{ La promessa d'uno scontro }
Free
Giocata del 17/03/2021 dalle 16:13 alle 21:45 nella chat "Bosco Centrale"
Ha girovagato per Kagegakure, cercando qualcuno a cui poter riparare alcune armi in modo che potesse racimolare qualche altro ryo. Ha ancora un armamentario da recuperare, oltre alle informazioni utili per evitare di finire arrestata - o peggio. Ha scoperto quest'altro piccolo boschetto, più minuto rispetto al Bosco dei Ciliegi di Kusa, ma comunque interessante dal proprio punto di vista. E' particolarmente attratta da luoghi tanto calmi e pacifici, specialmente in una giornata di sole come quella odierna. C'è addirittura un laghetto che nell'altro non ha mai visto. Potrebbe essere interessante portarci sua figlia - già, ma a che pro? Se lo chiede di nuovo. Non può tornare da un giorno all'altro nella sua vita e pretendere di crescerla come avrebbe potuto fare una volta. Però, finché starà a Kagegakure dovrà incontrarla, vorrà parlarci. Qualora non lo facesse, potrebbe pentirsene in futuro e Mattyse non glielo perdonerebbe mai. Lui, d'altronde, sua figlia non l'ha proprio mai vista. Immagina il suo dolore, ma non sarà mai la stessa che provarlo. Con simili pensieri in testa, lei prosegue nei pressi di questo laghetto, scrutando come il riflesso degli alberi in fiore si riversi sullo specchio d'acqua, arrestando il passo in prossimità della balaustra in legno che ne delimita i bordi. Innanzitutto, è bene elencare gli indumenti indossati dalla fanciulla. Una camicia bianca ne copre interamente il busto, maniche lunghe ben chiuse tramite dei polsini, lasciando qualche bottone aperto e mostrando una scollatura normalissima, senza mostrar chissà cosa di quel che v'è sotto se non uno scorcio appena di pelle. Quivi, è anche possibile notare il ciondolo con il ventaglio del Clan Uchiha che mai ha rimosso da quando Hanabi glielo ha donato. Sulle spalle, è inoltre poggiata una giacca in pelle nera senza però la necessità d'infilarvi anche le braccia, giacché l'indumento sventola dietro le di lei spalle. Scendendo, troviamo un paio di pantaloni neri aderenti alle di lei gambe e stringendosi in vita, tenuti su da una cintura in cuoio della medesima tonalità. I lembi della camicia, difatti, sono infilati nel bordo di questi ultimi, in modo che non si muova e che paia anche più ordinata. Ai piedi, infine, calza un paio di stivaletti neri che raggiungono la metà del polpaccio e che sembrano, a ben vedere, anche piuttosto comodi. Sotto questi abiti, son sapientemente infilati anche un paio di vambracci e schinieri metallici, ulteriori difese che potrebbero aiutarla non poco durante un eventuale scontro - ammesso ne avvenga qualcuno. Un paio di guanti neri ne coprono le mani interamente, nascondendo persino le affusolate dita. Il materiale è semplice cotone e pelle, ma sotto d'essi vi si nasconde una piccola placca metallica. Alla cintura, è fissato un gancio tramite il quale ha sistemato uno dei suoi recentissimi acquisti: una frusta dal manico bordeaux, ma per il resto completamente nera, che pende dal fianco mancino. Attorno alla coscia mancina, invece, vi è una piccola fascia con tre scomparti - tre sottili elastici - che contengono un numero identico di kunai con il manico rivolto verso l'alto, cosicché possa estrarli senz'alcuna problematica. Sul gluteo dal lato opposto, invece, prende posto una tasca porta oggetti che contiene tre shuriken, cinque fuuda (di cui due contenenti i tronchetti per la Sostituzione), tre tonici per il recupero del Chakra (avendone perso in quantità rispetto a dieci anni prima) e tre tonici coagulanti (ovviamente per Mattyse, visto e considerato quanto spesso si faccia male). La lieve brezza del vento le scosta i lunghi capelli rosati, i quali discendono in boccoli lungo le spalle sin all'altezza delle scapole. In silenzio, con gli avambracci poggiati sulla balaustra, rimira quel che ha davanti assieme al venticello primaverile che porta con sé i primi profumi dei fiori sbocciati. Tanto da... <Etcì!> ...stuzzicarle le nari. [ Chakra ON ] [Albero Pressi Lago] Ciliegi in fiore: sono rami forti, quelli che brandiscono i primi boccioli, o anche già dei petali dolci, a coprire quanto sta ai loro piedi, raccogliendo il tepore di raggi solari ancora timidi di una stagione primaverile che, a poco a poco, sta per compiere il suo equinozio, e creando un'ombra sotto di sé, non aggressiva, ma un chiaroscuro semplice e rasserenante, almeno quanto il silenzio arricchito dal rumorio di sottofondo fatto dal brusio cittadino in lontananza, il respiro del vento, i mormorii della vita quotidiana che scocca i propri rintocchi incessanti nel proseguire imperituro della rinascita del mondo civile. Una sagoma lunga, distesa parallelamente sul selciato del boschetto, appoggiata a ridosso di una di quelle prestanti cortecce che s'affaccia verso il laghetto, con mani dietro la nuca a fargli a cuscino, è quanto definisce il primo profilo del nero konohano; la pelle scura che ne contraddistingue l'incarnato, definito da lineamenti mascolini e maturi, malgrado l'età. Spiccano quei capelli bruni, portati in quell'acconciatura particolarmente caratteristica: dei dreadlocks, anche piuttosto lunghi, che scivolano nelle loro nodosità all'indietro e lateralmente, rimanendo incastrati