Alla luce del sole
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Giocata del 14/04/2021 dalle 15:13 alle 23:01 nella chat "Piazza Centrale [Kusa]"
[Fontana] Quella Kusa che anni orsono lo ha visto nascere, crescere e cadere è totalmente, inevitabilmente cambiata in modo drastico e netto lasciando poco e niente del fu villaggio dell'erba. Il vivo ricordo di quelle strade e di quei cerchi va in contrasto con l'unione davanti a se; non esiste più una suddivisione in classi sociali permettendo a ricchi e poveri di godere degli stessi quartieri e delle stesse comodità. Un piccolo passo avanti verso la comunione esemplare bramata dall'Otatsu, priva di qualsivoglia distinzione sociale, integrando chiunque al suo interno. Forse, dopo anni in cui il pessimo governo dell'Hasukage ha frantumato ogni singolo ideale, qualcosa si è smosso nella concezione primaria di popolo e il governo attuale sta provando a fare la differenza ma ancora il senso di accettazione è lontano, un miraggio agli occhi del genin che vede il proprio fato avvolto da una nube nera e oscura come l'ignoto. Qualcosa manca, la nuova vita ha molto da dare ma quello non è il suo tempo, non è l'esistenza che ha cominciato; un pesce fuor d'acqua la cui permanenza non può che essere sbagliata oltre ogni modo. Il volto si specchia sulla superficie della fontana lasciando che l'udito venga cullato dallo zampillare dell'acqua e permettendo a ricordi e pensieri di invadere la mente. Solo una certezza presenta questo rinnovato mondo ed è la presenza del rosso, unico caposaldo, purtroppo e per fortuna, della sua attuale esistenza. In tutto questo marasma di evento, un desiderio viene esaudito, permettendogli di ricominciare e andare avanti in quello che si rivela essere un lungo e tortuoso percorso il quale si sarebbe concluso con l'atto finale ed estremo del piano; un piano ben preciso e delineato nella sua mente, minuzioso nelle sue parti più insospettabili. Tutto è cominciato con il sangue e tutto sarebbe finito nel sangue. Il cerchio si chiude laddove ha avuto inizio. L'azzurro porta con se un semplice paio di calzari color del latte, larghi nella parte alta degli arti inferiori e un paio di sandali shinobistici come conclusione; una giaccia del medesimo colore ricopre il busto e gli arti superiori, chiusa fin poco sopra l'ombelico, tramite una cerniera, lasciando scoperto il petto e parte del ventre. Capelli azzurri, corti e scompigliati e per finire un pezzo di cranio, in particolare una mezza mandibola destra, ricopre il lato destro del viso dell'Otatsu lasciando intravedere, nei pressi della bocca, una misera porzione di cicatrice. [Zonzo] V'è una sfera luminosa e gialla che par splendere a piena facciata nell'alto empireo del loco di kusa, laddove il giovane dai biondi capelli pare muoversi quest'oggi in un camminare errante, senza meta dunque, privo d'interessi vari ed eventuali, esente per oggi dai compiti della shinsengumi che gli gravano sulle spalle, e dunque a passaggiere libero per le strade della sezione d'appartenenza del suo clan. Da ricorda, doverosamente, che ancora non si è deciso mica ad andare alla magione dei kokketsu, ne conosce la locazione e ne conosce le forme a grandi linee, ma per ora e per quanto gli riguarda, ha altre situazione da tenere a mente, e di queste altre, alcune sono di vitale importanza. Veste come suo solito con una giacca leggera, di tessuto traspirante, blu scuro nell'apparire agli occhi dei presenti, poggiata sulle di lui spalle senza infilarvici le braccia all'interno, che invece, sarebbero inserite nelle maniche lunghe di una camicia di lino, grigio scuro di tinta, adornata con una fantasia floreale tendente all'ocra. A richiamare il colore della giacca vi sarebbe il pantalone dello stesso colore, lungo sino a poco sopra le caviglie, dove sarebbe, infine, ripiegato in due piccoli risvoltini, tale da mostrare ambo le caviglie distaccarsi con quelle scarpe grigio scuro, traspiranti vista la stagione, di un classico modello mocassino. Come accessori, al solito, orecchino sul lobo destro, collana, e braccialetto in simil oro, più per bellezza che per appariscenza, sappiamo che per quanto riguarda il vestire sta seguendo quelle trasmissioni di moda su RealNinja, quindi qualcosa lo sta imparando. DOVEROSO sottolineare la presenza d'una spilla di colore giallo acceso, al petto, proprio in prossimità del cuore, al cui interno è visibile senza nessun problema il kanji riportante il significato della parola "Giustizia". Per ora resta