorni infiniti di ricerche...anzi che dico...settimane intere di cui ho perso il conto ed in cui ho dovuto fare i conti con la gente del villaggio che non è molto ocntenta di noi "rinati"> aggiungerebbe date le brutte esperienze <alla fine ho trovato Tachiko. Mi sono fatto coraggio e osno riuscito ad incontrarla e convicerla a farmi vedere Senshi e far parte della sua vita. Ammetto che non è stato semplice, Tachiko sembrava....strana> non definisce il "strana" <tuttavia, non conosco il motivo, ma da quell'incontro con Senshi, ho provato a recarmi nuovamente da Tachiko, senza riuscire a trovarla. Ho pensato avesse cambiato idea.... e forsemi sono semplicemente rassegnato > un'insieme di cose, ch alla fine dei conti, han fatto si che la cosa fosse in stand by. Ma ora ci avrebbe trovato Furaya.....con Mattyse. Forse megliohe non sia avvenuto un incontro del genere <sai Furaya...io capisco le tue parole. Le capisco benissimo. Ma allo stesso tempo, entrambi ci siamo fatti una promessa..ci saremmo sostenuti a vicenda. Eppure, come tu ti saresti aspettata di essere seguita da me nel tuo intento, io mi sarei invece aspettato di essere seguito e compreso da te per il mio... Ed è perchè ti amo che in quel momento ho dovuto lasciarti la libertà di ottenere ciò che desideri. La domanda vera è.....che stiamo facendo Furaya?> domanderebbe fermandosi di colpo e fissandola dritta negli occhi in silenzio.Alla succesiva frase, non risponderebbe. Rimarrebbe silente in attesa [ch off]

18:24 Furaya:
 Riprende il discorso riguardante il sigillo. <Quel sigillo fu una mia idea e non me ne sono mai pentita. Dunque, non avresti dovuto neanche preoccupartene.> Tenta di mostrare la parvenza d'un sorriso. A proposito d'Akuma, invece, si stringe nelle spalle. Non sa che fine abbia fatto, ma sa che deve parlargli anche di questo. <E se fosse ancora vivo?> Una domanda che potrebbe farlo tremare dal terrore al sol pensiero. <Non torneresti a combattere neanche in quel caso? Non ti sporcheresti le mani per vendicarti di qualcuno che t'ha fatto così tanto male?> La sua permane una domanda volta a farlo ragionare in tal senso, poiché la situazione ha preso una piega totalmente opposta e vuol anche comprendere il di lui punto di vista. <Lind penserebbe che tu non debba arrenderti e che invece adesso lo stai facendo. Smettere di combattere non permetterà al resto del mondo di smettere a sua volta. Dunque, la guerra ci sarà sempre.> Non è possibile togliere di mezzo un problema così grande poiché si costringerebbe chiunque a pensarla come una determinata persona: non a caso, prese il soprannome di Tiranno della Pace durante la battaglia contro Kiri. La Judai ha sempre cercato di portare la gente dalla sua parte, ottenendo soltanto dei dissensi per il proprio modo di fare. Nessuno era propenso ad abbassare l'ascia di guerra. <Ciò che ho compreso a mie spese è che la pace è utopica ed è soltanto momentanea.> Soprattutto quest'ultima. <Anche all'interno delle mura di Kagegakure, la pace non è durata e lo testimonia la presenza d'un serial killer che ancora non sono riusciti ad acciuffare.> Rivela in sua direzione quello ch'è il suo punto di vista. <Non esiste una pace senza la guerra e non esiste l'odio senza l'amore.> Una massima tratta da un grande esponente del passato che si rifà tutt'ora alla vita che stanno vivendo e che nasce e muore attorno a loro. Il discorso della pace, soprattutto se fatto di fronte alla Nara, potrebbe proseguire a lungo ma il discorso che hanno deciso d'affrontare precedentemente è sicuramente più importante ed è a quello a cui deve dare precedenza, non prima d'aver terminato almeno una risposta basilare. <Non siamo nessuno per decidere chi vive e chi muore, ma al contempo siamo qualcuno per decidere di non farci ammazzare soltanto per degli ideali contrari ai nostri.