Centro di Kagegakure - Reunion of the ChocoBros
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Giocata di Lavoro
Giocata del 17/04/2021 dalle 15:36 alle 19:21 nella chat "Centro di Kagegakure"
Aveva lasciato la tipa qualche minuto fa dicendo che doveva sbrigare delle faccende, alla fin fine non si sente ancora preso da lei, o forse è proprio questo il motivo: è partito dal presupposto di usarla e non di averci una relazione a conti fatti, forse è proprio questo il problema, che lui per primo non si stava lasciando trasportare anche se era difficile quando ogni messaggio che riceveva non aveva quella scossa, quel salto al cuore tanto da farti portare la mano e le dita a stringerti la cassa toracica. Non sente quelle labbra allargarsi automaticamente a sorridere, quel calore nelle gote, la luce negli occhi al punto tale da vedersi lo specchio e vedere nel suo sguardo un sorriso anche se non è replicato nelle labbra. Non vede in lei il suo cosmo, non vede la sua compagna, il suo interesse a conoscerlo, contenta della facciata. Non vede futuro, non vede quella complicità che aveva, la voglia di mostrarsi per quello che è, per quello che può dare. Non vede come possa essere lei quel sasso fondamentale sulla quale costruire, la pietra miliare di qui ha disperatamente bisogno per gettare le sue fondamenta e il pensiero va proprio a quello scambio di vocali con la Doku, quella pieta che si trova in mezzo alla strada e che sta provando a superare ma che è sempre lì in realtà, immobile, impossibile da spostarla e non riesce ad aggirarla. Non capisce cosa deve fare e in questo momento non sta neanche lavorando, non si sta distraendo concentrandosi su altro come era sua abitudine fare in questo periodo. Avete presente quando anche in mezzo alla gente ti senti solo, come se una parte di te ti fosse stata strappata e ora stai annaspando, sbracciando per riaverla in dietro e sentirti di nuovo completo? È più io meno questa la sensazione. Si trova sempre di più in debito di ossigeno come se avesse fatto una corsa di resistenza e non capisce come mai, cosa sia che non vada in lui. Stava crescendo, si stava facendo vedere dalla Shinsengumi no? Non era forse quello il suo obiettivo? Arrivare in alto per liberarsi della museruola e guinzaglio da solo? Lo fa per lui, per se stesso eppure ci ripensa, anche ora che deve vedere Ekko, che ogni volta che lo vede gli torna in mente quel giorno in cui il diciasettenne si è impadronito di una parte di Nene, di un loro trascorso importante, facendo si che lui stesso faccia quello per lei. Regalare una via nuova al taijutser mentre lui ha regalato un passato, il loro alla Doku. [Ripensa al nostro percorso insieme], ci ripensa da quando gliel’ha detto in quel vocale, non ci dorme la notte come dimostrano le occhiaie malamente celate sotto le palpebre leggermente più gonfie. Ha i capelli non in ordine, non esattamente sporchi ma di sicuro non si era fatto una doccia da ieri sera quando è andato a trovare quell’anbu per dargli la missione. Si è vestito bene, quello si, sempre. È sempre piacente, sempre con quel look da persona che ci tiene a curarsi anche se oggi nei dettagli, in quella maschera ci sono delle crepe, magari impercettibili, ma ci sono. Quel percorso, quell’analogia allo stesso che lui ora ha smarrito, quel cemento che si è sgretolato