Il passato che torna
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Giocata dal 31/03/2021 18:49 al 01/04/2021 00:51 nella chat "Luogo Sconosciuto"
Oh come è dolce il tempo quest'oggi, le giornate sempre più lunghe e anche calde, specialmente li a Suna ove la sabbia trattiene i raggi solari per donar ulterior fastidio a chi del caldo ne soffre parecchio. La stessa rossa ormai si è ritrovata in viaggio verso la casa del Sunese, ha mollato li qualche veste che deve andar a recuperare eppure qualche giorno è passato dall'ultima volta che l'ha visto, considerando anche le diverse missioni portate avanti per proprio conto e per quello della Shinsengumi. Indossa oggi una veste leggera, un kimono corto le cui maniche giungono fino ai gomiti aprendosi in una specie di campana che sfiora la pelle nuda e pallida, i colori che si rifanno a quelli della fredda ame, di azzurro ghiaccio e di un blu profondo che si inerpicano nel tessuto disegnando rivoli di acqua e fumo che non ricordano nulla, o forse ricordano tutto. La cintola alla vita è nera, leggera anche quella, alla cui destra ha posto il porta kunai con quei due dentro - entrambi a tre punte - mentre la destra sostiene sul capo l'ombrello di carta aperto. Semplice nella sua costruzione eppur cela al suo interno spiedi sottili e nascosto, seppur voglia trovar un veleno adatto nella quale intingerli per donar ancor più potenza a quel meccanismo che si aprirà solo nel momento in cui andrà a decider lei stessa di farne uso. Ma non è qui per questo, ecco perchè porterà i passi a muoversi veloce verso la casa che conosce , muovendo i sandali stessi sulla sabbia cercando di smuoverla poco - sentire l'attrito della sabbia sottile nei piedi per poi doverla togliere è una pratica che non le piace parecchio. Ecco perchè si trova già d'innanzi il campanello. Tre tocchi dolci sulla stessa porta, rendendosi conto che, se l'altro non ci fosse ora e adesso in questo esatto momento, ha fatto letteralmente un viaggio completamente a vuoto. < no > un sibilo basso mentre la destra correrà al plesso solare a compier il mezzo sigillo della capra. La mente che vola alla ricerca del proprio essere, di quelle due sfere d'energia che la abitano visualizzandole in due punti contrapposti - li alla fronte visualizza quella della mente, dei pensieri, della logica stessa, e al ventre quella della forza, la stessa che muove i muscoli e la vita stessa. Visualizzate quelle andrebbe a comandarle , quella della mente che scenderebbe e in contemporanea quella della forza che salirebbe, per ritrovarle entrambe al plesso solare. Un primo contatto per farle unire, un vortice lento che andrebbe sempre più a velocizzarsi fino all'ultima unione tra loro per donar vita al proprio chakra, debole, faticoso da accettare eppure l'unica forza che le permane. Un attimo, poco più di qualche secondo dovrebbe esser passato per tirar fuori il kunai a tre punte dal porta kunai stesso posto sul fianco destro , lavora decisamente meglio con le armi con il chakra attivo - facendo uso dell'abilità più che della mera e bruta forza, con quella avrebbe sfondato di netto i cardini se solo ne avesse. Ma poco importa quando andrà a chinarsi di poco verso la serratura con l'ombrello in bilico sulla spalla sinistra ancora aperto, mentre la destra che va ad estrarre il kunai a tre punte e inizierà a inserirlo direttamente nella fessura cercando di forzarla. Si, tutto pur di entrare, anche rompergli la casa, magari la prossima volta avrebbe provato direttamente dalla finestra. E inutile dire quanto possa esser ambigua quella situazione, eppur non pare esserci anima viva in quel momento. Buon per lei, meno per Dyacon. [3/4 tentativo impasto chakra + 1/4 tentativo forzatura della porta][ Equip : Porta kunai + 2 kunai a 3 punte | Ombrello di carta + spiedi dentro] L'obiettivo di oggi è tornare a casa di Dyacon per prendere alcune cose che ha lasciato da lui. Non ha invero molto in generale, ma s'è ricordata di avervi lasciato alcuni indumenti che potrebbero tornarle utili, proprio perché non ne possiede in gran numero. Le ha fornito le chiavi - ovviamente - altrimenti avrebbe dovuto scassinare a sua volta la porta, proprio come sta facendo quella malandrina di Sango. E' già al suo interno, le chiavi le ha lasciate sul tavolo in salotto, proprio dove le lascerà una volta aver recuperato tutto ciò che le serve. Sta gironzolando per la cucina, agguantando ciò che potrebbe tornarle oltremodo utile, tipo il caffè. O qualche bustina di tisana considerando che sta superando i trent'anni - anche se dovrebbe averli superati da un pezzo contando il fatto che ha passato dieci anni all'interno del cristallo. Il di lei vestiario è piuttosto semplice. Una camicia bianca ne copre interamente il busto, maniche lunghe ben chiuse tramite dei polsini, lasciando qualche bottone aperto e mostrando una scollatura normalissima, senza mostrar chissà cosa di quel che v'è sotto se non uno scorcio appena di pelle. Quivi, è anche possibile notare il ciondolo con il ventaglio del Clan Uchiha che mai ha rimosso da quando Hanabi glielo ha donato. Sulle spalle, è inoltre poggiata una giacca in pelle nera senza però la necessità d'infilarvi anche le braccia, giacché l'indumento sventola dietro le di lei spalle. Scendendo, troviamo un paio di pantaloni neri aderenti alle di lei gambe e stringendosi in vita, tenuti su da una cintura in cuoio della medesima tonalità. I lembi della camicia, difatti, sono infilati nel bordo di questi ultimi, in modo che non si muova e che paia anche più ordinata. Ai piedi, infine, calza un paio di stivaletti neri che raggiungono la metà del polpaccio e che sembrano, a ben vedere, anche piuttosto comodi. Sotto questi abiti, son sapientemente infilati anche un paio di vambracci e schinieri metallici, ulteriori difese che potrebbero aiutarla non poco durante un eventuale scontro - ammesso ne avvenga qualcuno. Un paio di guanti neri ne coprono le mani interamente, nascondendo persino le affusolate dita. Il materiale è semplice cotone e pelle, ma sotto d'essi vi si nasconde una piccola placca metallica. Alla cintura, è fissato un gancio tramite il