abbastanza anonimo, se non per gli occhi vermiglio vispi e per quei biondi capelli lasciati liberi di svolazzare in giro. Nella mano destra porta con se proprio quel libro sui Kokketsu, violaceo nella copertina, quasi in simil pelle, riportante una fantasiosa stella pantagonale in materiale catarifrangente, tale da poter RISULTARE FASTIDIOSA per gli occhi dei presenti sfortunati che ne potrebbero incrociare il raggio di riflesso. Resta dunque a passeggiare, godendosi una bella giornata di sole al centro di Kusa, leggendo durante quel suo pomeriggio qualche pagina di quel libro, tranquillo ed immerso nella sua piccola conoscenza. [Fontana] Monetine brillano al di sotto della superficie di quel pozzo dei desideri cittadino. Curioso come, nonostante il progresso tecnologico, l'essere umano faccia ancora affidamento a simili fantasie, desiderare qualcosa buttando un oggetto semplice come una monetina; il tempo passa, il mondo si evolve ma gli antichi dogmi, le primarie usanze pregne di superstizioni permangono immutate e sempre presenti nella quotidianità. Lieve il sorriso che ne caratterizza il viso, uno smuoversi di labbra appena percettibile per rallegrarsi di un qualcosa di nullo e insignificante ma, contemporaneamente, necessario per assaporare la vita di un tempo strappatagli. L'arto destro viene smosso dalla sua posizione con la destrorsa ad insinuarsi nella tasca del pantalone tirando fuori una singola moneta la quale viene fatta girare tra le dita, tastata ed osservata prima che venga posizionata sopra il pollice e, con un solo movimento, lanciata all'interno della fontana. La guarda sprofondare fino a toccare il fondo pensando al proprio desiderio, pregando che si realizzi ma la credenza è poca e non è il tipo che insegue simili giochini dell'uomo. Un sospiro lungo per poi voltarsi cominciando a camminare, arto destro in avanti seguito dal sinistro, occhi rivolto sulla strada avanti a se con le cobalte iridi ad analizzare l'area circostante, seguendo persone, osservando edifici e negozi li presenti prima di venir accecato da un riflesso fastidioso. Una luce strana di provenienza ignota invade il campo visivo dell'Otatsu oscurandone la vista, appannandola così da impedirgli di vedere dove sta andando e, di conseguenza, impossibilitato ad evitare coloro che percorrono la sua stessa via in direzione opposta, tra questi vi è Kamichi, artefice e fautore di quella luce. Non lo scorge in tempo urtandolo inevitabilmente con la spalla sinistra prima di scostarsi di lato, capo rivolto verso il basso, deglutendo un boccone amaro per una simile disattenzione <Chiedo venia> schiarendo la voce <Si è fatto male?> domanda in totale assenza di preoccupazione per le condizioni altrui, solo un modo per non avere guai e grane da sconosciuti. Non conosce coloro che popolano l'odierna Kagegakure, possono essere normali come esaltati, non può rischiare così presto <Una luce mi ha accecato e non l'ho vista> dandogli del lei ma a conti fatti gli parla al maschile quando neanche sa se ha a che fare con un uomo od una donna. [Zonzo] Pare proprio che, ai giorni nostri, le persone vengano fatte incontrare sotto stretto volere del fato tramite urti ed incontri violenti, che siano loro delle corse o che siano appunto degli incidenti, una qualcosa di alquanto bislacco a dire il vero, ma che almeno, porta più persone a conoscersi. Cammina, anche lui distratto tra le altre cose, perso nella lettura di quel libro così importante per lui, un libro che appunto, riporta e richiama in toto le notizie principali e note pubblicamente alla realtà shinobica del tempo, su quello che per molti appare essere il clan degli immortali, il sangue nero dei Kokketsu. Qualcosa pare urtargli la mancina spalla, o forse il braccio, indifferente la zona precisa visto che da canto suo sentirà solo una figura camminare ed urtarlo di sana pianta, spostandolo, come da fisica insegna, verso destra, e spingendolo la spalla prima citata verso tergo. <Ma che cazz> esclama, sul momento, avvedendosi di come il semi parzialmente mascherato alla bocca, sia lì ad urtarlo <Nono> lo rincuora, con voce abbastanza calma <Tu piuttosto, tutto okay?