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con Sango, Dyacon

20:30 Dyacon:
 Ame. Terra di pioggia e solitudine. Conosce poco quel distretto, sicuramente meno di Suna, essendoci stato in rare occasioni. Si è spinto fin qui dopo aver trovato una missiva lasciata da Furaya sul proprio divano. A quanto pare c'è stato un incontro apocalittico nel suo appartamento mentre lui non c'era. Avrebbe pagato oro per assistere al faccia a faccia di due leggende del passato, sdraiato a terra con tanto di gyoza ad accompagnare quello spettacolo. < ..... > Avanza in silenzio e con sguardo teso, dove i muscoli facciali son contratti tanto da mostrare un'espressione austera. Cammina con passo svelto, avente come unica meta l'abitazione dell'Ishiba. < Se le metto le mani addosso... > Mugugna, stringendo le dita nei palmi delle mani. Stavolta quella frase non è accompagnata da un doppio senso erotico, sessuale. No, stavolta vuole dirgliene quattro per il modo in cui ha ridotto la porta del suop appartamento. L'ha scardinata. Si fa spazio lungo la strada, illuminato dal chiarore argenteo della luna che risplende in tutta la sua bellezza in un cielo scuro e privo di nubi, accompagnata dalle stelle in quel suo turno di guardia. Regina incontrastata delle ombre e dell'oscurità. Ad occhi esterni si mostra come al solito: capigliatura corvina lasciata alla mercé delle condizioni climatiche, dove alcune ciocche ribelli scivolano lungo la guancia destra, sfiorando il mento. Ametiste incastonate nell'incarnato albino che risplendono di fronte al bagliore lunare, fondendosi quasi con lo stesso. Maglietta nera anonima, su cui viene indossata una felpa bianca a collo alto con chiusura a zip verticale. Vestiti che coprono il busto e hanno una particolartià che difficilmente passa inosservata: non hanno la manica destra. Infatti il braccio dritto è nudo da spalla a polso, mettendo in mostra una muscolatura non eccessiva, gonfia, ma dannatamente definita. Sulla zona esterna del bicipite spicca il coprifronte di Suna, simbolo della sua collocazione all'interno della famiglia ninja. Pantaloni scuri come la pece larghi nei pressi dei quadricipiti e stretti alle caviglie, dove s'inerpicano fino in vita dei ghirigori dorati, vestono gli arti inferiori. Zona del bacino fasciata e avvolta da una stoffa di color rosso fuoco che lo cinge con delicatezza, utilizzata per tenere stretta a sè la giara ocra che svetta dietro la sua figura, posizionata in obliquo. Reliquia al cui interno riposa e dorme la sabbia sacra dell'ex paese del vento, pronta ad intervenire qualora il suo custode lo ritenesse necessario. < Eccola... > Riconosce l'ingresso della casa di Sango, fermandosi a poca distanza dallo stesso. La mano destra si chiude a pugno, dando modo alle nocche di venire a contatto con le assi in legno di cui è composto. "TONF - TONF - TONF!" Tre battiti decisi, secchi, quasi violenti, accompagnati da un quarto colpo eseguito con la punta del piede destro. Spera di trovarla in casa, attendendo con trepidazione l'aprirsi dell'uscio. [Chakra OFF]

20:35 Sango:
 La giornata poteva anche esser iniziata nei migliori dei modi, dimenticandosi per quelle ore di colei che ha trovato in quella casa. Si, ha avuto modo di pensare, di cercare di comprendere il perchè la rosata avesse delle SUE cose in quella casa. Non ha avuto modo di accorgersene, che si veda con il Sabaku ormai è chiaro e tanto le basta. Di certo non è qualcuna che "si fa sbattere" - come definito dalla Nara stessa nelle parole di Dyacon - da qualcuno che se la fa al contempo con una konohana. Potrebbe dire molto, troppe cose, eppure ha provato solo un grande senso di ribrezzo interiore al sol pensiero di aver condiviso qualcosa con quel tizio. Cancellato, bypassato, non le ci vuole molto ad allontanarsi ove non vuole e non sente il bisogno di stare, ecco perchè ha lasciato ciò che le rimane in quella casa che ormai detesta. Ha fatto decisamente bene a rompergliela, se la pagherà da solo e ringraziarla che non l'abbia denunciato ancora a nessuno. No, ancora non ha deciso all'effettivo cosa farne, se portarlo lui e quella dannata davanti ad un qualsiasi tribunale per giustiziarli. Quella visione raccapricciante eppure dolce, di un sangue che potrebbe inondare la terra e delle loro teste staccate e barcollanti davanti ai propri piedi ; come se ne gode mentre sorride lieta in quel soggiorno non troppo piccino. Una casetta su due piccoli piani ha trovato li ad Amegakure, nel quartiere dei clan - del proprio ovviamente - non sentendosi particolarmente legata a quei piccoli appartamenti che contengono poco e nulla. Li in quella stanza ronza bassa la televisione con programmi che non sta guardando veramente, solo per avere un pò di compagnia nella solitudine di una sera ormai alle porte. Le tende son tirate sulle finestre per oscurar qualsiasi sguardo indiscreto al suo interno, la stessa che gira scalza su quel legno scuro che è il pavimento. Le decorazioni son classiche, mobili bassi, poche decorazioni eppure bellissime in quei fiori di carta sparsi per tutta la stessa e molto minimalista sotto l'aspetto di non conservare cose inutili, solo oggetti di buona fattura ma di grande bellezza. Indossa un semplice kimono da casa, bianco pallido, tenuto da una cintola stretta poco alla vita e lasciato molto più aperto del normale , ma essendo sola in casa può decisamente permetterselo. Così come i capelli legati ad un chignon alto sul capo dalla quale diversi filamenti sfuggono alla presa delle forcine, delicati carezzano il collo e parte di quelle spalle nude, inconsapevole che il proprio fare verrà interrotto in breve tempo da tre colpi ben assestati alla porta in pesante legno < mh ? > un mugugno infastidito, potrebbe spegner le luci e celarsi nell'oscurità per non farsi disturbare nella propria serata libera, eppure la curiosità ancora si accende nello sguardo. Tutti i panni che porta tra le braccia vengono poggiati sul tavolo basso in legno per portarsi all'entrata della stessa casa chiudendo meglio la veste e facendo poco baccano con le varie serrature da aprire < si? > che sia qualche venditore ambulante di thè? Magari fosse lui, ma quando apre l'uscio della stessa dimora non può che trovarsi davanti l'alto moro < tu > un sibilo basso, di una rabbia che bolle sotto la pelle e nello sguardo stesso che diviene sottile e spietato per far un passo indietro e chiudergli la porta in faccia < vattene, non ti voglio vedere > molto chiara , no? Si, proverà a chiuder la casa e celarsi al suo interno , non ha armi con se al momento ne il chakra impastato , non è nelle condizioni di affrontar un combattimento adesso. Oh come freme di rabbia, odio, astio verso quell'essere pochi lo comprenderanno, come le mani tremino chiuse in quei pugni che si affannano a chiuder tutte le mandate della porta stessa per lasciarlo fuori, al freddo e alla pioggia, l'acqua lo aiuterà forse a metter ordine nella sua vita.

21:05 Dyacon:
 Freme, attende con nervosismo che quel dannato ostacolo - simboleggiato dalla porta di casa - venga rimosso il più presto possibile. Vuole vedere il volto della donna dai capelli rossi, osservandola in faccia, immergendo negli occhi di lei le due ametiste di cui è il portatore. Sente dei rumori provenire dall'interno e si allunga ancora di più con il collo verso l'uscio, ascoltando in modo più nitido e chiaro cosa sta accadendo oltre quelle mura. Pochi secondi più tardi ed ecco farsi strada la voce della donna. < ..... > Sospira rumorosamente, rilassandosi appena, constatando che non ha fatto un viaggio a vuoto. Ne segue un rumore d'ingranaggi e di catenelle varie che portano poi, una volta tolti i freni, all'apertura dell'ingresso. Il volto dell'Ishiba gli appare frontalmente, illuminato dal bagliore del satellite terrestre, prima di scomparire dietro la porta, presa da un raptus di rabbia e d'ira. Quando la donna prova a sbatterlo fuori, lui d'istinto allungherebbe il piede destro in avanti, frapponendolo con velocità tra lui e la chiusura dell'anta. < Sango... > Sussurra a fil di labbra, accompagnando il movimento descritto in precedenza dal distendersi del braccio dritto verso la stessa porta. E' venuto lì per avere delle risposte e quanto è vero un Kami, le avrà. E le avrà guardandola negli occhi, non parlando come due ragazzini a distanza. < ...che diamine ti prende? Dammi una spiegazione a tutto questo. > A quell'astio, a quella rabbia, a quell'odio che lui non riesce a comprendere. Che la ragazza si sia fatta un film mentale? Molto probabile. < Non ho fatto una passeggiata serale perchè mi andava... > Commenta con un tono di voce serio, basso, mentre i muscoli dell'avambraccio destro e del bicipite si contraggono, imprimendo forza - tramite la mano a contatto con la struttura in legno - per spalancare l'entrata. Ci prova almeno. < ...sono venuto qui solo per vederti e parlarti. Sii adulta ed affronta il confronto. Anche se non mi devo scusare di nulla. > Non inizia proprio con il piede giusto, ma questo è il suo carattere. Schietto e diretto. Se fosse riuscito ad avere la meglio sulla sua azione, entrerebbe con prepotenza nell'appartamento, dandogli modo - solo adesso - di chiduere l'uscio. < ..... > L'osserva con insistenza dall'alto verso il basso, restando nei pressi della soglia. Adesso hanno la loro intimità. Che sia una discussione veemente con urla e lancio di piatti annessi, oppure un confronto tra adulti, come dovrebbe imporre l'anagrafe. < Stasera invece dovrai vedermi a lungo. > Sì perchè lui non ha la benchè minima intenzione di tornarsene a Suna senza aver chiarito la situazione. < Questa rabbia da cosa nasce? > Chiede, fissandola con insistenza, portando le braccia ad unirsi davanti al petto, intrecciandosi tra loro, assumendo una postura autoritaria e di "difesa". [Chakra OFF]

