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[Anime di fuoco]

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con Sango, Hye

15:44 Sango:
 Che ci sia pioggia o sole perchè fermarsi nel proprio fare? Abituata ad entrambe non andrà a farsi alcun problema l'Ishiba a percorrer strade che ormai ha imparato a conoscere, le stesse ormai calcate giornalmente perfino per le ronde alle quale tiene particolarmente. Meglio che siano i propri occhi a veder cose che non vanno bene rispetto agli altri membri della Shinsengumi, deve molto a quella terra sebbene continuino in qualche modo ad esserle diffidenti gli abitanti. Odiare e farsi odiare, un cerchio che continua a ripetersi all'infinito. La rossa avanza verso quello stesso palazzo indicatole dal compagno di Clan, quella via che porta alla mente antichi ricordi ma adesso bloccati per non lasciarsi andare a qualcosa ormai finito. Lui non esiste più, adesso vi è solo un nuovo essere che cerca solo di proteggere. I vestiti son quelli della Shinsengumi, una camicia bianca posta sotto nascosta da quella giacca in doppio petto sagomata e militare nera, le strisce rosse che permangono su entrambe le spalle e le braccia donano un filo di colore alla sua figura. La gonna nera accoglie per non troppi centimetri le proprie gambe, coperte da semplici calze nere a trama sottile, e da semplicissimi sandali con un poco di tacco. Una veste riconosciuta in quel nuovo regno eppure non ne fa ancora del tutto parte sebbene aver consegnato Mekura Hyuga le abbia concesso un poco di respiro, ha mostrato che la propria decisione è stata accolta del tutto dal proprio essere. I lunghi capelli rosso sangue scivolano in un alta coda di cavallo sulla sommità del capo, lingue che scivolano ordinate sulla schiena, mentre l'azzurro sguardo permane dentro quel palazzo che sta scalando piano dopo piano seguendo le scale, alla ricerca di un nome conosciuto su un campanello. Quello non le è stato detto, potrebbe dare realmente la scalata a tutti i piani con in mano un semplice sacchetto in cui alcune cose son state prese. Alcuni the, qualche mela, e cibarie varie, deve farsi perdonare dopotutto. Lo stesso sguardo che solo ad un certo piano andranno a fermarsi interessate, Ishiba. Beh se non è lui di certo sarà qualche clannato . La mano che si solleva senza alcuna timidezza, le nocche che si impregnano della porta creando un delicato rumore per tre volte. E rimane in attesa che qualcuno venga ad aprirle, sempre che vi sia qualcuno li dentro. E' stata avvisata anche su quella possibilità, al massimo avrebbe lasciato quel sacchetto alla porta insieme ad una farfalla. [vesti Shinsengumi]

15:59 Hye:
 E' giorno ed ormai non sa neanche più da quante ore è china con la testa sui libri < hmph.. > la mancina si solleva sul punto dolente, la cervicale. Lente passate con cui si premura di massaggiare via la tensione accumulata. Le palpebre scemano lasciando fremere l'ampio ventaglio di lunghe ciglia scure, mosse dal sollievo provato al tocco. L'espressione è spenta, nulla le si può leggere in volto e nella maggior parte dei casi sta a lei scegliere se rivelare il proprio stato d'animo. Ma in questo momento l'unica cosa di cui curarsi è il dover mettere ordine in un appartamento già di per sé tenuto curato dal fratello. Non ci è voluto neanche troppo per convincersi a convivere, riducendo le spese, sotto il cielo di Ame. Il via vai dei cittadini rende frenetico il suono fuori dalle finestre, appena schiuse per lasciar passare un filo d'aria. Con un colpo di reni va sollevandosi, lasciando al di sotto solo l'impronta stropicciata del peso esercitato sul cuscino. Si cura di non urtare il basso tavolino, sfilandosi a modo per raggiungere con falcate pigre la finestra < .. > diversi sono i pensieri che la sollecitano a guardare fuori, specchiandosi sul vetro leggermente inclinato. Si perde nel caotico panorama, una vera e propria Metropoli quella che si consuma sotto lo sguardo smeraldino < oh > e a salire, gli occhioni trovano contatto col proprio riflesso, un riflesso che ha il potere di inquietarla e non poco. La mancina si solleva andando a poggiare sulle tracce calcate di quello che sembra un tatuaggio ad altezza della gote, posto alquanto bizzarro per decidere di lasciare il segno. Eppure ciò che riflette la vetrata della finestra è timore, è stizza, è tante cose. Un fascio di emozioni spezzato dal suono di ben tre tocchi, sufficiente per farla sussultare e volgere di scatto il capo verso la porta < Shi... roi. > a fil di voce lo invoca. Tuttavia ritiene impossibile possa essere il fratello, in fin dei conti erano rimasti che non si sarebbero visti prima di sera per tutta una serie di impegni legati al peso che comporta il coprifronte guadagnato. Lei d'altro canto spende il proprio tempo libero dietro i libri, alla ricerca ossessa di Conoscenza, un piccolo vizietto ereditato a quanto pare da un vecchio gene represso in Famiglia. Ma questa è un'altra storia. Ciò che importa è come va reagendo, esaltando la presa di un kunai che ha lasciato in casa il fratello qualora fosse servito. L'ampia manica della vestaglia da casa dovrebbe poterlo confondere almeno fino alla punta, l'unica estremità visibile se non fosse che la mano poggia dietro la schiena. Si affaccerebbe allo spioncino, vedendo il volto di una donna. Mille potrebbero essere i pensieri che a questo punto contribuiscono a farle tendere ogni muscolo in corpo, primo fra questi il coprirsi il volto fino a sotto il naso. [zip!] Suono di una cerniera sollevatasi al massimo, troppo lontana dall'attaccapanni per munirsi anche di una sciarpa a camuffare un fasullo stato febbrile. Non si fa cogliere ulteriormente impreparata, mantenendosi cheta ed espressivamente garbata nell'aprire la porta e pararsi infine dinnanzi a sé < … Sì? > non un passo dal ciglio di casa, terribilmente territoriale. La vedrà minuta, avvolta in un fascio di tessuti modesti ma dai colori variopinti. La base è bianco perla, ma verso le maniche e l'estremità inferiore vi sono delle chiazze arance, rosse e nere. Schizzi che richiamano il motivo di una farfalla, leggiadra lei come un battito d'ali. Rigorosamente scalza. Nera matassa di capelli lasciata oltre le magre spalle, e solo il viso contornato da talune lunghezze come ad esempio la frangetta e pochi ciuffi infilatesi nell'ampio collo delle vesti.

