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Jishaku 磁石

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con Saigo, Haru

20:47 Saigo:
  [Corso] Altra serata di turno. Dovrebbe aver quasi finito ecco perché adesso si trova a transitare per i viali del bosco centrale ad illuminare i suoi passi solo la luce della luna e quei lampioni che gettano un caldo bagliore sul terreno. Non si occupa della comune sicurezza ma non le è bastato per salvarsi eventuali ronde di controllo, i traditori di Kagegakure potrebbero essere ovunque, organizzare riunioni segrete nel tentativo di distruggere il consiglio ed il villaggio ed il suo compito è scovarli ed evitare che qualcuno provi a sovvertire i rapporti di potere di quelle ombre. Cammina lenta con i piedi racchiusi in quel solito paio di anfibi bianchi, perfettamente curati, sempre come se fossero appena stati smaltati, suola nera in contrasto alla vernice della pelle, così come le cuciture e le stringhe sempre scure. Non c’è alcuna macchia su di essi, lei rappresenta la Shinsengumi al momento, le si impone perfezione ed è anche dalla cura di sé stessa che dipende l’idea che da di tutti loro. Un paio di eleganti pantaloni neri a vita alta si alzano a partire dalle caviglie, il tessuto è abbastanza pesante da non farle sentire troppo la mancanza del deserto in quelle fredde serate di inizio primavera. Calpesta un petalo di uno di quei ciliegi in fiore, non ci si sofferma molto. Indossa la divisa informale, quella giacca nera dunque che le copre la parte superiore del corpo, allacciata solo nei due bottoni centrali all’altezza della vita, segnano il suo fisico da attrice e modella, la pelle bianca si mostra sotto e sopra quella chiusura. Una scollatura che va così a formarsi naturalmente senza però mai mostrare troppo, lasciando che il suo petto si mostri ma coprendo quel seno probabilmente ancora acerbo, infondo per quanto si atteggi da adulta resta una sedicenne. Sotto a quella giacca una bralette in pizzo nera, al momento nascosta a chiunque. Sul braccio destro la fascia del colore del suo grado, sul petto, proprio sul cuore è appuntata la spilletta con il kanji di Fedeltà, il simbolo del gruppo al quale appartiene, messo in bella mostra. Distintivo e cellulare sono invece riposti nelle tasche dei pantaloni. Il collo candido si mostra lungo ed affusolato conducendo fino a quel volto delicato capace di farla apparire indifesa e quasi bisognosa d’aiuto. Occhi rossi puntati dritti davanti a lei mentre la camminata prosegue. Ogni suo passo conduce ad un ondeggiare di quella coda alta, ben tirata così che non ci siano capelli a sfuggire dal suo elastico. Perfetta. Curata in ogni dettaglio come se fosse appena uscita da una rivista, persino quell’accenno di trucco composto dal mascara sugli occhi e un rossetto color nude, nemmeno l’avessero preparata come ragazza immagine della Shinsengumi, ci tiene a non sfigurare quando indossa la divisa. A seconda dei raggi che colpiscono i suoi capelli ne varia il colore, sotto i toni più caldi esce quel biondo cenere mentre ai raggi più freddi si mostra con più prepotenza il rosa, un colore particolare il suo che si lascia ammirare davvero solo alla diretta luce del sole e forse proprio per questo così perfetto per descrivere lei che solo a pochi si mostra davvero, solo a coloro che considera preziosi come il sole lo è per la terra in cui viviamo [divisa informale]

21:15 Haru:
 I fiori di ciliegio contornano quel luogo sotto l'ombra della torre del Consiglio. La sera ha ormai preso il sopravvento portando il sole a calare dietro l'orizzonte e macchiando il cielo d'un blu scuro, premonitore della notte. La gente torna a casa, chi dal lavoro o chi da una passeggiata. E c'è invece chi utilizza questo orario per prendere una boccata d'aria e regalarsi una lettura rilassante in mezzo alla natura. Proprio come sta facendo ora il chunin del Clan Otsutsuki. Mano sinistra nella tasca di un pantalone beige e la gemella tenuta all'altezza del viso mantenendo tra l'indice e il medio il libro che ormai legge da alcuni giorni. Il pollico poggia sulla carta assaggiandone lo spessore, pronto ad essere utilizzato per svoltare pagina. Il resto del vestiario, invece, comprende una giacca nera che termina poco sotto il bacino del ragazzo. Sotto, Haru indossa un maglione comodo e spesso di colore bianco. Ai piedi invece un paio di scarpe abbastanza eleganti, pulite e lucidate, di colore nero. I capelli sono tenuti sciolti e cadono sulla fronte. Qualche ciocca supera l'arcata sopraccigliare sfociando nel campo visivo delle sue iridi color ghiaccio. Perso completamente nel mondo del libro che parla di un giovane ninja alle prese con un Villaggio in difficoltà e un usurpatore sul trono, non si accorge di ciò che succede intorno a lui al momento. La sua visuale è coperta dalla forma di quel libro e non vedo ciò che potrebbe arrivare verso di lui. Non se ne spaventa, pronto ad utilizzare i suoi sensi se qualche pericolo imcomberebbe. Tra la lettura di una pagina e l'altra, in quei secondi di tempo utilizzati per cambiare facciata, i suoi occhi si innalzano verso quella torre. L'albino è sempre stato curioso di capire quali persone si celino dietro quel consiglio che è riuscito a fermare l'avvento del Kami e salvare il mondo dalla catastrofe in cui stava cadendo. E ad un certo punto, sbaaam. Il libro finisce tra i fiori di ciliegio e lo sguardo freddo di Haru cade sulla persona con cui si è appena scontrata. Il viso del giovane non muove un muscolo al momento. Silento, rimane ad osservarla cercando di capire come sia possibile incontrarsi sempre in questo strano modo. [chk on]

