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Saigo = Cucked

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con Fuji, Haru

01:13 Fuji:
 Il dardeggiare del sole si fa sempre più debole sotto i violenti flutti della notte. Un'onda di nuvole s'avvicina da sud andando pian piano a coprire la distesa del cosmo, creando un secondo filtro per luce già troppo flebile. Presso il Nuovo Bosco dei Ciliegi il via vai è diminuito e le luci notturne son state accese, rendendo i percorsi principali comunque largamente visibili. Il pugnetto chiuso viene poggiato sulla guancia destra, deformando appena la carne fino ad incontrar la barriera muscolare e dentale. Gli occhi, con serena insofferenza, son posati su ciò che regge pigramente tra il palmo sinistro: il suo telefono. Scorre distendendo l'indice e riguardando i messaggi mandati fino ad ora. "mh.." Fissa un contatto, il Simpodio. La testa viene leggermente scossa, tentando di non diventar ebbro di altri obiettivi. Contatto successivo: Haru. La chat viene aperta, visualizzando messaggi che risalgono a poco meno di mezz'ora fa. Caratteristica di Fuji è scrivere a 'singhiozzi', andando a capo particolarmente spesso. 'Hey' 'Haru' 'Stai bene?' 'E' meglio parlare di persona, un paio alla volta. Ho una domanda su Saigo.' 'Se ti va, tra mezz'ora passo per il Bosco dei Ciliegi. Mi troverai presso [...]'. Scorre i messaggi, l'eventuale risposta, riportandosi poi alla home del telefono, fissando il suo wallpaper: immagine di Aozora, di spalle, che osserva fuori dalla finestra del suo appartamento. Rievoca pensieri, poi: stop. Messo in standby il dispositivo va a farlo scivolare presso la tasca del pantalone nero indossato. La testa viene sollevata per separarla dalla mano ed il collo riverso all'indietro, poi a sinistra e poi a destra, stiracchiandosi " aah.." Solleva le spalle, battendo infine entrambi i palmi sui bracciali della sedia a rotelle. Poi allunga le braccia e solleva i palmi al cielo, fissando degli accenni di callo, simbolo del suo aver ripreso effettivamente a lavorare. Il tempo è tornato a muoversi, assieme ad ogni altra cosa. Poggiata tra le cosce una busta in plastica del konbini, contenente diverse silhouette delle quali son certamente riconoscibili alcune lattine. Si è equipaggiato bene, senza dubbio. Salendo ha indosso un girocollo nero aderente all'asciutto fisico da shinobi, ed infine un singolo guanto bianco che veste la mano sinistra: quella meccanica. Si ritrova sotto un lampione, preso da una luce biancastra che mette in risalto con complessi giochi d'ombre i suoi capelli e la parte sinistra del viso, cui rilievi paiono un poco più profondi. Il chakra è attivo, sia per abitudine che per utilità. Gli occhi son distratti, passando da un albero di ciliegie in fiore al successivo, seguendo nel presente un singolo petalo rimasto incastrato ad un albero spoglio. Le labbra s'incurvano un poco, quasi dispiaciuto, assistendo a quell'unica entità bloccata in mezzo a tanti simili liberi di cavalcare i venti. Quanto segue è un sussurro tra le labbra, generato da una vena artistica insoddisfatta. "stelle/al chiarore di una notte senza luna." Il vento cessa, il petalo cadrà a momenti a terra. {chakra on}

01:46 Haru:
 La notte porta consiglio, si dice. Ci sono certe notti che portano soltanto pensieri invece. E allora inizi a girarti nel letto. Una, due, tre volte. Cento volte. Giri il cuscino dall'altra parte. Cerchi un modo per prender sonno. Ma niente. Gli occhi sono chiusi ma la mente rimane vigile. E quei pensieri rimangono sempre lì. Provi a pensare ad altro. Ma tutto ritorna a quel pensiero fisso. Come un gigantesco loop che porta sempre allo stesso punto. Non importa quale giro fai, quale strada prendi, quale scelta prendi.. Tutto conduce lì. E poi una vibrazione rompe quel silenzio. Lo schermo si illumina abbagliando la stanza. Le iridi di Haru si spostano su quel telefono che usa per scopi aziendali, quel