16:14 Sango:
 Il peso che si sposta nervosamente da un piede all'altro in una specie di ritmo mentale appena accennato dal rumore dei tacchi su quel pavimento liscio e privo di imperfezione alcuna, detesta attender troppo eppure la possibilità di sfondare quella porta le sorge alla mente, insieme ad una lieve risata che sfugge a quelle morbide rosee gemelle, prive di trucco alcuno come tutto il resto del viso. Sarebbe stato alquanto divertente farlo eppure molto poco educato ed elegante nei confronti di quel ragazzino, piombare in casa di un mezzo sconosciuto non rientra nella sfera degli insegnamenti posti dagli antichi Ishiba . Lo sguardo che par scivolare via con imbarazzo intorno a se nella consapevolezza di attender qualcuno che probabilmente non è in casa. Che stia aspettando invano? L'espressione sul viso che si contrae lievemente, stizza, e starebbe quasi per girare i tacchi per andare via, lasciare il sacchetto li a terra chinandosi eppure in quella posizione , la schiena arcuata verso il basso, la porta andrà ad aprirsi con sua somma sorpresa. Il sacchetto che viene ancora tenuto dalle sottili dita per non lasciarlo coglier all'altro < speravo di trovarti in casa > un sussurro basso e dolce, di un sorriso che si amplia mentre lentamente andrà a salire verso la propria di altezza. Le iridi che seguono quel corpo minuto, un corpo femmineo nella stessa essenza, in quelle forme celate, e in un viso per metà coperto, in quei lunghi capelli neri che si nascondono timidi sulle spalle della stessa ragazza. Qualche attimo di confusione attraversa quel viso maturo, probabilmente più alto della controparte, eppure qualcosa le dice che ella sia la sorella del bianco. Sebbene i visi non paiono esser troppo simili, i colori completamente stravolti, egli bianco e puro come la neve, lei più selvaggia nello stesso sguardo affilato e pregno di un verde intenso, raggiunto dalle proprie azzurre < dovete esser la sorella di Shiroi suppongo > un sussurro basso, delicato, il lieve imbarazzo che va svanendo in pochi attimi, ammettendo sia la conoscenza del fratello ma anche la sua stessa esistenza, pur non conoscendone il reale nome < sono Sango Ishiba > quel cognome dovrebbe dirle sicuramente qualcosa, una certa appartenenza ad uno stesso comune clan. Che anche quella piccola faccia parte di loro? < stavo cercando vostro fratello a dire il vero > la destra che sostiene quella busta si solleva di poco verso l'alto, mostrando quel che la sua trasparenza consente, delle piccole mele rosse impilate in esso , e attende, impalata d'innanzi a quella casa senza alcun segno d'irrequietezza adesso, eppur le proprie iridi non potranno fare a meno che osservar al di la di Hye stessa, alla ricerca di quel volto noto e gentile che ha avuto modo di conoscer qualche volta. < è in casa? > tace adesso, attende retta e con l'ombra di quel sorriso a sollevar le stesse gemelle, la schiena che si mantiene dritta in quella posizione quasi militare dovuta anche al portar seco lo stemma di qualcosa di più grande di un villaggio stesso.