dal momento che la roccia che aveva sotto si è allontanata per mettersi davanti a lui a bloccargli il cammino. Ci ripensa, anche ora mentre cammina tra la gente, tirando un paio di spallate, non guardando dove va mentre si ricorda passivamente la strada verso il giglio rosso. Se il loro percorso l’ha condotto lì ma ha perso tutto durante il tragitto allora… che senso ha arrivare alla destinazione? Fuma, nervoso, assorto in quei pensieri mentre arriva infine al giglio. Veste una camicia di denim chiaro lasciata aperta. Le maniche sono arrotolate fino al gomito in maniera ordinata, con il polso destro che ha un orologio d’acciaio ben visibile. Sotto la camicia che appunto è aperta ci sta una semplice maglietta bianca, pulita, candida, che stona su di lui, in contrasto con la sua pelle scura. Pantaloni color cachi con tasche laterali, con le gambe appena risvoltate, lasciando visibili le scarpe bianche di tela a modi di stivaletto. Estrae il telefono dalla tasca, messaggiando Ekko [Ci sono.] o forse no, forse è solo lì con la mente. [edit= forse non è solo lì con la mente*] Naturalmente, ha dato lui l'appuntamento e tutto, ma è comunque in ritardo. Buone abitudini che è legittimo non perdere. D'altronde, venire dopo, per lui, è pure una filosofia di vita. Indossa un jacket non troppo spesso, dal colore light blue tipo denim jeansato, che s'abbina ad un paio di pantaloni sulla stessa tonalità, con qualche traccia di sfilacciatura sulle cosce e le ginocchia, mentre al torso veste una camicia monotinta bianca, semplice, senza particolari effigi o motivi di decorazione ricamate su di essa. Scarpe chiare, così come la fascia in testa con tanto di coprifronte della foglia, che evita ai dreadlocks di scendergli frontalmente davanti alla faccia, tenendoli sul laterale e lasciando che questi possano trovarsi a cadere maggiormente dietro la nuca, arrivando a toccare con quei treccioni lunghi e nodosi anche le spalle ed il principio delle scapole. Guanti ninja coi rinforzi sul dorso alle mani, cintura portaoggetti attaccata al fianco sinistro, con dentro la bomba flash, il set di fumogeni ed i due tonici, uno ricostituente e l'altro per il chakra. Al collo, nello scollo lasciato aperto dall'indumento superiore, si può vedere la catenina con le dog tags sotto il pendaglio dei cacciatori di taglie, ovvero una testa di lupo tutta nera scalfita da qualche graffio e da segni di usura dal tempo. Essenziali oggetti, come cellulare e soldi, concludono l'inventario. Sotto il bel sole della giornata, segue il tragitto verso il locale fissato come punto di ritrovo con lo Hyuuga. Un'occhiata al telefonino, mantenendo un'aria meditabonda, mentre il silenzio che lo accompagna è proprio la forma di eloquenza del pensiero. Pochi movimenti delle dita, digitando un nuovo messaggio, ed inviandolo. < ... > sospiro lungo, espressione rassegnata, mentre fuoriesce un'altra notifica, quella di Nobu. ["Ho fatto un attimo tardi, ma sono dietro l'angolo. Arrivo."] la risposta che gli scrive, inviando e poi sollevando le pupille per rimetterle sulla via, dalla quale comincerà a spuntare, un armadio in mezzo alla gente, abbastanza riconoscibile per quel tratto distintivo che lo accomuna proprio con il possessore del Byakugan: il colore della pelle; oltretutto, è anche un colosso, il Gundam Nigga della città.
