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con Rasetsu, Ryoma

17:16 Ryoma:
 Altra ennesima giornata passa nel villaggio di Kagegakure dopo un incontro piacevole ed illuminante con l'Ishiba la quale le ha fornito, indirettamente, un punto di vista alternativo su come realizzare tutti quei progetti che la mente contorta dell'Otatsu sta partorendo di giorno in giorno. Illuminazione dovuta anche alla fama passata in suo possesso, un vecchio esponente di quell'organizzazione oramai scomparsa e di cui non vede traccia alcuna sul cammino. Una criminale le cui azioni l'hanno portata ad essere tale agli occhi del mondo e per cosa? Per aver lasciato il Kokketsu al proprio destino invece di seguirlo come un cagnolino amorevole; scegliere di mettere via un despota per creare e forgiare il futuro che il destino ha in serbo per lei. Una reminiscenza del passato che avrebbe sicuramente cercato per poter apprendere qualcosa in più ma non oggi ne in quel breve periodo. La strada è tracciata, deve solo seguirla pedissequamente senza opporsi, abbracciandola nella sua interezza. Parte di quel cammino lo riporta in una zona troppo conosciuta e bazzicata per i gusti dell'azzurro, un quartiere frequentato dalla feccia del mondo e da quell'uomo, il rosso che tanto agogna avere tra le proprie braccia, per poterlo stringere fino a sentire l'ultimo alito di vita svanire assaggiandone finalmente il sangue. Un desiderio ancora irrealizzabile ma nulla vieta di cercarlo ridandogli parte di ciò che ha ricevuto, di quel piacevole dolore che ha saputo infliggergli. Leve inferiori proseguono nell'avanzata in direzione della medesima panchina su cui lo ha trovato, punto di riferimento sui cui fa affidamento, fiducioso che, presto o tardi, lo avrebbe ritrovato a dormire nella stessa ed identica posizione di quel giorno, dieci anni dopo i misfatti da lui compiuti. Prosegue privo della normale fretta dell'uomo, godendo ogni singolo passo o respiro concessogli dalla vita, sfidandola a far di peggio, provocandola in tutti i modi possibili. Il genin porta con se un pugno di semplici vesti tra cui un lungo pantalone color del latte e un paio di sandali shinobistici; una giacca del medesimo colore dei calzari le cui maniche scorrono lungo gli arti superiori e una cerniera ne chiude il ventre fino all'ombelico lasciandone libero il petto scoperto. Scompigliata la corta chioma azzurra ed una parte di scheletro ne ricopre il lato destro del viso lasciando intravedere, ad un attento occhio, una minuscola cicatrice, appena visibile, al lato del labbro.

17:30 Rasetsu:
 Per fortuna, non sta piovendo, quindi eviterà di sporcarsi gli abiti indossati che s'è ricomprato col sudore della sua fronte. Passeggia poiché in una giornata del genere può permettersi soltanto di far questo. Il suo turno all'ospedale è finito relativamente poco, il tempo necessario per darsi una lavata ed un cambio di vestiti. Il fine settimana è appena iniziato, quindi non è neppure innaturale che vaghi per le vie principali del quartiere notturno che, in memoria dei vecchi tempi, continueremo a chiamare Tanzaku gai. Gli occhi verdognoli del demone saettano da un lato all'altro della via, cercando di ricordare dove sia ubicato il posto che è solito frequentare. Vi sorgerà sicuramente spontanea la domanda: se si tratta del suo locale abituale, per quale motivo non ricorda dove esso si trovi? Facile! La stragrande maggioranza delle volte arriva al locale strafatto, dopo il tramonto del sole e probabilmente anche in tarda serata, e quando ne esce è mattino presto e si regge a malapena in piedi. Va da sé che confonda parecchio le strutture e non riesca a raccapezzarsi come si deve. Il rosso è riuscito a ricomprarsi quanto meno un completo che gli andasse vagamente bene, adatto alle proprie misure. Il suddetto è formato da una camicia nera a righe rosse, sormontata da una giacca elegante dal classico scollo a V che ha lasciato sbottonata, in modo che sia maggiormente libero nei movimenti. Nelle tasche, ci ha infilato qualche tonico (tre tonici coagulanti e tre tonici per recupero del chakra), qualche pasticca venduta da un suo spacciatore di fiducia - ormai ne conosce un paio dai quali si rifornisce, mantenendosi però nel suo limite autoimposto - e i documenti che s'è fatto fare. Che cittadino modello, eh? Scendendo, troviamo un pantalone completamente nero, sorretto da una cintura in cuoio dello stesso colore. Dal fianco, pende una catenella argentata, agganciata ai passanti. Tutto sommato, non gli dispiaceva ed è meno fastidiosa dell'altra che aveva al precedente jeans. Ai piedi, infine, calza un paio di semplici scarpe eleganti. Si sente finalmente a suo agio e ha lasciato spettinati i capelli, una zazzera che probabilmente ha visto giorni migliori. Volente o nolente, deve passare per quella strada, laddove giace la sua fedele panchina che spesso e volentieri lo vede sonnecchiare su di sé nel fine settimana specialmente. <...> S'irrigidisce immantinente, cercando rapidamente un luogo nel quale nascondersi quando si rende conto della figura dai capelli bluastri che si trova di fronte. Un brivido gli percorre completamente la colonna vertebrale, mentre scosta, tramite lieve torsione del capo, gli occhi a destra e a manca alla ricerca d'un papabile nascondiglio che, ahimè, non trova. E dunque, non farebbe altro che dargli la schiena, girarsi subito, riprendendo il suo cammino in tutt'altra direzione. <Se non lo vedo, non mi vede.> E n'è talmente sicuro che neanche prova ad accelerare il passo, proprio per evitare d'attirare troppo l'attenzione. [ Chakra OFF ]

17:47 Ryoma:
 Il mostro di Kusa non s'avvede in tal loco, non ha passato la sera prima nella droga e nell'alcol, giunto troppo presto quel pomeriggio mostrando come il viso sia affranto dal non poter aver nulla a che fare con il proprio carceriere. Eterno è quel peccato provato dal genin ma la vita è lunga e ricolma di sorprese, oggi niente ma domani chissà, potrebbe trovarlo, anche oggi forse, da un momento all'altro. Sospiro ne esce da quel pensiero portando la mancina a ridosso della tasca del pantalone, infilando in essa la mano, riponendola al sicuro mentre la destra è smossa in avanti accarezzando la superficie della panca ricercando dettagli, indizi o semplicemente l'altrui calore per poterne sentire la presenza a se vicina. Troppo è il tempo passato da quel giorno e niente rimane in essa se non il freddo gelido della solitudine. Ennesimo sospiro volgendo il busto, girandolo per portare lo sguardo verso ciò che ha alle proprie spalle in una veloce occhiata del circondario ed ecco come il destino entra in gioco mostrandogli un'altra via, più marcata e semplice da comprendere. Le cobalte si illuminano, le pupille cominciano ad allargarsi occupando quasi interamente l'iride ed è un ghigno sadico va a manifestarsi sul viso angelico dell'Otatsu i cui passi ricominciano, aumentano in una camminata veloce per portarsi il più vicino possibile a Rasetsu. Un giorno speciale, unico; dopo tanto cercare eccolo li, una manifestazione dettata dall'improvvisazione del fato ma, una volta vicino andrebbe alla sua sinistra alzando il braccio destro nel blando tentativo di portarlo sulle di lui spalle, di conseguenza anche a contatto con il collo, per abbracciarlo e stringerlo contro di se in maniera ugualmente improvvisa. Allo stesso tempo tenterebbe di avvicinare il viso a quello dell'uomo portando la lingua all'esterno per provare a leccarne la guancia nella sua interezza, velocemente, senza perdere ulteriore tempo, gustando quella pietanza saporita e prelibata che ha oramai invaso e segnato la vita dell'azzurro <Questa volta, ho assaggiato io> rimembrando quel giorno ed il sangue a lui offerto in memoria dei vecchi tempi ma ora è il turno del nostro provare le condizioni altrui. Glielo ha promesso, sarebbe divenuto il suo incubo e la sua persecuzione fino al momento dell'atto finale da lui programmato con meticolosa cura per il prossimo futuro. Fino ad allora ha scelto di godersi tutti i piccoli istanti in compagnia del carceriere.