21:42 Sango:
 Le mani che si agitano alla porta, spingendo sempre di più contro lo stesso piede. Si sta comportando da infante invero, eppur poco importa quando non ha intenzione di star li a parlare e ascoltare specialmente ciò che abbia da dire < che-cosa-fai > prova a dargli qualche tallonata li, su quel piede, sperando di schiacciargli l'alluce per fargli quando più male impossibile . Si , sta lottando con le proprie poche forze per tener quell'uscio chiuso , non avrebbe dovuto aprire a quell'essere < no, ho visto abbastanza > troppo ha visto, seppur debba lei stessa scusarsi per avergli rotto la porta, ma in questo caso si scuserebbe solo di non avergli distrutto la casa ed essersene andata con un nulla di fatto . Ma la propria forza è nulla in confronto alla prepotenza del sunese, la quale la farà spostare indietro coi capelli ancor più arruffati e il viso accaldato dalla lotta che ha appena perduto. Le braccia che si incrociano sotto i seni osservandolo dal basso, gli occhi ridotti a due fessure < sempre il solito prepotente vero? > da che pulpito viene la predica, eppure si è ormai convinta di non aver sbagliato in niente, anzi, d'aver fatto il giusto per scoprir qualcosa che non avrebbe voluto scoprire < bene, poco mi importa > di vederlo a lungo? No, ecco perchè volterà le spalle decisamente indispettita sia dalla visita non voluta, sia nell'averlo li non per propria volontà. Ecco perchè dirigerà di nuovo i passi verso il salone alla sinistra, i panni ancora arruffati senza alcuna piega sul tavolino basso che inizierà ad agitare veemente per riportarli ad una specie di "Non piega" naturale < davvero non lo sai? > lo sguardo furente che torna a quello stesso in un attimo, il tempo di una scoccata per continuare a sfogarsi sulle stoffe per rimetterle al loro posto sulla spalliera di quel divano < mi ha fatto davvero piacere vedere quel kage dimenticabile dentro la tua casa con delle chiavi. > sibila senza ancora guardarlo, lasciando che la rabbia porti i passi e il corpo in giro per casa, sistemando cose già sistemate, solo per aver qualcos'altro di fragile tra le mani che la sua di faccia < non mi importa con chi te la fai ..> e li si ferma, statua per le mani di legno che par esser pronta ad esser lanciata con foga nei suoi confronti < ma davvero con quell'essere dovevi fartela? Tra tutte le donne, con l'inutilità in persona? > si, vi è astio e rabbia, di una vecchia ferita che s'è aperta di nuovo e a cui ha dato spazio a quella donna d'avvelenarla nuovamente < Oh si, oltre a dire che ti sbatti me come fossi un oggetto del cazzo > la statua che viene posta di nuovo al suo posto con un tonfo sordo < non sono il tuo oggettino Sabaku. Tieniti ciò che ho lasciato e brucialo, non lo rivoglio indietro > oh beh, teatrale possiamo dire, quando ormai le forcine cedono per lasciar liberi i capelli di poter sventolare di nuovo con un colpo della testa e voltarsi da tutt'altra parte. Tutto pur di non guardarlo in viso, non se lo merita, non merita d'esser guardato dai propri occhi.

22:13 Dyacon:
 Avverte in maniera chiara quella che può esser definita la controffensiva della rossa: uno sbatter di mani senza senso - polpo style - contro la porta di casa solo per impedirgli di entrare. Tiene botta e quando l'altra passa alle maniere più pesanti, ovvero l'utilizzo dei talloni contro i suoi piedi scoperti, avverte i primi dolori della serata. < ..... > Soffre in silenzio, anche se la vena ad altezza tempia destra inizierebbe a gonfiarsi in modo esponenziale, simbolo del suo nervosismo che cresce minuto dopo minuto. "STACK!" Finalmente la porta viene chiusa dietro di sè e nel vedere il viso paonazzo dell'Ishiba, tremendamente in pandance con la tonalità di rosso della capigliatura, trattiene a stento una risata di puro divertimento. < Bene... > S'addentrerebbe nella casa di Sango, facendo spaziare lo sguardo color ametista in tutti i locali a portata di vista. < Ora siamo da soli. Lontani da occhi indiscreti. > Non ama fare le classiche piazzate davanti a tutti. E' sempre stato dell'idea che i panni sporchi si lavano in casa. < La mia prepotenza è figlia del tuo atteggiamento. Se non avessi fatto quello che ho fatto, porteresti avanti questa faida, se così vogliamo chiamarla, senza darmi la possibilità di spiegarti. E tu di capire. Perchè fidati, non hai capito un cazzo. > Sentenzia verso di lei, squadrandola con insistenza dall'alto verso il basso, data la loro differente altezza. < ..... > Resta poi in silenzio, contraccambiando e sostenendo quello sguardo truce e pieno di astio che la ragazza gli regala. < Sango dimmi una cosa... > Esegue dei passi leggeri, cadenzati, spostando la figura verso il salotto. Per ora non la guarda, limitandosi a scorrere con gli occhi sul pavimento dell'abitazione. < E' gelosia quella che leggo nelle tue parole? > Domanda retorica la sua, poichè con il suo fare ed il suo dire, il membro della Shinsengumi ha già risposto. < Ehi... > L'ammonisce, distendendo il braccio destro in sua direzione, mostrandole il palmo. < Piano con le parole. Furaya è pur sempre il mio Sensei. E non me ne frega un cazzo dell'astio che provate l'una per l'altra... > Ruggini che si spingono ben oltre dieci anni fa. Storie di un'alleanza che una voleva tenere in piedi e l'altra, l'Ishiba, voleva distruggere. < Ognuno di noi ha un passato. Questo non può esser cancellato. Ma come io non ho giudicato il tuo... > E avrebbe potuto farlo in qualsiasi modo visto che voleva letteralmente arare un vilaggio solo per un suo capriccio. < Voglio che altrettanto sia fatto con me. > Poche parole chiare e di facile comprensione. < Ora passiamo a smontare le tue stronzate punto per punto... > E il pollice della mano destra si alzerebbe verso l'alto. < Tra me e Furaya c'è solo un rapporto tra Sensei ed Allievo che si sono ritrovati dopo dieci anni. La pensavo morta. > Spiega, facendo un rapido riassunto di quello che ha passato. < Non aveva dove stare. Così ho ospitato lei ed il suo uomo a casa mia. > Anche se di uomo Mattyse ha veramente poco. UN fottuto dinamitardo dai modi ancora più rozzi dei suoi. < Punto due... > Stavolta è l'indice ad allungarsi. < Non ti ho mai considerata un oggetto. Se solo questo pensiero ti è balenato nella testa, allora non mi conosci. E questo mi delude. > Un velo di tristezza in quella frase. < Poi? C'è altro di cui dobbiamo discutere? Con Furaya mi chiarirò quando la incontrerò. Devo capire perchè ti ha detto una stronzata del genere. Ma un'idea ce l'ho... > Hanno giocato a chi ce l'ha più lungo. Ha chi feriva di più l'altra. Donne. [Chakra OFF]

22:35 Sango:
 Polpo? Probabilmente sotto qualche tipo di droga potente che le permette di riassettare casa in qualche minuto , veloce come una scheggia, osservando ciò che l'umana comprensione non potrebbe vedere.. rosso. Intenso e vibrante nella pelle, di quelli che mal si celano e ancor meno si riescon a tenere a bada, fortuna che ancora il linguaggio permane a freno come suo solito passando e spassando davanti l'uomo che si ritrova nel proprio salotto. No , quello è il suo loco, la sua casa, e non condivide facilmente ciò che è il proprio posto felice e rilassante, tantomeno con quell'essere che ha perso interesse a quegli occhi - se non per la rabbia, ma su questo adesso non v'è dubbio, tantomeno nasconderlo. Perchè dovrebbe star li ad ascoltare, a star lontano da occhi indiscreti in solitudine con lo stesso? < questa è casa mia, dunque sei invitato a moderare il linguaggio Dyacon prima che ti sbatta fuori da qui, e ti faccia bandire dallo stesso clan > seria e arrogante in quel che dice, in quello sguardo di pura furia che vorrebbe solo incenerirlo. No, non gli si avvicina, continua a fare avanti indietro perfino dalla cucina, senza offrir nulla e venendo meno ad alcuni dettami che le son cari . Ma condividere qualcosa come il cibo ha un significato ben differente per lei, mangiare alla stessa tavola, da pari a pari, senza necessariamente scannarsi come adesso stan facendo < gelosia? > e li quella piccola risata sfugge, vuole ferirlo, vuole farlo star male se solo può vedere una breccia nella sua difesa per assaporar quella delusione che lei stessa prova < non mi importa con chi vai a letto, con le protezioni - non voglio malattie > le stoccate che continuano con veleno annesso sulla punta della lingua < ma proprio con quella feccia? > impossibile passar oltre quella figura - tutte le sarebbero andate bene perfino, sempre lontana a far cose come potrebbe portar avanti qualche sorta di relazione se non casuale? < davvero? A me frega invece. Non condivido il mio tempo con una feccia di mangiaramen > il peggior insulto mai prodotto da quelle labbra d'innanzi qualcun altro. Ma non se ne pente, sorregge quello sguardo , cosa le importa poi che lei sia la sua sensei? Che se la faccia insomma! Che faccia ciò che desidera, ma non con lei nel mezzo. < dunque torna pure dalla tua sensei > un invito chiaro come il sole a lasciare la propria abitazione, la porta vicina chiusa si, ma senza chiavistello ed alcuna protezione < impossibile Sabaku. Ci sono cose che non si dimenticano > lei non dimenticherà mai cosa ha compiuto quell'alleanza pregna di sdegno e belle parole all'apparenza, pur conservando il marcio al centro del proprio essere. < non dimentico come avete distrutto la mia casa > include anche lui nel pacchetto, come se ormai la sua figura abbia cambiato scacchiera rivolgendosi contro lei stessa come un nemico . Le spiegazioni che presto arrivano eppur nessuna d'esse andranno ad alleggerire quel peso, quel sentimento di freddo, calcolatrice in quel suo fare < dovrei farvi arrestare tutti e tre, veder le vostre teste volare via come traditori > perchè non farlo dunque, venderli tutti quanti pur di vincere con il proprio egoismo. Pur di elevarsi a qualcosa di più grande in quella stessa gerarchia ed aver davvero una piccola libertà, protegger ciò che ancora è rimasto e liberarsi davvero del passato che continua a tornare < sei deluso Dyacon? > la risata che prende di nuovo piede su quelle labbra, fredda , quasi folle < potrei dire al tuo stesso modo, eppure son sicura che sia molto meno. Non provo nulla se non un senso di disgusto > si sente tradita, di nuovo, come fu con Yukio a quel tempo nel vederlo anche sol difendere quella donna da lei < mi ha fatto piacere incontrarla dentro casa tua.> ironica come poche altre volte sgusciando via di nuovo verso la cucina adiacente per sbatter un poco la porta del frigo, eppur il tremore sembra esser passato per lasciare nel viso una fredda consapevolezza. Non ha nessun filtro adesso, agisce come una shinobi, come una della Shinsengumi . Come un essere completamente privo di qualsiasi empatia, ecco cosa l'ha aiutata nella propria di vita, pronta a vender chiunque? Quasi chiunque, pochi si salvano, e il sabaku non sembra esser nella lista per via delle sua amicizie. Un attimo di silenzio prima che torni lei stessa accomodandosi al tavolo basso, non vi è alcun invito, solo una bottiglia bassa e tozza nella mano, e un solo , singolo, bicchiere in legno. No, non è invitato ad unirsi a lei questa sera.