16:34 Hye:
 Quello che salta prima all'occhio è il volto maturo, la postura marziale, e la profondità di occhi che se potessero parlare direbbero molto di più di quello che soffoca l'espressione < .. > la osserva, scivolando anche in un fare alienante per quanto ossessivamente le smeraldine si assottiglino su ogni dettaglio della donna. Ed è a quel punto che la gravità dovrebbe essere percepita pesante, i silenzi come aghi, e la tensione alle stelle. Piccolo effetto collaterale di un comportamento non del tutto abituale, ma lei di consueto invero non avrebbe poi molto. Scossa un po' dal suono delle altrui parole, si desta, tornando a munirsi di una facciata e maniere già molto più adatte ai convenevoli che si rispettano in queste circostanze. Dinnanzi alla presentazione e soprattutto nel momento in cui viene chiamata in causa con il proprio grado di parentela, è lesta a rispondere con un chino del capo e un vago sorriso di circostanza < Oh le ha parlato di me. Spero di non dover rimediare ai pasticci di mio fratello, a questo punto > cinguetta con un tono di voce baritonale ma tanto avvolgente da pizzicare note calde < Il mio nome è Hye Miyazaki. > cognome preso in prestito per mantenere un profilo basso. Poco più che una ragazzina, dai tratti simili a Shiroi seppur non portino li stessi colori e solo per questo la stragrande maggioranza mai direbbe del loro legame. Ma è proprio in questo che si sono detti di dover calcare ancor più la distanza tra loro, lasciando alla Farfalla Bianca le luci della ribalta mentre lei nel suo piccolo sarà solo il bulldozer della situazione. Selvaggia, ebbene sì. L'aura a gravarle attorno ne sporca la bellezza in una maniera irriverente, quasi ostile, seppur si conci in un certo punto per camuffare il bruciore sotto pelle. Il volto è pulito e non par necessitare di alcuna aggiunta, ci sono già due ombre calcate sotto gli occhi a stabilire un tocco disubbidiente ai classici standard di femminilità < Sango. > inchioda < ...Ishiba. > effettivamente le rievoca un suono familiare, ciò che sa è che sia l'unica vagamente accettabile a tal punto da non aver bisogno di rimanere con i sensi in allerta. Eppure la mano che stringe il kunai non smette di celarsi dietro la schiena < Capisco. > non del tutto in realtà, ignora cosa sia accaduto al dojo e l'unica informazione che è riuscita a scucire al fratello è il fatto che si sia incontrata con lei. Ne studia le fattezze riconducendosi ai racconti dell'albino ed è quel punto, laddove lo sguardo dapprima era perso nel vuoto, che torna a puntarla come un mastino. D'istinto nel vederla invadere con gli occhi i loro spazi personali, le viene naturale planarsi dinnanzi tanto da tendersi e rizzare la spina dorsale < Momentaneamente non è in casa, Signora. > signora, se fosse scandito dovrebbe anche essere preso come un insulto tanto risuona in maniera ostile. Sa di non dover temere di lei, il solo sacchetto dovrebbe istintivamente farle calare l'ascia di guerra, eppure è ancora lì che ci pensa se abbassare le difese.

16:51 Sango:
 Pure le proprie iridi incedono con ossessività nei confronti di quella sconosciuta, il corpo che s'irrigidisce di rimando nel vedersi analizzare in quel modo, ogni singolo muscolo teso pur non essendo pronta a combattere. Perchè dovrebbe ? Dopotutto è li solo per una gentilezza nei confronti di colui che ha mandato nella tana di un lupo famelico, il senso di colpa che si è acuito in quei giorni nel solo pensarci. Il viso che permane in quel sorriso ombroso, nulla di più, tese le labbra quasi a mostrar i denti , due piccole arpie che si studiano vicendevolmente come fossero nemiche. Ricorda quasi l'incontro con Kimi Doku, in quella lunga guerra in una lontana Kiri, ove i loro scontro son stati più dettati dagli sguardi dell'altra. < si > conferma con fare naturale < no, devo solo scusarmi con lui > eppur nota quella lieve tensione all'uscio di una casa comune, un appartamento pulito ad un primo sguardo veloce . Apprende quel nome, quel cognome lasciato differente da colui che è Tsuki, che non siano figli di entrambi i genitori? Poco importa, nella propria vita ha appreso che non solo il legame di sangue unisce due figuri in un atto di fratellanza. Le iridi che violente torneranno alle sue a sentirla ancora parlare , di quelle semplici parole lasciate li, di una mano ben nascosta alla quale pone attenzione seppur non sappia il motivo. Potrebbe ucciderla senza dubbio sebbene non pare ci sia una motivazione valida , ma è l'ultima sua parola che la spezza dentro. Signora. Va bene che ha una certa età adesso, ma i dieci lunghi anni rimasta preda di quel gelido tocco di un cristallo hanno mantenuto le fattezze come le precedenti, seppur quelle rughe di dolore sono impresse nei propri occhi . La mano libera che scivola verso l'alto, carezzando il viso con una sorta di disperazione < sembro davvero così vecchia? > come a voler stemperare quell'andamento teso di quella conversazione con un sorriso spiaciuto a calar verso il basso le gemelle rosee < avrò pure i miei anni, pensavo di dimostrar quelli di dieci anni fa > forse non è così, avrebbe dovuto controllarsi meglio allo specchio e pianger anche quella di sventura < chiamami pure Sango > molto meglio il nome che un onorifico che non desidera avere, ne ora, ne mai. < non vi ho vista con vostro fratello all'interno del dojo > la curiosità che scivola impertinente oltre il filtro mentale, alla ricerca anche lei di connessioni e informazioni del mondo, per attribuir al proprio essere quell'antica verve di colei che della conoscenza ne ha fatto un'arma. Perchè anche lei non si è unita a loro, piccoli manipolatori di un arte che pare star morendo, pochi son quelli rimasti dopo le lunghe guerre, ancor meno coloro che hanno insiti in loro un potere tanto antico. Ma il sospiro che sfugge la porta a parlar ancora < potete consegnarglielo voi dunque > inopportuna nel provar solo a pensare d'entrare in una casa non le appartiene , scivolando in avanti con la mera mano e quel piccolo fagotto da poterle consegnare , in attesa che la stessa lo prenda tra le sue .

