Bosco dei Ciliegi - Tre Cuori nel deserto
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Giocata dal 10/04/2021 18:41 al 11/04/2021 01:07 nella chat "Bosco Dei Ciliegi"
Il sabato , possiamo dire che la felicità arriva nei giorni feriali? Non è la sola ovviamente, con quelle belle giornate di sole le strade si son fatte piene, claustrofobiche, dunque eccola in quella terra che tanto ha odiato eppure quel posto, quell'unico posto, ancora può apprezzarlo. File e file di ciliegi in pieno fiore, dolci e delicati i colori virano dal rosa al bianco stesso , e file e file di innamorati purtroppo ne contaminano la bellezza. Coppiette che spuntano come funghi a circondarla, pregni di un calore che potrebbe farla vomitare. Non ha bisogno di tutto quello, di quei picnic all'aperto solo per mostrare un amore che dovrebbe esser nascosto ad occhi altrui, rimanere intimo, privato, ma pare che il mostrar qualcosa a chiunque sia qualcosa che ormai i giovani usano fare. La strada lunga si inerpica davanti a lei, poco larga da permetterle di camminare sul bordo, vicina alla stessa terra, mentre i sandali aperti sfiorano l'erba appena cresciuta. Porta indosso un kimono leggero, primaverile pure nei colori, di un rosa che sfiora il rosso, decorato con quei ricami di fiori dorati che coprono tutto il tessuto - sottile, che si ancora al corpo in ogni piccola forma, i seni messi in evidenza da quella scollatura profonda, e da quella cintola di stoffa che porta in vita di un bordeaux scuro , simile ai propri capelli. La stessa stoffa che scende verso i glutei e si ferma solo dopo averli superati di qualche centimetro, e dopo solo la nuda pelle bianca e candida a incontrar la luce del sole stesso. Le maniche scivolano sotto i gomiti aprendosi in una sorta di campana, i polsi che vengon mostrati mentre sorreggono docili quel piccolo ombrello di carta che porta ancora sul capo a proteggere il viso - sottile, maturo senza alcun dubbio eppure non pregno di rughe come s'aspettava . Dieci anni son trascorsi, eppure il proprio corpo non è cambiato poi molto, solo i capelli sembran più lunghi mentre scivolano come una cascata di sangue lungo la schiena , ne carezzano dolci le forme scivolando anch'essi sui glutei. Il viso , nascosto parzialmente dall'ombra generata, osserva il circondario alla ricerca di un posto ove riposarsi e le azzurre iridi, prive di trucco e sporcizia simile, andrà a cercar forse qualche piccola anima alla quale ancorarsi in questo giorno, ove la solitudine si fa più presente. Il cellulare ancora nascosto tra le piaghe della veste ed il proprio corpo, e il viso che diviene leggermente più roseo al pensiero di quel messaggio che ha mandato.. la destra che lo riprende velocemente per accenderlo, non ha molti messaggi o contatti, dunque sarà facile trovare quello stesso numero in poco tempo, rileggere il messaggio e sentirsene imbarazzata, terribilmente < che diamine sto facendo > già, perchè gli ha scritto? Il sole all'orizzonte, che scivola piano piano verso la culla del suo riposo, tinteggia coi propri raggi dalle sfumature del vespro il cielo, mentre tutt'intorno avvolge il paesaggio un telo rosa, mantello creato dalla foresta di alberi di ciliegi in fiore, i quali vanno ad arricchire il circondario in mezzo al quale il sentiero ampio un paio di metri, composto di tante mattonelle, delineano il percorso panoramico che fa il giro in lungo ed il largo a quello spettacolo naturalistico ricreato in quella riserva. Sul palcoscenico del bosco al confine tra i distretti di Suna E Kusa, tra coppiette di conigli fornicanti e qualche anima artistica a godersi la bellezza suggestiva che quel teatro può restituire alla sensazioni, la figura del Cacciatore di taglie farà la propria comparsa. Si staglia sullo sfondo del panorama in maniera imponente, ergendosi dal suolo per tutta la propria prestante statura, slanciata sulle leve inferiori robuste ed allenate, lasciandolo sollevare per oltre il metro e novanta di altezza. Corporatura dalla fisicità pronunciata, tonico nel profilo quanto massiccio, delineando due spalle larghe che rientrano verso un petto ampio e vigoroso, a sua volta montato sopra un busto marmoreo e stoico, costeggiato dal paio di braccia che scendono come due arbusti nerboruti, di notevole spessore. Bacino rifinito, scivolando verso un comparto inferiore granitico posteriormente e forzuto nella muscolatura cosciale, contribuendo a dare alla sagoma nel suo complesso un contorno bilanciato da quel senso di sportivo atletismo. Capelli marroni, sistemati in quell'acconciatura particolare di lunghi Dreadlocks, i quali vanno a scendergli lateralmente e dietro la nuca, appena raccolti dall'ausilio di una fascia in testa che, sulla parte della fronte, si agghinda di una lamina d'acciaio con nel mezzo il simbolo della vecchia Konoha. Due orecchini squadrati ai lobi, piercing a cerchio al labbro inferiore ad arricchire la bocca carnosa e pronunciata, di un colore più tenue rispetto all'incarnato del giovane, che propone delle tonalità piuttosto scure di pelle. Occhi blu molto densi ad accendere i connotati maturi, seppur mantenga generalmente un'aria giovanile sul viso glabro e virilmente definito da tratti marcati e duri, sfumati dall'aria parecchio compassata e calma che ne contraddistingue il piglio. Abiti di un completo scuro, formato da una giacchetta nera anonima ed un paio di pantaloni in tinta unita, che terminano nella calzatura di scarpe bianche ginniche e comode; accessori, oltre al coprifronte in capo, dei guantini a mezzo dito con placche di ferro sul dorso, a rinforzarne la copertura superiore, mentre al collo, attaccato da una catenina, vi è un pendaglio raffigurante una testa di lupo completamente nera; monile dall'aria vissuta, un po' segnato da qualche graffio superficiale, così come da lievi smangiucchiamenti della cromatura. Chiude l'inventario una tasca portaoggetti penzola sul fianco sinistro, contenente la bomba luce, due tonici dall'effetto diverso, e la bombola col set di fumogeni. Il passo, flemmatico e meditabondo, va misurando quel viale nel parco in maniera assorta, lasciando che siano le trame del destino a guidarne l'andamento, più che una volontà precisa: e proprio lì, tra degli intrecci ricamati in una seta di curiosità e mistero, anche la stessa Ishiba sembrerà ritrovare il proprio punto, in quello che potrà apparire una coincidenza, o forse il desiderio del fato di aggiungere un qualcosa di più incredibile ai prossimi capitoli di questo racconto della loro storia.
{Chakra Off}{Coprifronte Konoha}{Guanti ninja mani}
{Fianco sx: Porta oggetti (Flash Bomb x1 - Tonico CHK/HP - Fumogeni set x1)}
{Hunters' Pendant: https://i.imgur.com/3jivRzY.png} I kami si divertiranno anche quest'oggi, quelli che la seguiranno e porteranno il proprio passo inconsapevole verso quel figuro che dovrà incontrare.. domani, non oggi, ma ciò quanto importa quando ormai si sta dirigendo verso la propria fine? Che i kami siano dannati, ma per il momento permane tranquilla, sebbene quel lieve rossore ancora permane mentre legge e rilegge quel messaggio. Avrebbe dovuto scrivere altro? Magari avrebbe potuto aggiungere qualche emoticon allo stesso, dopotutto alla fine lui le ha dato il numero, lei stessa lo ha invitato fuori.. non ama complessivamente chattare , preferisce incontrare la gente di persona, caso vuole che avrà avuto la propria risposta? Forse si, forse no < beh, sarebbe comunque domani, devo andare li ugualmente. Se non si farà vedere, va bene uguale > davvero andrebbe bene? Il primo invito fatto da quella donna in quasi quarant'anni di vita, mai che s'era permessa di far lei stessa il primo passo in quel modo , con un ragazzo per lo più, eppure conoscer qualcuno al di fuori del lavoro non vuole per forza significare qualcosa nello specifico , si insomma, si sta facendo le pippe mentali su ogni singola parola scritta. Lo stesso cellulare che solo poco dopo, per evitar di scontrarsi con qualcuno, andrebbe ad esser riposto con delicatezza. Lo sguardo stanco , la testa che vira lievemente per quella camminata senza guardare, senza davvero veder il mondo intorno a se, percependo i suoni e gli odori di quella natura appena sveglia. Inala quel profumo, se ne impregna la stessa figura, quel suo odore che s'ha ancora di selvaggio, di terra, di alberi , qualcosa che riesce ancora a farla calmare e render equilibrata, senza che alcuna parte di se possa sfociare adesso se non la calma interiore < mh > un piccolo mormorio, eppure li, tra quelle anime, qualcuno spicca non solo per colore ma anche in altezza e aspetto, qualcuno che di certo non s'aspettava di veder li quel sabato stesso. Il passo che va a fermarsi per qualche attimo, indecisa se andare avanti o fare dietrofront come nulla fosse, eppure non è una codarda insomma! ha affrontato Yukio, il falso dio, più e più guerre e si imbarazza per una cosa del genere? Una piccola ruga nasce sulla fronte ormai decisa, così come il passo che riprende il proprio corso senza troppi problemi, pur di avvicinarsi allo stesso con grazia ed eleganza, fermando il corpo solo dopo aver raggiunto la sua schiena, mentre la mano destra andrebbe a sollevarsi per toccar la sua di spalla < non pensavo di trovarti qui, oggi > la voce permane bassa, calda, per non farlo spaventare dal proprio intervento < saranno stati i kami probabilmente > il viso che si tiene alto per la differenza in altezza, eppur paia sorridere un poco mentre la mano andrà a scivolar via di nuovo verso il fianco, l'ombrello poggiato sulle spalle in modo da avere una libera visione dell'altro , in attesa che l'altro si volti senza aggiunger molto altro. Mani che si infilano nelle tasche, dando una parvenza di rilassatezza a quella propria sagoma, la quale nonostante tutto risulta essere piuttosto impostata, per via della naturale complessione che la contraddistingue: i pettorali pronunciati, gonfi, sotto quella camicia che andrebbe quasi attillata, sotto la giacchetta leggera, aperta sul davanti, lasciando intravedere l'indumento di sotto. Un tronco robusto, come la corteccia di un albero che stoicamente resiste nelle ere, alle intemperie della natura, restituendo una sensazioni di solidità, di possenza massiccia, al pari di un bastione difensivo che troneggia tra mura di cinta. Il profumo dei ciliegi è nell'aria, riempiendo l'atmosfera mite, accarezzata dal blando soffio della brezza primaverile, con quelle temperature fresche e temperate. L'aspetto è compassato, calmo, una serietà molto leggera, di pensieri soffici come nuvole nel cielo, una metafora che racconta di un aspetto senza apparenti turbamenti come potrebbero essere quelli temporaleschi, ma soltanto la morbidezza di tappezzare quella volta azzurra, in questo bronzea del di lui incarnato. Nel bel mezzo del cammin di quella vita, un tocco arriva alla propria spalla: sentito, ma fine, da farlo arrestare con placidità in quell'incedere apparentemente senza meta. < Uh? > un'espressione interrogativa, mentre si volta piano piano, sul versante da dove s'è sentito arrivare il contatto. Non sembra presagire problemi, se qualcuno l'ha avvisato così, potrebbe tendenzialmente significare che non vi siano intenzioni negative dietro l'angolo: e ciò chissà se potrà essere vero o no, fatto sta che, nello svelare il dubbio, compare la figura di Sango. < Sa-Sango? > l'incertezza è per la sorpresa di incrociarla lì, non s'aspettava di essere contattato da lei la sera scorsa, così come di imbattersi nella Ishiba prima del giorno dell'appuntamento. Che le stelle del firmamento abbiano qualcosa in programma nascosto negli intriganti loro bagliori? Una storia che il cosmo sembra disposta ad accendere, bruciando dentro una luce ardente. < Ah! Sorpreso anch'io di vederti. > un sorriso deciso quello che anima la bocca, un bel taglio delle labbra risolute, benché il momento trasmetta una reazione di stupore. Il tono è baritonale, profondo, tipico della propria impronta vocale, compassata e piena. < Beh, qualunque sia la verità, quello che conta, è che siamo qui. > incamera un bel po' d'aria, aprendo pienamente il petto, lasciando poi che il proprio fiato, lento e lungo, si spenga all'esterno. < E' un bel posto questo, non trovi? > guardando il paesaggio. < E' credo che sia il posto giusto, dove poter incrociare qualcuno altrettanto tale. > Rifinendo con la visuale sulla Kunoichi, piglio placido, statuario nel portamento. Ora silenzio. Una contemplazione sommessa, del momento, e della Donna.
{Chakra off}{stessi tag} La dita che solleticano quella stessa camicia, ne sente i muscoli sotto ben definiti, il calore che proviene da quel corpo, solo un attimo, un sussulto prima che la stessa si ritragga, veloce e fugace come quel tocco per non inceder in altri pensieri. Si sta solo facendo notare da lui, avrebbe potuto andare avanti, è vero, eppure non è mai rifuggita da alcuno scontro, dolce o cattivo che possa essere < si > aggiunge a quel che pare un balbettio dovuto dalla sorpresa stessa di vederla li, prima del tempo insomma. Il corpo che si irrigidisce lievemente, dopotutto è comunque uno sconosciuto . Eppure ne ascolta le parole, le iridi che si sollevano sul viso di nuovo dopo esser passata - involontariamente - sullo stesso corpo ristretto in quella stoffa bianca e leggera , per leggerne le emozioni stesse, il cambio del viso, quel sorriso che s'apre rispetto al proprio che permane, si, ma timido, nascosto < anche io, ti ho visto da lontano .. avrei potuto girarmi e andarmene > così da dare anche un altro senso all'appuntamento fissato per il giorno dopo < però mi son detta, perchè no , t'ho scritto io dopotutto > si, troppe parole son state pronunciate, deve darsi un freno, una sorta di contegno . A quella prima domanda non può far altro che guardarsi intorno anche lei, osservar quegli alberi bellissimi , la gente che sorride spensierata e felice < mi è sempre piaciuto, anche quando ero a kusa > l'unico posto che ha potuto sentire suo, così come quelle tigri che ha incontrato in quello stesso loco. Oh, loro, quanto vorrebbe trovarle e tornare tra di loro a quello stato selvaggio e primitivo sotto certi aspetti . Lo sguardo che si riporta a lui, ed un sorriso infine fa la sua comparsa tra le morbide e rosse gemelle < siete un adulatore dunque > l'ha percepito la sera in cui si son incontrati, eppure non ne pare infastidita dalla cosa < non tutti sono ancora in grado di parlare ad una donna come si deve > non sapendo dello slang altrui utilizzato con i suoi amichetti, ebbene meglio così < stavo cercando un posto dove sedermi lontana da queste coppiette > le iridi che puntano lontano, ai confini del parco e della stessa città, ove le ombre s'allungano , mani nere che prendon possesso dei pochi corpi che s'azzardano a scivolarvi dentro. Un richiamo all'oscurità che sente propria, che la richiama come il canto d'una sirena per ritornar al posto ove appartiene < ti andrebbe di farmi compagnia? > un'ulteriore proposta avanzata proprio da lei, sta divenendo sempre più spregiudicata eppur non se ne pente. Si sente bene li con lui , pare che possa quasi comprenderla sebbene non parli poi molto. Che sia proprio quel silenzio ad incitarla a conoscerlo ancor di più? A voler sapere chi egli sia? Ma ha ben notato il copri fronte della foglia < sai, un tempo conobbi un grande konohano, l'unico che ha meritato appieno il mio rispetto > colui a cui ha fatto una promessa, e chissà che egli non sia ancora vivo, non sia ancora nelle terre ninja attendendo il proprio di momento. Ma adesso il passo riprenderebbe per una direzione nuova, calmo e placido, in attesa che venga seguita con la dovuta calma che si confà alle ultimi luce di un caldo sole e d'un tramonto che tesse in cielo il quadro magnifico della stessa fine. Yugure in atto d'innanzi ai loro occhi, chissà come sarebbe l'Alba in quel punto. Un'aria che si farebbe divertita all'udire le prime di lei. < Succede. E' cosa buona che tu non mi abbia scambiato per uno degli alberi. > asserisce quell'uscita più umoristica, il tono sempre calmo, basso ma udibile, in quel timbro baritonale che contraddistingue la sua voce. Assottiglia successivamente lo sguardo, posandolo intensamente sulla rossa. La analizza, silenzioso stavolta, un velo di enigmaticità mista a studio, quando parla di quello che ha fatto, che avrebbe potuto fare. Le connotazioni sono ponderate, attente, volte anche a restituire a Sango l'idea di stare ascoltandola, concretamente. < Mi hai scritto. E mi hai ricercato adesso, dunque. > a quanto pare, sembra che lei abbia fatto molti passi verso di lui, il quale invece non ha fatto altro che rispondere, andarle incontro. E quella, davvero, la terribile figura che i racconti dei più, dei vari conoscenti, hanno dipinto come un pericolo? Il mistero affascina, dopotutto, e magari è proprio questa cosa, che lo spinge ad accettare la sfida. Annuisce allo stralcio di racconto altrui, che racconta di quando sia stata a Kusa, e che quel posto le piacesse anche in quel tempo. < Certe cose rimangono con noi. > commento pacato, tanto semplice quanto profondo nella propria essenzialità: parole che alludono, toccano la sfera dell'immaginazione, senza però inoltrarsi mai troppo, proprio per lasciare la possibilità di andarsene alla deriva dei pensieri che riuscirebbero a far scaturire nella mente. < E voi? Vi sentite una musa che possa ispirare tale adulazione? > una domanda che nasconde l'idea di un complimento: non glielo fa direttamente, non si sente di voler sembrare banale; nasconde tra le righe, un modo come un altro di giocare con l'interlocutrice, oltre che un buon espediente tecnico per mantenere viva e portare avanti la conversazione. < Credo che, dal momento che mi avete cercato più volte, voi siate più che convinta che io non sia uno di quei 'tutti' che state citando. > sospiro, nel mentre con quella tattica, non si tira fuori in modo spavaldo, ma lascia che siano gli stessi gesti di lei a testimoniarlo, che siano state le di lei scelte a sottolineare quel certo senso di fierezza che, anche se starebbe osteggiando, sarebbe un modo fine e accorto di farlo, senza presunzione che non sia una determinata risolutezza. < Oppure iniziate a dubitare anche delle vostre scelte? > un interrogativo che suggerisce un momento di introspezione, così magari la si fa parlare un po' di sé, facendola aprire, in maniera pudica ed innocente, per ora. < Ed anticipare il nostro incontro di domani? > pensieroso, guardando un attimo il vespro. < Ma sì, perché no. Dopotutto, se siamo qui... > si approfitta. Si meterà al seguito di lei, invitandola con garbo a precederlo appena, per poi cercare di affiancarla. < Davvero? > sull'accenno della personalità della foglia che ha citato, una nota di curiosità, sempre contenuta. < Credi che non possa succedere di nuovo? > domanda, vago, lasciando a lei ora il testimone.
