Due mamme, un solo cuore.
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Giocata del 17/03/2021 dalle 10:27 alle 18:02 nella chat "Quartiere dei Clan [Konoha]"
[Casa Tachi] E’ mattina, solita mattina all’interno del quartiere dei clan del settore di Konoha. La donna, con quel suo vestito di color turchese pastello aprirebbe le finestre della propria piccola abitazione facendo entrare la luce che riesce a superare la coltre di nuvole. Si umetta le labbra osservando al suo esterno prima di decidere di uscire per iniziare a stendere quei panni che ha lavato la notte precedente. Gira a piedi scalzi la folle sentendo il freddo della rugiada sotto le piante delle suddette. I capelli lunghi, di colore lilla, scendono morbidi dietro le spalle andando a superare anche i glutei di una spanna. Occhiali dalla bordatura nera si trovano sul naso a nascondere anche se per poco quegli occhi rosso sanguigno che adesso osservano le lenzuola ancora umide. Freddino di fuori, o almeno lo sembra. La mente della ragazza ora è impegnata in due attività importanti, continuare con le sue faccende e…< Senchan! Senchan! Dai vieni fuori!> cercare di svegliare sua figlia che fino a ieri sera ha fatto i capricci. La bambina si muoverebbe con quel pigiamino a forma di un certo Mushu, con testa e coda annessa. Si strofina l’occhietto destro mentre la mano sinistra lascia strofinare per terra la sua copertina preferita. Mugugna qualcosa e si avvicinerebbe a sua madre facendo un musetto contrito “Mamma, scusa, ti voglio bene” Le direbbe con un sussurro. Gli occhi rossi si abbasserebbero su Senshi fissandola, prima di piegarsi sulle ginocchia ed abbracciarla <Non ti preoccupare, Mamma non è arrabbiata, senti perché non ti metti sul tavolino e non fai a Mamma un disegno bello?> direbbe con voce gentile, amorevole, materna. Un sorriso leggero prima di tornare a fare le sue mansioni. Insomma, una giornata come le altre. Non siamo ancora pronte a questo infausto passaggio, purtroppo è un dato di fatto. Hai pensato che procrastinare potesse aiutarti a non avere timore delle conseguenze di questo incontro. Hai seguito la strada indicata da Keiga, pronta alla conquista del tuo ruolo di madre. Ma adesso che inizi a sentire quelle voci farsi più vicine, beh, non sei più così convinta di voler allungare il passo. Rallenti, in attesa d'una mano dietro la schiena che possa darti una spinta, ma non c'è nessuno che lo farà per te. Non c'è Saisashi che vorrebbe rivedere la bambina a sua volta, non c'è Mattyse perché hai pensato che fosse un problema solo tuo e non dovessi metterlo in mezzo, non c'è Keiga perché l'hai convinta di poter fare tutto da sola e ti sei allontanata. Adesso, sono solo affari tuoi e della tua bambina. Chissà quanto sarà cresciuta... È una domanda che ti sei posta spesso da quando hai scoperto che erano passati ben dieci anni dalla tua caduta in battaglia. C'è quella parte di te che freme alla sola idea di saperlo, contenta almeno del fatto che sia viva. L'altra, invece, preferirebbe quasi non ti conoscesse affatto. Il tuo comportamento terroristico nei confronti della società odierna risulterà sicuramente essere deleterio anche per la tua prole, quindi tenerla lontana da tutto quello che farai d'ora in avanti non è una cattiveria: è solo l'atto d'amore più grande che una madre possa fare per proteggere suo figlio. E mentre rimugini su quanto possa essere giusto o sbagliato incontrare e amare la tua bambina, sangue del tuo sangue, ti ritrovi irrimediabilmente di fronte la dimora di Tachiko. Innanzitutto, è bene elencare gli indumenti indossati dalla fanciulla. Una camicia bianca ne copre interamente il busto, maniche lunghe ben chiuse tramite dei polsini, lasciando qualche bottone aperto e mostrando una scollatura normalissima, senza mostrar chissà cosa di quel che v'è sotto se non uno scorcio appena di pelle. Quivi, è anche possibile notare il ciondolo con il ventaglio del Clan Uchiha che mai ha rimosso da quando Hanabi glielo ha donato. Sulle spalle, è inoltre poggiata una giacca in pelle nera senza però la necessità d'infilarvi anche le braccia, giacché l'indumento sventola dietro le di lei spalle. Scendendo, troviamo un paio di pantaloni neri aderenti alle di lei gambe e stringendosi in vita, tenuti su da una cintura in cuoio della medesima tonalità. I lembi della camicia, difatti, sono infilati nel bordo di questi ultimi, in modo che non si muova e che paia anche più ordinata. Ai piedi, infine, calza un paio di stivaletti neri che raggiungono la metà del polpaccio e che sembrano, a ben vedere, anche piuttosto comodi. Sotto questi abiti, son sapientemente infilati anche un paio di vambracci e schinieri metallici, ulteriori difese che potrebbero aiutarla non poco durante un eventuale scontro - ammesso ne avvenga qualcuno. Un paio di guanti neri ne coprono le mani interamente, nascondendo persino le affusolate dita. Il materiale è semplice cotone e pelle, ma sotto d'essi vi si nasconde una piccola placca metallica. Alla cintura, è fissato un gancio tramite il quale ha sistemato uno dei suoi recentissimi acquisti: una frusta dal manico bordeaux, ma per il resto completamente nera, che pende dal fianco mancino. Attorno alla coscia mancina, invece, vi è una piccola fascia con tre scomparti - tre sottili elastici - che contengono un numero identico di kunai con il manico rivolto verso l'alto, cosicché possa estrarli senz'alcuna problematica. Sul gluteo dal lato opposto, invece, prende posto una tasca porta oggetti che contiene tre shuriken, cinque fuuda (di cui due contenenti i tronchetti per la Sostituzione), tre tonici per il recupero del Chakra (avendone perso in quantità rispetto a dieci anni prima) e tre tonici coagulanti (ovviamente per Mattyse, visto e considerato quanto spesso si faccia male). Non è cambiata d'una virgola a differenza della cugina che sembra essere davvero molto cresciuta. Il tempo è tiranno talvolta, ma con la ragazza pare essersi comportato bene. Si ferma a poca distanza, un paio di metri forse, con il cuore che inizierebbe a battere forte al centro del petto. Ne sconquassa ogni angolo del corpo, avvertendolo sin nelle orecchie e facendosi fastidioso. Schiude le labbra rosee, ma non sa che dire. Spalanca gli occhi come se volesse bearsi di tutta quella visione, intravedendo soltanto per un attimo quelle ciocche rosee in miniatura che appartengono a Senshi. <...> Ne vorrebbe pronunciare il nome, ma dalla bocca asciutta ed arida ne esce soltanto un piccolo lamento appena percettibile. Arresta il suo incedere, aspetta quasi che sia Tachiko o, peggio, Senshi ad accorgersi di lei. Non ha mai avuto paura neanche innanzi al nemico più grande, eppure adesso è talmente fragile di fronte alla dura realtà di essere genitore. [ Chakra ON ] [Casa Tachi] Ed è in quel momento che la donna alzerebbe lo sguardo notando quella capigliatura rosea, quei lineamenti così conosciuti. Deglutirebbe sonoramente, il momento è giusto, il cuore inizia a battere fortissimo, la mente sembra essersi spenta e gli occhi rossi tendono a lacrimare, lacrime di gioia e di dolore che ancora non fuoriescono, limitano solo la visuale < Senshi, Senshi torna in casa> direbbe la Nara velocemente, preoccupata, stravolta da mille emozioni. La bambina sentirebbe quell’ordine e prenderebbe i suoi disegni e le sue cose osservando per un attimo quella figura dai capelli rosa “Mamma! Quella signora ha i capelli come i mie-” < ho detto rientra. Ora. > perentorio il tono mentre si alzerebbe in piedi. Gli occhi fissi su Furaya mentre i piedi nudi si muoverebbero, passo dopo passo, inesorabili, come le lancette di un crudele orologio che non ha mai smesso di ticchettare. Supererebbe il primo recinto, camminando per strada, ignorando