17:15 Hye:
 Potrebbero continuare per ore, potrebbero prendersi per i capelli e neanche si tirerebbe indietro. Non la teme e questo è il classico errore di gioventù che spesso sfiora i cuori temerari ma le menti poco sagge. Ma c'è una cosa che la fa ragionare, l'istinto < Scusarsi. > ripete, percependo d'istinto un senso di impotenza dinnanzi a simili parole ricche di onore. Sono poche le cose che le tornano ad accendere la lampadina e l'Ishiba sembra essere stata chirurgica nel trovare la giusta insenatura. D'altronde per quanto territoriale le è stato insegnato di tendere la mano a chi ne è meritevole e chi si anima di simili sentimenti non è certo qualcuno a cui poter sbattere la porta in faccia <... hmph. > sbuffa contro sé stessa, certo non le riesce facile fare un passo indietro, non le riesce facile ammettere a sé stessa di aver esagerato. Ma nonostante la faccia contrita si sforza ad allungare un sorriso di circostanza, chinando il capo in segno di accettazione verso il sacchetto teso verso sé < Non doveva disturbarsi. > le affusolate manine laccate di pece sulle falangi si avvolgerebbero alle maniglie, provando ad esercitare una pressione tale da provare a tirarsela a sé la Signora. Le palpebre scemano mentre l'espressione si finge austera, contenendo quel pizzico di vergogna nel dover ritornare così palesemente sui propri passi < Si accomodi. Le offro del té caldo. > e non quella robaccia dei mini market che si trovano lungo la strada. Nonostante sia una selvaggia, certe usanze la Madre gliele ha inculcate a forza, dovendo agire controvoglia ma pur sempre agendo in tempi accettabili. Si scosterebbe dunque dall'uscio, cercando sempre di non mostrarle la schiena nel tempo in cui lei potrà accettare come meno di avanzare. In quel frangente, quando meno avrà badato a guardarla, proverebbe a riporre il kunai nel primo stipo a portata. Anche avvantaggiata dalle ampie maniche che strabordano. SOLO qualora l'altra abbia accettato, richiuderebbe la porta per concedersi di risponderle < Il motivo è molto semplice. Non è un posto che mi spetta... > flebile accenno del tono seppur udibile, molto pudico e percepibile come ella si vada a recludere nei propri ranghi. A tal punto da lasciare percepibile anche il senso di disparità che Hye prova verso la condizione del Fratello. Non degna, non abbastanza < ...Sango. > finisce la frase, trascinandola e facendo notare come alla fine della fiera si faccia convincere ad usare il suo nome e non il cognome. Permane sempre il distacco tra le due ma perlomeno ne potranno parlare sotto lo stesso tempo, tanto che si allungherebbe con ampie falcate verso la cucina per raccogliere la teiera di metallo combustibile e inclinarla verso due bicchierini in pieno stile tradizionale. Sango potrebbe notare come sia maniacale il porgersi del polso, mosso con una delicatezza tale da rendere morbide le gestualità. Un vero e proprio rituale da Geisha, figura talmente storica che ormai di questi tempi se ne sarebbe estinto il vero concetto di ospitalità. La riceve dunque come più conviene le regole, facendole cenno di raggiungerla qualora si sarà privata delle scarpe oltre la gradinata dell'uscio. La Genin nel frattempo raccolta sulle ginocchia a favorirle la tazza, sull'altro capo del tavolo cerimoniale < Sarebbe stato del tutto inopportuno. E temo che mio fratello sia sufficientemente grande ormai per vedersela da solo in questi eventi formali. > morigerata, tutt'altro tipo di persona rispetto a quello che le ha letto nelle smeraldine l'attimo prima. Più di una facciata che la rende dannatamente mutevole, tanto da starsene ben accorti < Eppure c'è qualcosa che non mi torna. > il tono s'innalza quasi voglia coglierla nel vivo del senso di colpa di proposito < Al suo ritorno non mi è sembrato di vederlo come una persona accolta a braccia aperte. E lei è qui ora e oggi a scusarsi. C'è qualcosa che dovrei sapere dunque, Sango? > quella luce ostile torna a fomentare le smeraldine, fattesi più taglienti e ferali. Protettiva, esagerando ma non tanto da biasimarla.