> prende fiato, cercando a destra ed a manca quel libro, ovviamente caduto al suolo <è stata una bella botta> continua ancora, chinandosi, sulle gambe, non di troppo. il giusto appunto, quel tanto che basta per raggiungere con quelle sue dita il libro in simil pelle violacea, leggermente impolverato dalla caduta. <Ah> continua, girando il libro verso i suoi stessi occhi <Penso sia stata colpa mia a questo punto> continua ancora, prendendo fiato, ammiccando un sorriso quasi imbarazzato, da classico legale buono che si rispetti, voltando il libro verso la fontana, perpendicolare al riflesso solare <Bhe, si, mi sa proprio fossi io con quella luce> ridacchia, ovviamente, oscillante tra l'imbarazzato ed il divertito, gli spiace aver causato quell'impatto <Maledetta stella riflettente> da ovviamente la colpa a qualcun altro, e quando mai, lui mica può sbagliare qualche volta? <Ad ogni modo, mi spiace> fermo qualche secondo <Mi manca il tuo nome, come ti chiami?> sorridente, cercando di iniziare una quasi conoscenza col celeste di capelli. Un urto, dal canto suo, privo di violenza eccessiva ma solo e semplicemente un colpetto alla spalla. Non è in possesso di una forza tale da far male a qualcuno in maniera fisica e volgare come la peggiore delle scimmie, non ha mai votato la propria esistenza ad un simile espediente di difesa preferendo un approccio votato più allo sfruttamento delle arti ninja nel senso stretto della parola. Il tomo, ora poggiato sul terreno, è ciò che maggiormente attira l'attenzione del nostro le cui iridi, nel loro viaggio, si soffermano su esso inquadrandone l'aspetto, la conformazione, il colore e la stella rappresentata; dettagli piccoli presi singolarmente ma un qualcosa di grosso se messi insieme, abbastanza da incuriosirlo. L'apparenza, si sa, spesso e volentieri inganna e ciò che sembra un libro di natura controversa può rivelarsi un banalissimo racconto di avventura per ragazzi e bambini, d'altronde la società si è evoluta e ciò che un tempo avrebbe scatenato incubi e paura, adesso può soltanto far sorridere. Cobalte soffermate su esso cominciano ad innalzarsi per scrutare colui con cui ha intrecciato il cammino nella giornata odierna; un ragazzo biondo, molto giovane, forse più di lui, sempre grazie a quell'apparenza che avvolge ognuno <Si> secca è la risposta concessa mentre la destra massaggia lentamente la spalla offesa, un gesto istintivo che non denota un particolare dolore presente. Evita di parlare lasciando i commenti al proprio interlocutore, non ne ricambia il sorriso non trovando in esso una motivazione valida ma la spilla salta all'occhio quasi subito, il kanji della giustizia già avveduto altrove in altri esponenti di passaggio. Poco è il tempo impiegato per collegare quella visione alla Shinsegumi, una delle tante novità del nuovo tempo, una squadra speciale di Kagegakure; interessante ma nuovamente tace memorizzando quel dettaglio, utile, magari, in un prossimo futuro. Un'attenzione particolare, subito sviata nuovamente dal libro, merito dell'altro che riporta su di esso l'argomento e sulla colpa accreditata alla stella riflettente, inusuale ma non impossibile ne improbabile e la convinzione che si tratti di un libro per bambini aumenta di minuto in minuto <Che libro è?> sollevando la mancina per indicarne la copertina, la cosa più curiosa di quell'incontro <Può capitare, la prossima volta cammini a favore di luce> onde evitare di creare un nuovo incidente ovviamente. Questione delicata viene sollevata nel momento in cui la richiesta del nome viene fatta avanzare; un nome di un tempo oramai lontano, di un ragazzo appartenente ad un'epoca di cui ora non fa più parte. E' giusto usarlo ancora rendendo manifesta un'identità che non gli appartiene più? Davvero è chi dice di essere? Il primo di molti dubbi viene sollevato e scoperto con una facilità disarmante nel cuore dell'Otatsu <Mi chiami...> dire, non dire, dilemma etico, morale, mentale ed interiore affligge il genin e li l'influenza del rosso inizia a farsi sentire, la percepisce. A lui va imputato quell'Io che si è creato, quel carattere plasmato da vessazioni immonde <...RK> tralasciando il numero, per il momento <Lei invece è...?>. [Zonzo] L'azzurro di capelli pare proprio essere lì per lì per interessarsi al libro in questione, quello caduto al suolo, violaceo nella copertina e con quella stella riflettente, ora presente invece nelle salde mane del nostro giovane eroe della shinsengumi. Ricordiamo ancora una volta che il nostro kokketsu, quest'oggi, non è in servizio, non possiede l'uniforme, e con essa, non possiede neppure la spilla identificativa col kanji di "fedeltà" ma ne possiede una invece, riportante il kanji di "Giustizia". S'è alzato, è in piedi, eretto, statuario in quel suo modo di imporsi, decisamente doppio fisicamente per l'altezza che lo contraddistingue, sia chiaro, non è affatto grasso, ha semplicemente un pò di carne in più, e qualche centimetro in meno al giovane Ryoma. <Ora che ci penso, pure tu sei più alto di me> prende fiato <mh?