sulla sommità del cranio attraverso un cappuccio tipo cuffia di tonalità scura. Orecchini rettangolari ad entrambi i lobi, mentre un cerchietto penetra il labbro inferiore carnoso e roseo, pronunciato. Zigomi definiti e guance asciutte, scevre di peluria superficiale all'apparenza. Occhi blu, accesi, intensi, vengono ogni tanto messi a riposo dal calare di palpebre sonnolento. Un giubbottone sempre sulle cromature del nero, a sovrastare una maglia a maniche lunghe neutra, grigia, mentre i pantaloni sono altrettanto comuni, monocromatici, culminando nella calzatura di scarpe senza marchi, semplici, in tinta con gli indumenti inferiori del proprio vestiario. Non ha altro, se non qualche rimasuglio di un sacchetto del pranzo già consumato, e la voglia di vivere di un bradipo ferito. [*Yaaawwwwnnnn*]uno sbadiglione che si pronuncia con altisonante indolenza. Mette a fuoco davanti a sé, col cipiglio tra l'annoiato e l'ozioso, una figura femminile quand'essa viene tradita da uno starnuto: Furaya raggiungerà la sua prospettiva, attirandone l'attenzione con una placida curiosità, tanto per l'aspetto femmineo quanto per l'equipaggiamento nell'inventario della kunoichi. [..Mh?]la linea sul muso cambia, definendo una increspatura interrogativa. Tacite considerazioni riproposte al vento, a cui restituisce respiri compassati, sferzando con le pupille in visuali di perplessità. Tira su col naso, portando una mano a contatto con le labbra nel momento in cui starnutirebbe, evitando così di far volteggiar in aria i suoi sporchi germi. <Dannazione.> Biascica a mezza voce, andando a tentoni alla ricerca d'un fazzoletto che potrebbe aver in tasca. <...> L'espressione corrucciata col sopracciglio alzato sta ad indicare soltanto una risposta negativa alla domanda inespressa verso se stessa. Vorrebbe sprofondare proprio ora. E il desiderio viene amplificato dalla presenza di qualcun altro non molto distante, sotto un albero che da lei dista veramente poco. Non se n'era accorta poiché dormiente, oltre a star puntando gli occhi verso il lago. Perde colpi assieme alla mancanza del potere acquisito una volta. Lo sbadiglio rumoroso ne attira ovviamente l'attenzione, costringendola a voltar lo sguardo verso il konohano disteso al fresco, godendosi la beatitudine del luogo nel primo pomeriggio, pur trattandosi d'un centro pregno di gente a priori dall'orario. Si stacca dalla balaustra, poggiandovi soltanto una mano sul dorso, ruotando il busto in direzione di Ekko. Piega la testolina verso la spalla, facendo scivolar su di essa alcune ciocche rosate. Pur avendo delle armi con sé continua a sentirsi vuota, poiché mancanti son le katana che si sarebbe portata dietro a prescindere da dove andasse e da chi ci fosse al suo fianco. Si sente scoperta, vulnerabile nonostante la sua capacità primaria permangano le arti magiche. <Senti> Sembra averlo svegliato, tanto vale continuare ad infastidirlo. Mi sembra abbastanza logico. <non avresti un fazzoletto da prestarmi?> In fondo, chi è che gira senza fazzoletti di questi giorni? Lei, ovviamente. Lei che può a malapena permettersi gli abiti che indossa ed un tetto sulla testa, tanto da scroccarlo al suo allievo. Non si permette d'avvicinarsi oltre, però a giudicare dalla posizione e dagli occhi glaciali che sarebbero rivolti proprio su di lui, vi son pochi dubbi che si stia rivolgendo a qualcun altro. [ Chakra ON ] [Albero Pressi Lago] Sfarfallio di ciglia flemmatico, come battito d'ali di una farfalla, irradiando ad ogni riapertura dello sguardo quei fulgidi bagliori splendenti di cobalto. L'aria mite, impigrita dall'ozio pomeridiano, sembrerebbe ammorbidirne la parvenza, scolpita tra membra solide di scuro granito, in una composizione antropomorfa dalla prestanza colossale; perché, anche se appiattito al suolo, in posizione supina, rimane ugualmente quasi due metri di persona, per un peso complessivo di novanta e passa kilogrammi, tradotti in una muscolatura atletica, ben più significativa di un uomo comune, che ne sostengono la forma dalla complessione inspessita e incisivamente slanciata sulle leve inferiori. Panoramica sul lago, nei pressi della sua posizione, sul cui sfondo prevale in rilievo la presenza di Furaya. Quando quest'ultima, oltremodo, gli si rivolge in un contraccambiare dell'attenzione, l'impressione interrogativa s'accentua maggiormente, così come l'interesse nei riguardi dell'ancora non riconosciuta personalità illustre dell'ultima era. "Mh?" una volta richiamato anche verbalmente, non può esimersi dall'elevare considerazione maggiore nei confronti della Kunoichi. "Dice a me?" l'aria da finto tonto, anche piuttosto addormentato, quasi gli viene spontanea, tra arie di umiltà almeno tanto quanto di indolenza. "Ahn." la domanda postagli, un quesito semplice, troverà medesima leggerezza. "Dovrebbe essermi avanzato qualche tovagliolo in più del pranzo." un cenno d'assenso, a sostenere maggiormente la replica. La voce del combattente è prettamente baritona, quasi fosse un'espressione ulteriormente in linea con la sua configurazione, grossa e nera; ad ogni modo, malgrado la sonorità dai bassi più pronunciati, il vocalizzo è piuttosto calmo, di una compassatezza mite. "Venga pure, e tenga." mettendo mano a quel sacchetto, da cui recupera proprio