21:28 Saigo:
  [Corso] Lei sta attenta a ciò che ha intorno, mai oserebbe macchiarsi di un qualche errore di distrazione ma è ancora giovane. Proprio nella gioventù quindi si nasconde l’inganno, nella sua poca esperienza sul campo. Non importa il passato o quanti combattimenti possa aver già affrontato nella sua giovane vita quello è un compito che esercita da qualche mese in cui quindi è ancora molto acerba, ha da imparare. Quindi mentre gli occhi scandagliano a destra e a sinistra, davanti e a volte persino alle sue spalle intravede sì la figura di Haru che assorto nella lettura non viene immediatamente donato di un’occhiata così profonda per essere riconosciuto. Registra la sua presenza ma s’illude d’essere stata vista, percepita e intanto si dedica ad altro. Un passo dietro l’altro con le palpebre che si stringono appena per aiutarsi a mettere a fuoco le varie ombre che sempre più profonde si potenziano con l’avanzare della notte, la sua strada è tracciata le basterà camminare dritta. All’improvviso qualcosa le viene addosso, il suo volto che affonda appena sulla guancia altrui, il contraccolpo che la fa arretrare con la gamba destra ed infine il rumore di qualcosa che cade a terra. La divisa. Ricorda il dettaglio quindi eccola mettersi la maschera, sorridere delicatamente e con estrema gentilezza spostando lo sguardo verso terra come prima cosa. Si abbasserebbe quindi, le gambe che vanno a flettersi mentre il busto si sposta in avanti così da lasciare che la mano destra si allunghi verso quello che riconosce come un libro. Potrebbe essere l’assassino o un traditore alza lo sguardo! Le dita si allungano a sfiorare la copertina riversa tra i petali di quegli alberi e gli occhi finalmente si spostano alla ricerca della figura contro cui si è scontrata <chiedo scus...> inizia semplicemente, pronta a porgere la guancia pur di non rovinare le apparenze. Loro sono al servizio del consiglio che a sua volta è al servizio del villaggio intero, il suo interesse è il benessere di Kagegakre. Sorge così Haru, lo riconosce appena ed arrossisce. Quanto tempo è passato? Le sembra tanto, troppo. Nonostante la sensazione di ansia che l’aveva presa al pensiero di aver trovato casualmente un nemico svanisce, è al sicuro. Non c’è ansia. Il ricordo di quella sera l’assale lasciando che le guance si colorino, spera solo nel buio. Deve controllarsi, è in servizio <inizio a credere che tu lo faccia apposta sai?> più o meno c’è riuscita. Mostra un sorriso calmo, divertito quasi mentre adesso tornerebbe a rialzarsi allungando verso di lui il libro. Andrebbe ad osservarlo bene a questo punto, incapace di rimpiangere i pantaloni della tuta ma comunque colpita da come all’improvviso tutto sembri stargli davvero bene. La tensione. La percepisce ancora, nonostante siano separati, non si stiano toccano e soprattutto il tempo? Fuji? Lui resta in un angolo della sua mente. Ying e Yang per lei[divisa informale]

22:08 Haru:
 Le iridi di Haru riconoscono immediatamente la figura di Saigo, nascosta dietro quella divisa che le dona un'eleganza adeguata alla sua bellezza. L'albino la osserva per bene notando come subito lei provi a recuperare quel libro, prima che possa comprendere chi si stia ritrovando davanti. Finisce sempre in uno scontro il loro incontro. Come se le loro due anime dovessero toccarsi in qualche modo per accendersi e iniziare a bruciare insieme. Il suono della voce di Saigo giunge all'orecchio del chunin. Le sue parole vengono ascoltate e subito un mezzo sorriso si disegna sulle labbra del ragazzo. In effetti, potrebbe destare sospetto quel continuo modo di incontrarsi. <Forse è l'unico modo che abbiamo per incontrarci> più enigmatico lui, invece. Lascia al fato la volontà che entrambi debbano incontrarsi sempre in quella maniera. Casualmente e appositamente, ormai sono lì. Faccia a faccia. Cosa importa? L'espressioni visive della donna vengono intercettate da Haru. Lui rimane calmo, immobile al momento. La distanza per ora aiuta a mantenere il sangue freddo. Quella sensazione però, di quella sera, inizia a pervadere il suo sistema nervoso e circolatorio. Di nuovo? Cavolo. Non ci voleva. La mano destra si allunga verso quel libro <Grazie> sussurra incrociando il suo sguardo e sfiorando le dita altrui per un attimo che dura un battito di ciglia. Poi la mancina vien sbattuta contro la copertina in modo da far cadere la polvere depositatasi sopra. Il libro viene riposto all'interno di una tasca della giacca e i due rimangono lì, fermi a guardarsi nuovamente. Chissà se lei ha risolto i suoi problemi. Ormai era un po' di tempo che non si vedevano. Cosa dovrebbe far Haru? Chiedere? Informarsi? Forse è meglio non sapere a volte. Tutta questa conoscenza a cosa serve d'altronde. L'ignoranza va di moda. Perchè non adeguarsi? <Andavi a casa?> domanda d'impeto, senza pensarci ancora qualche secondo di più. Un soffio d'aria sposta un paio di ciuffi bianchi dalla visuale dei suoi occhi. E quelle iridi osservano ora i capelli fragolati della donna. Essere così diversi, in fondo. Eppure non puoi decidere per cosa sei attratto. Lo sei e basta. [chk on]