> continua, osserva con gli occhi verso il basso richiamante così d'impeto il libresco agglomerato di fogli bianchi ed inchiostrati che le di lui grinfie serrano con bramosità. <Dici questo?> retorico, voltandolo leggermente col polso destro in direzione mancina rispetto al blu d'occhi, tanto da mostrare ancora una volta il riflesso del suddetto libro, questa volta però, senza dover inficiare la visibilità di qualcuno. <l'ho preso qualche tempo fa, l'ho praticamente finito io> continua <è un libro su di un clan particolare di Kusa> prende fiato, verso il giovane ryuoma, pseudo mascherato in ossa alla mandibola, come un vero spadaccino di chissà quale dimensione vuota, mostrandosi ora alla presenza del nostro eroe biondo, come al solito, sempre ben disposto di parlare con gente nuova. <I prescelti del sangue nero, i Kokketsu> gli rivela, senza troppi problemi, con un viso sorridente e sereno, alla fine è un dono che gli è stato fatto, un fardello, una tortura, una fortuna, quella sua mente non è abbastanza forte per poter pensare e reggere quei pensieri, e la maggior parte delle volte pare quasi aver resettato le pratiche inumane che gli sono state fatte. <Li conosci?> chiede, al giovane arrancar, ah no, al giovane ryoma, lapsus narrativo forse, chi può dirlo, ma la figura resterebbe come al solito quella del nuovo incontrato. <Rk?> prende fiato <Sicuro di star bene e che la botta non abbia avuto effetto? Che nome è Rk?> è davvero strano <HAHAHA> la prende sul ridere, non lo sta sfottendo o criticando, anzi, è ingenuamente divertito dalla rarità di quel nome. <Io sono Kamichi> prende fiato <E basta> come al solito, copyright per il e basta, sappitelo tutti, maledetti avvoltoi. La permanenza nella nuova Kagegakure non risulta abbastanza ampia per permettergli di riconoscere ogni singolo simbolo della nuova generazione. Forse un lapsus lo porta a constatare qualcosa che, a conti fatti, potrebbe rivelarsi errato sotto svariati punti di vista. E' sicuro? Per nulla ma il tempo e i fatti lo avrebbero smentito di conseguenza e successivamente; a suo vantaggio va il non proseguire un pensiero ed uno sguardo di cui gli importa in modo relativo. L'interesse nell'apprendere, veramente, cosa è nato da quel suo fermarsi non è assente ma messo da parte, cose ben più importanti sono in ballo, personali e decisive per decidere la direzione in cui procedere. In ultima nota la differenza irrisoria di altezza tra i due, grazie allo stesso Kamichi il quale ne pone l'accento ma essa non risulta così marcata da abbassare lo sguardo per averci a che fare, tutto il contrario <Pure io? Glielo fanno notare spesso?> stranamente curiosa quell'affermazione la quale vuol dire tutto e niente, può, anche lui, avere qualcosa in comune con l'azzurro così come possono essere due persone decisamente diverse e prive di un filo conduttore. Minuzie, dettagli minuscoli capaci di creare un più ampio pensiero ed un margine di discorso più elevato, serve soltanto capire e approfondire maggiormente colui che le proprie iridi si ritrova a scrutare. Curioso ma non quanto il tomo in suo possesso le cui caratteristiche visive attirano il genin al pari di una calamita <Un clan particolare di Kusa?> interesse a divampare nelle proprie parole. Serrata è ora la mascella dell'Otatsu le cui secca labbra vengono ammorbidite da un veloce passaggio della lingua e il corpo si irrigidisce appena un po' di più in attesa di saperne di più e come si usa dire, l'attesa ripaga <Kokketsu...> un nome, un incubo per la stessa Kusa e la successiva domanda sprofonda il ventenne in quel limbo oscuro che è la sua mente venendo riportato indietro nel tempo, alla Kusagakure di anni prima. Diversa rispetto a quella odierna, totalmente opposta <Li conosco> ammette <Ero li quando un Kokketsu si beffeggiava come Kage di Kusa, facendosi passare per eroe quando invece non era altro che un'oppressore> chiaro segno di come non veda di buon occhio quell'uomo di molto tempo fa, di come i Kokketsu non abbiano una buona reputazione ai suoi occhi. Mai avrebbe pensato che un simile clan potesse rispuntare nuovamente alle sue orecchie, udire ancora una volta quel nome <Si sono finalmente estinti?