{Chakra off}{stessi tag} Ride a quella sua prima battuta eppur ne rimane pensierosa per qualche attimo, intenta a riflettere sulle stesse < vi scambiano per un albero? > un modo gentile per comprender, ella che non s'è mai fatta problemi con alcuno per il semplice colore della pelle, anzi, ha avuto modo di veder qualche bel ragazzo ambrato in giro < me ne sorprendo anche io > sempre a rifuggire dai contatti, adesso s'è lasciata andare nel cercare la stessa persona più volte, le par di vedere uno scorcio del proprio passato in quel momento, quando correva, inseguiva, una figura troppo lontana da lei . Ovviamente all'oscuro di ciò che molti possano avergli detto non sa che sappia abbastanza di lei, ma un unico punto di vista è forse verità? < se parlate della mera bellezza, ne ho sempre fatto un vanto e un arma > occasioni molteplici nella quale usare un mero corpo vuoto e privo di sentimento alcuno , non recependo realmente quel complimento, ragionando ancora da kunoichi < ma la forza sta altrove, mi piace che mi si possa lodar per quella > nonostante i gesti, il fine stesso, la forza di volontà di portar avanti una propria convinzione contro tutti e tutto. Un piccolo ragguaglio per se stessa, a lenire ferite ancora aperte e impresse sulla pelle, nelle piaghe dell'animo che ancora fan male e chissà se un giorno potranno curarsi e dimenticar di tutto ciò che è accaduto. < non lo siete , mi è parso strano al dire il vero > le parole cadenzate, scelte con cura dalla mente prendendosi il proprio tempo, facendo trasparire parte di se eppure celandosi ancora < non siete rimasti in molti > un gesto, un linguaggio che ancora apprezza, di tempi antichi e atti rituali che sancivano un legame proprio per via di quei modi, pacati, gentili, quei complimenti spudorati eppur pronunciati con le giuste parole. Non sono in molti ad aver appreso bene l'arte del parlare con una donna, e ancor di più ne apprezza i dettagli e la raffinatezza insita che l'altro le mostra. < si > lo ammette, candida e trasparente in quello sguardo azzurro che lentamente si fa più scuro man mano che la luce del sole scompaia dietro i monti lontani < ci sono momenti in cui si dubita delle proprie scelte > quante volte ha dubitato delle strade percorse, di ciò che sarebbe potuto esser < ma si tratta di momenti > e proseguire la propria via con decisione, senza guardarsi indietro e senza rimuginarvi poi troppo < voi non dubitate mai delle vostre? > che lei stia dicendo troppo par palese anche a quello spicchio di luna che fa capolino nel cielo, adesso protagonista del proprio momento a donar dolcezza e intimità a coloro che ancora sono li < dipende da voi, se volete vedermi anche domani o fermarci semplicemente ad oggi > che sia una sua scelta, libera e pensata, di ciò che voglia fare quando inizierà ad aprir i petali del proprio essere e comprender quanto oscuro e marcio vi sia dentro. Eppure al centro di tutto quello, una piccola luce andrà a porsi li dentro, flebile e stanca, ma vi è ancora . Lo osserverà anche in quel momento, decisa a comprender qualcosa in più su di lui, sul suo essere, su come pensi la propria mente - per via propria o filtrata da altri . I passi che proseguono lenti, i tacchi bassi che risuonano ovattati su quelle mattonelle , affiancandolo anche lei tanto da poter percepire il suo calore e il suo stesso odore < vorrei che fosse così > il sussurro che permane basso, quasi tremolante mentre l'ombrellino andrà ad esser chiuso con uno scatto della mano, dolce per esser poggiato tra il fianco libero e lo stesso braccio < è difficile trovar qualcuno che dovrebbe odiarti, che tu stessa dovresti odiare, e vedere in lui qualcuno che possa esser un amico > un ossimoro vivente fu quell'incontro, ove due fazioni invece di scontrarsi, si son allungate la mano l'uno verso l'altro per porre una promessa per il futuro stesso ormai cancellato < voi sapete chi sono? > una domanda cruciale la propria, posta con leggerezza allo stesso tempo, in attesa che possa sentirsi dire le solite identiche cose. Traditrice. Il satellite terreste risplende per metà in quel cielo divenuto ormai scuro, denso, dove gli ultimi raggi solari dell’imbrunire vengono letteralmente sopraffatti dalle ombre della notte. Oggi ha deciso di godersi la serata, lasciandosi cullare dalla brezza fresca e frizzante, tipica della stagione primaverile in cui tutto il villaggio si trova. < ….. > Mani in tasca, sguardo dritto davanti a sé e passo cadenzato. Cammina senza una meta ben precisa da raggiungere, finito lì solo per mera curiosità, quest’ultima spinta dai racconti che ha potuto udire sul luogo. La coppia di ametiste incastonate in quell’incarnato albino si muovono da destra a manca, rimanendo colpito dalla bellezza del paesaggio. Oltre che dal chiarore argenteo della luna, viene illuminato di tanto in tanto anche dalla luce artificiale dei vari lampioni che incontra lungo la strada. Poche anime vivono il bosco. Data l’ora del rancio serale, non si stupisce di quella limitata presenza umana. Meglio così. Non è un tipo che ama i luoghi affollati, chiassosi, è decisamente più incline al silenzio. Ad occhi esterni, si presenta come un ragazzo/uomo dalla figura slanciata con una folta capigliatura corvina a fare da cornice a quei tratti somatici fini, genuini, deformati dal solito sorriso irriverente stampato sul volto. Busto che indossa una maglietta nera anonima, aderente a tutto il tronco, coperta dalla presenza di una felpa bianca a collo alto con chiusura verticale a zip. Particolarità di questi due indumenti? Non hanno la manica destra. Infatti l’arto superiore dritto è nudo da spalla a polso, mettendo in mostra una muscolatura non eccessiva ma dannatamente definita. Sullo stesso braccio, legato al bicipite, spicca il coprifronte di Suna, simbolo che lo attesta nella famiglia di Shinobi al servizio del Kazekage. < Posto interessante… > Mormora tra se e se, pensando alla possibilità di portarsi Sango, la rossa Ishiba di Ame. Sa benissimo che nonostante quella maschera da dura che lascia trasparire, sotto è fatta di ben altra pasta. Più morbida. “Tap - Tap!” L’impattare delle classiche scarpe da ninja sul ciottolato del viadotto, riecheggia in quella notte, accompagnato anche dal flebile fruscio della sabbia che s’infrange contro le pareti in argilla della giara stretta a sé, alla schiena. Reliquia che svetta oltre la sua figura, posizionandosi diagonalmente rispetto a lui, contenente quell’elemento granuloso ancora dormiente al suo interno. Gambe che indossano un paio di pantaloni scuri come la pece dove s’inerpicano dei ghirigori dorati fino alle anche, tenuti stretti in vita grazie alla presenza di un elastico color rosso fuoco. Dal fianco destro fa capolino una sacca di medie dimensioni, il portaoggetti, dove si nascondono diversi utensili di vario genere: dai fuuda di sostituzione ai tonici, finendo ai fumogeni e alle bombe. Sull’arto inferiore mancino, invece, risalta all’occhio il portakunai, quest’ultimo diviso in tre comparti, ognuno del quale racchiude diverse tipologie di armi. Avanza con spensieratezza, intravedendo di fronte a lui una coppia di figure non ancora identificate, ignaro del fatto che siano Sango ed Ekko. Anche loro, potranno vedere una sagoma avvicinarsi, tenendosi nitida con il passare sotto il bagliore dei lampioni. [Chakra OFF] Basso risolino, contenuto e composto. < Un albero, un armadio, un lampione... So fare la tecnica della trasformazione anche senza eseguirla davvero! > ironico, in coda a quella battuta. Alla questione della bellezza, inclina appena il capo di lato. < Non giudico un rotolo dalla copertina. E penso che non lo facciate nemmeno voi, tanta è la vostra passione per la conoscenza. > insomma, magari gioca un po' di strategia, buttando quelle lusinghe tramite argomenti che ha captato possano essere di interesse per la Amese, in questo caso la storia, la cultura, passione che ha scoperto nel loro primo incontro agli archivi. Attraverso quel modo, le ha detto di non essere superficiale, un complimento tra le righe, sempre per non essere così scontato nell'approcciarsi. < Beh, ammetto con sincerità, che guardarvi effettivamente dà ragione al vostro vanto. > perché non essere banale, non vuol dire comunque non sapere quando bisogna essere diretti nel dire le cose: come in questa occasione, in cui sì, te lo si dice che sei fiqua, ma sempre con un certo stile, perché il momento è ancora quello di doversi esprimere con una certa misura. In fin dei conti, non è che la stessa Sango stia andando a sventolare a quattro venti di avere piccolo problema con delle predilezioni per un certo tipo di tendenze non proprio convenzionali, quali l'assassinio, il tradimento, l'efferatezza; ed anche lì, chissà se questa moralità così particolare della donna, potrebbe suscitare in lui un responso ostile. < Forse è solo merito dei Kami che questo giorno sia arrivato, rendendolo più esclusivo. No? > risponde a quella considerazione di lei, del fatto che non siano rimasti in molti della tipologia da lei sottolineata, con quella sfumatura di modestia, che vorrebbe esprimere tanta sicurezza quanto discrezione, demandando ai fati il merito di aver reso possibile quell'incontro tra quelle che, ha detta della Ishiba, sarebbero due personalità speciali, superstiti in un panorama di desolazione. Il piglio rimane generalmente placido, in quella conformazione ferma e compassata, accogliendo una neutralità comunque non di certo inespressiva. < Faccio solamente in modo da renderle sempre una sicurezza. > replica, deciso, a quell'interrogativo di lei, riguardo alle decisioni ed i dubbi su di esse. < Ad Otogakure ci dovete andare lo stesso. > constata, riguardo a cosa accadrà domani. < Preferisco pensare che siamo qui oggi, Sango. Al domani ci penseremo, quando sarà una certezza. > chi vuol essere lieto sia: nel doman non v'è certezza. Una parafrasi rieditata, per coniugare bene quel pensiero De Medici alla situazione che stanno vivendo. < Capisco. > acquisisce quella riflessione della Donna, senza giudicare. In quei frangenti, tende sempre a porsi in maniera molto super partes, tendenza propria della sua tipologia di condotta. < C'è sempre molta volubilità, in questo tipo di pensieri, e di cose. > esordisce, prendendo quindi le redini in mano del dialogo per provare un'uscita un po' più significativa. < Alla fine, ciò che distingue un nemico da un amico, è il punto di vista dal quale lo guardi: il primo davanti, l'altro dietro. > il nemico lo puoi affrontare faccia a faccia, e l'amico ti copre le spalle. < Eppure, basta girarsi per cambiare la considerazione. > invertire i ruoli sembra essere così facile, in fin dei conti. < Quello che conta, però, è che ci siano entrambi. > tutto sommato, bisogna tenersi stretti gli amici, ancora di più i rivali. < E' solo quando c'è nulla da guardare, che si può credere di non essere niente. > chiosa, in quell'aforisma della propria filosofia. La domanda cruciale, merita un pausa più profonda. Si gira verso di lei, restando a guardarla. Profondamente. Gli occhi blu che scavano in quelli della Ishiba, divenendo più liquidi, sciogliendo quei bagliori cristallini, che albeggiano all'indirizzo dell'altrui sguardo. < ... > un respiro che muore nell'aere circostante, senza verbo. Sango s'aspetta una risposta: lui non gliela darà. Almeno, non nei soliti canoni. No, perché quello che dirà, non sarà a parole, ma a gesti. CERCA DI far calare il viso verso quello di lei, mantenendo fino all'ultimo il contatto degli occhi, quasi fosse stato un Uchiha che spara un Genjutsu. La velocità sarà controllata, però l'impeto ce lo mette tutto. Se fosse riuscito in quell'avanzta, aiutata anche da un eventuale passo di accomodamento, PROVERA' a catturare le labbra della Rossa, TENTANDO DI BACIARLA, a tradimento. Sì. Una traditrice, che prova ad essere colpita a tradimento. Una mano, la destra, a cercare di accarezzarle la gota, un gesto di rassicurazione quanto di risolutezza, a far capire che non c'ha paura, né remore in quella sortita che ha portato avanti. Di Dyacon non s'è accorto: ma pure che l'avesse scorto, non se ne sarebbe fatto né in qua né in là; mica sa niente. Al momento, l'unica sua attenzione è tutta rivolta verso la Kunoichi, e quello spregiudicato gesto il quale, di tutta risposta, sta andando praticamente ad investire le mosse fatte dalla Archivista fino a quel momento. Un'incalzata audace. Un'entrata dinamica, da vero giovane intraprendente. Oh, non sa davvero quanto i kami possano esserle avversi di questi tempi, e ciò arriverà a breve ma ancora lontano per esser visto da lei, i cui occhi e sguardo son contrati per adesso sul proprio compagno. Vicino e alto, insomma, potrebbe cadere a momenti senza accorgersene , ma cosa importa, è curiosa di avere quelle risposte ed esser lei infine a domandare. I passi son dolci, di quella serata che si rinfresca col vento lieve che soffia su di loro. I capelli che scivolano dietro le spalle, snudandole un poco nella profonda scollatura che porta, clavicole pallide che si mostrano alla sera e alla luna, sebbene sembri aver qualche brivido di freddo a render la pelle sensibile. Il braccio che si stringe lievemente, ma poco importa al momento < sembra.. ingiusto > lo è davvero, scambiarlo per un oggetto poi, magari qualcun altro potrebbe anche comprenderlo, ma per un essere non vivente? < no, non lo faccio.. eppure mi lascio trasportare dalle sensazioni > quelle stesse che l'hanno portata a chieder di uscire, di potersi godere un pò quella nuova conoscenza che pare non odiarla al primo vederla, di non additarla o accusarla, di esser lontano da quegli intrighi di corte in cui s'è calata da molto tempo . Se ne sente quasi coccolata, è forse quella la sensazione di cui libri e libri parlano? Del piacere dell'inizio, di una mera conoscenza, di un vacuo interesse ancor non portato oltre e infondo , ed è proprio quella la bellezza di un incontro tanto fortuito quanto privo di altro, futuro, passato, solo quel piccolo momento < i kami di solito mi detestano , magari oggi non è così > inconsapevole di ciò che accadrà di li a poco, ma non andiamo ad anticipare nulla, non quando andrà ancora ad accompagnarlo verso la via lunga viva di alcune anime ancora intente ad una simil passeggiata come la loro < come fate? > come fa a rendere una sicurezza le proprie decisioni, come fa anche solo a creder di poterlo fare < in realtà potrei non andare, è solo un posto che mi è appartenuto in passato ma non la mia casa > un posto neutrale eppure amico, riconosce i modi di vivere del villaggio del suono, dei suoi stessi abitanti. Riconosce perfino quelle statue poste al centro di quella piazza < lasciamo dunque al domani > acconsente, decisamente più rilassata adesso a non dover pensare se far qualcosa o meno per il giorno dopo . Ode quel dire, portando per poco lo sguardo in avanti, eppure senza chakra attivo avrà difficoltà nel veder chi vi sia poco più in la, deciso il suo passo mentre viene incontro loro < è vero, così come la verità. Quella che sosta negli occhi di chi guarda > non ve n'è unica e intoccabile, tutte quelle loro piccole verità gli appartengono, eppure saranno solo bugie per qualcun altro. E tutto un grande punto di vista, di come veder le cose < credi che si possa cambiare il punto di vista di una kunoichi che vive ormai da troppi anni e troppe guerre? > la domanda che fuoriesce veloce, spontanea, alla ricerca di una verità alternativa, di una nuova via e che possa dirgliela qualcuno che non la conosce, che lei stessa non conosce. Non sa che egli sappia, eppure convinta che le visioni l'uno dell'altro siano bianche come un foglio, la cui solo forma ne da un contorno eppure mancano ancora quelle loro caratteristiche insite, i loro stessi colori sono tenui e la loro immagine incompleta. Che sia lui proprio a poterle far comprender qualcosa? Senza cercare d'avvelenarsi a vicenda, senza alcuna minaccia, solo qualche parola che posson smuover qualcosa in un animo. Lo sguardo che torna a lui sentendosi osservata, quello sguardo più profondo del proprio che si specchia in qualcosa che di certo non s'aspettava proprio in questo momento, in quello stesso loco. Quando lo vede avvicinarsi senza muoversi, impietrita da quel gesto inatteso, quando le sue labbra calde andranno ad impattar sulle proprie. Calde e veloci, un gesto che s'ha non solo di sorpresa ma anche di qualcos'altro, di un tradimento. Lui sa chi è lei. Un bacio che lentamente verrà ricambiato, timido e dolce allo stesso tempo, di iridi che si socchiudono per qualche attimo lasciandosi trasportare dal suo stesso movimento. Qualche altro attimo prima di separarsi dolcemente, restando a qualche centimetro da lui < tu sai chi sono > un affermazione a quello stesso bacio che le è stato donato, imprevedibile nel momento di meno tensione, quando le difese son state abbassate per poterla colpire . In questo caso con un bacio, in un altro caso con un kunai al petto, ed oggi ella non porta seco armi, solo quell'ombrello di carta che ancor l'accompagna sotto il braccio sinistro. Inconsapevole che da li a poco, quel piccolo momento esploderà. [aiut] Le leggera brezza serale che soffia tra gli alberi del parco, s’insinua con dolcezza tra la folta capigliatura corvina, muovendo parte delle ciocche ribelli ricadutegli lungo la guancia destra, nascondendogli parte dei tratti somatici - occhio incluso -. Continua a camminare con le mani infilate nelle rispettive tasche dei pantaloni, mentre le due ametiste andrebbero ad inquadrare nel proprio raggio visivo le figure di Sango ed Ekko. Ancora non le riconosce, ma ci vorrà poco prima di riuscirci. Infatti la distanza tra il Sabaku ed il duo fedifrago verrebbe dimezzata in pochi istanti. Alle orecchie poi, oltre che i rumori della notte, gli giungono anche