22:20 Saigo:
  [Corso] Lo ascolta, quanto lo ha cercato in quei giorni? Ha gironzolato senza meta, il braccio ferito, dolorante ma non quanto la sua mente. Si è sentita abbandonata anche da lui ma non può serbare rancore, forse è proprio quell’evanescenza del loro rapporto a portarla a lasciar da parte qualsiasi pensiero superfluo nei rari momenti in cui si incontrano, anzi si scontrano. Quanto vorrebbe parlare, chiedere ed informarsi ma indossa la divisa, avvicinarsi troppo, dare l’impressione sbagliata soprattutto così vicina alla sede, non può permetterselo. Così gli sorride di rimando, limitando appena la sua lingua che in qualche modo sembra essersi seccata, ha improvvisamente sete. Perché mai dovrebbe sentirsi così? Non lo comprende ma resta ferma in quel punto, prosegue quella conversazione e scuote appena le spalle, alzano lo sguardo verso il cielo. Ancora una volta la luna è tersa ed illumina quell’incontro <o forse è la luna che ci prende in giro> replica semplicemente lasciando che i suoi occhi si alzino in quella direzione. Quell’astro che illumina il cammino e che quasi li osserva prendendoli in giro. Sembra di replicare il loro primo incontro. Un brivido la percorre quando sente le dita venir sfiorata, istintivamente sposta gli occhi, apre appena le bocca come sorpresa incapace di comprendere e lo fissa. Ne ricerca gli occhi questa volta, fissandolo lasciando che il silenzio la faccia da padrona. Vorrebbe interrompere quell’istante e al contempo vorrebbe farlo durare in eterno, ricerca il ghiaccio altrui lasciandogli leggere il fuoco. Non solo per via del colore delle iridi ma anche di ciò che le scorre inconsapevolmente dentro, se solo sapesse controllarsi. Non c’è Fuji davanti ai suoi occhi solo quell’abbraccio verso il quale si tende. Nella mente lo stringe, ricerca quella sensazione ma nella realtà si impone di stare rigida, immobile. Persino la mano destra, che si apre appena per lasciare la presa sul libro, esita qualche istante restando tesa in sua direzione. Lo osserva cercando risposte alle sue domande, insomma l’altra volta aveva più o meno intuito la motivazione del suo essere in subbuglio ma ora le sfugge, continua a trovarlo fin troppo attraente per essere vestito e senza particolari abiti a sottolinearne il fisico. Sbatte le palpebre poi percependo come in ritardo la domanda altrui <quasi> replica <devo prima finire il turno e cambiarmi> sorride. No la divisa non la indossa durante il ritorno, divide la vita in compartimenti stagni e la sua eventuale fedeltà al consiglio non fa eccezione <tu?> non vuole andarsene, si attacca ad una conversazione forse formale e distaccata con le unghie e con i denti per protrarla. [divisa informale]

22:45 Haru:
 Quando una mente è in sobbuglio per più persone, non bisogna starle addosso più di tanto. C'è bisogno di libertà, di capire i propri pensieri. L'assenza conta quanto la presenza in certi momenti. Haru non ha voluto metter ostacolo alla ragazza dopo che nel loro ultimo incontro aveva capito che Saigo avesse un problema con un'altra persona. Secondo l'albino, è stato giusto mettersi da parte e aspettare. Non sempre la giustizia porta il bene per l'Otsutsuki ma è un'ideale che ha deciso di seguire. Gli occhi del giovane si innalzano nell'osservare quella luna, proprio come l'altra. Le labbra si separano, la voce di Haru si riversa nell'aria verso le stelle <Sarebbe stupido da parte sua mettersi contro due come noi> lo dice quasi divertito lasciando intendere quanto potrebbe essere complicato andar contro a due persone che insieme sarebbero già di loro estremamente complicate. Il viso ritorna verso il basso lasciando che gli occhi si soffermino nuovamente sui lineamenti di Saigo. Quelle mani si sfiorano e quegli occhi rossi si accendono per un attimo. Non può che osservarli il chunin, attratto da quello sguardo come altre poche cose al mondo. La postura altrui sembra esser più rigida del solito. Haru rimane ancora fermo ma sembra esser più rilassato, almeno all'apparenza. Sente che la sua anima scalpita ma la trattiene per adesso, forse salvato da quella distanza e da un'occasione che non esiste al momento. Insomma, non sono mica seduti sul pavimento abbracciati. Il ragazzo ascolta le sue parole rispondendo rapidamente anch'egli alla stessa domanda. <Volevo soltanto prendere un po' d'aria e leggere> spiega il chunin alzando poi le spalle per un attimo concludendo la frase <Ma sembra sia impossibile leggere quando ci sei tu nei paraggi> finiscono sempre per incontrarsi infatti. Saigo deve ancora finire il turno e Haru dunque decide di accompagnarla <La parte del cambio d'abiti l'abbiamo già fatta..> ruota il corpo restando in modo piatto guardando di traverso la ragazza con un piccolo sorriso ironico <Se vuoi, vengo con te per il restante tempo che ti rimane> le propone un po' di tempo insieme. A lei la scelta se accettare o rifiutare. Rimane lì a guardarla donandole il fianco destro mentre il viso ruota in direzione della ragazza lasciando che quel piccolo sorriso nato da quelle labbra sottili si mostri a lei. Le mani si allungano all'interno delle tasche. Lei è in servizio, lui rimane un po' più comodo invece. [chk on]

22:58 Saigo:
  [Corso] Sorride a quelle prima parole riabbassando poi lo sguardo. Vorrebbe avere quella stessa sicurezza che l’altro par possedere, ma non fa per lei, si sente sempre così dannatamente debole ed in balia delle più disparate situazioni da non poter far altro che sorridere di quella frase lasciando che parte della convinzione altrui la contagi. Sì forse anche lei ha qualcosa da offrire, può essere forte. Ha sicuramente tutta l’intenzione di diveltarlo, alla continua ricerca di un potere che non vede. Il consiglio come chiave di volta della sua intera vita pur aspirando a qualcosa che non conosce e non sa ben identificare. Per alcuni il potere può essere la forza di un pugno, per altri la conoscenza e per lei? Una domanda alla quale ancora non sa rispondere ma esattamente come per quella sera ora non ha importanza, si sta bene lì con lui. Sentire lo sguardo di Haru in qualche modo la agita almeno quanto la fa sentire accettata, lui non si scosta, non sposta lo sguardo e non scappa, non importa quanto lei possa essere orribile o sentirsi tale il ragazzo resta lì e anzi <sì> si propone di accompagnarla < e magari finito il turno potrai leggermi qualcosa> aggiunge. Si trattiene appena davanti al sorriso dell’altro, fatica a non toccarlo, perché è questo che istintivamente vorrebbe fare. Allungare una mano verso il suo viso, sfiorarlo, accarezzarlo e provare quelle labbra ora tese in un’espressione degna di un ritratto. Non può farlo. Rappresenta la Shinsengumi tutta al momento quindi l’unico gesto che le sfugge è un lieve fremito della mano destra che appena si alza con l’indice poco più sollevato del resto delle dita prima di andare semplicemente ad abbassarsi, ricadendo lungo i suoi fianchi. Si schiarisce appena la voce distogliendo lo sguardo, se vuole avere qualche speranza di arrivare a fine turno senza dire qualcosa di sbagliato deve concentrarsi su qualcosa che non sia quel volto o quel corpo. Magari ricordare anche a sé stessa che non sa baciare, che è così pessima da aver fatto impazzire una mente forte come quella di Fuji rendendolo un fumatore di scrocco e una domestica part time. Si incammina adesso, solo un passo proprio verso la torre del consiglio, la sede è lì vicino. Osserva quel cerchio illuminato al neon davanti a loro, la magnificenza di quella struttura, oh loro devono per forza essere potenti <sai> non lo osserva, non perché non solo perché altrimenti probabilmente le mancherebbe il coraggio ma anche perché sicuramente perderebbe il poco autocontrollo che ha <ti stanno davvero bene quei vestiti> li ha osservati, oh se lo ha fatto. Immagini che come flash vanno ad occupare i suoi occhi, tutti i loro incontri mentre rinuncia e lascia a questi ricordi il comando, inutile opporsi a quel flusso ormai l’ha capito e poi non è necessario in sua presenza [divisa informale]

