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Giocata del 07/04/2021 dalle 18:38 alle 21:28 nella chat "Quartiere dei Clan [Konoha]"
Ha imparato a gironzolare per il distretto di Konoha, abbastanza per non perdersi e riuscire a tornare a casa quanto meno in tempi decenti. Trattandosi del quartiere dei clan, deve tornare necessariamente alla dimora di Tachiko, dove in quest'ultimo periodo sta soggiornando, anche per stare più vicina a sua figlia - oltre a non avere un altro posto in cui andare. D'altro canto, la casa di Dyacon è un pericolo pubblico per via della presenza di Sango, la ben nota traditrice dell'Alleanza. Si trova nei pressi di quello che è il portone d'ingresso, diretta probabilmente al Monte dei Volti di pietra. La strada da percorrere, però, è ancora abbastanza lunga, quindi non ha neanche fretta d'avanzare. Il sole sta ormai per tramontare oltre l'orizzonte, quindi ben presto anche l'illuminazione stradale inizierà a dare vita alla Kagegakure notturna. Gli occhi della donna si spostano da un lato all'altro, preoccupandosi appunto di restar quanto più possibile distante da chissà quali altre persone delle quali non si fida. Coloro che son degni della sua fiducia son i membri del branco. Avanza, dunque, passo lento e schiena diritta, armata come sempre. Una camicia bianca ne copre interamente il busto, maniche lunghe ben chiuse tramite dei polsini, lasciando qualche bottone aperto e mostrando una scollatura normalissima, senza mostrar chissà cosa di quel che v'è sotto se non uno scorcio appena di pelle. Quivi, è anche possibile notare il ciondolo con il ventaglio del Clan Uchiha che mai ha rimosso da quando Hanabi glielo ha donato. Sulle spalle, è inoltre poggiata una giacca in pelle nera senza però la necessità d'infilarvi anche le braccia, giacché l'indumento sventola dietro le di lei spalle. Scendendo, troviamo un paio di pantaloni neri aderenti alle di lei gambe e stringendosi in vita, tenuti su da una cintura in cuoio della medesima tonalità. I lembi della camicia, difatti, sono infilati nel bordo di questi ultimi, in modo che non si muova e che paia anche più ordinata. Ai piedi, infine, calza un paio di stivaletti neri che raggiungono la metà del polpaccio e che sembrano, a ben vedere, anche piuttosto comodi. Sotto questi abiti, son sapientemente infilati anche un paio di vambracci e schinieri metallici, ulteriori difese che potrebbero aiutarla non poco durante un eventuale scontro - ammesso ne avvenga qualcuno. Un paio di guanti neri ne coprono le mani interamente, nascondendo persino le affusolate dita. Il materiale è semplice cotone e pelle, ma sotto d'essi vi si nasconde una piccola placca metallica. Alla cintura, è fissato un gancio tramite il quale ha sistemato uno dei suoi recentissimi acquisti: una frusta dal manico bordeaux, ma per il resto completamente nera, che pende dal fianco mancino. Attorno alla coscia mancina, invece, vi è una piccola fascia con tre scomparti - tre sottili elastici - che contengono un numero identico di kunai con il manico rivolto verso l'alto, cosicché possa estrarli senz'alcuna problematica. Sul gluteo dal lato opposto, invece, prende posto una tasca porta oggetti che contiene tre shuriken, cinque fuuda (di cui due contenenti i tronchetti per la Sostituzione), tre tonici per il recupero del Chakra (avendone perso in quantità rispetto a dieci anni prima) e tre tonici coagulanti (ovviamente per Mattyse, visto e considerato quanto spesso si faccia male). Per ultima, ma non meno importante, tuttavia la riparazione è terminata relativamente da qualche giorno, vi è anche una katana dalla guardia completamente nera e dalla lama sottile in un apposito fodero, la quale pende dal fianco opposto alla frusta. La tecnologia, durante questi dieci anni, ha portato il villaggio ad essere nettamente all'avanguardia rispetto agli anni passati, tanto che persino lei non vi si è ancora abituata del tutto. Le strutture si dividono tra quelle più tradizionali a quelle nettamente moderne in base al quartiere nel quale ci si trova. Konoha, a quanto pare, ha quanto meno avuto la decenza di preservare ciò che d'antico aveva una volta. Non per questo n'è soddisfatta. [ Chakra ON ] [» Cancelli] < Uhm... > un mugugnio, quasi fin troppo gutturale per quello che dovrebbe essere una persona, ma a cui quasi sicuramente il prolungato silenzio ha quasi atrofizzato le corde vocali. Nelle lande desolate esterne alla cinta muraria di Kagegakure, un'alta figura che pare quasi brillare di chiaro sotto la luce del sole battente, si avvicina con passo leggermente sghembo ai cancelli della città. Più si avvicina più sarà chiaro che la luminosità che pare emettere non è altro che il riflesso di una chioma argentea - dai lievi riflessi violacei - e di una barba estremamente folta e lunga, tanto da consentirgli di tenerla attorno alle spalle a mo' di poncho, così da ripararsi un minimo dal sole. Il fisico è estremamente asciutto, dalla muscolatura però estremamente delineata e, vista l'eccessiva magrezza, leggermente sproporzionata, risultando in una specie di caricatura di quello che sarà stato un fisico perfettamente allenato. Il busto è nudo, sotto quel capo rimediato dalla propria barba, e tutte le cicatrici che lo solcano sono ben più che visibili, d'un bianco candico in contrasto con il rossore di una pelle bruciata dal sole più e più volte. Molti sono i segni facilmente distinguibili: tagli che percorrono quasi ogni centimetro di busto e braccia, segni di perforazioni sul petto e sul collo e, a voler vedere bene, pare che sotto la pelle bruciata del braccio sinistro vi sia un enorme tatuaggio - ormai scolorito e sfregiato dalle cicatrici - che lo copriva dalla spalla al polso. Sulla spalla destra, ben visibile, un'enorme cicatrice - facilmente riconducibile ad una profonda ferita infertagli più volte - taglia a metà un tatuaggio di una particolare spirale blu, appena visibile a causa delle scottature, che riconduce al suo vecchio ruolo di Anbu. Dietro la schiena, poi, il kanji "zero" è ben visibile, grande quasi quanto l'intera superficie del dorso, d'un bianco meno chiaro degli altri. Alle gambe, fortunatamente, qualche indumento è ancora presente: un paio di pantaloni sfilacciati dalle ginocchia in giù, fin troppo aderenti forse a delle gambe che, per quanto magre, lasciano intendere la loro piena potenzialità. Ai piedi, invece di un paio di sandali o altri, un paio di bende ricavate da stracci, sudice, che avvolgono l'intero piede, fino alla caviglia, a voler emulare delle calzature. Lo sguardo violaceo è fisso sull'immagine di quei cancelli che, man mano che si avvicina, prendon forma. < Davvero...? > mormora ancora, in quello che per molti potrebbe passare come un ringhio, forse. Al collo, a spuntare sotto il poncho-barba, pende un kunai spezzato e arruginito, macchiato di sangue rappreso e chissà cos'altro, allacciato ad una cordicella che funge da collanina. E' l'unico equipaggiamento visibile che possiede, sebbene sia molto difficile nascondere qualsivoglia cosa in quello stato - magari