le voci dell’Ishiba e del Makihara. Quella della donna lo porta ad assumere un’espressione dubbiosa, < …? > Inarca il sopracciglio sinistro e, nel frattempo, le palpebre divengono due fessure, dando molto agli occhi di mettere a fuoco le strutture fisiche del membro della Shinsengumi e del cacciatore di taglie. < Cioco? > Non ha dubbi al riguardo, vista la stazza e il colore della pelle caratteristiche del taijutser di Konoha. Tuttavia, quando la seconda figura si stacca dal bacio dell’armadio a quattro ante e si mette sotto il bagliore lunare, nasce in lui una sensazione strana. Una miscela d’emozioni che parte dallo stomaco, quest’ultimo vittima e organo di scarico di tutta la sua emotività. < Sango… > Sussurra in modo flebile, colpito dal fatto di trovare la rossa avvinghiata e dannatamente vicina al ragazzo con i dredlock. Il mondo sembra scorrere a rilento; i suoni gli giungono ovattati, mentre il pavimento sotto di sé sembra cedere, lasciandolo cadere in un oblio infinito. Ha accusato il colpo e dopo alcuni secondi di silenzio e di ammortizzamento della scena a cui ha assistito, le labbra tornano a muoversi, spinte dal cervello piuttosto che da una reale intenzione. < Che diamine sta accadendo qui? > La testa ancora non si è riallineata al corpo e viceversa. Adesso la mente è da una parte, la struttura fisica da un’altra e lo spirito in una terza dimensione. E’ a pezzi e i vari frammenti volteggiano tutt’intorno a lui. Eppure, è solo grazie alla rabbia che riesce a riprendere le redini del suo essere. L’ira fa da collante, primeggiando tra tutte quelle emozioni concentrate nell’addome. < Cazzo di domanda… > Aggrotta la fronte, contraendo i tratti somatici e mostrare una vena pulsante e ingrossata ad altezza della tempia sinistra. < Mi sembra più che evidente quello che sta accadendo qui… > Parole intrise di veleno, esternate con violenza e con un livello di decibel decisamente alto rispetto al silenzio che imperversa nel luogo. Non sta urlando, no, è solo il riecheggiar del parco che lo fa sembrare. < Te la sei presa con me per averti nascosto di aver ospitato Furaya…con uomo annesso. > Quindi non da sola. < Ma vedo che tu sei andata decisamente oltre. > Inspira ed espira in modo più veloce, mentre le mani nascoste nelle tasche si chiudono a pugno, portando le nocche a sbiancare. Gesto di stizza nascosto agli occhi del duo. < Hai messo su una scenata per aver immaginato chissà che cosa tra me e la Nara… > Sempre il Decimo Hokage tra loro. < Io invece non ho bisogno d’immaginare. Ho visto direttamente con i miei occhi. > Sentenzia in maniera fredda, distaccata, puntando le due ametiste in quelle azzurre di lei. Di Ekko non se ne cura per ora, vede solo rosso. D’istinto, spinto dalla fiamma della collera, andrebbe ad eseguire il sigillo caprino con la SOLA MANO DESTRA. Movimento che risulterebbe invisibile ad entrambi. Dentro di sé cercherebbe di richiamare la forza insita in ogni essere umano, raccogliendosi in una sorta di meditazione libera, senza esser costretto a chiudere gli occhi. Nella sua testa prenderebbe vita l’immagine della propria struttura fisica divisa perfettamente a metà da una linea nera verticale. Ad apice e pedice della stessa, si creerebbero due sfere di colore diverso, roteanti entrambe sul proprio asse interno. La prima si collocherebbe al centro della fronte, rosso scarlatto, simbolo dell’energia psichica di cui dispone il Sabaku. La seconda invece, di tonalità blu elettrico, si attesterebbe nel basso ventre e racchiude in sé tutta la forza fisica. Con impeto e veemenza, proverebbe a farle scivolare lungo il tratto descritto in precedenza, tentando di fondere i due costrutti in un unico oggetto. Se ci fosse riuscito, richiamerebbe il chakra, quella vitalità sopita che si espanderebbe in ogni singola muscolo, ravvivando anche la minima cellula di cui è composto il corpo. Esso verrebbe trasportato lungo tutti i canali, raggiungendo ogni tsuubo della pelle. Ciò lo porterebbe a trarre sia vantaggi fisici che psichici. [Interazione 1/4][Tentativo Impasto Chakra 3/4] Una stoccata diretta, precisa, implacabile, quella che s'abbatte ai danni delle labbra della Donna. Un colpo tirato da quello che potrebbe essere uno schermitore esperto, il quale, imbracciando il suo fioretto olimpionico, non si fa remore né scrupoli sulla passerella, andando ad attaccare il suo avversario senza riserva, mettendoci tutto il proprio estro. Lo sguardo col quale ha lanciato quei riverberi radiosi all'indirizzo della Amese, l'avrà seguita fino alla fine, scandita dall'incontro perfettamente riuscito delle loro bocche, andando perciò a socchiudere le saracinesche, dedicando al tatto ed al gusto una certa priorità sensoriale. Una comunione di labbra che dapprima soffre un po' dello stupore, lasciando dei frangenti interdetti ad echeggiare dopo il primo schiocco: per poi, mano mano, sciogliersi nella tenera timidezza di un sodalizio più accettato, compartecipato da entrambi, lasciando vibrare quelle sensazioni più dolci nel trasporto che scaturisce, imprimendo in tali effusioni il proprio distintivo apporto di risolutezza, di presenza, e di pulsione. Pioniere, ma non costrittore, lascia comunque che l'altra possa mantenere una certa dose di controllo: perciò, quando lei guida il momento di quel contatto ad un distacco, se ne separerà, restando tuttavia sempre lì, a stretto contatto, raffigurato da quell'inquadratura tipo close up sui propri visi. < Questo è un esempio. > per rispondere a quella domanda che gli ha fatto, sul come faccia a rendere una sicurezza le proprie scelte. Semplicemente, prende e le fa. Pragmatico. < E non mi ha fermato. > perché gliel'hanno detto, che sia una traditrice. Gliel'hanno detto, che sarebbe un tipo ben poco raccomandabile. Gli hanno detto pure che è una mummia... però questo semmai non glielo riporterà, qualora dovesse affrontare la questione su cosa sappia. Lascerà scemare via la mano sollevata in precedenza, non mancando di depositare un'ultima carezza sulla guancia di lei, affusolata, morbida. Le pupille che seguono i lineamenti del viso altrui, come se fossero il pennello di un pittore che sta ripassando su tela quell'immagine davanti agli occhi, nella sua testa. Tutto questo, finché Dyacon non fa la sua apparizione sulla scena. Con aria del tutto poco amichevole. < Mh? > aggrotta le sopracciglia, restando un attimo meditabondo. Le successive interazioni del Sabaku sono dirette più alla Kunoichi, che a lui. < Uh-Oh... > sfarfallio di palpebre, palesemente interdetto. < ... Non pensavo ci fossero cose in sospeso con lui. > e dire che si sono visti nemmeno poche notti fa, il sunese ed il foglioso. Si farebbe quindi di lato, senza stare nel mezzo, ponendosi al fianco di Sango. Non si dovrebbe avvedere del richiamo del chakra che intenta il parigrado, così come non sentendosi invischiato direttamente nella vicenda, non cercherà di rimando di prendere provvedimenti. < Vi devo lasciare soli? > l'aria è piuttosto seccata, che quella cornice è stata interrotta così bruscamente da quell'incontro fortuito, che li ha messi tutti e tre in quella stessa locazione. Occhi che s'alternanto tra i due, passando da Dyacon a Sango, senza fiatare, nell'attesa di capire che dovrà fare, e come si evolveranno le cose di lì a poco. Una mezza idea ce l'ha, ma alla fine si sente un esterno.
{Chakra Off}{Coprifronte Konoha}{Guanti ninja mani}
{Fianco sx: Porta oggetti (Flash Bomb x1 - Tonico CHK/HP - Fumogeni set x1)} Di certo non si può aspettare che dopo quel bacio, casto in un certo senso, sebbene non privo di forza da parte dell'altro, tutto possa andare a rotoli come in quel momento. Il calore che si sparge sul viso, lieve e delicato, così come quello della mano altrui sul viso a scaldarlo ancora di più, ne è sorpresa, decisamente e piacevolmente allo stesso tempo. < perchè non ti fermi? > vuole sapere cosa ancora lo ha portato ad avvicinarsi in tal modo . Avvinghiata? Non proprio, è semplicemente ferma sul posto col viso sollevato, nulla di più, e in quello stesso momento il suono di una figura vicina andrà ad attirar la propria attenzione. Il viso che si gira verso la figura vicina, di quel moro che ben conosce e di quel rossore che tinge le gote violentemente d'un rosso purpureo < Dyacon > non una domanda ovviamente riesce a vederlo adesso, eppur non pare allontanarsi dal Makihara stesso, perchè dovrebbe? E' stato solo un bacio con un senso differente tra lo stesso, un tradimento per non rispondere semplicemente a parole, che poi le sia piaciuto o meno lo scopriremo più avanti. < non proprio > qualcosa di sospeso, forse, ma non oltre. Il corpo che si irrigidisce lievemente mentre lo volta nei suoi stessi confronti, quelli del Sabaku non comprendendo da subito quelle sue prima parole, perchè dovrebbe sentirsi.. sbagliata in quel momento? Eppure l'altro fa di tutto per farla sentire in quel modo in quel dato momento < come? > si, sembra quasi scema, eppure non comprende davvero perchè quella rabbia che vede balenare nello sguardo altrui . Non è stata chiara mettendo quella distanza che serve tra di loro, spiegando anche beh, non sono altro che compagni di letto alle volte , per il resto non pare esserci di più.. almeno da parte propria . Al nome di Furaya lo sguardo s'accende di un fuoco violento, di un odio ancora da riversare, da vomitare su qualcun altro < oh per l'amor del cielo , Dyacon! > lo sguardo che si porta al cielo per un attimo, spazientita da quella situazione ambigua e strana nella quale si son trovati tutte e tre < mi pareva d'esser stata diretta l'ultima volta > si, quella che però è finita in modo ben differente da una semplice litigata. < hai messo in chiaro di esserle fedele, che lo sarai probabilmente per sempre. Credi che non la venderò al governo forse? Credi che tutto sia semplice come prima? > parole uscite dalle sue stesse labbra, parole che hanno avvelenato la stessa lingua, che sciabola quelle parole con veemenza. Ma davvero è mai stato tutto semplice? No, sempre a doversi destreggiare e scoprire che egli non sia altro che il frutto di una alleanza di falsi portatori di pace e inutili kage che han perduto l'orgoglio dei veri Shinobi di un tempo < mi pare d'averti detto che non vi è nulla tra noi se non il senso fisico > crudele? Forse, eppure in quel momento in cui la pazienza viene messa alle strette, come se fosse qualcosa che gli appartiene, un piccolo gingillo da mostrare e usare come desidera. Lo sguardo che si ferma su quel sigillo composto in quel momento, sa che sta facendo, ed ecco perchè proverebbe a strisciar davanti al ragazzone che la supera in stazza e altezza, una forma di protezione inconsapevole che sta donando . La stessa destra che si solleva a suo modo al plesso solare, il mezzo sigillo della capra formato. La mente che vola alla ricerca del proprio essere, di quelle due sfere d'energia che la abitano visualizzandole in due punti contrapposti - li alla fronte visualizza quella della mente, dei pensieri, della logica stessa, e al ventre quella della forza, la stessa che muove i muscoli e la vita stessa. Visualizzate quelle andrebbe a comandarle , quella della mente che scenderebbe e in contemporanea quella della forza che salirebbe, per ritrovarle entrambe al plesso solare. Un primo contatto per farle unire, un vortice lento che andrebbe sempre più a velocizzarsi fino all'ultima unione tra loro per donar vita al proprio chakra < non comprendo il tuo .. arrabbiarti > che eufemismo eh, signori? Ma permane li, stoica, mentre l'ombrello viene impugnato dalla sinistra semplicemente dal manico che fuoriesce verso il proprio addome < non c'è bisogno che vai via > un sussurro per Ekko questa volta, ma che avrebbe dovuto comprender dalle proprie parole come la situazione appaia come una relazione.. particolare. Dopotutto, ha appena venduto Dyacon e Furaya allo stesso governo. [tentativo chakra] E’ riuscito a riprendere il controllo e le redini del proprio essere, ma non riesce ancora a governare quell’uragano di emozioni che lo ha colpito. Avverte in maniera chiara e nitida il battito cardiaco diventare più pesante, più veloce, come se lo stesso organo d’importanza vitale volesse uscire dal petto e mostrarsi a tutti. < Rimani qui… > Le ametiste incastonate in quell’incarnato albino si muovono lente, quasi robotiche, soffermandosi sul ragazzone di colore. Ferale rivolge quel comando al Makihara, utilizzando delle semplici parole ma cariche di veleno. Tuttavia la rabbia e l’odio che sta provando non sono rivolte al Konohano, bensì alla donna dai capelli rossi. La squadra, senza mai distogliere l’attenzione e lo sguardo dal volto di lei. Contrae i muscoli facciali e serra la mascella, reclinando appena il capo verso destra, avvicinando l’orecchio alla rispettiva spalla. < Ohhh… andiamo… > Sorride in modo isterico mentre avverte il chakra sprigionarsi in tutto il suo corpo. < Veramente pensi di manipolare a tuo piacimento la realtà? > Domanda retorica, poiché già conosce la risposta. Sa benissimo di cosa è capace l’Ishiba, ma le donne in generale(?). < Finché ti limiti a questo posso anche concedertelo, ma non ti azzardare, neanche per un secondo, a farlo con me. > Sentenzia in maniera decisa e secca, mantenendo l’eretta postura e le mani ancora infilate nelle rispettive tasche dei pantaloni. Non accenna minimamente a muoverle. Se da fuori può apparire sì incazzato ma comunque ancora fermo ed immobile, a livello sentimentale è un vulcano in piena eruzione. < I tuoi giochetti del cazzo tieniteli per te. Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, abbozzando un ghigno mefistofelico sul volto, tant’è che gli angoli delle labbra si arcuano verso l’alto. < Sango, che cosa non ti è chiaro di quello che ti ho detto, uh? > La incalza a parole e ad ogni frase dell’altra, il nervosismo continua ad alimentarsi come una fiamma su cui viene gettata della benzina. < Furaya non c’entra nulla. Al suo posto poteva esserci qualsiasi altra persona. Ma non è questo il punto… > Nonostante la voglia di mozzargli la testa dal corpo, cerca di spiegargli con calma e lucidità qual’è il nocciolo della questione. < Tu hai accusato me di averti mancato di fiducia per non averti detto che Furaya era ospite a casa mia insieme al suo compagno… > Mattyse. < In più mi hai anche incolpato il fatto di aver dato le chiavi di casa mia a lei e non a te… > Riporta in vita a livello mentale gli attimi passati insieme al membro della Shinsengumi nella sua casa di Ame. < Lo sai meglio di me che hai fatto una scenata di gelosia senza alcun fondamento. > Oltre ad avergli scardinato la porta dell’abitazione a Suna. Altra storia. < Come tuo solito ti sei rintanata dietro un muro di vetro, convinta che questo potesse proteggerti dalle tue emozioni. > Breve attimo di pausa, cercando di dare più suspence al tutto. < Sbaglio o la frase “non ammettere i sentimenti non significa non provarli” è stata detta da te? > Oltre al lato fisico c’è anche dell’altro. A confessarlo è stata direttamente la rossa. < Se quella sera qualcuno ha spiegato in modo chiaro e diretto, quello sono stato io. Ti ho detto che della faida tra te e Furaya non me ne frega un cazzo e che non voglio entrarvi. > Ne è più che sicuro di questo. < Quindi tra noi c’è solo dell’attrazione fisica e basta. Mi son perso il momento in cui lo dicevi allora… > La sta schernendo, anche se la mano sinistra nascosta nella rispettiva tasca dei pantaloni, si apre e chiude a pugno in un evidente e chiaro tic nervoso. < O forse… > Riporta la testa in asse, perfettamente perpendicolare tra le spalle. < Non l’hai detto e adesso, colta in flagrante, stai cercando delle vie d’uscita per uscirne pulita. > Di certo non le manda a dire. < Sai una cosa, Byakko, Tigra bianca o come diamine ti chiamavi… > Senza alcun rispetto, ferito nel profondo. < I tuoi artigli stanno scivolando sulla parete di verto che ti sei costruita per fuggire. Lo senti il loro stridere? > Nevrotico e collerico nei confronti dell’Ishiba. Il vaso di Pandora viene aperto nell’istante in cui l’altra gli dice di non capire il motivo della sua rabbia. < ORA BASTA! > Sbotta, arrivato al culmine. Senza comporre nessun sigillo, tenterebbe di richiamare due elementi specifici del chakra già attivato in precedenza. Dal centro dell’addome dove risiede l’epicentro dell’energia, s’innalzerebbero due filamenti di vitalità eterea. Essi sono il Fuuton ed il Doton che verrebbero plasmati sia nella forma che nel loro essere. Una volta fatto questo, il chakra verrebbe fatto fluire e concentrare sugli tsuubo della schiena, fuoriuscendo dagli stessi e oltrepassare la parete in argilla della giara posta dietro di sé. La sabbia contenuta al suo interno verrebbe impastata con la sua forza spirituale, divenendo il controllore di quell’elemento granuloso. “STAP!” Il tappo in sughero che sanciva la chiusura della reliquia verrebbe espulso con veemenza, cadendo a terra e rimbalzano un paio di volte sul ciottolato sottostante. “FSSSSSS”. Un fruscio dapprima flebile e poi sempre più rumoroso entrerebbe in scena, facendo da preludio alla sabbia che erutterebbe con furia. Essa si posizionerebbe tutt’intorno al Sabaku disponendosi a cerchio, a circa una distanza di 1mt dai suoi piedi, dove il suo copro è il centro di quel tondo. [Attivazione Innata 2/4] Gli interrogativi posti dalla Ishiba dovranno attendere, poiché non sarò in grado di far trovare loro responso, data l'evoluzione della vicenda. I discorsi si infiammano, facendo venire a galla quella che c'è in mezzo: si parla di vendere -ed aver venduto- qualcuno al governo, ma non ha chiaro, quando si parla di una Nara, se in questo caso si tratti proprio della ex decima. Malgrado ci possa arrivare: e ci riuscirà in seguito, visto le precisazioni designate dal Sabaku, nel proseguire la diatriba