17:37 Sango:
 Nota quel cambio lieve che avviene nell'altra, come piccoli meccanismi nella propria mente possano farle abbandonare quella chiara posizione di difesa a cui non ha voluto porger stizza, è la sua casa, che la protegga come meglio desidera < le buone maniere impongono questo, e il mio desiderio lo ha accentuato > un piccolo cenno mentre allunga la mano, eppure presa in contropiede da quell'improvviso cambio di ospitalità che l'altra le dona , un cambio quasi radicale rendendo quei lineamenti più morbidi e femminei a modo proprio, di quelle iridi particolari dal taglio felino. Le rimembra quasi lei stessa, quando il fratello era ancora vivo e ad alcuna aveva donato il permesso di avvicinarvisi. L'uscio che si apre lentamente, proprio come lei, par esserci voluto un pò per prendervi un minimo di confidenza, consapevole che le parole per il fratello abbiano ammorbidito un animo austero quasi quanto quel volto che porta adesso. La situazione che s'alleggerisce, il peso sulle spalle che si fa meno pronunciato, in una schiena che si allenta un poco eppur rimane lo stesso soldato di sempre < con piacere > elegante anche lei entrando in quell'appartamento, eppure non scostandosi da li fino a che le scarpe non l'abbiano liberata dal dolore e possa camminar a piedi nudi al suo interno, permanendo in quella stanza al suo centro senza prender davvero posto se non invitata a farlo < capisco > che l'altra non abbia le stesse abilità del fratello, non una cosa non poi così difficile da comprender. E non andrà di certo ad infierire, di quel tono che ha utilizzato e un sorriso amaro si solleva alle labbra nel cercarne il viso volendo comprenderla < non siete la prima > un senso di comune accordo quasi, nemmeno lei come l'altra s'è mai sentita all'altezza di una purezza che non le appartiene. Macchiata di un rosso violento e volgare rispetto al candore di una pudicità alla quale non potrà mai avvicinarsi nemmeno volendola. < mi ricordate me quando ero molto più giovane > lo sguardo arrogante e mai basso, pronta a protegger una memoria a costo della vita, sapendo di dover rischiar se stessa pur di innalzare qualcun altro più di lei . La segue in quella posizione raccolta , il tavolo basso che viene lievemente carezzato dalle sottili dita che si inerpicano tra le sue giunture , tra i disegni senza alcun senso che la riporta alla natura stessa percependone quasi la stessa vita. Lo sguardo che si perde per qualche attimo nello stesso prima di tornar a lei e a quel thè. Le mani che prenderanno delicate quella tazza per portarla davanti a se, troppo caldo per berlo immediatamente < mh? > lo sguardo vacuo che torna a viver di nuovo di vita violenta al suo udire < il mondo è cambiato, molto pochi ricordano quel che vi fu in passato > comincia con delicatezza quel piccolo preambolo riferendosi a quella stessa natura che lega tutti e tre < eppure io ricordo molto bene. Vostro fratello fa parte del mio clan per iniziare > la sua attenzione li diviene come quella di una madre, di una sorella, atta a protegger ciò che le è abbastanza vicino da costituirle quasi una famiglia . Quella che non ha mai avuto, quella che ha voluto creare e quella che è andata distrutta per il proprio egoismo < e somiglia terribilmente a mio fratello > e quel sorriso amaro che torna a farsi forte sul viso, su delle iridi che incedono lievi sul thè caldo e sul suo calore, di forme che si sollevano verso il proprio viso a farle giungere il dolce aroma delicato a lenir l'anima. Forse è quello che la spinge tanto a volersi assicurare di lui, di essersi offerta come insegnante pur di non farlo tornare tra le grinfie di quell'essere schifoso . Lo stesso pensiero che si annida nello stomaco portandole la nausea, in un viso maturo che mostra le proprie emozioni senza vergogna alcuna, libro aperto di rabbia e dolore, di amore perfino quando ne riesce a provare < non potrei lasciar che mani immonde possano avvicinarsi macchiandone la purezza > un esser tanto puro avrebbe meritato un posto degno della sua essenza, libero eppure bellissimo, da osservar da lontano e irraggiungibile allo stesso momento. Una speranza che par riaccendersi nel proprio essere, decisa a far si che tutte quelle parole possano davvero divenire realtà. Di un sogno marcio e ormai cenere, dalle quali troverà di nuovo la forza. Mettendo in chiaro la propria posizione, l'avrebbe vista svolazzare intorno al fratello per molto tempo, eppur non vi è malizia in quello sguardo, lontana da quei pensieri ove solo l'amor puro ha possibilità di sbocciar.

18:07 Hye:
 Il cerimoniale dura il tempo che deve durare. In primis è il vapore a disperdersi tra le due, che a separarle vi è oltretutto solo un tavolino da salotto ormai. Le gestualità si contengono a premere con la mancina sul cappuccio della teiera mentre la destra poggia solo il medio ad inclinare la teiera al fine di indirizzare il liquido nella ceramica delle tazze. Un profumo di rosa misto ad altre spezie aleggerebbe nell'aria, una dolcezza che impallidisce dinnanzi alle maniere elaborate della Genin. Una grazia che immensamente evidenzia uno straordinario candore se paragonato alle maniere invece più graffianti della mora, un vero e proprio controsenso che sta in piedi per sola volontà divina < Non sono la prima? Oh, pochi in realtà hanno la capacità e il coraggio di riconoscere quale sia il proprio posto nel Mondo. E il mio posto è al