nella barba? Continua a camminare, con quell'andatura decisa ma sbilenca, a causa di quel viaggio che, già allo stremo delle forze, ha dovuto affrontare spinto dal crescente sovraffollamento di Bestie Divine nei dintorni di Konoha. La man destra si solleva appena all'altezza del petto, in quello che è un mezzo sigillo Capra, mentre il respiro cerca di regolarizzarsi il più possibile. Gli occhi sempre fissi su quei cancelli, sebbene lo sguardo sembri allontanarsi appena. Si concentra sulle due energie principali nel proprio organismo, nella sua figura: l'energia psichica, che risiede e s'irradia dalla propria mente è come un fiume bluastro in piena, mentre quella fisica, che immagina come un flusso arancione, scorre nel proprio corpo senza una sorgente ben precisa, quasi come se ogni muscolo ed ogni tendine partecipassero alla sua generazione. Cercherebbe dunque di convogliare quelle due energie all'altezza della bocca dello stomaco, facendole scontrare e danzare in un vortice di flussi che, velocemente, dovrebbe dar vita ad un'energia ben più forte, d'un color azzurro chiaro, che una volta generatasi esploderebbe all'interno del corpo, scorrendo rapidamente in ogni muscolo e tessuto, irradiandosi dal petto fino a raggiungere ogni singola parte della figura del barbuto. Qualora vi fosse riuscito il Chakra dovrebbe ora esser in circolo, donando agli occhi dell'ormai trentenne Tatsuno un colorito appena più acceso, mentre alla fuoriuscita tramite i pori dovrebbe aver generato, per un solo istante, come un leggero soffio di vento nei pressi del Konohano. [ Impasto Chakra (3/4) | SE Chakra ON ] Una figura di stenti avanza verso quello ch'è l'ingresso di Kagegakure. Non è ovviamente qualcosa di cui dovrebbe in qualche modo interessarsi, però gli occhi si soffermano su quella figura dai capelli bianchi. Ultimamente sembra incontrare soltanto gente che ha quel colore di capelli, assurdo. E' una moda. Qualcuno se li tingerà di certo. E nonostante non sia qualcosa che la riguardi da vicino, effettua qualche passo, cambiando direzione, in modo che possa andargli in contro. Il sesto senso femminile le dice che il Monte dei volti potrà aspettare. Non lo riconosce, impossibile per lei concepire o anche solo immaginare che si tratti in realtà di qualcuno che lei conosce anche piuttosto bene. E' scomparso quand'aveva soltanto sedici anni, quindi un ragazzino, nonostante a sua volta sia senza dubbio cresciuta. I lineamenti son ormai quelli d'un adulto. Nota il modo in cui è conciato, sicuramente non si lava da altrettanto tempo. C'è sicuramente qualche passante che preferisce cambiare direzione, evitandolo o lanciandogli soltanto delle occhiate di sottecchi. <Ehi> Cerca d'attirarne immantinente l'attenzione, mantenendo quello sguardo glaciale e serio, assieme alla postura fiera e autoritaria, seppur in quelle mura lei conti quando un asso di picche in una partita a briscola. <hai bisogno d'una mano?> Gli domanda subito dopo, mantenendo un tono assolutamente pacato, onde evitare che le si lanci addosso fraintendendo il proprio dire. Allo stesso modo, si terrebbe a circa un paio di metri di distanza, proprio perché non lo conosce e non si fida, potrebbe anche tentare un attacco nei suoi confronti e non è propriamente concorde nel dare spettacolo. Non ancora, ovviamente. Quindi, soffermandosi nelle vicinanze altrui, notando tra l'altro l'attivazione del Chakra, ulteriore avvisaglia che la induce a restarne defilata, ne attende un possibile responso. Tacita, lascia ciondolar le braccia lungo i fianchi, tenendosi comunque pronta a difendersi qualora osasse definirsi avverso nei di lei confronti. [ Chakra ON ] Continua a camminare, passo dopo passo avvicinandosi a quella che è l'entrata di quel Villaggio così diverso da quelli presenti nei suoi ricordi. Come il chakra inizia a fluirgli nel corpo, rinvigorendo la muscolatura, sembra raddrizzarsi appena sulle proprie gambe, tornando ad avere una postura decisamente più accettabile. I lunghi capelli argentei sono raccolti in una crocchia alta, tenuta ben stretta da quello che è un vecchio pezzo di stoffa, ma a giudicare dalla grandezza del nodo i capelli possono tranquillamente raggiungere il fondoschiena del grigio. Le iridi violacee si muovono sospettose su tutto ciò che incontrano, forse appena stranite, ma è alquanto difficile intuirlo visto il volto quasi totalmente coperto da barba e capelli, salvo una maschera di pelle ustionata dal sole. E' la voce di Furaya a scuoterlo, ed anche visibilmente. Quasi sussulta, voltandosi istintivamente verso di lei con uno scatto del capo. Qualcosa, in quella voce, ha generato una sorta di scombussolamento interiore, come se una lampadina si fosse accesa e poi esplosa nella sua testa. Corruga le sopracciglia, fissandola qualche istante. Più mette a fuoco il suo volto e la sua figura, più qualcosa nella sua testa si fa strada. Sì, è invecchiata, ma non troppo da risultare irriconoscibile. < F-Furaya...? > mormora appena, con una voce profondamente bassa e gutturale, che potrebbe dar l'impressione di qualcosa di doloroso. < Bocca di F... Fiamme? > sì insomma, il soprannome non è che se lo ricorda più di tanto, ma ci si è avvicinato. < Sei davvero... Tu? > insomma, abbastanza stupito nel ritrovarla, dopo ben più d'un decennio. La osserva dall'alto del suo metro e novanta, forse anche qualcosa in più - ne è passato di tempo dall'ultima volta che ha potuto prender le misure -, con quei suoi occhi violacei che sembrano quasi brillare d'un qualcosa che, effettivamente, non si vedeva da ben prima della sua sparizione. < Cazzo... Pensavo non avrei rivisto più nessuno... > malcelando una certa commozione, seppur decisamente trattenuta, nella voce. Un lieve sorriso s'increspa sulle labbra secche ed aride di chi non beve da troppo, mostrando una dentatura però candida e, ad uno sguardo più attento, abbastanza affilata, quasi si fosse modificata nel tempo per adattarsi alla sua dieta, soprattutto nei canini. < Dannazione, nemmeno ti ricordi più di me... Ma come diavolo darti torto?! > borbotta, quasi leggermente divertito e, al contempo, rattristato dalla cosa, portando la man destra dietro la nuca, mettendo però appena più in mostra quel tatuaggio sfregiato degli Anbu e tutto quel fisico particolarmente allenato. [ Chakra ON ] Risulta per lei essere veramente impossibile riconoscere la figura dell'uomo che ha davanti. Inoltre, si dimostra l'ennesima sfortuna della rosata, la quale si trova davanti qualcuno che naturalmente conosce e che si ricorda anche di lei. Non appena nomina il suo nome, non può fare a meno di sgranare appena le palpebre, comprendendo come quanto pronunciato possa attirare troppo l'attenzione su di sé. Rischia di richiamare attenzione indesiderate. Quindi, compierebbe uno scatto rapidamente in sua direzione, adottando il massimo della velocità che al momento il suo corpo le consente di raggiungere, la quale non sarà superiore - ahimè - a quella di Tatsuno stesso. Inoltre, riuscirà a seguirne i movimenti con assoluta certezza, nonostante la disparità di grado che posseggono al momento. Gli s'andrebbe ad affiancare, portando un braccio sotto al suo, incurante di come sia conciato e di cos'abbia addosso. Potrebbe anche avere le piattole, ma non è ciò che le interessa al momento. <Guarda, forse stai sbagliando persona.