quanto richiesto dalla ninja donna. "Tempo imprevedibile, ah? Come ci si scopre un po', ti prende di infilata e colpisce a tradimento." commento ironico, asserendo quella battuta dall'atteggiamento pacato. "Persino armata come è, a certe cose non si sfugge." annuendo in accenno ai di lei equipaggiamenti. "Le usate tutte quelle robe, o sono soltanto un deterrente per i maniaci?" comico interrogativo, al limite del retorico, giacché non s'aspetta davvero una risposta, e quella che potrebbe arrivare, con un minimo d'intuito dovrebbe essere già capibile. Riesce nell'obiettivo d'attirare la di lui attenzione, muovendo il capo in segno affermativo quando le chiede di rimando se si stesse riferendo proprio a lui. Per fortuna, pare averne uno a portata di mano - indifferente se sia un tovagliolo o meno, incapace di far la schizzinosa - e protenderebbe la sua col palmo aperto. <Mi dispiace se ti ho svegliato.> Pronuncia, portando qualche altro passo in sua direzione così da ridurre la distanza e potersi scambiare quell'oggetto che, di sicuro, le farà comodo. Le parole pronunciate non son altro che un modo come un altro per chieder scusa a causa della maleducazione, mostrandosi pacata nel modo di fare. <Ti ringrazio.> Ribatte subito dopo aver preso quel tovagliolo, volgendosi da un lato per evitare di soffiar direttamente di fronte a questi. La riterrebbe al contempo una scortesia. Che genitore sarebbe altrimenti? Considerando però che la sua bambina è stata cresciuta da Tachiko, non osa neanche immaginare cosa possa averle insegnato. Sul serio, ne ha un reverenziale timore. Evita di fare eccessivo rumore, ma quel tovagliolo dovrebbe bastare per pulir le vie respiratorie, piegando accuratamente l'oggetto ed infilandolo in tasca. Troverà in seguito un cestino in cui gettarlo, ma fino ad allora non osa sporcare quella macchia di verde incontaminata nella quale si trova a passeggiare. O ad infastidire gli addormentati, a giudicare da quanto appena accaduto. <Credo sia stato un po' di polline> Storce ancora la punta del nasino, appena arrossato. <ma potrebbe essere anche come dici tu. Piove spesso e volentieri, il sole si fa vedere raramente e, quando lo fa, porta con sé un calore eccessivo.> Sospira in merito a quest'affermazione, permanendo frontale all'interlocutore adesso, abbassando lo sguardo verso le armi che porta con sé quando Ekko gliele fa notare. La frusta che ha sul fianco è nuova di pacca, deve ancora testarla. I kunai, invece, sono fedeli compagni fin da quand'era soltanto un Deshi all'Accademia della vera Konoha. Quanti anni son passati? Almeno una ventina se teniamo conto dei dieci che ha passato sotto ghiaccio - o cristallo. <Di solito, me la cavo meglio con la katana o le spade in generale. Anche se finora non ho ritenuto necessario un loro utilizzo.> Si stringe nelle spalle, incrociando le braccia al petto e facendosi per un attimo pensierosa, così da dargli una risposta quanto più esaustiva possibile. <Non saprei comunque. Tu sei un maniaco?> Lasciando alludere quella che potrebbe rivelarsi essere una battuta, per quanto ancora faccia strano - a chi lo conosce - che lei riesca a farne qualcuna. La vecchiaia ti fa maturare anche da questo punto di vista. <Fisicamente parlando, comprendo il motivo per il quale tu non abbia grosse armi al seguito.> Analizzando la sua struttura fisica, ipotizzando indirettamente che faccia uso del proprio corpo per attaccare o eventualmente difendersi. D'altronde, ha avuto a che fare con un taijutser per molto tempo prima che mandasse tutto in malora. [ Chakra ON ] [Albero Pressi Lago] Nella penombra di quell'albero abusivamente occupato, tra i rintocchi dello scorrere del meriggio, scanditi dal percorso del sole che prosegue nel disegnare il suo arco giornaliero, continua a trattenersi la figura del lottatore, adesso accompagnato dall'arrivo e compresenza di Furaya: quest'ultima, rivoltasi allo stesso ragazzone, ne manterrà catturata l'attenzione, tendenzialmente scevra da intenzioni, colmata perciò unicamente da quei canoni di interesse più neutri, maturati dall'episodio fortuito di incrociare quella personalità della cui nomea e passato resta ancora ignaro, mantenendo il tutto in sordina. "Nah, non stavo dormendo davvero." tirandosi maggiormente su, per poter rispondere gestualmente all'atto di protesa del braccio altrui, rendendole quindi possibile di afferrare il tovagliolo tanto ambito per le colate catarrose dai primi effetti di stagione. "Figurarsi, per così poco." alla gratitudine, una risposta informale sarà elargita con molta tranquillità. "Eh sì, periodo anche per quello." sul polline, dice. Fa per indicare verso l'alto. "Ma è bello vedere gli alberi così." in fiore. Un'occhiata proprio verso quell'elemento naturale, abbozzando un sorriso tenue, che sfiora le proprie labbra per qualche frangente di taciturna contemplazione; ritiratosi nella normalità poco dopo, quindi, un battito di ciglia ripristina l'attenzione sulla Chunin, pacato. Un leggero movimento verticale della testa, oscillatorio, ad accondiscendere le parole sul continuo cambiamento climatico. "In questo periodo fa sempre così. Anche il tempo ha le sue indecisioni, dopotutto." alzata di spalle, in un'espressione sarcastica a quelle considerazioni, che assumono