che sia scalza sotto quello sterrato che potrebbe fare male. Rimarrebbe in silenzio prima di riprendere tonalità, un tic alla testa, poi un altro, le dita della mano sinistra che sembrano suonare uno strumento a corda mentre la fisserebbe. Un cenno di diniego con la testa prima di muoversi ancora, no, non ha il coraggio di toccarla, non ha il coraggio di parlarle ora. Respiri pesanti ma presenti, pieni di quei sentimenti contrastanti. La osserva chinando la testa di lato < Non so…> comincerebbe a dire, ogni parola un kunai nel petto < Se sei vera o solo la mente di Tachiko che le fa brutti scherzi…> direbbe poi grattandosi la guancia, normali tic di chi non ha la testa proprio in ordine < Tachiko comunque ti parlerà> convinta di quelle parole, o almeno in parte. Si schiarirebbe la gola mentre la mano destra andrebbe dietro la nuca, attraversando i capelli corvini prima di fare un respiro profondo. E’ proprio come l’ha lasciata, come se la ricordava, non cambiata neanche per un capello, o almeno il vestiario è diverso. < Tachiko ha fatto come hai chiesto…> si umetta le labbra mentre lo sguardo si muoverebbe verso la porta della propria abitazione < Senshi è sana e salva, Tachiko l’ha cresciuta, è diventata una signorinella esuberante> un mezzo sorriso mentre una lacrima inizia a scendere, rigando la sua guancia < Abbiamo un pochino sofferto ma adesso stiamo meglio> un respiro profondo tornando a guardare la donna < Kei-chan ha portato qui il tuo coprifronte, magari l’hai perso o peggio…> si, per lei che non sa se sia uno scherzo della sua mente malata o meno < ma sappi…che ovunque tu sia, lei sta bene.> abbasserebbe il capo prima di mordersi il labbro inferiore, forte, per farsi male < …Tachiko…la ritiene sua figlia ora> ecco, è qui il problema. No, all’inizio non pensava di affezionarsi così tanto alla piccola, ma vedendola crescere, sentendo quel suo chiamarla mamma, vedendola fare i primi passi, non ci è riuscita < Tachiko sa che è figlia tua… Tachiko sa Tachiko sa Tachiko sa Tachiko sa Tachiko sa Tachiko sa….> quasi un bisbiglio suo cominciando a sentire quel nervosismo salire < ma… è anche mia figlia> come a cercare di prendere posizione all’interno di quella situazione. La paura di perderla, il timore di aver fatto la scelta di essere la cagna degli Anbu solo per proteggerla, tutto questo porterebbe la donna a non essere molto equilibrata, o meglio, più della sua normalità. Inspira profondamente anche se il proprio battito cardiaco continua ad essere piuttosto accelerato per via della situazione. Vorrebbe sprofondare. Perché è dovuto passare così tanto tempo? Perché ha dovuto perdersi la crescita costante della sua bambina? Perché non ha potuto sentirle dire la prima parola? Perché non ha potuto vederla camminare sulle proprie gambette piccine, aiutandola a muoversi per evitare che cadesse? Perché non ha potuto passare più tempo con lei? E per quale diamine di ragione ha dovuto rivederla soltanto dieci anni dopo quando ormai tutto è reso vano, quando lei è stata dimenticata, quando della Decima Hokage ch'era è rimasto soltanto il volto sul Monte di pietra? Stringe con forza il pugno, sbiancando le nocche e si morde l'interno del labbro per evitare di gridare il suo odio, la sua frustrazione. Non ha neanche un nemico con il quale prendersela, essendo stato abbattuto. Il vero antagonista non è altri che se stessa. Hanae le aveva chiesto formalmente d'entrare nella Yugure per evitare che ci fosse una guerra contro l'Alleanza. E' stata costretta a rifiutare perché le sembrava una richiesta veramente fuori dall'ordinario, oltre a risultare tremendamente sbagliata. Avrebbe dovuto tradire a sua volta i villaggi alleati, sarebbe diventata una di loro e non avrebbe concluso nulla. Dunque, s'è eretta a difesa del popolo dichiarando guerra di sua sponte - lei, il Tiranno della Pace, che anelava a non crearne delle altre. Ci sarebbe tanto di cui narrare e non è il momento giusto. C'è un tempo e un luogo per ogni cosa, la donna in questo momento deve preoccuparsi di Tachiko e di Senshi. La bambina sembra averla individuata, asserendo come "quella signora" (un po' le si spezza il cuore essere definita signora, ma sorvoliamo) abbia i capelli uguali ai suoi. Oh, non osa immaginare neanche quanto possano essere simili! Abbassa lo sguardo e lo sposta rapidamente su Tachiko pur di fermarsi da qualunque spinta emozionale possa avere il suo corpo. Vorrebbe correre ed abbracciarla, ma sarebbe al contempo ingiusto. Non eri tu a pronunciare le parole secondo le quali non eri pronta a fare da madre e non ti sentivi legata sentimentalmente alla tua bambina, pur avendola tenuta nel tuo grembo per quasi nove mesi? Arresta qualunque movimento, anche il più piccolo. Se potesse sopravvivere a lungo, cesserebbe anche di respirare per quanto la riguarda. Senshi viene incentivata ad entrare dentro casa mentre noterebbe la nuova - invecchiata - Tachiko che le s'avvicina a piedi scalzi. Non fa nulla, non arretra né avanza in sua direzione. Aspetta soltanto che l'abbia riconosciuta, che sia abbastanza vicina. <Tachi> Schiude le labbra soltanto per chiamarla, usufruendo del nomignolo che è solita darle, spezzandone il nome. <non sono un'illusione della tua testa.> Tenderebbe l'arto destrorso in avanti, porgendole la mano aperta ed il palmo rivolto verso l'alto. <Tocca la mia mano, è reale.> Vuole che lo faccia, ma non la costringe più del dovuto. Gliela sta soltanto porgendo, mantenendo lo sguardo glaciale - un filino preoccupato - rivolto proprio in quello cremisi dell'ormai divenuta donna. Cerca d'adoperare uno dei tanti insegnamenti delle Forze Speciali Anbu, inspirando con forza, mantenendo dentro di sé qualunque sentimento possa provare nei confronti della situazione in cui or si trova. Potrebbe piangere, versare quelle calde lacrime che di tanto in tanto sente pungerle i condotti lacrimali. Ma no, ha giurato che non ne avrebbe versate altre. L'ultima volta, è avvenuto innanzi ai portoni distrutti d'una Konoha in rovina, ragione per la quale ha poi smesso perché deve riprendersi, deve rialzarsi, deve fare qualcosa. Piangere sul latte versato è fare del vittimismo e lei non è una vittima. Quel che è accaduto è successo perché lei l'ha cercato, lei lo ha dichiarato tramite comprovati intenti e il Karma ha fatto il suo corso. Non era abbastanza potente per proteggere la sua gente e non è altro che un suo errore. Continuare a piangersi addosso non risolverà il problema alla base. <Ho dato il mio coprifronte a Keiga affinché potesse darlo alla bambina> Anche pronunciarne il nome le fa un gran male adesso che è così vicina, tanto da poterla vedere, toccare e sentirne la vocetta squillante. <giurando che me l'avrebbe ridato soltanto quando mi sarei fatta viva.> Ammette, spiegando la situazione alla cugina con un tono di voce pacato, mantenuto comunque piuttosto basso per via della presenza dell'infante non molto distante. <Sono qui, sono davanti a te. Apri i tuoi occhi, Tachiko, perché non sono più un fantasma. Sono tornata e intendo riprendermi quel che ho perso. Non sono invecchiata, è innaturale e lo so benissimo, ma ascoltami. Non sono un'illusione. Toccami, avanti.> E le protenderebbe oltre la sua mano, compiendo quello che è un mezzo passo cosicché possa portarsi molto più vicina, azzerando maggiormente le distanze. Lo sguardo si fa più serio, attento ad ogni minimo particolare di colei che ha di fronte, in special modo eventuali azzardi che SA potrebbe venir effettuati dalla violetta che ha di fronte. <Sono fiera di te. Hai mantenuto la promessa per tutto questo tempo.