> Commenta ad alta voce, cercando in qualche modo di depistare eventuali presenti che hanno avuto modo di sentire quelle parole venire emesse dalla voce gutturale del bianco qui presente. Al contrario, abbassando poi la voce, cerca di sussurrargli direttamente all'orecchio (nel caso in cui sia riuscita a raggiungerlo e a prenderlo sotto braccio, s'intende) soavi certezze. <Sono io, ma abbassa la voce. E dimmi chi diamine sei.> E' altrettanto chiaro come non l'abbia in alcun modo riconosciuto. Impossibile per lei capirlo soltanto dalla voce, anche perché quest'ultima è completamente cambiata a causa dello sviluppo di quello che lei ricorda come un ragazzino. <E comunque era Gola di Fuoco.> Evitando l'aggettivo che solitamente utilizzavano, anche perché credeva che quel soprannome fosse sparito assieme alle persone che ne facevano uso. Il mondo non smette di prenderla in giro, a quanto pare. Conseguentemente, sempre accertatasi che sia dapprima riuscita a prenderlo sotto braccio, vorrebbe iniziare ad incamminarsi verso un punto privo di chissà quanta gente, cosicché possano parlare con la calma della quale hanno bisogno. Pare evidente. <Quello è il simbolo degli Anbu?> E forse qualcosa dovrebbe iniziare a farsi spazio nella sua memoria, anche se è molto vaga. Di Anbu ne son passati tanti sia prima che dopo il suo incarico di Generale, dunque non può esserne in alcun modo certa. [ Chakra ON ] Le iridi seguono con attenzione ogni singolo cambio d'espressione della ex maestra dai capelli rosa, riuscendo anche seguirla tranquillamente con le iridi nel suo muoversi in sua direzione. La lascerebbe fare, lasciando anche cingersi il braccio senza opporre alcuna resistenza all'azione. Muove le iridi rosse come il sangue più vivido sulla sua figura, accigliandosi appena a quel teatrino che mette su. Non risponde alla prima affermazione, avendo ben chiaro l'intento dell'altra di sviare solo il discorso. < Non capisco, ma ok > semplice, prima di sentire il suo sussurro. Un altro lieve sorriso si dipinge sulle labbra, prima di rispondere, lasciandosi poi condurre verso un luogo appena più appartato, con un candido sorriso sul volto. < Ah vero... Gola di Fuoco! > ribatte appena, tenendo comunque un tono di voce abbastanza basso, così da farsi sentire solo da lei. Quando l'altra si riferisce al tatuaggio che, deturpato, adorna il braccio destro, sospira, prima di annuire. < Già... Prima che i Kusani si divertissero a strapparmi la pelle due volte al giorno, era un tatuaggio degli Anbu. > sospira < Così come questo vecchio relitto... > sollevando appena il braccio sinistro a mostrare il fantasma scolorito di quello che era il nero tatuaggio sul braccio sinistro. < ... Mi son stati fatti da Azrael, anni fa. Troppi. > ammette, scuotendo il capo argenteo/azzurro, prima di portare la mancina a scompigliare leggermente quel capello raccolto nella crocchia alta. < Cazzo, devo esser cambiato proprio tanto... > mormora < Sono Tatsuno, ricordi? > domanda solo, osservandola con un mezzo sorriso. < Ne è passato di tempo, eh? > quasi a cercare una mezza battuta. Effettivamente l'odore che emana non è dei migliori, ma nemmeno estremamente pestilenziale: insomma, che si sia lavato è ovvio, ma è ovvia anche l'assenza di un sapone in aggiunta alla semplice acqua. [ Chakra ON ] Tatsuno si lascia cingere dal braccio della fanciulla, la quale lo trascina dunque in una zona meno affollata, affinché possano parlarne con assoluta calma. <Diciamo che i ninja del passato non sono ben visti di questi tempi.> Gli spiega all'orecchio, mantenendo ovviamente un tono di voce piuttosto basso ma colloquiale, il necessario per fargli capire che non lo sta portando in un luogo isolato per ucciderlo, ma soltanto per spiegargli com'è la situazione attuale. <Chiamami Pakkurida.> Il nome fittizio che sta elargendo un po' a tutti quanti in questo periodo, nascondendo difatti la sua reale persona proprio per mantenere un profilo basso, evitando a tutti i costi che la gente possa linciarla in mezzo alla via. Non sa bene cosa possa succederle nel caso in cui Sango riveli finalmente al villaggio centrale che si tratti del Decimo Hokage della Foglia, ma fintantoché è possibile evitarlo ben venga. <Mh?> Sorvola, tramite una rotazione degli occhi verso l'alto, per quanto riguarda quel soprannome che praticamente usavano soltanto un paio di persone per prenderla letteralmente in giro. <Non sembra essere stato molto divertente. E' una tortura praticata spesso e volentieri. Mi chiedo per quale ragione.> Pronuncia quella che sembra essere difatti una domanda indiretta, mentre lancia delle rapide occhiate nei dintorni per sincerarsi che ci sia comunque poca gente o che quanto meno non abbiano sentito i loro discorsi precedenti. Gli lascia andare il braccio e prende le distanze, poiché l'odore che proviene dal corpo altrui non è assolutamente dei migliori. Dovrà lavarsi anche quel braccio e quella mano che hanno osato sfiorarlo. <Tatsuno?> E sgrana di rimando gli occhi, girandosi immantinente in sua direzione, squadrandolo dalla testa ai piedi. Non ci crede, è impossibile. <Quanto tempo è passato?> Domanda, ma si tratta di mera retorica perché le basta fare qualche conticino con le sue memorie per comprendere che n'è passato veramente molto purtroppo. La sua memoria continua a macinare ricordi su ricordi, ma non le sovviene in alcun modo il nome in codice che utilizzava all'interno della corporazione Anbu. Troppo, troppo tempo. <Cosa t'è successo?> Gli chiede ancora, incapace di riuscire a ragionare per adesso, concentrata su quella moltitudine d'informazioni che la sua mente sta iniziando a rivivere per via delle parole pronunciate dall'altro. [ Chakra ON ] Le iridi rosse continuano a squadrare la figura della Konohana, sollevando il sopracciglio destro. < Del passato? Ti sei ritirata, forse? > non avendo la benché minima idea, in effetti, di ciò che le è capito. Non ha nemmeno ben chiaro cosa sia successo in generale, in effetti, visto che diversi anni li ha trascorsi sotto un cumulo di macerie da qualche parte nei dintorni di Kusa. < Pakk... Cosa? > sollevando entrambe le sopracciglia. < Scherzi? Davvero? > sorvolando però su qualche suo pensiero. E' costretto, dopo solo poche parole, a schiarirsi la voce, con una smorfia di fastidio, chiaro sintomo che le corde vocali non sono propriamente abituate a tutto questo utilizzo. < Ti dirò... Ho avuto alti e bassi... Dopo qualche anno mi sono abituato al dolore e mi divertivo a prenderli in giro. > semplice, con una mezza risata. < Hanno ricambiato aumentando le torture. Direi che ho più cicatrici io di chiunque altro. > ed in effetti basta uno sguardo per rendersi conto di quanto l'intero corpo sia ricoperto, in ogni centimetro, di cicatrici più o meno visibili. < Ed