> Ha sempre combattuto affinché a Konoha regnasse la pace, una pace che l'ha resa un tiranno, un tiranno che alla fine ha perso tutto quello che aveva e che si sta rialzando dal periodo di riposo soltanto per tornare a combattere. Un giro continuo. Un circolo che non finirà mai. Un serpente che si morde la coda. La guerra che ricomincia. <Io la mia meta l'ho ritrovata. Anche tu dovresti pensare a ciò a cui tieni. Se Akuma fosse ancora vivo> Tornando al discorso che ha precedentemente tirato fuori e che torna ad esser di vitale importanza per comprender cosa sia giusto per lui tornare a fare. <non combatteresti? Non diventerebbe una ragione per restare in vita? E tua figlia? Non è un'ottima ragione per riprendere in mano la tua vita? Se Tachiko t'è sembrata strana per qualche ragione, posso parlarci io. Meriti tanto quanto me d'avere a che fare con Senshi. E lei sono sicura che voglia conoscerti.> Vuole aiutarlo in questo caso, allungando il braccio mancino per poggiar la propria mano sulla guancia altrui, ammesso glielo consenta, sperando che non la scacci via per quel tocco che vuol soltanto esser cordiale, amichevole, gentile. <Permettimi d'aiutarti.> Comprende il suo stato d'animo poiché capisce anche quello di Mattyse che vien preso come esempio, non avendo potuto vedere né toccare la sua bambina neanche per un istante. E' sicuramente una situazione diversa, ma che nel complesso trovano il loro punto in comune. <In casa di Tachiko, qualora non trovassi lei, puoi tranquillamente trovare me o... Mattyse.> Il pronunciar quel nome la mette un minimo sull'attenti, considerando l'argomento successivo che deve essere preparato in maniera adeguata prima di poterlo pronunciare come si deve. Si morde di nuovo il labbro inferiore innanzi all'ultimo quesito, quello più importante che le viene posto. Un quesito al quale deve smettere di sottrarsi. <Non abbiamo mantenuto nessuno dei due la promessa che ci siamo fatti.> Purtroppo è questo a cui devono fare fronte. E' inevitabile che sia accaduto. Non sono più riusciti a trovarsi con i loro punti di vista, i quali sono cambiati totalmente. <Quest'è quanto.> Sospira, di nuovo prima d'affrontare il discorso più importante della sua vita. <Il nostro problema è sorto quand'ho messo un sigillo empatico anche ad un terrorista che avrei dovuto sbattere direttamente in cella.> Come negarlo? [ Chakra ON ]

18:58 Saisashi:
 La prima domana della Judai, lascia Saisashi letteralmente paralizzato per qualche istante. La questione Akuma, non l'ha più considerata, non fino ad oggi. Quanto dolore ha provato a causa sua? Quanto odio? Quanti problemi e quanta voglia di vendetta, a tal punto da non potersi nemmeno concedere di godere della nascita di Senshi, per paura che quell'assassino potesse in qualche modo farle del male <io...non..non lo so> direbbe tremante, senza una reale risposta < ma ucciderlo, in quel caso...credi che cambierebbe le cose? Potrebbe farmi star meglio? Mi darebbe una nuova vita come pensavo dieci anni fa? La mia paura è scoprirlo> perchè se davvero accadesse ed alla fine tolto quel dolore, il resto non cambiasse come sperato..a che sarebb servito togliergli la vita? <so che la guerra ci sarà sempre...ma ottenere la pace con la guerra, non è comunque un buon motivo...perchè questa sarà solo finta e porterà ad un ulteriore guerra ed un altra ancora... Lind... si forse penserebbe che sto sbagliando. Ma d'altronde, non c'è più. Non c'è più nessuno Furaya... Mi sento...vuoto.