[chakra off] Appena lo vede arrivare se ne rallegra ma pian piano si avvicina e vede quei dettagli fuori posto ecco che si inalbera subito. Non appena è arrivato a portata ecco che Nobu-sensei lo rimprovera in fatto di stile, e anche perché è sempre in ritardo, mannaggia a lui oh! < Che sono quei guanti e quel coprifronte?! Non puoi venire con un completo in denim tutto fino e portare quei cosi così in vista? Diammine Ekko, sembri un biker coi guanti! Dai vieni qua! > gli dice, scuotendo il capo mentre infila le mani in tasca a tirare fuori quello che è un elastico nero per capelli, infilandoselo al polso. Si sposta sul retro di Ekko, più basso di lui di non troppi centimetri, il problema è proprio la stazza fisica che è ben diversa, in due leghe totalmente separate. Si daranno qualcosa come trenta chili i due in soli sette centimetri di differenza in altezza. < Levati i guanti…> gli direbbe per poi cominciare ad armeggiare con quel coprifronte per slegare il nodo , aspettando che il taijutser lo raccolga per evitare che cada per terra, infondo se lo sfoggia così deve aver valore per lui. Una volta che i dread sono liberi di muoversi senza quella bandana, ecco che Nobu li va a raccogliere nelle sue grandi mani per poi avvolgerli alla nuca con l’elastico in una coda che li lascia penzolanti e sospesi, con le punte che si aprono quasi a ventaglio. < Che diammine mi chiedi consigli in vestiario se poi metti ste cose di testa tua che non ci azzeccano nulla! > cercherebbe pure di tirargli uno scappellotto proprio piano a rimprovera, un po' con fare quasi fraterno, come se Nobu fosse il fratello maggiore appunto di Ekko e forse si può definire quasi così il loro rapporto? Infondo lui gli ha procurato un lavoro, lui lo sta tirando in mezzo con le ricerche e viene sempre da lui per consigli vari. Si allontana infine, giusto per afferrare la sigaretta dalle labbra e spegnerla nel posacenere, per poi entrare nel locale. < Un tavolo per due. > Con quella mole muscolosa, si fa largo lungo il marciapiede, proseguendo tra la gente, dentro quel via vai continuo del meriggio. Espressione pacata, racchiusa in quella compassata chiarezza, definita da tratti mascolini, maturi, lasciando che l'adolescenza resti un elemento soltanto anagrafico, evanescente pure dalla mancanza di peluria superficiale sulla faccia. Tratti più che duri, robusti, occhi blu densi a caricare il suo sguardo nell'incarnato bronzeo e fondente, diviso in due nel centro da un naso sì spesso, ma dall'estremità aquilina, mentre la bocca carnosa e pronunciata si agghinda di un piercing a cerchietto sul labbro inferiore, così come altri due orecchini ai lobi, squadrati, metallici, riluccicano di tanto in tanto ai raggi del sole che splende in quella giornata. < Ehylà! Sono contento anch'io di vederti, Broh. > subito goliardico al rimprovero dello Stilista Sensei, classico esordio da puntata di 'Ma come ti Vesti'. < D'accordo, capo. > annuisce appena, facendo per sfilarsi i guanti ninja dalle mani, mentre anche il coprifronte gli viene rimosso, recuperandolo con una certa noncuranza. I capelli profumano, simbolo che si è lavato abbastana di recente, emanando una fragranza di oli di fiori, ed in prevalenza di Amla. < Chiedo scusa. Dovrei trovare un altro modo per portare il coprifronte. O forse, non dovrei portarlo proprio... > meditabondo, che tanto i tempi sono cambiati ormai, e non sembra essere più una prerogativa o priorità, quella di vestire l'effige di un villaggio. < I guanti però li porto se mi capita di dover combattere con gente con le armi. > unica giustificazione razionale, quella che utilizza per motivare il perché di quegli oggetti con sé. < Purtroppo, si incontra troppo spesso gente strana e con dei problemi... > tipo ad un centro commerciale, per esempio. < Come stai? > lo adocchia, pensieroso. Non nasconde una certa premura nei riguardi dell'altro, per le questioni di cuore che lo turbano. < Eri con la ragazza ananas, prima? > domandina fatta in modo più ironico e spiritoso, ma anche tattico, per capire che aria tiri. Non è il tipo che fa troppe domande dirette, specie sulle questioni personali; è comunque un ninja, ed indagare per lui si traduce più volte col seguire delle piste in modo accorto e non sempre lineari. Si affaccia nel locale, attendendo che, dopo la richiesta del tavolo, siano fatti accomodare.