il pezzo forte è sotto la barba, dovresti vedere. > indicandosi appena il lato sinistro del collo. Fa quindi poi per sedersi sul primo muretto disponibile, o qualcosa del genere insomma, tanto per riposare gli arti inferiori. Quando l'altra ripete il proprio nome le sorride. < Anni. Direi che mi sono fatto grande. > ridacchiando appena. Alla domanda altrui solleva gli occhi al cielo, quasi a cercare di riordinare le idee. < Da dove iniziare... Ti ricordi quando ci furono, anni fa, i disordini a Kusa e noi fummo incaricati di prestar soccorso? La missione in cui fui inviato con delle scorte al villaggio? > cercando di ricordare, più o meno, i dettagli. < Beh, mi catturarono, e mi tennero segregato in una specie di... Struttura sotterranea vicino al Villaggio. Probabilmente mi avete, giustamente, dato per morto. > scrollando le spalle. < Ma non lo ero. > e non c'è minima traccia di rammarico nella sua voce, né di rimprovero, come se la cosa fosse normalissima. < Mi hanno torturato per anni per avere qualche informazione sul villaggio, sugli anbu, ma ovviamente sono sempre stato troppo testardo. > con un mezzo ghigno. < Anche dopo la fine dei disordini mi hanno tenuto con loro. La svolta c'è stata quando... Non ho ben capito cosa sia successo, in realtà, ma quando c'è stata questa... Apocalisse... la struttura sotterranea in parte è crollata, ed io sono riuscito a liberarmi nel caos generale... Il problema è che il crollo aveva bloccato ogni via d'uscita, quindi ero... Sepolto vivo. > scrollando le spalle. < Ho impiegato mesi a scavarmi una via d'uscita, ma fortunatamente i miei aguzzini avevano una scorda di cibo sufficente a sfamarmi. > sebbene lasci la frase molto in sospeso, a lasciar non dette molte cose. < Poi nulla, ho vagato nel tentativo di tornare a Konoha, ma poiché da ragazzo non mi sono minimamente impegnato in geografia, ho vagabondato come un idiota per tutto il mondo, praticamente. > quasi ghigna. < Ho fatto conoscenza con delle simpatiche creature che, per poco, non mi si prendevano una gamba. > scrollando le spalle al ricordo < Un anno fa circa sono riuscito a tornare a Konoha, che ovviamente è rasa al suolo. Ma casa mia è rimasta esattamente com'era. Alla fine era distrutta già da prima. > quasi divertito dall'idea. < Ho vissuto lì fino ad ora, ma le bestie hanno iniziato a farsi sempre più comuni in quella zona, e sono scappato per un soffio alla morte fin troppe volte. Quindi ho deciso di spostarmi verso il mare, e ieri da lontano ho visto queste mura. Ed eccomi qui... > sollevando appena le braccia. Insomma, un riassunto abbastanza rapido. < Ma, piuttosto... Qui... Cos'è questo qui? > sollevando il sopracciglio destro. [ Chakra ON ]
Giocata del 08/04/2021 dalle 18:09 alle 22:42 nella chat "Quartiere dei Clan [Konoha]"
Vorrebbe scherzare davvero ogni volta ch'è costretta a raccontare la storia della disfatta ai Monti ardenti. Nessuno desidera che qualcosa del genere possa riaccadere. <E' una lunga storia, te la racconterò.> Evidentemente, è rimasto fuori dalle vicende per lungo tempo. <Cosa sai di quello che è successo dieci anni fa?> Gli domanda, affinché possa capire fin dove debba spingersi per raccontargli di quant'accaduto, cosicché sia a conoscenza della storia necessaria a campare d'ora in avanti. <No, sono seria.> Non sta scherzando, quello è il nome con il quale dovrà chiamarla d'ora in avanti a meno che non succeda qualcos'altro che le faccia mutare idea. A proposito delle sue parole, le sfugge quasi una mezza risata nervosa. <Sulle cicatrici, potrei dissentire.> Se sol aprisse la camicia che indossa, gli mostrerebbe la cartina geografica che suo padre le ha diligentemente lasciato lungo tutto il corpo, precisamente braccia e schiena, per non parlare di quella vistosa X che ha sul ventre. Cerca di rilassarsi un minimo, specialmente adesso che gli ha specificato alcune problematiche inerenti alla situazione attuale, soffermandosi sul racconto dei suoi trascorsi e della relativa sparizione. <Non era innaturale che la gente venisse data per dispersa durante le guerre o le missioni> Afferma alla di lui volta, mantenendo un tono pacato e cercando di esaminare, per quanto possibile, le vicende che l'hanno caratterizzato. Cerca di ricordare anche la situazione del villaggio di Kusa ai tempi, ma ha qualche difficoltà ad andare così indietro nella memoria. <dunque, potrebbe essere andata così. Purtroppo, ero molto giovane anche io ai tempi, non ricordo bene cosa successe.> Vorrebbe aiutarlo più di quanto è possibile per lei fare adesso. Ascolta con interesse quello che viene narrato dalla voce gutturale del bianco, sbattendo rapidamente le palpebre per via dell'incredulità dettata proprio da ciò che Tatsuno ha passato. Come Ichirou, venne rapito e torturato, ma a differenza dell'altro non ha perso alcun arto, quanto meno non per colpa dei suoi aguzzini, valutando come ci sia andato vicino a causa delle chimere che ha incontrato nel suo viaggio sin lì. <Mi spiace, non lo augurerei neanche al mio peggior nemico.> Di restar sepolto vivo, campando di stenti, anche se questa potrebbe rivelarsi tranquillamente una menzogna. A qualcuno glielo augurerebbe di certo, ma evitiamo di far nomi e cognomi, giacché rischia di confondere soltanto colui che ha di fronte. <Vuol dire che vaghi da circa dieci anni. Bisognerebbe capire da quanto sei rimasto sotto le macerie, ma fuori da queste mura vi sono delle bestie che, da quanto mi dici, hai peraltro incontrato.> Parlando invece per esperienza personale, può pronunciarsi in tutt'altra maniera, abbastanza per spiegargli un po' la situazione. <Per raggiungere questo posto, son partita dai Monti ardenti, passando per Konoha e trovandola nella situazione che hai espresso prima.> Ossia un palese cumulo di macerie sulle quali ha versato le ultime lacrime che le erano rimaste, prima di mettersi in testa il suo nuovo obiettivo. <Comunque, è un villaggio comune chiamato Kagegakure. E' suddiviso nei vari distretti, questo sarebbe il distretto konohano.