tra i due, diventando via via più interessato anche non sentendosi partecipe direttamente della questione. Quelli che spuntano, sono strascichi di vecchie rivalità, oltre a questioni personali mischiate nel mezzo: opposizioni che sembrano tuttavia persistere anche in quel contesto rinnovato nella città delle ombre. Sango gli si mette appena davanti, trovandosi quindi Lateralmente e dietro di lei, a circa mezzo metro di distanza dalla donna, sfalsato sul lato destro di quest'ultima. Essendo più alto di una ventina di centimetri, comunque avrà una certa visuale. Scorge il gesto della Kunoichi, più che del Sabaku, di impastare il chakra. < Addirittura? > cioè, davvero si sta facendo appello alla fusione delle proprie energie, per questa storia? Gli viene detto di restare sia dalla Amese che dal Sunese: ma guarda lei. < Non avrei voluto, infatti. > deciso nel piglio. Una sorta di dichiarazione tacita, allusiva, che quell'interruzione giunta così, sul momento migliore per battere il ferro caldo, non l'ha particolarmente rallegrato, giacché sarebbe voluto restare con lei. Anche perché, se quelli si sono messi ad attivare il chakra con la capra, lui s'è richiamato il 'Chorny' col sigillo del serpente. If you know what i mean. < Sei sicura di volerti battere? > l'ha fiutato che ci potrebbe uscire uno scontro. Rimane più serio in quella sua impostazione, marmoreo e prestante grazie a quella mole naturalmente statuaria che si ritrova. L'aria è indagatoria, analizzando le conseguenze che potrebbero scaturire da quell'eventualità di un possibile conflitto. L'esclamazione furiosa di Dyacon lo allerta. < ... > La botte che si porta dietro si stappa, facendo fuoriuscire la sabbia. < Ecco cosa ci tiene dentro. > un modo per osservare anche che cosa sia in grado di fare il manipolatore dell'arena. Un profondo sospiro, facendo mezzo passo indietro. MANO DESTRA che esegue il MEZZO SIGILLO DELLA CAPRA, di modo da elevare il grado di focalizzazione spirituale. Socchiude gli occhi e placa ancora di più il respiro, mentre nel suo inconscio, prova a cercare le due energie basilari, quella psichica e quella corporea, per individuarle nel loro scorrere dentro di sé, TENTANDO DI unificarle nel procedimento di IMPASTO DEL CHAKRA. Due mani che si congiungono, un pugno ed un palmo: questa la metafora a cui si affida per poter fondere le forze elementari del suo essere, lasciando che poi si raccolgano alla volta dello stomaco, fulcro nevralgico di quel vigore speciale degli shinobi. Se fosse riuscito nell'intento, dovrebbe subito sentire i giovamenti di quel potenziale richiamato a sé, rendendo le proprie capacità più efficaci grazie al beneficio dell'energia trascendentale sprigionata. Qualora fosse riuscito, riporterà l'attenzione alla situazione circostante. Solo preparato, che comunque non si sa mai, dato che le cose si stanno mettendo come si stanno mettendo: più vivaci.
{Chakra: se impastato 10/10}{3/4 Impasto 1/4 interazione}{Coprifronte Konoha}{Guanti ninja mani} {Distanza Ekko-Sango: 0,5 m. lui dietro lei avanti, appena sfalsati sul versante dx. | Distanza Ekko-Dyacon= Distanza Sango-Dyacon + 0,5 mt}{Fianco sx: Porta oggetti (Flash Bomb x1 - Tonico CHK/HP - Fumogeni set x1)} Rimane li, ferma e ferrea al proprio posto d'innanzi il ragazzo, eppur non prova il desiderio di fargli del male, eppur si trova pronta nel caso a dover controbattere anche con le mani seppur non abbia decisamente voglia, sarebbe dovuta esser una giornata tranquilla tutto sommato. Perchè è giunta anche a quel momento? Il sospiro scivola verso l'etere stesso, la destrosa libera che si infila nei capelli per smuoverli in un senso di stanchezza, con il lieve mal di testa che si apre alla mente. I lunghi filamenti rossi che scendono sulle stesse spalle, lingue di fuoco e sangue che si esprimono nel candore di una pelle intonso < sono stata sincera con te > non del tutto, ma lo sa benissimo e ciò viene ancora oscurato proprio dalla stessa donna che vuole solo andare avanti < ti ho già detto che non m'è rimasto nulla da darti > ha sprecato tutti i suoi piccoli pezzi per altri, adesso non le rimane molto da donare, e ciò che le resta lo tiene stretto attorniato da quella lastra di puro gelo che vuole avere, che s'è costruita intorno a se . Una cinta muraria eretta da troppo tempo ormai . Ha davvero fatto una scenata di gelosia a suo tempo? No, per lei non è stato quello < non posso fidarmi di chi si fida di Furaya , non posso fidarmi di te quando le stai così a stretto contatto > lui che l'ha difesa innumerevoli volti durante quella lite, le ha mostrato il suo attaccamento ad ella, e almeno non sa di quella squadra di futuri traditori che stanno mettendo in piedi per rovesciar kagegakure, li avrebbe ucciso direttamente. Inconsapevole lui che adesso tutti sanno che lei è li in quel villaggio, delle sue parole di odio contro quel nuovo mondo, e che debba morirne sembra chiaro come la luce del sole. Ma non starà qui a parlarne ancora, piuttosto ode la voce dell'uomo dietro di se, un profondo e basso vociare che la richiama in causa, eppure ancora non se ne è andato < non voglio combattere, se dovesse attaccarmi finirebbe in galera in men che non si dica > sta attaccando a tutti gli effetti un ufficiale del governo, un membro scelto della shinsengumi, che se ne dica quello è un attacco da parte di un ninja già segnalato e denunciato avrebbe la sua risposta senza nemmeno doversi sporcare le mani < sarebbe stupido da parte sua farlo > pare pronta, si, eppure non desiderosa di combatter adesso < non vedo il motivo di questo tuo dire > il sospiro che ne segue è stanco , affranto quasi nel doversi metter dentro queste discussioni da dodicenni < Dyacon, non stiamo insieme, mi pare d'avertelo fatto capire > a suo modo, ma che a quanto pare non è stato recepito < quindi non capisco cosa vuoi da me? Non posso darti ciò che desideri, nemmeno mi conosci per quanto tu ne sappia > ci sarebbero troppe cose da dire e da fare, eppure si limita ancora a quello , al parlare semplicemente < ho lottato contro un alleanza, ho dichiarato a Yukio in viso che lo tradivo, dunque dimmi, perchè dovrei farmi remore per te? > prova qualcosa? Forse, nel profondo eppure non sente alcun attaccamento reale che la porti a star con lui, a fermarsi , ma nulla l'ha fatta restare. Ed ella continua a viver la propria vita in solitudine, con qualche incontro più o meno sporadico adesso < basta, ti stai rendendo ridicolo. Come ti dissi, sei libero di veder chi tu desideri, anche io lo sono > quella stretta che l'altro vorrebbe porle su di lei, come un piccolo collarino la infastidisce non poco. Preferisce la libertà a quel senso di chiusura, a quelle parole, a quel dover litigare, rimpiangendo i tempi in cui era lei a correr dietro ad un uomo senza mai trovarlo se non in qualche piccola occasione, e lo stesso che ha amato al di sopra di se stessa perfino. Sospira ancora, stanca a veder perfino quel tappo stapparsi e rivelar la sua innata < è sabbia, è un Sabaku > informa il compare dietro di lei nei confronti di quella grande giara che ancora porta seco < Byakko è morta tempo fa > non v'è più niente che la leghi a quell'essenza passata, non ha più alcun mantello dell'Akatsuki con lei, alcun anello, niente di niente. Quell'organizzazione è morta nel momento in cui lei ed Akendo son morti dieci anni prima, non vi è niente più da raccoglier se non cenere. Quel proprio passo, prima fermo, adesso andrebbe a farsi sentire di nuovo verso Dyacon stesso, camminando lentamente e osservandolo dritto negli occhi, i propri gelidi e fermi , privi di calore e vita, di fuoco e passione < adesso basta > il proprio dire che rimane basso si, eppure freddo e pungente. Se vuole attaccare, che lo faccia pure, è li dopotutto senza troppe difese se non quell'ombrellino che ancora giace nella mano sinistra pronto nel caso ad esser utilizzato < basta Dyacon > un ulteriore dire prima di fermar il proprio passo a circa un metro di distanza dallo stesso, per osservarlo diretto in viso, dritto negli occhi , seria come poche altre volte in sua presenza. Tutto quel teatrino non ha senso per lei, si fosse sentita gelosa di una donna avrebbe potuto dar altro allo stesso, eppure s'è sentita tradita dal rapporto che lo lega all'ex decima, su quello non può passare, non può tollerarlo.
Giocata dal 11/04/2021 19:18 al 12/04/2021 03:35 nella chat "Bosco Dei Ciliegi"
< Ti ricordi il nostro primo incontro al nuovo monte dei volti di pietra? > I livelli di adrenalina mista a rabbia sembrano scemare, diventare meno intensi, meno carichi a causa della concentrazione che si sposterebbe verso altri lidi nello stesso istante in cui riesuma le immagini di quell’appuntamento voluto dal fato. < Mi avevi detto di aver tradito l’uomo che aveva chiesto la tua mano... > Non ha mai saputo il suo nome reale. È rimasta e rimane una figura ignota, astratta, senza alcun volto ad identificarlo. < Mi dicesti che non eri pronta ad un passo così importante, sia perché dubitavi dei tuoi sentimenti, rimproverandoti il fatto di non saper amare, sia perché non volevi avere una sorta di contratto a cui dover sottostare. > Il matrimonio. Utilizza un tono di voce basso, attraversato da un velo di tristezza, mentre le due ametiste non la guardano avanzare, bensì scivolano sul ciottolato sottostante su cui si è riversata la sabbia. Elemento di cui ne è sia il portatore sia il custode. < Da lì ci siamo avvicinati e siamo diventati quello che siamo oggi... > Più è più volte si sono incontrati come due ragazzi in preda alle prime pulsioni d’amore. La stessa Ishiba si è presentata a casa sua armata di cibo e bevande varie, volenterosa oltre che di parlare con lui, di regalargli anche una sorpresa e passare la notte insieme. Improvvisata più che gradita. < C’era del feeling. Della chimica. > Altrimenti l’altra non si sarebbe mostrata con la divisa della Shinsengumi per saziare un sua personale perversione lussuriosa. < Sono sicuro che oltre a tutto il buio e la sofferenza di cui mi hai parlato, in te c’è una luce. Fioca, debole è vero, ma c’è. > Lo pensa veramente, dannatamente sincero in quelle poche parole. < A quanto pare però l’oblio è talmente grande che solo tu non riesci a vederla, o non vuoi vederla. > C’è una netta differenza tra il non riuscire e il non provare. Al termine di questa frase i tratti somatici si contraggono di nuovo, pervasi dall’ira che torna prepotentemente alla ribalta, alimentata dalle menzogne proferite dalla donna. Gli occhi, inquisitori e duri, sosterrebbero lo sguardo dell’altra mentre si avvicina. Nel frattempo, silenziosa e letale, la sabbia che si era disposta a cerchio intorno al Sabaku, scivolerebbe sul terreno sottostante per sua volontà diretta. Gesto non eclatante, non evidente, che può tranquillamente mimetizzarsi con il soffiar dell’aria che spinge l’elemento in direzione di Sango, come quando il vento trascina la nave dopo averne gonfiato la vela. TENTA di circondarla. Essa, distante da lui 1mt, si aprirebbe a ventaglio - tipo mezzaluna - ricoprendo un’area di ben 6mt in avanti - se si traccia una linea retta tra lui e il punto massimo in cui si è distesa la sabbia - e 3mt lateralmente, in diagonale. Sta preparando la trappola in cui la stessa Ishiba si è infilata senza volerlo con il suo portarsi ad 1mt di distanza, frontalmente, rispetto a lui. < Fino ad oggi pensavo che non ti avessero capita. Invece mi sto rendendo conto che a te piace sguazzare nella sofferenza. Sia arrecandola che ricevendola. Sei solo un fantoccio, un manichino senza anima. > Frase dura, fomentata dal lato caratteriale schietto e diretto che lo ha sempre contraddistinto. < Questo si diventa quando non si prova amore o quando si rifugge dallo stesso. > Sussurra a mò di litania, rendendo quella constatazione una confessione personale, intima, solo per loro due, continuando a guardarla in viso, senza indietreggiare o mostrare paura nei suoi confronti. < Cioco... > Non conoscendone il nome, utilizza quell’appellativo per rivolgersi ad Ekko. < Non immischiarti in affari che non ti competono. A breve riavrai la tua... > Mille parole gli passano per la mente, ma decide di utilizzare quella meno offensiva. < ...amante. > Viva? Morta? Stordita? Ancora non lo sa, ma in un modo o nell’altro a breve potranno continuare quell’incontro galante. < Ciò che dici non fa altro che confermare quanto sei superficiale. Ti ho fatto delle domande ben precise e tu non hai risposto. Anzi, hai risposto con altrettanti quesiti. > Non si è esposta, trincerandosi dietro un muro di affermazioni false. < Tsk! > Il volto si deforma in un’espressione folle, alienata, resa ancora più squilibrata per via dell’ombra che scende sui propri tratti somatici, lasciando visibile solo l’occhio sinistro illuminato dai raggi lunari. < Davvero tiri in ballo la Shinsengumi? Dovresti conoscermi. Mossa patetica. > Se ne sbatte altamente delle giubbe rosse e di cosa rappresentano. < Sono passati dieci anni, ma dentro sei una ragazzina egoista che sfrutta le persone a proprio piacimento. Quando crescerai, semmai lo farai, torna a trovarmi. Allora sì che parleremo da pari. > Non la considera alla sua altezza, almeno sotto il punto di vista della maturità. Le regala un ultimo consiglio, quasi come un Sensei lo donasse al suo allievo. Subito dopo farebbe parlare i fatti, stanco di sentire quel susseguirsi di voci. Le mani uscirebbero leste dalle rispettive tasche dei pantaloni, unendosi davanti al plesso solare nel ricreare il sigillo della capra. < AAAAAHHHHHHHH! > Urla, dando libero sfogo a tutta la sua rabbia, lasciando che il chakra ribolla ed esondi come un fiume in piena. Intorno a lui - solo per effetto scenico - prenderebbe corpo una spirale d’energia di colore blu che lo avvolgerebbe in toto, dal basso verso l’alto, generando un vento non indifferente che gli smuove la folta capigliatura corvina. Questo è ciò che accadrebbe a livello decorativo, con tanto di sclera - parte bianca dell’occhio - che verrebbe attraversata da un numero indefinito di capillari rotti per via dell’enfasi che ci sta mettendo. Simbolo dello stato di trance in cui è caduto. Richiamerebbe all’azione la sabbia preparata in precedenza, dandogli l’input mentale di agire. Essa inizierebbe a salire lungo i tacchi dell’Ishiba, volenterosa di ascendere con rapidità su tutta la struttura corporea della donna. Vuole bloccarne dapprima le caviglie, imprigionarla in una gabbia, in un sarcofago degno di una principessa, così d’averla a sua disposizione. L’elemento granuloso oltre ad avere un presa salda, ferrea contro gli arti della ragazza, avrebbe anche una funzione d’attacco, lasciando delle abrasioni - stile carta vetrata - sulla pelle e sui vestiti della malcapitata. < Sabaku Kyu! > Bisbiglia il nome di quel canto funebre. L’intento è semplice: imprigionarla nel suo costrutto ed è per questo che ha deciso di utilizzare gran parte della sua sabbia a disposizione. Non vuole farsela sfuggire, accerchiandola da ogni lato. Anche qualora si fosse spostata o all’indietro o di lato, rimarrebbe sempre alla portata del suo attacco. Si, se l’è presa sul personale. [Chakra 23/30][Spostamento sabbia 1/4][Gabbia di sabbia 3/4] Una volta che il chakra sarebbe impastato e raccolto nel proprio ventre, fulcro nevralgico di quel vigore mistico dei ninja, ritorna stoico nella propria posizione, con le braccia lungo i fianchi, petto pronunciato in fuori e addome contratto in dentro, gambe stese, lasciandolo ergere per tutta la propria statura, svettando dietro la Ishiba per almeno una ventina di centimetri e più, largo pure una volta e mezzo la donna, con parecchie taglie in più di spalle e baricentro, costituendo un vero e proprio gigante rispetto alla Kunoichi. Il piglio è serio, focalizzato sulla situazione, con le percezioni migliorate dall’apporto di quell’energia che fluisce attraverso l’apparato circolatorio parallelo a quello sanguigno, un percorso endocrino scandito da canali collegati dai vari punti di fuga. Il proprio silenzio è culla di concentrazione, sebbene non stia adoperando nessuna tecnica, il proprio intelletto è attivo al fine di analizzare la circostanza ed il suo continuo evolversi. Le risposte di Sango lo lasciano taciturno, in quel meditabondo piglio il quale resta affacciato sul volto, in corrispondenza dello scenario apertosi davanti a sé, oltre che alle informazioni che riesce a raccogliere pian piano, mettendo insieme i frammenti di un passato che non gli appartiene, al quale non ha partecipato se non passivamente, come astante qualunque, non ancora scritturato in quel copione e per cui non inserito nel cast; ma ora c’è, e per quanto la sua indole neutrale lo ponga nel mezzo di quelle vicende, comunque esterno perché ai primi passi della sua storia, parzialmente coinvolto se non per relativi elementi che lo congiungono ma non lo legano ancora decisamente ai vari protagonisti di questa avventura continua, il tutto richiederà delle azioni, un impegno, dovendolo far avanzare nella trama. La Archivista fa per avvicinarsi al ninja delle sabbie: lui resta dietro, in osservazione e studio del prossimo avvenimento. Le pupille vertono verso il Sabaku e la sabbia che ha richiamato attorno a sé, la quale sembra iniziare a prendere posizione. Non essendo coinvolto nella discussione, ma ben accorto allo svilupparsi dell'azione, tenterebbe di analizzare e studiare il movimento della sabbia, che si starebbe disponendo a ventaglio. Qualora fosse riuscito a leggere quella mossa, che comunque si realizzerà successivamente non riuscirà ad intervenire, data la distanza creatasi e le tempistiche necessarie per poter agire. < ... > assottiglia gli occhi, scrutando quelle prime battute dello scontro, rimanendo a quella distanza scandita dalle misure definite dai movimenti dei due interpreti.