23:08 Dyacon:
 < Non modero proprio nulla Sango. > Ribatte con fermezza, osservandola dritta negli occhi, seguendola in quel via vai da una stanza all'altra che lo infastidisce e non poco. < Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, arcuando gli angoli delle labbra verso l'alto, abbastanza divertito dalle parole della rossa. Le mani scendono in vita, allentando la presa della fascia color rosso fuoco che gli cinge la vita. < Sai come viene definito il tuo comportamento? > Tono di voce quieto, pacato, stranamente meno nervoso a quanto provava fino a poco tempo prima. Anche i movimenti sono più lucidi, lenti, tanto che si spoglierebbe come se fosse a casa sua. La giara dietro di sè si staccherebbe dalla schiena, adagiandosi a terra contro una delle pareti dell'appartamento. Si è alleggerito e la stoffa scarlatta scivolerebbe sinuosa sul pavimento, distendendosi per un metro abbondante oltre la reliquia. < Infantile. > Si posiziona di fronte a quell'oggetto di cui è il custode, riportando le braccia ad incrociarsi davanti al petto. < Ti nascondi dietro ad insulti di basso livello per nascondere la tua debolezza più evidente... > Il classico gioco della corazza dura e dell'interno morbido. Storia vista e rivista. < ...ovvero che tu... > L'indice della mano destra si distende verso di lei, mimando il simbolo della pistola. < ...tieni molto a me! > Si autoindica, piegando la mano con il pollice esteso verso l'alto in direzione del petto, toccando lo sterno. < Io non vado a letto con Furaya? Come devo fartelo capire? Prendendoti a schiaffi? > Se l'extrema ratio è utile a riportare la ragione nella testa dell'Ishiba, non si farà problemi ad adottarla. < E BASTA! > Sbotta perdendo tutta la calma che aveva faticosamente riacquisito. S'avvicina velocemente verso la rossa, avanzando frontalmente. Qualora ci fosse riuscito si fermerebbe a poco meno di un metro di distanza dall'interlocutrice. < Ti ho detto che non c'è niente tra me e lei se non un legame che lega il maestro all'allievo e viceversa. > Breve attimo di pausa, sospirando. < Non insultarla di fronte a me. < E non darmi colpe che non ho. La tua rabbia ti ho spiegato più e più volte che devi scaricarla verso i veri fruitori del tuo dolore. Non a cazzo verso degli innocenti che a malapena sanno della tua esistenza. > Si avvicina con il viso verso di lei, fissandola intensamente dall'alto verso il basso. < Vuoi arrestarmi? > Aggrotta la fronte, arretrando poi con le spalle ed il busto, distendendo entrambe le braccia verso la cittadina di Ame, nonchè membro della Shinsengumi. Arti attaccati tra loro e paralleli l'un l'altro. Gli mostra i polsi con le mani chiuse a pugno ed i dorsi rivolti ad osservare il soffitto. < Fallo... > Sussurra a fil di labbra. < FALLO! > Cambia repentinamente il tono ed i decibel utilizzati. La sprona, la incita a fare quel gesto che ha annunciato. < Non ti ostacolerò. Voglio solo che tu capisca dove stai sbagliando. La tua mente è completamente offuscata dall'odio e non riesce ad essere razionale. Dai credito ai tuoi pensieri privi di fondamenta. Smettila e guarda in faccia la realtà. > L'osserva prendere posto sul tavolino ribassato, senza invitarlo, pensando beatamente ai fatti suoi. < Vedo che l'accoglienza ed i tuoi modi sempre perfetti, sono andati a farsi benedire. > Ma non gli interessa. S'avvicinerebbe a lei, da dietro. < Alzati. Non ho finito. > [Chakra OFF]

23:38 Sango:
 < in casa mia si. Posto che vai usanze che trovi > ribatte senza perder altro tempo , ed è un vero bene che stia facendo avanti e indietro per quelle stanze per sfogare quella rabbia che fin da subito l'ha presa da quando quella brutta (?) faccia s'è presentata d'innanzi la propria porta come nulla fosse , come se tutto fosse dovuto, perfino il proprio tempo. Lenta quell'energia che viene incanalata, così come fece per il senjutsu pur di non perder totalmente la lucidità ed entrare in modalità berserk di una ragazza psicopatica che cerca di assassinare un Sabaku. Sarebbe giusto una macchia per il proprio curriculum quell'azione, sebbene abbia le proprie ragioni da dover difendere e mantenere, salda e testarda come poche sa a chi rivolgere adesso quella rabbia - e lui - le sta dando man forte per continuare verso quella linea di pensiero < mi spiace, ma di insulti ne conosco molto pochi > infantile? Anche, eppur la rabbia non scema se non nel tremore, in quello sguardo di puro gelo che andrà a incontrare il suo quando andrà a mimar quel gesto < adesso importa poco > non si dilunga nel dir altro. Tiene a lui? Forse, oppure la rabbia di veder Furaya ha scatenato in lei un attimo e un momento di gelosia inconsistente? No, non è gelosa che possa andar a letto con gli egli voglia, purchè ella non sappia nulla di tutto ciò, di implicazioni emotive ne ha avute troppe e tutte.. TUTTE, son finite male, malissimo. < puoi andarci come t'ho detto, per quanto mi riguarda puoi far ciò che vuoi, non sono ne tua madre tantomeno la tua ragazza > sibila a voce quasi normale, seppur un lieve tremolio sfugge nelle ultime parole che si circondano di una sorta di piccola isteria senza senso. In quell'avvicinarsi non si scosta, lo fronteggia senza paura alcuna seppur sia costretta a sollevar il viso verso l'altro per via della differenza d'altezza considerando che lei è scalza , lui no < non ti chiedo nemmeno di toglierti le scarpe, il tuo tempo qui sta per scadere > come se un orologio andasse a battere gli ultimi istanti in cui può vederlo, arrabbiato senza alcun dubbio in ciò che lei stessa dice. Dovrebbe imparare qualche vero insulto da poter dire nel privato e renderlo più colorito < davvero non posso insultarla? > il sorriso che sembra addolcirsi di una vena umoristica, in quel rossore ormai sparito per lasciarla bianca come un cencio nelle poche lampade ancora accese in quella stanza che riscaldano l'ambiente già caldo e infuocato < faccio ciò che voglio, ricordalo sempre > che sia insultarla per la mera rabbia di essersela trovata davanti, in quella casa < come pensavi la prendessi ? Cosa pensavi che sarebbe accaduto nell'averla davanti nella tua casa senza saperne nulla? > cos'ha da nascondere lui? Troppo, consapevole di ciò che succede a chi tradisce quel governo per una cosa del genere, coprire in quel modo un viso conosciuto per cosa poi? Per Akendo la storia è stata molto differente, non ricorda nemmeno il proprio passato, nessuno sa come sia fatto il suo di viso, dunque l'unica preoccupazione è vederlo steso in una bara privo di occhi e di vita. < innocenti? Credi che la tua amatissima sensei sia innocente? > oh come si diverte nel metterla in dubbio per lui, con quel sorriso che si amplia a veder i suoi polsi pronti ad esser portati via da lei < non mi sporco le mani così, dovresti averlo capito > non l'avrebbe fatto lei stessa, no, avrebbe lasciato ad altri il compito di prenderli per lei così da potersene dimenticare in breve, brevissimo tempo < hai perduto la tua libertà di dirmi cosa e come devo fare da quando me la son trovata davanti > intransigente, spocchiosa, arrogante, infantile, quanti difetti che porta e quante poche virtù che la abitano < non sei nessuno per me Dyacon, vai e trovati un'altra da sbatterti, e adesso gentilmente lasciami sola e in pace > siede rigida su quel cuscino morbido, tesa come la corda di un violino, gelida e distaccata dall'altro < invitare la gente al proprio tavolo per condividere del sakè è un segno di rispetto verso l'altro > un segno che adesso non sta dando, evidentemente, prendendo la bottiglia, calando il liquido ambrato nel bicchiere per berlo in un singolo colpo. Un fiato che donerà calore alla gola stessa per qualche attimo prima di lasciar il nulla sulla lingua se non un vago senso di dolciastro che si amplia in essa < come prego? > no, non lo fissa nemmeno essendo dietro di se, rigida e impettita < sei nella casa di un ufficiale, ricordatelo > arrogante < e io ho finito > stronza. Altri epiteti ne abbiamo? Ma questa sera il signorino presente avrà modo di veder qualche suo lato che poche volte viene lasciato fuggire dal proprio controllo, sebbene il peggiore di tutti ancora non si sia visto. Crudele, lo è.