> Ed accenna ad un sorriso, facendosi silente per permetterle di rendersi conto di chi ha davvero davanti. Non è più un sogno, è la realtà. [ Chakra ON ] [Casa Tachi] Sente quel nome, da quella voce che tanto le fa sentire la nostalgia. E’ così vera, così reale, che potrebbe sentire anche le vibrazioni del suono arrivare fino alle sue orecchie. Un brivido, forte, deciso, che attraversa tutta la sua spina dorsale, un brivido che le fa rizzare i capelli. Vede la sua mano avvicinarsi e lei farebbe quasi un passo indietro, impaurita dalla situazione. Lei continua a parlare, a palesare la sua realtà, la sua fisicità in quel frangente. Un mezzo sorriso contornato da tic mentre la sua mente è divisa, un precipizio di paura e terrore. Ecco che lei accentua quell’avvicinarsi. Gli occhi rossi di sangue osserverebbero quella mano. La propria, la destra, timidamente si muoverebbe quindi cercando di raggiungere quella di furaya, palmo contro palmo. Ne sentirebbe il tatto, il calore, la morbidezza della pelle. Rimane ferma così mentre il corpo tremerebbe, ed è in quel momento che le lacrime inizierebbero a sfociare, calde e grandi, bagnando completamente il suo viso. Cercherebbe di intrecciare le proprie dita con quelle della cugina, stringendo forte quella presa mentre lentamente pronuncerebbe quel < Fu…chan> come se avesse anche solo la paura di farla scomparire in un soffio. Andrebbe lentamente a mettersi in ginocchio, singhiozzando con ancora quella mano intrecciata < A tachi sei mancata tantissimo…> direbbe con la voce vibrante e rotta dal pianto, non la guarda, ha gli occhi chiusi mentre il viso è rivolto verso il pavimento < Tachi non ti ha protetta> si darebbe la colpa mentre la mano libera, la sinistra, si darebbe forti colpi al petto con il pugno come a punirsi della sua mancanza < Tachiko non ha protetto nessuno di voi> si morderebbe il labbro inferiore mentre le spalle si muoverebbero ad ogni singhiozzo. Alzerebbe lo sguardo solo quando lei dice che è fiera di lei. Gli occhioni dietro gli occhiali, ora arrossati per il pianto la guarderebbero. Il labbro che tremola, ora, distrutta da quel muro ormai buttato giù da emozioni e sentimenti. < fu…chan!> direbbe esplodendo in quel pianto rumoroso cercando di abbracciarla all’altezza delle gambe, ancora in quella posizione. Strofinerebbe il viso sulle ginocchia di lei sui suoi pantaloni mentre gli occhiali cadrebbero per terra in quel movimento < Fu-chan!> la chiama di nuovo, come se una nuova convinzione stesse nascendo dentro di lei, ormai sicura di vedere la donna come quella che è, reale. Rimarrebbe in quella posizione se le fosse stato concesso mentre spasmi di pianto, crisi di emozioni si palesano attraverso il suo corpo e la sua voce, distrutta, roca, rotta da quelle urla di disperazione e gioia, di quel momento in cui tutto lo stress fuoriesce come sangue spurgato dal suo corpo. La stringerebbe forte a se, non permettendole nel caso di camminare mentre cercherebbe di riprendere fiato vista la mancanza. < Tachi ti è rimasta fedele, sempre…> direbbe come a giustificarsi in quel momento prima di alzare la testa verso di lei, con i capelli scompigliati e sporchi perché strusciati sul terreno, incurante di quella sua situazione, ora c’è lei, e questo le basta. Le sei mancata tantissimo. Non ti ha protetto. Non ha protetto nessuno di loro ch'era sul campo di battaglia. Ma ha adempiuto alla sua promessa, l'è rimasta fedele sempre, nonostante avesse potuto pensare che fosse morta. Non ha davvero mai smesso. E sarebbe felice d'una ammissione del genere se le circostanze non fossero così pessime. La guarda avvicinarsi, protendendo ancora la mano in sua direzione col palmo rivolto verso l'alto. Avere a che fare con Tachiko significa anche armarsi di buona pazienza, una dote che la Nara possedeva e di cui porta ancora gli strascichi a distanza d'una decade intera. Il calore dell'altrui mano si diffonderebbe sulla propria, chinando il capo e il relativo sguardo verso quest'ultima. Irrigidisce i muscoli facciali, evitando di muover le labbra, di fiatare o di lasciarsi andare ad un sospiro pesante generato dalla volontà d'esser utile a stemperare la situazione venutasi a creare. Non c'è un modo preciso per far qualcosa di simile, quindi preferisce tacere perché potrebbe anche peggiorare, più di quanto stia degenerando in effetti. <Mi sei mancata anche tu> Tuttavia, la vedrebbe scendere dabbasso, inginocchiarsi ai suoi piedi, tanto da costringerla a spalancare gli occhi per la sorpresa dell'altrui gesto. Non riesce a muoversi né soltanto ad indietreggiare per via dell'assalto della violetta, la quale si stringe attorno alle gambe e poggia il volto contro le ginocchia della donna. <Tachi> La chiama, cercando di far qualcosa, di aiutarla per quanto possibile vista la posizione in cui si trova, dato che potrebbe anche farle male soltanto spostandosi un minimo. E' una zona sensibile per entrambe. <per favore, alzati.> La implora di farlo, tenendo la dritta chiusa e stretta attorno a quella di lei, saldando meglio la presa per farle sentir che è viva, che è lì e che non si tratta affatto d'una fantasia. La mancina, invece, rimasta libera, si solleverebbe in direzione della di lei testolina. Il palmo, ammesso questa non si sposti, poggerebbe tra i violacei ciuffi e li scompiglierebbe a modo proprio, facendola ondeggiare da un lato all'altro. Si tratta di piccole e mere carezze, cosicché possa tranquillizzarla il più possibile - per quanto sia in suo potere farlo. Non le piace vederla prostrata in quella maniera, vorrebbe tanto che s'alzasse anche perché v'è molto di cui dover discutere, di cui doverla aggiornare. Deve raccontarle dei piani che ha in mente, della sua situazione sentimentale, della Task Force che vuole riportare in auge, dandole un nuovo modo per affrontare la sua vita: tornare a fare quello che sapeva fare meglio. <Sono orgogliosa di te, lo sono sempre stata. Non dire mai più di non aver protetto nessuno perché era compito mio farlo. Dovevi prenderti cura di Senshi e lo hai fatto, lo hai fatto davvero bene. Me lo ha raccontato Keiga che sei stata un'ottima madre, lo so questo. Non preoccuparti.> Vorrebbe piegarsi a sua volta, ma non lo fa per timore di accusarle dolore, motivo per il quale cerca di farle sollevare il capo. La mancina, dapprima posata sui suoi capelli, or scenderebbe dabbasso cercando di poggiarsi sotto al suo mento. Deve piegarsi un pochetto, ma prova a stare particolarmente attenta. E qualora vi sia riuscita, solleverebbe il di lei volto, ammesso non venga fermata, così da poterla guardare negli occhi. <Dammi un abbraccio, piuttosto. Non sai quanto ne ho bisogno.> Specialmente da lei, soprattutto da sua cugina. Vorrebbe chiederle tante cose, vorrebbe vedere di nuovo la bambina, vorrebbe... a che pro? Da un momento all'altro potrebbe essere costretta a lasciarla andare di nuovo, costretta ad allontanarsi per la sua mania di potere che ha preso piega da quando s'è risvegliata dal cristallo. <Ho molte cose da chiederti, ma voglio prima abbracciarti, per favore.> Inizia a diventare spasmodica la necessità d'abbracciarla ed anche di potersi muovere ovviamente, ma questo non glielo dirà ad alta voce. E' poco carino. Di tanto in tanto però solleva lo sguardo. Vuole riuscire ad intravedere di nuovo il sangue del suo sangue per quanto egoistico ciò possa sembrare con le premesse precedenti e future. [ Chakra ON ] [Casa Tachi] La sua voce è come un sogno che sia vvera, sensazioni piacevoli e spiacevoli che si mischiano insieme, come se fosse il suo chakra. Si alzerebbe lentamente sfiorando il corpo della donna con il proprio prima di sentire quelle parole. Il viso è ancora basso, tira su con il naso, il petto che batte forte come se fosse un tamburo. Un mezzo sorriso andando ad annuire < ha rotto un sacco di cose…> direbbe con la vocina triste prima di fare un cenno di diniego con la testa. Sente la sua richiesta ed allargherebbe le braccia senza indugio provando a circondare il collo della donna e stringerla a se tornando a singhiozzare silenziosamente. Sentirebbe il suo calore, il suo profumo, e rimarrebbe così in silenzio < Sei viva…> direbbe poi andando a mangiarsi le labbra < Scusami> direbbe solamente quasi come un sussurro nel suo orecchio < scusa Tachiko per aver dubitato….