{Chakra 10/10}{Coprifronte Konoha}{Guanti ninja mani} {Fianco sx: Porta oggetti (Flash Bomb x1 - Tonico CHK/HP - Fumogeni set x1)} I passi che non si fermano, osservando anche la stessa sabbia in basso ma ignorandola al momento, sa che potrebbe farle male, molto forse eppure non ha mai avuto modo di veder in azione l'arte della sabbia stessa . E' vero, quanto poco è cambiato da quel giorno? Sempre incapace d'amare, di voler amare, di fermarsi perchè sa che quella sarebbe la propria fine, così com'è stata ad Otogakure ove ha perduto l'ultima chance di poter render onore alle proprie fatiche di una vita, per cosa poi? Per amare qualcuno, per stanziare in una casa per la vita, per creare una famiglia e poi la morte.. che meschina e inutile vita, la morte in battaglia è decisamente valorosa come fine. E' uno shinobi prima d'esser una donna, è un soldato a tutti gli effetti sebbene ogni tanto quella vena di dolcezza traspare oltre lei. Priva di provare amore o empatia? No, ne prova, eppur sono celati nel fondo , tanto in fondo da non farle più male ormai < non sai chi io sia davvero > non sa niente, pochissimo, ha solo scalfito la parte esterna di se, senza mai poter addentrarsi nel fondo ove l'oscurità regna sovrana. La stessa ove s'è calata per mano di Akendo, la stessa che ha accettato con tutte le sue conseguenze, e anche lui adesso ne è una < desideri che io ti ami Dyacon? Non sono un oggetto a cui puoi dar il significato che vuoi , non puoi forzarmi ad amarti e a stare con te > non può renderla schiava del suo egoismo. E lo sono entrambi a modo loro, in quel che dice lei, in ciò che risponde il moro , entrambi convinti delle proprie parole eppure chi dei due adesso vuol mettere in gabbia l'altro per puro egoismo? Non lei di certo. < non l'avevi forse compreso? > che ci stia arrivando solo adesso a ciò che è? A tutti quelli a cui rifugge per paura perfino di poter provare di nuovo un briciolo d'amore per poi vedersi di nuovo sola in quel mondo. Ah quanto dovrebbe maledire Akendo se fosse qui, in questo momento, eppure lui non l'avrebbe mai costretta a nulla - libero nell'animo tanto quanto lei, nel non aver mai una casa, un loco fisso e incontrarlo solo quando il desiderio diveniva impellente . Ma in quel modo , no, non l'avrebbe mai accettato < amante? > confusa da quella parola < credo che tu ti stia confondendo > non sono amanti, non sono nulla in effetti, ha solo ricevuto un bacio alla fine . Ma a quell'ultimo dire, il passo si ferma, abbastanza vicina , si, e anche sopra quella stessa sabbia < tu non sai niente di me > la voce che si mantiene fredda, glaciale, quello stesso rosso che pare congelarsi < tu non sai nemmeno chi io sia > un ira che vi è, permane, fredda e letale dentro il petto che pompa veloce come un colibrì. Come osa parlarle in quel modo senza sapere realmente nulla di lei! Di ciò che ha fatto, di chi ha amato, di chi ha dovuto allontanarsi < cosa ne può sapere un semplice genin.. niente > un ultimo dire nel veder quel ragazzo perdere completamente la ragione. Sarebbe morto in missione in quel momento, ove la calma e la freddezza son fondamentali per portarla a termine, un singolo fugace pensiero che la sfiora < mi chiedo perchè sono arrivata qui.. senza nemmeno stare insieme a qualcuno davvero > una domanda che si pone ad alta voce, con quella stanchezza che lentamente si trasforma in rabbia per vederlo muover quella stessa sabbia, eppure non andrà a muoversi. Che si accontenti di farle del male, di ingabbiarla totalmente solo per il suo desiderio, pur non avendolo mai avuto come una presenza costante e futura nella propria vita. Che la sabbia possa farla sanguinare, che possa farle male in tutto il corpo, eppure le iridi e il viso tratterranno quell'eventuale dolore in memoria di dolori peggiori già provati, solo per osservarlo in viso senza muovere un dito , in attesa che sfoghi quella frustrazione su di lei come un bambino a cui è stata tolta una caramella . Avrebbe dovuto far più attenzione alle compagnie vicine, a quegli uomini albergati di rabbia e odio a cui una singola donna non fa altro che provocare quell'isteria < dovrai comprendere prima o poi la differenza . Non puoi ingabbiare le persone per farle stare vicino a te > lei che voleva farlo un tempo, prender le persone a lei care e costringerle a star lei vicina per il proprio desiderio . Le vesti che andranno a spezzarsi velocemente per via di quella stessa sabbia , che non ha mai realmente apprezzato nel fastidio che dona infilandosi nei sandali < davvero vuoi farmi del male perchè non sono in grado d'amarti? > alla fine si rimane li, a quelle sue stesse parole, a quel suo attaccarsi ai dettagli senza mai esser stato consapevole del quadro più ampio. E' egoista, lo è sempre stata e sempre professata come tale < se vuoi davvero farlo, dovrai fare meglio di così. Non sento nulla di questa tua sabbia.. che sia davvero inutile dunque? > lo istiga a far di peggio, a mostrare la sua vera natura, a non nasconderla sotto strati di belle e vuote parole . Le proprie mani che s'alzano colpite dalla sabbia stessa, un dolore lieve poco fastidioso a percorrerle eppure andrà adesso a voltarsi verso Ekko, l'espressione seria < non saresti dovuto finire in mezzo a tutto questo teatro > un segno di scuse con il capo , sempre che l'altro la veda attraverso la gabbia stessa dalla quale non esce ancora, non ci prova nemmeno. [-2 pv][chkara on] Il bosco in cui si sono incontrati, oltre a divenir scuro per il calar delle ombre e della notte, si tinge anche di altri colori: dal blu elettrico del chakra sprigionato dal Sabaku, al giallo ocra della sabbia che risale lungo tutta la struttura fisica dell’Ishiba, intrappolandola. Lo stesso elemento si perde nell’aria, spinto dal vento che soffia tra le fronde degli alberi, portando alcuni granelli ad infrangersi contro la struttura di Ekko, partecipante silenzioso dello scontro. < ….. > Osserva il sarcofago compattarsi intorno al corpo di Sango, stringendola in quella morsa ferrea e salda, tenuta a bada grazie alla mano sinistra che porta le dita a piegarsi ma non a chiudersi nel palmo, mimando di fatto quelli che possono essere gli artigli di un’aquila. Ne prende il pieno controllo in questo modo, lasciando invece l’arto destro libero da qualsiasi impedenza. < Parliamo la stessa lingua, eppure non ci capiamo. A questo punto spero che tu lo stia facendo apposta, perché la Sango che conoscevo non aveva problemi mentali… > Sussurra in sua direzione, osservandola in pieno volto, unica parte del membro della Shinsengumi ancora non ricoperta dall’elemento di cui lui è il custode. < E’ vero, molto probabilmente io non so nulla di te. > Dopotutto la conosce da poco tempo e la storia gli ha insegnato che a volte, non basta nemmeno un’intera vita per conoscere a pieno tutte le mille sfaccettature di una persona. < Ma la cosa più triste è che neanche tu sai chi sei, soprattutto, non sai cosa vuoi essere. > Amare o non amare? Forse la sua spada di Damocle per eccellenza. < E basta con tutte queste stronzate… > Allarga le braccia, stufo di sentire quante cazzate le sue orecchie hanno ascoltato in così poco tempo., dando più enfasi alla situazione. < Non ti ho mai chiesto di amarmi. > Breve attimo di pausa, utilizzando un tono di voce secco, scocciato. < M A I > Sottolinea la parola volutamente, alzando di poco i decibel per esser sicuro che quel concetto gli si ficchi in testa. < Sei e siamo sempre stati liberi di fare ciò che volevamo. > Su questo la rossa ha ragione. L’unica cosa sensata che ha detto. < Eppure la tua scenata di gelosia per aver trovato Furaya a casa mia, ha creato un precedente. > Sospira rumorosamente, lasciando che le spalle cadano verso il basso dopo che la cassa toracica si era espansa per inalare nuovo ossigeno. < Soltanto che sei talmente testarda ed orgogliosa da non voler ammettere di esser stata sopraffatta dalle emozioni. > Di provare qualcosa per il Sunese oltre che trovare la sua acerrima nemica a casa di colui che pensava esser suo. < Va bene, ci sta. Vuoi farti vedere così, ma non venirmi a dire che tra di noi non c’è stato altro. Non sei credibile. > …. < Oh no no… > Scuote leggermente il capo, abbozzando un sorriso divertito, palesemente di scherno in sua direzione. < Non rigirare tutto quanto. Io non ho mai costretto nessuno a fare qualcosa controvoglia. Quindi, ennesima cazzata. Non ingabbio la gente per farla stare vicino a me… > Non è un feticista sotto questo punto di vista. < Di solito la rinchiudo per ucciderla. Ma con te non lo farò. > Ha ben altro in mente per la cittadina di Ame. La mano destra s’alzerebbe verso il cielo privo di nubi, mostrando allo stesso il palmo dalla carnagione albina. A quel movimento, la sabbia ancora riversa a terra verrebbe pervasa da un tremore quasi invisibile, richiamata a staccarsi dal suolo per unirsi e compattarsi nelle vicinanze del suo fianco dritto, a mezz’aria. Darebbe vita ad una lancia dalle dimensioni non proprio ridotte: 1mt di lunghezza, 40cm di larghezza e 20cm di profondità. Una riproduzione fedele dell’arma bianca in tutti i suoi dettagli, la quale culmina con una freccia appuntita e rivolta in direzione di Sango. < Il bello è che ti ho anche difesa con altre persone… > Mattyse soprattutto. < La cosa che mi da più fastidio è che devo dar ragione a loro. > Costernato, perché credeva veramente nell’ex tigre bianca, soprannominata Byakko. Al termine di quella frase, l’avambraccio destro verrebbe mosso con velocità da tergo, distendendosi in avanti. Tacito input alla lancia di muoversi. Essa partirebbe con un leggero movimento rotatorio verso il corpo della rossa, mirante la spalla destra della malcapitata. Attacco parallelo al terreno, dritto per dritto, senza troppi fronzoli. Quando l’arma si trova a circa 1mt di distanza dall’obiettivo, la gabbia di sabbia verrebbe sciolta all’improvviso, liberando l’ostaggio. Gesto di carità? No. Vuole solo evitare che l’offensiva si neutralizzi sul suo stesso elemento. [Chakra ON 21/30][Mantenimento Gabbia 2/4][Modellamento Sabbia 2/4] I dialoghi che seguono sono un continuo ping pong, in cui rimbalzano incomprensioni che si fanno sempre più esacerbate dal non trovarsi. Gli viene detto di non invischiarsi, e che non sarebbe dovuto capitare in mezzo a quella faccenda. < Eppure ci sono. > commento pacato, pronunciato con serietà, in quella circostanza dove rimane a margine, mentre viene consumata la violenza del Ninja delle Sabbie ai danni della Kunoichi della pioggia. Non si esprime in giudizi, non sembra voler dare alcuna opinione in merito a quanto sta assistendo. La sabbia di Dyacon va a modellarsi nuovamente, andando a prendere le sembianze di un'arma, ovvero una lancia. A quell'azione, stavolta non rimarrebbe impassibile. Intensifica la concentrazione, stavolta rivolta a sé stesso. Il chakra viene concentrato nelle gambe, TENTANDO DI Impregnare gli arti inferiori con la propria vigoria, per elevarne le prestazioni e la reattività: se fosse riuscito, PROVA AD EFFETTUARE UNO SPOSTAMENTO il più rapido possibile, per avviarsi verso l'ARMA DI SABBIA, CERCANDO DI giungere a distanza d'ingaggio, CON L'INTENTO DI SFERRARE UN CALCIO ALTO, sollevando la gamba esterna alla posizione della gabbia di sabbia, per PROVARE A DEVIARE L'OGGETTO CONTUNDENTE -COLPENDOLO SUL CORPO DELL'ASTA, prima che questo arrivi a destinazione con l'estremità acuminata, nel TENTATIVO DI INTERCETTARE l'attacco del Ninja della Sabbia ai danni della Archivista. Il proprio attacco semplice, dovrebbe avvalersi della propria conoscenza di COMBATTERE SENZ'ARMI, in grado da aumentarne la potenza degli attacchi in fase di esecuzione.
{Chakra 10 - 1 (conoscenza combattere senz'armi)= 9 }{1/4 lettura dell'azione della sabbia - 1/4 spostamento metà distanza massima - 2/4 Attacco semplice (conoscenza combattere senz'armi)}{Coprifronte Konoha}{Guanti ninja mani} {Fianco sx: Porta oggetti (Flash Bomb x1 - Tonico CHK/HP - Fumogeni set x1)} Se azionate, vi blasto la vita. Aspettate.
