strani figuri
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Giocata del 17/04/2021 dalle 14:10 alle 16:29 nella chat "Bazaar"
[Piccolo spiazzo] Zambato. Zambato. Solo un obiettivo, solo una parola che la muove e la spinge ad indossare la divisa in quel luogo, in mezzo alle bancarelle, ai mercanti che urlano e fanno le loro offerte, tra spezie e gioielli è alla ricerca di un fabbro. Indossa la divisa della shinsengumi, quella informale che di suo quindi è composta solo da una semplice giacca nera. Nel suo caso la giacca è l’unico strato a coprire il suo corpo, almeno nella parte superiore. Chiusa al centro dell’addome, all’altezza della bocca dello stomaco lasciando quindi il resto della pelle esposta. Una pancia che si mostra candida ed estremamente piatta, il seno appena accennato grazie allo scollo così formato dalla giacca della divisa, al braccio la fascia che la identifica grazie al colore come agente scelto mentre all’altezza del cuore il kanji di fedeltà, simbolo di quel corpo militare scelto direttamente dal consiglio. I capelli sono sciolti, lunghi e dai toni rosa ondeggiano sulle sue spalle e lungo la sua schiena, arrivando a lambire i pantaloni a vita media eleganti che indossa. Scendono dritti a sigaretta quasi ed esaltano il suo fisico, allungandola otticamente, slanciandola. Non c’è trucco su quel volto quindi molto pulito, apparentemente indifeso seppur serio. Gli occhi rossi indagano attenti ciò che il mondo ha da offrire intorno a lei, alla ricerca di qualche fabbro, di qualcuno che possa aiutarla con la sua indagine, deve fare carriera quindi deve muoversi. Proprio nel mezzo della ricerca un pensiero passeggero le giunge, estrae il telefono e lo sblocca fermano i suoi passi e quegli anfibi smaltati di bianco proprio al centro del piccolo spiazzo terroso formato dalle bancarelle. Immobile fisse per un attimo quel numero, lui la sta evitando da tanto tempo ormai, ci sono mille domande e mille ferite che vengono a galla mentre fissa la chat vuota e poi sospira. Si tratta solo di lavoro. Gli occhi abbassati sullo schermo che si riflette in quel viso candido mentre le mani vanno veloci a digitare un messaggio, freddo, distaccato il più possibile per non lasciar intravedere il tumulto di sentimenti che prova ma soprattutto per non permettere agli stessi di disturbarla mentre sta lavorando. In molti l’additano, lei è appena stata trasmessa su ogni singolo schermo di Kagegakure, il messaggio inviato insieme a Nobu è stato rilanciato così tante volte da averla resa famosa, seppur in maniera passeggera, sa già che tra non molto verrà nuovamente dimenticata. Non che qualcuno si avvicini per parlarle, è un agente scelto ed ha fatto un annuncio ufficiale, nessuno sembra sognarsi di avvicinarla per disturbare. Non è diventata l’idolo del popolo o cose simili, è solo il volto di una caccia alle streghe ancora silenziosa e nascosta [divisa informale] [Piccolo Spiazzo] In mezzo al marasma del Bazaar, tra la confusione delle bancarelle e delle tende dei mercanti, in mezzo alle urla di chi cerca di vendere gli articoli piú disparati - tra cui sicuramente anche qualche signora che si é dimenticata i limoni - c'é un piccolo spiazzo dove ci si puó permettere di respirare leggermente di piú e di non dover necessariamente fare a botte con la calca per avere anche solo un grammo di ossigeno a disposizione. Ed é proprio in quello spiazzo, dove anche Saigo si trova, che un ragazzo alto e secco fa la sua comparsa. Ha capelli neri che, se lasciati cadere sulle spalle, probabilmente sarebbero abbastanza lunghi: il fatto che siano incredibilmente ispidi, peró, li porta ad andare un po' in tutte le direzioni senza alcuna vera regola, come se avessero stabilito la loro predominanza sul cuoio capelluto del ragazzo. Ha occhi di un verde chiaro, quasi pallido, dalla forma allungata e dalle palpebre costantemente assottigliate, a metá tra l'annoiato ed il corrucciato. Il fatto che non sorrida contribuisce ovviamente a dargli l'aria di qualcuo che non si sveglia dal lato giusto del