quale ha sistemato uno dei suoi recentissimi acquisti: una frusta dal manico bordeaux, ma per il resto completamente nera, che pende dal fianco mancino. Attorno alla coscia mancina, invece, vi è una piccola fascia con tre scomparti - tre sottili elastici - che contengono un numero identico di kunai con il manico rivolto verso l'alto, cosicché possa estrarli senz'alcuna problematica. Sul gluteo dal lato opposto, invece, prende posto una tasca porta oggetti che contiene tre shuriken, cinque fuuda (di cui due contenenti i tronchetti per la Sostituzione), tre tonici per il recupero del Chakra (avendone perso in quantità rispetto a dieci anni prima) e tre tonici coagulanti (ovviamente per Mattyse, visto e considerato quanto spesso si faccia male). Il di lei udito sviluppato, aiutato anche dalla presenza del chakra già impastato, dovrebbe riuscire a captare senz'alcun problema il rumore alla porta. In un primo momento, crede che si tratti soltanto di Dyacon che stia tornando, sicuramente ha un duplicato. Infatti, inizierebbe ad avviarsi verso il corridoio che conduce all'ingresso, in modo che possa attendere l'aprirsi della porta. <Dyacon, sei tu?> Una domanda retorica, la cui risposta viene attesa col sorriso sulle labbra, sicura al cento percento che si tratti soltanto di lui e di nessun altro. In fondo, chi diamine potrebbe essere? D'altro canto, era stata anche avvisata del fatto che non ci abita da solo e che, talvolta, vi invita qualche donna - inclusa Sango. In un momento del genere, però, non le sovviene neanche per l'anticamera del cervello. [ Chakra ON ] L'udito che si fa più fine, eppure continua in quella marcia di manovre poste con il polso per la lama, la punta di metallo che viene anche spostata sull'asse di legno adiacente all'entrata della porta. Fa pressione li, in quel punto cardine , spingendosi anche un poco in avanti con la spalla. Se tutto fosse andato come previsto dal manuale del ladro perfetto allora questa s'aprirebbe, non prima però d'aver sentito una voce provenire da dentro la casa. Una voce di donna senza dubbio, eppure è passato così tanto tempo da non rimembrarla ancora, convinta che ella sia morta nell'ultima loro guerra . Qualche spintone e non ci vorrebbe molto per aprirla , come una piccola cozza aperta col coltello , così da aprirla completamente con un colpo del piede destro e rassettarsi le vesti - ombrello compreso < dovrebbe darmi le chiavi piuttosto > si, perchè lei non ha le chiavi, mentre la rosata si.. le ingiustizie della vita. Un attimo ancora per lasciar scivolare di nuovo indietro i lunghi capelli rossi e aver di nuovo visione di ciò che ha davanti. In quella cucina/salotto che ha imparato a conoscere, sempre pulita e sistemata - dovrebbe prenderlo come domestico per la propria, piena di attrezzi, vesti e troppe altre cose che sta iniziando di nuovo a collezionare. Ma tra tutto ciò che vi è dentro una figura femminea la abita. Potrebbe passare oltre senza dire nulla, dopotutto entrambi non han deciso nulla di quella sottospecie di rapporto che sembra legarli, eppure rimane ferma, impalata. < Furaya > un sussurro mentre il sangue scende dal collo rendendola pallida come un cencio e poi di nuovo rossa, e via così ripetendosi in colori da un secondo in un altro. La pressione che inizia a farsi sentire nel corpo con quel lieve fischio alle orecchie che paiono adesso ovattate, dovrebbe farsi dare una controllata da qualche medico per capire se vi sia qualche problema insito, o il problema è semplicemente quello che ha davanti. Il petto che batte forte, il kunai nella mano eppure non stretto come prima, sembra li li per cadere a terra senza forze e priva di vita, lo sguardo quasi annebbiato < credo di aver sbagliato casa > no, quello è l'appartamento del Sabaku, pure il nome sul campanello lo dice, anche il fatto che si trovi nella zona dei Sabaku stessi lo dice, e allora perchè diamine si è ritrovata davanti un fantasma? La destra che scivola verso il braccio sinistro, il kunai adesso più stretto per provocarsi una ferita da taglio lungo l'avambraccio disponibile. Sangue che correrebbe fino al gomito e poi a terra in quella ferita auto inferta per bagnar l'ingresso di quella casa adesso poco sicura, beh, non che ci voglia molto per sfondar una casa per un ninja, è solo buona abitudine non farlo con gli sconosciuti < non è divertente Dyacon, smettila coi tuoi genjutsu > si, è genjutsu assolutamente, lo è eccome, uno sporco trucchetto per farle venire un aneurisma in pieno stile e vederla collassare sul pavimento lindo e pinto, adesso macchiato di sangue , dovrà fasciarsi la ferita il prima possibile. Ecco perchè andrà avanti a chiuder la porta, cioè, poggiarla sullo stipite scostando lo sguardo per qualche attimo < così impari a non darmi le chiavi > la porta? Se la pagherà lui stesso, sicura che da li a poco quella visione spettrale sarà scomparsa e la propria pressione potrà di nuovo tornare normale come deve essere. Perchè così deve essere. E così dovrà imparar lui stesso, che con la sua mente, non si gioca. [chakra on][4/4 di collasso e negazione][[ Equip : Porta kunai + 2 kunai a 3 punte | Ombrello di carta + spiedi dentro] E sì, dovrebbe proprio darle delle chiavi. Lei piega le braccia al di sotto del seno, portando poi la spalla mancina a collidere contro la parete laterale del corridoio, soffermando lo sguardo sulla porta d'ingresso in attesa che questa s'apra. Non osa neanche immaginare chi possa trovarci dall'altro lato, eppure è proprio quello che agli occhi appare. <...> Un soffio scivola via dalle labbra socchiuse, l'espressione attonita e al tempo stesso sorpresa non riesce affatto a nasconderla neanche con tutta la buona forza di volontà. E' la reazione della Ishiba che la lascia altrettanto di stucco, ma che fa in modo che dalla bocca di rose della Nara fuoriesca una breve risata. <Ti faccio così *paura*?> Scandendo per bene l'ultima parola poiché è su quest'ultima che vuole farle porre attenzione. La reazione della fanciulla dal crine di fuoco è esattamente quella di chi ha paura e lei, tutto sommato, n'è quasi contenta. Scuote appena la testolina, scostando i boccoli rosati oltre la spalla destrorsa con un gesto secco della destrorsa. <Non immaginavo che Dyacon fosse capace anche d'usare le illusioni adesso.