numero lo hanno soltanto Kioku e Fuji al momento. Il braccio esce dal lenzuolo e afferra quell'oggetto. La mano si avvicina al viso e la luminosità acceca per un attimo lo sguardo del chunin. Il nome sullo schermo è quello del Chikamatsu. Un paio di clic portano all'apertura della chat con lui. Saigo, bosco dei ciliegi, parlare. Forse Haru inizia a far chiarezza nella sua testa sulla situazione. Poche lettere, 'arrivo', e invio. L'Otsutsuki si alza dal letto, comunque non avrebbe preso sonno a breve. Si veste velocemente. Le gambe vengono infilate in una tuta nera, abbastanza larga e comoda. Una maglia bianca a maniche corte copre l'addome e il petto. Le braccia si addentrano all'interno di una felpa di color nero, con un cappuccio che viene tenuto sopra la testa. I capelli bianchi escono dal bordo del cappuccio coprendo parte della fronte. Ai piedi un paio di scarpe bianche e rapidamente Haru esce dalla sua abitazione. Il punto d'incontro viene raggiunto velocemente. Sotto un lampione, le iridi chiari di Haru osservano il compagno. Il chakra scorre all'interno di Haru. Non che gli serva in quell'incontro. O forse sì. Forse servirà a collegare quei due corpi, quelle due anime. Per chi crede nel Ninshu, il chakra serve a questo. Non a combattere. <Ehi> la voce risuona in quel bosco. I ciliegi si spostano, le foglie cadono aprendo le danze di quell'incontro. Siamo giunti ad un momento spartiacque. O da una parte o dall'altra. O dentro o fuori. O insieme. O contro. A voi due. [chk on]

02:12 Fuji:
 Quel minuscolo foglio rosa cade, gli occhi lo fissano con la solennità che avrebbe un aguzzino nel momento più Fatale di un condannato a morte. Eppure, non è così bello. Quando il petalo sfiora il terreno, un istante prima, entrambi gli occhi si chiudono, il mento si solleva un poco e in concomitanza a ciò ode una voce ancora non troppo familiare. Il petalo viene abbandonato, dirigendo il capo in direzione dell'Otsutsuki e dandogli una rapida messa a fuoco. Attende che sia abbastanza vicino per pronunciarsi, limitandosi a ricambiare la presentazione con un debole cenno verso il basso dell'intero capo. "Hey" Tira su col naso, rendendo ogni elemento dello sfondo un po' meno importante nei brevi secondi utili a squadrare rapidamente quella che a conti fatti è una delle entità più ricercate dal consiglio. Basterebbe poco per mettere un grande punto alla loro storia, ma se cadesse uno cadrebbe inesorabilmente l'altro. Per non contare Kioku, o la capa. "Ah." Un risolino soffocato gli sfugge dalle labbra, come avesse realizzato qualcosa di divertente. L'immenso ghiacciaio si scontra con l'Abisso, ed entrambi ne escono imperturbati, almeno per ora. "Più che filo del destino, sembra un cappio." Il ridere soffocato viene fatto nuovamente sfuggire, con un'aria che ha a sè pacifica accettazione. Un destino non troppo orribile, si legge nel mesto sorriso. Successivamente spinge le ruote quanto basta da ridurre completamente le distanze all'altro. "..non ho intenzione di stringerlo, in ogni caso." Accenna, spingendo sul suo mezzo di spostamento perché il corpo ruoti abbastanza da dare ad Haru le spalle. Il collo si tende un poco di lato, per osservarlo con la coda dell'occhio; poi, un cenno. Senza pronunciarsi gli domanda fondamentalmente di portarlo in giro per il parco mentre parlano di una cosa e dell'altra. Tornerebbe così dritto, offrendo fondamentalmente spalle, schiena, capelli ed una piccola porzione delle labbra e di un occhio. "Ho preso qualcosa, prendi pure." La busta in plastica viene sollevata con entrambe le mani, tendendola all'altro perché possa osservare delle lattine di soda all'uva, del succo all'uva e perfino del Soju aromatizzato. Son presenti sul fondo due pacchetti contenti delle candeline pirotecniche, quelle tipicamente accese dalle coppie che passano per questo stesso parco. Coincidenze? Solleva un po' il tutto, per aiutarlo qualora volesse accettare l'offerta, prendendo infine per sè un brick di succo all'uva e riabbassando la busta. Rimane attento nel parlare, certamente evita di farlo in vicinanza di qualsiasi estraneo. Solleva il telefono, lo sblocca con una mano e mostra per un momento il wallpaper e poi lo screenshot di uno degli articoli usciti riguardanti la storia delle faglie. "Ora che ci siamo dentro pensavo fosse una buona idea provare a capirti." Fissa intento la strada di fronte a sè, lasciando che sia l'udito a guidarlo principalmente nel dialogo. Tu, Haru, stringeresti quella rossa corda? {ck on}