18:16 Rasetsu:
 Avete presente quando sentite un'orrida sensazione attraversarvi la schiena? Una di quelle sensazioni delle quali conoscete già la causa senza che vi dobbiate girare? Ecco, stessa sorte. Il rosso continua a camminare, invero avrebbe una velocità anche maggiore dell'altro, ma non sembra essere incline a volerla sfruttare. Irrigidisce ogni singolo muscolo del quale il suo corpo è composto, arrestando l'incidere nel veder l'ombra altrui appropinquarsi alle spalle del demone. <No, eh!> Girerebbe rapidamente su se stesso, in modo che possa trovarsi direttamente frontale all'interlocutore, il che potrebbe rivelarsi addirittura un problema, considerando che si ritroverebbe col viso ben più vicino, quando dandogli le spalle avrebbe quanto meno evitato un problema del genere. D'altronde, dargli le spalle potrebbe invero rivelarsi ben peggiore. Quindi, il suo obiettivo è quello di coprire la parte del corpo che principalmente egli vorrebbe prendere di mira, secondo la concezione distorta e contorta che Rasetsu ha ovviamente di lui. Che poi sia falso o non gli sia passato neppure per l'anticamera del cervello, non gli importa. Nota e avverte la di lui lingua muoversi verso la propria guancia, snudando i canini. L'espressione si fa turbata tanto quanto arrabbiata. Adopererebbe ambedue le braccia, per quanto gracili e dotate di ben poca forza, per cercare di prolungare entrambe in avanti verso le spalle di Ryoma. Le caricherebbe dapprima all'indietro, il necessario affinché prendano una determinata velocità, prima d'abbatterle - o di tentar di farlo - contro le carni altrui. L'obiettivo sarebbe quello di spingerlo via, indietro, allontanarlo lo stretto necessario, ma comunque è dotato della forza d'un bambino, ragion per cui non è, lui per primo, sicuro di farcela. <Devi smetterla di comportarti così! Che cazzo ti prende? Che cazzo vuoi da me?> Sbraita in seguito, aggrottando le sopracciglia e continuando a palesare quell'espressione corrucciata. E c'è anche da considerare che il suo Chakra è spento, motivo per il quale la forza fisica è ridotta tanto quanto il resto. Lo fissa dritto negli occhi qualora sia riuscito dapprima a scostarlo e ad allontanarsi appena un paio di metri, ponendo quelle doverose distanze dalle quali lui è abituato a combattere. Attivare il Chakra, forse, potrebbe essere un vantaggio non indifferente s'un nemico che non conosce bene le tue abilità, a prescindere dalle capacità migliorate che l'attivazione gli darebbe. [ Chakra OFF ]

18:31 Ryoma:
 Un assaggio non giunto a buon fine per via della giustificata paura del Kokketsu. Strano come sia riuscito ad imprimersi in così poco tempo, di come la propria presenza lo porti a stare sull'attenti alla svelta e l'abbraccio non avviene, non riesce neanche poggiarvi l'arto che l'altro si volta nell'immediato grazie alla visione dell'ombra. Sole, suo nemico, ha deciso di frapporsi fra lui e l'obiettivo prefissato impedendogli di gustare parte del corpo altrui, un torto che un giorno avrebbe ripagato. La lingua all'esterno prova ad adagiarsi senza successo percependo, e vedendo, le dita del rosso fare pressione sulle spalle con la medesima e bambinesca forza degna di un lattante appena nato; sorriso pregno di sadismo a crearsi nel venire spintonato all'indietro lasciando che la distanza vada a dividerli inevitabilmente. Labbra si allargano mostrando per intero la dentatura, spingendo via, appena, la mandibola esterna per mostrare un'altra minuscola parte di ciò che essa nasconde ma ancora risulta difficile carpirne l'arcano segreto, frutto di un passato sempre con lui e di una vita all'insegna dell'odio e del disprezzo. Cobalte alla ricerca dello sguardo del suo interlocutore, del suo viso mentre il sorriso si allarga momento dopo momento, le iridi tornano ad essere visibili grazie al rimpicciolimento delle pupille all'udire di quella domanda tanto banale e scontata quanto divertente con le parti oramai invertite. Il petto è in tumulto, il cuore batte a gran velocità con quei sentimenti capaci di fare a botte, amore e odio si scambiano di posto ad ogni sguardo lanciato verso Rasetsu, il desiderio di averlo e di ucciderlo nello stesso momento e difficile risulta dare la precedenza a qualcosa <Farti rimpiangere di non avermi ucciso> ha toccato la morte riuscendo persino a vederla, uno scontro per decretare il più forte ma quel dolore provocato non è altro che l'infusione di un piacere tale da trascendere l'umana concezione, lasciando la terra per allinearsi con il mistico pensiero dell'essenza stessa del piacere carnale, modificandole il significato rendendolo unico ed inimitabile <Tu hai smesso di torturarmi dieci anni fa? No, mi hai accolto sempre di più> il ricordo della gabbia e del laboratorio, così vivido e attuale da sembrare ieri <Io sono parte di te adesso e fin quando non morrai, sarò con te> ma neanche la morte lo avrebbe separato da lui, non basta quest'effimero espediente per abbandonarlo. La creatura non lascia mai il suo creatore.