> Piatta, facile intuire che non sia chissà quanto entusiasta. [ Chakra ON ] Le iridi scarlatte del Konohano - se ancora così lo si può etichettare - sono fisse sulla figura dai capelli rosa, ascoltandone la domanda. < Non molto. C'è stata una sorta di scontro con qualche entità particolarmente potente che ha deciso di spazzar via mezzo mondo. > sintetizza, in modo fin troppo seriosa. Quando l'altra ribatte sulle cicatrici solleva il sopracciglio destro. Sarà pur vero che lei ne ha un numero elevato, ma effettivamente il fisico altrui ne è proprio pieno, tanto che sono pochi gli spazi di pelle sana. Ma non ribatte, invero, lasciando cadere il discorso senza troppi problemi. < In una situazione come quella era normale. Rimanemmo bloccati nel Villaggio, anche se non ricordo perché, e in qualche modo venni individuato come Konohano e preso in ostaggio. > semplicemente. < Chiunque avrebbe pensato fossi morto. Anche io ne ero certo. Invece sono diventati la mia famiglia per anni. > ghigna appena. < Di merda, certo, ma una famiglia dai. > insomma, ormai è passato talmente tanto tempo - in aggiunta ad una mentalità già di partenza deviata - che quasi parla con affetto dei propri aguzzini. < Sì, rimanere sotto metri e metri di terra non è il massimo, ma almeno avevo spazio per muovermi, del cibo ed acqua. > ammette, scrollando le spalle. < Sì, bene o male ho vagato per una decade... Forse poco meno... Ma è stata colpa del mio pessimo senso dell'orientamento... Ho solcato ogni singolo metro di questo cazzo di mondo, ne sono sicuro. Tutto a piedi, per giunta. > sospira. Quando l'altra afferma, poi, di esser passata per Konoha solleva il sopracciglio. < Dunque non ci siamo incrociati per sfortuna, visto che io mi ci ero accampato. E ci stavo anche bene, in realtà, finché quelle dannate bestie non si sono fatte giorno dopo giorno più audaci. > sbuffa < Una sera ero anche certo di averne messa una alle strette, sai? Ma prima che potessi effettivamente sopraffarla... > così crede lui < ... Ne sono spuntate altre due. Una mi ha squarciato al fianco destro... > indicando una serie di tre profonde cicatrici che tagliano gli addominali laterali < ... Ed una mi ha quasi aperto la gola... > indicando proprio il punto sotto la barba, sul fianco sinistro. < Sono fuggito per pura fortuna. Ho impiegato settimane per guarire, considerando che l'ho dovuto fare alla vecchia maniera. > sospira. Lascia dunque che l'altra gli racconti quel poco che basta di quel nuovo villaggio, trovandosi poi a sollevare le sopracciglia. < Aspetta... In che senso comune? > sebbene nella propria testa una certa idea si stia delineando facilmente. < Non ti piace molto come cosa, eh? > accennando un ghigno abbastanza divertito, forse, alla sua particolare piattezza. [ Chakra ON ] Scosta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, scoprendo dunque parte del viso e portando le iridi color ghiaccio verso Tatsuno. <Una divinità ci ha sorpresi mentre combattevamo l'ultima guerra ai Monti ardenti. Ha spazzato via tutti. Una volta fermati coloro che potevano risultare un problema, ha ripulito il mondo ninja facendo cadere qualunque baluardo esistente.> Si riferisce ovviamente ai villaggi che son caduti per via della distruzione condotta da quest'ultimo: il Finto Dio. A proposito del suo racconto, ne prende ancor nota e assimila ciò che lui le sta narrando. <Nonostante sia passato del tempo, son contenta d'averti incontrato di nuovo, anche se le circostanze son quelle che sono.> Ammette, lanciando qualche occhiata nei dintorni, giusto per lasciargli intendere che non esiste più quello che ormai per loro vale soltanto come un ricordo. <La situazione nel resto del mondo reputo che non sia altrettanto rosea.> In fondo, il Finto Dio aveva giurato di distruggere tutte le terre ninja e si reputa che sia stato capace di farlo se ben sei villaggi si sono riuniti sotto un'unica bandiera, un unico vessillo: quello di Kagegakure, per l'appunto. <Io sono passata da Konoha> Dalle macerie di quella che ne resta. <soltanto una coppia di mesi fa.> Quand'è uscita dal cristallo nel quale era stata intrappolata assieme ad altre persone, altri valorosi ninja ch'erano scesi sul campo di battaglia assieme a lei. <Inoltre, ci son rimasta per una notte appena, riprendendo il viaggio verso questo cumulo di distretti. Avevamo bisogno di viveri ed armi che là fuori era difficile procurarsi.> Sospira, adocchiando le ferite che questi ha riportato sul proprio corpo, sgranando appena lo sguardo. <Sei fortunato che tu non sia stato fatto a pezzi. Sicuro di non aver bisogno dell'ospedale? Ce n'è uno nei dintorni.> Nonostante non le piaccia particolarmente quel luogo, riesce comunque ad orientarsi piuttosto bene (almeno nel distretto di Konoha; alcuni non li ha per niente visitati, come Oto oppure Ame). <Il villaggio di Kagegakure unisce i sei villaggi, suddivisi in distretti.> Cerca di dargli una spiegazione quanto più semplice possibile, anche perché a sua volta non ne sa molto. <So che è gestita da un Consiglio di Daimyo, ma ogni settore ha il suo Kage.> Specifica ulteriormente, stringendosi appena nelle spalle mentre gli occhi viaggiano verso il Monte dei volti che è possibile vedere anche da quella distanza, soprattutto avendo dapprima intrapreso la strada che l'avrebbe condotta in quello specifico punto. Si stringe nelle spalle all'ultimo quesito sarcastico che le viene rivolto, storcendo le labbra e dandogli, in effetti, una risposta pur sempre aprir bocca. [ Chakra ON ] Un sospiro leggero, ascoltando il suo discorso. < Una divinità, eh? > portando la man destra a grattarsi il capo. Un mezzo ghigno si palesa sul suo volto, che, come accadeva ormai tanto tempo fa davanti agli occhi della ragazza, si deforma in maniera leggerma, ma quasi animale, violenta. < Mi spiace essermelo perso. > semplice, prima di tornare a distendere i muscoli facciali. < Capisco, comunque. Non tutti hanno chiaro l'accaduto, comunque. Ho incontrato un gruppo di... Viaggiatori nelle terre di Suna, o di quella che fu Suna, e mi raccontarono una mezza leggenda ben più romanzata, posso assicurartelo. > scrollando le spalle. < Anche io son contento. Pensavo non avrei più rivisto nessuno. > con un sorriso più genuino, alquanto diverso da quelli che faceva da ragazzo, ma comunque con un'ombra sul volto. < Il resto del mondo è una gran merda, fidati di me. > ammette, distendendo la schiena. < Bestie ovunque, non solo particolari come quelle di Konoha. La fauna ha preso il sopravvento nel mondo, ma questo mi ha permesso di sopravvivere. > ammette. < Credo che nessuno abbia mai usato un singolo kunai tanto quanto me... > mostrandole proprio quel pezzo di ferraglia che tiene al collo: un kunai dal filo grezzamente affilato con strumenti di fortuna, spezzato da metà, arrugginito e, per quanto abbia cercato di ripulirlo, coperto di un po' di sangue secco. < L'ultima volta per scuoiare un cinghiale ho impiegato quasi un'ora... E non in modo pulito, eh! > sospira. Quando l'altra parla di ospedale si scruta meglio, lasciando che le iridi vaghino, forse per la prima volta veramente da tempo, sul proprio corpo e sulle proprie ferite. < Credo che sia il caso, sì... > arricciando appena il naso. < Poi avrei bisogno di comprare qualche vestito ed equipaggiamento. > sospira < Ed ho perso anche il coprifronte. > mormora, quasi infastidito. < O meglio... > e si volta di schiena, lasciandole vedere quindi le cicatrici che corrono lungo tutta la schiena, indicandone una particolare dietro al collo, appena sotto di esso: è la sagoma del classico simbolo della Foglia, ma sghembo. < I miei cari amici aguzzini hanno pensato bene di fonderlo e decorarmici la schiena, per poi strapparmelo via. > semplice, tornando in sua direzione. Ascolta ancora il suo dire, annuendo placido. < Capisco... Beh, un nemico comune fa sorgere alleanze improbabili... > quasi come se la cosa, in effetti, non lo tangesse minimamente, e rispondendo forse anche alla sua smorfia silente. < Ho imparato che ci si abitua a qualunque cosa nella vita. > semplice. [ Chakra ON ] A proposito della divinità, la di lei attenzione torna a quelli che son i ricordi che ha a favore di quest'ultimo, avendolo vissuto da vicina ed essendoci stata a contatto. <Fidati, forse è meglio che tu fossi altrove.