perlopiù una chiave interpretativa umoristica. "Ne sembra quasi dispiaciuta." riguardo alle pronunciazioni della Ninja Donna sulle spade. "Può portarsele lo stesso appresso, se ci tiene alla loro compagnia. Credo che uno spazio, tra tutte quelle cose, ce lo riesca a trovare." ironico il suo commento, tant'è che lo alleggerisce con tanto di soffio di ilarità greve, ed essenziale. "Se me lo chiede con tutte quelle armi addosso, di certo la risposta è facile!" comicità condivisa maggiormente a quell'altrettanto scherzosa interpellanza avanzatagli dalla interlocutrice. "Diciamo che se mi siedo, a parte a dove metto le chiappe, non devo preoccuparmi che qualche kunai sulla cintura mi finisca su per la schiena." punto di vista in chiave bonario e genuino, che esalta la praticità di avere tutto con sé. "Cosa la porta qui, lontano dal trambusto?" sospiro lungo, distogliendo lo sguardo cobalto dalla fisionomia dell'altra, per andare a riversarsi sul paesaggio del lago, in quel riflesso che trasmette calma. "In cerca di una pausa dai troppi pensieri?" quesito in chiosa che, seppure dal carattere più indiscreto, mantiene comunque un accenno di vaghezza tale proprio per non risultare invadente od eccessivamente tale. Mantenendo le braccia incrociate al petto e la schiena ben diritta, gli occhi chiari scrutano il fare dell'uomo che ha di fronte. Tira però un sospiro di sollievo nel momento in cui egli ammette che non stesse davvero dormendo. Sembra un tipo a posto, quindi non si sente di recriminare troppo a proposito del suo fare o del suo dire. Saranno pur sempre conigli coloro i quali abitano Kagegakure, ma finché non sarà abbastanza capace e forte da sovvertire l'ordine del Consiglio, deve farsi andar giù anche chi potrebbe risultare fastidioso. <Oh, io adoro il periodo della fioritura. Specialmente se ci sono di mezzo gli alberi di ciliegio.> Ammette in sua direzione, spostando le di lei occhiate proprio alla volta degli alberi che circondano il parco ed il laghetto. Rammenta quanto piacesse anche al suo cagnolone quell'enorme albero che ombreggiava gran parte della magione, permettendogli di sonnecchiare al fresco. Magari è riuscito a scappare, a rifugiarsi altrove, ma restava comunque un cane anziano che sarà sicuramente perito nel corso dei dieci anni, a priori che si fosse salvato o meno. <Volubile> Il tempo, spostando l'attenzione anche nei riguardi del cielo pomeridiano dove il tramonto sembra tardare, segno che le giornate si stanno allungando un po'. <ma piacevole finché non getta tempesta.> Riporta infine su Ekko qualunque occhiata, evitando d'avvicinarsi troppo alla di lui figura, restando comunque ad una distanza che potrebbe venir definita di sicurezza. <No no, affatto.> A proposito dell'essere dispiaciuta, facendo ondeggiare la dritta in aria davanti al volto come a sottolineare il suo dire. Si permette una risata nei suoi confronti subito dopo, cristallina, affatto incisiva. <Basta fare attenzione a come vengono sistemate le armi, suvvia!> Lei sembra essere piuttosto esperta in questo, a giudicare da come gironzola e quel che si porta dietro, seppur non siano neanche un quarto dell'equipaggiamento battagliero che si portava dietro una volta. <Sono un fabbro, devo pur dimostrare di saperle almeno usare se le fabbrico.> Un tempo si sarebbe potuta dire veramente esperta, ma dieci anni di fermo frenano chiunque, soprattutto se una divinità maligna ti sottrae parte del tuo Chakra, rendendoti un Chunin neanche forte quanto lo era davvero la prima volta. Le domande di Ekko la strappano, come al solito, da quei pensieri che talvolta le tornano fastidiosi in mente, sbattendo rapidamente le palpebre affinché lo rimetta a fuoco. <Proprio il trambusto. Non sono ancora abituata a quei rumori, preferisco luoghi pacifici in cui poter star tranquilla un minimo.> Come il Monte dei Volti di Pietra d'una volta, mentre quello attuale non le fa più lo stesso effetto. La risposta tuttavia è quanto più sincera potesse essere. <Tu, invece? Oltre a sonnecchiare, intendo.> Sollevando l'angolo delle labbra. <Probabilmente anche quello.> Spezza rapidamente il discorso come se non volesse parlarne, la qual cosa non è innaturale s'è giunta sin lì proprio per non pensare. [ Chakra ON ] [Albero Pressi Lago] Nei momenti che trascorre più taciturno, lasciando all'altra la libertà di parlare, rispondendo alle proprie interazioni, oltre che avanzarne delle altre in sua direzione, si manterrà in sospeso temporaneamente, giusto il tempo durante il quale si risolve di cambiare posizione, prendendo a tirarsi su da quei piedi dell'albero. Gambe che si piegano, muscolatura che si contrae, esercitando una tensione corporea maggiore al fine di attivare le fibre dei suoi tessuti dinamici, scattando in piedi in un gesto leggermente più atletico, ma comunque nell'usualità della gente normale, data la mancanza del chakra impastato che gli permetta di esprimere a pieno il suo potenziale. Un'esibizione fugace di allenamento e tonicità anche a *freddo*, per così dire, grazie esclusivamente alla propria prestanza e predisposizione fisica, sua prerogativa intuibile già ad occhio nudo, che gli permette di essere, anche a quello stato, a livello di una persona parecchio in forma. Resta lì, quindi, nell'orbita di