18:50 Rasetsu:
 Riesce ad accalappiare un minimo di distanza tra sé e quello ch'è ormai diventato il suo aguzzino. Divertente, vero? Si tratta di vero e proprio karma. Anche il suo cuore continua a battere in maniera incessante al centro del petto, e pensare che un tempo avrebbe proprio detto di non averne uno. Una gocciolina di sudore scende dalla tempia, gli occhi non si discostano neanche per un istante dalla figura che ha di fronte, cercando di tenerla sotto controllo per quanto possibile, valutando l'incapacità d'utilizzare tecniche potenti come una volta. Deve fare affidamento esclusivamente sulla propria innata. Neanche le illusioni riescono a sortire l'effetto desiderato d'una volta. Cerca di calmarsi per quanto possibile, poiché ha sentito dire che la calma è la virtù dei forti. Potrebbe mettere a frutto queste frasi, una volta tanto, specialmente in questo momento in cui è piuttosto pulito e non ha ancora immesso nel proprio corpo sostanze stupefacenti che potrebbero in qualche modo infastidire il suo normale processo cognitivo. <Se vuoi, possiamo risolvere tranquillamente la situazione adesso.> Della serie: approfittiamone ora che forse un'altra volta potrebbe non ricapitare affatto. L'espressione guardinga ed attenta del demone tradisce la sua insicurezza che vien appunto messa a nudo. Una volta, si sarebbe detto migliore di chiunque avesse di fronte, ostentando una sicurezza senza pari assieme al suo tremendo egocentrismo demoniaco, messo in risalto dall'innata Kokketsu che attivava anche per andare a pisciare. <Così come posso pensare di torturarti ancora adesso se ti mancano così tanto le mie mani, ma sta di fatto che sono stufo marcio d'essere perseguitato da chi resterà soltanto una cavia per il resto della sua vita.> Vomita fuori, arcuando le labbra per mostrare un ghigno sinistro, facendo risaltare le lunghe arcate dentarie biancastre, affilate apparentemente come dei rasoi. Fa schioccare la lingua contro il palato, sollevando per il momento il braccio manco ad altezza dello sterno, per porsi in quella che assomiglia più ad una posa difensiva che d'attacco. Invero, non sa neanche come si faccia a combattere a distanza ravvicinata o nel corpo a corpo, avendo da sempre adottato misure che tenevano l'avversario lontano da sé. D'altronde, la forza e la resistenza fisica del rosso son veramente sotto la soglia minima. <Posso concederti di essere un mio servitore, una cavia come lo eri una volta. Questo o la morte. Non m'interessa che tu viva o che tu muoia, basta che ti levi dal cazzo prima che perda la pazienza.> E' tutto un bluff, lo sguardo preoccupato e quel sopracciglio aggrottato lo fanno sembrare un cucciolo spaventato con la coda tra le gambe che aspetta soltanto il momento propizio per scappare, tentando una difesa elusiva che rischia d'essere oltremodo fallimentare. [ Chakra OFF ]

15:25 Ryoma:
 Un lento ed estenuante procedimento quello messo in atto dall'Otatsu, entrare ad oltranza nella mente del Kokketsu divendo per lui un punto fisso, il mondo alla quale intorno girare, la causa della sua pura ed incondizionata paura. Un primo approccio tramite il sangue, su quella panca, servito per mettere in chiaro le cose, confermare l'odio da sempre provato ed accentuare quello strano sentimento che mai un giorno ha smesso di crescere. Lo specchio dell'anima è chiaro e preciso, le proprie azioni hanno successo ma non bastano, necessita di più, andare più in fondo scavando nell'altrui psiche imponendosi con la medesima forza mostrata dall'altro dieci orsono tramite una tortura infinita. Paradossale come la mente si sia avvicinata così tanto al proprio aguzzino ma scegliendo metodologie diverse. Ghigno ad accrescere in quel viso di fattura angelica segnato dal corso degli eventi con gli arti superiori ad allargarsi distendendoli verso i rispettivi lati, mostrando il corpo e il petto nella sua interezza <Non hai avuto la forza di farlo dieci anni fa. Sono io a decidere quando e come morirò, non tu, tienili a mente> quella morte è in programma già da moltissimo tempo e il rosso nel è il protagonista assoluto solo che non è ancora giunto il tempo di dirsi addio e salutare questo mondo una volta per tutte. Tanti e troppi progetti da realizzare per lasciarsi andare al dolce cullare del cupo mietitore, tornando nelle tenebre da cui è nato, cosparso di quel rosso liquido che da sempre ne ha indicato la via <Allora torturami, fammi provare quel brio di un tempo perchè da quando mi hai lasciato, quel piacere non l'ho più ritrovato> le offese scivolano addosso come l'acqua, è vero, un tempo fu cavia ma ora è divenuto qualcosa di più, qualcosa che, man man che passa il tempo, comprende in modo inequivocabile, senza mezzi termini giungendo all'unica conclusione fattibile e possibile <Non sono una cavia ma una tua creazione, padre> edipico complesso tornato a rimembrare il genitore capace di partorirlo e di cui ne ha preso un pezzo per portarlo sempre con se. Pronunciare quella parola, padre, provoca un brivido lungo la spina dorsale, la pelle d'oca innalza i peli delle braccia ed il repsiro diviene più pesante e difficile da sostenere insieme a quell'eccitazione che avanza prepotente nei confronti altrui. Rasetsu, pronunci frasi e parole senza sapere la reale entità del danno da te fatto, senza conoscere quanto a fondo le azioni sono giunte radicandosi nella parte più profonda di mente e cuore creando sentimenti contrastanti ad ogni goccia di sangue versata e perduta per sempre. Arti superiori a richiudersi portando le mani in prossimità del petto unendo le dita per formare il caprino sigillo focalizzando le due energie presenti nel corpo umano, quella mentale e quella fisica posta relativamente nella zona della mente e del ventre; concentrazione aumentata in favore di esse provando a smuoverle dalla loro originaria posizione facendole, rispettivamente, salire e scendere verso un punto corporeo, la bocca dello stomaco dove, il genin, cerca di farle incontrare e fonderle una con l'altra per poter creare la forza primordiale dello shinobi, l'energia bluastra denominata chakra <Te l'ho detto prima, io non sono una cavia e tu non puoi fare niente. Mi hai creato e ora ne subirai le conseguenze> per rendere quella sfida prima più interessante ed appagante per entrambi. [Se C On]

15:41 Rasetsu:
 Togliendo di mezzo sentimenti avversi quali la paura o la preoccupazione, il nostro rosso inizia a provare anche del sano e doveroso rancore. Stanco di star dietro a qualcuno divenuto talmente ossessionato da lui, spira dalle labbra un piccolo sospiro volto a tranquillizzarsi - quanto meno a provarci. L'espressione arrabbiata, rivolta esclusivamente all'astante, fa sì che le sopracciglia sottili e rosse vengano arcuate, formando un corrucciamento, portandolo persino a digrignare i denti. <Non è questione di forza, è questione di interesse. Non ne avevo interesse alcuno dieci anni fa, ma per ovvie motivazioni. Il tuo corpo mi serviva per gli esperimenti. Quando non saresti stato più utile, avrei semplicemente interrotto con te qualunque legame se non uccidendoti, quanto meno cancellandoti la memoria.> Sicché nessuna delle due possibilità è sovvenuta, sta a significare che era ancora utile ai suoi scopi oppure non v'è stato il tempo affinché concludesse il patto di lavoro stretto unilateralmente con quest'ultimo. Le intenzioni del mostro, alla fine, erano anche piuttosto dichiarate, tenendo in considerazione come i pazienti venissero proiettati a vederlo come un salvatore. Le capacità in suo possesso erano tante, molte. <Cosa vuoi, allora? Che io torni a torturarti? Che io ti utilizzi ancora come una cavia?> E' davvero tutto qui quello che vuole? Perché a conti fatti, la testolina del demone sta iniziando a camminare, a ingranare, trovando quelle che potrebbero rivelarsi essere delle valide supposizioni. In fondo, ha ancor bisogno di cavie in questo mondo. E averne una che non solo VUOLE, ma PRETENDE d'esserlo... perché no? Sfruttare chiunque e qualunque cosa a proprio vantaggio: l'arte dell'arrangiarsi per i propri scopi più profondi. A sua volta, vedendolo fare all'altro, porterebbe le mani al centro del petto, laddove farebbe in modo che queste si uniscano nel formare il consueto sigillo caprino. I palmi e le dita aderirebbero ben bene, iniziando ad immaginare le due sfere necessarie all'attivazione del Chakra. Immaginerebbe il proprio corpo suddiviso a metà da un'asse orizzontale, in modo che abbia una divisione migliore delle due sfere e possa concretizzarle a dovere. La prima si formerebbe ad altezza della fronte, racchiudente la forza spirituale del demone e caratterizzata dal colorito bluastro. Essa ruoterebbe sul proprio asse in maniera dapprima lenta, dopodiché assumerebbe una velocità sempre maggiore. Dabbasso, ad altezza del ventre, formerebbe invece una seconda sfera che avrebbe il colore rossastro dei suoi capelli. Avrebbe la stessa dimensione della prima ed anch'essa inizierebbe a ruotare su se stessa, dapprima lentamente e poi aumentando la velocità. In questo caso, racchiude la forza fisica dell'utilizzatore. Una volta data loro la forma, verrebbero attirate come i poli opposti d'un magnete cosicché possano confluire ad altezza del plesso solare laddove lui mantiene le mani unite nel sigillo caprino. Dovrebbero finalmente coincidere, infrangersi tra di loro e generare una sfera unica dal caratteristico colore violaceo dettato dall'unione delle due sfere precedentemente enunciate. <Non ti ho creato. Ti ho soltanto usato. E nonostante questo, continui a girarmi attorno come una mosca attorno alla merda.> Lo sai che indirettamente ti sei dato della merda da solo? L'importante è esserne coscienti, ma così siamo ben oltre l'odio per se stessi. [ 3/4 - Tentativo Richiamo del Chakra ]