02:51 Haru:
 Prima di quel saluto conciso, il giovane è stato accompagnato in quella camminata da un silenzio assordante. E così non era, invece. Dentro la sua testa, quei pensieri viaggiavano alla velocità della luce. Cosa centra Saigo in questo incontro? Fuji è quella persona di cui lei parlava? In questo caso, sarebbe davvero un casino. Per quanto i due si conoscano ancora da poco, hanno iniziato a stabilire un legame cooperando in aiuto della signorina per il problema delle faglie. Rovinare il loro rapporto ora significherebbe mettere a repentaglio il trio formato da lui, Fuji e Kioku. Un trio d'oro. L'unico modo per scoprirlo è cercare di capire cosa Fuji voglia dirgli in questa serata che sta prendendo una piega diversa da quella prevista. Il Chikamatsu da le spalle al chunin volendo esser spinto in una passeggiata tra gli alberi di quel bosco. Haru avanza portando le mani ad afferrare quella sedia e iniziare a camminare a piccoli e lenti passi verso quel sentiero tracciato. Le ruote schiacciano con delicatezza quei petali rosa che contornano il loro passo. Le parole di Fuji vengono ascoltate attentamente e in silenzio. Lui parla di un cappio che non vuole stringere. Haru non risponde subito. I suoi occhi si focalizzano su ciò che contiene il sacchetto, offerto gentilmente dall'altro. Guarda al suo interno, afferrando successivamente una lattina di soda che manterrà tra l'indice e il pollice della mano destra mentre continua a spingere quella carrozzina. <Grazie> la gentilezza verrà sempre ricambiata, com'è giusto che sia. Fuji infine mostra un articolo che parla della faglia e di ciò che loro hanno fatto. Il passo di Haru si interrompe, quasi a voler ottenere l'attenzione dell'altro. La sedia arresta il suo corso. La voce del chunin giunge all'orecchio del ragazzo seduto. <Non mi sono mai piaciute le cose che stringono..> che siano rapporti, amicizie, amori. Se stringi, significa che uno dei due si sta facendo del male pur di rimanere lì. E Haru non è proprio il tipo. Se vuoi andare, vai. Se vuoi rimanere, devi volerlo. Quel cappio verrebbe tagliato da Haru. In modo che entrambi possano avere un lembo di corda da tirare. Portare l'acqua al proprio mulino, no? Bisogna capirsi, secondo Fuji. <Io sono qui> pronto per essere ascoltato o per ascoltare. Fuji ha in mano il pallino dell'incontro. Le mani riprendono a spingere la sedia tornando a camminare lungo il sentiero del bosco. <Cosa vuoi capire di me, Fuji?> chiede direttamente all'altro cercando di giungere al succo del discorso. Prima o poi, il nome di lei verrà tirato in mezzo. Haru attende quell'istante con trepidazione, in modo da capire per quale motivo sia stata tirato in mezzo. I suoi dubbi stanno per essere risolti, forse. E non sarebbe come sperava. [chk on]

03:22 Fuji:
 La sedia a rotelle inizia ad essere spinta. Il silenzio lo pervade e gli occhi fissano il percorso, issandosi occasionalmente per fissar il cielo in preda all'essenza crepuscolare: luce di fuoco morente. Quanti grandi eventi sono avvenuti sotto cieli simili? Con la coda dell'occhio vede un pezzo di Haru, ed un sorriso enigmatico gli sfugge dal viso. A seguire, la corrente li prende come un vortice tardo che declina le parole e le fa sfumare in lontananza assieme ai petali sollevati. Le ombre danzano, deponendo sotto la luce misteriose opere teatrali. All'altro non piacciono le cose che stringono. In concomitanza al termine di quel dire il succo all'uva viene avvicinato alle labbra, e la prima stilla violetta tocca la lingua. Assetato, più del solito, ma s'interrompe dal bere giunto a metà di quel succo. C'è qualcosa di fastidioso nel pensiero di terminarlo. O forse non è certo di riuscirci. Scuote un po' il capo, schioccando in maniera appena udibile la lingua sul palato, raschiandosi di dosso i sapori appena acquisiti. "Non ho mai avuto qualcosa di stretto. Ma forse serve?" Ricambia quel pensiero, come si trattasse di un reciproco metodo per dare e ricevere pezzi di personalità. Abituato dal principio all'abbandono, allo scartare. Come è stato fatto con lui e come lui ha fatto con tutte le fallite marionette dopo Aozora. C'è un breve momento di esitazione, quando si fermano. Il collo vien riverso totalmente all'indietro ed il viso si libera d'ogni piuma di corvo, gettate verso il terreno. Il grande occhio nero scruta il gelo con un fare quasi da cerbiatto, con una grande iride che riflette e assorbe a sè l'universo, senza ricambiare troppo. Rimane così, con un'aria un po' stupita. Cosa vuole capire di lui? "Tutto, penso" lungo silenzio, chiudendo gli occhi, ancora riverso all'indietro. Offrendo la gola e le ramificazioni delle vene, certamente scoperto. Fragile. Eppure, tanto esigente. Se mi offri un dito questo è inevitabilmente attaccato ad una mano, e poi a un braccio, a delle spalle, a una testa. Non è così facile prendersi solo il dito. "Danziamo sotto lo stesso palmo, del resto. No?" La condanna di uno è quella di tutti, se le parole della Boss riguardo il rapporto col consiglio son sincere. Una dimostrazione d'intenti potrà avvenire, ma solo quando gli intenti saranno chiari. E con tali parole proverebbe a sollevare la mano sinistra, quella guantata, per afferrare con lentezza il polso libero di Haru, creare un contatto tra la pelle calda e morbida e la sua mano - che non è se non una simulazione di vita. Il succo viene avvicinato alle labbra, riuscendo a berlo al prezzo di una singola goccia caduta dal lato del labbro verso il mento, ed infine il terreno. Il polso verrebbe lasciato, a qualsiasi accenno di movimento. "Saigo mi ha detto che se fosse morta, qualche tempo fa, avrei dovuto dirti che hai torto marcio. Riguardo cosa?" Chiede, andando dritto al punto. E attendendo, col crepuscolo sulle loro teste ormai diradato. {ck on}

23:59 Haru:
 Eppur può sembrare davvero una danza quella. Due quasi sconosciuti che tentano primo uno un passo, poi uno l'altro. C'è bisogno di ritmo, di ascoltare la musica e correrle dietro. C'è bisogno di capire chi si ha di fronte in modo da riuscire a trovare un punto di incontro. Non è facile. Bisogna provarci però. Quell'incontro sta prendendo il suo ritmo e Fuji sembra aver preso il controllo dei passi. Lui conosce quel che vuole chiedere e sapere. Haru non può far altro che stare dietro di lui e seguire con calma quei passi. Il contorno è poi d'autore. Un cielo che sta abbandonando la luce. La notte che arriva. Il rosa dei ciliegi che risalta quel sentiero del bosco. Danziamo allora, dai. Quegli sguardi di Fuji vengono captati dal chunin. Lo osserva anche lui restando con il capo alzato e abbassando soltanto quelle fredde iridi. Ne guarda il sorriso improvviso e tutte le espressioni successive accompagnate dal suono delle sue parole. Lui non ha mai avuto qualcosa di stretto. Haru rimane qualche secondo in silenzio lasciando che i suoi pensieri possano trovare una risposta. <Servirebbe aver qualcosa che ti stringe senza dolore..