letto da un bel pezzo. É alto solo leggermente piú della media, ma il fatto di essere secco come uno stecco lo slancia ancora di piú, facendolo apparire piú alto di quanto non sia veramente (sicuramente complici anche i capelli in tutto ció), e questo nonostante i vestiti che porta addosso, che sono indubbiamente larghi e comodi, forse non esattamente adatti ad una giornata soleggiata come questa. Indossa infatti una giacca sportiva nera e azzurra, piú grande di almeno un paio di taglie di quanto non dovrebbe essere, chiusa sul davanti con una zip che parte praticamente da sotto il suo mento, quasi coprendone le labbra, piú un paio di pantaloni a tre quarti del medesimo colore, terminando con dei semplici sandali neri, che forse poco accocchiano con il resto del vestiario, ma la comoditá prima di tutto a quanto pare. Avanza percorrendo il perimetro delimitato dalle varie bancarelle, difficile dire se con un intento preciso a parte quello di girovagare per il mercato alla ricerca di qualcosa di interessante. Lo sguardo affilato, infatti, rimbalza un po' ovunque mentre cammina: bancarelle di frutta, cibo, spezie e anche armi sembrano tutte quante attirare la sua attenzione, eppure non si sofferma per piú di qualche istante su nessuna di esse. Forse é anche per quello che, nel camminare, non riconosce la figura di Saigo dall' annuncio che l'ha resa un volto, se non noto, perlomeno riconoscibile per gli abitanti di Kagegakure. [Piccolo spiazzo] Oh ma guarda un po’, nessuna risposta. Fissa il telefono in attesa di un segnale di vita poi sospira. Doveva aspettarselo, chissà perché la sua mente le suggerisce di aver sbagliato tutto. Non succede mai. Ripone il cellulare all’interno delle tasche dei pantaloni e si volta verso la folla, cercando di dare uno sguardo generico lì intorno alla ricerca sempre di qualche fabbro. Così dovrebbe notare quel ragazzo appena più alto della media, lo fissa per qualche istante cercando di calcolarne l’altezza e quindi capire se rientra nel range dei probabili terroristi come ama definirli lei. Lo osserva quel tanto che le serve per far funzionare il suo cervellino e poi sorride. Il telefono nella tasca suona. Sospira appena e lo estrae, pazzesco. Legge quel messaggio. Niente di utile. Sta per rimetterlo in tasca, per non degnarli nemmeno una risposta e poi la promessa le torna in mente. Non deve più farlo. Eccola quindi digitare velocemente delle parole per poi riporre davvero quell’oggetto. Si avvicinerebbe dunque al ragazzo, troppo vestito per quelle temperature e per il sole che batte sulle loro teste, alto il giusto e insomma sospetto. Gentilissima andrebbe solo a mostrare il suo miglior sorriso, falsa. Non ha intenzione di allertarlo o fargli mangiare la voglia <buongiorno> saluta inchinando appena il capo, solo un cenno della sua testa che la porta a muovere i ciuffi rosi, lasciare che danzino intorno al volto pallido <posso aiutare?> si è distaccato dalla folla, potrebbe davvero passare solo per una della shinsengumi che con quella vena eroica da loro condivisa si preoccupa per la preoccupazione. La destra che si mostra mentre andrebbe solo spostarsi un ciuffo dietro l’orecchio, gentile lo sguardo che si posa sullo sconosciuto, segretamente lo analizzerebbe, alla ricerca di armi o di sigilli. Mentre lei compie solo quel gesto sottilmente mette in mostra la fascia sul braccio, il suo ruolo, come se sottintendesse quanto poco saggio sarebbe ignorarla, subdola. [Piccolo Spiazzo] In effetti, una persona normale avrebbe indubbiamente troppo caldo sotto quella giacca, decisamente troppo grande e pesante per il clima attuale, senza contare il fatto che sembra essere fatta apposta per nascondere qualcosa. Non che lui se ne preoccupi particolarmente, dato che non ha nulla da nascondere ed é pericoloso tanto quanto uno qualsiasi dei passanti presenti in questo momento nel bazaar. Probabilmente é per questo motivo che, quando Saigo si avvicina, alza entrambe le sopracciglia con aria sorpresa. Diciamo "aria sorpresa", ma la realtá é che letteralmente