> Comunica in sua direzione. <Non avrei mai voluto che accadesse tutto quel macello.> Specialmente standovi in mezzo, tenendo poi conto delle conseguenze che questo ha portato. Si stringe nelle spalle continuando ad ascoltare il di lui narrare, preoccupandosi di dargli una risposta che possa essere quanto più adeguata possibile. <Sono rimasta intrappolata nel cristallo per dieci anni, quindi non conosco la concezione che il mondo possa avere a riguardo della divinità in questione.> Arrivati a questo punto della faccenda, in realtà, non le interessa neanche. Tanto vale continuare a vivere e cercare di riappropriarsi di ciò che hanno perduto, anziché continuare a chiedersi cosa sia accaduto. Nulla di quel che è passato può essere sistemato, ma può essere ricostruito: esattamente come vuole fare con la sua vecchia casa, con il suo amato villaggio, quello che ha giurato di proteggere e difendere con ogni fibra del suo corpo. <Se vuoi, posso sistemartelo> Riferendosi al kunai che le sta facendo vedere, rovinato per via dell'eccessivo utilizzo oltre ad essere anche piuttosto sporco. <oppure crearti un'arma migliore. Sono un buon fabbro.> Lo rassicura così facendo, stringendosi nelle spalle ed aspettando che possa ricevere una risposta positiva o negativa. Inizia dunque a camminare, aspettando che questi possa seguirlo. <T'accompagno in ospedale> Vocifera verso Tatsuno, lanciandogli un'occhiata di sottecchi. <e cerco di procurarti degli abiti di ricambio. Per l'equipaggiamento, posso pensarci io.> Per la stessa motivazione pronunciata poc'anzi, capace di lavorare alle armi e crearle in quanto fabbro. Sarebbero molte le parole che vorrebbe dire, ma la sua mente è ancor ferma alle torture che il qui presente ha dovuto subire nel corso di questi anni, parlandone come se niente fosse. <Un nemico comune fa sorgere alleanze improbabili> Ripete ad alta voce, facendole comparire un altro mezzo sorrisetto. <già.> In fondo, non era questo l'obiettivo della vecchia task force? [ Chakra ON ] Ascolta il dire della ragazza, sollevando le iridi al cielo. < Considerando dove mi trovavo in quel momento... > ovvero sotto i ferri dei suoi aguzzini. < Nessuno poteva volerlo, Fu... Ehm... Pikkadura > sì insomma, il nome non lo ricorda minimamente, ma la cosa proprio non pare interessargli. < Piuttosto... In quanti sanno del tuo.. > ed abbassa la voce < ... Nome segreto? > ovvero quello reale. < Sono l'unico sopravvissuto dei tuoi conoscenti, o qualcuno ancora c'è? > curioso, in effetti, su questo argomento. Quando parla poi di un cristallo trappola, solleva le sopracciglia. < Come dici? Intrappolata in un cristallo? > inclinando il capo a destra, decisamente incuriosito da quella peculiarità del racconto della ragazza. < Ecco perché non dimostri la tua età! > afferma, ora, quasi avendo risolto un dubbio che lo attanagliava da un po'. < Quanti dovresti averne, ora? Sessanta? > sì, esagera, ma alla fine adesso sembrano in tutto e per tutto coetanei, sebbene l'altra dovrebbe averne almeno una decina in più. Quando l'altra parla di aggiustare il kunai sorride, scuotendo il capo. < Nah, va bene così. Ne prenderò uno nuovo. Questo lo terrò come ricordo. Insieme al resto... > riferendosi, ghignando, alle proprie cicatrici. < Se ricordi, non uso armi... Salvo qualche kunai > ammette con semplicità. < Quindi ti ringrazio, ma sarebbero tempo e talento sprecati > sincero nel suo dire, sebbene le sorrida. < Come equipaggiamento pensavo più a delle sacche, sai no... > indicando proprio i suoi oggetti. < Ed il coprifronte... Anche se forse dovrò... Cosa? Ricominciare da allievo? > mormora, quasi fosse una seria possibilità. < Posso passare subito all'esame, vero? > sì insomma, ora è la sua preoccupazione maggiore. < Vorrei dirti la taglia dei miei abiti, ma sinceramente non ne ho idea... > scrollando le spalle, ma sorridendole nell'alzarsi. < Piuttosto... Questa fantomatica divinità, che fine ha fatto? > curioso < Immagino tu voglia cercare vendetta, conoscendoti... > lanciandole un'occhiata velocissima, che certo non sembra essere di rimprovero, quanto più di complicità. < Ed io ho sempre desiderato prendere a pugni un dio. > ghigna, mostrando appena i canini affilati. [ Chakra ON ] Purtroppo, ha detto qualcosa che sarebbe stato preferibile non dire. <Non volevo essere indiscreta, ma trovo che venir torturato fosse migliore del vedere la gente del tuo villaggio morire senza poter far niente per salvarla.> Sì, se ve lo state chiedendo, lei l'avrebbe di gran lunga preferito ancorché guardare il sangue fuoriuscire dai corpi dei suoi compagni, dei suoi alleati che in nessun modo è riuscita a proteggere come avrebbe voluto. Intendeva salvare tutti, ma al contempo erano anche loro consapevoli del fatto che sarebbero potuti morire. In quanto ninja, sapevano a cosa stessero andando in contro. <Pakkurida.> Lo corregge subito dopo, ma in effetti l'importante è che non adoperi il suo reale nome al momento. <Lo conoscono soltanto coloro che avrebbero potuto riconoscermi a vista d'occhio: il padre di mia figlia, mia cugina e quelle poche persone con le quali ero più a stretto contatto. Gli altri mi credono morta o dispersa e, almeno per il momento, voglio lasciare che continuino a pensarla così.> Chi la vede in volto, potrebbe ovviamente pensare ad una somiglianza con la Decima Hokage, ma dal momento che è stata data per morta o per dispersa, esattamente come pronunciato ad alta voce, è naturale che non vi pensino nemmeno. Son passati dieci anni, del resto. <Per quanto riguarda Azrael, invece, non so che fine abbia fatto. S'era ritirato a vita privata ben prima che scoppiasse la guerra.> Nel caso in cui fosse ovviamente interessato all'eventuale incontro con il suo miglior amico - o quel ch'era. <...> Una vena inizia a pulsare sulla fronte della donna, la quale non gli tira un cazzotto in fronte soltanto perché non ha la forza d'un tempo e rischia di farsi male da sola, piuttosto che farne a lui. <La mia data di nascita è appena diventata top secret.> Non gli dirà mai quanti anni ha, tanto meno gli farà conoscere gli anni che dimostra in questo momento. Gli rifila soltanto un'occhiata di sottecchi, una fulminata, per così dire. A proposito dell'equipaggiamento, annuisce un paio di volte col capo. <Giusto, giusto.> Ammette, passandosi una mano tra i capelli che vengono spinti all'indietro. <Dimenticavo, purtroppo son passati tanti anni dall'ultima volta che ci siamo visti e che abbiamo lavorato assieme.> Dunque, ha anche dimenticato ciò di cui lui era capace. Va bene possedere una buona memoria, ma non fino a questo punto. Ha conosciuto fin troppe persone nel corso del tempo. <Non saprei dirti, onestamente. Dovresti parlare con l'attuale Hokage di questo distretto.