> la sete di apprendere sulla loro fine è troppo forte per impedire a quel quesito di emergere e mostrarsi così apertamente al ragazzo. Attende con la stessa impazienza di prima, attende quella risposta positiva ma al pronunziare il proprio nome la situazione precipita in un baratro da cui non c'è più risalita. Non lui, bensì il Kokketsu dinanzi a se. Una risata ne scaturisce, ilarità per quella sigla fatta sua. Inspira lasciando fluire l'ossigeno nei polmoni ed effettuando qualche passo in avanti per accorciare le distanze con il biondo, avvicinarsi alla sua figura a tal punto da poterne sentire il respiro. Cerca, lentamente, di avvicinare il viso a quello altrui lasciando che un sorriso vada a formarsi mostrando l'intera dentatura <Kamichi> accompagnando l'altrui nome con del sadismo improvviso, totalmente fuori contesto <Ridine ancora una volta> odia il rosso con tutto se stesso ma non solo, quello che prova per lui va anche oltre e ciò che gli ha dato non può permettere che venga deriso, il rosso non deve essere deriso <E sarà il nome che ti inciderò nelle carni> senza mezzi termini, senza fare inutili giri di parole <Ok?> sorridendo, fiero e felice e, in caso gli fosse concesso, facendo qualche passo indietro per rimettere le distanze. Qualcosa succede, che sia questa cosa positiva o negativa poi, ai posteri l'ardua sentenza, come diceva un vecchio scrittore. Ma partiamo con ordine: Il giovane dapprima si spinge ad ascoltare le parole del Ryoma, che, in primis, sembra focalizzarsi su quella loro altezza simile <Eh non serve, per ora sempre avuto a che fare con gente alta un metro e novanta> continua, prendendo fiato <In alcune situazioni anche di due metri> e lì la differenza di quaranta centimetri si sente, in tutti i sensi fratellì. <Già, o almeno, sembra esserlo rispetto alla descrizione del libro> continua, ascoltando le parole del capello blu <Uh> porta il cranio a muoversi di virata verso destra, inclinando l'asso fronte mento mentre espone di fiato quella onomatopeica parola. <A quanto pare non li vedi proprio di buon occhio> continua, prendendo fiato ancora, osservando il giovane <L'unico di storia che io conosca è Yukio Kokketsu> ancora, andando avanti in quel suo discorso, lasciandosi andare ancora una volta a quei suoi ricordi, rimembrando probabilmente il primo incontro col senju Mattyse, il quale gentilmente gli riferì la storia del leggendario ninja di Kusa. <Ma me lo hanno descritto come leggenda indiscussa, quindi difficilmente mi sa stai parlando di lui> e prende ancora a parlare, celere, ascoltando questa volta però quelle parole ricche di astio ed odio, quelle parole che sanciscono quasi una linea di guerra tra il Ryoma ed i Kokketsu <Estinti? Perchè mai delle persone dovrebbero estinguersi?> respirando, guardandolo abbastanza dubbioso <Mi fa strano pensarli estinti, considerando che sono immortali al 90% delle cose che normalmente uccide una persona> alle malattie, alla fame, alla stanchezza, a tutto praticamente, tutto quello che comporterebbe una morta naturale per gli esseri umani, per un kokketsu, è palesemente nulla. Ma infine, forse il gesto più eclatante mosso dal giovane ragazzo dal volto semi mascherato, apparirebbe essere quella pseudo minaccia di morte e scontro, portata avanti con sadismo puro nel di lui orecchio ad ascoltarne la sentenza, abbastanza avventata come mossa, considerando la posizione del biondo. <Oioi> cerca di spostarsi con qualche passo indietro, avvedendosi di come questi si stia avvicinando anche troppo <Non serve scaldarsi mica bro> risalante all'imbastardimento vocale avuto con l'amico e spalla di ricerche Ekko, che gli ha conferito queste piccole perle da vero ghetto. <Oh no, poi sarebbe aggressione quella, tendenzialmente armata per quanto ne parli> continua <Finiresti col compiere un reato all'interno del villaggio, poi arrivano gli Anbu, si scopre che hai attaccato un membro della shinsengumi, diventa un casino> prende fiato, avendo fatto 2/3 passi di distanza dal giovane <Poi se commetti un reato sono costretto ad arrestarti, per ora sei pulito e tranquillo, ci sono già troppi cattivoni in giro> prende fiato ancora, guardandosi in giro, che non si sa mai, essere paranoici alle volte ripaga <Come l'assassino ad esempio, quindi evitiamo di aggiungere altri casini> è abbastanza tranquillo, con chi non commette reato è davvero pacifico, anzi, di più, un legale buono con una giustizia assoluta quasi divina, nulla di più il nostro biondo, che tra l'altro, è pur sempre un membro intero alla shinsengumi, quindi è parte integrante di un corpo che lavoro direttamente col consiglio, non sicuramente una grande idea aggredirlo. A quanto pare con l'avanzare degli anni, anche l'altezza delle persone va ad aumentare. Nella sua antica concezione, definire uno come Kamichi basso è quanto mai ironico, quasi offensivo se la persona lo reputale tale ma al momento il proprio pensiero si ritrova nel torto essendo lui stesso, di poco, sopraelevato rispetto alla controparte <E si sente in difetto per questo?