> sembra perdersi con la mente per qualche secondo, come se i suoi pensieri si focalizzassero su altro <.. che ti fa sentire protetto in quella morsa> un legame che riuscirebbe a farti sentire parte di qualcosa di più grande di te. Non è semplice ma l'albino ha sempre posto i suoi sentimenti, le sue sensazioni, alla base del suo umore. Essere accanto a qualcuno del genere lo farebbe sentire bene. La concentrazione di Haru ritorna sul Chikamatsu una volta che il suo polso verrebbe afferrato. Il mento si abbassa ponendo il suo sguardo sull'altro. Lo guarda, senza muover muscolo. Non si sente in pericolo. Il chunin sta concedendo la sua totale attenzione su di lui, pronto ad ascoltarlo. Ed ecco quella domanda, infine. Un quesito che spiazza, che cancella ogni dubbio e mette in chiaro la situazione ad Haru. E' lui. Saigo parlava di Fuji quella sera. Gli occhi non separano mai il contatto visivo dall'altro. I denti serrati, la mandibola ben stretta e visibile maggiormente agli occhi altrui. Le labbra si dividono ad un tratto. <Le ho spiegato quanto siano importanti i legami> inizia a spiegare brevemente quel che le aveva detto <E che quando si ha un dubbio, bisogna decidere se vale la pena rischiare o no> non deve aggiungere tante altre parole. Può fare un collegamento con ciò che han detto fino a prima. Il suo sguardo si alza continuando a spingere quella sedia. <Perdersi o..> le iridi ghiacciate cadono su di Fuji, un'altra volta <.. stringere> e se fa male o bene, possono saperlo soltanto quelle due persone. [chk on]

00:45 Fuji:
 L'occhio fisso su quello di Haru oscilla e vibra flebilmente, diventando oscuro mare per il cielo riverso in lui. La gola, già secca, prende a sè un flutto e lo accompagna dolcemente allo stomaco, con la calma che avrebbe chi realizza di poter rallentare il tempo a piacimento. Ed in effetti, si sente un po' così ultimamente. Dal perdere il tempo, a vederselo scivolare di dosso, a poterlo rallentare. In verità la sola cosa che ha realmente imparato è come chiudere le faglie e riparare cose da poco distrutte. Non è già abbastanza? La risposta gli giunge con una razionalità rinnovata, tanto da far piombare la schiena ancor più sulla sedia, sistemandosi e mettendosi comodo come se la passeggiata non stesse che iniziando ora. La testa penzola un poco: pensieroso. Il polso della mancina fa su e giù facendo molleggiare la plastica nera della busta del Konbini. "Stringere senza dolore sembra un paradosso. La carne è fragile, anche quando viene stretta con amore." Tetra volontà gli sfavilla nel nero avorio, accompagnando con serietà un argomento che par tangere il reale e il surreale contemporaneamente. E forse, nessuno dei due in particolare. Non gli sfugge quella fuga di pochi secondi, un alienarsi fin troppo familiare, gli è subitaneo schiuder le labbra e farsi sfuggire dalla gola quanto segue "Eppure-" Un momento di esitazione, mettendo sulla bilancia delle rivelazioni qualcosa che renda più corretta la loro silente transizione. "Credo che qualcuno mi abbia stretto. Non senza dolore, ma nel modo giusto. " Il busto viene leggermente ruotato sulla sinistra, permettendogli di offrire all'altro un profilo decente. La domanda finale viene posta. La mandibola dell'Otsutsuki viene osservata nell'atto di serrarsi. Dopo di che, attende. Ascolta silenziosamente, lascia la presa, torna dritto. La sedia a rotelle torna ad essere spinta. La bocca aperta ed arida si fa in lui come una di quelle sottili fenditure nel calcare scarnito. Con l'indice destro sfiora i petali, decidendo successivamente di farli rientrare dentro la bocca per umettarli un poco. Sarà il sopraggiungere della notte, ma l'aria si è fatta di cristallo gelido, ed il successivo respiro del marionettista si palesa e sale condensandosi in una nuvoletta grigiastra. Il silenzio è lungo, chissà perché dovrebbe esserlo poi. "Se Saigo avesse certezze, rischierebbe sicuramente. " Commenta, una riflessione ad alta voce, indirizzata a sè stesso quanto ad Haru. Per affrontar certi dialoghi con la fragolina deve aver conosciuto più dell'arrivista che lavora come Agente Scelto. "No?" Tu che ne pensi, Haru? "Comunque-" ... "Se vogliamo conoscerci, a te la palla." Batte le dita sulla sedia, attende, godendo il paesaggio. Ed il freddo. "Chiedimi quello che vuoi."