00:12 Dyacon:
 < I tuoi insulti sono limitati come il tuo cervello. Non riesci a ragionare. Non riesci a mettere insieme dei cazzo di pensieri di senso compiuto. Ti affidi ad immagini irreali, a storie che non trovano riscontro nella realtà. > Allarga le braccia oltre i rispettivi fianchi, donando più enfasi a quelle frasi e a quel concetto che cerca di spiegare alla rossa. Sta inseguendo dei fantasmi. Una caccia alle streghe che la porterà al nulla assoluto. < A me importa. > Sapere se l'altra ci tiene o meno a lui. In realtà già lo sa, ma vuole sentirselo dire. Vuole che la quarantenne(?) lo ammetta a se stessa. < Oddio... > Ruota il capo ed il busto sconsolato, dando le spalle al membro della Shinsengumi, infilando le dita delle mani nella folta capiglaitura corvina, grattandola con foga. Puro gesto di nervosismo e nient'altro. Quella discussione gli sta portando via la vita, letteralmente. < Sai che c'è? > Stanco, sfiancato. < Rimani con le tue convinzioni di merda. Rimani con l'immagine di me che mi sbatto Furaya sul divano... > Stesso luogo dove la rossa ha avuto più e più volte il piacere di provare emozioni forti. < Quando sarai cresciuta di testa e ti renderai conto dell'enorme errore in cui sei incappata, fammi un fischio, Ma non so se mi troverai... > Esser additato o passare per quello che non è, è un qualcosa che lo manda letteralmente in bestia. Lo odia. Soprattutto se a fraintendere e ad incolparlo è qualcuno a cui tiene. < NO. NON DEVI INSULTARLA. > Almeno non quando si trovano nella stessa stanza. < Che cosa ho pensato? > Davvero gli ha fatto quella domanda? < Credevo che avessi una testa pensante tra le spalle e che non ti servisse solo come bilanciere del corpo. > Si sta inalberando e non poco. < Sei una DONNA. Immaginavo che nonostante il tuo odio verso Furaya mi avresti portato rispetto. Saresti andata oltre e avresti vissuto a pieno il NOSTRO di rapporto. Senza focalizzarti su storie e acredini vecchie di dieci anni fa. > Discorso detto tutto d'un fiato, tant'è che alla fine è obbligato a prendersi un momento di pausa, inalando nuovo ossigeno. < Sono d'accordo con te, il passato non si può cancellare, ma ero convinto che non ti facessi influenzare e deviare così facilmente. Ti ritenevo molto più cresciuta sotto questo punto di vista. > A quanto pare sbagliava però. < Non me ne frega una beneamata mazza se Furaya è innocente o meno. E' la mia Sensei e potrà sempre contare sul mio aiuto. Almeno che questo non comporta andare contro i miei valori... > C'è un limte sempre a tutto. < I tuoi subalterni a malapena riuscirebbero a sporcarsi le mani con il sottoscritto. > Borioso, altezzoso, maledettamente sicuro di sè. < Balle! > Riguardo al non essere nessuno per lei. < Se davvero fossero vere le tue parole, non mi avresti permesso nemmeno di entrare in casa. > E questo lo sa anche l'Ishiba. < Tsk! > Il piede destro andrebbe a poggiarsi sul bordo del tavolino basso, spingendolo via con veemenza. Ci proverebbe almeno, creandosi lo spazio sufficiente per porsi frontale alla donna. < Ufficiale... > Tono di voce serio, da stronzo puro. < Le ho detto che IO non ho finito. > Si abbasserebbe con il busto, facendo saettare la mano dritta verso il volto di Sango, provenendo dal basso. Tenterebbe di afferrarla per il viso, bloccandole la mascella: indice e medio che premono sulla guancia sinistra e pollice sulla destra. Quel movimento pronuncerebbe le labbra dell'altra. Lesto abbasserebbe la testa, piegandosi anche di poco sulle ginocchia per favorire i movimenti, tentando di baciarla, di assaporare il suo sapore. Con violenza? Esattamente. [Chakra OFF]

00:35 Sango:
 E' vero dunque che la rabbia riesce ad accecare anche lo sguardo più puro, ed ella che non lo è lascia che il proprio essere venga trasportato verso quei lidi poco fiabeschi, un piccolo inferno personale ove trastullarsi la mente con l'ennesimo errore, l'ennesimo uomo, ah, se ce ne fossero davvero di uomini nella propria vita < mi stai dando della stupida? > non sa se incazzarsi di più o scoppiare a ridere ma ormai è seduta ove desidera, il corpo sempre teso e retto nelle più scomode delle posizioni, eppur quel dolore che prova fisico par essere una giusta medicina per la rabbia che lenta viene via, goccia dopo goccia svuotandola per lasciar solo un grande senso di gelo . Non le importa nemmeno andare a rispondere, perchè dare ancora benzina su quel fuoco quando ormai ha detto praticamente tutto? Sprecare fiato, aria, energia, vorrebbe farlo solo in combattimento e non in ogni singolo giorno della propria vita e per una volta, per una volta davvero, rilassarsi senza pensare a niente < non devo > un basso sussurro < quella è la porta , esci e non tornare, grazie > un invito gelido eppure basso come le fusa di un gatto, quando ormai la notte è calata fuori da un pezzo e non sa nemmeno se vi sia pioggia o la semplice luna a carezzar i contorni della propria terra, a osservare quel che pare esser più di un battibecco nella quale lentamente sta perdendo il proprio interesse. La decisione è presa, la via è tracciata, non le resta che seguirla senza voltarsi indietro ed in questo è brava , fin troppo brava. < tu non hai portato rispetto a me, dunque scegli. Lei o me > la scelta è chiara, entrambe troppo vicine non potranno mai stare senza cercare di staccarsi la testa a vicenda , gettando il proprio odio e rancore sull'altra solo con il desiderio di sentirsi superiore almeno in quello. Lei non avrebbe posto le proprie orecchie alla rosata, e ben conscia che altrettanto verrà fatto. Non si limiterà a fare un passo indietro ma uno in avanti, semplice come decisione almeno nel pensiero < non mi importa cosa ritenevi di me, non mi conosci, non sai chi sono > poco di lei ha avuto modo di conoscere, qualche pezzo di quel puzzle che cela molte sfaccettature . < donale il tuo aiuto, io non ho bisogno del tuo > chiara e letale così vorrebbe apparire, stoica e senza alcun sentimento a ledere alcuna delle proprie decisioni, pur di impregnarsi del gelo stesso che la abita nel profondo e spegnendo quel calore che potrebbe anche aver provato in sua presenza < quanto sei arrogante > solleva poco le iridi verso l'alto, un movimento lesto e forse invisibile, prima di tornar al proprio fare , versando un altro bicchiere per berlo con più calma, lo stesso che la aiuta adesso a non alzare nemmeno la voce, a calmarsi e tener a freno le emozioni e la voglia di rispondergli a tono ad ogni sua singola parola , eppure mentre quel bicchiere andrebbe a poggiarsi sul tavolo, vedrà sfuggirselo via spinto dal piede dell'altro. Il gelo che la lascia di sasso nella stessa identica posizione < hai appena osato spostare il tavolo con la sc-> il movimento che viene dall'alto incontra il proprio viso portandolo verso l'alto stringendolo con dolore , con la mascella serrata obbligandola in qualche modo a tacere e mugugnare senza poter fare molto se non provando a prendergli lo stesso braccio per fargli lasciare la presa < la-scia-mi > la tazza che vola via dalla mano, scivola per terra imbrattando cuscini e legno del sakè ormai morto. Che spreco, ma quello non potrà vederlo , non quando sentirà le labbra dell'altro infrangersi sulle proprie con forza e violenza, senza alcuna possibilità di scostarsi col viso, eppure proverà a spingerlo via con le mani sebbene non abbia una posizione idonea a quel movimento. Le palpebre che si chiudono con forza, stringendosi a quel tocco di pura forza senza tuttavia lasciarvisi andare allo stesso modo, attendendo solo che quel momento finisca.. peccato non abbia un kunai a portata di mano adesso.