Furaya, svettando per tutto il metro e novantacinque di statura. Si rassetta il vestiario, spazzolandosi gambe e tronco, per ripulirsi giaccone e pantaloni dai rimasugli della natura sulla quale se n'è stato accomodato fino a quel momento. "Nyaah." mugolio che è in realtà il verso con cui accompagna lo sgranchirsi delle ossa, facendo roteare prima la spalla destra, poi la sinistra, nell'attivazione più lenta e comoda delle articolazioni fisiche della sua struttura. Altresì, uno sfarfallio di ciglia rinfresca la luminosità dello sguardo, così come il piglio propenderà a ripulirsi dall'assetto sonnolento, in favore di una fisionomia placidamente stoica, in perfetta sintonia con la propria complessione alta e nerboruta. "Anche a me. Ricordano quando le cose andavano bene. E che forse possano andarci ancora, in fin dei conti." sugli alberi di ciliegio che fioriscono, s'accoda all'ammissione della ninja donna, molto semplicemente, sebbene quelle esternazioni abbiano una eco di profondo memento dentro di loro. "Serviranno pure quelle, suppongo." in merito alle tempeste. "Ma non piacciono neanche a me. Se fossi fatto per stare sotto l'acqua, sarei nato pesce." uscita umoristica nell'affrontare serenamente il discorso. "Sicura? Su, che quegli spazi vuoti sulla cintura sanno di posto vuoto a tavola." aggrottando le sopracciglia, quando quella dice di no sulle katane. Non sembra aver percepito realmente qualcosa, e la sua perciò risulterà più che altro una retorica accentuazione umoristica: difatti, scrollata di spalle indolente e sbuffo di ilarità vorranno restituire quella sensazione alla interlocutrice. "Con la testa che ho, dovrei vedere di non dimenticarmele prima di uscire di casa." sarcastico su sé stesso, in riferimento agli equipaggiamenti. "Un fabbro, mh?" la cosa lo stupisce abbastanza, e ciò sarà comprensibile dato il piglio genuinamente attonito. Non indaga oltre, però, mantenendo sempre quella sorta di discrezione nei riguardi della figura ancora non identificata: non gli sarà sfuggita la distanza che quell'altra sta tenendo con una certa costanza, distanziamento che non manca di interpretare ed al quale risponde con il consecutivo comportamento posto in essere. "Malgrado si sia cercati di ricostruire quanto c'era un tempo, alla fine molto è cambiato." considerazione asserita con un'aria più assorta. "Mh. Una cosa curiosa." ma sulla quale non si inoltra, spirando fuori un respiro più denso da restituire alla brezza assieme a quell'atmosfera meditabonda che l'ha sfiorato marginalmente. "Io? Mah, sto scappando dalle lezioni dell'accademia." si porta le mani a sorreggersi la nuca, mentre i tratti definiscono sui lineamenti un'aria più buffa. "Quei maledetti Sensei. Continuano ad annoiarmi con quelle dannate arti magiche della trasformazione e moltiplicazione." sfiata con una nota di esilarante protesta. "... Ma dico io, se al mondo c'avessero voluto delle copie di me, c'avrebbe pensato mamma a farne delle altre, no?" ed un sorriso beffardo viene sfoderato dalle labbra carnose. "Mi continuano a dire che di questo passo non diventerò mai un ninja." non troppo preoccupato dalla cosa, parrebbe. Un attimo di silenzio in cui socchiude lo sguardo, e si lascia andare a qualche momento riflessivo. Segue il movimento altrui di rimettersi in piedi, senza pronunciar verbo fintantoché non sarà proprio il Makihara ad aprir nuovamente bocca. <Insomma, sei bello alto.> Si ritrova ad esser costretta a sollevar il capo alla di lui volta per via della differenza d'altezza. <Era meglio se restavi seduto.> Questa volta potrebbe sembrare offensiva, ragion per cui viene accompagnata da una risatina per sopperire alla ipotetica mancanza di rispetto nei di lui riguardi. Le cose possono andare bene, a detta sua. Possono andare bene di nuovo. Vorrebbe essere d'accordo con quanto appena espresso, anche se in realtà non lo è. <Ne sei sicuro?> Azzarda a domandarglielo, arcuando un sopracciglio verso l'alto. <In base a cosa reputi che le cose possano continuare ad andare bene? Ho notato che Kagegakure è in subbuglio ultimamente.> Le voci girano velocemente, tenendo anche conto dei mezzi di comunicazione che sono migliorati rispetto a dieci anni prima. Pur non volendo, tendendo l'orecchio lungo le strade principali, è riuscita a racimolare abbastanza da capire che v'è un serial killer che gironzola a far fuori dei vecchi ninja. Non n'è realmente coinvolta, anzi preferirebbe restarne sicuramente fuori, ma di solito accade sempre il contrario, quasi si chiamasse le vicende avverse di sua sponte. In effetti, un po' sfortunata lo è stata. <Tuttavia, talvolta le tempeste e le piogge sono necessarie per ripulire tutto lo sporco ed il marcio del mondo> Si sente in dovere d'argomentare, gesticolando appena con la mancina che spazia davanti al suo petto. <quindi, non mi sentirei mai pronta a rinunciarvi.> Oltre all'aiuto linfatico che danno all'essere umano, ma si finirebbe per approfondire più di quel che davvero vorrebbe significare la loro discussione, dunque sceglie di fermarsi ed attendere un ulteriore suo intervento. Abbassa gli occhi verso la cintura, sospirando, costretta a dargli ragione. <Lo so> Sincera, fa spallucce. <avrei di gran lunga preferito avere con me le mie vecchie armi.