> direbbe poi stringendola più forte, cercando di non lasciarla andare, mantenendo il contatto fisico con lei. Gli occhi di Furaya potrebbero notare quella impicciona di Senshi, vestita ancora in mushu-style, che fa capolino dalla finestra. Quando gli sguardi si sarebbero incontrati ecco che la bambina farebbe un ciao con la manina sorridendo e mostrando quei denti da latte che sono caduti lasciando fessure in quel sorriso dispettoso < Fu-chan> la chiamerebbe poi tenendola tra le braccia e cercando di guardarla con gli occhi < ora è Tachiko la cugina più grande..> direbbe in parte divertita, anche per sdrammatizzare ovviamente. Rimarrebbe in silenzio mostrandole un sorriso delicato, dolce, amorevole, quello che le ha sempre donato decadi fa, lo stesso, come se non fosse cambiato ieri, come se fosse stata ieri la battaglia contro il falso dio. Per lei non è passato neanche un minuto. Quella dannata, in dieci anni, è diventata anche più alta di lei. Quando s'alza per abbracciarla, scosta il capo da un lato onde evitare di finire coinvolta tra le palle di cannone che ha sul petto. La accoglie tra le proprie braccia, stringendo il manco attorno al suo busto e la destrorsa che, al contrario, salirebbe tra i capelli violacei. Vi si poggia con far delicato, spingendola a star contro il petto o la relativa spalla - dove più le venga comodo. <Shhht...> Cerca di consolarla a modo proprio, poggiando anche la guancia contro la testolina ammantata di violacei ciuffi, aspettando soltanto che si calmi. D'altronde, è sempre stata lei la più grande tra le due, giusto? Anche se adesso sono passati dieci anni e tutto sembra cambiato. <Chiunque avrebbe dubitato, è passato tanto tempo. Ero in guerra d'altronde.> Quindi, avrebbe avuto il pretesto ben più corretto di credere che fosse morta o fosse andata dispersa. Ma mai - mai - dovrebbe pensare d'averli abbandonati lì perché di sua sponte non l'avrebbe fatto per alcuna ragione. Nel star lì abbracciate, una piccola figura s'affaccia alla finestra, sollevando una manina per salutarla - per salutare lei! Quasi non ci crede. Sarà perché non l'ha riconosciuta ancora come sua madre, ma è quasi certa del fatto che possa provare un minimo di rancore nei suoi confronti. Del resto, è sparita per quasi tutta la sua vita, avendo potuta cullarla soltanto per qualche mese dopo la nascita, seppur sia stata via praticamente subito dopo per allenarsi con il Re dei Lupi e ottenere il Senjutsu. Non è affatto stata un'ottima madre, s'aspetta una reazione opposta a quella d'adesso. Tuttavia, quando la vede sorridere, quella curva priva di qualche dentino, non può fare a meno di sollevare una mano per farla ondeggiare. La saluta di rimando, cercando di mostrare un sorrisetto quanto più convincente possibile nei di lei riguardi. E' costretta ad abbassar lo sguardo, impossibile per lei sostenere un'emozione tanto forte come quella di vedere la sua bambina lì, poco distante, cresciuta, capace di pensare, parlare e camminare. Ed è assurdo come abbia potuto perdersi tutto questo perché desiderosa di fare la guerra per portare la pace. <Per favore> Pronuncia verso Tachiko, ad altezza del suo orecchio dato l'abbraccio che ancora dovrebbe perdurare. <fammela conoscere.> Glielo deve, no? <Raccontami tutto di lei, raccontami i suoi primi passi-> Mormora a bassa voce, la quale viene incrinata, ma non versa alcuna lacrima, non deve, non può. Ha giurato di non farlo oltre. Tira su col naso, un brivido le percorre l'intero corpo ripercuotendosi anche sulla cugina. <le prime parole, il suo carattere- qualunque cosa, ti prego.> Qualora la guardasse negli occhi, potrebbe vederli lucidi, circondati da piccoli punti rossi per via di come lei stia trattenendo il pianto. Non deve. E' un capobranco, deve dimostrare sempre e comunque d'essere forte e superiore a chiunque, anche alle proprie dannate emozioni. <...> Non pronuncia altro verso di lei, attende soltanto una risposta, un racconto, poggiando la fronte contro la sua spalla per cercare di riprendersi un minimo, per apparire retta e austera com'è sempre stata. Incapace d'essere domata, fiera della sua forza d'un tempo. [ Chakra ON ] [Casa Tachi] Il mondo è cambiato, in dieci anni tutto è cambiato, ma quell’amore, quel sentimento puro che supera tempo e spazio, rimane invariato. Il cuore che chiama il suo, voce che sente e va in risonanza, mente che si attiva, piccole scariche elettriche in tutto il corpo, tutto in armonia, tutto in relazione dell’unica vera Hokage. Lei ascolta quelle parole, la tiene ancora tra le braccia singhiozzando, annuisce lentamente prima di fare un respiro profondo. Sente la sua richiesta e non può fare a meno di staccarsi a malincuore. Cercherebbe di prenderle delicatamente la mano con la destra sorridendo < Vieni.> direbbe solamente cercando di portarla con sé oltre il recinto di quella piccola casa. Senshi si è nascosta vedendo che comunque stavano tornando. Entrerebbe in casa mostrando quell’umile dimora. Un gradino dove lasciare le scarpe, un soggiorno con un tavolo rotondo ed un angolo cucina, un bagno, una cameretta per Senshi e la camera da letto di Tachiko. Sul muro la donna può notare tantissimi disegni di Senshi, firmati proprio da lei. Se ci facesse più attenzione noterebbe anche quei segni sul muro della crescita di Senshi, con i record personali sistemati con delle stelline dorate. Rimarrebbe all’ingresso facendo un respiro profondo < Senshi! Vieni!> direbbe prima di vedere quel piccolo tornando slittare con i calzini sul parquet per raggiungere l’ingresso, driftando per frenare. <Senshi, ti presento Furaya> e la bambina andrebbe ad alzare la mano “Tutturu! Piacere! Sai che ti chiami come mia mamma?” direbbe la piccola prima di ridacchiare mostrando ancora quelle finestrelle vuote < No, Senshi, lei è tua mamma.> e senshi rimarrebbe un pochino confusa ora “No, tu sei la mia mamma” direbbe poi umettandosi le labbra < Si Senshi, ma lei è Fu-chan, la tua vera mamma> e quasi sussulterebbe a dire quelle parole, ma è il giusto “Oh! Allora aveva ragione Mamma, non eri morta!” direbbe poi senza alcun tatto “Ho un regalo per te!” e scapperebbe via. La Nara andrebbe a stringere un pochino la mano della donna prima di portarla verso il tavolo per farla sedere. Qualche minuto dopo ecco che la piccola mushu si muoverebbe con un foglio in mano “Questo è per te, vedi ci sono io…” e si indica in quell’agglomerato di stickman “…poi c’è zia Keiga con Akuma” indicando una figura più alta ed un coso a quattro zampe “… Qui c’è papà!” indicando uno stickman gonfio come sotto proteine “e qui c’è mamma…” indicando una donna con i capelli violetto “…e qui tu!” notando la figura con i capelli rosa che tiene la mano alla cugina. “Te lo regalo!” direbbe mostrando un sorrisone e si girerebbe verso Tachiko “Mamma posso fare merenda?” < Non ancora tesoro, vai a fare i compiti> direbbe girandosi verso Furaya sorridendo < E’ cocciuta quanto te, non accetta le angherie> spiega prima di andare a poggiare due tazze di caffè fumante sul tavolo < ed è manesca quanto il padre> conclude prima di socchiudere gli occhi < domani Tachiko deve andare a parlare con gli insegnanti perché ha picchiato un compagno> e sbuffa andando ad accarezzarsi le palpebre < ah, ha ereditato il nostro controllo dell’ombra, già lo sa fare.