23:29 Haru:
 Parliamo sempre di un legame. E per Haru, non c'è nulla che può esser più resistente di esso. Il loro chakra si unisce in un contatto e da quel contatto nascono i loro sentimenti, le loro sensazioni e le loro emozioni. Non è il legame in se a render forte una persona ma tutto ciò che nasce da esso che fortifica l'anima. Haru può osservarlo nella persona che ha ora di fronte. Quel che sente verso di lei, lo porterebbe a superare un limite di cui prima era all'oscuro. Ci si può credere o no, d'altronde. Haru segue questo credo, diffuso sin dai tempi antichi come gli è stato insegnato dai suoi maestri. Dunque, cos'è davvero la forza? Fisica, mentale.. Le risposte potrebbero essere diverse. Ma se non esistesse un motore che spingerebbe la forza a superare il suo limite, sarebbe del tutto inutile. E loro parlano, si guardano, interagiscono. Loro si accendono. E più la fiamma arde, più loro si legano. Cosa accadrebbe se un giorno dovessero spezzarsi? Al momento, la questione non pervade la mente di Haru. Ora è concentrato a guardare quella ragazza lì davanti a lui. <Volentieri> quella proposta gli piace e decide di accettarla dunque. Sì, anche lui vorrebbe far tutt'altro che accompagnarla in una ronda e leggerle qualche riga del suo libro. Forse è meglio ancora rimanere dentro dei limiti. Haru non sa bene come siano i problemi all'interno della testa altrui. Così iniziano a camminare e lo sguardo finisce nuovamente su quella torre. A quel 'sai', il viso di Haru ruota verso la ragazza mantenendo il suo passo. La guarda attentamente mentre continuano a camminare. E all'improvviso, quel complimento. Lei non muove il viso. Lui rimane lì ad osservarla. Le palpebre si stringono appena, schiacciate dall'innalzamento degli zigomi. Sì, sorride ancora una volta. Le labbra unite che si allungano dandogli l'espressione di uno scemo. Il volto torna a guardare il cammino davanti a lui, poco dopo. E all'improvviso, come lei, la sua voce esce <A te la divisa dona invece> più lei si apre, più lui si lascia andare. E forse è lo stesso viceversa. Haru vuole conoscere di più su di Saigo però. <Come mai hai deciso di entrare a far parte della Shinsengumi?> chiede curioso della risposta altrui. Attende continuando quel passo seguendo il cammino scelto da parte della ragazza. [chk on]

23:42 Saigo:
  [Corso] Come con Nene si lega, si avvicina senza rendersene conto e senza volerlo ammettere. Non si tratta solo del corpo altrui come per chiunque altro si tratta di quella sensazione, di quel misto di emozioni provate quella sera tra le sue braccia, l’ansia, le palpitazioni ed infine la calma come sapendo d’essere nel posto giusto. Insegue strenuamente quella libertà di cui tanto si fa scudo eppure più l sperimenta e più la solitudine la ferisce al punto da portarla a crearsi le proprie catene. Vive qui ed ora ignorando il futuro ed in sua presenza senza la continua necessità di dover pianificare il prossimo passo, convinta, forse erroneamente, che se anche dovesse aprirsi una buca sotto ai suoi piedi lui l’aiuterebbe, la salverebbe. Essere salvata da sé stessa è forse ciò che più teme ma insieme più ardentemente desidera. Non quanto ora vorrebbe sfiorarlo ma questi sono gli ormoni. Lo sacrificherebbe per sé stessa? Una domanda che non ha la forza di porsi consapevole di come la risposta stia mutando istante dopo istante. S’impone di non guardarlo, di non osservarlo e posare gli occhi su quel volto ma a quel complimento per un attimo cede e abbassa gli occhi. Si sposta su di lui sorridendo inconsapevole, insomma ha fatto di tutto per essere splendida in quella divisa, sa che le dona eppure sentirselo dire le piace più di quanto si sarebbe aspettata. Gli occhi incontrano quell’espressione e in un singolo secondo s’illude di non essere l’unica. Inizia a credere di piacergli, altrimenti perché sopportarla? Perché non scappa e perché non la ferisce? <grazie> replica appena mormorandolo prima di tornare a guardare davanti a sé lungo la strada che li sta portando verso la sede e la fine del suo turno per oggi. La notte li copre come se fossero un segreto ed è ciò che dall’esterno chiunque, conoscendo i loro ruoli, potrebbe pensare. Il cacciatore e la preda, ma chi rappresenta chi? <la Shinsengumi protegge il consiglio> spiega molto velocemente <ed il consiglio ha salvato tutti noi> non è gratitudine la sua, sta constatando quello che è un dato di fatto. Lei vuole diventare forte per difendere sé stessa e l’ultima persona che le è rimasta, una persona che la ferisce e che ora rappresenta un piccolo insieme, un micro ecosistema di anime che si rifiuta di riconoscere come legami ma che di fatto entrano frequentemente nei suoi pensieri <non voglio più perdere qualcuno> non vuole più perdere ciò che la fa sorridere e sopravvivere <per questo mi sono unita a loro, per diventare così forte da saper proteggere> un pensiero semplice, che si declina poi in mille altre frasi, alcune più oscure di altre ma forze è la purezza dell’intento iniziale che dovrebbe valere, non tutto il resto. Sa amare e sacrificarsi solo non pensa di esserne degna, di averne la forza. Sa colpire e calpestare chiunque si metta sulla sua strada perché subdolamente si è convinta che quello sia l’unico modo a sua disposizione. Forse, dopotutto, non fa così schifo [divisa informale]