[chakra off][Tasca Portaoggetti: flash bombx1, fumogeni set x1, tonico hp/ckr] Ci rimane un attimo perplesso quando gli parla di tizi armati. < Di che tipo di armi stiamo parlando? Hai trovato rogne? > gli chiede curioso, pensando ovviamente all’informazione che non gli ha dato ma che ha comunicato solo a Shiroi Cho perché sta facendo così: si sta fidando delle persone da tirare in mezzo ma a ognuno di loro ha dato un tassello diverso. È un agente della Shinsengumi infondo, non può essere sprovveduto. Si siede al tavolo indicatogli , mettendosi come l’altra volta a un estremità opposta rispetto a Ekko. Allarga le braccia sullo schienale della panchina, buttando il capo all’indietro, guardando il soffitto mentre si rilassa ad ampi respiri. Tempo neanche di respirare, di rilassarsi che arriva la cameriera dell’altra volta che lo saluta come un agente appunto. < Un caffè amaro, nero per me, per te Ekko? > Gli chiede voltandosi verso l’altro ragazzone che sta facendo di sicuro una migliore impressione rispetto all’ultima volta con la lavoratrice. Aspetterebbe che questa se ne andasse appunto per riprendere la loro conversazione. < No, non ero con Saigo, perché? Anche l’ultima volta sembravi voler implicare qualcosa… > gli chiede curioso quando i due in realtà sono solo colleghi, non hanno stretto praticamente nulla, non hanno avuto modo di parlare. Inoltre Saigo non conosce Nobu e neanche Ryota, non capisce come possa provare qualcosa per la Manami quando manca il prerequisito base per le relazioni con lui o affinchè si innamori lui stesso di qualcuno o qualcuna. < Ero con la tizia che ho rimorchiato al Cloud Nine quella sera con te. La sto provando a frequentare. > gli risponde, buttandosi giù su quella panchina, atterrando con la spalla destra contro la parte del cuscino. Chiude gli occhi, voltandosi con la schiena, rimanendo supino a fissare il soffitto. Il poco sonno lo rende più scorbutico del solito, più pensieroso in realtà e tutte quelle domande alla quale non ha risposta lo tormentano non appena ha un po' di pace dei sensi, occhi chiusi o brusio rilassante di sottofondo che sia. < Di che mi dovevi parlare Ekko? >va al sodo, senza girarci troppo in giro. Scrolla appena le spalle, quando avverte la domanda altrui. < Beh. Sono di parecchi tipi. Dalle tradizionali, tipo spade, kunai, e via discorrendo... > rimane sul vago. < ... A delle Giare con dentro la sabbia. > riferimento che pare un'allusione specifica. < Ci crederesti mai che c'è qualcuno che va in giro con una grossa zampogna che porta della sabbia? Cose incredibili. > la mette sullo scherzo, mantenendo un certo assetto di leggerezza. Prosegue, nel frattempo, dentro il locale, seguendo Nobu e facendo per sedersi al tavolo che viene loro messo a disposizione. Faccia a faccia, occupa una postazione frotnale rispetto allo Shinsengumi. < Facciamo pure due, grazie. > del resto, quello è l'orario giusto per un bel coffee break. < Ah no? > alla risposta sul fatto che non fosse con la Manami. < Beh, dai. Ti ha sniffato peggio di una striscia di polvere bianca. Un altro po' perdevi la cromatura e ci faceva i baffi neri sopra la bocca. > commenta con umorismo, di fatto si fa pure una grossa risata dopo. < AH-AH-AH! > umetta le labbra, chiude le palpebre, strizza i connotati. < Mh? Vero? > abbastanza sorpreso della scelta altrui. < Solitamente mi faccio i fatti miei, ma tu sei come un fratello per me, e mi sento di dirti che non ti ci vedo troppo. > sospira profondamente, il tono è sincero nei suoi confronti, di quella semplicità che capisci di chi lo stia dicendo con apertura del cuore. Non si dilunga ulteriormente, tuttavia, lasciando soltanto poche frasi a comporre il discorso. Lo segue mettersi giù, con quell'aria piuttosto provata. Gli dispiace, dalla faccia si può notare l'apprensione nei riguardi altrui: eppure, non si immischia, non si fa opprimente, in qualche modo gli fa sapere che c'è, da quegli interessamenti, quelle volte che cerca di coinvolgerlo. < Ho parlato con quel Kamichi, lì, della tua squadra. > quando gli domanda di cosa lo dovesse ragguagliare. < M'ha parlato di strane idee che c'ha lui, che non capisco se provengano da lui, o è una cosa che gli ispira la vostra organizzazione. > all'organo governativo. < Sta facendo delle ricerche sui tizi del passato. E' convinto che se li trova, lo aiuteranno a salvaguardare la pace nel villaggio. > sfarfallio di ciglia. < Tu non mi sei sembrato proprio dello stesso parere. Visto e considerato che mi avete detto di sospettare proprio di questi individui. > asserisce, perciò, quello che è il suo primo punto di domanda.