> direbbe prima di umettarsi le labbra < gliel’ha insegnata Tachiko, anche perché quando ti hanno creduta morta…ci hanno allontanate dal clan> diciamo che hanno allontanato lei e Tachiko si era portata via Senshi proprio perché doveva proteggerla. < La prima parola che ha detto è stata…> e qui sorriderebbe < Tutturu!> prima di sbuffare e girarsi verso di lei che nel frattempo sta bofonchiando perché non le va di fare i compiti < è brava ma non si vuole applicare> direbbe in un sussurro e bere il suo caffè prima di socchiudere gli occhi < ha iniziato a camminare presto, e da quel momento non si è più fermata> un bel tornado insomma < è un fagottino incredibile..> direbbe infine osservandola, forse troppe cose tutte insieme ma Tachiko non conosce mezze misure. Deve fare un respiro profondo ed è quello che andrebbe di conseguenza a fare. Per riuscire ad accettare tutto quello che le si sta parando davanti agli occhi deve compiere un notevole sforzo. Il primo passo è la negazione, ma l'ha già affrontato. Il suo compito è quello di mostrarsi sempre sicura di sé, anche davanti a quello scricciolo saltellante coi capelli rosa che le somiglia così tanto nell'aspetto, ma dal carattere irruento del padre. Annuisce soltanto quando Tachiko le chiede di seguirla, lasciandosi prendere la mano e stringendo la sua con forza. Non possiede più quella d'una volta - certo - ma la stretta fa intuire il suo stato d'animo in corso. Supera il recinto, arresta il suo passo in prossimità dell'ingresso laddove andrebbe a rimuovere gli stivaletti. Si china, abbassando la zip laterale, facendoli scivolare via dalle gambe e dai piedi. Li poggia in piedi, vicini tra di loro, muovendo i propri passi poi nella casa della cugina... e di sua figlia. Calzini bianchi ne coprono i piedi durante il suo avanzare, tenendosi pur sempre al fianco dell'altra, senza mai precederla: non è una casa che conosce e non vuol arrecare fastidio alcuno. La bambina drifta letteralmente sul pavimento per arrivare da loro al volo, la qual cosa fa sgranare gli occhi azzurro ghiaccio della Nara che aprirebbe involontariamente le braccia verso l'esterno, come se potessero servire immantinente per recuperare la figlia qualora cadesse. <Non scivolare così sul pavimento, per favore. Rischi di farti male.> L'istinto materno prende il sopravvento all'improvviso, mostrandosi comunque pacata nei toni poiché non s'azzarderebbe certo a farle una ramanzina or che si son viste per la prima volta dopo tanto tempo. Tuttavia, deve farle notare in maniera del tutto normale - da brava madre - la disciplina da mantenere. In quello scambio di battute tra Senshi e Tachiko, la Decima si sofferma sul fare della bambina. Ne ascolta la voce, si bea di quel suono fanciullesco. Non riesce a staccarle gli occhi di dosso e quel "Tutturu" la fa sorridere più del necessario, tanto da trasformarsi in una risata divertita. <Come dice Tachi> Seppur le faccia strano - un po' anche male - il fatto che Senshi chiami anche la cugina come madre; al contempo, non può esimersi dal pensare che sia di quanto più giusto potesse accadere, data la sua mancanza per così tanto tempo. <il mio nome è Furaya Nara> Presentazione completa, le sembra doveroso nei confronti di sua figlia. Porta una mano ad altezza del petto, lì dove il cuore non ha smesso per un attimo di battere all'impazzata. <e sono-> La voce le muore in gola tanto da costringerla a schiarirsela. <tua madre. Mi dispiace tanto non essere tornata prima.> L'espressione muta sul di lei viso, divenendo per un istante sofferente. Non sa cosa abbiano dovuto passare in questo periodo, non può immaginarlo, ma è sicura che ci penserà la violetta a raccontarle qualunque aneddoto com'erano solite fare un tempo. <No, non sono morta, ma sono stata trattenuta.> Non sa neppure come spiegarsi nei confronti di Senshi, la quale, dal canto proprio, pare comunque piuttosto contenta, prodigandosi per andare a recuperare un disegno che le farebbe vedere. Le indica man mano tutti coloro che ci sono disegnati, individuando Akuma, Keiga, persino Saisashi. La mano vien sollevata sin a coprire la boccuccia aperta, sorpresa. Si piegherebbe sulle ginocchia così da abbassarsi per quanto possibile alla sua altezza, seppur sembri essere bella cresciuta data l'età raggiunta. <Non so cosa dire, grazie!> Le parole dalla bocca fanno fatica ad uscire, ma prima di prendere il disegno allargherebbe le braccia come fatto prima, questa volta con un'intenzione totalmente differente. <Prima di andare a fare i compiti, posso avere un abbraccio da questa piccola guerriera?> Perché sì, il nome completo - Senshi Kineki - sta a significare proprio questo. Lei e Saisashi l'avevano scelto per una ragione, perché lei sarebbe riuscita a donare speranza, quella che tutti avevano perso. Per un mondo migliore. Gli occhi son lucidi ed aspetterà soltanto che lei accetti o meno, lanciando anche un'occhiata di sottecchi alla cugina per sincerarsi che non si stia comportando male. Conosce la pargola meglio di lei, del resto. In seguito, s'alza in piedi per seguire Tachiko all'interno della sua dimora, preoccupandosi di guardarsi attorno per adocchiare quanti più dettagli possibili facciano riferimento alla sua creatura. Inizia ad avvertire quella sensazione di "proprio", di possessione. <Oh> A proposito del carattere che viene spiegato dalla fanciulla, pendendo letteralmente dalle sue labbra per quanto riguarda gli aneddoti inerenti ad entrambe. <non so cosa dire- insomma, dovrei essere felice per aver preso una parte del mio carattere, ma la cocciutaggine non è proprio il mio miglior pregio.> E' quanto più un difetto, se ne rende conto da sola. <Ma di fronte all'esser manesca, beh, a quanto pare Saisashi ci ha messo il suo.> Lasciando che passi come una battuta, per quanto preferisca sorvolare facilmente sul discorso, preoccupandosi del resto. Siede al tavolino, laddove ella deposita un paio di tazzine fumanti contenenti del caffè. <Ad ogni modo, ti chiedo tanto se puoi rimandarle i compiti? Comprendo quanto siano importanti per la sua istruzione, ma potrei non restare qui a lungo.> Sospira, passandosi una mano tra i capelli e chiudendo per un istante gli occhi. Troppe emozioni tutte assieme, ha bisogno di carburarne una alla volta ed anche bene, altrimenti rischia d'impazzire e di far le cose male, a metà. Spera vivamente che possa accontentarla, ma drizza immediatamente il collo quando le sente pronunciare parole che mai avrebbe voluto sentire. <Cosa cazz--> Si morde la lingua immediatamente, glissando con lo sguardo in direzione della porta o del salotto, qualora dovesse sbucare Senshi da un momento all'altro. <Che diamine stai dicendo? Perché vi hanno allontanate dal Clan?!> Vorrebbe abbassare la voce, ma alcune tonalità le escono fin troppo alte. Il muscolo cardiaco prende a battere all'impazzata mentre è possibile vedere nel suo sguardo la furia salirle, la rabbia focosa di chi è detentrice del potere dello Yoton, di colei in cui la Volontà del Fuoco mai spenta e mai doma ancor alberga. Tutto ciò che viene pronunciato dopo passa quasi in secondo piano, focalizzando le iridi glaciali sul viso della cugina, in attesa di risposte quanto più esaustive. <Suo padre è passato da qui?