21:48 Haru:
 Quel gioco di sguardi, di piacere trattenuto, di desiderarsi ma non prendersi, continua per tutto il tempo durante quella camminata. Sarebbe davvero complicato non dare sfogo al proprio istinto. Tenere dentro tutto quel che si alimenta all'interno dell'anima quando i due sono insieme sarebbe difficile. Quella difficoltà si palesa in entrambi, chi in un modo e chi in un altro. Non si tratta di un vincolo d'amore che lega lui a lei. Nel momento in cui gli occhi chiari di Haru incontrano quelli della ragazza nasce qualcosa all'interno dello stesso. Qualcosa che lo porterebbe a prendersi cura di lei, proteggerla, aiutarla, sostenerla. Qualcosa che non ha a che vedere con soltanto un'attrazione fisica. Quei due sono legati da qualcosa e solo il tempo potrà aiutarli a scoprire di cosa si tratti. Al momento, possono soltanto trattenere i loro desideri se non vogliono passare oltre oppure dare sfogo a quel che stanno cacciando al loro interno per non dare segni all'altro. Il complimento di Haru smuove la ragazza e lui ritorna a guardare dritto davanti a se ascoltando la risposta altrui a quella domanda posta in precedenza. Lei si è unita a quell'organizzazione per trarne forza e riuscire a proteggere chiunque le stia accanto. Osserva la torre con le sue iridi fredde riflettendo sulle parole della donna. <Non sarà una divisa a renderti forte però..> sottolinea lui specificando che unirsi sotto al consiglio non porta un vero e proprio cambiamento. Lei avrà un'autorità maggiore all'interno del Villaggio ma la sua volontà di protezione non subirà alcun effetto. <.. devi trovare soltanto la sicurezza in te stessa> chiude la frase portando al centro del discorso il vero problema. <Dentro di te hai questa forza. Solo che non riesci a vederla..> si prende qualche secondo di tempo in cui rimane in silenzio e abbassa lo sguardo verso il cammino davanti a lui <.. o non vuoi, forse> il discorso si fa più serio. Ormai non è la prima volta che si incontrano. Con il tempo, Haru sta imparando a conoscerla. Quei dubbi che lei si porta dentro non sono connessi soltanto ai suoi sentimenti ma è un problema che accomuna più situazioni della sua vita, come lei le aveva accennato l'ultima volta. [chk on]

22:01 Saigo:
 Proseguono quella passeggiata, si nascondono tra le ombre proiettate dagli alberi e vengono rilevati dai lampioni. Quanto preferirebbe ora non essere in divisa, non averlo incontrato così mentre stava concludendo il suo turno, ha troppi occhi addosso, se li sente. La destra si allunga appena, verso il lato, timidamente come a cercarli, se riuscisse si limiterebbe ad allungare l’indice verso la felpa altrui, senza distogliere lo sguardo, cercando di attaccarsi ad uncino al lembo inferiore di quell’indumento, avvicinandosi appena per mascherare quel contatto. Se davvero qualcuno la stesse controllando potrebbe essere un problema ma più la conversazione prosegue più sente la necessità di farlo. Se fosse riuscita quindi ora il pollice andrebbe ad unirsi all’altro dito, la pelle separata solo dal lembo di quel tessuto, come un pizzicotto. Si aggrappa in maniera figurata alle sue parole, alla sé stessa che scorge nel discorso altrui <ma loro hanno la conoscenza> ribatte <me lo hai detto tu stesso che è necessaria> si spiega semplicemente. Conoscere è la vera chiave per diventare forti, il potere politico poi, beh quello le farebbe avere abbastanza influenza da poter nascondere alla vista di chiunque le persone che vuole proteggerle, sistemarle in una bolla e renderli semplicemente intoccabili. Scalare quella gerarchia le permetterebbe anche di liberarsi di chiunque sia stato coinvolto nella battaglia di dieci anni prima, dichiararli traditori, pericolosi infiltrati e liberarsene finalmente. Rallenterebbe il passo fin quasi ad arrestarsi prima di voltarsi nuovamente a guardarlo, la torre è ormai vicina ma non vuole raggiungerla. Quando sarà vicina alla sede della Shinsengumi sarà costretta a lasciarlo, separarsi da lui e dalla calma che prova in sua presenza. Lui è pace <io non sono forte Haru> ammette abbassando lo sguardo, vergognandosi di quelle parole <non so nemmeno prendermi cura di me stessa> rifugge il contatto visivo, fissa per un istante i suoi piedi, quegli anfibi. Non importa quanto curato sia il suo aspetto quelle parole sono la semplice e dolorosa verità. Non è in grado di sopravviversi, di trattarsi bene ed amarsi, la sua dieta piena di zuccheri lo dimostra, le ferite che si è inflitta dopo quella discussione con Fuji ed il tentato suicidio di qualche mese prima lo confermano. Sta disperatamente cercando di sopravvivere ma quando lo incontra sperimenti il desiderio infranto di vivere. Perché si detesta così tanto? Perché lui non vede quel lato? Il profondo pozzo buio di cui è composta la sua anima [divisa informale]