fianco di mio fratello. Per sempre. > annuisce appena, distendendo le labbra in un sorriso con una leggera punta di amarezza tant'è che pare evidente vi sia dell'altro carico dietro a simili ammissioni < Sono nata per questo. > e nonostante tutto pare esserne fiera, annuendo con insistenza per dissimulare quanto svelato poc'anzi. La lascia parlare, sorseggiare, osservare. Tutto pare essere nel posto giusto al momento giusto, l'atmosfera in tutto ciò pare quasi sembrare conviviale quando è tempo per Hye di cinguettare in maniera ironica < Ora è lei a pesare sulla sua età. E se le pesa il 'Signora', si deve riveder bene dal sottolineare così tanto la differenza di età con una ventenne. > sospira fingendo contegno e modestia <... Ah ma cosa vuole ne sappia una ventenne di come stare al mondo, d'altronde, non è vero?! > una vera teatrante, se non fosse per il sorrisino mefistofelico che le si disegna tra le labbra < .. > passato, la sola parola riesce a far piombare un rigoroso silenzio in sé. Immediatamente più seriosa si porge all'ascolto, pungendo con la sola vivacità delle smeraldine ora sull'amarezza che le vede disegnata in volto alla donna < Quale tipo di cambiamento sta citando, Sango? > maschera emozioni dinnanzi a tale osservazione, approfittando della vicinanza per studiarla più da vicino. Dalle espressioni, agli indumenti formali. Giusto per saperne di più sul suo conto, impettita quasi quando è tempo di affermare il proprio predominio < Credo sia impossibile. Ce n'è solo uno di Shiroi. > insomma ad ognuno il proprio fratello, insomma, qui si deve marcar stretto, qui la concorrenza è alta. Ignara della dipartita del fratello altrui, ignara del fatto che tanta premura sia data dal ricordo di una persona che ora non c'è più. Ma d'altronde come potrebbe mai sapere. Corruga la fronte, ridimensionandosi alquanto se costretta a dover dar peso alle parole dell'interlocutrice. Visibilmente preoccupata per qualcosa che ancora non le sovviene. Shiroi non ne ha fatta parola alcuna, purtroppo e lei è lì che si tiene in piedi in quella storia solo per sentito dire < Mani immonde. > deglutisce severamente <.. E' per questo che aveva quella faccia. > mormora impercettibilmente, scostando lo sguardo nel vuoto anch'essa. Pondera, ogni rotella viene mossa quando è tempo di riattivarsi e mostrarsi guardinga. Palleggiano le ferine a destra e manca, per finire a stare occhi negli occhi con la stessa Sango. Audace, di una dirompenza giovane sì ma sufficiente per infiammarle occhi e cuore < Se mi sta dicendo che il Clan non è un posto sicuro per lui, le chiedo di essere più chiara con me. Se invece si tratta di un rifiuto all'idea che lui possa far parte del Clan, provvederò immediatamente a ricordare a chi che sia quale sia il posto di Shiroi. Ha tutto il diritto di farne parte, e solo il Sangue dovrebbe parlare al posto suo. > la tazzina viene poggiata con una certa urgenza, accennando a sospiri contenitivi, per timore di poter esplodere dinnanzi ad una simile ingiustizia <... dice bene quando menziona la sua Purezza. E se questa fosse messa in pericolo sarei costretta ad intervenire, Sango. Anche a mani nude. > tutte parole che fanno onore ad uno scricciolo simile, seppur non manchi di riconoscersi un certo limite. Le palpebre scemano per la durezza di un'ammissione che lì giace sulla punta della lingua < Purtroppo non dispongo ancora della sua esperienza, ma sono pur sempre la Maggiore. E spetta a me prendermene cura. >

18:34 Sango:
 L'aroma le circonda con dolcezza, ne prende i sensi rilassandoli un poco eppure permane sempre ritta e inflessibile, di un essere che somiglia fin troppo a quella piccola e poco dolce figura che si trova davanti. Eppure non può non sorrider mestamente a quel suo primo dire prima di tornar seria per terminar il suo dire < pochi hanno il coraggio pure di seguire una strada tortuosa per qualcun altro > aggiunge lieve pur percependo quel senso di amarezza , come se non fosse il posto reale per lei, ma quasi una costrizione da parte di chissà chi < per l'altro si posson commettere le peggiori azioni quando vi è l'amore > non vi sono mezze misure in quello, comprendendo il posto che ha scelto di prender per l'altro. Per amore, quello che riesce a smuover il mondo stesso. Non perde di vista quella piccola creatura, notando quella vita violenta che arde all'interno delle sue stesse iridi, di un orecchio che adesso ascolta attentamente, di una piccola donna che porta seco la pioggia come loro. A quella sua ironia risponde con una lieve risata breve, le labbra che adesso incontrano quella tazzina saggiando il gusto di quel dolce thè senza insozzarlo di altro per poi posarla dolcemente sul tavolino stesso < hai ragione > si limita nel dire, l'età grava sulle spalle con il suo passato < davvero? > richiede alla stessa, domanda a cui non attenderà risposta alcuna < non è l'età a dirmi se voi sapete stare al mondo o meno, quanto le vostre azioni e il vostro passato > quello che li rende grandi anche solo a vent'anni, quello che permane nelle loro menti per sempre < dunque chi sono io per dirvi chi siete senza conoscervi? > non si azzarderà mai a donar quelle risposte così frettolosamente, ha incontrato tanti giovani in grado di viver meglio di lei perfino , solo l'esperienza può dividerle adesso. < un cambiamento non in meglio purtroppo > il sospiro che ne segue porta quelle iridi quasi a divenire