20:45 Dyacon:
 Le ruba quel bacio a tradimento, gustandosi il sapore delle labbra di Sango. Da troppo tempo non le assaporava, mordendole con delicatezza il bordo inferiore con far giocoso e malizioso. Mano destra che continuerebbe a tenere bloccato il viso della rossa, ma senza imprimere alcuna forza né tantomeno violenza. Una stretta flebile, leggera, facile da spezzare. Arto che verrebbe poi richiamato a sé, liberando di fatto il membro della Shinsengumi da quella trappola creata ad hoc per lei. Resta lì, perfettamente di fronte alla donna, piegato sulle ginocchia e con le natiche a sfiorare il pavimento del salotto. Posizione assunta simile a quella di una rana. Il busto rimane piegato in avanti, mentre i gomiti si poggerebbero sui quadricipiti delle gambe, facendo cadere gli avambracci verso il basso, a penzoloni. < ….. > La punta della lingua si umetta le labbra, bramosa di gustare ancora quel gusto unico appartenente a Sango. < Dovrei prenderti a schiaffi. A ceffoni per la miriade di stronzate che hai detto… > Sussurra, fissandola dritta in viso, immergendo le due ametiste di cui è il portatore negli occhi azzurri dell’Ishiba. < Meglio essermela presa con il tuo tavolino… > Neanche si volta per guardare i danni che ha fatto. Se ne sbatte altamente. Ha pareggiato così la porta scardinata che si è ritrovato a dover riparare quando è rientrato in casa. < …anche perché il tuo ignorarmi mi stava dando veramente fastidio. > Ammette con quell’abbozzo di sorriso irriverente stampato in viso. Marchio di fabbrica del Sabaku. < Adesso sei obbligata a parlare con il sottoscritto e, soprattutto, renderti finalmente conto che non sono trasparente. Volente o nolente, passerò la notte qui. Non accetto obiezioni in merito. > Sentenzia con un tono di voce serio, deciso, accompagnato dal contrarre i muscoli facciali. La mascella si serra mentre, molto lentamente, gli occhi tornano a fissarla con insistenza, dopo essersi distratti per alcuni istanti ed essersi posati sotto di lui. < Non sei stupida. Sei dannatamente furba, intelligente, elegante, maliziosa e altri aggettivi che non ti dico altrimenti potresti montarti la testa. Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, esternando quella frase con un tono più morbido, meno duro. < Ma quando la rabbia ti annebbia la vista, lo diventi. > Senza mezze misure, come suo solito. < Uh? > Un’altalena di emozioni da provando. Adesso torna l’ira ad esser chiamata in causa. < Non azzardarti a dirmi che non ti ho rispettato… > L’ammonisce con severità, facendo fatica nel tenere a bada la rabbia. Le nocche della mano destra sbiancano più e più volte, visto il suo giocare con le dita che si chiudono ed aprono in continuazione. Non ci sta. Non ammette nessun attacco di questo tipo nei suoi confronti. < Ti ho sempre rispettata, nonostante tra di noi, come dire, non c’è nulla di ufficiale. > Alla fine si divertono a letto e basta. In modo molto appagante. < Se io un giorno dovessi venire a scoprire che le tue amicizie non sono sulla mia stessa lunghezza d’onda, non farei il teatrino che stai facendo te. Non ingigantirei il problema, almeno che la loro influenza non venga direttamente ad intromettersi nel nostro rapporto. > Allora lì sì che prenderebbe in mano la situazione. < Ma altrimenti non me ne fregherebbe un cazzo. La mia attenzione è su di noi. Nient’altro. > Si concentrerebbe solo su di loro. < Spero che tu stia scherzando Sango. > Si lascia cadere a terra, poggiando il sedere al suolo. < Confido che la scelta che mi hai sottoposto sia figlia della ragazzina che è in te e della poca lucidità in cui ti trovi ora. Perché se fosse seria… > Lascia in sospeso la frase, inspirando profondamente. Non risponde però, volenteroso d’alimentare il dubbio. < Nessuno mi dice cosa devo fare e cosa non devo fare. N E S S U N O. > Sottolinea l’ultima parola volutamente. Forse il Kazekage può tanto. < Neanche tu, nonostante la chimica che c’è tra noi sia innegabile e, forse, anche qualcosa di più. > Mette i classici puntini sulle i. < Arrogante io? Probabile. Ma sono sicuro che questa arroganza ti piaccia. > Le strizza l’occhio sinistro, ammiccando con far disarmante. < La chiudiamo qui? Riporta il cervello ad esser razionale e a valutare con criterio tutto ciò che è accaduto dopo aver sentito le mie parole. > Una versione che dovrebbe smontare tutti quei castelli in aria che la rossa si è fatta senza motivo. Potrebbe chiudere il puzzle con i nuovi elementi a sua disposizione e darsi una calmata. < Ti capisco. Perché anche io se fossi venuto a casa tua e avessi trovato un uomo lo avrei ammazzato seduta stante… > Alza gli occhi al cielo. < O forse gli avrei dato il beneficio del dubbio. > Prima di macchiarsi d’omicidio è sempre meglio chiedere. Magari una figura maschile può essere il padre, un fratello, un amico, l’idraulico(?). < Ma comunque avrebbe fatto una brutta fine… > Sorride leggermente, speranzoso di aver smorzato quella tensione che prima aleggiava in casa. < Mi fa piacere la tua gelosia nonostante tu non lo ammetta. Ma ora basta. > Si sono scannati abbastanza, è giunto il momento di fare la pace nel modo che conoscono ben entrambi.

20:46 Sango:
 Scosta infine il viso da quella presa, per riprender un poco del fiato rubato, respirando finalmente aria pulita eppure crucciata per quel bacio improvviso - e non desiderato, non in un momento tale dove si trova tra l'incazzatura potente e la stizza , con il viso rosso di rabbia e altro che lentamente andrà a tornare ad uno stato quantomeno normale e accettabile. Il viso che si scosta verso quel bicchiere ignorando quel suo sedersi quasi vicino a lei, per recuperarlo da terra nel bel mezzo del liquido che è stato sacrificato ingiustamente invece che essere bevuto. Lo stesso corpo che andrà a sollevarsi silente, per riporre bicchiere in legno sul basso tavolo ormai spostato e macchiato - spera non scheggiato per il bene fisico dell'uomo - e per scostare i cuscini dalla macchia che continua ad espandersi. Allo stesso modo s'alzerà alla ricerca di un panno per poter asciugare il tutto , eppur udendo ciò che l'altro ancora dice ignorandolo al contempo con lo sguardo e con il proprio fare. Vuole dargli fastidio? Si. < usa il divano > un sibilo secco , alto abbastanza da farsi sentire - che dorma pure li, non con lei ovviamente < e non sono obbligata a nulla nei tuoi confronti > nessun obbligo, nessuna relazione, cosa deve lui se non qualche notte di puro piacere? Nient'altro eppure così egoista da arrabbiarsi per quelle scemenze, per ciò che dopotutto non le compete - la sua vita. < non hai visto ancora nulla > quella rabbia non è che il frutto di una gelosia mista a del rancore, non ha davvero visto come diviene se arrabbiata davvero. Ma adesso l'aria si stempera, almeno per lei, con quella che pare la consapevolezza che alla fine loro due non sono altro che amici di letto, si insomma, cosa fanno di più se non quello? Nemmeno conosce l'altro per bene, sa poco e nulla, così come per se stessa, lui non sa che poco e nulla. < hai ragione, non siamo nulla noi due, andiamo solo a letto quando ci capita > non vi è nulla di male in quello, a tutti la notte viene il desiderio d'aver qualcuno vicino, anche solo per qualche ora, per sentire il calore di un altro corpo contro il proprio e poter allietar la propria anima < dunque perchè dovrei accettar di dovermi trovare la tua sensei tra i piedi? > un mezzo sorriso quando andrà a porsi sulla poltrona invece che per terra, nonostante il panno sia stato lasciato li a raccoglier le gocce che si son sparse, per esser più comoda e spingere pure le gambe su quel comodo divano < dunque non capisco il tuo accanirti, la situazione è quanto più semplice possibile. Io non accetto lei , tu non accetti che io la insulti, mi pare chiaro che non abbiamo molto da dirci da adesso in poi > oh quanto è disagiante quella conversazione, lo stare in bilico tra la gelosia immotivata di un rapporto inesistente e la voglia di ammazzarlo di botte solo per non averle detto niente, per aver coperto la stessa rosata.. eppure anche lei , non sta proteggendo il proprio sensei? Akendo, ormai divenuto Kioku, amante e amato, colui che l'ha portata sulla via del senjutsu e della natura stessa , non lo sta forse proteggendo da tutti quanti? < non posso dirti cosa devi o non devi, lo stesso devi far tu > fa notare con una lunga occhiata verso l'altro, eloquente e inamichevole < ma io non posso star vicina a qualcuno che apprezza una mangiaramen, per di più il kage più dimenticabile della storia, nonchè amica di Yukio, fautrice a suo modo dell'alleanza stessa, colei che tutto ha distrutto e preso per se chiudendo gli occhi d'innanzi le atrocità dell'Hasukage. L'uccisione di un intero consiglio passato in sordina, la sottomissione di un intero popolo solo per il proprio infimo desiderio, lei stessa ha voluto questo e lo ha accettato > quelle parole che escono come un ringhio, basso e roco dalle labbra di una rinata tigre , sorpresa nel sonno a svegliarsi di colpo per il ricordo < Io non accetto lei, ne coloro che le stanno vicini > deve metter un punto? Che lo metta adesso, nella loro intimità quando nessun altro può sentir ciò che sta dicendo. Il passato che continua a far capolino nella propria vita pur allontanandolo, rinnegandolo a proprio modo torna sempre indietro a pizzicarla e riaprir antiche ferite che le parevano esser guarite < non hai mai conosciuto il dolore, la rabbia, l'odio, non hai perseguito la vendetta per tutta la tua vita al costo di sacrificare qualsiasi felicità o gioia che essa potesse donarti > gli occhi che si stringono ancora, sibila a bassa voce per donar più enfasi alle proprie di parole < E mi chiedi di poter star vicina a te, che così tanto rispetti colei che non è altro che un tiranno? > le pare quasi uno scherzo, potrebbe perfino riderne eppure non lo fa, seria come poche altre volte, il viso un pezzo di ghiaccio riscaldato solo dalle stesse parole < oh no, non puoi nulla su questo, non siamo che nulla > il dolce sorriso pare solo una maschera che cala su quel viso, non mostrare crepe, non mostrare dolore, nulla, e non avrai modo d'esser colpita < dunque questa gelosia è immotivata > non sorride, non si permette a muover quelle labbra in un vero sorriso se non nella falsità delle maschere che indossa una dopo l'altra . < e pensare che mi ero pure aperta con te > mostrandogli quel lato del proprio essere ancora fragile, da proteggere dai pericoli di un mondo di odio e rabbia < che stupida > di quelle informazioni avrebbe potuto farne ciò che vuole, donarle a Furaya stessa per farle fare chissà cosa. No, non si fida, e come potrebbe farlo adesso che tutto è venuto a galla per una mera coincidenza e non per la sincerità?