> comincia, lentamente, a scavare nel suo essere coltivando quell'interesse nato da una singola frase da egli pronunciata, potendo così apprendere le reali intenzioni del biondino sulla vita che sta vivendo e sul modo stesso in cui ha deciso di trascorrerla. Un semplice scontro di corpi può far nascere, come in questo caso, una discussione più ampia pregna di spunti, magari banali ma non sempre è un male, la banalità a volte riserva sorprese ben più grandi rispetto ad un discorso articolato, profondo e intenso; banale come una richiesta sull'altezza o il richiedere informazioni su un libro che si sta leggendo. Su questo l'azzurro va a concentrare la propria mente mentre le cobalte iridi notano la reazione del biondo al proprio dire nei riguardi del vecchio Kage e del clan di appartenenza, un astio nato per lo più proprio da Yukio stesso che va a riversarsi su un'intera stirpe <Sto parlando di lui> l'unica Hasukage di cui può realmente parlare <Essere una leggenda non vuol dire niente. Yukio ha trasformato Kusa in un villaggio a cerchi, per classi sociali, portando la differenza e l'esclusione> giustificando in poche parole quell'astio nei suoi confronti. Non va a dilungarsi più del dovuto, non esiste più quell'uomo, parlarne ancora rendendolo vivo in un mondo nuovo renderebbe l'aria velenosa, la sua stessa esistenza verrebbe avvelenata <E' il corso naturale della vita. Nascita, crescita, morte> una piccola pausa di pensiero <In caso di una razza, estinzione> completamente all'oscuro della vera natura dell'altro, ignaro che il suo stesso carceriere appartenga a quel clan famigerato, ignorante nel non capire che il sangue circola ancora su quella terra, forse più forte di prima e più diffuso rispetto ad un tempo <Quello non è essere immortali ma solo duri da eliminare. Il 10% basta e avanza per renderti umano> fin quando quel numero non raggiunge il 100, la possibilità di eliminare un nemico è sempre presente, pur con tutte le difficoltà del caso e di questo ne è consapevole. La risata di Kamichi ottiene una reazione, con molta probabilità diversa da quella attesa ma l'azzurro non può tollerare un simile sfottimento ai danni di un nome donatogli da qualcuno perchè, come di conseguenza, lo sfottimento va a rivolgersi a suddetto essere e la minaccia esce da sola, pregna di sadismo e di sangue nella voglia. Entrambi pongono della distanza tra di loro, pochi passi per permettersi di guardarsi negli occhi. Parole, tante parole in risposta, minacciose ma non abbastanza da far scomparire quel sorriso ed in più apprendere l'altrui appartenenza alle forze speciali del consiglio potendo sul serio tornare utile <E dove sono gli Anbu e la Shinsegumi quando agisce questo assassino? Lo stesso ragionamento non vale per lui? A quanto pare no visto che si muove indisturbato> e la lampadina si accende <Forse l'assassino è uno di voi protettori del villaggio, ci hai mai pensato? Un pazzo sanguinario nelle fila più alte del villaggio, quale colpo al cuore sarebbe> ampliando quel sorriso così pregno di soddisfazione <Prendete l'assassino, poi crederò alle tue minacce sull'arrivo di Anbu e Shinsegumi> troppo palese come l'autorità di questi enti risultino, al momento, inevitabilmente nulli ai suoi occhi. Prende coscienza delle parole che quel ragazzo gli sta dicendo, le ascolta, cerca, di canto suo, un modo per rispondere, considerato che alla fine dei conti, effettivamente, sa poco del passato dei suddetti kokketsu, e che gli stessi, non hanno letteralmente nulla a che fare con il nostro giovane eroe. <In realtà no, solo che sono tutti decisamente abbastanza minacciosi dall'alto dei loro muscoli> effettivamente, tutti alti e statuari, ekko soprattutto come capo bandiera di quel gruppo d'individui. <Sto bene con quello che sono, ho ben altro a cui pensare rispetto all'altezza> e poi ricordiamo che lui stesso ha la possibilità di volare come e quando gli pare, e può farlo letteralmente come e quando cavolo gli pare, basta che si morda, un tantino da sanguinare, e come di consueto due ali gli sbucheranno addosso per permettergli di essere il più alto di tutti. Ascolta però anche quella discussione