16:10 Ryoma:
 L'odio è comunque un sentimento, un qualcosa a sua volta difficile da creare ed esso fa parte di quel prestigioso piano nei confronti del rosso e del destino deciso per lui dal momento in cui si è liberato dall'eterna prigionia in cui lo ha relegato per mesi <Tu non capisci rosso> evidente come la limitata mente dell'altro non giunga alla più semplice delle comprensioni ne riesce a guardare oltre il lungo naso che si ritrova, troppo occupato ad ergersi ad un livello superiore che non gli appartiene, di cui egli non è degno <Non parlo di morte fisica nel senso stretto della parola. Dieci anni fa mi hai torturato senza mai spezzarmi; sono ancora qui, pregno di vita e desideroso di proseguire sul mio cammino. I tuoi interessi non hanno fatto altro che mostrarmi chi sono veramente, mi hanno fatto rinascere e grazie a te ho compreso il naturale piacere provocato dal dolore> umettando le labbra con quella lingua intenta nel leccare la superfice delle stesse <Colpiscimi, feriscimi, torturami, non avrai la reazione sperata perchè te ne chiederò ancora e ancora gustandomi il sapore del sangue versato> pregusta un momento che, consapevole, non avrebbe mai permesso di giungere scegliendo di essere egli stesso il torturatore, il carnefice. La mente è un'arma potente, con essa è possibile creare qualunque cosa, basta solo pensarlo e la fantasia è in movimento portandolo verso un'unione più profonda, decisa e marcata <Io> parole soffuse, pronunciate con proverbiale calma <Voglio> une lenta ma decisiva rivelazione <Te> ai danni di un povero sventurato che tutto potrebbe aspettarsi, tranne questo. Io voglio te rappresenta una frase dai molteplici significati, volutamente enigmatica e criptica per impedire all'altro di decodificarne il reale valore in essa contenuto. Tutto può essere e niente, un volere fisico o mentale, la voglia di morte o di restituire ciò che ha subito. Un circolo vizioso nasce da tali parole da cui, una volta entrati, è impossibile uscirne illesi o nuovamente sani. Mosse a replicarsi, sigillo costruito e chakra dell'altro richiamato in quella semplice operazione dello shinobi, a riprova delle nascoste capacità del Kokketsu. L'arte del ninja può essere un fattore decisivo nel ricordare i metodi utilizzati su di se tempo orsono ma questo è il momento meno opportuno per rimembrare il passato. <...> forse ne ha davvero sottovalutato l'intelligenza, quel suo desiderio di sperimentare è, probabilmente, una scusa per coprirne la totale idiozia nascosta in essere. Serra le labbra trattenendo una risata facendo appello alla forza di volontà in suo possesso <Dovresti esserne contento, mia piccola merdina con capelli color mestruo> ampliando nuovamente il sorriso per mostrare l'intera arcata dentale, pienamente soddisfatto. [C on]

16:31 Rasetsu:
 La situazione sta sfuggendo di mano, non tanto per la serietà del momento, quanto più per la perdita totale di quest'ultima. Si sa che Rasetsu è un tipo piuttosto particolare che cambia umore da un momento all'altro, ma si spiaccica letteralmente il palmo sulla faccia quando gli vien detto di non star capendo. Chiude per un attimo le palpebre, mentre lo scivolo dabbasso della mano vien fermato da indice e pollice che cercano di massaggiare la fronte ed il setto nasale, come se un gesto simile possa riuscire a fargli trovare una soluzione più che valida al problema che sta venendo esposto dall'altro. Riapre gli occhi verdastri sol per posarli direttamente sull'altrui figura, provando in qualche modo a comprenderlo, non riuscendo tuttavia a trovare delle risposte che possano avere un senso logico. Piega un sopracciglio, di nuovo. L'espressione che si palesa sul pallido ovale del rosso è ormai di rassegnazione, dubbio, interrogazione. Non v'è ombra di rabbia alcuna adesso. Gli permette di spiegarsi, ma lui resta per il momento in silenzio. <...> In qualche modo, delle spiegazioni riesce a prenderle e a trovarle, nonostante sia difficile per lui comprendere in generale le persone. Non perché ne sia del tutto incapace, ma perché di base non gliene frega un bel niente, a meno che non siano legate direttamente a lui e ne sia interessato a sua volta: come, ad esempio, i Kokketsu. Ryoma è quel genere di persona che lui annienta, scaccia, non vuole vedere. Lo ha usato abbastanza, forse troppo. <Non potevi essere come tutte le altre cavie e temermi?> Una volta sciolto il Genjutsu, una volta rassegnati al loro triste destino, tutti finivano col provare paura nei di lui confronti. Un sentimento ch'era lui principalmente a voler sentire, a voler percepire da chi avesse di fronte: reputava che qualora avessero avuto paura di lui, in quanto demone, in quanto mostro, sarebbe riuscito a tenere la situazione sotto controllo, evitando che insorgessero. Le sue cavie erano preziose, importanti. Lo sarebbero state tutt'ora se soltanto avesse da parte abbastanza gruzzolo per riaprirsi una clinica tutta sua, esulando dal contesto ospedaliero ma restando comunque un medico nell'albo, un genetista a tutti gli effetti. E' un piano, un desiderio che, nella nuova ottica di Kagegakure, potrebbe prendere dannatamente piega ed anche posto. Un posto perfetto per uno scienziato che adotta metodi poco ortodossi per studiare, per apprendere, per migliorarsi e per creare. Ma torniamo al contesto odierno, torniamo ad osservare l'evolversi d'un legame malato che pretende d'avere lui come epicentro. Il suo null'altro è che un lamentarsi. Non vuol aver attorno gente che sembra così ossessionata da lui, tanto da chiedergli di rifare le stesse cose. Un conto è farlo per suo volere, un altro è questo. <Senti, dal mio punto di vista, sei un soggetto malato e tipicamente oppresso da una psicosi.> Chiamiamola come vogliamo chiamarla, ma l'artefice di tutto questo alla fine non sei altri che tu. Gira che ti rigira, il karma torna a colpire forte e veloce, incurante del contesto. Prima o poi, pagherai tutto quello che hai dato. Ed in un certo qual senso, è esattamente quello che Rasetsu sta provando in questo momento. <L'unica cosa che posso darti è sicuramente qualcosa che non vuoi. Ho anche smesso d'andare dietro al sesso maschile, quindi lasciamo perdere qualunque idea malsana mi stesse venendo in testa in questo momento.> E agita la dritta nell'aere, cercando di riprendere immantinente il cammino, dandogli nuovamente le spalle come se si fosse dimenticato di quant'accaduto quando l'ha fatto la prima volta, fingendo di non vederlo, ma ritrovandoselo appiccicato alle chiappe. La metafora ve la risparmio. <Ehi, che cazzo hai da dire sui miei capelli?> E si volta, di nuovo, dopo neanche mezzo passo effettuato, pronto al confronto. Stende l'arto mancino, punta l'indice direttamente contro il di lui petto. Fa in modo che venga fermato dai pettorali altrui e dagli abiti che lo nascondono alla sua vista. L'espressione cinerea, gli occhi arrossati dalle vene divenute fin troppo visibili. Toccategli tutto, non i capelli. [ Chakra ON ]