20:46 Dyacon:
 Le gambe restano distese in avanti, piegate sulle ginocchia, mentre il busto scivola all’indietro, contraendo tutta la fascia addominale, sostenuto dagli avambracci e dai gomiti che fungono da perni, i quali vengono a contatto con la pavimentazione fredda. Il capo ruota a destra e a sinistra nel seguire i movimenti della rossa, sorridendo maliziosamente quando la vede a carponi intenta ad asciugare il sakè caduto a terra. < Tsk! > Schiocca la lingua sul palato, divertito e soddisfatto nel sentire la risposta dell’Ishiba riguardo all’eventualità che il Sabaku resti a dormire lì. < Mi aspettavo un no secco... > Conoscendo la testardaggine della rossa ci avrebbe messo una mano sul fuoco. Invece no. E’ riuscito a stupirlo. < Ciò significa che il muro che hai eretto a tua difesa sta cominciando a cedere. Le prime crepe iniziano a rendersi visibili… > Eppure non è ancora del tutto crollato. Deve continuare a lavorare sui fianchi la donna. Se lei è cocciuta, lui è maledettamente ostinato e stronzo, lato caratteriale che non guasta mai. < ….. > Si zittisce poi, socchiudendo le palpebre nel porsi in ascolto di tutto quel discorso propinatogli dalla ragazza. Entrambe le ametiste incastonate in quell’incarnato albino, osservano di sottecchi la struttura fisica altrui appena sedutasi sul divano. < L’idea di vederti infuriata solletica la mia curiosità, ma per stasera andrò oltre. Magari in futuro potremo riprovarci… > Con nonchalance e senza scomporsi più di tanto la rende partecipe di quella sua strana voglia. < Sai… > Continua a parlarle da terra, quasi sdraiato, sorreggendosi per alcuni secondi sul solo avambraccio mancino, dato che la mano destra viene portata ad infilarsi tra la folta capigliatura corvina nel tentativo di rassettare qualche ciocca ribelle scivolatagli fino al mento, sul lato destro. < Questa maschera che ti ostini a tenere da donna dura, vissuta, che non prova emozioni e che si pone al di sopra di tutto e tutti, non regge. Almeno non con me. > Si prende un attimo di pausa, rendendo il tutto ancora più teatrale. < Proprio perché ti sei confidata. Proprio perché sono consapevole di quello che c’è oltre il tuo dolore e la tua solitudine verso cui ti rifugi, non puoi dire che non siamo nulla l’uno per l’altra. Ci conosciamo, eccome. > Sicuramente non al cento per cento. Per conoscere una persona appieno non basta una vita intera. Ogni singola sfaccettatura, ogni singola sfumatura è impossibile per ogni essere umano da carpire. < Se vuoi banalizzare quello che siamo, autoconvincendoti che sono solo un pezzo di carne che utilizzi per tuo mero piacere, fallo pure. > Fa spallucce, distaccato e quasi annoiato da quel discorso. < Ma siamo entrambi consci che non è affatto così. > Taglia e chiude di netto quella parte di discussione. Ora l’attenzione si concentra su Furaya, inevitabile punto centrale della faida verbale. < Ciò che hai appena detto è la tua versione della storia. Non dico che non ti credo, ma non voglio immischiarmi in fatti che non conosco. Anche perché si parla di più di dieci anni fa. > Avvelenarsi ancora per un qualcosa accaduto così lontano nel tempo? Non è da lui. < Dimmi una cosa Sango… > Il nome è quasi strozzato visto il suo piegarsi sull’addome per assumere la posizione da seduto. < L’ultima volta quando sei venuta da me, mi hai detto di aver trovato due anime da proteggere… > Due fratelli: Hye e Shiroi Cho. < Gesto nobile il tuo, di un’importanza elevata. Ma se uno di loro due dovesse incontrare per sbaglio Furaya e trovare quest’ultima addirittura simpatica, cosa faresti? > Cerca di portarla nel suo ragionamento, scandendo bene le parole per esser quanto più chiaro possibile. Non può utilizzare la carta Kioku/Akendo dato che ne è all’oscuro. < Spezzeresti questa promessa per un motivo così futile? > Sarebbe da pazzi. < Non considereresti neanche per un attimo che ogni essere vivente sbaglia e decide per se stesso? Oppure vuoi dare ancora spazio al tuo egoismo e soffocare le decisioni delle persone? > Impassibile, serafico nell’espressione del viso. < Se qualcuno dovesse venire a contatto con Furaya, non significa che tu non valga nulla. Che tu sei insignificante. Un individuo ha la libertà di essere amico del decimo hokage e amare colei che una volta era conosciuta con il nome di Byakko. Fai l’adulta e non la ragazzina viziata egocentrica. > Un consiglio di vita il suo per affrontare quest’ultima con più serenità. < Chiaro? > Guadagna poi l’eretta postura, alzandosi da terra grazie ad una spinta eseguita prima con le mani e poi con i piedi. < Ah… > Abbozza un sorriso divertito. < Se la tua non è gelosia, allora dentro la mia giara c’è dell’acqua. > La prende in giro volutamente, ammettendo tra le righe che tra l’Ishiba ed il Sabaku c’è qualcosa, altrimenti non si spiegherebbe il motivo della loro discussione. Nervosismo che va oltre la figura della Nara. Lei è solo un qualcosa in più che ha avvampato una fiamma già esistente.

20:47 Sango:
 < ho permesso che accadesse, più volte > che quel muro iniziasse a creparsi, a sciogliersi intorno a lei per vivere e sentire qualcosa di più che la solitudine nella quale s'è confinata fin da troppo tempo, quasi trent'anni son passati da quel singolo giorno in cui tutto è cambiato < e me ne son sempre pentita > stanca di quella discussione, di quella testardaggine dell'altro che continua comunque a star li senza essersene andato. Lei avrebbe tolto le tende dal primo minuto, per non star li ad arrovellarsi su qualcosa che forse non ha senso < per farmi infuriare dovresti solo toccar qualcuno a me vicino > li non si sarebbe trattenuta divenendo di nuovo quella tigre e quell'animale che è stata, adesso che par quasi mansueta e dolce nel suo fare, nel suo stendersi in quel divano come un gatto di casa a ronfare e rilassarsi, eppur le spalle permangono rigide, fanno male . Ma lo sguardo è ancora per lui, lo osserva dall'alto nella posizione opposta , vedendolo a pochi passi dal misfatto eppur non pare essersi sporcato < sono una shinobi, ho pure venduto il mio corpo pur di non combattere. La maschera che vedi indossarmi è utile, sempre > in qualsiasi occasione, una maschera di freddo impedimento per le emozioni, per cingerla e accoglierla come se non fosse realmente lei ma qualcuno che guarda da lontano senza troppo interesse per ciò che accade a coloro che le stanno intorno, e anche a lei, così da non sentire ancora alcun dolore e lasciarsi alle spalle tutto ciò che accade nella sua vita < cosa siamo dunque Dyacon? > una domanda che permea la mente da qualche tempo, incuriosita si, eppur lasciandola sempre nel limbo della non risposta < andiamo a letto, parliamo un poco, e basta > cosa rende davvero due persone unite l'un per l'altro? Se fosse stato di Amegakure sarebbe stato completamente differente, per lei almeno, avendolo a cuore già solo per portare dentro di se i dettami della pioggia e la sua forza, eppure quell'uomo le pare ancora estraneo, pregno di arroganza che lo circonda per non mostrar alcuna debolezza < sei già dentro i fatti che non conosci > è il suo allievo che diamine, perfino la sua psyche sarà stata imbrattata di una volontà morta e inutile come quella della foglia che adesso non esiste più. Potrebbe dir lo stesso di Ame, eppure quella è appena rinata sotto il proprio singolo vessillo, non sotto le mani di quella Nara ne nelle mani del Kokketsu. Son liberi più di prima < è iniziato tutto 30 anni fa > si, quasi ammette la propria di età ma non confesserà mai nemmeno sotto tortura, ma in quello sguardo potrà vedere il portatore della sabbia come il rancore e il dolore non sono mai finite, nulla di tutto ciò potrà mai esser dimenticato < nobile? Li proteggo perchè sono figli di Ame. Se fossero di altri villaggi li lascerei marcire sui marciapiedi > egoista come pochi e convinta e contenta di esser tale, di proteggere il proprio giardino per renderlo di nuovo rigoglioso, per aiutar altri a non provar quel dolore al petto che risuona in ogni singolo momento della propria mera vita < li allontanerei da lei, ma non sarà così . Loro sono di Ame, non sono suoi allievi ma non puoi capire cosa significa la pioggia per noi > non può capire un sunese ciò che significa amare solo la propria terra e proteggerla dopo esser stata devastata e distrutta più e più volte , sempre coccolati all'interno di quella foglia come se tutto il mondo fosse pervaso di farfalline e unicorni < noi conosciamo bene la guerra e ciò che spetta noi per portar di nuovo in alto il nostro retaggio > adesso non stanno galleggiando, adesso sono al pari degli altri e non ci vorrà molto per cui si elevino al di sopra di tutti gli altri < mai, per loro , sangue del mio sangue, mai > tutto si riduce li, alla propria famiglia, a chi condivide un legame che va oltre la mera concezione umana < se sbagli devi pagare. Io stessa ho sbagliato a non prendermi amegakure dieci anni fa, tutt'ora ne pago le conseguenze. Deve pagare anche lei, con la vita se deve > dura e imparziale su quello, arriverà il momento in cui debba esser presa e portata li ove verrà giudicata per i propri peccati così come per tutti quanti < non valgo nulla? > sorride a quel singolo dire < cosa ne sapete voi giovani cosa significa il sacrificio > lui compreso, troppo arrogante e giovane, sconosciuto al mondo degli shinobi stesso < fai ciò che vuoi, io farò lo stesso prendendo la mia decisione > ed egli non potrà metterci becco < quindi non stupirti se non mi vedrai più > il freddo e la stanchezza che la pongono ancora li, per non muoversi semplicemente, mentre i pensieri vorticano nella mente stessa . Potrebbe mai star vicino a qualcuno del genere? Con quell'attaccamento così vivo per quella donna? No, non può farlo. Sarebbe come tradire tutti quegli anni di guerre e strategie, alla ricerca del modo migliore per distruggere l'intera alleanza, l'intera kusa con i suoi abitanti dentro < non voglio una potenziale spia nella mia casa > lui potrebbe esserlo tranquillamente, potrà dire qualsiasi cosa di lei che ha potuto vedere, si, potrebbe farlo < non posso permettermelo >