stanche < il clan alla quale io e vostro fratello apparteniamo ha dimenticato la strada che era stata tracciata per noi, per impregnarsi di una mera bellezza a cui non è seguita alcuna forza > vi è solo quella adesso, non vi è null'altro, e le parole del capitano comandante ancor rimbombano nella propria mente rendendola consapevole della ragione insita in loro. < anche Ren aveva i suoi stessi capelli bianchi, gli occhi azzurri e una bellezza ineguagliabile > ognuna di loro che tesse lodi per coloro che più amano, in quel senso di quasi gelosia che si infrappone < prima che morisse sarebbe dovuto esser lui il nostro reggente, ma non ne è rimasto altro che la mia memoria > e quel senso d'affetto che riesce a provar per quel che non le appartiene, eppure sangue del suo sangue in qualche modo, la pioggia scorre ancora in loro come fu un tempo. Lascia adesso che possa esser lei a parlare, che possa quella rabbia incendiarle l'animo, di occhi che prendon vita di una violenta fiamma alla quale concede il suo intero sguardo e l'attenzione che permane alta < nessuno potrebbe rifiutarlo, credo che si tratti del contrario invece > concede un inizio più dolce eppur quell'orgoglio le punteggia la lingua di una punta di veleno < il clan al momento si circonda di mera bellezza come le ho detto prima, non credo che faccia bene a vostro fratello provare a frequentarlo. Si è insozzato di un anima malsana che prova piacere nella mera carne.. e io stessa ne sono stata messa alla prova > lei come al fratello ha avuto modo di saggiare quel nuovo mondo, di quanto sia rimasto sporco e spoglio di antichi valori, stesse mani che hanno toccato la sua pelle pur di farla crollare lesta alla sue ginocchia < per questo motivo ho chiesto a vostro fratello di poterlo allenare io stessa nella nostra arte , sono stata l'ultimo capoclan che possa definirsi tale prima della guerra dei dieci anni > se l'altra l'avesse protetto, lei avrebbe donato lui l'arma per proteggersi da se. Un onore anche in quello, poter veder crescere e sbocciare quei petali candidi . Arrogante nell'arrogarsi come l'ultimo vero capo clan degno di esser chiamata tale, l'orgoglio che si inebria nella bocca e ne accende le iridi, eppur rimane calma avendo imparato col tempo a contenere la sua indole di fuoco d'innanzi ad altri, portando quel rispetto finchè gliene si porti altrettanto . < in quanto futuro membro della Shinsengumi non posso far ancora nulla per destituire colui che ha preso possesso della nostra casa, arriverà il giorno in cui spero che sia proprio Shiroi a prenderne il posto > no, lei non mira più a quel piccolo trono, non le appartiene più dopo tanti anni. Adesso i propri occhi puntano lontano da li volgendosi al nuovo mondo come una neonata a cui è stato appena insegnato a viver come desidera, egoista sino al midollo.

19:14 Hye:
 < Penso che solo chi ha percorso lo stesso cammino possa capire. > le sorride seppur l'Ishiba non possa effettivamente vederle dispensare alcun sorriso, visto e considerato l'alto collo che le copre metà volto < Curioso, perché lei Sango mi sembra una di questi. > l'occhio è attento e poggiato proprio su di lei, ad ammirarne gli effetti di questo tipo di percorso, forse avendo davanti una futura Hye. Chissà se si assomiglieranno più di così nei trascorsi oltre che nell'atteggiamento pungente. Ad ogni modo ambo due le mani da che poggiate sul grembo, si alternerebbero per portare ordine tra le corvine ciocche finite dinnanzi al volto per l'irruenza consumata poc'anzi < L'odio stesso nasce per proteggere l'amore. Sono leggi naturali che si attraggono tra loro, e chi ne porta il peso sulle spalle ha da pagare sempre un prezzo alla fine. > parole profonde seppur proferite da un contenitore così giovane che mostra un candore mai sporcato, un candore architettato a dovere per celare dell'altro. Il tono sfiora quasi l'apatia tanto è suadente e struggente il suo cadenzare. Solo verso la fine queste note assumono un aspetto più lieto, accusando un risolino quando è tempo di commentare la diplomazia esercitata dalla rossa < La trovo una cosa ragionevole da dire. Ma chissà poi nella realtà... > come ella si comporti davvero. Per ora Sango Ishiba non è altro che un'ospite nell'appartamento del fratello, una visita inaspettata che certo proverà ad approfondire quando saranno lontane da quelle quattro mura < … > piomba nell'angoscia più totale, smorfia contrita rivelatasi da oltre il tessuto grazie alla fronte corrugata e lo sguardo dispiaciuto < Le porgo le mie scuse, sono stata indelicata. > chino il capo in segno di rispetto per l'irrimediabile perdita, solo empatizzando le si lacera il petto. Istintiva sì, ma non per questo peccando di sensibilità. Tanta tensione poi arriva all'apice quando è proprio l'Ishiba a raccontarle delle scabrose vicende consumate dietro alle pareti del Dojo, un Dojo verso cui ha spinto il fratello ad andare. Impallidisce, perdendo ogni lume della ragione, perdendo la compostezza costruita per attingere alle formalità insegnate < cos – cosa intende con...!?!? > la mano poggia pesante sul tavolino, quasi sconvolta da perdere stabilità sulle proprie ginocchia. Attimi, lunghi sono gli attimi per rendersi conto di aver stropicciato la bianca tela su cui le è stato chiesto di posare < L-Lasci perdere, credo sarebbe troppo per le mie orecchie e anche per lei non deve essere facile raccontarlo. In fin dei conti condividete