> Avendolo cresciuto come suo allievo, dieci anni addietro, conosce bene il metodo d'allenamento di quest'ultimo e non vi rientravano in nessun modo i Genjutsu. Tuttavia, non fa altro che sostenere lo sguardo della traditrice dell'Alleanza, per niente intimorita dalla figura che ha di fronte. Non ha avuto timore di Hotsuma o del Finto Dio durante le battaglie che l'hanno vista combatterci faccia a faccia, figurarsi se una come lei possa incuterle anche soltanto l'ombra d'un timore. Nota quel kunai che stringe in una mano, ma le proprie restano perfettamente immobili, ben incrociate, in attesa d'una sua possibile reazione. Si ferisce, una regola basilare quando si tratta d'una illusione, ma forse un pelino eccessiva tenendo conto che vi sono altri metodi per uscire da questo sogno ad occhi aperti, così reputato da lei. <Come ha fatto uno scarto della società come te a sopravvivere sino a questi giorni?> Te la ricordavi gentile? Premurosa? Docile? Incapace di ledere a qualcuno che conosce? Seppur così fosse, quei tempi son cessati quando ha subito la sconfitta ai Monti ardenti e non è rimasto quasi nulla del carattere della vecchia Decima. E' solo pregna di risentimento, d'odio per questo nuovo villaggio e desiderio di riottenere la vita d'un tempo. Il sorrisetto ferale di poc'anzi sparisce, ma l'espressione seria e austera permane rivolta proprio verso la rossa, in attesa d'una risposta. Anzi, ne segue il cader del sangue sul pavimento, limitandosi per ora al silenzio. Che si ferisca da sola, vuol dire che avrà un punto dal quale partire per farla a pezzi nel caso in cui si finisca con il combattere. Ne andrebbe di mezzo la casa del Sabaku, ma sono le conseguenze del portarsi a letto una traditrice. [ Chakra ON ] Si insomma, tra tutti coloro che posson esser sopravvissuti, Mekura, Akendo, perfino quel rosso drogato che chissà se è ancora vive nel nuovo Tanzaku , proprio lei doveva ancor rimanere viva? Oh i kami hanno un grande senso dell'humor nel porgerle quegli incontri tanto particolare, poco importa tanto che quelle parole da lei proferite per prima non verranno udite per bene, solo un illusione che verrà scacciata con un colpo della testa, la destra col kunai che scivola nel suo borsello per lasciarlo li, eppure senza chiuderlo, come se un sesto senso la mettesse ancora in allerta su una possibile minaccia. Odia Furaya? No. La teme? Nemmeno. Tutto per lei vergeva su Yukio alla fine, bene o male che sia stato, è stata sua la colpa di tutto quanto - ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, e da questa frase ha compreso molto sia degli altri ma soprattutto di se stessa e del proprio passato. Ormai celato, finito e sfumato in ricordi antichi per rinascere in nuove vesti atta alla protezione di un singolo villaggio, il proprio. Se gli altri perissero poco le lederebbe , se perisse di nuovo il proprio sarebbe .. un problema. L'ombrello che viene fatto scattare con semplicità, la tela che si chiude per lasciar che le ultime luci della giornata possano donar un certo giovamento alla pelle e al viso. Lo stesso che viene riposto li accanto ove vi si trova il solito porta ombrelli? No, fuori, affiancandolo soltanto per mostrar il tempo della propria brevissima visita, ha altro da fare in quella notte . Ma le ultime parole la ledono si, lo sguardo che si risolleva su quella proiezione che non è scomparsa , sul viso che si scurisce di ombre di un antica rabbia . Che sia solo la proiezione adesso ella di un antica faida mai conclusasi è palese, normale affibbiare ad altri un odio che non trova sbocco alcuno. < dunque sei veramente tu > rimane di fianco la porta d'entrata senza muoversi, solo quel che basta per osservarla diritta negli occhi in linea d'aria e poter prendere nota mentalmente di diverse cose. < tra tutti coloro che potevano sopravvivere > un sorrisetto bieco che solleva di poco le labbra morbide, eppure lo sguardo arde di un fuoco che ancora non s'è spento < proprio l'ultima persona che mi sarei aspettata di veder > il sorriso che si impregna ancor di più, quasi dolce al confronto del precedente < cosa ci fai qui > di certo avrebbe notato la presenza della rosata nella casa del Sabaku più volte nei loro ultimi incontri, seppur ella stessa non abbia poi passato molto tempo li, ne visto vestiti appartenenti a lei impregnar la stanza del moro. Davvero tra tutte quelle che avrebbe potuto portarsi a letto, lei? Ma davvero dobbiamo distruggere questa casa e farci un rogo? Lo vedremo molto presto, entrambe che si studiano, si punzecchiano, eppur la mente vola oltre. Non porta alcuna veste ufficiale, non vi è niente con lei che possa renderla appartenente a qualcosa che non sia l'ex Akatsuki in effetti, e tutto può giocarsela come vuole - non come con Mekura , accompagnata di comune accordo per farle aver un trattamento quanto meno peggiore possibile, li avrebbe fatto carte false pur di veder quell'ombra del passato morire definitivamente, come quella falsa pace e la loro falsa alleanza. [chakra on][ Equip : Porta kunai + 2 kunai a 3 punte | Ombrello di carta + spiedi dentro] I dissapori del passato svanirebbero soltanto se per lei non fosse passato che una coppia di mesi soltanto. E' per tal ragione che si scaglia nei di lei confronti, conscia che quanto provato non è per niente cambiato. Difficilmente passa ciò che a lungo s'è provato, ancorché passino degli anni. Si tratta di sentimenti che soltanto la morte potrebbe portare via con sé ed anche quest'ultima sembra averla rifiutata, costringendola a vivere per dieci anni in un cristallo piuttosto che portarla a fondo con sé ed altri centinaia di ninja morti sul campo di battaglia senza che lei potesse far altro per difenderli. Scosta la spalla dal muro, rimettendosi in posizione eretta e sostando ancor nei confronti di Sango, priva di timore, senza distogliere neanche per un attimo gli occhi dalla di lei figura. Permangono l'una di fronte all'altra e tanto basta per mantenere la situazione stabile, capaci entrambe di tenersi sotto tiro onde evitare spiacevoli risvolti. <L'unica e sola.