> Il fatto di non sapere la risposta potrebbe far trillare un campanello nella testa di Tachiko, ma questa considerazione la lasceremo proprio alla suddetta! [ Chakra ON ] [Casa Tachi] Ecco che vede quella scena, quel suo fare materno, farebbe un leggero sorriso andando a sistemarsi vicino a sua cugina. Annuirebbe a quelle parole <Si, lo dice spesso…> direbbe solamente in un soffio. La bambina annuisce allegra “Ed io sono Senshi Nara!” si presenta alzando il braccino verso l’alto. Guarda entrambe le donne e ci rifletterebbe per un attimo andando a mugugnare qualcosa “Quindi…ho due mamme?” direbbe poi guardando entrambe con i suoi occhietti prima di fare un respiro profondo. Sorriderebbe quando lei accetta il regalo e quando chiede un abbraccio ecco che risponderebbe positivamente alla richiesta stringendola forte per qualche secondo prima di provare a staccarsi ed andare a fare i compiti. Le due adulte rimangono insieme da sole quindi e Furaya inizia a parlare con Tachiko < è una testa durissima, fortuna che a Tachiko ascolta!> direbbe prima di annuire alle sue stesse parole. Quando la vede arrabbiarsi ecco che abbasserebbe il capo, sentendosi forse colpevole < I Nara non volevano Tachiko già da prima> spiegherebbe < Solo tu li hai fermati> spiega prima di alzare una spalla e poi bere un sorso del suo caffè < Quando hanno scelto il nuovo capoclan…beh non ci ha messo tanto a portare Tachiko alla porta> spiega prima di fare un respiro profondo < Ora ci ignorano, o ci vietano di comprare qualcosa se il negozio è loro…ci trattano come traditrici…> conclude prima di rimanere in silenzio. Sente la sua richiesta e farebbe un cenno con la testa <Senshi, ho cambiato idea, oggi si sta in compagnia!> e la bambina non se lo rifarebbe ripetere due volte. Furaya vedrebbe libri che volano ed un leggero “yeeee” di esultanza prima di vederla tornare in quella stanza. Tachiko si alzerebbe andando a prendere quello che sembra un rotolo di cioccolato e ne taglierebbe due fette che metterebbe in un piatto. Prenderebbe anche un succo d’arancia in un bicchiere per poggiare poi il tutto davanti al viso della bambina seduta < Ecco qui> Direbbe. Annuisce alle parole della donna prima di umettarsi le labbra <si, non ha riconosciuto Tachiko> direbbe prima di fare un respiro profondo < si è presentato qui a petto nudo, non potevo fargli vedere Senshi> conclude prima di socchiudere gli occhi < …poi Tachiko deve dirti una cosa importante, ma da sole> direbbe solamente prima di fare un respiro profondo. Deve sapere degli Anbu e del kanji in mezzo al suo petto < dove vai? Dove dormi ora?> chiede infine verso la donna prima di fare un leggero respiro profondo e provando a finire il suo caffè mentre la bambina guarda Furaya e sorride con le guance gonfie da scoiattolo < Fai bocconi più piccoli amore> direbbe la donna come se fosse una cosa ripetuta chissà quante volte.
Giocata del 20/03/2021 dalle 11:32 alle 16:07 nella chat "Quartiere dei Clan [Konoha]"
La piccola si presenta di rimando, costringendo però la donna a replicare in maniera sì seria, ma altrettanto scherzoso risulta essere invece il tono. Sta pur sempre parlando con una bambina. <Conosco il tuo nome, te l'abbiamo dato io e papà.> Seppur una fitta la colga al centro del petto ogni qualvolta cita Saisashi, non avendo avuto più modo di vederlo dall'ultima volta in cui hanno deciso di prendere strade separate. <Anche se quello completo è Senshi Kineki Nara.> Allungherebbe la mandritta, qualora le fosse concesso, per stender l'indice verso il viso della ragazzina. Vorrebbe darle quello che è un piccolo buffetto sulla punta del naso, ritirando immediatamente la mano: di base, assolutamente niente di doloroso. Non si permetterebbe mai a far del male al sangue del suo sangue. Quando sua figlia l'abbraccia è un misto d'emozioni che non saprebbe spiegare a parole. Le braccia avvolgono quel corpo ancor piccino con appena un tentennamento, timorosa di farle del male se solo si lasciasse andare ad una stretta eccessiva o troppo vigorosa. <...> L'ultima volta che l'ha avuta tra le braccia, era un fagottino che non riusciva neanche ad aprire bene gli occhi o a mugugnare qualcosa di diverso dal pianto. Ed ora è così cresciuta, cammina con le sue sole gambe, riesce ad usare addirittura la Kagemane e senza che sia stata lei ad insegnarglielo. Ha i suoi stessi capelli, il carattere scimmiesco e perennemente bambinesco del padre; un connubio che in molti ha spaventato ma che, alla realtà dei fatti, è il loro desiderio divenuto soltanto vero, tangibile, reale. Inala quello che è il suo profumo, vuole che le resti stampato in testa, che qualunque momento passato con Senshi non possa essere affatto dimenticato. Potrebbe rivelarsi essere l'ultimo considerando quel che vogliono attuare per riuscire a vivere come un tempo e intende goderselo fino in fondo. La lascerebbe andare sol qualche istante dopo, quando sarà proprio la bambina a volersi staccare dalla Nara. Son tante le parole che vorrebbe dirle ma nessuna potrebbe racchiudere il sentimento che prova per la sua pargola. Rammenta di quanto travagliato è stato il parto, non essendosi affatto curata di se stessa o della gravidanza, continuando a lavorare e a far tutto quello che faceva prima. Mai una volta ha chiesto aiuto con il rischio di dar complicazioni proprio al feto; eppure non c'è niente che non vada in quello scricciolo dai capelli rosa e le va assolutamente bene così. Non si sarebbe perdonata nulla qualora le fosse accaduto qualcosa. <...> Sedendosi al tavolo, la tazza di caffè passa in secondo piano nel momento in cui Tachiko inizia a parlare circa il loro allontanamento dal clan. <Posso comprendere il motivo per il quale lo facciano con te, lo sappiamo entrambe che gli anziani non vedevano l'ora che io me ne andassi fuori dai piedi per comportarsi come volevano.> Spiega all'indirizzo della donna gesticolando appena con la mandritta. Per un istante, però gli occhi si soffermano sulla figura di Tachiko, seguendone i lineamenti, osservandone incuriosita gli occhi e l'espressione che s'affaccia sul candido ovale adornato da capelli color ametista. E' davvero così cresciuta ed è diventata una donna ancor più bella di quant'era prima. <Ma per quale ragione dovrebbero accanirsi anche s'una bambina? E' la figlia del precedente Capo Clan> Lei stessa. <avrebbero dovuto portarle un minimo di rispetto. Nei miei confronti potrebbe anche scemare, non m'interessa cosa pensino della sottoscritta, ma è una bambina!> E scuote il capo con vigore, poggiando il gomito contro il tavolo sottostante, infilando le dita tra i capelli sulla fronte. Non vuole crederci davvero. <Non volevo espormi, ma sono costretta ad andare dal Capo Clan. Voglio capire chi diamine è che osa trattarvi in questo modo.> Alla faccia del non volerti esporre, mi raccomando. Ha cambiato subito idea notando come si siano comportati i membri del SUO clan nei confronti di sua figlia e della cugina. Non lo accetta, non glielo perdona. <Ti ha detto qualcos'altro? A te o a Senshi, intendo...> Abbassando il tono della propria voce, guardando di sottecchi proprio la scimmietta dai capelli rosa, alla quale rivolge un altro sorrisetto dolce. Non ce la fa. L'ha abbandonata, è così che la vede nella sua mente. Sarebbe dovuta restare, invece è andata subito ad allenarsi da Fenrir. Avrebbe dovuto crescerla, invece ha ben pensato di andare in guerra contro Oto e la Yugure. Il Karma ha fatto sì che pagasse tutto quanto nella maniera più dolorosa possibile. <Io e Matt siamo a casa di Dyacon al momento, è- era un mio allievo dieci anni fa e ci ha ospitato. Non abbiamo i ryo per permetterci un'altra casa ed in più non resteremo a Kagegakure a lungo.> Questi quanto meno sono i suoi piani. Abbassa lo sguardo, rigirandosi la tazzina tra le mani, cercando di trovare le parole giuste con cui parlare e spiegarsi alla volta di Tachiko. Non s'azzarda a ribattere sul metodo d'insegnamento, ma nota l'affetto nei confronti di Senshi da parte altrui. <Hai fatto un ottimo lavoro, Tachi. E ti sarò per sempre riconoscente.> S'è presa carico di un fardello non indifferente. Non potrà mai ringraziarla abbastanza, di questo n'è certa. <Tu ora di cosa ti occupi? Come ti trovi in questo villaggio?