lo stesso Sangue, per quanto questo temo che abbia valore solo per pochi. > visibilmente stretta la mancina in un pugno che ne sbianca le nocche, la rabbia è tale da fomentarle una strana vampa sottopelle. Una vampa da cui si tiene ben lontana dal donarsi, solo il timore che possa sfociare in effetti indesiderati, la porterebbero a ridimensionarsi < In ogni caso non credo sia opportuno da parte mia insistere ulteriormente nel chiederle informazioni esclusive ai membri del Clan. > altro chino del capo, più per essere stata inopportuna che per altro. Non dovrebbe essere lei a chiedere, ma il fratello seppur sia anche vero che si battono per la stessa guerra interiore < Futuro Capoclan? > ci rimane per l'azzardo spontaneo che vede animare la rossa, inaspettata è la reazione < Non ho la minima idea dei progetti che nutre mio fratello a riguardo, ma posso dirle con certezza che Shinsengumi o meno, non permetterò a nessuno di metterci le mani sopra. > sospira ancora atterrita dal fatto di non essere particolarmente forte per poter competere con le grandi potenze. Un bagaglio importante quello che porta a stento sulle spalle, seppur sia chiaro che le forze per mantenerlo siano date da pilastri importanti che l'hanno messa al mondo per portarne il verbo una volta ritenutasi pronta anche a combattere per tale causa. Esterrefatta da tutte le informazioni raccolte, incespica ma allungando lo sguardo sull'altra è immediata l'illuminazione. È immediata la forza di volontà di andare oltre l'inorgoglirsi, riconoscendole non solo dalle vesti o dal volto maturo, una forza maggiore attualmente alla propria < Ad ogni modo avere degli alleati non fa mai male a nessuno, quindi se cerca un modo per sdebitarsi, rimanga nei paraggi Sango. > un'alleanza, questo le hanno insegnato a fare quando tutto sembra perso. La forza di sapersi attorniare da valide persone per combattere una guerra che presto o tardi sarà inevitabile. Lo fa, più per spirito di sopravvivenza, lo fa perché l'orgoglio certo non pagherà il dazio di tutte le perdite che subiranno prima o poi. Astuta, sì, ma acerba ancora. Una cosa è certa, dalla risposta della donna capirà se continuare ad esserle ospitale in casa propria o se approfittarne per chiudere il sipario. [exit]

19:31 Sango:
 Ne trova un comune consenso nelle sue parole, seppur l'aria si impregni di tristezza da parte propria < spero che il vostro cammino sia differente > privo di dolore e dramma, eppur non è forse quella la vita di un vero Shinobi? Dolore, guerra, sangue, tutti vengon richiamati li dal sol coprifronte che indossano, pur di protegger ciò che è loro caro scenderanno sempre su quel campo di battaglia. L'odio che irradia amore, quanto di più poetico e magnifico ci può esser in quello? Sorpresa inconsapevolmente da tali parole, da colei che non si nasconde dietro sommi pensieri aulici solo per rendersi portatrice di una pace fasulla e inconsistente , consapevole di quel posto che ha voluto assumere, consapevole di dovervi andare incontro prima o poi . Solo gli occhi potrà veder dell'altra, ma tanto basta per riuscir ad aver uno scorcio di quella figura di fuoco che le si pone d'innanzi, tace ancora pur non avendo altro da aggiunger. Le mere parole di commiato son state dette, adesso son le loro essenze a misurarsi < non vi preoccupate > un dolore che in pochi potranno comprender in tal modo, seppur molti di loro hanno perduto tanto , pochi si son lasciati trascinar via da quella spirale per cadere in quel baratro oscuro e profondo nella quale paiono inceder entrambe. Consapevoli di ciò che deve esser fatto, capaci di sostener quel fardello, ma questo verrà ai loro occhi nel momento in cui dovranno prendere la loro strada. < la figura dello shinobi pare aver perduto la sua integrità > capaci di tutto eppur con un rispetto recondito , e quell'amaro sospiro le mostra come quell'antico mondo le piacesse molto più di quello attuale ove la libertà sembra venire a mancare ancor di più. Sono umili servitori di un governo che non mostra il suo vero volto. < spero che abbia la forza di sopportar questo nuovo mondo > lei stessa se ne trova quasi annegata, annaspa verso l'alto pur di trovare una sorta di respiro pacifico . Quell'ultima richiesta le solleva lieve quel sopracciglio < non sentivo quella parola da troppo tempo > un mezzo sorriso andrà a sbocciare quasi soddisfatto, la tigre che freme e graffia sotto la stessa pelle con violenza immonda. La vita che riprende piede in quel corpo statico e ormai debole, eppur la mente elabora il futuro, ci prova per lo meno < sapete dove trovarmi , questa è la mia casa > non quella dove si trovan adesso, ma quella della pioggia stessa. Dopo i lunghi giri , dopo gli allontanamenti, non potrà mai far altro che tornare sempre dal loco ove tutto è cominciato. Amore e odio che la legano indissolubilmente ad essa. E con quelle ultime parole andrà a calare davvero quel sipario, sorseggiando quel dolce tè fino alla sua fine, prima di sollevarsi e tornar anche lei per strada alla ricerca di qualcun altro. La vita che ormai è ripresa nel proprio estro, riportandola per qualche attimo ad antichi valori ormai perduti. [end]

Sango si ritrova d'innanzi all'appartamento di Shiroi per farsi perdonare, eppure li vi trova la sorella.
Nella stessa troverà parte del proprio passato, simil in un certo senso pronte a proteggere una piccola farfalla bianca dal mondo stesso.