> Sancisce davanti alla sua incredulità, definendo appunto la sua presenza per quella che è. Non si tratta d'illusione alcuna, bensì della realtà dei fatti. Lei è lì, esattamente come lo è la Ishiba ed è questo che davvero importa. Potrebbe aggiungere anche l'inimitabile, ma considerando che sua figlia è la copia sputata della madre ci avvaliamo del diritto di restare in silenzio. L'orgoglio è sempre stata un'arma importante per la Decima, ma l'arroganza, quella no. L'ha sfruttata talvolta, or ne fa quasi vanto assieme al suo più grande peccato. <Posso darti ragione da questo punto di vista> Gesticolando appena con la mancina a mezz'aria. Un ciuffo roseo le scivola lungo la guancia, districandosi da dietro l'orecchio contro cui era poggiato. <sarei dovuta morire in battaglia assieme ai miei uomini. Sarebbe stata la degna fine per un combattente come me.> Non lo nega, anzi è sempre stata una delle prime cose che ha pronunciato da quando ha messo piede fuori dal cristallo, sotterrata viva assieme ad altri ninja con i quali aveva combattuto quella stoica guerra. Alla di lei ultima domanda, ancor attenta alla posizione altrui così come le armi che porta indosso, assicurandosi che non compia alcuna mossa azzardata, si preoccupa soltanto in seguito di risponderle a tono. <Dyacon mi aveva accennato al fatto che si sbattesse te, per un primo momento ho sperato che fosse soltanto qualcuno che ti somigliava.> Priva di peli sulla lingua, vuol vedere anche fin dove quest'ultima voglia andare a parare. D'altro canto, non possono restare per sempre sulla soglia della porta. Prima o poi, una delle due deve andarsene. E infatti è ciò che le farebbe di conseguenza presente. <Recupero le mie cose e me ne vado, temo che la presenza d'entrambe nello stesso posto non porti a nessuna delle due giovamento alcuno.> Sancisce con sicurezza, arretrando di mezzo passo verso la cucina e l'annesso salotto, ma non per questo dandole le spalle. Questo mai. Uno dei primi insegnamenti del combattimento è proprio quello di non volgere mai le spalle al nemico e Sango, in questo momento, è proprio definita come tale. [ Chakra ON ] Sembra un classico stallo ove i due contendenti attendon che sia l'altro a far la prima mossa, pronti a sfoderar le proprie di armi. Lei giace d'innanzi una porta il cui stipite è stato scardinato, le batte poco sulla schiena per via del peso e pronta ad aprirsi completamente se solo si fosse spostata. ma adesso l'attenzione è solo per quella donna. Odio, dissapori, nulla di tutto ciò può esser perdonato ne dall'una ne dall'altra, ognuna con le proprie motivazioni eppure ognuna per la propria casa. Dopotutto il proprio giardino rappresenta tutto ciò che si ama, tutti gli altri sono potenziali nemici. Segue quella mano, non lascia che alcun movimento possa esser troppo veloce per lei , per la propria rinnovata debolezza. La stessa che sente dentro di se in quel chakra quasi stanco di viver ancora, per udir anche la sua morte e la sua rinascita < non sei la prima ne l'ultima a cui è accaduto > diversi sono le anime che ancora vagano su quella terra. Li avrebbe venduti? Forse, dipende da che parte della medaglia si ritrovano, con o contro Kagegakure. Eppure perchè quella rosata si trova proprio li, perchè ha delle sue cose in quella casa? < Dyacon non mi ha detto nulla di te in effetti > il sorriso che ormai è scomparso così come un poco della tensione accumulata dentro quella stanza < ormai il mondo è andato avanti, non siamo altro che ombre da estirpare, no? > una breve allusione a quel consiglio che sembra detestarli come il peggiore dei mali, da estirpare come il peggiore dei virus , e forse lo sono . L'orgoglio di kunoichi che ancora le abita, di antiche vesti e antichi nomi che inorgogliscono la loro essenza , che peccatrici che sono a loro modo < se vedessero adesso la tua faccia, secondo te > i passi che si fanno lenti quando lei andrà a camminar, quasi pare seguirla, ma semplicemente non vuol perderla di vista < quanto ci metterebbero a staccarla dal tuo collo? > una domanda che non vuole risposta, eppure una visione possibile di quel che può esser un papabile futuro. Dipende da lei dopotutto, se venderla insieme a Dyacon al governo e farsi un nome, un potere, scalare i ranghi per aver un attimo di respiro e una sorta di libertà. Eppure ancora la intriga non sapere < un ora, un minuto, un anno.. non sono molto carini con coloro che sono tornati sai? > nessuno di loro è stato trattato bene, ne Mekura dalla parte dell'alleanza, ne lei dalla parte di Oto . Nessuno è salvo se viene dal passato e tutti loro dovranno pagare pegno per viver nel futuro. Come se perder dieci anni della propria esistenza non fosse già una condanna < cosa ti porta a stare dentro questo villaggio, Furaya? > lei stessa ha avuto bisogno di troppo tempo per comprendere, per lasciarsi dietro qualche pezzo di se troppo pesante da poter reggere, per trovare uno scopo che potesse o unirla o totalmente allontanarla da quel villaggio - solo la speranza che ancora permane fino alla fine la fa stare li, poter continuar a proteggere il proprio piccolo giardino senza farne parte totalmente. La osserva ancora, mantenendo la distanza , facendo il giro dello stesso tavolo ma non seguendola per quel corridoio che sbucherà nelle differenti stanze, bagno e cose annesse. Perchè è li dentro? Dovrà fare una bella chiacchierata con il nostro signor Dyacon e menarlo di conseguenza per averla lasciata in quella situazione. [chakra on][chakra on][ Equip : Porta kunai + 2 kunai a 3 punte | Ombrello di carta + spiedi dentro] Sta peccando d'arroganza più di quel che crede. Si dice che chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Lei non è esente da questo ragionamento, avendo adottato quel modo di fare che sembra tanto tipico di Mattyse. L'amore ti cambia, ma forse non è soltanto questo. Son state le vicende, l'idea d'avere a che fare con ninja che hanno dimenticato cosa voglia dire esserlo. S'è persa la Volontà del Fuoco, la cognizione di combattere per qualcosa a cui si tiene, per riprendersi quel che una volta s'era conquistato con il sudore e con il sangue. Pretende che la gente riprenda a ragionare come si faceva una volta, vivendo nel passato assieme alle scoperte del presente. In tutto e per tutto, il suo non è altro che un pretesto affinché tornino a capire il vero valore del passato, anziché fuggire da esso come se se ne fosse spaventati a tal punto d'aver visto un demone. <Una di queste mi è davanti proprio in questo istante.