22:41 Haru:
 Le sue parole arrivano all'udito della ragazza. Lei ascolta e poi compie quel gesto. Saigo afferra la parte inferiore di quella giacca e la utilizza per avvicinarsi. I due corpi ora sono più vicini tra loro. Quella camminata continua ma ora gli occhi di Haru sono addosso a quel viso accanto a lui. I suoi passi continuano indisturbati mentre il viso è ruotato verso il lato della genin. Non può far altro che osservarla. Quel profilo così delicato, quei capelli che le cadono sulle spalle in maniera elegante. Resisti Haru, dai. Il suo cammino si sposta solamente di qualche centimetro verso di lei portando la sua spalla a sfiorar morbidamente quella altrui e camminare quasi come se non esistesse una distanza tra i loro due corpi. Il discorso della ragazza viene ascoltato attentamente dall'Otsutsuki. Vero, è stato lui a dirle che la conoscenza è necessaria. Questa deve essere utilizzata in modo corretto però. Essa sola è inutile. <La conoscenza deve esser un mezzo per raggiungere i tuoi obiettivi. Sfrutta ogni parte della loro conoscenza e applicala dove più serve a te> spiega il chunin cercando di dare un'ulteriore visione delle sue parole. Ruota nuovamente lo sguardo osservando come la torre sia ormai vicina. Non ha ancora una chiara idea sul Consiglio. Ogni persona deve molto a loro per ciò che hanno fatto ma i loro piani non sono mai stati del tutto specificati. Ora che non esiste più un pericolo, quale sarebbe il loro scopo? Cosa hanno in mente? Domande che non troveranno risposta per il momento e Haru non può far altro che rimanere in attesa di capirne di più <Non credere che tutto sia una conseguenza> a volte, bisogna saper prendere da più parti e poi mettere insieme i pezzi per conto proprio. Far parte della Sinshengumi la aiuterà sicuramente ma non basterà a raggiungere i suoi scopi. Dovrà tirar fuori qualcosa da dentro di se. Ed ecco quella ammissione di debolezza. Saigo non si vede forte. Non può affrontare le difficoltà perchè non sarebbe capace a superarle da sola. Haru non sposta lo sguardo dal suo cammino. Rimane a guardare davanti a lui. La torre che si fa sempre più grande e quegli alberi di ciliegio che lasciano una parte di oscurità su quel sentiero illuminato dai lampioni. Ed è proprio vicino ad uno di questi alberi in cui i petali danzano lenti verso il basso che la mano destra dell'albino afferra il palmo mancino dell'altra, se fosse permesso da lei. Interromperebbe il passo di entrambi ruotando il busto e finendo per esser faccia a faccia, uno davanti all'altra. <Se non credi di esser forte, lo puoi diventare. Non esser così fragile con te stessa soltanto perchè sei così> le iridi ghiaccio di Haru fissano quelle rosse altrui. Un contrasto che si trasmette anche nei loro modi di essere. Il respiro calmo che si diffonde nell'aria. Quel contatto tra le dita e il palmo che non stringe la carne altrui ma piuttosto la accarezza, come se volesse essere di comprensione e di aiuto. <Ci sono persone nella tua vita che possono prendersi cura di te> non fa riferimento a lui, non specifica se lui è all'interno di queste persone <Non è umiliante esser aiutati.. Lo vedo come un segno di intelligenza> da soli non si è buoni a niente, d'altronde. Non si può viver da soli per sempre perchè qualcosa mancherà sempre. Che sia un aiuto o anche soltanto una presenza. Haru non vede quelle difficoltà perchè riesce a veder di più nella persona davanti a lui. <Guardati, insomma. Indossi questa divisa e sei sulla strada che volevi> afferma dando un'occhiata a tutto il suo corpo vestito da quella divisa. <Sicura che sia tutto da buttare?> le domanda, forse retoricamente. <Io non credo> un mezzo sorriso si mostra sulle sue labbra allungando le due estremità di qualche centimetro. Quella mano lascia la presa del palmo sfiorando la lunghezza del suo braccio verso l'alto. L'indice e il medio sfiorano il collo altrui fino a quando la mano non si sofferma sul viso. Il pollice accarezza delicatamente la guancia di lei. <Quanto..> prende ossigeno, prima di compiere qualche cavolata <.. quanto ti manca alla fine del turno?> domanda adesso lui, mostrando un'espressione più seria in volto. [chk on]