17:01 Ryoma:
 Il concetto di normalità è puramente individuale e soggettivo, dal suo punto di vista è perfettamente sano e consapevole di ogni singola parola detta, ogni aziona compiuta è dettata dalla lucidità donatagli da Rasetsu. L'illuminazione primordiale proviene dalla figura del genetista e da ciò che ha compiuto e le parole pronunciate sono frutto di quell'esperimento da lui messo in atto. Uno scienziato sa che il proprio lavoro non sempre va nella direzione programmata, molte volte esso fornisce espedienti del tutto nuovi e novità inaspettate capace di far progredire la ricerca o di donare qualcosa in più. Per questo lo sguardo dell'azzurro viene tramutato in sorpreso nell'osservare l'accumularsi di quei gesti, banale segno di chi non capisce o non vuole capire ciò che ha davanti a se, così come ne resta spiacevolmente sorpreso nell'apprendere di non essere vittima di uno scienziato pazzo, bensì un'essere le cui facoltà mentali non superano la media comune. Un uomo capace di violenza immaginabile e di un cervello piccolo come una noce, utile soltanto per qualcosa di stupido; il fato entra in gioco grazie a se, alla propria presenza per riportarlo su una via retta e giusta, dargli e ottenere qualcosa conoscendolo approfonditamente <Ritorniamo a quella domanda, ti va? Perchè mi hai scelto? Mi dissi per via di tanti fattori genetici ma più andiamo avanti e più quella risposta emerge> mani a poggiarsi sul petto portando il busto in avanti, sorridendo, perdendo ogni cognizione di normalità in favore di un sadismo interiore che emerge tramite le cobalte iridi <Io sono l'altra faccia della medaglia, siamo simili e non posso temere me stesso> se solo volesse potrebbe divenire peggio persino dell'altro <Mi hai scelto perchè non sono come tutti gli altri e questo lo sai anche tu in fondo, così come sai come mai sono ancora vivo. I figli di puttana come noi non muoiono mai> lasciandosi andare ad una goduriosa e sospirata risata tirando indietro la schiena, labbra aperte fino al limite estremo concesso dal viso. Lascia andare quella parte di se creata da Rasetsu, come un figlio apprende dal padre, qui avviene lo stesso, la creatura ha appreso dal creatore i modi di comportarsi e di come atteggiarsi. Il danno risulta irrimediabile per entrambi ora che il rosso assume persino il ruolo di figura paterna agli occhi dell'Otatsu. Una risata apparentemente infinita, ma non così giungendo al suo naturale decorso <Malato io? Io sono illuminato, vedo ciò che gli altri si ostinano a non vedere e tutto questo grazie a te> sguardo direzionato verso il cielo e dintorni, Kagegakure in quel momento rappresenta il suo regno e lui l'ideale sovrano che tutto vede e tutto sa, muoversi, pensare e agire nel modo propizio <Io da te voglio tutto ma, un'idea malsana? Mi stai pensando?> iridi illuminate nell'apprendere di ciò <Rendiamolo concreto, cosa ne dici?> parole sconce e dirette le quali nascondono, però, ben altro. La mancina afferra il polso destro alzando, successivamente, il braccio dinanzi a se tenendolo ben diritto verso il viso di Rasetsu <Nulla, soltanto...> il chakra comincia la sua corsa all'interno del corpo immettendo in esso l'elemento primario, fautore della vita stessa, il suiton e con esso cerca di farlo convergere all'interno dell'arto destro irrorandolo di energia acquatica in modo completo e totale per aumentare la potenza di un colpo in apparenza semplice. Il braccio dovrebbe iniziare a gonfiarsi come un palloncino assumendo un colorito biancastro ricolmandosi d'acqua, caricando il fatale destino deciso dal genin <...pensami ancora, rosso AHAHAHAHAHAHA> e con quelle parole proverebbe a rilasciare il getto d'acqua contenuto all'interno del braccio all'esterno, verso il viso del genetista per colpirlo e farlo bagnare <ODIAMI E AMAMI ADESSO AHAHAHA> gridando e ridendo privo di qualunque tipo di inibizione. [C 25/30][Se Cannone d'acqua]