Mettiamo innanzitutto in chiaro l'impatto che la gabbia di sabbia genera a ridosso del corpo avversario. Bisogna tenere conto della stretta che questa tecnica adotta nell'intrappolare la figura della rossa, la quale si trova di fatto rinchiusa a subire uno stritolamento che potrebbe causare ulteriormente danni qualora persistesse. La stretta precedente non causa un danno irrisorio, tutt'altro. Due costole del fianco mancino vengono incrinate per via della stretta della sabbia attorno al corpo, pressandola al suo interno e facendole ovviamente sentir dolore, oltre alla difficoltà respiratoria che questo comporta. Il braccio destrorso subisce una lieve incrinatura del radio che non comprometterà eccessivamente le movenze altrui qualora volesse muoversi [ - 32 PV || Danno pieno dettato dalla mancata difesa di Sango || I 2pv della Gabbia di Sabbia a turno vengono sottratti dal turno successivo qualora non venga liberata ]. Sistemato ciò, possiamo continuare il nostro scontro che vede un rimodellamento della Sabbia da parte di Dyacon, viene brutalmente interrotto dal fare di Ekko. Quando la lancia ha quasi ormai raggiunto la vittima, pronta per essere colpita, il colpo del nostro taijutser di fiducia arriverà nel medesimo istante. Data la forza dell'uomo, ben il doppio di quella del costrutto di sabbia appena creato, riesce a deviare il suddetto. Data anche la resistenza in confronto alla forza avversaria, la lancia diventerà inutilizzabile poiché disgregata nel punto colpito. Per poterla riusare, avrà bisogno del rimodellamento o comunque di crearne una nuova. [ A voi il continuo. Se Dyacon dovesse attaccare ancora, interverrò di conseguenza. Se Sango resta ancora bloccata nella Gabbia di Sabbia, da questo turno iniziano i -2PV ]
La gabbia l'ha contata, si, eppure nonostante non sia sembrata troppo violenta ha potuto sentire un piccolo "crack" alle costole. Incrinate, sicuramente dato che riesce ancora a respirare anche se a fatica, i danni ci sono anche se invisibili al momento agli occhi altrui.Problemi mentali, ne ha? Traumi potremmo definirli, una mente differente con una visione completamente differente, lontana dai meri ninja presenti li, più vicina alla stessa del kami sceso in terra. Che la mente le sia stata deviata nel tempo è palese, troppe guerre, troppo dolore da affrontare, troppo di tutto per riuscir a rimanere completa nella propria essenza - frastagliata, distrutta, e nemmeno lei sa davvero cosa vuole essere adesso < la tua visione e la mia non coincidono > come potrebbero , da questo presupposto , poter essere qualcosa di più? < credi davvero che possa andare contro me stessa per qualcun altro? > chiamatelo amor proprio, egoismo, eppure rimane fedele ai capi saldi della propria essenza è l'unica cosa che ancor le rimane della fu ormai Byakko. Quella tigre che non v'è più, più simile ad un piccolo demone per coloro che cercano di trovar in lei un briciolo di amore con tale insistenza, come se potesse comandarsi a provar qualcosa sul posto, come un piccolo automa nelle mani di chicchessia. < dunque perchè continui così? perchè continui ad arrabbiarti se siamo sempre stati liberi di ciò che volevamo fare? > riprende le sue stesse parole, gliele richiede sollevando quel sopracciglio - se sono liberi, perchè incatenarla li dentro? < non hai compreso le mie parole > ne per quello di Furaya, ne per tutto il resto < credi davvero che possa star vicino a qualcuno che è fedele ad un tiranno della pace? > la rosata, così come Hitomu prima di lei, son semplici tiranni. Coloro che si nascondono dietro i loro ideali per apparire buoni al viso dell'alleanza, eppure mostri che si celano sotto la pelle.. solo Hitomu però ne è saputo uscire con onore, un grande shinobi che ha visto in se stessa una possibilità di pace e futuro. Dopotutto cos'ha voluto tutto questo tempo se non la pace per il proprio paese? < Come puoi anche solo pensare che possa dimenticare un intera vita spesa per liberare il mio paese dall'alleanza, per qualcuno ? > per lui, per chicchessia, solo rimorsi e rimpianti rimangono delle scelte che l'hanno portata lontana dal proprio di cammino. Quanta stanchezza, quanta rabbia antica che viene riesumata in quel dato momento < dunque vorresti uccidermi per cosa? Per non averti potuto amare? Per non volermi legare a te? > eccolo dunque, un altro potenziale tiranno, colui che per il proprio ego ucciderebbe < dovresti trovare un sogno ben più ampio > qualcosa che esumi da quel semplice gridare e parlare, per cosa poi quella violenza? Per non esser stata sua? Eppure ha sempre detto cos'è , chi è, non s'è mai nascosta dietro finzioni di poter esser qualcuno di completamente differente. E tutto ciò porta ad una conclusione tangibile, non sono per nulla fatti per stare insieme < ti sentirai meglio adesso? > lo sarà davvero? Ma ancora non si muove, nemmeno d'innanzi quella stessa lancia che punterà alla propria spalla. Nemmeno un millimetro, prendendosi il colpo in pieno se serve, inconsapevole che quel ragazzone voglia mettersi in mezzo per cosa poi? Per lei? Per lui? Ma in quel momento si vedrà la figura scura piombarle davanti per toglier via quella lancia futura < perchè l'hai fatto? > semplice domanda, come se davvero volesse morire, li e adesso. Forse una benedizione per lei, forse una prova, non lo dirà adesso ma è libera e la destra andrà a sollevarsi contro le costole per capire il danno, si, fa male, e il respiro è mozzo così come tutte le parole che son state pronunciate fino ad allora . I passi non son perfetti mentre si toglierà dalla stessa via che ha seguito prima il sabaku stesso , verso lo stesso Makihara, per porgli una mano sulla spalla stessa se fosse riuscita nell'intento del cammino e dello stesso gesto < basta > hanno dato spettacolo, Dyacon ha dato il suo spettacolo , e le costole fanno male. Meglio una ferita da perforazione che delle coste incrinate, spingono verso i polmoni stessi non adempiendo al loro pieno lavoro di portar ossigeno al corpo stesso < sono stanca > in tutti i sensi, sebbene non abbia nemmeno combattuto, non abbia mosso un dito contro l'altro. < non sprecherò il mio chakra in questo modo > un piccolo colpo di tosse, mentre le vesti son ormai a brandelli quasi. Le maniche non esistono più, la veste che si regge da pochi fili e da quella cintola avvitata che dovrà allentare quanto prima possibile , e alle gambe scorticate allo stesso modo . Non v'è sangue, che peccato non poterlo vedere provocato da altri, ma uno sguardo verrà puntato allo stesso Sabaku < va via adesso > che si sia accontentato di quello? Lo sapranno a breve. Insomma, fa male respirare, l'abbiamo già detto? [chakra on] Segue con lo sguardo la lancia venir scagliata contro la struttura fisica di Sango. La sente fendere l'aria e la osserva mirare la spalla della malcapitata, bramoso di sangue. < ..... > Avrebbe voluto perforarla, lasciargli un suo ricordo per tutta la vita: una cicatrice a monito. Sarebbe stato così se Ekko non si fosse messo in mezzo, interponendosi tra la vittima ed il costrutto in sabbia. < Una cosa dovevi fare. > Le due ametiste si posano negli occhi del taijutser, guardandolo in tralice. < Farti i cazzi tuoi. > Semplice no? < Non pensare che questo gesto ti renda più attraente davanti ai suoi occhi. Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, mantenendo sempre e comunque quel sorriso irriverente stampato sul volto. Nonostante sia infastidito e in collera per il suo intervento, tutta la rabbia e l'ira scemano nel medesimo istante in cui Sango torna ancora una volta ad esternare quel concetto assurdo. < Oddio... > Sospira, stremato. Gli ha veramente prosciugato l'anima. Com'era il detto? Non c'è più sordo di chi non vuole sentire. Ecco, l'Ishiba impersonifica in modo eccellente questa figura. < Tu che dici a me di non aver inteso le tue parole? Ahahaha... > Risata isterica, nervosa. < Fai sul serio Sango? > Sbatacchia le palpebre un paio di volte, stupito, prima di richiamare a sè tutta la sabbia sparpagliata intorno a loro. Il chakra mescolato con ogni singolo granello dell'elemento appena citato, verrebbe concentrato ed accumulato in unico punto. Creerebbe un sottile sciame color giallo ocra che si rintanerebbe nella giara posta in diagonale dietro le sue spalle. Una volta fatto questo, anche il tappo si rialzerebbe da terra, svolazzando in aria come se fosse mosso da un'entità soprannaturale. La reliquia ed il suo contenuto tornerebbero a dormire, senza essere più usate dal loro controllore. Lo spettacolo è andato in scena e per l'attore principale è ora di ritirarsi. < Sei talmente accecata dalla rabbia verso Furaya che non riesci a distinguere che io e lei siamo due essere viventi distinti e separati. > Le mani si riportano nelle tasche dei pantaloni, scomparendo ancora una volta dalla vista del duo. < Conoscere Furaya non significa pensarla come lei. Cresci Sango. > La richiama a non essere così infantile. < Stai prendendo al balzo l'occasione per scappare di nuovo vero? Spero che prima o poi riuscirai a capire e a tenerti accanto chi veramente prova qualcosa per te. Senza limitarsi a considerarti un mero pezzo di carne. > Serafico il dire. Impassibile l'espressione facciale. Conscio che l'altra ha sfruttato il pretesto di Furaya come occasione per allontanarsi. Nessuno glielo toglie dalla testa. < Scendi dal piedistallo Ishiba... > La chiama per cognome, ripresentando quel lato caratteriale altezzo e borioso, stavolta condito con un pò di razzismo. < Se tu fossi stata il mio sogno pià grande, avrei sprecato una vita. > Gliel'ha spiegato più e più volte questa sera, eppure la donna ha sempre fatto la gnorry. Cambiando discorso o semplicemente non rispondendo. < E io non sprecherò altro tempo e fiato con una persona che ha paura di vivere. > Si volta, dando le spalle alla nuova coppia del villaggio. < Non azzardarti a darmi ordini. > Si blocca, voltando leggermente il capo verso manca, permettendo alla coda dell'occhio sinistro di rinquadrare la struttura del membro della Shinsengumi. < Decido io quando è finita. Non tu. > Ultima precisazione prima di ripercorrere lo stesso viale che lo ha portato ad incontrare il Makihara e la femme fatale. Non direbbe altro, imboccando la strada del ritorno, venendo inghiottito dalle ombre della notte. Altra donna eliminata dalla sua vita. Altro peso cancellato. Soffrirà? Probabile ma non certo. Ma meglio questo piuttosto che una vita con un psicopatica. [X] Il suo calcione arriva in pieno, deviando la lancia, anzi, sfondandola attraverso la propria forza. < ... > un soffio che sarà uno sfiato, per ricacciare l'aria nei polmoni, un modo per accompagnare la botta tirata, liberano l'energia anche a livello respiratorio in fase di impatto. I dreadlocks che sventolano all'aria, smossa dal suo movimento agile, così come i lembi della giacchetta che sferragliano dietro di sé. Torna in posizione comoda, non una fight stand, assumendo quel portamento statuario e imponente, adesso leggermente avanti a Sango, scostato su di un lato, occupando quello spazio tra l'uno e l'altro con solamente una parte del proprio profilo, dovendo essere la distanza che separa i due di un metro circa, dai movimenti effettuati prima dalla Ishiba che era andata a tu per tu con lo shinobi sunese. < Questo non mi interessa. > sul fatto di aver fatto colpo o meno. < Credo che tu abbia dimostrato abbastanza, Sabaku. > guadandolo dall'alto in basso, stavolta oltre che per obbligazione, anche per severità, la voce baritonale, sarà profonda ed incisiva, gli occhi fermi, una risolutezza invereconda, scolpita su quel piglio bronzeo sorretto dalla mole mastodontica. Alla domanda di Sango, sul perché l'abbia fatto, il motivo per il quale fosse intervenuto, la guarda di sottecchi, lasciandole solo mezzo profilo di quella sua faccia. E' serio, ancora più scuro di quanto già non sia di suo, una connotazione che fino a quel momento, non era uscita allo scoperto, sotto quel muro di calma. L'Uomo Nero. La sua parte combattiva, lo spirito delle arti marziali che alberga nelle proprie viscere, emerso come un lampo tempestoso, prodottosi in quel Calcio saettante, con cui ha folgorato la sabbia del deserto. < Ti ricordi cosa ti ho detto prima? > in quello scambio di battute che hanno avuto modo di avere i due, prima di quello scenario, si anela la risposta che l'altra ti cerca. < Guarda dove sono stato io, rispetto a te. E osserva dove mi sei ora. > prima, lui era alle di lei spalle, ed ella si rivolgeva dal lato opposto, mentre adesso, è lei ad essere tendenzialmente di schiena rispetto a lui, con lo stesso che si rivolge frontalmente verso il manipolatore della sabbia, dal momento che, per intervenire, s'è dovuto fiondare sul luogo dello scontro. La Kunoichi cerca di approcciarsi maggiormente, andando ad appoggiare la di lei mano sulla spalla: le è praticamente a portata, per cui la shinsengumi non avrà bisogno di camminare, essendo già lì entrambi abbastanza ravvicinati. Lascia che i due si scambino le loro ultime battute, senza intervenire nella questione 'dialogica', ma soltanto supervisionando che il tutto non degeneri. Che stia proteggendo veramente Sango, o che magari stia evitando che Dyacon si metta ancora più nei guai scatenando una nuova caccia all'uomo per l'aggressione ad un agente governativo, o forse sta proteggendo sé stesso al fine di restare pulito per agire liberamente: non è chiaro, ha difeso dalla Finisher del Manipolatore della sabbia la Archivista, e non ha attaccato briga con il Ninja dell'arena. E così, quando lo shinobi decide di allontanarsi, lui lo lascerà fare, senza inseguirlo, né dirgli altro. Si girerà verso la Traditrice, appurandosi delle sue condizioni. < Stai bene? > non c'è sdolcinatezza, né moine di sorta: solito assetto compassato, ora meno agitato. Cerca di recuperare il tonico ricostituente, la pillolina rossa, dal proprio portaoggetti. < Prendi questo. > porgendoglielo. Non fa domande, non dice nulla: discrezione e riserbo, così come ponderazione, è quanto usa e mette in mostra in quella circostanza.
[Tonico HP -> Sago]{Chakra 9/10 }{Coprifronte Konoha}{Guanti ninja mani} {Fianco sx: Porta oggetti (Flash Bomb x1 - Tonico CHK - Fumogeni set x1)} Le parole che impregnano l'aria di scurrilità da parte del moro, cosa che l'ha sempre fatta tiltare mentalmente più e più volte, ma che adesso perdono di significato e valore. Perchè star ancora li ad udire ciò che ha da dire? < non mi importa, rimarrai sempre un suo fidato > non è questo il ruolo di un sensei - quello di crescer i propri allievi non solo per la forza, ma anche plasmandone la mente seppur non vogliano farlo. Lei stessa che è stata sensei a sua volta, s'ha di cosa parla, sa come si affrontano certe cose - come i propri allievi, coloro che ha cresciuto nel passato, si siano impregnati a loro volta della propria visione. Opposta alla sua, e gli opposti qui non s'attraggono, si distruggono < mi spiace, non posso amare qualcuno come te > come potrebbe mai perder la propria forza per quello che le sosta davanti? Troppe energie sprecate per dar alito alle proprie convinzioni che trovano un mero muro, no, necessita di qualcun altro, o meglio, qualcos'altro < forse non posso amare più qualcun altro > un ultimo sussurro prima di vederlo andare via, di volgere le spalle e tornar da dove arrivava. La stanchezza che crolla nel corpo stesso, ha udito ovviamente quel dire da parte di Ekko, non comprendendo ancora quel suo dire , quel suo averla in qualche modo protetta < sai che sono stata una traditrice del tuo stesso villaggio > si , adesso lo sa, e sa anche come non possa star vicino a qualcuno di amalgamato perfettamente col pensiero della foglia stessa . Eppure non se ne arrabbia, troppo stanca per far qualsiasi cosa che non sia parlare , quando la stessa mano scivolerà di nuovo al proprio fianco < si > no , non sta bene, ed è per questo che accetterà silente quel piccolo tonico che le viene offerto . Lo ingolla senza ausilio di acqua o altro, da quanto tempo che non ne mandava giù uno per potersi curare! Gli effetti dovrebbero essere istantanei a recuperar parte del proprio corpo , costole che lentamente verrebbero messe un pò più al loro posto [+ 15 pv ] < perdonami, non avrei voluto metterti in mezzo.. sinceramente non volevo esserci nemmeno io > un senso di disagio che si amplia nel petto, nella mente , a star così vicina ancora all'altro. Tutto per cosa poi? Un bacio, un singolo bacio per esser intrappolata in gabbia < dovresti starmi lontano a sentir le sue parole > lo osserva di sottecchi, ma non sarà lei ad andar via adesso, preferirà veder cosa faccia l'altro mentre la sinistra scioglie lentamente la presa sul proprio ombrello < volevo solo passar una serata tranquilla > beh, almeno il cellulare pare essersi salvato nel mezzo delle piaghe di una veste lacera. Se ne intristisce, era davvero una veste ben fatta, adesso ripiegata su se stessa mentre stringe poco la cintola per non farla completamente cadere, un modo per distrarsi perfino dallo sguardo bluastro del giovane vicino. Non s'è difesa, ne è consapevole che se non fosse stato per l'altro adesso avrebbe perduto molto di più < spero almeno ne sia soddisfatto > non pare volersi scomporre, austera e rigida come sempre per non mostrar mai segni di cedimenti. Che serata. [chakra on][uso di tonico ][pv- 32 - 15 : 17 / pv rimasti 83]Sango usa Tonico Curativo!