> Disprezza fortemente Kagegakure ed il suo Consiglio, ma ancor non si pronuncia ad alta voce. C'è una bambina, d'altronde. [ Chakra ON ] [Casa Tachi] La bambina ridacchierebbe a quella sua affermazione andando a mettersi una mano sulla fronte, come un facepalm infantile “Chu è vero!” e mostrerebbe le finestrelle in quel sorriso. Rimarrebbe quindi a mangiare quella sua merenda mentre le due donne, una cresciuta e l’altra rimasta sempre uguale, continuano a parlare di cose serie insomma. Ecco che farebbe un respiro profondo provando ad avvicinare una mano verso Senshi la nostra Tachiko, cercando quindi di farle una carezza delicata < Tachiko è pazza> direbbe solamente prima di umettarsi le labbra < Senshi è figlia di una traditrice> sarebbero queste le spiegazioni? <Per loro tu sei scappata, hai abbandonato tutto il villaggio> rimane un attimo in silenzio prima di tornare al suo caffè < e poi…Tachiko aveva un compito, e quindi l’ha tenuta con se> anche se avessero deciso due destini differenti per le due insomma. Si morderebbe il labbro inferiore andando a fare un cenno di diniego con la testa< non ti ascolterebbe Fu-chan!> spiegherebbe la Lilla senza mezze misure < E’ un capoclan di facciata, sono gli anziani che decidono per lui> insomma, come volevano anche dieci anni fa ma che Furaya ha rifiutato. Rimane in silenzio prima di annuire < Quindi te ne vai…?> direbbe solamente mentre gli occhi rossi, sanguigni, andrebbero a muoversi verso il suo viso, leggermente umidi, impauriti, sentendo quelle informazioni < E dove andrete?> direbbe poi facendo un respiro profondo e socchiudendo lo sguardo come per ricacciare le lacrime. Sente quel complimento e non può fare a meno di mostrare un sorriso delicato verso la cugina e la figlia prima di annuire < Tachiko ha fatto tutto il contrario di quello che faceva mamma…> quella maledetta, la dannata donna sgozzata nel proprio letto < e sembra funzioni!> direbbe solamente. Questo anche potrebbe far capire a Furaya l’infanzia nascosta della donna con cui condivide cicatrici e ferite nell’anima. A quella domanda si schiarirebbe la gola prima di mordersi il labbro inferiore, andrebbe ad alzarsi dal tavolo muovendo le mani per poggiarle delicatamente alle orecchie della bambina in modo che non senta. Un attimo di silenzio prima di < Hanno arrestato Tachiko tempo fa…> direbbe < Tachiko non ce la faceva, aveva bisogno, tu sai…> delle sue pulsioni, di quello che sente, di quello che vuole < Hanno minacciato Tachiko di portare via la bambina…se Tachiko non fosse tornata…negli anbu> direbbe andando ad abbassare il capo < Ora Tachiko fa tutto quello che le dicono, per proteggere Senshi.> e finito di raccontare quelle cose toglierebbe le mani dalle orecchie della bambina e tornerebbe seduta davanti a quella tazza di caffè che nel frattempo si sta freddando. Di tanto in tanto, lancia qualche occhiata di sottecchi alla bambina. Ne vuole scorgere i lineamenti, le espressioni facciali, qualunque caratteristica sia possibile ricordare di lei in futuro. <Tch.> La lingua schiocca di nuovo contro il palato. <Lo sai tanto quanto me che non avrei mai potuto tradire Konoha o il Clan.> Questo le sembra talmente ovvio che crede assurdo che il pensiero della "sua" gente adesso sia questo. <Non li avrei mai abbandonati, piuttosto avrei preferito cadere in battaglia. Tuttavia, il Finto Dio ha avuto tutt'altro epilogo per me.> E per gli altri che erano con lei. Sospira al sol pensiero di dover avere a che fare con persone di quel calibro, conscia che rischia soltanto di andare in escandescenza per cercare di spiegarsi a dovere. Tuttavia deve farlo, se non per se stessa almeno per Tachiko e Senshi. Meritano di vivere una vita normale ed anche se non dovessero accettarle, beh, avrà fatto valere le proprie ragioni. Come sempre. Deve almeno tentare una strada. <Non t'avrei mai permesso di lasciarla ai membri del Clan qualora avessero cacciato te. Quindi, hai fatto bene a tenerla al tuo fianco e crescerla. Hai sempre mantenuto la parola data ed ero rassicurata da questo.> Si è sempre fidata di Tachiko, non le ha mai dato prova di non poterlo fare. La fiducia nei di lei confronti è di quanto più totale possa immaginare. A proposito del Capo clan, piega la testa da un lato e si fa per un attimo pensierosa. Chissà chi può essere, teme però di chiederlo alla donna dai capelli violacei. Lo scoprirà a tempo debito andandovi di persona, in fondo ha preso una decisione che difficilmente potrà cambiare. Sospira pesantemente prima di riprendere a parlare, facendo mente locale. <Io> Chiosa appena, cercando le parole giuste da usare nei loro confronti, tenendo conto che di fianco vi è anche una infante. Deve dosare il giusto linguaggio, altrimenti che educazione darebbe al sangue del suo sangue? Seppur per poco viole rendersi utile. <Io non riesco a stare tra queste mura. Voglio tornare a casa, alla vera Konoha. Ci sono stata, non è un bello spettacolo purtroppo.> Stringe le mani tra di loro, unendole attorno alla tazzina che inizia a raffreddarsi. Son parole comunque dure da pronunciare. Risolleva gli occhi glaciali alla di lei volta, così da valutarne le espressioni e la reazione conseguente. <Ma ciò non significa che non possa tornare a splendere come il Baluardo della Pace che era> Non sta scherzando, è tremendamente seria anche se quel mezzo incurvarsi delle labbra palesa anche quel pizzico di follia insito nel piano che vorrebbero compiere. <e tornare a viverci.> È proprio quello che vorrebbe. <Saisashi> China per un attimo il capo, mordendosi il labbro inferiore. <ha scelto di prendere una strada diversa dalla mia. Matt, invece> E qui sorride, un cambio repentino sol per via dei nomi appena citati. <non sta facendo altro che supportarmi. Vuole quello che voglio io.> E pensare che un tempo Mattyse avrebbe preferito far esplodere direttamente il villaggio della Foglia, finendo per allearsi proprio con colei che lo comandava. Poco male. <Prima di poterci muovere in tal senso, volevamo vedere le nostre bambine.> Portando di nuovo una mano a contatto con Senshi, scombinandole un po' i capelli rosati sulla sommità del capo. <Lui non ha mai visto Kimi e siamo qui per cercarla. Potrebbe essersi rifugiata nel villaggio assieme ai suoi attuali tutori.> Le svela, raccontando un po' le motivazioni che li hanno condotti nel villaggio comune noto come Kagegakure. <Inoltre, all'esterno non avevamo i mezzi necessari a sopravvivere. Avevo bisogno di procurarmi delle armi.> Soprattutto, tenendo conto che le chimere sono abbastanza forti da risultare difficili da battere. Per questa ragione, è bene sfruttare a dovere le risorse che questo villaggio possiede fin quando sarà possibile farlo. <Intendiamo formare di nuovo la squadra.> Alludendo alla task force che lei dovrebbe ben conoscere. Sgrana gli occhi man mano che Tachiko parla, schiudendo le labbra anche se in un primo momento non saprebbe proprio cosa dirle. Vorrebbe dirle che quando c'era lei non succedeva nulla del genere, ma rammenta di come abbia ustionato a vita il corpo del Terrorista che adesso si porta a letto. Dovrebbe proprio fare silenzio. <Non esiste> Pronuncia alla di lei volta, digrignando i denti. <ma ne riparleremo. L'importante è che stiate bene.> Infine, sospirando ancora una volta e lanciando un altro piccolo sorriso a Senshi, torna a farle una ulteriore domanda. <Dici che potremmo stare qui? Starei più vicina alla bambina e sarei in casa di qualcuno che conosco davvero bene. Dormiamo anche a terra, non è un problema, ti giuro.> E allungherebbe le braccia verso le mani di Tachiko, cercando di prenderle tra le proprie. Egoista. [ Chakra ON ] [Casa Tachi] Rimane in silenzio prima di ridacchiare < hihihi Tachiko lo sa!