muove solo le sopracciglia piú in alto: non le inclina, non le corruga, non le arriccia. Non fa niente che possa veramente dar segno della sua capacitá di produrre espressioni facciali diverse dalla #restingbitchface. Di fronte ad una bancarella, nel voltarsi esegue letteralmente solo il movimento di rotazione della vita e delle gambe, mantenendo le mani all' interno delle tasche e la bocca semicoperta dalla giacca. Tuttavia, non ci impiega piú di un istante ad andare a rispondere verso la ragazza, dovendo necessariamente abbassare leggermente il capo per poterla guardare negli occhi. < A lei, agente. > Risponde cosí al saluto, con la massima tranquillitá, mentre squadra la Genin da capo a piedi, la voce leggermente mascherata dalla giacca che lo fa quasi suonare imbavagliato. Insomma, se sta cercando di far qualcosa per -non- sembrare un terrorista... non é molto evidente. < La ringrazio, ma sto solo dando un' occhiata alle bancarelle sperando di trovare qualcosa che stuzzichi l' appetito. > Una breve pausa in cui le sopracciglia tornano alla loro posizione naturale. < Ma se ha qualche consiglio in merito, sono tutto orecchie. > Il tono é abbastanza piatto mentre parla, ma le parole che pronuncia trasmettono tutto tranne ostilitá: é uno strano contrasto, in effetti. [Piccolo spiazzo] Potrebbe fidarsi dell’aspetto altrui o del suo tono, mentre si lascia squadrare continua ad osservarlo, indecisa su come effettivamente dovrebbe interpretare tutto questo, Il suo non verbale le comunica informazioni del tutto differenti dalla comunicazione verbale, potrebbe solo essere un attore ancora agli inizi, qualcuno che sta cercando di mascherare le proprie intenzioni o potrebbe essere solo un pazzo qualunque. Continua a sorridere gentile andando ad osservarlo quindi gentile, ascolta quelle parole per poi ridacchiare appena andando a mostrarsi decisamente più affabile di quanto la divisa potrebbe suggerire <temo che i miei gusti in fatto di cibo siano pessimi> lo sa. Questo è un dettaglio chiaro considerando che mangia solo gelato e pollo fritto, bevendo decisamente più alcool di quanto dovrebbe <mi chiedo allora se possa essere io a ricevere una mano> ammette a questo punto per portare avanti la conversazione. Cercherebbe di cogliere in lui ogni dettaglio mentre il telefono suona nuovamente. Non si lascia distrarre però da quella notifica che adesso verrà ignorata. Ha un piccolo dubbio da togliersi quindi semplicemente meglio andare ad indagare con tatto <cercavo una zambato> ammette lei. Pronuncia con estrema calma quelle parole, cercando poi di osservarlo per cogliere qualche eventuale segnale su quel volto, agitazione, paura, qualsiasi indizio possa essere ricondotto a questi sentimenti <c’è un fabbro in zona?> domanda senza perderlo di vista. Oh sì ha più o meno presente dove si troveranno le bancarelle di ciò che cerca, seppur non con precisione ma potrebbe arrivarci da sola eppure fingendosi ingenua chiede aiuto. Chissà se questa piccola recita la porterà effettivamente da qualche parte [Piccolo Spiazzo] Attore? Terrorista che tenta di depistare? Pericolo pubblico che non vuole farsi riconoscere? No, é solo squinternato. Dopotutto, solo uno squinternato andrebbe in giro con addosso un vestiario del genere con il caldo che fa. Forse é freddo non solo nell' animo ma anche in corpo, va a sapere. O forse non é per niente freddo, é solo fuori come un balcone. < Beh, i gusti sono roba personale, non mi permetto di giudicare. > Pure educato oltre che fuori. Ottimo, bella combinazione. Nel dire ció tira fuori entrambe le mani dalle tasche, mostrandole per la prima volta da quando la ragazza si é avvicinata, alzandole come a voler mostrare la propria ritrosia a criticare i gusti personali altrui. Mani vuote, esattamente come le tasche. Gli unici segni distintivi sono una serie di anelli che porta sulle dita, tra cui spiccano quelli che porta ad entrambi i pollici. Tutto puramente decorativo, chiaramente. < Se posso, volentieri. > Ecco, troppo educato. Decisamente troppo. Gatta