> Una di coloro ai quali è accaduta la medesima sorte, costringendoli a vagare s'una terra che non è più quella che una volta avrebbero percorso. La distanza tra le due fanciulle non aumenta, tanto meno diminuisce. Continuano a studiarsi come se fossero tutt'ora sul campo di battaglia. Potrebbero anche affrontarsi, ma chi ne gioverebbe da questo? Sicuramente la rossa. E non vuole in nessun modo dargliela vinta. Ma potrebbe anche sciogliere il corpo affinché di lei non resti niente. Sì, per un attimo quest'idea le balena in testa, sembrando del tutto convincente. <Perché Dyacon rispetta ancora il Kage che l'ha ospitato nel suo villaggio.> Sottolineando il rapporto di fiducia che intercorre tra la sottoscritta e l'allievo che allenò anni addietro. Non sorride, non lo reputa necessario, neppur le verrebbe spontaneo or come ora. Tutt'al più, solleva almeno il mento in quello che sembra in tutto e per tutto un gesto di superiorità nei di lei riguardi. <Siamo ninja che dovrebbero riprendersi ciò che gli appartiene, anziché venire trattati come l'ultima ruota del carro, non trovi?> Cerca di fare leva su quella che è l'umanità altrui, l'orgoglio anzi, considerando come entrambe fossero delle kunoichi valenti, nonostante non possa osare dirglielo in faccia. Reputa d'esser stata comunque migliore di lei in tutti i sensi nei bei tempi che furono, quelli in cui era possibile per lei vantarsene sul serio. <Anche tu dovresti capire il mio punto di vista, ma forse sto parlando con la traditrice sbagliata. L'unico di voi che aveva il mio rispetto era Nemurimasen.> Perché era stato in grado di fronteggiarla faccia a faccia, seppur ambedue fossero delle mere copie, ed ebbe il coraggio di farle una proposta che nessun altro le avrebbe in alcun modo rivolto. Sapeva contro chi stesse rivolgendo quell'affronto e nonostante tutto lo fece lo stesso. E' stato meritevole, a differenza della Ishiba che ha di fronte e glielo rende giustamente noto, incapace di tener qualcosa di tanto tagliente per sé. L'angolo destro delle labbra s'arcua appena, mostrando l'accenno d'un sorriso sarcastico. La vede muoversi al contempo suo, arrestando il passo all'ingresso della cucina, tenendosi comunque a distanza, cercando d'intuire quale sarebbe il metodo migliore per sgattaiolare via. Qualche tattica ce l'ha già in mente. <Mi hai vista in faccia e sei ancora impietrita dal terrore> A mo' di sfida, solleva persino le sopracciglia con una mezza risata che fluisce via dalle labbra schiuse. <o forse vorresti staccarmela tu di netto, membro della Shinsengumi?> E' palese ormai la provocazione che le sta lanciando, in attesa d'una risposta che abbia quanto meno un senso rispetto alle precedenti che le ha rivolto e che, per un motivo o per un altro, non le interessavano davvero chissà quanto. Le braccia si sciolgono dal loro precedente intreccio, consapevole che potrebbero risultare ben presto necessari nel caso in cui Sango agisca in maniera avversa nei propri confronti. <Non sono molto carini con coloro che son tornati, dici, eppure perché la Shinsengumi ha preso tra le proprie fila una traditrice del tuo calibro? Se davvero si comportassero in maniera spietata con noialtri, a quest'ora anche tu saresti morta o peggio.> Eppure è davanti ai suoi occhi, capace di respirare e di guardare, di usare quella lingua per parlare ancora, nonostante sarebbe di gran lunga meglio per lei tacere. All'ultima domanda, scuote il capo. Lo scuote per una ragione importante, ovviamente. <Non capiresti.> Non intende parlargliene di certo, d'altro canto non si fida di colei che una volta ha persino ospitato ed aiutato nel proprio villaggio, credendo che fosse diversa. Hanno passato persino dei bei momenti a Kiri, ma è tutto svanito. [ Chakra ON ] Arroganti? Lo sono entrambe ma paiono cieche d'innanzi la loro superbia, eppure strano ma vero ancora non hanno distrutto nulla ne si sono attaccate, perchè perder tempo a farlo lei stessa con le proprie mani? Il mondo gira ormai in modo totalmente differente, più subdoli nel loro rintanarsi dietro delle lucide divise . Annuisce a quel suo primo dire, ne l'una ne l'altra son cambiate seppur il tempo nell'ultima guerra di vedersi fu nulla, entrambi in campi diversi a lottare per il proprio valore ed ideale. C'è qualcosa di sbagliato? Può comprender come la verità sia estremamente celata agli occhi di chi guarda solo il proprio cammino < almeno Suna non l'avete rasa al suolo come la mia casa > dona anche lei le sue stoccate, un botta e risposta che non perderà. La verve di un tempo che torna a farsi presente nelle vene , il chakra che viene smosso un poco solo per il piacere di sentirlo di nuovo, non potente come un tempo, pure differente in qualche suo aspetto, ma pur sempre la propria vita. A quella singola frase non dirà nulla, solo il corpo che si porterà direttamente al capo della cucina ove il frigo giace, sicura di trovarvi qualcosa che le appartiene e che ha vietato di utilizzare, a Dyacon per lo meno. Andrebbe a prender quella bottiglietta lasciata li, tozza e grassa sul fondo il cui contenuti riluce di un leggero color oro chiaro . Sakè. < hanno perso tutto > inizia senza donar mai la schiena all'altra, pur muovendosi senza sembrar realmente un granchio, le iridi per lei, le mani alla ricerca di due tozzi bicchieri in legno da poggiar lentamente sulla tavola stessa < famiglia, villaggio, per dieci anni son scappati da coloro che non poterono combattere > loro erano i baluardi delle rispettive casate, villaggi, eran loro a dover protegger tutto e alla fine non ci sono stati. Solo la morte sarebbe stata gloriosa in quel momento, ma ciò non è giunta per loro < si sono costruiti una vita qui, all'ombra