> direbbe come se fosse una gara di quiz insomma < Tachiko sa che Fu-chan non avrebbe mai abbandonato il suo villaggio, me e Senshi! > contenta, felice, una fedeltà incrollabile nei confronti dell’unica donna che l’abbia per adesso accettata totalmente, nel bene e nel male < Tachiko ti ha difesa! Tachiko ha detto la verità!> direbbe poi alzando un pochino la voce < Tachiko è stata brava!> conclude prima di fare un sorriso sornione, come se non fosse niente, alla cugina. < Tachiko ha fatto una promessa, e Tachiko le mantiene sempre le promesse!> direbbe prima di andare a muovere le labbra in un sorriso ancora più ampio prima di ascoltare le parole della donna < Tachiko ha capito che le strade che prende una persona è perché pensa che sia la cosa migliore!> direbbe poi andando a guardare Senshi < Tachiko ha smesso di combattere per dare a Senshi una vita normale> e la bambina prima ridacchierebbe a quella coccola di Furaya e poi si girebbe verso entrambe “Mamma tu eri una combattente? E quanto forte?” ed andrebbe a guardare Furaya come se volesse una risposta da lei. Tachiko ridacchierebbe provando a dare un buffetto sulla guancia della pargola < Mamma non era tanto forte> direbbe, ma la bambina ancora aspetta la sua mamma biologica per la risposta. < Dicono che fuori ci siano mostri brutti brutti ancora> direbbe con un sussurro prima di sussultare. Un attimo di panico, la mano che trema, quasi a voler prendere qualcosa ed impugnarlo < La squadra…> direbbe poi prima di fare un respiro profondo, prima di sentire quel fuoco dentro che brucia, lo si vede dallo sguardo, lo sguardo di chi ancora vuole combattere, di chi ancora ha sete di sangue ma…< Fu-chan…Tachiko non può…> direbbe facendo un respiro profondo < Tachiko fa la mamma ora, non più la kunoichi.> eppure, quelle maschere sono ancora lì, in un cassetto della sua camera, lucidate a dovere. Anche se sta rifiutando è particolarmente titubante, come se qualcosa la limitasse nel suo fare. Sente le mani di lei sulle proprie e farebbe un piccolo sorriso < Casa non è grande, ma ci possiamo attrezzare…> direbbe solamente prima di annuire <ma Tachiko ha delle condizioni!> direbbe socchiudendo lo sguardo < Senshi deve studiare almeno tre ore al giorno, non di meno!> l’istruzione è importante < …E…quelle cose…> si insomma, quelle che si fanno in intimità tra uomo e donna < solo quando Senshi non c’è…e poi si pulisce.> “Quali cose?” < quando sarai grande> “Ma sono grande” < ancora più grande.> concluderebbe prima di fare un respiro profondo e stringere le mani di lei < si, potete rimanere> Per fortuna, può tirare un sospiro di sollievo. Sapere che sua cugina la pensa in questo modo fa sì che a sua volta stia più tranquilla. Non avrebbe mai voluto che Tachiko pensasse anche solo per un istante che li avesse abbandonati; avrebbe anche voluto significare che quest'ultima non la conoscesse a fondo. <E non finirò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me. Partendo dall'esserti presa cura di Senshi.> Alla quale torna a rivolgere un altro sorrisetto gioviale, per quanto possibile sia esternarlo. Ci prova, si sforza, non vuole che i suoi stessi tormenti cadano sulla figlia. Non se lo perdonerebbe affatto, non ora che l'ha ritrovata. <Non puoi mai davvero smettere di combattere se fa parte di te, ricorda queste parole.> Riferendosi a quegli impulsi che l'hanno portata ad essere arrestata e divenire un cane al servizio degli Anbu. Alla domanda di Senshi, china il capo proprio in sua direzione, restando per un attimo assorta nel momento in cui la chiama mamma. E' un'emozione indescrivibile, tanto da farla restare inebetita per qualche distante prima di decidere come rispondere alla figlioletta. Riporta lo sguardo in direzione della cugina, mostrandole degli occhi luccicanti e brillanti, come a volerle chiedere indirettamente se abbia sentito come l'ha chiamata la bambina. La felicità continua a risiedere nelle piccole cose nonostante tutto, di questo non bisogna mai scordarsene. E' in questi momenti che tende a pentirsi della scelta di vita fatta, ambasciatrice della pace com'era e com'è, ma anche tornando indietro potrebbe prendere in considerazione le stesse scelte fatte. Non cambierebbe probabilmente nulla se non la consapevolezza che non può sovvertire se stessa. Per un giorno, vorrebbe riuscire a vivere assieme a Senshi una vita assolutamente normale, ma finché non riuscirà ad ottenere quello che cerca non accadrà mai. Deve lottare seguendo questo obiettivo. <Ero una *Guerriera*> Incide particolarmente su questo sostantivo poiché s'è sempre ritenuta tale, un Guerriero che lotta per la Pace contro qualunque nemico le si parasse di fronte. Anche a costo della vita se dietro le sue spalle v'era Konoha da difendere. Nessuno poteva toccarla se non sperando di non incontrarla. <ed ero anche molto temuta secondo alcuni. Ho sempre combattuto per difendere la nostra casa ed il nostro villaggio. Ho anche un sacco di cicatrici!> Che dal canto proprio sono assolutamente un vanto visto che attestano quanto ha combattuto per far prevalere le proprie ragioni. Spera che possano interessarle almeno un minimo. <Ho un sacco di storie da raccontarti, magari quando mamma Tachi vorrà.> Spostando lo sguardo interrogativo verso l'altra Nara, attendendo una risposta che si spera possa essere positiva. D'altronde, spetta anche alla ex Hokage starle a contatto ora che è possibile. <Anche mamma Tachi era forte. Ti farò conoscere un ragazzo che in quell'ambito la conosce anche meglio di me. E ti racconteremo tante cosine interessanti!> Il tono è quello che prettamente si userebbe con un bambino, quindi piuttosto docile e pacato, seppur sia sottinteso come la donna preferisca tenere per sé le torture o le pratiche inenarrabili di cui Tachiko si fregiava. Non è ancora così stupida da dimenticarsi che ha a che fare con un cucciolo d'uomo e non un adulto. <Sì, i mostri fuori sono veramente brutti. Nei dintorni della vecchia Konoha, ne abbiamo trovato alcuni. Ci abbiamo messo molto tempo per questo.> Dovevano trovare sempre la via ed il momento migliore per spostarsi onde evitare di finire direttamente contro le fauci di quelle bestie. Tanto basta per far comprendere che al suo attuale livello potrebbero usarla come stuzzicadenti per rimuovere i residui di coloro che hanno già divorato. <Abbiamo bisogno anche di te per riprenderci il vecchio villaggio. Non vuoi tornare nella vera Konoha? Non ti senti stretta in queste mura? Questa non è la nostra casa, è soltanto un ripiego finché non rimetteremo di nuovo in piedi l'altra. Adesso ci sono anch'io con te. Saisashi vuole prendersi cura della bambina mentre noi della squadra> Includendosi a sua volta. <pensiamo a come ricostruire il nostro passato e la nostra vita futura. C'è uno spazio per tutti. Ci riprenderemo quello che ci hanno tolto.> Le dita accarezzano delicatamente quelle altrui con fare dolce, mantenendo lo sguardo fiero e austero fisso in quelli color sangue della cugina. <Prenditi il tuo tempo per pensarci.> Non vuole metterle affatto pressioni però è importante che sappia, che ci pensi sopra e che possa decidere di conseguenza. <Sicuro! Lo studio è importante!> Andiamo, ragiona da brava madre. E' altrettanto certa che Tachiko ha fatto un ottimo lavoro con lei. <C-Cosa--> Arrossendo in pieno, partendo dalle guance e riverberando il tutto sin sulla fronte e all'attaccatura dei capelli. <No, tesoro, intende le coccole degli adulti.> A loro piace il quartiere notturno per determinate pratiche come queste- coff coff. Ad ogni modo, a prescindere dalle risposte della ragazza, hanno una nuova dimora e dovrà avvisare Mattyse in merito di ciò. A tempo debito, in fondo non era imboscato con Keiga l'ultima volta? Quel porco. [ EXIT ]