17:27 Rasetsu:
 Ci sarebbe da chiedersi il motivo per il quale ci si spinge a tanto nella vita. Motivi, futili o importanti che siano, desideri e illusioni personali nate da un uomo che vorrebbe tutto ciò che è in suo potere ottenere, cercando persino di spingersi ben oltre. Potrebbe, vorrebbe. Le conseguenze le ha davanti ai suoi occhi e prendono il nome di Ryoma, al momento. Ma presto o tardi, domani, tra un mese o tra un anno, nulla vieta che qualche altra cavia venga fuori così dal nulla. Quest'incontro gli dà modo di capire, di comprendere che - forse - sarebbe il caso di uccidere qualunque suo esperimento nel momento in cui si rendono inutili o inutilizzabili per un motivo o per un altro. Già sola la presenza di quest'ultimo rende la situazione incresciosa. Non ha certo mai nascosto di far esperimenti sulle persone, pur avendo iniziato dalle bestie, ma questo comporta che ci siano conseguenze come in questo stretto caso. Conseguenze alle quali è lui costretto a dar conto. E non può scappare altrove. Non può cambiare modo e tenore di vita soltanto in virtù di quanto accaduto. La domanda che gli viene di nuovo rivolta, tuttavia, fa sì che gli occhi del demone vadano a ruotare verso l'alto, stanco di dover dare spiegazioni che di fatto non sembra essere tanto incline a dare. Anche perché glielo ha già spiegato una volta, per quale assurda motivazione dovrebbe tornare a dargliene? <Ahhh, mi dissocio.> Borbotta, lasciando adagiare le braccia contro i rispettivi fianchi con un lieve tonfo dettato dai palmi che sbattono lateralmente sulle cosce. <Ti ho già detto che si trattava di mera predisposizione fisica ai trattamenti ai quali volevo sottoporti. Non c'è altro sotto! Nessun interesse nei tuoi confronti perché sei oggettivamente gnocco; nessun'altra motivazione soddisfacente. Mi facevi comodo, tanto basta.> Affranto, in nessun altro modo saprebbe fargli capire come son andate le cose, anche perché si ritrova ad aver già detto più di quel che riteneva lui dovesse conoscere. <E' inutile continuare ad affermare che siamo simili, le due facce d'una stessa medaglia. No, ti ho detto che non me ne frega niente di quello che pensi. Volevi una risposta, te l'ho data, ti ho anche chiesto di lasciarmi in pace. Non farmi attivare l'innata, non ho nessuna voglia di attaccarti.> Bofonchia in sua direzione, palesando la sua non intenzione alla lotta, anche se quest'ultima è pur sempre fatta da due persone. Va da sé che qualora non voglia lui, stessa cosa potrebbe non pensare l'avventore, altrimenti non nascerebbero i conflitti. Gli occhi del demone, mentre le sue orecchie ascoltano le parole sciorinate dall'azzurro, prestano attenzione ai movimenti che questo va compiendo. Piega la testa da un lato, molteplici i punti interrogativi che vanno a prendere forma sulla sommità del capo del rosso. Soltanto quando quell'arto assume connotati diversi, dando modo di comprendere che forse stargli di fronte diventa pericoloso, allora inizierebbe a muover la sua difesa. Irrorerebbe le inferior leve di Chakra, nonostante la forza fisica sia veramente misera. La velocità altrui potrebbe persino superarlo, ma qualora si muovesse per tempo, dovrebbe riuscire ad evitare di prendersi nei denti un colpo che potrebbe lasciarlo steso a terra. <!!!> Non fiata neanche, mostra soltanto l'espressione allarmata. Scaricherebbe immantinente il proprio peso - di per sé nullo, considerando quanto pesino soltanto le ossa - sulla leva inferior manca, la quale s'adopererebbe per esser promotrice dello spostamento iniziale, quell'avanzare che darebbe subito direzione anche al resto del corpo. Le di lui braccia, nel frattempo, si porterebbero ben distese ai lati del rispettivo corpo, come se tal movenza possa dargli in qualche modo un maggior equilibrio che altrimenti perderebbe nello spostamento. Una posizione che rappresenta una ballerina, in fin dei conti, che danza sulle punte dei piedi. Vorrebbe sembrar leggiadro, ma risulterebbe essere soltanto molto goffo. L'unica idea saggia che gli viene in mente è quella d'incassare il capo tra le spalle, affinché l'area del corpo presa di mira possa venir drasticamente ridotta, considerando anche l'obiettivo del nemico. Muovendo dapprima la gamba sinistra, portando il proprio essere a muoversi verso la suddetta direzione, farebbe in modo che la destrorsa segua immancabilmente la speculare precedentemente citata. Assieme ad essa, sarebbe or il momento del corpo d'avanzare nella sua totalità, traslando verso manca, spostandosi d'appena cinque metri. <MA TI SEI BEVUTO IL CERVELLO? CHE CAZZO MI ATTACCHI NEL BEL MEZZO DEL QUARTIERE?> Sbraita in sua direzione, visibilmente inviperito dall'affronto che ha dovuto subire, ma non per questo poco incline al contrattacco. Il suo non sarà altro che una preparazione a quello che potrebbe avvenire successivamente. Porterebbe la mancina alla volta delle proprie fauci. Quivi non farebbe altro che far scivolare dabbasso la manica quel tanto che basta affinché scopra la pelle del polso. Essa appare molto pallida - come il resto del proprio essere - e le vene son d'un colorito piuttosto scuro, differente dal normale o dalla concezione umana che si hanno di queste ultime solitamente verdastre o bluastre. I canini appuntiti del mostro andrebbero a penetrare la carne del polso, in modo che possa riaprire una delle tante cicatrici che difficilmente permette di far cicatrizzare, utilizzandole spesso e volentieri per l'attivazione della propria innata. Causandosi quella piccola ferita, una stilla di sangue dovrebbe iniziare a fuoriuscire ma galleggerebbe nell'aria per volontà dell'utilizzatore. Infatti, il proprio sangue nero - passivamente sempre di questo colore - sarebbe unito all'elemento del Suiton che ne faciliterebbe la fuoriuscita e l'attivazione dell'hijutsu Kokketsu. Due lacrime nere scenderebbero dalle palpebre inferiori degli occhi del demone, scivolando sugli zigomi e le guance, assestandosi ad altezza del mento. Persino le iridi muterebbero colore assumendo una tonalità ambrata simile a quella d'una bestia. Ulterior sangue gli galleggerebbe attorno in un'area che dovrebbe comprendere circa i dieci metri, formando quella che potrebbe anche assomigliare ad una nuvoletta violacea con delle piccole scariche - del tutto sceniche - attorno alla propria figura demoniaca. Non ci sta a farsi trattare come uno zerbino dall'ultimo arrivato, tanto meno da chi un tempo poteva venire calpestato sotto i piedi del demone tra le risate generali. Pare arrabbiato, davvero tanto. E snuda i denti. [ 1/4 - Attesa + 1/4 - Spostamento laterale ad Agilità 25 + 2/4 - Attivazione Hijutsu Kokketsu I ][ Chakra: 29/30 || Punti Vita: 99/100 ]