ci cova. Forse. < Hm... > Mugugna, sempre da dietro il bavero chiuso della giacca, quando l'agente della Shinsengumi spiega la natura della propria ricerca. < Una zambato... non é una di quelle spade giganti? > Chiede, portandosi la mancina al capo, sopra la fronte, e grattandosi con indice e medio mentre la destra ritorna all' interno della tasca. < Dovrebbe essercene piú di uno, ma che io sappia di solito qui hanno solo le bancarelle. Le officine vere e proprie sono ai bordi dei bazaar, altrimenti qui andrebbe tutto a fuoco in due secondi... > La mancina si abbassa, tornando anch' essa all' interno della rispettiva tasca. < Se serve le posso far vedere dove sono le bancarelle. Tanto non sono molto lontane. > Continua, sempre utilizzando quel tono stranamente piatto. [Piccolo spiazzo] Lo osserva in ogni suo gesto, andando persino a fare un lievissimo passo indietro, arretrando con la gamba destra che striscia sul terreno, quando lui va a tirare fuori le mani, un gesto, pronta a scattare. Lei è all’erta, fa molto attenzione a quello che dice o fa ma pian piano si convince che forse sono tutte sue paranoie. Certo è strano ma di strani ne conosce fin troppi, non ha reagito in alcun modo a quell’informazione. Nella sua testa lui inizia a non rispettare lo stereotipo che si è costruita ma non le basta così tanto <proprio quella> ammette a sua volta. Lo sguardo si abbassa appena, mentre sembra quasi andare a studiarlo ancora una volta. Cerca le sue scarpe, come per assicurarsi che non siano le comuni sneakers, che siano un altro tipo. Tutti indizi su cui silenziosamente e nascosta si focalizza, rialzerebbe dunque lo sguardo mascherato da un cenno di assenso del capo, come se fosse parte della risposta a quell’offerta. Attenta, studia ogni singola mossa come se si trovasse su una scacchiera<mi faccia pure strada> le fa strano dare del lei. Deve essere perfetta, non deve far sfigurare la Shinsengumi. Attenderebbe dunque un suo cenno, un suo passo prima di seguirlo, stando attenta a stargli alle spalle almeno all’inizio. Ciò che farebbe, Se fosse riuscita ad arrivare fin qui, sarebbe solo estrarre il cellulare e andare a scattare4 una foto di quelle impronte lasciate da lui, per poi cercare più avanti di confrontarle a quelle trovate fuori da Kagegakure. Ad ogni suo movimento quella fresca massa di capelli rosa riflette i raggi del sole, donandole colore maggiore, danzando elegantemente intorno al suo volto affusolato e sempre così perfettamente educato e sorridente. Ciò che nasconde dentro è in pieno contrasto con quell’angelico aspetto [Piccolo Spiazzo] La mancina esce nuovamente fuori dalla tasca, questa volta per andare a grattare la punta del naso con aria noncurante, tuttavia é impossibile non notare quando l'altra arretra leggermente nel momento in cui lui mostra le mani per la prima volta. < Giuro che non ho armi o altro addosso... anche perché non penso costituirei un pericolo per nessuno. > E, nel dire ció, con un gesto tranquillo, va ad aprire la zip della giacca nella sua interezza, allargandola e mostrando come al di sotto della stessa non abbia assolutamente nulla se non una maglietta bianca che gli copre buona parte del corpo, lunga sino alle cosce ma si spera almeno a maniche corte, ed una bocca che, esattamente come il resto del viso, non sembra mostrare alcun tipo di emozione. Aperta la giacca, si puó constatare facilmente come abbia il fisico di un lanciatore di fazzoletti professionista, veramente secco come uno stecco. < Curioso peró. > Commenta, tirandosi su le maniche della giacca, un po' per nonchalance, un po' per far vedere che anche lí non nasconde nulla. < Mi sarei aspettato che un agente della Shinsengumi usasse armi meno... cospicue. > Ci si sarebbe potuti aspettare un commento sull' altezza o robe del genere, e invece si limita semplicemente a notare come un' arma del genere, in meno ad un agente che dovrebbe teoricamente manovrare in maniera, se non subdola, perlomeno celata, sarebbe effettivamente una visione abbastanza strana. Non si avvede peró