Non reagisce alle ultime battute tra i due, restando in disparte in quel frangente, unicamente a fare da controllo, una sorta di arbitro, che ha decretato lo scontro finito, anche se veramente una battaglia non c'è stata. Assicurato che il Sabaku sia andato, si rivolge verso Sango, lasciandole quel tonico, che l'altra prenderà ed ingerirà. < Io ho origini di Kumo. Sono stato a Konoha per poco. Il tempo di vedere tutto finire distrutto. > riferisce, molto pragmatico. < Una piccola comunità della foglia mi ha recuperato e portato qui a Kagegakure. > spiega, semplice, essenziale. < Le vecchie guerre non mi riguardano, Sango. > non sono le sue battaglie. Lui è stato solo una vittima. Del resto, è molto più piccolo rispetto alla Kunoichi, benché la mole imponente e quell'aspetto un po' più maturo, per quanto giovanile che sia, possano suggerire qualche inverno più sulle spalle, rimane all'incirca un diciottenne; un enorme, prestante, muscoloso, robusto, diciottenne Nero. < Non hai fatto nulla. Ho deciso io di intervenire. > precisa, non tanto per sollevarla da responsabilità, quanto più per ammettere e prendersi la responsabilità dei propri gesti, delle proprie azioni, dettate dalla sua volontà. < Sono le parole di molti, considerando il nostro primo incontro. > alludendo anche a qualcos'altro: dopotutto, è stato così anche quando si sono visti agli archivi. < Eppure, sono qui. > sembrano parole banali, però racchiudono in sé un profondo significato, una incisiva espressività. Le guarda i vestiti che l'altra si tiene. < Tieni. > si toglie la giacca, facendo per metterla sulle spalle di lei: data la stazza e la differenza di taglia, è praticamente una mantella per lei, ne coprirebbe un bel po'. Un gesto sicuramente di buon gusto, denotando una nota di garbo. < Quelli come lui, non saranno mai veramente soddisfatti. > unica e sola risposta che si concede e permette di dare: lo fa, convenzionalmente, con aria di leggerezza, sempre a dare un taglio meno pesante a quei discorsi che, in verità, nella loro composizione, così come nei momenti in cui vengono pronunciate quelle particolari affermazioni, dovrebbero assumere un certo rilievo, lasciando allusioni vaghe, aperte, in una sorta di aria anche un po' enigmatica, tanto quanto riflessiva. < Non è ancora finita la serata, comunque. > riprendendo l'affermazione sul passare una serata tranquilla. < Vieni. > e, senza avvisare, CERCHERA' DI PRENDERE IN BRACCIO la Ishiba, sollevandola per le gambe e per la schiena, avendo cura di lasciare ESTERNAMENTE IL FIANCO PIU' DANNEGGIATO DI LEI. La presa è solida, non contratta, di modo da poter sorreggere la kunoichi senza danneggiarla ulteriormente. Sempre col chakra Impastato, proverà a concentrarlo nelle gambe, per saltare verso uno degli alberi dei ciliegi, cercandone qualcuno nella boscaglia del parco dove ci possa essere un ramo abbastanza grosso e robusto, da cui poter godere meglio il panorama dall'alto, e osservare le luci giù del posto, così come il quarto di luna calante nel cielo sereno, tappezzato di stelle in una serata che si preannuncia comunque calma, pulita: la quiete dopo la tempesta.
{Chakra On}{stessi tag meno il tonico hp} Dovrebbe essergli grata d'esser stato li a sciogliere l'ultima lancia, eppure ne pare quasi contrariata nell'espressione, nella ruga profonda che si solca di nuovo al centro della fronte tra le sopracciglia. Una ruga che mai si toglierà, segno del passato che ancor torna a farsi presente < Kumo > si lascia distrarre dalla storia altrui, di come egli non sia davvero un appartenente della foglia e infondo ne è contenta, non avrebbe avuto la forza adesso di ribatter ad un altro figuro simile a quello che è appena andato via < ti invidio > davvero, lo può denotare dallo sguardo che torna sul suo viso ancora e ancora < vorrei potermele lasciare alle spalle anche io.. forse un giorno > magari si, un giorno dimenticherà tutto e non rimembrerà più nulla. Si sentirebbe vuota o libera che sia, lo avrebbe accettato ben più che quella perenne sensazione d'asfissia che preme sul petto - anche per via delle costole indolenzite . Si, lo sa di non aver fatto nulla per spostarsi, per togliersi da li, per controbattere < ci sono battaglie che forse non vale la pena di continuare > non può cambiare la mente di tutti, forse di qualcuno, influenzandola ma rimarrà comunque lo strascico della propria impronta dentro < eppure non sei ancora scappato > non s'è defilato via immediatamente come molti avrebbero fatto, cosa che la incuriosisce non poco. Perchè non fuggire via e godersi una propria serata come si deve all'insegna del divertimento, piuttosto che star li a veder una lite tra quella che non è una coppia, ne mai lo è stata, in uno sfogo di rabbia e gelosia che non ha visto altro che la vera natura del Sabaku . La giacca che viene posta sulle fredde spalle nude, i piccoli graffi ancora li eppure non fanno male , segni che andranno via in poco senza lasciarle alcuna cicatrice . Il calore che riempie le braccia e il corpo, lunga decisamente per la propria stazza da giungerle sotto i fianchi come una nuova veste . Quella frase che le permane nella mente, a fuoco si stampa facendo un poco male , ma ancora non è tempo di chiedere, forse non ne avrà nemmeno dato che andrà a recuperarla da terra per prenderla in braccio - trattiene quel mugolio di fastidio alle costole per il movimento - per volare via verso quegli alberi scuri e bellissimi, per sedersi anche lei sullo stesso ramo e veder il mondo da un'altra prospettiva < suppongo tu voglia chiedermi qualcosa > la butta li, puntando lo sguardo di nuovo alla luna, a quello spicchio dolce che ancora li assiste < vorrei parlartene io se posso > districandosi tra segreti e promesse antiche ancora valide < almeno per farti vedere il mondo dai miei stessi occhi > un mondo differente, pregno d'un dolore che cala di nuovo in viso e sulle iridi più dolci, prive di alcun muro . Sente la pungente sensazione al petto d'aver appena allontanato l'ennesima persona che abbia provato ad amarla , e ancora non s'è lasciata trarre da alcune braccia, non che siano fisiche certamente < cosa intendevi con quelli come lui non saranno mai soddisfatti? > lo sguardo che lo ricerca, probabilmente vicini per via del loco ove si trovano adesso, mentre la giacca copre molto le spalle di nuovo nude e la stringe al petto con dolcezza, in attesa che qualcosa le venga rivelato. [chakra on] La prende e la porta via. Via da quella scena. Via da quel palcoscenico dove non solo è stata ferita nel corpo, ma anche dentro. Sono quelle lacerazioni interne, che non si vedono, che magari non si comprendono nemmeno subito, eppure sono lì, fanno male. Ha visto una Sango diversa per un momento, prima che tutto accadesse tutto quello che è effettivamente successo: in quella circostanza, è emersa un'altra natura, forse sempre la stessa, frammenti che si compongono a delineare la personalità della Ishiba; o forse, è davvero tutto lì, senza veli, e quello che dicono tutti è la trasparenza, e lo stesso foglioso acquisito non è altro che un altro ingenuo, accecato da un miraggio. Dovrebbe scappare, dovrebbe lasciar perdere. Dare ascolto a tutti gli altri. Tuttavia è lì. Non è scappato. < Già. > un po' a tutta la prima parte, sul fatto che possa volersi lasciare alle spalle le guerre passate, che ci sono lotte che non si possono o che non vale la pena di continuare, così come sul fatto che lui sia rimasto lì. Con lei. Non c'è bisogno di parole, per affermare quella che è la realtà, la constatazione. Dyacon poteva volerla, cercava qualcosa, sembravano queste le sue intenzioni: ma non c'è. L'ha colpita. L'ha aggredita, l'ha ferita: e fosse questo stato fatto tutto per qualche ragione buona, la più decisiva risultante, è che lui è andato via. L'ha lasciata lì, credendo, e volendo farle credere che fosse sola: ma la Tigre non lo è, perché ha il lupo nero con sé. Un animale che sa essere tanto solitario, quanto agire in branco. Forse, Nene quando gli ha dato quella testa di lupo, quel simbolo dei cacciatori di taglie, non ha sbagliato troppo. Potrebbe esserci del parallelismo. O forse, si tratta solo di altro. Alla supposizione esposta da parte della Rossa, un lieve sbuffo ironico. < Non ho mai chiesto spiegazioni ad alcuno. > sentenzia, risoluto, col suo verbo profondo, quei suoni baritonali, ma limpidi e puliti da poter essere ascoltati. < Così come non ho mai negato di poter parlare. > aggiunge, con quell'aria compassata, riflessiva, equilibrata. < Solo tu puoi vedere il mondo coi tuoi occhi, Sango. > l'esclusività dell'essere, il punto di vista di ciascuno, verranno dichiarati con quel semplice enunciato, sempre espressioni semplici, che vogliono però trasmettere significati profondi, di una certa sapienza, forse volutamente, forse solo aiutati dall'ingenuità di un pensiero che arriva a toccare ispirazioni più intense, come quando guardi un quadro di un pittore, e tu senti cosa ti suscita, e magari l'artista voleva trasmettere tutt'altro, ma è riuscito comunque a farti arrivare qualcosa, a far scaturire delle reazioni. Sono sentenze aperte, tanto pragmatiche quanto indefinite: c'è sempre come un orizzonte nelle sue parole, dove vedi una linea che unisce cielo e terra, ma sai che dietro c'è altro. < Come ti dissi, saremo sempre chiamati a combattere. Chiunque cerchi di imporsi, nel bene o nel male, resterà sempre il primo a finire insoluto. > spiega basilarmente. Le ha dato ragione? Ha espresso accordo riguardo al pensiero? Non del tutto. Perché per lui, non si tratta di pace o guerra, ma di affrontare le sfide, di doversi sempre misurare con qualcosa. Esistono tanto la pace quanto la guerra, così come non esistono entrambe. Dal suo punto di vista, che ha ribadito più volte, è la prospettiva a determinare chi o cosa bisogna affrontare. Gli amici di ieri, saranno i rivali di domani, così come i rivali di oggi, potrebbero essere amici del futuro. Dopotutto, quel mondo decaduto, cos'altro gli ha lasciato, se non tutto questo? Eroi che diventano antagonisti, Antieroi che diventano invece Paladini: ma si può essere davvero, dei Giusti? Se così può essere, di certo, il Black Kick non lo è. Non sente di esserlo, a meno che finché il destino non gli dirà che panni indossare: ed anche lì, dipenderà soltanto dalle circostanze, da qual è la prospettiva da cui parte ed alla quale giunge il suo calcio. Quel silenzio che lascia dopo di sé è pieno di parole, elucubrazioni, ragionamenti, che si affollano nel viso, baluginano negli occhi. Si concede soltanto il tentativo di un'azione: una carezza alla guancia di Sango. Un contatto, con qualcosa di reale. Per non perdersi nel flusso di coscienza, alla deriva nella marea delle riflessioni.
{Chakra On}{stessi tag meno il tonico hp} Rimangono li , vicini, le gambe penzoloni sotto quell'albero, strette tra loro nel sentirsi tanto nuda agli occhi dell'altro, d'esser stata spogliata violentemente dalle parole di qualcun altro - un senso quasi di vergogna, di voler spiegare, farsi comprendere per una volta senza doversi arrabbiare, reagire, eppure quel semplice sospirare incede ancora tra le labbra. < sei quasi un controsenso > osserva delicata per comprender davvero cosa si pone anche sotto quelle che paiono semplici parole < sempre sulla via del nulla e del tutto > osserva da ciò che le viene riflesso adesso, come a non chieder ma ad ascoltare, sarà li con lei adesso se solo vorrà parlarne < sono sempre stata sola da quanto ne ho memoria > quelle che ancora solcano piaghe nell'animo stesso, e anche li quando l'ha visto andarsene un altro piccolo pezzo di se è andato via, spezzandosi in quel frammento per non poter più tornare da lei < io sono di Ame > lo annuncia all'altro, dopotutto anche lui le ha detto dove provengono le sue origini . Kumo, una terra a lei nascosta e priva di una visione realistica della stessa, non solo della terra e delle sue conformazioni, più per le persone che l'hanno abitata - un piccolo pensiero di dover andare ad indagare, a comprender di più dagli stessi scritti e da coloro che ancora ne hanno memoria < ci chiamavamo il villaggio della pioggia di sangue perchè il sangue non smetteva mai di scorrere, nemmeno la pioggia riusciva a lavarlo via > un villaggio segnato fin da subito da una lotta esterna e interna, di visioni differenti e di desideri d'altri su di essa , di mani orribili che sempre si son allungate su di essa per il proprio tornaconto senza mai pensare davvero che quello un tempo era un popolo libero, un villaggio che faceva tremar al solo sentirlo nominare < il dolore fa parte di tutti noi, sempre > impossibile da lavar via proprio come quel sangue, che bagna tutte le loro mani e mai potranno pulirsi e divenire limpide. Un colore che le appartiene perfino nel crine, esposto lungo la schiena a cader docile sotto il vento lieve che ne porta via le punte < quando compresi cosa l'alleanza stava facendo, me ne andai. Volevo donar di nuovo una terra al mio popolo, una casa ove tornare ed esser liberi > un sogno lontano che ancora la impregna di una speranza viva dentro uno sguardo che s'accende di una scintilla di vita e di gioia a quel singolo pensiero < non mi fu permesso, così venni resa una traditrice per l'alleanza. Non potevo esser una di loro quando ero una kunoichi della pioggia > nessuno l'avrebbe mai accettata, e quanto ha lottato contro Yukio pur di aver quello che le spettava, quel suo posto , quella sua stessa casa, distrutta dalle mani indegne di coloro che professano pace e uccidono in gran segreto . Quanto astio potrebbe riversare in quelle parole, quanto disgusto, eppure non se ne sentirà altro che una lenta malinconia a condir le note stesse della notte . Chi è dunque la traditrice? Colei che s'è sempre esposta contro quei falsi portatori di pace, o coloro che nascondono dietro belle parole l'uccisione di un intero popolo? < ma pare che agli occhi della gente bastino solo doni e promesse di una pace . Ma a quale prezzo? > una domanda che ancor pone ad altri, per indurli a ragionare se tutto ciò a cui si inchinino sia giusto per loro o meno, ad invitarli a rifletter con le loro menti e non omologarsi come semplici stampini usciti da una fabbrica di pace, amore, benevolenza, fondata sul sangue di altri . Quanta ipocrisia che vige li dentro, lei stessa lo è a suo modo, pronta a uccider un intero altro popolo per la propria mera vendetta - priva di rimorsi , pronta ad eliminar voci che poco hanno a che fare con lei, eppure voci che hanno fatto modo di sollevar criminali all'altezza di eroi. E' tutto un grande punto di vista, il proprio, o il loro, non pare vi siano vie di mezzo.. eppure , forse, ne ha uno di fianco. Quel lupo nero che ancor l'affianca dopo tutta quella manfrina di dodicenne che un Sabaku ha messo in piedi per il proprio desiderio che ancora non è andato via come avrebbe avuto modo di creder . Il tocco che incede, caldo sulla stessa gote, scivola e segna la stessa pelle - invisibile ad occhio nudo ma brucia < forse sarei morta con quella lancia > non ha più la resistenza di un tempo, il corpo è divenuto debole nel tempo trascorso relegata all'oscurità e alla terra < ti ringrazio, non sarebbe stata una degna morte > ma non sa ancora per cosa dovrebbe morire, questa risposta forse verrà un giorno a lei . Ne è contenta e al momento stesso disturbata, un tempo non avrebbe permesso ad alcuno di sollevar un dito su di lei senza mandarlo all'altro mondo, senza provar rimorso nel stroncare una vita, adesso quello stesso pensiero la fa rabbrividire a rimembrar tutto il sangue versato. Anime che pesano sulle proprie spalle, in attesa che venga infine il giudizio alla propria morte e possa scontare i propri peccati < perchè sei rimasto, chiunque altro sarebbe andato via dopo un attimo.. e mi pare d'aver compreso che già vi conoscevate > non è stupida da defilarsi a quella conversazione immediata avvenuta tra i due uomini. Attende, sempre con lo sguardo su di lui, mentre le fronde degli alberi risuonano del vento notturno che ormai impregna il loco quasi completamente isolato. [chakra on] Potrebbe essere davvero tutto lì, quel Ragazzone. Un figuro prestante, robusto, tutto muscoli, solo pugni e calci. Eppure, dietro ogni colpo, c'è una filosofia. Dietro ogni calcio, c'è una riflessione. Sulla montagna scura, alla cima, un cervello, un volto scolpito nella massiccia roccia di un incarnato scuro, maturo anche se giovane, che tuttavia non gli nega l'inesperienza di dover attendere un futuro, in constante cambiamento, nel continuo divenire degli eventi scritti in una storia che va sempre avanti, che sfoggia sempre cose da imparare. Quello che lo contraddistingue, non è la presunzione di sapere tutto: ma la consapevolezza di quello che sa. La capacità di credere in sé stesso, che gli fa accettare ogni sfida. Dopotutto, è un ninja che fa affidamento solamente sulle proprie arti marziali: negato nelle abilità magiche ed illusorie, nessuna innata, nessun clan. Solo sé stesso, e quanto c'è dentro il credo della propria indole. Duro impegno. Continue prove. Sempre nuove sfide da affrontare, nelle quali misurarsi. Per quanto ci sia equilibrio in lui, ciò non corrisponde a vacuità. E' lo stesso principio delle arti marziali, racchiuse nella quotidianità, ma che compongono la vita; non solo, le sue skills più forti anche richiamano il tutto, le porte difensive del chakra: sono chiuse per proteggersi dalla consumazione, ed aprirle è la via per superare i confini, dove ad arrivare fino in fondo, all'ultima soglia, si raggiunge la fusione ultima e definitiva con sé stessi. Per quanto ci sia solo un'abilità, non vuol dire che essa non possa essere saputa impiegare in molteplici sfaccettature. Per un punto, passano infinite rette. E lui è un punto, con molteplici strade. Ed è per questo, che dal racconto di Sango, lui vede proprio ciò: posizioni diverse, ma orientate verso un unico fuoco. Strade che si incrociano, ma non per questo ti portano a stare sul medesimo bordo. La carezza sfuma via: non trattiene troppo il contatto, lo lascia sfuggente, perché possa essere tanto consistente, concreto, quanto fugace; come una nuvola, che puoi vedere in cielo, la quale ti da' l'impressione però di essere soffice, di potersi dissipare in un soffio di vento. < Capisco. > quanto risponde alla domanda. Non c'è un giudizio, non dice né contraddice: e non lo fa per accondiscendenza, ma solamente perché non sta a lui giudicare. Non è suo ruolo, né compito, ritenere la Ishiba una traditrice. Lo è per altri, ma per il suo popolo, la sua gente, ha cercato di lottare per avere il meglio. Per inseguire quello che per lei fosse giusto. Nessuna supponenza: soltanto coscienza, che ci sono opposizioni che si possono creare, conflitti che emergono, dove bisognerà sempre misurarsi. < Mh. > al ringraziamento di lei, non sembra che trovare l'ennesima conferma: prima ne era stata quasi contrariata, ed ora invece gli mostra gratitudine. Registrazioni che fa, per essere sempre più risoluto nella propria integrità. < Ho qualcosa in sospeso con te. > ribatte, girandosi a guardarla. Altro verbo lasciato lì, nella notte, nell'atmosfera, nel silenzio successivo, nel baleno dentro agli occhi blu, che riflettono l'immagine della Archivista. Quei riverberi che dicono tutto, e non dicono niente: lasciano parlare gli altri. Come il colore della sua pelle, il nero, che assorbe tutti i colori, anche se non li contiene. Un paradigma di sé stesso. Qualcosa dentro cui la donna si sta addentrando.