20:47 Dyacon:
 < Si dice che i nostri errori, con il passare del tempo, mutino in esperienza… > Quando si è più giovani, più impulsivi e incoscienti, lo sbaglio è sempre dietro l’angolo, pronto a colpire alla minima leggerezza. Non si ha la maturità e la saggezza di una mente adulta, segnata appunto dagli svarioni dell’età adolescenziale. < …e che bisogna trarre insegnamento da loro. > Dovrebbero imprimersi nella testa come monito da non dimenticare mai. < Molti di questi sono figli di nostre decisioni sbagliate, prese in completa autonomia. > Tono di voce quieto, pacato, anche stanco per via della discussione avuta fino ad ora. < Altri invece vengono dettati, manipolati ed infine fatti a causa di ciò che pensiamo dell’altra persona che abbiamo accanto. > Si è convinti di un’idea fino a quando la realtà non entra con prepotenza nella nostra vita, stravolgendola. < Il punto è: ti sei lasciata andare con gli uomini sbagliati. Questo ti ha portato ad assumere l’atteggiamento spocchioso e insensibile che stai mostrando stasera. Non permettere che esperienze passate rovinino il tuo presente. > Parole dette con sincerità, condite da un sentimento puro che nutre per la donna dai capelli rossi. < Se dovessi trovare qualcuno che ti tiene testa ma che allo stesso tempo ti rende felice, perché non buttarsi? Perché l’eventuale uomo che conoscerai non può viverti appieno e deve pagare per tutti coloro che ti hanno ferita? > Sospira, restando in eretta postura difronte al divano dove l’altra è sdraiata, dannatamente sensuale. L’osserva dall’alto verso il basso, data la differente posizione in cui si trovano. < Siamo davvero così poco Sango? Stai banalizzando di nuovo tutto quanto. Sai perché? Perché non vuoi ammettere a te stessa che c’è del sentimento. Hai paura, hai fottutamente paura di legarti a me. > Perché continuare a fingere? Perché continuare a parlare di terze persone quando si sa che i soggetti di quel discorso sono lui e la ninja di Ame. < Ma ricordati una cosa… > E qui l’espressione facciale diviene seria per l’importanza del discorso. < Io sono io. Nessun altro è me. > Superbo, arrogante e altezzoso come pochi. Sicuro dei propri mezzi sia a livello fisico, sia a livello shinobistico. < No. > Scuote il capo con decisione, facendo ondeggiare le ciocche corvine ricadutegli davanti al viso. < Non sono dentro i fatti e non ho alcuna intenzione di entrarvi. Ripeto, sono faccende che risalgono ad anni in cui non sapevo ancora tenere in mano due bacchette… > Oltre ad avere ancora una famiglia, prima di perdere i genitori nella guerra. < Sai, riesco a pensare con il mio cervello, senza farmi influenzare da nessuno. > Gli strizza l’occhio sinistro - unico visibile - prima di muoversi in direzione del divano, azzerando quell’effimera distanza che intercorreva tra loro. < Non hai il dono della veggenza Sango. Chi ti dice che uno dei tuoi protetti non sia già venuto a contatto con Furaya? D’altronde facciamo tutti parti di un unico villaggio no? > Allarga gli arti superiori oltre i rispettivi fianchi, abbracciando in modo simbolico tutta Kagegakure. < Mmm… > Annuisce con alcuni cenni del capo alle successive parole di lei, abbassando le due ametiste sul pavimento dell’abitazione. < E’ vero, non posso capire cosa significhi la pioggia per Voi. Ma sinceramente non m’interessa. Io sono di Suna e nonostante anche io provi amore e protezione nei confronti del mio villaggio, a differenza tua non sono così nazionalista. Se a Suna dovessi incontrare degli allievi di Ame in difficoltà, li aiuterei. > Troppo eccessiva a parer suo. < Oddio Sango… > Ruota gli occhi verso l’alto, sconsolato e infastidito, tant’è che la mano destra si chiude a pugno in un gesto di stizza. < Sei stata per dieci lunghi anni dentro un maledetto cristallo. Cosa ne sai tu di quello che è accaduto in tutto questo tempo? Cosa ne sai tu della sofferenza provata dalla popolazione mondiale. Cosa ne sai tu dei crampi di fame e dei sacrifici che ogni singolo individuo ha dovuto affrontare per dar vita a quello che tu vedi oggi? Cosa ne s… > Si blocca, inspirando a fondo, tentando di ricercare la calma andata perduta dopo quell’attacco insensato. < Tu non sai nulla. Evita di fare la paternale. Evita di aggrapparti alla mia giovane età come se tu fossi una sessantenne prossima alla tumulazione… > Frasi esternate con un velo neanche tanto troppo celato di rabbia. < Finiscila con le stronzate. Siamo quasi coetanei. > I dieci anni passati al fresco non contano per lei. Dunque, dati alla mano, sono quasi simili. < Ehhh… > Cercherebbe di sdraiarsi sul divano insieme a lei, posizionandosi di lato, nella classica posizione “a coltello”. < Basta… > Sussurra mentre tenta di abbracciarla con il braccio sinistro ed il viso avvicinato al suo, infilandosi con il naso tra la capigliatura dal colore scarlatto. < Sai benissimo che non sono una spia. Getta questa maschera e sii te stessa con me. Puoi farlo. > Sibili flebili, caldi, spinti anche dalla voglia di chiudere quel confronto nato da una stupidaggine vera e propria. Prova a stringerla a sé, volendo saggiare anche la volontà dell’ufficiale della Shinsengumi.

20:48 Sango:
 Dovrebbe pur esser vero , che quella diventi esperienza, oppure diviene altro, delle piaghe e delle ferite che mai se ne andranno e tale rimarrà la testardaggine, ci sono troppe facce in quella medaglia da dover osservare < è bene che vengano prese con autonomia, o guidati da essa, purchè ne sia consapevole di ciò che può comportare > le conseguenze potrebbero esser tante, moltissime, e tutte devon esser chiare per poi non rimaner delusi o spaventati < uomini? Non è solo per loro > no che non lo è, seppur quegli uomini in un modo o nell'altro finiscono per tradirla. Nella speranza, nella fiducia, in tutto < non credo d'esser fatta per delle relazioni tanto stabili di cui mi par di capire che tu parli > lo sguardo che diviene lentamente più dolce, quella fiamma che lentamente si affievola per divenire quasi dolce , in dei sospiri pesanti quasi stesse per dormire < non ammetterlo renderà tutto più semplice > il negar tutto, a lui e a se stessa, pur se ci possa esser un sentimento, renderà tutto più semplice nella propria vita. Se volesse vender lui e Furaya, riuscirebbe a farlo se per l'altro non vi fosse nulla, non contando nulla niente potrebbe fermarla, molto semplice insomma. < oh > sussulta di un lieve riso a quel che dice < menomale che sei unico, due non li sopporterei.. e uno è già troppo > stronza a proprio modo, eppur pare quasi divertita da quella frase, un breve momento ilare che verrà a scemar in breve < davvero? Allora non sai cos'è un sensei > un riso che lascia spazio ad una scoccata con lo sguardo dritto a lui. Cos'è dunque un sensei se non una guida, un amico, un padre, che possa mostrarti la strada da proseguire con le proprie orme pur di vedersi superare da qualcun altro? < non siamo gli stessi , noi siamo cresciuti in modo completamente differente > per coloro che almeno son stati cresciuti con i dettami giusti, i propri, i loro, che ormai li abitano fin da piccoli e convinzioni che mai potranno esser estirpate dalla propria mente . Probabilmente eccessiva, si, ma pur sempre la loro voglia e il loro desiderio di protegger ciò che amano. Un attaccamento quasi morboso, che proviene dall'antico, dalle viscere e dal non averla mai potuta vivere serenamente senza alcuna guerra in atto. Ma a quelle parole la tristezza pone un lieve velo a quell'azzurro e stanco sguardo < l'ho provata più volte, so bene di cosa si parla > di una guerra continua, prima all'interno e poi dall'esterno, di morte e sangue con la quale è nata e cresciuta, con la paura di morire e di veder morire l'amico vicino < quindi si, faccio la paternale, e potrei avere sessant'anni per quanto tu ne sappia > risponde a tono a quel suo dire, eppure non con la stessa rabbia precedente, anzi . Lo guarda avvicinarsi , stendersi davanti a se senza rispettar i suoi precedenti no, poggia la propria gamba tra le proprie, la stessa sua che scivola in alto verso il suo fianco con dolcezza a cingerlo a se, in quella calda stanchezza che le fa girar la testa, come se si fosse appena arresa , portando il viso verso il suo collo a odorar la sua essenza, più dolce eppur lasciandosi trasportare da quell'abbraccio più dolce che ricambia a modo proprio < come dovrei fidarmi di te? > non vi è nulla se non una domanda, alcuna supposizione o pensiero precedentemente formulato, non vi è nulla se non le palpebre che tremano lievemente per calarsi un poco e dolcemente, ma ancor non li chiude, attende una reale risposta.