> Impossibile da nascondere la mancanza che quella coppia di katana lasciano sul girovita della fanciulla, la quale n'era diventata ormai un'esperta per quanto riguarda l'utilizzo, mescendo sia le arti magiche con la capacità d'utilizzo delle armi bianche. <Sì> Conferma l'esser fabbro, scrutandolo di sottecchi. <deduco tu non faccia uso d'armi, no? Ve ne sono anche per chi è solito combattere fisicamente e dalla corta distanza.> Ipotizzando, ancora una volta, data la stazza fisica, quello che potrebbe essere il suo metodo di combattimento. Sotto i suoi occhi, è passata davvero molta gente: dai semplici allievi ai tessai, quindi ha ormai imparato a conoscere anche soltanto con poche occhiate stili di combattimento o quant'altro possa esser analogo. A proposito del cambiamento, lei schiocca la lingua sul palato, cercando di nascondere per quanto possibile il suo fastidio innanzi a quel che hanno combinato. <Avrebbero potuto ricostruire i villaggi com'era una volta, a mio avviso, ma a quanto pare ci si è dovuti accontentare.> Fa finta di prender le parti di Kagegakure e del Consiglio, ma v'è un sottile velo d'ironia nelle parole che sta pronunciando or ora, lasciando intendere che forse non n'è veramente molto convinta. Ascolta quel che viene poi spiegato dalla voce di Ekko, sorprendendosi di sentir quanto accaduto ai di lui danni in Accademia. <Non tutti siamo portati per l'utilizzo delle arti magiche o illusorie> La memoria la riporta immantinente a Saisashi, difatti, il quale non è capace tutt'ora d'usare alcuna delle arti sopra menzionate. <questo i Sensei dovrebbero averlo capito ormai da anni. Puoi essere un ninja anche senza quelle capacità. Vorrebbero provare a spronarti, forse, ma così facendo non fanno altro che generare astio. Però devi farti una domanda: non le usi perché non ti piacciono o perché non ne sei in grado? E con questo, non intendo dire che tu sia incapace, assolutamente. Sono rari, ma alcuni ninja non riescono davvero ad usare i Ninjutsu.> Sincerandosi, quindi, di non apparire oltremodo offensiva, tutt'al più parecchio sincera. [ Chakra ON ] [Albero Pressi Lago] Un sogghigno ironico alle constatazioni della interlocutrice. "Sono bello, e sono alto. Già!" commenta, non di certo spavaldamente, quando con quell'aria buffa, di chi sta facendo della goliardia a riguardo. Condivide il risolino dell'altra alla sua asserzione sul restare giù, lasciando così per intendere che non pare essersela presa effettivamente. L'interrogativo successivo, poi, lo cattura in una nota meditabonda per degli istanti. "Perché almeno, esiste." un semplice concetto quello che espone, nei confronti della kunoichi, alla quale allude che del resto, del mondo passato, è rimasto ben poco se non un cumulo di macerie e tanti ricordi nostalgici. L'espressione appare più determinata e convinta, ad ogni modo, affinché le proprie considerazioni, se soppesate, possano tradurre una risolutezza empirica nel fondamento. Sulla questione delle tempeste, invece, non pare obiettare, quanto più concettualizzare a proprio modo, ovvero essenziale. "Dubito, comunque, che ci resti un'alternativa." conciso, fendente, senza però dilungarsi oltremodo, perché ad argomentare fosse un silenzio eloquente, che con sé trasporti tutta una serie di significati non pronunciati. Tornati all'essere fabbro di lei, annuisce alle interrogazioni. "Ne sono certo." che vi siano delle armi anche adatte a chi combatta come lui, a corto raggio e fisicamente. "... Ma servono i soldi, anche." pragmatico quanto sostanziale elemento che non può scartare. In merito a Kagegakure, una nota di astensione sembrerebbe portare una certa indifferenza a riguardo. Non commenta, però, stavolta preferendo di gran lunga il silenzio: oppure non ha davvero da dire. Rifinendo sulla questione accademica, c'è del sarcasmo adesso a prendere piede sui suoi connotati. "Probabilmente credono che non mi impegni, che non sia realmente incapace." smorfia indolente e ignara. "Qualunque sia la risposta, sono sette anni che ci provano. Bisogna ammettere che è una bella prova di costanza da entrambe le parti." lasciandosi andare ad una risata più divertita. "E Lei? Fa armi per i ninja, o le usa anche come tale?" riferito a Furaya, squadrandola nuovamente, soprassedendo ai pregiudizi e puntando adesso ad indagare di più su quella personalità con la quale sta a confronto. Sogghigna di rimando, rispondendogli a tono. <Anche modesto, mi dicono.> Facendo di rimando spallucce. La constatazione relativa a Kagegakure le fa per un attimo roteare gli occhi, spostando l'attenzione verso il collo e mordendosi la lingua. Preferisce evitare e restare in silenzio piuttosto che replicare a tono. Anche la vecchia Konoha tornerà ad esistere. Un giorno, di sicuro. Non è un obiettivo che può venir raggiunto nell'immediato, questo dovrebbe essere chiaro anche alla donna, la quale però non s'è mai persa d'animo e non lo farà neanche questa volta. <Come darti torto.> Sulle tempeste, a sua volta, sceglie di soprassedere avendo comunque affrontato il discorso, preoccupandosi appunto per il resto. A proposito del suo lavoro, desiderosa d'approfondire la conoscenza dell'altro, ma al tempo stesso di trovare un valido cliente, lei si limita ad annuir col capo. Le sfugge una risata, poiché appare piuttosto sincero anche il ragazzo; è un lato che apprezza particolarmente delle persone. Chiunque esse siano. <Purtroppo anche a me.