> la descrizione precisa per il suo stato attuale. Non sa come muoversi da quando è tornato in vita <però per non farmi ammazzare, dovrei ammazzare io a mia volta. Una schifosa catena che continuerà in eterno. Non ti spaventa?> domanda all'altra in risposta < io ho paura di quel che ero. Di quel che sono.... e di quel che potrei diventare. Non ti fa ridere il fatto che abbia sacrificato tutta la mia vita per diventare più forte...e che ora non sia nemmeon sicuro di saper impastare il chakra? > non ha ancorra provato da quanto è riemerso dalla terra < è come se la mia vita non fosse mai esistita, perchè l'ho dedicata unicamentea combattere in cerca della forza hahahah! Una barzelletta > conclude ironnicamente <Se Akuma fosse vivo...e minacciasse te o Senshi. Allora sì. Probabilmente combatterei> ma probabilmente, quello schifoso è morto insieme al resto della popolazione, il problema non si pone. <Tachiko mi disse che era d'accordo. Non so cosa sia successo. Ma se vuoi darmi una mano, la accetto volentieri. Vivere d'orgoglio non mi serve più ormai> le sorride. Lascerebbe che la sua mano poggiasse sulla prorpia guancia, che potràà sentire calda piena di tepore. Lui avvicinerebbe la propria, andando a poggiare sulla mano della donna, sempre che gli sia a sua volta concesso. <Mattyse..certo...> aggiunge con tono cupo, senza tuttavia scaldarsi <con il senno di poi, probabilmente avevo ragione quel giorno, quando non condividevo la scelta del sigillo... ma alla fine, il passato non si può cambiare no?> annuncerebbe <e quindi...siamo giunti al dunque. Hai lasciato intendere, ma credo che sia necessario chiedertelo. Qual'è la verità....? Cosa desideri ora? > vuole capire quale sia la posizione nella sua attuale vita, cosa prova, insomma, tutto [ch off]

19:49 Furaya:
 La risposta al quesito potrebbe essere una che lui non vuole. <E vorresti vivere per sempre col rimorso di sapere cosa sarebbe potuto accadere?> Gli domanda, piegando la testa da un lato. <Devi prendere in mano la tua vita se vuoi delle risposte. Sviandole, non le ottieni e vivrai costantemente col rimorso.> Spiega ancora, mantenendo un tono di voce particolarmente calmo. Stanno affrontando una discussione pacifica, è dunque bene che si mantenga questo genere di stato d'animo rispetto ad altri. <Tesoro, sai bene che ho anche cercato di non affrontare guerra alcuna in virtù della pace. E nonostante questo, sono poi stata costretta a protendere per la battaglia. Non v'è un modo per ottenere la pace che sia privo di guerre.> Le dita della mano permangono poggiate contro la sua pelle, permettendogli di poggiar la mano altrui sul proprio dorso. Gli sorride, ma è un sorriso malinconico. In effetti, non ha fatto altro che trovare dei pretesti per i quali fosse saggio continuare lungo quel modus operandi che aveva intrapreso, eppure le hanno sempre dato modo di ricredersi, sino a distruggere qualunque buon proposito avesse con la battaglia ai Monti ardenti. <C'è tua figlia. Io non sono più in grado di stare al tuo fianco, non con queste condizioni. Io voglio continuare a lottare per ciò in cui credo, voglio continuare a combattere per tornare a casa. Se questo non è anche il tuo desiderio, io non posso assecondarti. La mia lotta mi porterà inevitabilmente contro qualcuno.