riguardo all'esponente kage dei kokketsu, Yukio, figura assolutamente non conosciuta dal nostro eroe biondo, ed anzi, solo nominata da un mattyse forse fin troppo entusiasta di quella figura così bistrattata quest'oggi. <Mi spiace non poterti credere, farò delle ricerche al riguardo di questo Yukio allora, così come ai kokketsu che tanto odi> lui non sa mica che quello con cui sta parlando è un semi immortale, una figura in grado di sopportare i classici dolori e le classiche fatiche umane, restando per sempre fermo all'età apparente di 21 anni, mantenendo un corpo ed un organismo al pari di un giovane rampollo. <L'estinzione non avviene mai naturalmente, c'è sempre una seconda od una terza entità che ne richiama la doverosa cancellazione> prende fiato <Questo vuol dire che per estinguere i da te tanto odiati kokketsu, dovrebbero presentarsi un gruppo di persone e sterminarli> avvisa, ancora, il giovane dai capelli blu, che però, pare ancora non aver capito la gravità delle parole che sta dicendo <Questo sarebbe un genocidio, un reato di primo grado> grado? Di che cazzo parla questo? Ah, si, giusto, i famosi gradi della tavolo di Kamichi, quelle composte dai dogmi assoluti da seguire affinchè la dea bendata possa effettivamente vegliare su di lui e su i suoi protetti. <Eh si, nessuno mette in dubbio che se qualcuno li uccidesse, essi possano morire, ma non vedo il senso ed il nesso di questa discussione Rk> lo sta davvero chiamando Rk, ma dai, davvero, che nome è Rk? Solo il futuro ed il destino sapranno dirci di più su questo fantomatico nome bi-letterale. Ma ancora, infine quasi, ascolta quelle provocazione relative ai corpi e alla giustizia che lui stesso rappresenta, laddove infatti, anche se in pausa per quel giorno, è pur sempre un membro della shinsengumi, il corpo d'esecuzione speciale del governo. <Bhe, potresti meravigliarti di quanto questo assassino sia abile ad occultare le sue tracce, e credimi, se fosse tra di noi o soprattutto tra gli anbu, lo avremmo facilmente già scoperto> i controlli sono rigidissimi, del tutto atipici per dei comuni mortali, il dovere, la fedeltà e gli allenamenti sono davvero qualcosa di unico ed inimitabile nella shinsengumi, mentre, negli anbu, ricordiamo che anche solo la possibile fuga d'informazioni potrebbe essere ritenuta tacciabile di morte istantanea, quindi sarebbe stupido davvero provare anche solo a tradirli gli Anbu. <Ma visto che sembri essere molto in foga di parlare, perchè non ti adoperi anche tu a catturare questo suddetto assassino?> prende fiato <Poi se vuoi, Rk, semmai le mie parole dovessero per te risultare essere fittizie, attaccami pure> lo quasi esorta, pacificamente, ad aggredirlo o ad ucciderlo, forte ovviamente di quel suo sentirsi NON superiore, ma di avere alle sue spalle la legge e la giustizia a difenderlo. <Poi però, non dire che non ti avevo avvisato, se arrivano tutti> ed effettivamente, potrebbe essere, di sicuro, non è una saggia idea attaccare qualcuno della shinse, o infrangere le leggi, o attaccare kamichi, davvero. L'apparenza inganna e un esempio lampante giunge direttamente dalle parole di Kamichi <I muscoli sono un narcisistico ornamento privo di valore, non abbastanza da essere considerati una minaccia, il più delle volte> decorazioni e nulla più di chi ama venerare il proprio corpo al pari di un tempio divino, in gergo normale, tutto fumo e niente arrosto <Non lo metto in dubbio> una delle poche frasi veramente sincere che esprime quest'oggi, già solo la presenza di un assassino al villaggio basta per portare una persona a pensare ad altro, distraendolo dalla noiosa quotidianità della vita e per quanto gli riguarda il discorso può concludersi li. Una risposta è giunta ed una considerazione fatta seppur essa non venga espressa in modo dichiarato ad alta voce, un'idea del giovane balena nella testa dell'azzurro ma è il successivo dire che più di tutti lo attrae. Kokketsu e Yukio, due nomi, per lui, al pari di una condanna per un'intero villaggio <Ricerca quanto vuoi, non troverai niente. Per credermi, devi averlo vissuto> convinto di quel suo pensiero, una convinzione malsana nei riguardi di un uomo e consapevole che nessuno avrebbe mai ceduto al proprio dire. Parole contorte e controverse radicate nell'animo, nella mentalità di chi, da sempre, ha vissuto nell'oppressione familiare, nell'oppressione quotidiana, vedendo barriere in ogni angolo, persino nel più remoto della terra <L'estinzione avviene anche naturalmente> non sempre ci sono assassini