{Chakra On}{stessi tag meno il tonico hp} Per quanto lei parli, dall'altro lato non v'è altro che silenzio. Le va bene così, solo quello, silenzio ad impregnar l'altra figura, senza che vi sia un ma o un forse a sfuggir alle sue labbra e alla sua mente , permeandola di mistero. Non riesce a veder bene cosa vi sia oltre, cosa si nasconda, comprendendo che non vi siano solo muscoli e poco cervello dietro, ma che vi sia una testa ben pensante, neutra e priva di impurità da parte di altri. Colui che forse può vedere i due lati d'una stessa medaglia mentre si rincorrono tra loro , colui che non parla molto se non strettamente necessario. Un qualcuno che non necessita di alcuna spiegazione eppur paia darne di più col suo mero silenzio. La voce che lentamente s'affievolisce nel proprio silenzio, la mente che vola oltre i confini della propria immaginazione, recuperando riflessi di ricordi incastonati come perle dolenti alla mente, per riviverle una alla volta ad ogni cosa che ha detto. Dolore perenne e amore per qualcosa di più grande, non un singolo uomo, ma un ideale e un sogno che paiono morenti o solo stanchi adesso. Come le ha detto lo stesso Haru , per quale motivo è ancora li dentro quella città che non è altro che una grande gabbia per uccelli se non per il proprio egoismo di difender ancora ciò che ancora può definire amore. Privo di egoismo e malignità, d'una purezza che ancor la riporta ad una giovinezza priva di sangue e morte. Avrebbe potuto morirne questa notte, come aveva voluto infine morire dieci anni prima, entrambe le volte non è accaduto e chissà che non sia per un motivo ben più grande e per un destino che ancora la attende. Una nuova strada o sempre la vecchia ormai intrapresa da troppi anni a questa parte, ma tutto verrà rivelato. Sente lo sguardo dei kami sul proprio capo, la spada di Democle che ancora oscilla nella non decisione, e quando avverrà si spaccherà o ne vivrà di nuovi respiri. Uno sguardo che si perde lento nel silenzio stesso , eppur ancora ne è interessata a quelle stesse parole, di colui che tanto ha sentito di lei nel male eppure s'è fermato nell'ascoltarla e forse comprenderla - che tutto ciò che ha fatto forse è giusto o ingiusto per altri, ma è il proprio cammino scelto. Chissà quanto gli avranno raccontato, quante cose orribili ricamate sul proprio corpo ad hoc calzandole a pennello , la mente che si innalza nella fantasia di coloro che nemmeno la conoscono solo per giudicar - ed ella non fa altro che farlo a suo modo. Che il Sabaku sia davvero come Furaya o meno, beh, ne avrà le prove quando verranno tutti a conoscenza che ella adesso è la traditrice di quel nuovo mondo, che allea nuovi esseri al proprio cospetto per tornar come prima . < cosa? > lievemente confusa, presa da tutti quei pensieri dal non comprendere a cosa vada a parare l'altro, a cosa si riferisca davvero. No, non pensa a quel bacio che ha scatenato il tutto, quello era stata la dimostrazione della comprensione di chi ella è per altri, ma adesso che è venuta fuori ne diviene ancora più curiosa di quelle sue strane reazioni. Troppo calmo adesso rispetto a qualche momento fa, ove la propria forza e il proprio ardore si son messi nel mezzo d'uno scontro , come se davvero non gli interessi poi molto di ciò che altri hanno detto prima di lei. Che sia la propria voce a rendersi partecipe del proprio essere, non quella di altri sconosciuti . Attende qualcosa, una risposta da quelle labbra piene che ancor non si schiudono se non per aggiungere piccole e innocenti parole. [chakra on] Parla poco. Anche se lo sa fare, le sue affermazioni sono centellinate, da un ponderato senso di discernimento. Nella discussione che ha visto tra i due, infatti, quello che gli è risultato subito stonato all'orecchio, si tratta proprio delle molte chiacchiere che sono state fatte. Troppe. Riducendosi poi, proprio per restare in tema, a stringere nelle mani un pugno di granelli di sabbia. Cos'abbia portato, quanto accaduto, a tutti e tre, è stata soltanto una sconfitta, una perdita generale. Perciò, nelle sue azioni non compaiono lunghi monologhi: non è questo il suo modo di porsi; si può argomentare tanto, anche facendolo in silenzio. Un mutismo che sarà accogliente: un posto dove Sango può avvertire né di essere giustificata, perché non si tratta di compassione da mostrare; né di essere giudicata, come quelle tipiche accuse che ella ha potuto udire più volte esserle rivolte; c'è soltanto lei, con la sua storia, il suo dolore, i suoi ricordi. Un posto calmo, in quella guerra, dove alla fine sembra avercela proprio portata. Una metafora anch'essa. Quanta ricchezza, può offrire col solo silenzio. Perché, da come l'ha vissuta lui, lei ha bisogno nient'altro che di un posto per sé stessa. In quel luogo, dentro quel mutismo, potrà stare da sola, anche se non lo è. Può essere in grado di aversi, di sentirsi, di restare padrona di sé, di dire e sentire cosa fosse, di riemergere dai meandri della propria interiorità, senza però davvero restare attorniata dal vuoto: perché l'assenza di suono, non vuol dire che non ci sia nessuno. L'assenza di verbo, non vuol dire che non si stia dicendo nulla. Le parole, di fatti, possono essere dei colpi, e non vanno tirati a casaccio: perché spesso, muoversi nel silenzio, per acquisire una buona posizione, è più importante di sferrare un attacco vincente, sacrificando un sicuro appoggio; così, quell'invisibilità, il buon ninja sa che si ottiene con la pazienza, e l'agilità. Destrezza fisica, ma anche attitudine di pensiero. Un costante esercizio, a cui il Combattente si attiene, trovando non solo nella fisicità la propria prestanza, ma nella volontà e coscienza che guida i suoi muscoli, il vigore per far esplodere ogni suo colpo. E chi dovrà portare quello definitivo alla Ishiba, è nelle mani dei Kami. Oggi non è stato il Sabaku. Non è stato il Combattente marziale. Oggi lei vive. < ... > la domanda, l'unica nota confusa che rompe il taciturno abbraccio, echeggia nell'etere, magari suonando anche più sommessa, dato che tutto il mondo attorno parrebbe essersi zittito, per sapere anch'esso quanto abbia da dire. Cosa deve dire alla Archivista? Un responso che non si pronuncia a frasi, bensì, ancora una volta, in atti risoluti e determinati: perché CERCA DI AVVICINARSI ancora una volta al volto di Sango, PER TENTARE DI APPOGGIARE LE LABBRA SOPRA QUELLE DELLA DONNA. Ha da dirle di un bacio, interrotto forse troppo presto, che contiene dieci, cento, mille espressioni, forse più attinenti, maggiormente calzanti, sicuramente molto più espressive, eloquenti. Occhi che seguono quella traiettoria durante l'avvicinamento, inclinando appena il capo di lato, nel mentre va a farlo calare verso il viso altrui. Il chiarore dello spicchio di luna, dei bagliori del firmamento, accoglie sulla sua tela bruna quel racconto di un'ulteriore intento di comunione tra le di loro oralità, in quel modo più esclusivo, sottile, di soffiare via il respiro con un significato ermetico, finché non sboccia nel calore che va ad accarezzare la superficie della pelle della kunoichi, intrecciando quelle stesse razioni dei propri polmoni, il fondamento dell'esistenza, durante quel sodalizio avvincente, prosaico nella propria semplicità di effusione inizialmente sobria, quanto poetico attraverso la natura dentro il quale è nato, sbocciando in seno a quel contesto così magicamente surreale, eppure incredibilmente vero.
{Chakra On}{stessi tag meno il tonico hp} Ci sarebbero troppe cose da dire, eppure sarà solo il silenzio a pronunciarle adesso. Singoli sguardi e calore scambiato a donar loro qualcosa di più ampio che delle mere parole, forti anche quelle, ma non quanto ciò che sa sta per accadere. La confusione che lascia il passo alla comprensione, di uno sguardo più ferreo nell'osservarlo sempre più vicino, di un bacio che arriva casto e caldo sulle labbra, d'un calore che non vi rifugge. Perchè farlo adesso, nonostante tutto, perchè doversi allontanare per rifuggir di nuovo d'innanzi l'espressione più semplice che uomo e donna conoscono. Non v'è arroganza in quel tocco, calde labbra a contornarsi delle proprie, di iridi sottili che adesso placano la loro smania di conoscer e vedere per donarsi ad altri sensi più dolci e femminei. Ricambia lo stesso lentamente, quasi un muto pianto di solitudine ricompensato con la presenza di qualcun altro , senza far l'errore orribile di sostituire quella figura ad alcuno, ma solo a se stesso e ciò che le ha dimostrato senza belle parole a condire quel momento. Lo spicchio di luna ancora vivo sulle loro teste, madre che osserva dolce quei figli sparsi e perduti in quelle lande di desolazione e solitudine, per porre loro uno spettacolo meraviglioso. Ma se ne priva, celando lo sguardo al mondo e ponendosi solo a lui adesso, d'un bacio carico di tensione che lentamente scivola via verso la naturalezza d'un gesto tanto semplice quanto pregno di significato. Non si lascia trasportare dalla mente, da possibilità, non v'è altro che quell'esatto momento in cui i cancelli della vista si chiudono a tutti gli altri su quell'albero lassù. Protetti da sguardi indiscreti e dall'odio stesso, dal rancore e dal dolore per ceder il passo ad un briciolo che ancora permane dentro e che sfarfalla adesso fuori nella propria piccola luce di fuoco , la luce stessa della vita. La mano libera che andrà a cingere un viso sconosciuto e nuovo, di colui che ancor non conosce e di cui si sente sicura in quel momento. Avrebbe potuto ferirla e non ne avrebbe fatto alcuna smorfia, incassando ulteriori colpi senza ceder ancora ne inginocchiarsi, ma adesso cede d'innanzi tale atto di purezza senza sentirsene sporca e macchiata d'una decisione che ha preso e perseguito. Non v'è nessun altro, dimenticandosi in quella frazione di istanti di ciò che è accaduto fin qualche momento fa, per chiuder la vista a qualsiasi altro , lasciando che la notte porti loro consiglio . Non parlerà più, lasciando ai propri sensi il compito di guidarla verso l'altro, timorosa eppure decisa al momento stesso, nel volersi dimenticare pure del proprio nome. [end] Cosa possa essere solamente un bacio, dipende da come lo si veda, si senta, si accolga. Un connubio di bocche, incastri morbidi, delicati, allo stesso tempo voraci, predatori, che vengono arricchiti da abbracci di lingue, anche se più lenti, in congiunzione altrettanto ricca di una piena sinfonia orale. Si può avvertire come un posto sicuro, un'appropriazione dell'altra, un'espressione di sé, un dono da fare a chi concede quelle labbra in comunione simbiotica, scambi che ricevono e danno una parte non solo di fisiologiche soluzioni, ma anche di interiorità, di pezzi di sé, quelli che Sango crede di aver lasciato troppo in giro, ed ora non stipare null'altro in seno, quando invece eccola lì, a trovare ancora qualcosa da donare, forse che non conosceva nemmeno lei, che riteneva di non essere più in grado. Per cui, accogliere tutto questo come una sorpresa un'alba, lo stupore che si può provare quando osservi il sole sorgere ad un nuovo giorno, che potrebbe sembrare qualcosa di banale, di quotidiano, di scontato: eppure, quell'alba che avrà visto la Ishiba, in quella data, non è stata per nulla solita, usuale, ma ricca di sorprese; le ha fatto incontrare quella persona, il Cacciatore di Taglie, che l'aveva incuriosita, riuscendo ad attirarne l'attenzione, come quando scorri i titoli nella tua biblioteca, cercando qualcosa da leggere, ed in mezzo a quei tomi o rotoli stipati, ti accorgi di aver perso una costola di queste rilegature, con un titolo che credevi noioso, ma a quale forse non hai prestato la dovuta attenzione. Forse è per questo, che all'Archivista è saltato ciò. Un libro dalla copertina forse un po' grezza, ma che cela nel suo interno, una scrittura inaspettatamente pulita, composta, ordinata, capace di farle muovere gli occhi nel seguire ogni riga, senza in verità spostare mai l'attenzione da quello scritto. Quante cose, può significare un semplice bacio. Un gesto pudico. Un incontro superficiale. Eppure, in quel riscontro delle loro effusioni, c'è una perdizione invereconda, un calarsi dentro l'abisso di sensazioni, emozioni, espressioni viscerali, giammai negando a ciascuna la propria integrità, in una sobria composizione che sa per questo arricchirsi di avvincente sapore, tra gusto e percezione dell'essenza. L'abbraccia, come può essere una culla, non una gabbia, come quella che l'ha asfissiata, che l'ha offesa precedentemente, lasciandole nient'altro che dolore ed opposizione: quell'avvolgente attenzione della propria presenza, sarà più un comodo approdo, un porto a cui attraccarsi, lasciarsi andare per rifornire la propria nave del carico necessario per navigare ancora ed ancora tra le rotte di quest'oceano qual è la vita, tra mille onde che s'infrangono sulla polena di una veliero diretto verso l'orizzonte, il fatidico confine del mondo di ciascuno, scandito tanto da sogni come quel cielo quanto dal piano concreto che possono essere le acque o la terra. Sguardi socchiusi, per non vedere null'altro che sé stessi, in quell'istante intenso, malgrado la leggerezza che lo accompagna. E' per quell'anima dispersa della Kunoichi, fatta come la pioggia dello stesso paese che le è tanto a cuore, in cui ogni goccia riflette una parte del suo cuore frammentato e racchiuso in ogni stilla pianta, sofferta, che la figura dell'Hunter sarà una conca, un bacino dove tutte quelle rugiade possano andare a raccogliersi, creando lo specchio dentro il quale la Ishiba potrà ritrovare, rivivere, la sua immagine, così come lei ce l'ha depositata. Un luogo, quello della bocca di lui, del suo abbraccio, del suo silenzio, della sua presenza, in cui lei potrà trovare quello che rigetta, quello che estroverte, così come l'ha trovato. Un lago, fatto dal suo stesso rovescio: un imago scevro da increspature di onde che ne possano turbare la limpidità. In quella notte, per un momento, Sango avrà potuto ritrovare, vedersi restituire, qualcosa di sé, senza essere corrotta. Il suo nome rimbomberà nell'eco soffuso di un memento che non è oblio, né dimenticanza. E se quello che ha vissuto quel giorno, quella sera, per la Donna, così quanto per il Giovane, potrò essere una scintilla in ciascuno, in grado ancora di scoccare dentro ambedue le loro anime, anche quando si separeranno dopo quel bacio, congedandosi così come si sono uniti, in un silenzio discreto, modi educati e riguardosi, per tornare ognuno alla propria strada: quel che sarà lo sapranno solo i fati, a cui sta il giudizio o no di raccontare una nuova storia, qualunque essa sia, di un addio od un arrivederci, di un capitolo successivo od un epilogo conciso e non per questo meno intenso, di quel momento d'ebrezza lirica. (//END)
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