del fatto che la ragazza rimane un passo dietro a lui mentre annuisce alla sua richiesta e si avvia verso la zona delle bancarelle dei fabbri, né tantomeno si accorge che l'altra sta facendo foto alle impronte che lascia in giro. Non che abbia da nascondere qualcosa, ovviamente. Semplicemente non ci fa caso. < Devono essere armi interessanti. In Accademia ci hanno fatto usare solamente kunai e shuriken per adesso. > Commenta, continuando a camminare e cercando di fare un minimo di conversazione. Sí, decisamente troppo educato per il suo stesso bene. Eccola quindi andare semplicemente a scattare quella foto, già che c’è quindi si limita a rispondere al messaggio brevemente esattamente come prima, per chiudere la conversazione e quindi andare semplicemente a concentrarsi sul lavoro. Dovrebbero dunque iniziare quella passeggiata mentre il ragazzo va a mostrare appena il fisico da cacciatore di fantasmi che si ritrova. Fortuna comunque che ci sia una maglietta bianca a proteggere il petto altrui oppure sarebbe stato decisamente più difficile mantenere i proprio propositi. Lo segue dunque mentre ascolta <non è propriamente per me, stiamo organizzando una sorpresa ad un collega> replica a sua volta. Kanpachi le usa le zambato? Che ne sa lei. Non le sembra comunque così improbabile quindi ci prova. Mente semplicemente come se nulla fosse, inventandosi una palla credibile anche per non insospettire la popolazione o addirittura uno di quei traditori potenziali terroristi. <chi devo ringraziare per la gentilezza?> domanda quindi chiedendo gentilmente il nome <io sono Saigo, agente scelto> si identifica per prima, come se fosse prassi, come se davvero lo stesse trattando come un qualsiasi cittadino, peccato che lei di solito nemmeno li osservi i comuni cittadini. Uno squillo poi la richiama all’ordine, come se qualcuno da qualsiasi altra parte stesse cercando di attirare l’attenzione. Si tratta solo di una sveglia, un piccolo stratagemma che usa da qualche tempo per sottrarsi alle conversazioni inutili in divisa che però oggi ha un duplice scopo. Potrà andare da sola dal fabbro e fare le vere domande, senza che lui lo sappia ma soprattutto senza attirare ulteriore attenzione. Si limiterebbe quindi ad un nuovo inchino verso il ragazzo <scusi pausa finita> sorride gentile. Deve allontanarsi, ormai è quasi certa di non trovarsi davanti ad uno di loro e ha l’impronta da confrontare, se dovesse essersi anche presentato avrebbe persino un nome oltre che ad una descrizione fisica [end] [Piccolo Spiazzo] < Oh, un regalo quindi? Dovreste impacchettarla come qualcosa di completamente diverso. Una volta mi hanno regalato quella che aveva tutta l'aria di essere una bicicletta... e invece alla fine era un mobile da montare. E non era nemmeno per me. > Fa spallucce e sospira, forse il primo vero segno di un qualche tipo di emozione dall' inizio della loro conversazione. La passeggiata non dura piú di qualche minuto, durante il quale é costretto a farsi strada tra la gente che affolla il bazaar come ogni giorno, sgusciando tra le persone e facendo un po' da guida del tour con quello spazzolone di capelli neri in testa al posto del classico ombrello in qualche colore fluo ipervisibile. < Reiji. Uh.. Allievo dell' Accademia? > Lo dice quasi piú come domanda che non come una vera e propria affermazione. Dopotutto, é l'unico vero titolo con cui si puó presentare, perché a parte quello non é che faccia poi molto altro. < E nessun problema, davvero, non c'é bisogno di alcun ringraziamento. > A guardare bene, ma molto, ma molto, ma molto, MA MOLTO bene... sembra quasi che gli angoli della bocca si siano leggermente alzati. Forse la sua idea di sorriso, forse uno spasmo muscolare, va a sapere. < Oh, certo, certo... beh, felice di esserle stato d'aiuto. Spero che la zambato piaccia al suo collega. > E, dicendo ció, tira fuori la mancina dalla tasca e, mentre l'altra si allontana, la saluta con un rapido cenno della mano, assolutamente ignaro di aver appena rischiato di passare per un terrorista. [end]