> Giusto per sottolineare quanto il denaro sia importante per entrambi, non soltanto per l'una o l'altra parte. Se si cerca un lavoro è anche per sostenersi economicamente, soprattutto ora che ha perso il denaro che, grazie al suo ruolo, era riuscita a racimolare, oltre ad anni ed anni di risparmi. Inoltre, in quanto capo clan, la Magione gliel'avevano quasi abbonata. Avevano necessità che lei stesse nel quartiere Nara. L'argomento dell'Accademia desta maggior interesse da parte della rosata, la quale permane ad ascoltare, riprendendo in mano il discorso. E' piuttosto pacata, invero, denotando una notevole esperienza in questo campo. <Purtroppo alcuni credono che, avendo raggiunto il ruolo di Sensei, possono permettersi d'essere saccenti. Al contrario, dovrebbero capire i limiti degli allievi, spronandoli a far di meglio - quest'è certo - ma denigrarli non porta a niente di positivo.> E quando mai? L'allievo potrebbe perdere fiducia in se stesso, smettere di perseguire quella carriera tanto ambita nel caso in cui la prenda piuttosto a male. Non sembra essere il caso del Deshi che ha di fronte in questo momento, ma non siamo tutti uguali caratterialmente. C'è chi s'abbatte subito e chi, invece, è cocciuto e testardo. Ekko potrebbe risultare in questa categoria a giudicare dal racconto che le ha riferito. <Perché non proviamo? Magari non adesso, se non ti va. Ma sono curiosa di capire cosa pretendano i Sensei da te.> Oltre a testare la sua forza. Avere un alleato - un compagno - all'interno di Kagegakure, qualcuno da portare dalla sua parte, dal lato della Task Force, potrebbe non essere una cattiva idea. Da valutare, senza dubbio, però non questo sbagliata. Lei propone, quanto meno riuscirebbe ad intuire anche i propri limiti attuali. <Un buon fabbro deve anche saperle usare, a mio avviso, per riconoscerne le potenzialità e le peculiarità. Quindi, so anche maneggiarle e combatterci.> Semplice e concisa, sicura di sé come sempre. [ Chakra ON ] [Albero Pressi Lago] Se ne rimane piantonato sul posto, in quel portamento stoico, slanciato sulle leve inferiori, che lo fanno ben svettare per tutta la propria statura, supportata da una complessione robusta, composta da spalle larghe e tronco corpulento. L'abbigliamento che ne avvolge le sembianze è molto semplice, dall'aria poco abbiente, riconducendo la di lui estradizione alla classe sociale di quella schiera di reduci sopravvissuti e rimasti poveri nel basso proletariato. L'aria che parrebbe rimandare a terzi, ad ogni modo, è di compassata pacatezza, la cui seriosità vorrebbe suggerire una sensazione che cercasse di non risultasse molestamente oppressiva. "Almeno lei ha già molto del necessario con sé!" riguardo alle armi, una constatazione ironica. "Oh, ma non servono di certo loro per denigrarmi." prendendola con filosofia, almeno quella è l'impressione che sembra dare. "Mh?" riguardo la proposta del provare. "Una prova, mi sta chiedendo?" dubbioso. "Non sono solito vedermela con le ragazze." in quella che sembrerebbe essere una parvenza di cavalleria. "Ma qualcosa mi dice, che quelle armi non sono lì solo per bellezza espositiva e pubblicità alla fucina." un sorriso divertito pizzica le labbra carnose. "Da come lei dice, d'altronde..." sospirando. "Le vuole usare su di un povero allievo dell'accademia? E' più sadica di quello che sembrasse!" umoristicamente. "Comunque, magari non qui. Perché non ci ritroviamo al campo di addestramento?" rimandando l'appuntamento. "Oltre ad essere l'occasione buona per rivederla, magari vediamo se riesce a spronarmi meglio dei maestri dell'accademia." tanto avvincente quanto più animato dall'idea della sfida: e negli occhi, c'è il barlume di coloro a quanti piace essere messo alla prova. Tutto sommato, si sta rivelando essere un pomeriggio piacevole. Ekko la sta intrattenendo più del previsto e lei, per qualche istante, è riuscita anche a dimenticare la mole di problemi che le grava sull'osso del collo giornalmente. <Non è neanche un quarto del mio vecchio equipaggiamento. Mi sono dovuta arrangiare con quello che ho trovato.> Sconsolata nel dirlo, quanto pronunciato vien anche susseguito da un pesante sospiro. Come detto, prima avrebbe potuto vantare una collezione invidiabile composta anche da una zanbato e da una falce che, con molta probabilità, ora non riuscirebbe neanche a brandire. <Hai paura di venire battuto da una donna? No, dai, ammettilo.> A muso duro, gli mostra un sorrisetto carico di sfida. Pur non sapendolo - il che è meglio - sta parlando con chi è stata sul campo di battaglia innumerevoli volte, portando su di sé i segni di tutte le guerre alle quali ha preso parte, con le unghie e coi denti. Il corpo è cosparso d'anni di dure lotte che non verranno mai dimenticate dalla rosata, la quale rivive quegli affronti ed è sommariamente una belva priva di sentimenti, fredda nel modo di fare e nel porsi, quand'è costretta a brandire le armi o a combattere rivestita della sua scintillante armatura. Dovrà costruirsene per forza un'altra, ma tutto a tempo debito, come sempre. Avere fretta porta a problemi su vasta scala. <Ti dimostrerò che so usarle. Ammesso tu non abbia timore di venir battuto da una "ragazza".