01:18 Haru:
 I film dentro la testa di Haru hanno ora i volti di tutti i protagonisti. Per settimane, l'albino è rimasto all'oscuro di quel che Saigo stesse facendo ed ora è venuto a conoscenza dell'identità di 'quell'amico' di cui lei parlava. Strana coincidenza che sia proprio colui con cui ha lavorato insieme per chiudere la faglia e iniziare a far parte di un gruppo a protezione dell'intero mondo. Un bel casino, insomma. Le dita si stringono intorno al materiale della sedia afferrando per bene quella presa. Non è arrabbiato ne tantomeno deluso. Era al corrente della situazione ma ora che tutto gli è chiaro, forse gli sfugge cosa debba in realtà fare. Provare ad andare oltre con Saigo o mollare prima in modo da non rischiare di rovinare il rapporto che si sta formando con Fuji e Kioku? Haru ha bisogno anch'egli di risposte che forse Fuji gli può dare. <Non è l'amore stesso un paradosso?> chiede all'altro in risposta di quella affermazione. Il tono è sincero, si può sentire da quelle sue parole. Haru conosce bene i legami e quanto siano importanti per lui. L'amore forse è un'altra cosa. Fino ad oggi, non lo ha mai sperimentato dentro di se. Amare significa stringere e liberare, sofferenza e felicità, senso di vuoto e completezza. Può avere un senso come no. Chi può dire cosa sia giusto o sbagliato nell'amore? E' forse il più grande argomento che l'essere umano non è riuscito a dare una spiegazione. E così neanche Haru conosce bene i suoi particolari. Quell'incontro è un connubio tra il discorso con Fuji e il vagare della sua mente ad un preciso pensiero. I suoi occhi a volte si perdono all'osservare quel cielo che inizia a mostrarsi sempre più scuro. Fuji parla di lei. Quel 'no?' attira lo sguardo di Haru che si sposta sul ragazzo seduto. La sedia si ferma, così come il passo dell'albino. No? Cosa ne pensi, Haru? <Può darsi..> riflette di getto emettendo il suono della sua voce nell'aria. <.. A volte è la sua fragilità che la frega> il pensiero dell'Otsutsuki viene espresso con semplicità, senza dar troppi giri di parole. In fondo, i modi di Saigo sono chiari nella testa di Haru e ne ricorda ogni dettaglio. La palla passa dalle mani di Fuji a quelle del chunin, per stessa volontà del Chikamatsu. E Haru non se lo fa ripetere due volte. Ha bisogno anche lui di sapere e conoscere. <Qual è il tuo legame con Saigo?> domanda inizialmente entrando poco dopo nel dettaglio del suo quesito. <Cosa provi per lei?> e poi il silenzio. All'improvviso i suoi pensieri smettono di girar per la sua mente. Le iridi chiare fissano quel ragazzo, fermo davanti a lui. Il fiato che viene trattenuto e il cuore che fa un battito in più. Ansia? Forse. [chk on]

02:24 Fuji:
 La misteriosa essenza di quell'incontro si rivela al marionettista come una lama avente un singolo filo. L'accoglienza delle parole altrui non è senza sorriso, anzi, riacquisisce quasi una tenerezza creatrice, come quando è solo a prendersi cura di ciò che ha creato con il massimo estro dello spirito. Un giorno presenterà Aozora ad Haru.... Dovrà farla vedere per bene anche a Kioku. L'occhio cade sul braccio sinistro, avorio senza vene, par quasi che abbia perduto tutto il suo sangue nel vento, del resto: meccanico. Poi il mento si solleva un poco, cercando il profilo dell'Ootsutsuki con quel fare tipico di chi pensa e non vuole mostrarlo, finendo per tradirsi