23:05 Saigo:
 Un gesto. Si è concessa solo un istante di titubanza, ha ceduto per quel secondi necessari a stringere la sua felpa ed avvicinarlo ed ora non è più in grado di tornare indietro. Non si è mai definita timida eppure è ciò che si sta mostrando adesso, una timidezza dettata dall’insicurezza che l’assale. Lui però in qualche modo la fa sentire abbastanza, potrebbe non essere molto per gli altri ma significa tantissimo per lei che di solito invece si sente inferiore, destinata a seguire un volere egoista che la vede come una bambola inerme nelle mani del Dio, cosa potrebbe fare per ribellarsi? Non ha una risposta a questa domanda ma in questi istanti sa che da qualche parte una risposta c’è, deve solo trovarla. Rallenta il passo e ascolta l’altro, mentre la mano scende per stringerle le dita lei asseconda, ormai non si torna più indietro, non scapperà da quel contatto che desidera così tanto e che la fa stranamente sentire bene. Cura per le sue ferite <è quello che farò>. Alza lo sguardo a ricercare il suo, come per mostrare quell’orgoglio che brucia con forza e le ha permesso di sopravvivere fino ad oggi. Non è mai stata supportata da una grande sicurezza solo dalla bruciante sensazione di poter essere di più, lei non è che in potenza. Haru vede qualcosa ed è proprio quello che al tempo stesso cerca di vedere nei suoi occhi azzurri e tenta di mostrare dai suoi rossi. Ardono, sono fuoco, orgoglio e desiderio, consapevolezza e dolore ma sono calmi. Non ci sono moti ondulatori, non ci sono ciglia che sbattono troppo velocemente per nascondere le emozioni c’è solo sé stessa. Il meglio e parte del suo peggio ma è lì invasa di una rinnovata forza. Le mani si congiungono ma non si stringono, lei è libera, potrebbe scappare in qualsiasi momento, non vede alcuna gabbia, non ha nulla da temere. Non vuole scappare, non è sicura di volerlo baciare ma nemmeno vuole scappare. Si perde nelle sue labbra mentre parla, apprendendo quasi passivamente quelle frasi, facendo passare diversi secondi prima di reagire, quasi ne stesse leggendo il labiale <non voglio diventare un tuo peso ma aiutami a scoprire cos’ho di sbagliato> perché lui potrà non essersi inserito in quel gruppo di persone ma non riesce a non considerarlo come tale. Correrà da Haru e da Nene ogni volta che si sentirà soffocare dalla sua vita per quanto la ragazza sia estata esclusa dai suoi dubbi sulle ultime parole del finto dio mentre è il chunin che si ostina a coinvolgere. Osserva come le ombre del ciliegio si gettano su quei capelli bianchi, sul volto pallido e gli occhi chiari, guarda i contorni sulla sua pelle, e lascia correre lo sguardo fino al petto, il suo corpo ne ricorda la forma da quando si è fatta accogliere dalle sue braccia, arrossisce appena mentre il cuore inizia a saltare qualche battito. Scuote il capo davanti a quella domanda retorica, lenta lasciando che i capelli ondeggino legati in quella coda, un pendolo che scandisce il passare del tempo al suo movimento, un’onda in pieno contrasto con la rigidità della divisa <ho un traguardo da raggiungere> prendere il comando della Shinsengumi, avvicinarsi così tanto al consiglio da poterli usare per i propri scopi, fedele solo fino a quando le sarà utile. Si scioglie la presa ed istintivamente cerca le sue dita, la destra avanza nel vuoto come per riprenderlo, dispiaciuta da quell’interruzione solo finché non sente il tocco di Haru. Quella carezza che alterna abiti e pelle, asseconda il movimento del pollice sulla sua guancia andando ad inclinarlo, seguendo la sua mano. La sinistra si alza a raggiungere il bottone centrale, una rosa che sboccia la sua bocca che ora mostra appena l’interno, il respiro più affannato per via di quei battiti accelerati. Il suo pollice scorre su quel bottone allacciato, pronta a slacciarlo, incapace di fermarsi, ha smesso di ragionare. Sono le sue parole a portarla bruscamente alla realtà, sbatte le ciglia un paio di volte e poi si guarda intorno <devo solo finire questa ronda> che non vorrebbe finire <e fare rapporto> un veloce rapporto. Non si muove comunque, si sono fermati, il suo bottone è ancora al sicuro mentre la sinistra scivola inerme lungo il fianco. Scappa ora Saigo, prima che macchi quella divisa, fuggi finchè hai recuperato della lucidità. Sta ferma a fissarlo, quasi gli chiedesse di farle perdere la ragione ancora una volta[divisa informale]

23:48 Haru:
 Ninshū: comprendere se stessi, comprendere gli altri senza dover comunicare e pregare la loro sicurezza. Che potere illimitato ha il chakra, racchiuso dalla maggior parte delle persone dell'unione della forza fisica e quella spirituale. Invece c'è di più. Molto di più. E Haru non può che notarlo in quell'incontro, scontro, chiamatelo come volete. Due anime stanno bruciando, senza consumarsi. Il loro legame potrebbe essere sotto gli occhi di tutti. Se un passante li vedesse ora, capirebbe quanto quel filo che li unisce stia prendendo sempre più spessore mentre loro cercano in tutti i modi di evitarlo. Ci starebbero riuscendo? Per niente, direi. Saigo è la spiegazione di ciò che ha sempre creduto. In lei, in quegli occhi, osserva tutti gli insegnamenti che ha avuto tramutarsi in fatti, in maniera solida e non più soltanto teorica. Quelle mani si uniscono, si toccano. Le due anime trovano un contatto in cui nascere ancora una volta. La sensazione è la stessa che aveva su quel pavimento all'interno della magione. Il battito rallenta e sembra tuonare. Le iridi color ghiaccio si sciolgono nel calore di quel rosso all'interno degli occhi di lei. Trattenersi o lasciarsi andare? Haru ci pensa ma le parole altrui lo distraggono quel che basta per pensare ad altro per il momento. <Se fossi stata un peso, non sarei qui> insomma, lui c'è e vuole aiutarla come possibile se potrà. Haru rimane fermo adesso guardando tutte quelle reazioni della ragazza. Il viso che si smuove in quel no convinto, quel no che dice che non è tutto da buttare. Quella coda che si muove lenta come a danzar dietro le sue spalle. Fermati, Haru.. Fermati. Il viso di lei si piega quel che basta per seguire il movimento della dita del chunin. La mancina altrui invece afferra quel bottone al centro, pronto a slacciarlo. Le sue labbra si separano e gli occhi di Haru si abbassano osservandole. Non ha mai desiderato tanto qualcosa come in quel momento. Cosa dovrebbe fare Haru? Nella sua testa l'idea è chiara. Il giovane però è ancora dubbioso su quel che lei vorrebbe. Lei non le ha spiegato niente dopo il loro incontro. Non sa se ha incontrato quella persona di cui parlava, non conosce quale sia lo sviluppo avuto. Una sua mossa rischierebbe di rovinare tutto e forse l'albino non vuole. Non mancherebbe troppo alla fine del suo turno. Lei rimane lì, immobile. Il respiro inizia ad esser più corto, stranamente. Gli occhi ritornano ad incrociare i rossastri altrui. Ed è in quel secondo che lui si avvicina. Lentamente. I centimetri si riducono ogni secondo di più fino a quando Haru non si ferma ad un battito di ciglia dalle labbra di Saigo. Così vicini che ne può sentir il sapore ora. <Penso che..> trattiene il fiato adesso mentre muove il viso lateralmente, come volesse prendere le giuste misure. Le dita si infilano tra i capelli e la mano avvolge la parte laterale sinistra del viso di Saigo. Sarebbero così vicini che allontanarsi sarebbe quasi un peccato, un finale ingiusto per i presenti. <Penso che tu debba finire la ronda, ora> la mano si ritrae velocemente e quella distanza riprende ossigeno. Haru si allontana e inizia ad incamminarsi nel verso opposto. Due passi dopo però, si ferma nuovamente ruotando leggermente le spalle verso di lei. Saigo può veder il profilo del viso del chunin. <Io ci sarò per te.. Ricordalo Saigo> un altro ennesimo minuscolo sorriso bagna quelle labbra per poi oscurarle riprendendo il passo di prima. Questo bacio non s'ha da fare.