e omicidi di mezzo, a volte è solo la natura a decidere chi deve vivere e chi deve morire. Sospira con una certa pesantezza <Anche ammesso, basta una persona ben addestrata e con la dovuta forza e si, si chiama genocidio in quel caso> non serve specificarlo o renderlo noto, i termini li conosce <Ma è evidente che non comprendi> non ha mai parlato di omicidio ne di ucciderli bensì l'utilizzo della parola estinzione è riferito a qualcos'altro, lui stesso non ha mai paventato un desiderio tanto feroce nei loro confronti, specie perchè sono davvero un problema infimo e di poco conto nella sua lista. A conti fatti, vivano o muoiano, può interessargli ben poco <Come detto, dovevo viverlo per capire il senso> ed è soddisfatto nel sentirsi chiamare con quel codice, ancor di più nel vedere il sorriso svanire dal viso del biondo. Una minaccia è pervenuta, un solo movimento del corpo e ogni cosa torna al suo posto, in equilibrio, esattamente come dovrebbe essere <Se fosse tanto abile nell'infiltrarsi tra voi o tra gli Anbu, non lo avreste scoperto perchè, uno del genere, non lascia nulla al caso> abile, forte, deciso, consapevole di quello che sta facendo. I serial killer non sono mai veramente stupidi, essi si rivelano metodici e seguono una linea di pensiero ben preciso sapendo come agire e quando farlo <La risposta è semplice: non è un mio problema> poco gli interessa <Ma fossi in te, un'indagine interna la farei e cercherei di capire perchè uccida e il nesso tra le vittime. E' ovvio che non sia un pazzo che ammazza casualmente> secondo il suo piccolo e immediato ragionamento <Perchè dovrei attaccarti? Hai smesso di ridere, non ne ho più motivo> ridere un'altra volta, parole chiare e ben precise e Kamichi ha fatto l'esatto opposto, esattamente secondo la sua volontà e questo lo porta a saltare uno scontro inutile, evitando uno spargimento di sangue gustoso ma senza brio. Il passo da parte del genin va a ricominciare, passi corti per portarsi in avanti, sorpassando il biondino verso cui lancia una veloce occhiata al di dietro, una volta giunto alle sue spalle <Una cosa per devo ammetterla, sei molto carino> e con queste ultime dichiarazione procede avviandosi verso un'altra zona di Kagegakure, un villaggio tutto da esplorare. [END] Lo guarda, lo osserva e ne ascolta piano piano le parole, cercando di canto suo, di carpirne i significati. <Sono d'accordo con te Rk> lo richiama per nome, senza ridere, sia mai che il bluastro di capelli possa in uno scatto d'ira attaccarlo e scoprire che quel sangue nero lo possiede anche lui? <Eppure, delle armi ben in vista come un fisico scolpito e massiccio aiutano molto nella vita, non trovi?> basti pensare un pò a quello successo tra lui, sango ed Ekko, proprio quella notte agli archivi, dove l'ishiba pareva essere del tutto docile e quasi dolce nei confronti della cartacea ninja, forse, per idea del biondo, attratta dai muscoloni neri del tartufone dei bassi fondi. <Alle volte, ho imparato che la storia è la migliore maestra di vita, altre invece, che la stessa possa servire a ben poca> ed è la verità, fino ad ora, il suo viaggio lo ha portato ad affrontare realtà vecchie e nuove, provenienti soprattutto dal passato, ma anche dal presente, come la Ishiba appunto, o ancora, come le persone risvegliate 10 anni orsono. <Non mi trovi d'accordo> sulla questione dell'estinzione <Questa avviene se c'è qualcosa che subentra al posto di un'altra, come con gli animali, si evolvono e solo i più forti restano in vita> prende fiato, ancora, guardando il giovane negli occhi <Ma in un mondo di pace ed uguaglianza, non può esistere la selezione naturale e l'estinzione indotta, Rk> è imperioso nel tono, imperativo nei modi, ed imperiale nel parlato, tanto da sembrare quasi dittatoriale come figura. <Sottovaluti troppo i nostri corpi speciale Rk, fossi in te, smetterei di farlo per strada alla luce del giorno, ci sono molti altri che non sono buoni e calmi come me> lo ammette, lo sa, non gli farebbe mai del male, sarebbe contro la legge, e lui la legge e la giustizia le incarna. <Su questo, lascia fare a chi di competenza Rk, sono sicuro che qualcosa si stia muovendo> ed effettivamente, lui stesso, assieme agli anbu, è lì proprio a fare questo, a cercare un modo per trarlo in inganno. <...> resta silente infine, osservando il giovane andare via e voltare le spalle <Ma cosa cazz...> è quasi shockato, tanto, da voltare anche lui le spalle al blu di capelli ed andarsene via dal loco, quasi spaesato dalla situazione.[End]