20:49 Dyacon:
 Si fa spazio nel divano, spingendo sia con il bacino, sia con gli arti inferiori e sia con i piedi, costringendo la povera Sango a rannicchiarsi a ridosso dello schienale. Poco gliene importa. E’ partito con un’idea ben chiara in testa e vuole raggiungerla, portarla a termine. Sente la sua gamba cingergli il fianco sinistro, oltre che avvicinarlo ancora di più alla rossa. Rimane in quella posizione, dove tutto il lato destro del corpo è a contatto con quell’ampio sedile imbottito, mentre il gemello - mancino - è rivolto in direzione del soffitto. Arto superiore dritto disteso per accogliere la testa dell’Ishiba, l’avambraccio invece s’erge verso l’alto, delimitando il perimetro di movimento della donna. < Stai zitta… > Sussurra con un tono di voce quieto e pacato, caldo, avvicinando le labbra con un unico obiettivo: poggiarle sulla fronte della cittadina di Ame, dando vita ad un gesto intimo, personale, carico di passione. < Non ammetterlo non significa non provarlo… > Lo stato di negazione di un sentimento può riuscire a parole, ma a livello fisico ed emozionale è impossibile da cancellare, da mettere da parte. < Forse non sei portata. Forse sì. Finché non lo provi non potrai mai saperlo… > Il problema è solo uno: provarlo con il Sabaku è alquanto rischioso. Tradire uno come lui porterebbe inevitabilmente il membro della Shinsengumi a rischiare la vita. Sicuramente verrebbe alle mani con il custode della sabbia e quello è il minimo. Un dazio da pagare per aver mandato a farsi fottere la fiducia e il rispetto. Sui discorsi dei Sensei e del loro modo differente in cui sono cresciuti, sorvola volutamente. Ormai l’incendio è quasi domato, prossimo allo spegnimento, perché continuare ad alimentarlo senza alcun motivo? Si sono chiariti. < Hai sessant’anni? > Domanda con ilarità, abbozzando l’ennesimo sorriso su quei tratti somatici dall’incarnato albino. < Beh devo dire che te li porti bene allora… > Mormora con far giocoso prima che l’istinto prenda il sopravvento: la mano sinistra andrebbe ad infilarsi sotto il kimono indossato da Sango, risalendo dalla caviglia della sua gamba destra, carezzandola con i soli polpastrelli, finendo poi sul retro della coscia, arrivando fino al gluteo dove la mano verrebbe guidata con più enfasi e decisione, stringendo la carne nel palmo. Senza far male ovviamente. L’intento è crearle piacere oltre che placare la sua voglia di lussuria. < Come puoi fidarmi di me? > Ripete la domanda che gli vien posta, reclinando di poco il capo per cercare il labbro superiore di lei, volenteroso di baciarlo con malizia. < Fallo e basta. Non porti domande. Le risposte ti arriveranno nel momento in cui vivi… > Proverebbe a stringerla ancora di più a sé, in quel contatto di corpi e calore. Non spinge più di tanto per l’atto sessuale. Non stasera. Si trova bene anche così, conscio di aver domato una Tigre.

20:51 Sango:
 Stretta in quel minuscolo spazio non può muoversi poi più di tanto, lasciando semplicemente che l'altro possa prendere il posto che desidera - no, non vuole continuare a combattere quella guerra con lui, con chicchessia, stanca senza ancor aver trovato qualcosa di tanto potente da poterla tener sempre sveglia senza quell'amarezza che ancora la abita, che l'ha presa in tutti quegli anni trascorsi < non dirmi di stare zitta > ma la voce rimane bassa, roca, così come quelle palpebre che tremano lievemente eppur ancora non s'aprono < non cambierebbe molto ad ammetterlo > se lei ne è conscia , dirlo ad alta voce non avrebbe dato altro che una speranza a chicchessia, e lei di speranza in quelle cose par averla perduta al momento. Lasciare che sia solo il corpo, le pulsazioni più intime e antiche a muoverla quella notte, perchè no? Senza lasciarsi andare a sentimenti, parole carina che suonerebbero come falsità vera e propria . Provarlo, provare cosa poi se non ancora dolore < non so cosa mi è rimasto da donare > a lui, a chissà chi altro, molto poco ormai è rimasto del bene, divenendo forse sempre più simile ad Akendo stesso nella sua oscurità e solitudine, nel suo desiderio di conoscenza senza mai fermarsi troppo a lungo nello stesso posto. Ed è solo adesso che inizia davvero a comprendere quel kami sceso in terra, che forse debba ripercorrere i suoi stessi passi e vedere dove andrà a finire, e come soprattutto. Morendo o dimenticando, non par poi una mala sorte quella che si apre alla propria mente. La testa che pulsa , duole e gira lievemente < potrei averne > non confessa, sia chiaro, seppur sa di lasciare magari qualche dubbio per l'altro uomo . I brividi che salgono lungo la stessa gamba, calore che si espande e che la fa scostare verso il suo viso direttamente < non mi fido > un basso sussurro di verità, come può fidarsi di lui? No, ci vorrebbero anni forse, decenni prima di poterlo accettare davvero in qualità di allievo di qualcuno che vorrebbe veder morta, di colei che ha accettato tutto facendo orecchie da mercante, e che lui stima. No, come potrebbe? Ma non è il momento di parlare, quanto più protrarsi per poggiar le proprie di labbra sulle sue con rinnovato ardore, con passione che il corpo sa donare, e no, quella tigre ancora non è stata domata da alcuno e così dovrà essere per tutto il tempo prima che arrivi alla fine, che fermi il proprio passo, e che possa infine riposare nella pace del proprio animo distrutto. Il corpo che si sospinge sul suo , scostandosi per salirgli sopra senza staccar il volto dal suo < per questa notte puoi rimanere > una concessione che gli dona, eppure non s'è scostata di molto dal proprio pensiero, l'ha solo accantonato per dedicarsi ad altro , che qui non potremmo andare a dire. Non ci vuole poi un genio per scoprir come finirà quella notte tra loro. [end]

20:57 Dyacon:
 Le tiene stretta a sé, stringendola in quell’abbraccio che oltre ad esser fisico, è anche simbolico: cerca di farle rivivere quel senso di protezione provato in adolescenza ed ora assopito. Riaccendere la fiamma della fiducia verso il prossimo, senza che ogni minima relazione si basi solo ed unicamente sul rapporto carnale, ma andare oltre. In poche parole tornare a vivere. < ….. > Non dice una parola, sorridendo compiaciuto e soddisfatto della risposta piccata ricevuta dalla donna. Ha raggiunto l’obiettivo che si era prefissato: infastidirla con ilarità. < In testa ho diversi modi per farti stare zitta… > Malizioso sia il tono della voce che lo sguardo utilizzato per osservarla. < Il primo è questo… > Tonalità calda, bassa, accentuata dall’eccitazione e dal contatto erotico avvenuto tra la mano mancina ed il gluteo destro dell’Ishiba. Scivolerebbe di poco con il bacino verso il basso, avvicinando il suo volto a quello dell’altra. Tenterebbe di baciarla con passione, giocando dapprima con il suo labbro inferiore, includendo poi anche quello superiore, lasciando la strada libera alla lingua. Si gode il sapore della rossa, tornando a parlare con fatica. < Ammetterlo non cambia molto, è vero, ma è il primo passo significativo per prendere coscienza delle tue emozioni. Il fato ti ha dato una seconda opportunità in questo mondo. Non affogarla nell’odio o nella vendita. Puoi anche farlo, ma con equilibrio. Il tuo cuore ha bisogno anche di gioie. Di amore. Una persona d’amare non è poi così male. > Può portare dolore, è vero, ma è l’essenza della vita. < E poi ti avviso di una cosa, sessantenne con convinzioni passate… > Non perde occasione per prenderla in giro. < Gli uomini non sono tutti uguali… > E per fortuna. Lui si definisce uno di quelli equilibrati tendente più al caos che all’ordine. A lei scoprire se è una descrizione consona, oppure del tutto sbagliata. < Io mi fido di una persona che non è capace a fare dei cerchi neanche con i fondi del bicchiere… > Detto che ha sentito da qualche parte, ma non ricorda bene dove. < Tu puoi almeno provare a fidarti di me no? > Una semplice prova di fiducia, nient’altro. Quando lei gli sale sopra, socchiude un attimo le palpebre, gustandosi il piacere del contatto tra i due corpo. Le mani, d’istinto, vengono portate entrambe sui glutei di lei, sorreggendola nella posizione che ha assunto. < Non avevo dubbi in merito. > Ovvero sul fatto che sarebbe rimasto lì stanotte. Era quella la sua intenzione fin dall’inizio oltre che chiarire quel malinteso che si è venuto a creare. Resterebbe sul divano, dando spettacolo insieme alla rossa d’un qualcosa in cui sono i numeri uno: la chimica. Che sia il divano, il pavimento, il tavolo del sakè, la cucina o tutti i posti appena elencati, solo le stelle ed il cielo lo sapranno, spettatori silenti di quello che la coppia andrà a fare per appacificarsi. [X]

Dopo aver incontrato Furaya nella casa del Sabaku, l'Ishiba in questione decide di allontanarsi da lui negandogli la propria presenza. Se lo ritrova di forza in casa, mentre viene a scoprire che egli non è altro che l'allievo della ex ormai decima Hokage e che la sta proteggendo anche dalla Shinsengumi.


Cosa accadrà?