[Chk Off] < Ah si, me l’ha anche detto. Non so che pensare a riguardo in realtà. Non la prendo troppo seriamente: siamo colleghi. Oltre al lavoro abbiamo poco o nulla da spartire e inoltre… non so se sto già cercando altro. > è un normale rapporto lavorativo quello tra Nobu e Saigo, il massimo che è successo sono stati loro due che si sono visti in costume e lui che l’ha riaccompagnata a casa perché ubriaca, lasciandola lì non appena fosse al sicuro dentro le sue mura domestiche, tornandosene alla propria immediatamente visto che il giorno dopo di sicuro l’addestramento non aspettava lui e i suoi comodi. Si rialza quando la cameriera arriva a portargli i caffè, contraendo l’addome, facendo un classico sit up per tornare eretto. Ascolta quell’altro che ha da dirgli, come lui lo reputa in qualche maniera importante nella sua vita, come si sta preoccupando per lui. Ah ekko, se solo vedessi davvero Nobu per quello che è, davvero lo considereresti tuo fratello? Per un paio di consigli sui vestiti, per consigli con le donne, per avergli dato un lavoro e perché sta continuando a dargli la strada per crescere e affermarsi. Forse è un buon amico in quello che sta facendo se non fosse circostanziale. Non risponde a quell’affermazione, non sa come rispondere e i sensi di colpa leggermente lo attanagliano. Lui indossava una maschera per nascondere quel suo carattere rabbioso e da mastino, ma così come con Nene, aveva imparato a sentirsi sbagliato quando quelle persone che gli stanno vicino si affezionano alla maschera, a un Nobu fittizio e inesistente che indossa. Sbuffa quando sente parlare di Kamichi di nuovo , scuotendo il capo < che ha combinato questa volta? Ha promesso a una anziana che la Shinsengumi le andrà a recuperare il gattino che si è arrampicato sul tetto tramite il tubo della grondaia? > gli chiede un attimo stralunato, roteando gli occhi all’interno delle orbite oculari appunto. Afferra la tazzina di caffè dal ricciolo con indice e medio per poi portarselo alle labbra e buttare giù il contenuto, amaro. Era un po' un trovare il piacere in quelle note dolorose, come se fosse un allenamento a farsi piacere i dispiacer della vita per rimanerci meno male. < Io sono dell’idea che i ninja del passato debbano essere portati alla giustizia per i loro crimini contro l’umanità. La guerra non sarebbe mai stata persa se tra di loro non ne avessero iniziata una quando sapevano del Dio. > Gli spiega, in maniera apparentemente calma mentre riappoggia la tazzina sul piatto bianco di ceramica. < Non c’è mai stato un condono dei reati e ti dirò di più: i varchi sono apparsi dal momento che sono tornati gli ex ninja. Tieni d’occhio Kamichi, gli farò assegnare anche io un paio di agenti che lo seguano, non mi fido di lui. > Ascolta il racconto del sunese, riguardo il rapporto con la Manami. < Capisco. > con una certa pacatezza, non insiste, l'indecisione altrui lo lascia in guardia, tenendolo sull'attenti, come se possa percepire che l'altro magari avvertisse del