18:07 Ryoma:
 Nessun altro nel corso della storia ha osato ribellarsi al proprio carnefice, lui, primo fra tutti, ha fatto suo quanto accaduto tramutandosi in qualcosa di più, mettendo alla berlina il dolore come sofferenza per abbracciarlo come parte integrante della vita donando a se stesso un piacere rinvigorente. La forza esplicata da un tale atto va bene oltre la concezione di Rasetsu il quale vede solo cavie e nulla più abbassando la guardia, esponendo se stesso a pericoli ben più grandi di quanto egli possa mai essere. Ad ogni reazione corrisponde una reazione uguale o contraria e su questo principio vanno a basarsi i pensieri dell'azzurro, non Karma ma un piano puramente pensato per rendergli tutto quanto e farlo suo una volta e per sempre. La consapevolezza intrinseca di essere unico guida le sue mosse, conscio di non trovare altre cavie sul percorso da lui disegnato, di essere il solo e unico privilegiato nell'ambire al rosso di cui ancora, il nome, non s'avvede ma poco importa ai fini ultimi. Non gli occorre conoscere un nominativo, esso non è altro che il refuso della famiglia, nulla più se non una scelta imposta da altri priva della minima cognizione di causa, qualcosa che non rappresenta il vero Io. Convinzione estrema nel proprio dire, privo di alcun tipo di tentennamento nell'affermare ciò che è palese ai suoi occhi mentre l'altro si ostina ad obiettare mischiando vaghi insulti ad un complimento inatteso ma ben accetto nonostante tutto <Gli occhi funzionano bene> l'aspetto fisico è sopravvalutato seppur sia cosciente dell'estetica in suo possesso. Ferito, martoriato, tumefatto e deforme eppure, dinanzi all'occhio umano, risulta normale, gradevole, addirittura bello sentendo le parole del Kokketsu e non è nessuno per affermare il contrario giunti ad un tal punto <Menti a te stesso, rosso. Menti senza rendertene conto> menzogne, parole fuorvianti di chi non vuol vedere la verità assoluta dettata, inequivocabilmente, dal destino <Non ti lascerò mai, non adesso che sono qui> neanche la minaccia lo smuove dalla posizione intrapresa, ricercata e voluta <Hai perso la voglia? Un tempo non avresti esitato, per caso hai paura di fallire e di non essere più all'altezza del mostro di una volta, mio carceriere?> il dubbio inevitabilmente insorge nella geniale mente dell'azzurro. Un mostro è tale sempre, lui particolarmente ma lo mette in guardia ricercando un modo per evitare un possibile scontro, evitare di battersi. Affranto nell'averlo tanto sopravvalutato, a quanto pare la debolezza di allora è solo un problema suo; non si è mai ritrovato dinanzi a qualcuno di incredibilmente potente, bensì è lui stesso ad esser stato incredibilmente debole per non riuscire ad impedire tutto quello. Con il tempo, poi, ha smesso anche di volerlo fare, questa, però, è un'altra storia. Il cannone viene sparato in modo diretto contro Rasetsu, violento e deciso tra grida e risate pregne di goduria e per quanto la velocità del proprio colpo sia elevata, vede il Kokketsu scostarsi di lato aumentando la distanza lasciando viaggiare il getto d'acqua in parti ignote del quartiere. Cobalte a seguirlo in quel moto portando il busto a voltarsi nella di lui nuova posizione per ammirarlo al meglio <Adesso ti fai degli scrupoli?> e la mancina afferra nuovamente il polso destro, pronto a caricare un nuovo attacco salvo poi bloccarsi alla vista del sangue. Cuore a perdere un battito, affannato il respiro nel ritrovarsi a scrutare il sangue nero galleggiare vicino all'uomo, il viso irrorato da esso, capendo e comprendendo un'importante lezione, riconoscendo ciò che si ritrova a fronteggiare <Yukio> pronunzia tale nome in memoria del passato e della fama del Tessai, del suo potere <Ma certo> ridendo ancora ma in maniera soffusa e più contenuta, divertito a tratti <Un mostro non poteva discendere che da un altro mostro, non siete estinti dunque> i Kokketsu continuano ad esistere in quel mondo, invadendolo ed inquinandolo con la loro velenosa presenza <Il mio cammino è sempre stato intrecciato con uno di voi e non lo sapevo, quale dolce e piacevole dolore mi provoca tutto ciò. Tu non ne hai minimamente idea, rosso> inspirando, tenendo l'aria all'interno del proprio corpo <Assaggiamo il tuo sangue> affusolate sinistre afferrano il destro polso puntando il diritto braccio contro il petto del Kokketsu, pronto a sferrar contro di esso un nuovo attacco. Il chakra, in movimento, vien nuovamente contaminato dall'elemento della vita, il suiton si fonde con esso in un vortice di potere recandosi nell'arto destro cercando di potenziarlo irrorando ogni parte di esso, dai pori alla carne, verso gli tsubo provocandone un ingrossamento improvviso uguale a quello precedente cambiandone il colorito, schiarendo la pelle cercando di farla divenire biancastra, quasi trasparente per poi tentare di scagliare un getto d'acqua verso il possessore del sangue nero per atterrarlo in maniera definitiva, senza la vera intenzione di ucciderlo. [C 20/30][4/4 Cannone d'acqua][Ninjutsu 40]

18:43 Rasetsu:
 Stanco di star dietro a chi non vuol capire, il demone ha finalmente risvegliato quell'innata che tanto lo caratterizza, dalla quale trae spunto e la stessa vita immortale che crede d'essersi assolutamente meritato. Un mostro discende inevitabilmente da un altro mostro. A ben vedere, non ha assolutamente torto. Lo sbuffo che proviene dalle labbra del rosso, tuttavia, è quanto di più snervante le orecchie dell'Otatsu possano aver mai sentito durante la sua vita. Spronato a combattere ma con la voglia venuta meno, divenuto un uomo medio dedito esclusivamente al divertimento e alla spesa del denaro in virtù di questo. Combattere per cosa? Ha perso la sua spinta motivazionale alla lotta. Deve riuscire a rendersene di nuovo capace, specialmente se chi ha di fronte tende ostinatamente ad attaccarlo, palesando l'intenzione di non volerlo lasciar andare. Ed inspira, il sangue che continua ad aleggiare attorno alla propria figura. <Ma per quale assurda motivazione io dovrei mentire?> Perché nella stragrande maggioranza dei casi, sei sempre quello che tende a dire delle bugie per riuscire a cavarsela. Quindi, anche in questo contesto, le tue parole potrebbero venir prese esattamente in questo modo. Non c'è da stupirsi. Convinci una persona che ti comporti in quel modo e si sorprenderà del contrario, ritrovandosi in nessun modo a credere a quello che dici. Una vita passata a mentire non può cambiare da un giorno all'altro. <Non è questo> Sancisce in sua direzione, mantenendo le sopracciglia aggrottate assieme alla pelle della fronte che mostra delle rughe d'espressione. <è che non ho semplicemente alcun interesse nei tuoi confronti.> E' naturale come stia mentendo poiché qualcosa in lui ha risvegliato, per quanto si tratti meramente d'appetito sessuale che potrà soddisfare in maniera del tutto differente, lasciandosi cullare dalle amorevoli braccia di donne desiderosa soltanto di trarre il pagamento pattuito al termine dell'atto. <Ma di che cazzo di scrupoli vai ciarlando?!> Sta iniziando veramente a spazientirsi. Nel frattempo che questi continua il suo sproloquio ai danni del rosso, questi andrebbe semplicemente concentrandosi per manipolare adeguatamente il proprio sangue. Adotterebbe il consueto controllo mentale che ha su di esso, come parte del proprio essere, in modo che assuma la forma desiderata andandosi a coagulare. Dapprima la forma non avrebbe senso alcuno, un conglomerato di sangue che si muove e si contorce. Lo farebbe appiattare, dandogli dapprima la forma d'un cerchio dallo spessore di appena mezzo metro. Da questa forma abbozzata, farebbe in modo che fuoriescano delle prolungazioni sotto forma di steli, i quali prenderebbero infine la forma di ben cinque dita. Esse coprirebbero un altro mezzo metro, raggiungendo di fatti il metro completo composto dal palmo e dalle dita artigliate all'estremità. Il costrutto sarebbe completamente nero, attorniato da un'aura demoniaco dal caratteristico colorito violaceo. Gocce di quello stesso sangue non farebbero altro che cadere lungo la strada, mentre quel cannone d'acqua dovrebbe nuovamente partire all'attacco. Non conosce la potenza avversaria, non avendola potuta testare su di sé neanche poc'anzi, essendosi soltanto preoccupato di schivare quel colpo acquatico prima che potesse raggiungerlo. <Siamo immortali, non possiamo estinguerci.> Continua con quella sua assurda convinzione, dimenticando - forse perché troppo doloroso - la morte di sua sorella Kurona per quella che apparve come una comune malattia mortale. La mano dovrebbe volteggiar in aria ad una distanza tale dal suolo da emulare l'altezza delle spalle di Ryoma, cosicché sia posto del tutto frontalmente ad esso. Giacché vi sarebbero spazi tra le dita e poiché il costrutto avrebbe soltanto un metro d'altezza e un metro di larghezza, egli non si limita granché la visuale. <Se vuoi assaggiare il mio sangue, leccati questo costrutto!> Nel bel mezzo della battaglia, uno pensa a frasi eroiche, che abbiano un significato profondo e che lo leghino all'avversario. Tutti tranne Rasetsu. La mano verrebbe lanciata direttamente contro il cannone d'acqua avversario, ma si tratta d'una tecnica devastante rispetto al costrutto del rosso che vanta quanto meno una velocità maggiore. Nonostante questo, la resistenza del sangue è inferiore ad un cannone lanciato con una potenza magica non di tanto inferiore alla propria. Nel giro di pochi secondi, avviene l'inevitabile. Il cannone s'infrange totalmente contro il costrutto, danneggiandolo, passandovi letteralmente attraverso poiché la sua forza è ben maggiore della resistenza del sangue. Non c'è neanche la possibilità di pretendere che quel costrutto venga spinto indietro. Va da sé che quella tecnica viene appena debilitata, il che consentirebbe al nostro scienziato preferito di non prendere eccessivamente danno, ma causandogliene comunque. Sgrana gli occhi, schiude la bocca per dir qualcosa che somiglia quanto più ad un: <Aiut--> Che vien interrotto non appena si ritrova quell'agglomerato d'acqua direttamente in faccia - nei denti, letteralmente - e grazie al quale viene spinto all'indietro, ferito. Sangue nero cola dalle narici per via della botta subita, un paio di senti saltellano via e si ritrova altresì anche livido in volto nell'immediato futuro. Di schiena a terra, posizione a stella marina. <Mamma, quante stelline!> Se le vede girare come sistema solare sul capo, immaginarie, sia chiaro. La botta subita è abbastanza per atterrarlo per un momento, lasciando volente o nolente alla mercé del suo carnefice. Le parti si sono invertite, vero, Rasetsu? [ Chakra ON ][ Hijutsu Kokketsu LV1 ON ][ Punti Vita: 98/100 ][ 2/4 - Creazione Costrutto + 2/4 - Uso del Costrutto ]