> E se lui desidera non versare sangue sta a significare che non possono continuare assieme. Avranno una visione totalmente distinta d'ora in avanti, come lei ha potuto riconoscere tempo addietro alla Prateria della memoria. Con saggezza, ma con altrettanta consapevolezza, si limita a scuotere il capo da un lato all'altro prima d'aprir bocca per promuover verbo. <Non ho paura se ciò che faccio lo faccio affinché possa vivere serena. Non ho paura del mio futuro se sono sicura di quello che sto facendo e del motivo che mi spinge.> Il sorriso s'amplia un po' di più. S'incurva appena. Queste sono le sue certezze. <Anch'io non ho fatto altro che combattere per la pace, per poi rendermi conto di quanto utopico sia pretendere che anche gli altri la pensino come te.> Non si tratta d'una lieve frecciatina nei suoi confronti. Non può davvero pretendere che tutti la pensino come lei e s'adeguino alle motivazioni che la muovono. E' praticamente impossibile. <Inizia a capire cosa vuoi davvero. Assicurati che Akuma non sia vivo, per esempio. Chiediti cosa farebbe Lind al posto tuo se questo t'aiuta a capire. Domandati qual è il tuo scopo adesso. Il mio l'ho trovato.> Vivere nel passato. <Sei abbastanza intelligente, Saisa. Non lasciarti abbattere.> Non vuole che finisca così. Vorrebbe sostenerlo con tutta se stessa, ma non riesce se le loro opinioni sono divergenti. Non può stargli affianco come desidera, non più. E ringrazia che in questo momento non abbia più la concessione d'ascoltare i suoi sentimenti tramite il sigillo empatico. Deglutisce, deve affrontare anche questo discorso procrastinato così tanto. <Io e... lui> Difficile pronunciarne il nome, adesso. <condividiamo gli stessi obiettivi. Ho iniziato a conoscerlo quando gli ho impresso il sigillo. Ritenevi fosse sbagliato e forse avevi ragione.> Rialza gli occhi in sua direzione, stringendo la mano che giace contro il fianco in un pugno come se ciò fosse utile a scaricare l'adrenalina che ne attraversa il corpo in questo momento. <Ho iniziato a preoccuparmi, mentre dovevo sorvegliarlo e assicurarmi che non facesse stronzate, quando succedeva qualcosa di sbagliato con Mekura o suo marito.> Glissa di nuovo con lo sguardo e la mano, dapprima posta sulla di lui guancia, andrebbe ad abbassarsi. Sarebbe un tradimento peggiore. <Andavo da lui quando stava male. Andavo da lui non più per controllarlo, ma per sapere come stesse. Ho iniziato a fregarmene più di quant'avrei voluto e dovuto. Il sigillo empatico diventa una condanna quando sei a contatto con le emozioni REALI d'una persona ventiquattr'ore su ventiquattro.> Il che risulta più come una scusante rispetto a quello ch'è accaduto davvero. Non può accusare inutilmente un sigillo che lei stessa ha deciso d'apporre sul corpo. <Quando ha fatto esplodere il locale di Orochi in territorio neutrale non ci ho visto più. Mi sono fiondata in ospedale, volevo ammazzarlo con le mie stesse mani.> Eppure? Cos'è successo? <Eppure... mi chiese soltanto comprensione, di dormire con lui per una notte, d'abbracciarlo affinché non sentisse altro dolore.> Aveva rinunciato alle cure. Non era quelle di cui aveva bisogno in quel momento. <Solo che la situazione è degenerata> La mandritta sale alla fronte, come se volesse totalmente nascondere quel senso di vergogna che adesso la sta assalendo a far fronte a tale scempio. Lo sguardo, preoccupato, scende dabbasso a guardar i piedi. Trema appena. <e siamo finiti per fare ciò che non avremmo dovuto.> Hai bisogno d'altre spiegazioni? [ Chakra ON ]

20:27 Saisashi:
 <Rimorso? > domanda stranito? Ricorda ancora che cosa sia il rimorso? <il problema è che qualcuno lassù ci ha graziati rimandandoci qui, in un mondo che tuttavia non ci vuole. Io di questa realtà non so che farmene. Speravo sarebbe andata diversamente.> che avrebbe trovatola serenità, la gioia, avrebbe potuto superare tutto ciò che è stato creando una nuova vita. Non risponde alla questione guerre, perchè sa bene anche lui che è un discorso su cui non ci potrà mai essere una fine. Questo è il mondo, questa è la realtà. Ma se esistesse un modo? Anche solo una possibilità di metter fine alle guerre senza bisogno di carneficine? <si c'è Senshi. Se lo desidererà io per lei ci sarò sempre. Questo è indubbio> replica <se mi mettessi ora a cercare Akuma, sputerei sopra tutto ciò che mi sono ripromesso di fare. Tornare su quei passi dell'odio, quelle notte insonni, quel senso di rancore.... il solo pensiero mi fa rabbrividire. Io spero che sa morto come merita. Se il caso mi farà scoprire il contrario, allora prenderò la mia decisione. Ma non voglio andare a cercarlo, brancolando nel passato. Sono certo di questo, Lind non lo vorrebbe. > ha sempre voluto che Saisashi se ne fottesse del pensiero di tuti e che vivesse la sua vita felice seppur per strada come un bulletto abbandonato a se stesso. Vederlo ricominciare una insana ricerca di Akuma, senza sapere se sia vivo, sarebbe un follia. Se farà la sua comparsa, allora il taijutser saprà accoglierlo. Non lasciarsi abbattere? Certo , detto poco prima di una dura realtà, suonano strane come parole. Tuttavia il nuovo Saisashi, è più forte di quel che Furaya pensa. Tutto ciò che ha passato non ha fatto altro che forgiarlo. Se si fosse lasciato abbattere non sarebbe qui ora a parlare con lei con quest'aria pacifica <certo.. capisco> diretto, alle sue affermazioni, di cui dentro di se già conosceva la realtà <sai il mio peggior difetto...è sempre stato il mio intuito. L'ho sempre odiato, perchè mi ha sempre detto cose che sperav con tutto me stesso non fossero reali...ma che alla fine si sono sempre dimostrate vere. Fuck....> direbbe stringendo i pugni ai lati de corpo, così forte da aprire dei taglietti nei palmi con le unghie. Le paorle di Furaya fanno male. Ma ciò che non viene approvato è che suonano quasi come una scusa. Tutti possono scegliere, non centra la situazione, non centra il momento. Ognuno può scegliere cosa fare, sempre e comunque <io. Sono disposto a combattere.> asserisce per poi fare un passo verso di lei accorciando le distanze. < ma solo per ciò che amo > e qui, con la mancina affererebbe il suo volto, portandolo a voltarsi verso di lui. Se gli fosse possibile, e fosse riuscito, avvicinerebbe il viso verso il suo, fino a che le proprie labbra riuscissero a poggiare su quelle della sua amata, cercando di assaporarne l'essenza. Se gli fosse stato possibile, rimarrebbe in quella posizione qualche istante, per poi distaccarsi da quel bacio rubato, in cerca di ciò che cercava da tempo <tutti possono scegliere Furaya. Come tu stessa hai detto a me in queato momento di scegliere cosa fare. Io ho scelto. Ora mi domando....se sarai tu in grado di fare una scelta. Per quanto la vita sia bella, per quanto tutti sbaglino...non si può avere tutto...e tu...? Che cosa vuoi realmente?> la lascia così, con questo quesito, dandole le spalle , permanendo così qualche secondo. Tremante, riporrebbe le mani in tasca, allontanandosi lentamente verso chissà dove. Ha molte cose per la testa, molte emozioni contrastanti. Ha bisogno di assimilare. E lei..? Che farà? [end]

22:23 Furaya:
 Qualcuno ha permesso loro d'avere una nuova vita. Una vita nella quale cercare di redimersi per i peccati commessi nel passato. E loro dovrebbero soltanto sfruttarla per questo senso, quando in realtà si stanno ognuno comportando in maniera differente. C'è chi n'è avverso, chi invece ha scelto di convivere in questa realtà perché è l'unica che loro rimane. <Avrei preferito che tutto ciò non fosse mai accaduto e che quel Kami non fosse mai esistito.> In fondo, non ha fatto altro che portare problemi, uno dietro l'altro, soltanto con la sua presenza. Il desiderio che vorrebbe, qualora fosse possibile per lei esprimerlo, in fin dei conti, non sarebbe altro che questo. A proposito d'Akuma, il corvino sceglie - saggiamente o meno che sia - di non andarlo a cercare. Per lui, non avrebbe alcun senso sapere se sia vivo oppure no. Finché non minaccerà la sua vita, preferisce sapere che sia morto in qualche modo. Preferisce sperare che la sua faccia non compaia ancora a rovinargli la vita. Si limita ad annuire di fronte a questa presa di posizione, poiché l'effettiva scelta ricadeva esclusivamente su di lui e si ritrova dunque a dargli ragione. <D'accordo. Hai ragione.> Null'altro vien proferito poiché null'altro ci sarebbe da dirgli. Ha raggiunto quella che è la sua concezione e tanto basta per lasciarla tranquilla. Nonostante tutto, non ha smesso di credere in lui, a prescindere dalle delusioni in contro alle quali sono dovuti andare entrambi. Si preoccupa ancora per la sua incolumità e per la sua sorte. Si morde di nuovo il labbro inferiore, questa volta in maniera più forte, causandole un fastidio all'interno della bocca e il sapore amaro del ferro sanguigno. Riporta lo sguardo in sua direzione. <...> Cosa sarebbe giusto dire a questo punto? Tutte le sue parole suonano come una scusa e non è affatto falso come pensiero. Spesso e volentieri sbaglia le parole che potrebbe usare, nonostante abbia esperienza a pacchi sulle spalle. Per quanto riguarda le relazioni sociali e personali, purtroppo, è sempre molto spaesata. <Eh?> Combattere per ciò che ama? Da quand'è diventato così maturo, così 'figo' nel pronunciarsi tanto da farle sbarrare gli occhi neppur fosse una scolaretta alla prima cotta adolescenziale? L'espressione attonita non si smuove neppure per un istante dalla figura altrui, incoccando le altrui iridi con le proprie. Se lo ritrova ad una distanza essenzialmente troppo ravvicinata. Non fa in tempo a spostarsi, non aspettandosi in alcun modo che osi baciarla, non dopo avergli letteralmente svelato ch'abbia peccato d'adulterio. Tutto avrebbe potuto aspettarsi benché meno che le s'avvicinasse, che s'abbassasse a baciarla, a mo' di perdono piuttosto che allontanarla, cacciarla, mandarla via a male parole. Sbarra gli occhi, ancor più di poc'anzi. Fissa colui che tiene il viso tra la sua mano, poggiando la propria sul di lui petto, ad altezza del cuore. Spinge con le labbra, ricambia in un certo qual senso, ma l'allontanerebbe subito dopo. Non in malo modo, ovviamente. Lo allontana con delicatezza, la stessa delicatezza con la quale prima l'ha accarezzato. <...> Tuttavia dalle labbra non proferisce alcun suono, non riesce a trovare la risposta che probabilmente lui vorrebbe. Non può dargliela. Non può rispondere, non adesso. In silenzio, quindi, staccatasi dal suo corpo, lo lascia semplicemente andare. Lo guarda. Lo segue allontanarsi, ma nulla vien proferito, tanto meno fatto. Non s'azzarda a muoversi, pietrificata. Ha bisogno di pensare, ora più che mai, deve schiarirsi assolutamente le idee. E per farlo deve restare da sola. [ EXIT ]

Fru cerca Saisa per parlare di quant'accaduto al centro commerciale.

Parlano... Gli svela il suo segreto più profondo e lui, anziché arrabbiarsi, la bacia chiedendole di prendere una decisione.


Io mi ammazzo.