00:07 Saigo:
 Cosa c’è di sbagliato nel desiderare qualcosa che ci fa stare bene? Perché per una volta non dovrebbe solo aspirare a quello che vuole a quella sensazione provata in sua presenza, lasciarsi andare e finire ciò da cui si era ritratta da quella sera. Certo ora sa di baciare malissimo, o almeno è ciò che crede, ma è disposta a rischiare. Si avvicina lui e sente quella mano tra i suoi capelli, il ricordo di Fuji e di quel suo gesto così simile l’assale per un solo istante, le due figure ai suoi occhi vanno a contrapporsi ma i sentimenti che prova sono diversi. Con uno è la consapevolezza di far qualcosa di estremamente sbagliato, il timore di ferirsi nuovamente avvicinandosi troppo al fuoco con l’altro invece è la tensione che si prova a negarsi qualcosa che fa star bene, come se si mostrasse dell’acqua ad un assetato per poi allontanarla. Non c’è nulla di giusto nel non baciarlo ora. Socchiude le palpebre però, capace di coprire quei pochi centimetri che li distinguono. I talloni che andrebbero ad alzarsi solo per raggiungere meglio la sua altezza, come se urlasse di baciarla. Se fa qualcosa di giusto come potrebbe venir ripresa per aver macchiato la divisa, non c’è niente di sbagliato in quel tendersi verso di lui. La differenza d’età si mostra proprio ora, mentre la sua mano destra si alza alla ricerca del petto altrui, per poggiarsi su di esso delicatamente e lui invece si allontana. Forse dovrebbe davvero finire la ronda. Riapre gli occhi il tempo per vederlo allontanarsi senza ancora parlare. La destra resta sollevata così come gli occhi socchiusi mentre il volto si muove in sua direzione. Sta forse scappando lui? Si sente ferita? No, riconosce le sue parole come vere e necessarie, deve allontanarsi adesso o non saranno in grado di fermarsi, non potrà rispettare la divisa che porta. Deglutisce un boccone amaro e sorride, consapevole di aver appena perso qualcosa di importante, come il pendolare che perde l’ultimo treno disponibile per casa. La stessa amarezza si eleva nei suoi occhi mentre quel sorriso smentisce, il sorriso di chi ha quasi avuto qualcosa che desidera, il sorriso di chi ha inconsciamente deciso di dare a sé stesso una possibilità per essere felice <vieni con me dai genetisti> replica solo ad alta voce, come a volerlo trattenere ancora. Le braccia che tornano lungo i suoi fianchi <scopri con me cos’ho che non va> cosa vuole il dio da lei. Era disposta a farlo da sola, disposta ad affrontare tutto lo schifo con le sue sole gambe, senza appoggiarsi a nessuna, sa che potrebbe riuscirci ma non è sbagliato chiedere aiuto prima di crollare. Una spalla, qualcuno capace di farle apprezzare la vita. Sorride osservandolo <e poi leggimi il libro> stai con me. Una richiesta nascosta da una frase che potrebbe sembrare stupida, una rassicurazione cercata. Lo osserverebbe poi allontanarsi prima di voltarsi a sua volta, pronta a finire il turno e tornare a casa, dove sa che ad aspettarla ci sarà il fantasma di Fuji che le occupa il letto ma non le parla. Sospira. Decide di dormire sul divano, non vuole che qualcosa cancelli da lei il ricordo di quella carezza, di quella presa tra i suoi capelli [divisa informale]

00:34 Haru:
 Forse è stato giusto così. Quel bacio avrebbe sancito qualcosa e forse non è ancora tempo di farlo. Non sarebbe stato nulla di vincolante ma avrebbe espresso tutte quelle emozioni che entrambi hanno provato nei loro incontri. Entrambi ritrovano nell'altro qualcosa che li fa star bene. Cosa ci sarebbe di più giusto in tutto questo? Nulla, infatti. Saigo però deve prima decidere dentro la sua testa quale strada scegliere e soltanto allora Haru si sentirà libero di lasciarsi andare. Entrambi sanno di aver fatto la cosa giusta ed è infatti con un sorriso che si distanziano dopo esser stati così vicini. Si pentiranno durante la notte? Forse. Ci penseranno a quel momento in tutte le ore successive? Sicuramente. Allontandosi, Haru sente la voce della ragazza che le chiede di accompagnarla per scoprire di più sui suoi problemi. Il ragazzo non ci pensa due volte, dopotutto. Mentre cammina, la mano destra si alza verso alto, le dita aperte ma non tese. <Sai dove trovarmi, allora> poche parole che lasciano intendere di aver accettato quella proposta. L'albino andrà con lei e cercherà di esser utile nella sua ricerca. Sarà anche un modo per passare del tempo con lei. E poi l'ultima frase. Quella promessa di leggerle il libro. Ormai di spalle, il ragazzo continua a camminare ma non può nascondere in viso un sorriso che si disegna dopo aver udito quelle parole <Sarà fatto> sussurra a voce bassa, udibile forse soltanto a se stesso e non a chi gli sta camminando intorno. E così rientrerà a casa. Dalla tasca della giacca, la mancina tira fuori il libro posandolo sopra il tavolo. La copertina in bella vista che mostra il protagonista dai capelli biondi. Haru passa le mani tra i suoi capelli invece lasciandoli molto più disordinati del solito. Non è stata una serata semplice. Quella ragazza sta mostrando un lato del suo carattere che non aveva fatto veder a nessuno ancora. Qualcosa di speciale deve per forza avere. Il chunin si butta sul letto mentre i suoi occhi immaginano nuovamente quelle labbra così vicine alle sue. Sarà una lunga notte di pensieri. [end]

Io non ho le forze per commentare.

io
non
posso
farcela.


Saigo sei nei casini.