fastidio a quella possibile ingerenza, non tanto dello stesso Bronzo della Nuvola, quanto più perché la sua mente, ed i suoi sentimenti, sono legati ed ancora trattenuti al passato con la Doku, che ogni interferenza possa essere un'offesa, una sorta di tradimento, sia che fosse propria, che magari compiuta da altri. Ringrazia la cameriera che li serve, magari se è una bella donzella le adocchierà pure il posteriore, nonostante qualunque didietro sembrerà poca roba in confronto alle leggendarie Hokiappe della ex Decima. < AH-AH-AH! > ridacchia sentendo lo sbuffo di Nobu su Kamichi, circa le promesse epiche del biondo di salvare gattini. < Sarebbe stato meglio, guarda. > restando divertito, nel mentre si pronuncia. Ascolta la posizione che prende lo Hyuuga, restando equilibrato, in quella neutralità analitica con cui immagazzina le informazioni ricevute. < E dimmi una cosa: come mai Sango Ishiba è con voi? > l'ha fatta davvero, quella domanda. I suoi sentimenti per lei non c'entrano nella sua cinica e spietata ricerca della verità. E' nel mezzo, sempre, e questo è tanto un bene quanto un male. Infatti, seppure sia affezionato a quella che potrebbe essere la maschera dell'agente del governo, seppure gli abbia detto di avvertirlo, e di preoccuparsi per lui quasi fosse un fratello, non avrebbe scrupoli ad affrontarlo, se dovesse trovarsi nella situazione in cui un duello sarebbe richiesto. La libertà di scegliere, spesso è anche una caratteristica senza cuore. < Ad ogni modo, ho cercato di fargli capire che non serve a niente. > rimanendo sul leggero, perché lui è così, un bestione grande e grosso, che le cose pure pesanti le prende con serenità, una calma disturbante quanto inquietante. Un po' un ossimoro, a vederlo. < Lo dobbiamo portare un po' a farsi la bocca con qualcosa di più serio. Gli ho detto che ci dobbiamo fare un giro al quartiere notturno e vedersi con delle signorine, che fanno delle magie niente male. > umoristico. < Ha creduto che fossero Kunoichi che usassero tecniche.... Gli ho lasciato credere si tratti di un allenamento speciale! AH-AH-AH!! > ridendo di tutto gusto all'ingenuità del Kokketsu, e quella proposta. < Non immagino come sia se lo si fa sballare. Secondo me diventa uno spettacolo. Può essere che si trovi pure simpatico! > ipotizza comicamente. Dopo, si fa un po' più serio. < Quindi credete che lo scongelamento dei cristalli che teneva racchiusi questi vecchi ninja, abbia a che fare con le faglie. > sembra dedurre. < Terrò d'occhio pure il biondo. Non che non mi fidi, ma penso che possa mettersi nei guai per la sua testaccia. Da come ho capito, non mi sorprenderei di vederlo andare a caccia delle Faglie, se iniziasse a pensare che il loro potere possa aiutarlo nel suo ideale di paladino della giustizia. > è il vero dilemma che c'ha il Titano d'ambra. < Di quel Saisashi, di cui mi avete accennato. > lo fissa. < State ancora cercando informazioni su di lui? > chiede, prima di continuare. Si dedica al caffè, durante quella pausa.