> E fa schioccare la lingua contro il palato, visto e considerato come non abbia la benché minima intenzione di andare a parlarci lei. Rischia di abbattere la magione senza l'aiuto di Mattyse e delle sue carte bomba, semplicemente sciogliendola. <La divinità è stata fermata o sigillata, da quello che ho capito. Quando son arrivata al villaggio, ne stavano festeggiando la sconfitta o qualcosa del genere.> Commenta al suo indirizzo, mentre dovrebbe iniziare ad imboccare la presunta strada che porta all'ospedale, come precedentemente annunciatogli date le condizioni fisiche. <Niente vendetta, purtroppo.> E le sarebbe piaciuto eccome. [ Chakra ON ] Lo sguardo fisso sulla sua figura, che si fa serio al suo dire. < Non deve esser stato per nulla un bello spettacolo, no. Ma secondo me ti colpevolizzi troppo. > secco < Senza poter far nulla per salvarla, hai detto, ma tu almeno c'eri. E qualcosa la stavi facendo: tentavi. Non voglio giocare a chi ha il passato peggiore perché non me ne frega un cazzo, ma odio vedere le persone che si aggravano di colpe non loro. Già la vita di un ninja è difficile di suo. > serio, sollevando il mento. < Eri impotente contro una divinità, vero, ma eri lì, a combattere, insieme a tutti i tuoi compagni. Eravate tutti > e sottolinea quella parola < consci della pericolosità delle vostre azioni e delle possibili, se non probabili, conseguenze. Eravate lì a combattere fino alla morte contro un'entità ben oltre le vostre capacità. Avete datto tutto, tutti insieme, per ciò cui tenevate. E mi vieni a dire che avresti preferito esser rinchiusa in un posto in cui l'unico passatempo era subire le torture di un gruppo di stronzi, dimenticata dal mondo e, ancor di più, tornare in libertà scoprendo che tutto ciò che conoscevi era scomparso? E che tutti i tuoi affetti, probabilmente, morti? E sì, in questo caso senza non solo esserne a conoscenza, ma essendo stata TOTALMENTE inutile alla causa? > osservandola, ora, dall'alto, dopo essersi alzato. < Se così è, Pakkurida, ti conviene rivedere le tue idee. Quei dieci anni nel cristallo devono averti negato un bel po' di ossigeno al cervello. > e sì, è alquanto duro, ma solo perché è un discorso che, effettivamente, gli preme abbastanza. < Tu c'eri. Tu ci hai provato, mettendo in gioco la vita. E chiunque ti biasimi per non esserci riuscito, è solo un coglione che non merita nemmeno di esser ascoltato. > serio < Perché nessuno che, come te, ha preso parte allo scontro potrebbe dirti che sei stata inutile. > secco, ancora una volta, prima di ascoltare le parole di Furaya ed accigliarsi appena. < Hai una figlia? > ebbene sì, la cosa se l'è persa totalmente, ovviamente. < Azrael ritiratosi a vita privata? Cazzo, non ce lo vedo proprio > mormora appena, con un sospiro, ma con l'aria di chi, effettivamente, sembrava già essersi abituato all'idea di non rivedere più i vecchi amici. Dopotutto son passati quindici anni. Quando l'altra risponde riguardo l'età se la ride, e non poco. < Suvvia, so bene la tua età. > no, non è vero, ma in maniera approssimativa sì. Ma non dirà altro. < E' passato molto tempo da ché ho lavorato, effettivamente, con qualcuno. > sospira. < Il rimanere legato ed incatenato per anni non mi ha aiutato, sinceramente. Ho avuto qualche difficoltà a uccidere i miei carcerieri. > senza mezze parole, dunque, sul fatto d'averli eliminati. < Chi è l'attuale Hokage? > incuriosito. Lui non sa nemmeno che lei lo è stata, per qualche anno. Quando si parla della divinità e delle sue sorti sospira. < Peccato. Mi sa che non riuscirò a togliermi quello sfizio, per ora. > iniziando a camminare al suo fianco, calmo, con le mani che si giungono dietro la nuca, mettendo ben in mostra la muscolatura estremamente sviluppata e delineata, costellata di cicatrici d'ogni tipo. < Adesso che ho l'età per bere, comunque, ti toccherà adempiere al posto di Azrael alla sua promessa di iniziarmi agli alcolici, sai? > la guarda divertito. Dopotutto, nella sua prigionia, non l'hanno mica viziato. [ Chakra ON ] La storia del colpevolizzarsi troppo, ahimè, è qualcosa che le hanno sempre fatto notare. Nonostante cerchi di dare il tutto per tutto, non sente mai d'aver dato abbastanza. E' un dato di fatto, persino Mattyse talvolta la sgrida a tal proposito. E' sicura di sé quando e quanto vuole, ma talvolta si comporta in questo modo. Si sente in dovere di chiedere scusa per il proprio fallimento, nonostante non sia stato totalmente causato dalle sue intenzioni. <...> Dunque resta in silenzio ad ascoltare le parole che da lui vengono pronunciate, prendendosi in pieno quella sgridata che riceve direttamente da qualcuno che è uscito dalle tenebre in cui era stato gettato con il solito carattere di sempre. Se ne frega di tutto e di tutti, purché lui sia vivo. La mano, dapprima posta tra i capelli, or scenderebbe sulla fronte, massaggiando delicatamente il setto nasale e la fronte con estrema lentezza. <Non tutti la pensano come te, purtroppo> Invero, continua a colpevolizzarsi da sola, dandosi troppo peso sulle spalle e portandolo come un inutile fardello. Continua ad asserire come avrebbe potuto comportarsi diversamente, ma è facile dire che sarebbe potuta andare in tutt'altra maniera quando hai visto com'è finita davvero. <ma mi rincuora sentire che c'è ancora qualcuno della vecchia guardia che mi sgrida quando ne ho bisogno.> Le labbra s'incurvano in quello che sembra un sorrisetto, tornando a guardarlo direttamente in volto, prima di rispondergli e proseguire nei loro discorsi. <Ad ogni modo, voglio rimediare. Ho fatto il massimo, ma non è stato abbastanza.> E questo purtroppo è difficile che glielo faccia togliere dalla testa. E' ostinata nel cercare di far sempre di meglio, nonostante sia riuscita a superare i limiti imposti dall'umana concezione, riuscendo ad ottenere parte dei poteri che alcuni si sognerebbero soltanto. <Sì, adesso ha dieci anni.> Gli rivela, senz'aggiungere altro al contesto. Per quanto riguarda Azrael, invece, si stringe nelle spalle. <Non me l'aspettavo neanch'io quando ha lasciato praticamente dal nulla il suo ruolo di Generale, costringendomi a coprirgli il culo, soltanto perché ha deciso di sposarsi.> Anche lei era orientata in quella direzione, ma ha preferito il suo villaggio al suo cuore. Sono scelte ovviamente soggettive, ma lei non oserebbe mai ritirarsi a vita privata. Se hai scelto la via del ninja, la segui fino alla fine dei tuoi giorni, morendo in battaglia come un degno guerriero. Purtroppo, è vero, la mentalità rimastale è quella vecchia d'un tempo, dei grandi ninja del passato che tutti adesso sembrano ripudiare. <Restare fermo per troppo tempo ti fa perdere le capacità d'una volta. Dieci anni nel cristallo, ad esempio, hanno ridotto drasticamente il mio Chakra.> Utilizzato per aiutare il Finto Dio a distruggere tutto ciò che incontrava sul suo cammino, portando lentamente il mondo alla distruzione, come ne son testimoni i villaggi ridotti in cumuli di macerie. <Non lo so. Ma ti basterà guardare il Monte dei volti per scoprirlo.> Non l'è interessato, ma ha desiderato ardentemente di far esplodere quel volto troppo vicino al proprio assieme a quello dell'Ottavo Hokage. <Vuoi bere?