19:21 Ryoma:
 La risposta ad un tale quesito non può essere più semplice e scontata, mentire è un atto puramente umano ed a volte viene fatto in modo inconscio per proteggere se stesso da un destino spiacevole evitando di affrontare le conseguenze delle proprie parole e azioni. La conoscenza del rosso è pressoché nulla se non per quella vena crudele mostrata, di lui non può sapere nulla ne dell'inclinazione alla menzogna facile per svignarsela eppure in quelle parole lo evince inevitabilmente, a modo suo, distorto e rigirato a suo favore. Mente, troppo spaventato di affrontare una scomoda verità; mente, troppo orgoglioso per piegarsi al volere di una semplice cavia che ha deciso di diventare altro passando letteralmente da preda a predatore <Non essere così banale davanti ai miei occhi, conosci la risposta> divincolandosi dall'argomento perchè certe cose vanno comprese da soli, non può esserci la mammina ogni volta ma tempo al tempo, la fretta non è parte dell'essenza dell'azzurro, paziente più di qualunque essere umano, volutamente calmo in attesa che la verità venga a galla con la forza con cui si è manifestata dinanzi ai propri occhi. Inclinato di qualche grado è il capo sulla sinistra, incuriosito per la prima volta da quell'incontro su un modo di fare improvviso e strano dell'altro <Tu dici? E da quando serve avere interesse per ammazzare qualcuno a sangue freddo, mh?> un assassino mancato dunque o c'è dell'altro? Qualcosa ovviamente va ad intuire, non è stupido, al contrario, dotato di un intelletto eccelso più di altri ed è ciò che gli consente di carpire qualcosa in più, dettagli minuscoli e significativi della mera parola confusa. Ha davvero frainteso tutto il passato, affranto comincia a percepire una nuova emozione, una profonda delusione verso colui che avrebbe dovuto soggiogarlo e tenergli testa, verso il mostro contro cui riversare tutto l'odio per poi prenderlo facendolo suo per l'eternità. Adesso, invece, le cobalte, vedono un semplice uomo spaesato privo di personalità, una creatura innocua che non riesce neanche a reagire. I mostri come lui non vengono compatiti e non lo fa perchè ha soltanto sbagliato inseguendo qualcuno creato esclusivamente dalla fantasia mentre la realtà dimostra di essere tutt'altro. La strada segnata lo ha portato a lui ma cosa vede ora? Nulla, probabile, però, che il compito affidatogli dal fato non sia quello di inseguire il mostro, bensì di farlo tornare, di ricreare il creatore donandogli nuova vita, un nuovo ed importante scopo. <Ti fai degli scrupoli> replicare è inutile quando giungi all'illuminazione capendo le più piccole sottigliezze di un uomo devastato o corrotto nel modo errato senza un futuro dinanzi a se. Carica il colpo nel braccio, lo prepara immettendoci la potenza della sua magia, la forza di un fiume in piena e la distruttività di una cascata <Voi non siete immortali, siete solo buffoni mortali che si elevano a ciò che non sono. I Kokketsu sono solo un veleno di oppressione> astio e disprezzo nei confronti del sangue nero e del suo utilizzo per mano di Yukio. La presenza del Tessai ancora condiziona la vita dell'Otatsu modificandone e distorcendone il pensiero e ancor prima che possa realmente replicare, il cannone parte infrangendo il costrutto di Rasetsu colpendo in pieno il di lui viso. Gocce di sangue sparse ovunque, il rosso a terra senza due denti, rimbambito <...> sospira muovendo i primi passi verso il corpo atterrato dell'altro avvicinandosi alla carcassa ancora in vita, prova a raggiungerne il fianco sinistro dove andrebbe a piegare il ginocchio sinistro abbassando il busto, piegandolo per avvicinare il volto a quello altrui e, alzando l'indice destro, poggerebbe il polpastrello sul sangue fuoriuscito dalle narici prelevandone un po' <Ringrazia del mio ritorno> annuncia <Ringrazia che io sia vivo. Tornerai quello di un tempo, creatore> sollevandosi e, in caso tutto ciò abbia successo, leccherebbe il polpastrello sporcato di sangue prima di avviarsi verso un vicolo che lo avrebbe portato al centro di Kusa, lontano ma sempre vicino. [END]

Nel suo solito inizio serata post lavoro, Rasetsu percorre le vie che ben conosce del quartiere notturno. S'imbatte in Ryoma e tenta la fuga, venendo in seguito placcato da quest'ultimo ostinato ad averlo per sé. Si scambiano nuove battute, ma questa volta il figliol prodigo sceglie d'attaccarlo. Rasetsu indugia, non intende combattere per qualcosa di tanto futile, abituandosi fin troppo al lieto vivere tra le mura di Kagegakure. Pone un costrutto a difesa del cannone, venendo soverchiato dalla potenza di quella che una volta era definita soltanto una cavia.

C'è rivalsa. La cavia prevale. Il carnefice viene abbattuto.

(Rasetsu dovrebbe prendere eventuali danni causati dal cannone d'acqua)