con un taglio degli occhi troppo sottile e concentrato. Gli occhi si riabbassano, ora sulla mano destra, quella fatta di carne, debole come un fanciullo se a paragone anche con il ninja medio. Non sa neanche se gli appartiene più quella divina angoscia che è l'aspirazione al sacrificio eroico. Forse tutto ciò che sta facendo è attendere di aver accumulato abbastanza peccato da far ammenda di ogni miseria e fallo dato al mondo intero. Non è vero che la morte è uguale per tutti. L'amore, invece? Stringe un poco la destra lungo il bracciale della sedia quando giunge la domanda di Haru, tendendosi per un istante in avanti come se si fosse svegliato da un sonno più o meno lungo. "Forse-" Arresta il dire, trovando qualcosa di migliore da esprimere. "In un paradosso qualsiasi risposta si possa trovare sarà sempre sbagliata. In amore, per qualche motivo, sembra tutto corretto. " Il paradosso è l'assenza di paradosso, per Fuji. Anzi, l'impossibilità che questo esista. Ed allora la morale e le restrizioni vengono superate per avvicinarsi alla natura dell'Anima. E' lì che ha ritrovato la propria arte. E' così che è tornato capacere di forgiare. Sente che presto potrebbe trovare l'ispirazione per una nuova marionetta. Contrariamente a prima, il sorriso svanisce con quell'ammissione, entrambi piuttosto seri sull'argomento. E quando gli occhi del compagno si perdono nel cielo quelli di Fuji si perdono nel ghiaccio, affascinato da un riflesso che inizia a comprendere un po' meglio, e che diventa ancor più trasparente al raggiungimento dello stop successivo. Annuisce al commento di Saigo, senza dargli vero proseguo e dedicandosi invece alle domande poste. "Sembri più interessato a lei, che a me" Pronuncia con un tono lamentoso, mirato a mettere l'altro in una posizione scomoda. Lascia che il silenzio dia gravità al suo dire per due o tre secondi, prima di tentare d'estendere il braccio meccanico fin dietro l'omonimo fianco altrui per donargli una forse fin troppo vigorosa pacca. "lo capisco, eh.." una seconda pacca, più debole, dolce, riportando il braccio lungo l'asse delle gambe ed infilando la mano nella busta in plastica, prendendo il pacchetto contenente i bastoncini pirotecnici e tirandone fuori due. Uno se lo infila per un momento tra i denti, non sapendo dove tenerlo. L'altro lo tiene nella mancina mentre con la gemella recupererebbe dal pantalone un accendino. "Tieni" Ne accende da prima uno, passandolo al chunin e attendendo che sia preso. Poi prende in mano quello tenuto fra i denti, accendendo anche quello. Le intense luci inizierebbero subito a scintillare dappertutto, illuminando i loro visi. Fuji rimane per cinque secondi incantato sul debole spettacolo, poi cerca le gialle macchie luminose nel viso altrui. L'espressione si fa seria, un po' distante. "Siamo due sopravvissuti." Da la prima risposta, portando i suoi occhi sul fuoco giallo che lentamente va consumandosi. Cosa prova per lei? "Vorrei che imparasse a vivere. " .. "Non che diventasse più brava a sopravvivere." Il silenzio è breve, questa volta. "Io non credo granchè ci riusciremo, alla fine. A me va bene. Ma ciò mi rende insufficiente ad aiutarla. " Svela qualcosa in più. Un pensiero profondo. Felice infelicità. Un po' un paradosso, di nuovo. "Ti ha preso?" Gli chiede, cercandolo di nuovo. {chakra on}

03:01 Haru:
 Sembra giunta l'ora di aprire i propri scrigni e lasciar fuggire ogni pensiero verso l'altro. Così quei due ragazzi affrontano il discorso intrapreso in questa serata e proseguono senza far tappa in nessun luogo. Diretti, senza fermate, verso l'obiettivo. Amore, amicizia, legami. Si potrebbe parlare per ore di questi argomenti. I punti di vista ne farebbero sicuramente la differenza. Ognuno ha la sua idea. Ognuno ha le sue esperienze che portano a pensare in modo diverso dall'altro. La ragione in questi casi non si sa mai dove sta. A volte pende più da una parte, a volte dall'altra. Raramente trova un equilibrio stabile che metta i due estremi sullo stesso peso. Haru e Fuji in questo momento sono quei due estremi. E stanno mettendo sul piatto della loro bilancia un peso alla volta. Prima uno, poi l'altro. Quella bilancia è bella, dalle fattezze umane, con i capelli e gli occhi che somigliano a quelli di una donna. Di Saigo, per l'esattezza. E le braccia di lei che si aprono, pronte a reggere il peso di uno e dell'altro. Non è una gara perchè non ci sarebbe ne un vincitore e ne un vinto. Quei due ragazzi si pesano per capire quanto vale davvero quel legame che li unisce alla bilancia. <Per comprendere te, devo prima comprendere voi due> dice in modo chiaro e diretto l'albino verso il compagno. Non si perde in parole stupide o troppi giri. Haru gli spiega che non può avere un rapporto sincero con lui finchè non capirà quel che lega i due. E dopo di che, deciderà da quale parte fare un passo indietro se ce ne sarà il bisogno. Quelle pacche sul dorso ricevute dall'altro vengono capite e accettate. Lo sguardo rimane fermo sugli occhi di lui. Il viso è serio, senza dover donare sorrisi gratuiti quando in fondo non servirebbero. Le dita di Haru afferrano quel regalo dato dal Chikamatsu. Il fuoco accende la scintilla di quella stella che inizia a brillare davanti gli occhi del chunin. Haru osserva quel mini spettacolo davanti ai suoi occhi, finchè non si spegne sempre lì davanti a lui. Le risposte di Fuji vengono udite attentamente e subito un'altra domanda viene posta a lui. Haru ascoltando quelle parole rimane immobile. Il viso ruota leggermente da quel bastoncino agli occhi di Fuji. Lui vuole aiutarla. Un aiuto che sembra provenire dal profondo del cuore, un posto dove le bugie e i doppi giochi non trovano vita. L'albino si fida di quelle parole, almeno vuole provarci. <Sì> risponde sinceramente e in modo diretto, ancora una volta. Pensa che questo modo possa essere d'aiuto all'altro per capire la verità delle sue parole. Non deve pensare a qualcosa di cui conosce già la risposta. <Mi trasmette una sensazione di pace.. come se potesse colmare i vuoti che ho dentro> queste parole le dice con qualche fatica in più, forse perchè non gli è facile ammettere quel che prova in questo momento. <Ma ho capito che lei tiene molto anche a te, dunque sarei pronto a farmi da parte in caso> sincero, ancora come in precedenza. Come se fosse pronto a far nascere qualcosa in lui ma avrebbe ancora tra le mani le catene per tenerlo a freno. Questa è un po' la sensazione che vive all'interno di Haru. <E cosa provi per te stesso, invece?> domanda ora l'Otsutsuki all'altro accanto a lui. <Cosa vorresti dalla tua vita, Fuji?> chiede rimanendo in silenzio adesso cercando risposte nell'altro che non siano solo parole. Gli occhi parlano anch'essi e non mentono mai. [chk on]