> Sottolineando volutamente la parola in questione, sollevando indice e medio della dritta per simulare anche le immaginarie virgolette. Entusiasta di rimettersi in gioco, seppur soltanto per una prova, non poteva certo sottrarsi all'eventualità che potesse venir imbastito uno scontro d'allenamento. Serve anche a lei sgranchirsi le ossa. <Ero soltanto incuriosita dalle tue capacità visto che i Sensei che hai avuto sono degli incompetenti. Ma posso sempre disdire.> Fa la finta offesa, è palese che non voglia affatto disdire nulla bensì non vede l'ora di proseguire e incontrarsi nel luogo che ha citato Ekko. <Campi d'addestramento del settore di Konoha? Va bene.> Il guanto di sfida è stato gettato, non resta da far altro che attendere il giorno propizio. [ Chakra ON ] [Albero Pressi Lago] Resta strabiliato, e la faccia si farà anche piuttosto sbuffa all'ammissione della donna. "C-che cosa?! Nemmeno un quarto, dice?!" incredulo, gli salta la mosca al naso, sul fatto che l'altra possa star bluffando probabilmente, o ancora, che magari quel silenzioso anonimato dietro al quale dieci anni di dimenticanza l'hanno tenuta conservata, facendola ritenere ormai perduta, ne stia ancora celando l'identità ai più giovani allievi come il nero konohano. I tratti sembrano restituire quell'aria di incertezza, palesi i dubbi sulla conformazione facciale del deshi, a confronto con la misteriosa kunoichi che conserva in sé trascorsi di leggenda. "Ammetto che potrebbe essere imbarazzante, qualora si dovesse verificare l'eventualità!" sogghignando, non con fare denigratorio, quanto più con l'aria divertita di chi sa cogliere la piacevolezza nella sfida. Solleva il pugno destro, stringendoselo davanti al petto, lasciando solamente il pollice verso l'alto fuori dalla morsa, indicandoselo. "Ma non c'è niente di più romantico di un primo vero appuntamento a suon di botte, all'insegna di una nuova sfida." si pronuncia perciò in quella maniera, goliardico e determinato al tempo stesso, che quell'audacia sia anche pregna di avvincente energia e spirito di intraprendenza. Un cenno perciò di assenso ed un sorriso elettrizzato alla prospettiva, accettando per cui anche quell'eventuale esito senza consapevolezza, in uno spregiudicato dinamismo e risolutezza d'animo. "Al contrario. Sono certo che sarà molto più divertente delle noiose lezioni pratiche dell'accademia." si convince infine, incalzato dalla ulteriore pungolata della ridimensionata Chunin. "Disdire? Non dirà sul serio!" a fare no col dito della medesima leva già prima movimentata. "Perché farsi sfuggire l'occasione di fare qualcosa di diverso e divertente. Sarebbe un peccato." commento lanciato in ravvivamento del dialogo. "Molto bene. E' andata, Signora del fazzoletto." protendendo la man dritta verso di lei, a mano aperta, in una richiesta di stretta, o anche solo di un 'batti cinque', magari più smart. Non c'è aggressività nell'aspetto del foglioso dalla pelle scura, ma soltanto un animo entusiasmo, un assetto di rispetto, ed un sentimento di piacevole contentezza per quella circostanza subentrata in maniera del tutto casuale, sopraggiunta a ravvivare un giorno qualunque. Non credeva d'aver detto qualcosa per cui lui potesse restarne strabiliato. <S-sì, ho soltanto tre kunai. Non ho più gli shuriken, per non parlare della zanbato, della falce, delle due katana- potrei continuare.> Il coprifronte che ha lasciato nelle mani di Keiga, altri tonici, fumogeni, fuda e l'armatura pesante che era il suo vanto. Non l'ha mai tradita in battaglia, soltanto una volta venne scalfita dalla prepotenza del dio, ma non riuscì comunque a distruggerla. Presto o tardi, riuscirà a riavere tutto quello che aveva persino in eccesso, come la ninjato o l'equipaggiamento da Anbu che le tornava comunque spesso utile. <Non mi lamenterei fosse in te. Non sono in molti coloro che possono vantarsi d'avermi sfidata.> Una volta sarebbe stato un commento veramente pregno di significato, carica della sua fama di ninja leggendario e del ruolo di Hokage che ricopriva nel proprio villaggio. Dieci anni dopo, con il senno di poi, tutti la credono morta o dispersa in battaglia. Quel sorrisetto di sfida non lascia affatto il suo volto, orgogliosa e tremendamente sicura di sé tanto da non piegar la testa. Scendere sul campo di battaglia è sempre stato ciò che sapesse fare meglio. <Non pensavo si trattasse d'un appuntamento romantico!> Anche perché qualcuno di nostra conoscenza potrebbe non essere tanto felice di come si stia evolvendo la giornata. Tuttavia, occhio non vede... Ekko, alla fin fine, pare comunque convincersi totalmente della proposta perpetrata dalla Decima, la quale gli rivolge un ulterior cenno d'assenso. <Concordo totalmente con te.> E con le affermazioni che gli ha sentito pronunciare. Tutto sommato, si sente entusiasta, eccitata all'idea di poter affrontare qualcuno dopo tutto questo tempo di fermo. Allunga la mano in sua direzione quando questi l'apre per stringerla, saldando dunque quell'incontro ed anche il successivo. Giacché dotata di poca forza, non stringe chissà quanto forte, tuttavia farebbe sì che ne sia valsa quanto meno la pena. Sol infine, prenderà la strada del ritorno in attesa d'incontrarsi ancora. [ EXIT ]