della paura di ciò che c'è la fuori. Uniti in una falsa pace per sopravvivere.. ma adesso i kage e i villaggi non sono altro che mere persone prive di alcun potere > il sakè che viene stappato dal tappo in legno, lentamente scolato in ognuno dei due bicchieri prendendone uno per se, l'altro lasciato in un tacito invito . Stanno parlando, non si stanno ammazzando, questa può esser considerato un momento raro < non ci sei stata nel momento del bisogno, quando è crollata Konoha e i suoi abitanti sono stati cibo per le bestie > entrambe non ci sono state, eppur punta sulla rosata più di lei . Colei che doveva esser il capo del proprio villaggio, la guida di coloro che si fidavano ciecamente di lei ma anche colei che doveva esser in grado di curarsi della propria gente ormai morta , < secondo te , chi ti seguirebbe? > retorica in quel dire, quando la risposta è chiara e luminosa perfino con quel buio che adesso inizierà a scender da quella finestra. Lunghe ombre che si annidano nell'appartamento ma lei di accender la luce non ne sente alcun bisogno . < davvero? così come Hitomu Kibou aveva il mio. Lui si che ha compreso il mio sogno aspettando che lo realizzassi a fondo, non mi ha nemmeno arrestata quel giorno, anzi, ci siamo fatti una promessa > velenosa? Forse, eppur anche lei ha provato rispetto per il portatore della volpe a nove code. Un singolo incontro voluto dal destino, e la promessa di far veder al biondo come sarebbe sorta di nuovo Amegakure. Sarebbe potuta morire in quel momento eppure ne ha trovato un amico oltre che un conforto , che strani avvenimenti quelli < terrore? > sorride anche lei a quel dire < oh no, il terrore è scomparso quando avevo dieci anni, la vendetta quando Yukio è morto finalmente > una liberazione per il proprio animo, sapere che quell'essere sia morto sotto il peso delle proprie scelte . Dopo esser stata tanto vicino alla morte, dopo aver perduto quel sogno, di chi potrebbe mai aver paura? Adesso quella s'è trasformata in paura per qualcun altro, qualcuno i cui ricordi devono rimanere celati < perchè la mia casa è di nuovo qui, il mio villaggio non è più nelle vostre mani, e farò di tutto purchè rimanga tale > libero come deve essere, un sacrificio quello necessario per liberarsi dei propri peccati, della propria promessa non mantenuta < non esiste più il concetto di shinobi di un tempo. Adesso nessun nome è più grande dell'altro > nessuno, tantomeno lei potrà destabilizzare quella falsa pace per i propri scopi rischiando di metter in dubbio quella del proprio villaggio. < davvero? > il bicchiere che viene portato alle labbra per bere quel liquido che pizzica un poco la gola < sono sicura di avere una visione molto più ampia adesso > un invito ad esprimersi in ciò che tace, rimanendo silente, interessata alle sue di parole. [chakra on][ Equip : Porta kunai + 2 kunai a 3 punte | Ombrello di carta + spiedi dentro] Non ha ancora attaccato poiché ha sempre dato modo al nemico di dialogare prima d'iniziare la lotta per la supremazia. Contro Hotsuma, avvenne quel momento di stasi in cui si scambiarono parole poco piacevoli, ma pur sempre un discorso, per di più risalente ad un incontro avvenuto ancor prima che s'affrontassero. Stessa cosa accade per quanto riguarda la faida aperta con la Yugure, per la quale vi fu dapprima un incontro per cercare d'appianare, per quanto possibile, le divergenze iniziando a lavorare in sincrono. Sicché non accadde, cominciò la guerra che tutti conoscono. E stessa cosa avverrebbe adesso nei confronti della Ishiba che lascerebbe parlare. <Il problema principale eravate voi traditori di Oto.> Non le interessa della vecchia storia di Ame, di Suna o di quant'altro ella voglia tirare in mezzo. Per la donna, conta soltanto quello che è accaduto tempo addietro. Ed è infatti di questo che sta parlando adesso, preoccupandosi soltanto di risponderle per le rime, mantenendo alta quella sfida che pare proseguire tra le due fanciulle senza esclusione di colpi. La vede entrare all'interno della cucina, dunque passandole di fianco. La Nara permane sul posto precedentemente occupato, sulla soglia dell'ingresso di quest'ultima, seguendo man mano il passo della rossa ed assicurandosi che non faccia altre movenze avverse nei di lei confronti. Si tratta pur sempre di Sango, quindi è probabile - non impossibile - che agisca per un suo tornaconto personale, sfruttando la situazione. Nota la boccetta di sakè e i due bicchieri che preleva dallo stipite della cucina, facendo schioccare la lingua contro il palato. Lo ha preso da casa di Dyacon, quindi non aveva alcuna possibilità di versarci dentro del veleno o peggio, per non parlar del fatto che l'abbia preso proprio sotto i suoi occhi. <Dieci anni fa, li abbiamo abbandonati in virtù d'una battaglia che riguardava soltanto noi.> Riguardava soltanto coloro che l'hanno effettivamente combattuta. Vi rientravano Oto e Konoha, in minor parte Kusa. Eppure tutti scesero in battaglia per affrontare il nemico che era divenuto comune: uno degli obiettivi della task force, ma divenuto tale non grazie ai loro sforzi. <Avevate tradito la fiducia di chiunque vi stesse a cuore per la vostra ingordigia.> Per la smania di conquista nei confronti d'un villaggio che non apparteneva più a loro, che faceva parte dell'Alleanza e che avevo modificato le sue regole principali in virtù di questa. Soltanto adesso, guardando Kagegakure, forse inizia a capire come si son sentiti loro all'epoca. <Ma allo stesso modo, noi abbiamo peccato per il nostro orgoglio, fallendo.