> Gli chiede, facendosi per un attimo pensierosa. <Posso farti conoscere qualcuno migliore di me in quest'ambito.> Mattyse, Dyacon... Sì, dovrebbero andare bene per il rito di iniziazione. [ Chakra ON ] La osserva, in quella sua dura ma pur sempre pacata sfuriata, e quando la sente ribattere in quella maniera, tanto stupida quanto testarda, sbuffa. < Chi la pensa al contrario è un coglione. E se anche tu continui a pensarla così, non sei da meno. Anzi, peggio. > secco < Sappi una cosa: stai affermando che tu sei stata inutile. Ma così dici che anche i tuoi compagni lo sono stati, e la loro stessa morte. > serio, lasciando che le iridi scarlatte, d'un color sangue acceso, cerchino i suoi occhi azzurri. < Stai infangando più tu il loro ricordo, che eri lì, piuttosto che le malelingue che di quella vicenda hanno solo sentito parlare. Non farti abbattare, e reagisci anche in nome dei tuoi compagni. Dei nostri compagni. > continuando a camminare, prima di aggiungere. < Non mi trattenevo ad undici anni, figurati a trenta. > come se non stesse dicendo nulla di nuovo, ed in effetti è così. < Vuoi rimediare? Smettila di arrovellarti il cervello e fai qualcosa. E nascondersi non è fare qualcosa. > ancora un'altra cazziata, data da una bocca che certo non è quella dell'innocenza, ma spesso è volentieri è quella senza peli sulla lingua. Sarà anche che per troppo tempo gli è mancato un contatto umano decente. < E sta bene? Facendo un rapido conto devi averla partorita poco prima della tua cristallizzazione... > sì, un conto molto semplice, invero. < Anche io sento di aver meno chakra, e lo stesso vale per i movimenti e la forza. Mi sento più... Legnoso, e più debole. Ma ancora me la cavo. > aggiunge, con un mezzo sorriso. < Non è andato distrutto? > riguardo al monte. Sì, non si è nemmeno degnato di voltarsi a cercarlo, sapendo che si trova da tutt'altra parte. < Ma non mi interessa, in realtà. Appena sarò meno... Nudo... Andrò a vedere questo nuovo Hokage. Sono partito da Chunin, e vorrei ritornarci quanto prima. > ammette, con un sospiro. < Sì cazzo che voglio bere. Aspettavo i diciotto anni da tempo, ma poi sono rimasto fregato. Ho dovuto aspettarne altri dodici, ora basta! > afferma < Ho bevuto di tutto in questi anni, anche piscio, se vuoi saperlo. > e no, non per scelta. < Veleni a non finire e chi cazzo sa cos'altro. > particolarmente sboccato, nella sua crescita. < Ora voglio il mio dannato alcol, e capire perché piaceva così tanto! > punta i piedi, in un certo senso. [ Chakra ON ] Tira un lungo sospiro, continuando ad avanzare verso l'ospedale, in modo che possa accompagnare Tatsuno a farsi dare una controllata prima che eventuali ferite possano peggiorare. <Io penso di riuscire a riottenere ciò che avevo una volta.> E si sta già mettendo all'opera affinché questo avvenga. Non lo precede bensì gli cammina di fianco, in modo che possano muoversi alla stessa velocità, aiutandolo nel caso in cui dovesse per qualche ragione sentirsi mancare o aver bisogno d'una mano a sorreggersi. <Per tutti i Kami, quanto mi è mancato qualcuno che avesse le palle di dirmi in faccia tutto quello che pensa.> Sollevando gli occhi al cielo mentre avanza, portando il capo a piegarsi da un lato cosicché possa adocchiar meglio la figura che ha accanto. <Ho già un piano in mente ed è stato un caso fortuito che tu sia sbucato nel momento e nel luogo giusti.> L'avvisa, adoperando pur sempre un tono di voce poco più basso, in maniera che possa sentirla soltanto il ragazzo dal bianco crine. <Tuttavia, te ne parlerò quando ti sarai rimesso in sesto. Ti porto in ospedale, ti faccio dare una controllata e ti vengo a prendere quando sarai sano come un pesce. Cerco di trovarti anche un posto dove dormire, nel frattempo, ma non garantisco niente.> Prosegue nella sua spiegazione, volendo di fatti rendersi utile e includere un vecchio amico in quello che potrebbe essere un piano che interessa anche quest'ultimo, a giudicare da come parla e da come le si rivolge. <Sì, un paio di mesi prima.> Anziché stare con sua figlia, ha preferito andare a combattere per il suo villaggio, anteponendo Konoha a tutti quanti, lasciando perdere chiunque non valesse abbastanza quanto questi. <Quello originale sì, ma ne hanno ricreato uno abbastanza fedele, anche se non sarà mai come quello vero.> Si riferisce perlopiù al fatto che Hashirama e Tobirama, coloro che lei reputa molto più importanti di chiunque altro, son stati ricostruiti in una pietra qualsiasi, non quella del villaggio da loro stessi governato e reso tale. Le abilità di entrambe si sono ridotte, chi per un motivo e chi per un altro, ma annuisce man mano che l'Himoto le elenca il resto. <Stessa cosa.> A proposito dei movimenti, ma è un argomento sul quale sorvola ben volentieri. Sbatte rapidamente le palpebre, confusa e ulteriormente disorientata quando parla d'aver bevuto il piscio - che fosse il suo o degli altri ben poco le interessa. <Grazie per l'informazione, ma non volevo saperlo.> Giusto per sottolineare che qualcosa potrebbe tenersela tranquillamente per sé anziché raccontarle anche di quante volte andava al cesso e come. <Lo avrai, ma non prima d'esserti fatto medicare. Te li farò conoscere quanto prima.> E concluderebbe così quella promessa, quel ritrovo d'un compagno vecchio d'anni e secoli. Ambedue cresciuti, entrambi cambiati, ma a quanto pare ancora alleati, tutto sommato. [ EXIT ] < Ha tutta l'idea d'un piano per la conquista del mondo... > borbotta, alquanto divertito da quella sua frase. Continua a camminarle al fianco, senza mostrare il benché minimo segno di cedimento, un po' per orgoglio un po' per abitudine alla stanchezza. < Quanto mi è mancato avere qualcuno a cui dire in faccia tutto ciò penso! > ribatte, divertito da quelle parti tanto inverse quanto parallele. Continua ad ascoltarla, placido, limitandosi ad annuire. < Posso anche dormire su un albero. Non sarebbe la prima volta. > sospira < Ma prima ancora, ti prego, portami da un parrucchiere. Per quanto il look da ronin girovano sia carino, un altro poco e con la barba sarò in grado di farmici un abito completo. > ridacchia, indicando quella folta peluria facciale che utilizza come poncho, quasi. < Mi manca il capello corto. > ammette, con un sospiro. Continua ad ascoltare le sue parole, calmo, sorridendole. < Immagino che almeno da lei tu sia tornata. > con un tono alquanto tranquillo, ma nulla di più. < Non sono che facce scolpite sulla roccia. Sono solo la rappresentazione di un qualcosa, non l'ideale stesso. Gli oggetti non contano, servono solo a ricordarci qualcosa, ma sono futili. > certo, detto da qualcuno che, effettivamente, forse non ha nemmeno le mutande, chissà quanto sarà valido. All'espressione disorientata della ragazza se la ride, tranquillo. < Devo far rapporto di tutto al mio... Ex? Generale, no? > abbassando la voce, ma paraculandola non poco, alla fine. < Sì sì, agli ordini sensei. > ghigna. Ormai son coetanei, più o meno, ma è pur sempre una dei suoi sensei. Una dei pochi rimasti. [ Chakra ON ][//end]