[Chk Off]
Giocata del 23/04/2021 dalle 22:18 alle 22:38 nella chat "Centro di Kagegakure"
Risponde alzando le braccia insieme alla spalle a quel quesito. < Non ne ho la più pallida idea, non sono io l’esaminatore, non spetta a me decretare chi entra o chi no. Posso solo esprimere opinioni personali. > Finisce il caffè, bagnandosi di nuovo quelle labbra e quella lingua. Lo ascolta in quello che ha che dire o meglio da domandare, simile a un interrogatorio al contrario, al punto da far appoggiare le mani contro il tavolo, spingersi su ed alzarsi in piedi. Allunga una delle due nel portamonete a tirare fuori quello che deve per il caffè. < Forse dovresti chiederglielo te dato che ci sei in intimità, così come tutte queste domande. > gli risponde, rientrando in quello che è il suo ruolo da Shinsengumi, proteggendo le informazioni riservate. Non gli ha detto troppo in realtà, ha lasciato la talpa nell’orecchio con lui, così come con altri. Ha una mappa in testa di chi sa cosa da lui e appunto è come una ragnatela tessuta in maniera tale da riconoscere da che lato dovesse prendere una preda o meno in base a quali informazioni trapelano. Non gli importa troppo di Kamichi, così come non gli importa in realtà di Sango. Sono membri che sono stati assegnati alla stessa squadra, appartengono alla stessa corporazione ma non li definisce neanche colleghi. L’unica che ora come ora può definire come tale è Saigo, forse, non è detto. Ne aveva un'altra un tempo, la Doku, difficile definirsi ora anche solo come tali, due sconosciuti che si sono avvicinati attorno a una menzogna. < Scusami ma non ho intenzione di fare l’amicone con Kamichi. Per Saisashi fai riferimento a Saigo, non è un bersaglio che sto seguendo. > si sposta appena rimettendosi sul corridoio. La mano torna in tasca ma sta volta ad afferrare una delle sigarette e l’accendino, pronto ad accendersela se non fosse che è all’interno di un luogo chiuso e non vuole asfissiare tutti con il fumo nocivo. < Ah Ekko, per il futuro se è per così poco mandami un messaggio. Pensavo fosse chiaro che siamo pieni di lavoro. Inoltre sono informazioni classificate, meglio avere sempre discrezione. > termina così quel consiglio da agente scelto. Saisashi lui non sa neanche chi sia infondo e Kamichi, beh ha già pisciato fuori dal vaso parecchie volte, forse è il caso di farlo seguire anche lui. Se ne tornerà quindi alla sede centrale per fare rapporto per poi tornare a casa, salutando Ekko con un cenno con la mano prima di uscire fuori e incamminarsi, accendendosi solo ora quella sigaretta.[End] Mantiene lo sguardo su Nobu. Interrogativo. Aria meditabonda sui connotati scuri. < Capisco. > riguardo la replica ricevuta, senza indugiare oltre nel domandare. < Probabilmente sì. Lo farò > sentenzia successivamente, molto pragmatico, valutando e facendo per tenere in considerazione il parere dell'agente. < Non chiedevo tu facessi l'amicone con lui. > riguardo a Kamichi, ed anche lì, accogliendo perciò le parole dell'interlocutore, mantenendosi pensieroso, soppesando quello che sono le reazioni altrui. < Allora, cercherò lei, eventualmente. > sulla specifica riguardo a Saisashi, ovvero di doversi rivolgere alla Manami. < Non credevo di dover fare queste distinzioni. Comunque, va bene. Buono a sapersi. > circa l'incarico, di dover conferire con determinati punti di riferimento. < Mh? > sulla storia del messaggio, resta un po' interdetto. < Ah. > sfarfallio di ciglia, aria attonita, apprendendo quella considerazione che gli viene riferita. < Per questo ti ho chiesto un incontro. Lasciare tracce via telefono con messaggi, non so se sia sicuro o meno. Ho preferito parlartene di persona proprio per discrezione... > spiega lui, dal proprio punto di vista. < ... comunque sia, il lavoro me l'avete dato voi, se preferisci e credi che sia altrettanto sicuro questo modo qui, va bene, agirò secondo le tue indicazioni. > rimettendosi per cui al consiglio altrui, non del tutto convinto, ma senza possibilità di obiettare, dato che l'incarico glielo hanno assegnato loro stessi. < Allora, ci aggiorniamo. > facendo perciò per alzarsi, sistemandosi il vestiario. Uno sguardo ulteriore a Nobu, ricambiando il saluto in maniera informale, per poi uscire dal locale. Di lì a poco, si inoltrerà per le vie della città, disperdendosi. (//END)