> Le risuonano nella mente le parole di Hotsuma durante il suo attacco nei confronti di Konoha. "Io e te, siamo vittime di questa guerra, giovane Kage" e probabilmente mai parole furono più giuste di queste. La guerra la fanno proprio i Kage, la guerra la fecero lei - in quanto Decima - e l'Oboro - in quanto Mizukage. Allo stesso modo, la sua mente fugge a quando la definì un "Tiranno della pace" soltanto per l'obbligo morale di portare quest'ultima a fiorire per l'intera Alleanza. Per farlo, tuttavia, era pronta a costringere gli altri a volerla al contempo, eccedendo e sbagliando, dimostrando d'esserlo a tutti gli effetti. Oh, Furaya, rammenti mica anche il Finto Dio e le parole che ti furono da lui rivolte? La distruzione del villaggio sarebbe stata causa tua, per quanto indirettamente e così è stato. La smania di riuscire ad ottenere la pace facendo la guerra ha condotto soltanto ad altra distruzione e ad un karma che non ti saresti certo mai aspettata. Tutto gravava sulle tue spalle, tutt'ora ne senti e ne porti il peso, ma non resta altro che un ricordo che vorresti far tornare ad essere vivido, reale. Percorri la strada per raggiungere la tua utopia. <Non ho bisogno delle parole di un traditore per ricordarmi quali sono i miei peccati e quali le mie colpe. Ho già versato più lacrime di quelle che avevo in corpo alla visione d'una Konoha caduta preda del Finto Dio e delle sue bestie. A differenza tua, io ho combattuto per ciò che amo> Poiché per lei Konoha non è mai davvero caduta. Deve soltanto essere ricostruita e messa in protezione, dopodiché tornerà a splendere esattamente come quella ch'era un tempo. Di questo, n'è assolutamente sicura e mai viene meno alla parola data. <ma tu non puoi capire.> Prosegue lungo questa lunghezza d'onda, consapevole del fatto che qualcuno come lei, un traditore appunto, non potrebbe mai comprendere la visione che ha lei del suo mondo ninja, del suo villaggio e del suo amore verso questo. <Chissà, forse nessuno o forse in molti.> La task force è ancora dalla sua parte, quindi non teme assolutamente il problema. Sa che non combatterà da sola nonostante reputi di non meritare quell'affetto incondizionato che loro ancora le concedono. Va da sé che le parole di Sango non la ledano in nessun modo, spronandola soltanto a risponderle a tono come fatto fin dall'inizio del loro incontro. Gli occhi chiari, gelidi come il ghiaccio, continuano a scrutare il di lei fare, studiandola in ogni minimo movimento. E' palese la sfiducia reciproca. <Mi hai mai parlato del tuo sogno? Hai mai cercato di farmi capire a cosa puntassi? Anziché rivolgerti a coloro che avrebbero potuto aiutarti davvero, non hai fatto altro che aggregarti alla Yugure.> Perdendo di contro qualunque fiducia avesse un minimo coltivato da parte della Decima, la quale or aggrotta appena le sopracciglia, irrigidendo la muscolatura facciale. Purtroppo, è esattamente così che è andata. E' un pensiero che molto difficilmente abbandonerà la sua mente, adesso. Ha sempre reputato la donna capace di ragionare, finché non ha commesso l'errore madornale di prendere tutti in giro per il suo scopo, quando avrebbe potuto comportarsi in maniera diversa. Dalle di lei labbra schiuse, sfugge un'altra risata ed un cenno di diniego col capo. <Yukio è morto? Finché non vedo il suo cadavere, non crederò a nessuna di queste teorie.> Il Kokketsu era un Tessai, era immortale, paragonabile ad una divinità. Non crede che sia stato spazzato via mentre gente come loro è sopravvissuta nonostante tutto. In cuor suo, è celata la speranza che possa rivedere uno dei suoi più cari amici nonché alleati, prima o poi. Neanche per un istante, ha creduto che fosse sparito a sua volta come tanti altri. S'avvicina di mezzo passo, il tempo necessario affinché possa allungare la mandritta in direzione del tavolo, agguantando il bicchierino contenente il sakè. <L'ultima volta che abbiamo bevuto assieme, mi fidavo ancora di te.> Glielo rammenta, portando la bocca a schiudersi, il capo ad inclinarsi indietro e a condurre quell'unico sorso lungo le fauci e la gola. Pizzica, non le importa. La fa sentire per un attimo più sveglia, più viva. E riesce a ragionare come si deve. L'importante è che non ecceda nel suo consumo, altrimenti rischia soltanto di commettere altri sbagli. <Che tu ce l'abbia o meno, non m'importa. Non l'hai avuta allora, temo che anche adesso le cose non siano cambiate. E mi chiedo tutt'ora la motivazione della tua stasi. Non mi attacchi, dunque? Non vuoi la mia testa su una forca all'ingresso di Kagegakure per spaventare le bestie dalle quali siete fuggiti?> Branco di conigli. Sprezzante, ride. [ Chakra ON ] < Oto > mormora quel nome, quella guerra mossa per i propri obiettivi, tanto distanti dalla terra del suono eppur tanto vicina a coloro che vollero tornare a quella loro casa. Per non esser più schiavi di una pace in cui nessuno credeva più, di un alleanza creata sui corpi dei morti e sui villaggi distrutti, perchè chi come loro son nati al tempo della guerra, sempre quella cercheranno fino alla fine della loro miserevole o onorevole vita. Ognuna avrebbe visto l'altra con il proprio filtro, forse troppo incompatibili per comprendersi davvero, solo quello, non accettarsi - quello sarebbe stato un avvento da scrivere negli annali < la storia si ripete sempre, da uno sgarbo uscirà sempre il fiore della vendetta. Ecco perchè ci odiano > hai compreso ora Furaya? Sono tutti coloro che nascono dal passato a tener in piedi in qualche modo questo nuovo mondo, avvelenandolo e volendo la loro vendetta contro un nemico - un'alleanza che perdurerà fino a quando quell'odio stesso non finirà nella polvere, per poi rivolgere gli sguardi di nuovo l'uno verso l'altro, pronti a creare una nuova guerra < mi parli di fiducia ma ricorda, sono il frutto di ciò che mi avete fatto > un cenno con il bicchierino ancora stretto nella mano. Poco il sakè bevuto, quel tanto che basta ad inumidirle la gola, a farla ardere per qualche attimo. Un singolo movimento per riportar di nuovo quel bicchiere al petto nel sentire quelle parole, lacrime, dolore, cosa cambia a quel mondo? < le lacrime non servono a nulla. Devi esser pronta a pagare per ciò che hai fatto o non hai fatto. Tutti qui siamo chiamati a doverne rispondere, la differenza è dove vuoi stare, se dalla parte dei tuoi pochi cittadini ancora in vita che si son ricostruiti una vita con fatica e dolore, oppure cercare di creare un'altra guerra tra i villaggi.. che adesso son tutti sotto il controllo del Consiglio > e lei stessa l'ha fatto, continua a farlo e a pagare per ciò che non è riuscita a compiere nella precedente vita , ma ne sarà davvero in grado? Lei stessa è ancora frammentata, alla ricerca di quella fioca luce nel bel mezzo di quell'oscurità che la circonda, fatta di visi ormai morti e catapultata in quella nuova realtà tanto distante quanto diversa dalla propria vissuta. Curiosa di sapere da quale parte penderà da ora in poi Furaya Nara, dalla parte dell'alleanza o divenendo lei stessa una traditrice? < credi che non abbia combattuto per ciò che amo? Per la libertà del mio paese dalla vostra ingordigia e dal vostro sentirvi portatori di una pace inesistente ? > le domanda pur di farla ragionare , pur di farle vedere oltre quel disprezzo di un kage che non esiste e che forse mai tornerà indietro. No, quel mondo è troppo acerbo per ricascare immediatamente sugli errori del passato , deve ancora maturare meglio il proprio dolore e ricordare cosa vi è stato prima di Kagegakure , poi quelle guerre sarebbero riemerse prorompenti < non credo ci siano molte parole da dirci adesso > lento il passo riprende verso il tavolo, la destra che andrà a poggiar il bicchier lentamente per ritornare li, ove l'ombrello giace, cercando il percorso migliore per continuare a fissarla < volevo indietro la mia casa, il mio villaggio libero dalle vostre mani. Adesso lo è, dunque non permetterò a nessuno di destabilizzare la nostra pace > orgogliosa in quel che dice, drizzando la schiena e irrigidendo il collo. Una chiara posizione la propria, mentre lenta andrà a recuperar l'ombrello per porlo sotto il braccio sinistro, elegante mentre la porta verrà aperta con un colpetto < vedi Furaya, credo tu non abbia mai compreso che tutto ciò che volevo > il corpo che si ferma li, all'ingresso di quell'abitazione che ha sporcato di sangue e trucidato nella privacy < era vedere la testa di Yukio appesa fuori da Kusa . Li mi sarei sentita in pace rendendogli il favore > l'ombra di un sorriso che inarca le morbide labbra prima che inizi a metter davvero la testa fuori < della tua testa appesa non me ne faccio nulla.. io > lei, in qualità di persona, lei in qualità di Shinsengumi.. beh, è tutto un altro paio di maniche < sono sicura che allora ci rincontreremo, con la speranza che la tua devozione vada di nuovo a questa Konoha, a questa Kagegakure.. e non ad altro > avrebbe indagato, l'avrebbe fatta seguire senza dubbio, per scoprir da quale parte della bilancia il peso di quella donna andrà a gravare. No, non permetterà ad alcuno di affossarla di nuovo, e con un ultimo cenno andrà a scender di nuovo in strada, rimuginando su quell'incontro particolare sebbene non troppo lungo. Non ha preso nulla di ciò che le appartiene, ormai passato potrà rimanere a Dyacon. Che ne faccia ciò che vuole, ma di certo non la vedrà mai più in quelle quattro mura. [end] Forse, in fin dei conti, ha perso soltanto tempo dietro a questa donna che una volta era identificata come una traditrice. Forse, è soltanto questo. Le parole dette vengono perse nel vento, assieme al sakè che scende lungo la sua gola, facendola bruciare. <La pace si ottiene tramite le guerre, le guerre tramite la bramosia della pace. E' un circolo vizioso che non avrà mai fine. Se sono riuscita a capirlo io, puoi capirlo anche tu.> Lei sempre così testarda, tanto da scendere in campo sempre e comunque per quella pace che anelava con tutta se stessa, prima di riuscire a comprendere come senza la battaglia non la si potesse ottenere. La pace è soltanto un periodo di stasi prima d'un'altra grande guerra: niente di più e niente di meno. Nel mondo, non vi sarà mai un periodo tale finché ci sarà gente che vorrà continuare ad imbracciare le armi, combattendo per la supremazia. <Oppure sei il frutto di ciò che sei voluta diventare?> Che lei sappia, la donna che ha di fronte non ha mai fatto davvero nulla di eclatante se non la presa d'Oto assieme alla Yugure. Di conseguenza, non si sente affatto responsabile delle conseguenze che ha subito, poiché le reputa direttamente personali. <Non ho bisogno del tuo aiuto per sapere dove stare. Non ho bisogno del commento d'un traditore che neanche comprende cosa voglia dire "Alleanza". Dunque, chiudi quella bocca poiché non meriti neanche di continuare a respirare.> E s'alza in piedi, lasciando andare quel bicchiere. Recupera quelle che erano le sue cose, nonostante non le tolga di dosso neanche per un istante lo sguardo. Inoltre, il tono usato poc'anzi per rivolgerle quella che sembra tutt'al più una minaccia è assolutamente pacato. Non ha bisogno d'arrabbiarsi, non sarà di certo l'altra a farle perdere il lume della ragione con delle parole che le scivolano addosso, perdendosi nelle tenebre della notte che ormai fuori è calata. <Noi almeno abbiamo tentato di trovare la pace, mentre voi traditori avete pensato di affrontare l'Alleanza da soli. Sei l'ultima a poter avere voce in capitolo.> Neanche per una volta, neppure alla fine di quest'incontro, sceglie di chiamarla per nome. Non meritando fiducia, non merita che venga così chiamata. Traditrice è il titolo che meglio le dona e con questo - presuntuosa - continua a definirla. Almeno finché non le darà prova del contrario, ma in fin dei conti chi glielo fa fare? Per quale ragione dovrebbe sprecare il suo tempo dietro a qualcuno che non potrà mai cambiare? Che agisca come crede, che faccia quel che vuole. Quando qualcuno riuscirà a fermare la Volontà del Fuoco che arde nel petto della Decima Hokage, allora - forse - si potrà discutere dei suoi errori e dei suoi peccati una volta per tutte. <Sei anche l'ultima a poter parlare di pace. Non sai neppure cosa voglia dire.> Le professa dietro, mostrando un piccolo sorrisetto bieco. Il capobranco è ancora lì, ferma, ferrea nella sua volontà di portare giù con lei Kagegakure. Se la volevano contraria al Consiglio, beh, non c'era bisogno di Sango né della Shinsengumi. Anela soltanto al suo sogno utopico di ricostruire Konoha e tanto le basta. Quel distretto non è il suo villaggio e non lo sarà mai. Quel monte dei volti non è l'originale e allora tanto vale non erigerlo ancora. E potrebbe continuare all'infinito, ma si limita a prendere le sue cose e ad abbandonare la casa del Sabaku soltanto quando l'ombra della Ishiba sarà sparita e le permetterà di tornare a respirare aria pulita. [ EXIT ]