{Conoscere il giusto}
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Giocata dal 16/03/2021 22:24 al 17/03/2021 02:07 nella chat "Quartiere Tecnologico"
Oh di nuovo li, in quel piccolo grande quartiere di tecnologia che sorge su quella nuova Ame, uno scorcio su un passato che ritorna di nuovo ai propri occhi azzurri che ne osservano le nuove forme particolari e strambe, di colei che purtroppo non ha mai avuto modo di comprendere bene ma che adesso vi si vuole affacciare per comprender bene come quel mondo si sia appena evoluto. Ebbene si trova su quella strada quando la pioggia cade sul proprio corpo bagnandolo di quella freddura che scivola su quelle spalle poco scoperte, su quei capelli rossi che si scuriscono lungo le spalle impregnandosi di un anima di kami che vuole lavarla da quei peccati che porta ancora seco. Le vesti che si fanno pesanti quella notte, un kimono corto che copre il corpo di quella giovane donna, una veste bianca con quelle farfalle rosa ricamate sopra e il simbolo del proprio clan inciso sul retro. Le maniche che scendono fino ai polsi in quelle larghe campane che si appiccicano sullo stesso corpo, la gonna che scivola sotto le natiche, e le gambe protette da sole mere calze leggere di un nero delicato che si concludono in quelle scarpe semplice con quel lieve tacco che la solleva di cinque centimetri a malapena. Sottili si, eppure abbastanza bassi per poter camminare con delicatezza lungo quella strada, evitando come può quelle buche che impregnano il loco per non cadere un ennesima volta, cosa alquanto imbarazzante già accaduta con quell'Uchiha, e per evitar di sporcare quella veste. L'acqua solo va bene per colei che ama quella pioggia alla quale non si ritrae nemmeno con un ombrello. Il viso privo di alcun trucco inutile a insozzarlo si solleva per pochi attimi verso il cielo stesso godendo quelle gocce violente di una tempesta appena nata sopra il capo di tutti. Ombrelli che volano, gente che si protegge da tutto quella violenta sferzata dei kami , eppure perchè ritirarsi d'innanzi ad un dono? Lo accoglie come può eppure le gocce impregnano di simil lacrime le iridi azzurre che scivolano ancora su quel viso arrossandoli un poco, e solo per quello chinerà nuovamente quella testolina inzuppata verso qualcosa che si trova intorno. Poche le anime atte all'uscita questa notte con proprio spiacere e il polso si solleva sotto lo sguardo, un orologio particolare che forse poco resisterà che segna l'ora ma anche funziona come un cellulare alla quale non appartiene alcun numero , non ne ha alcun altro da chiamare , sola anche in quello eppure le piace quella strana libertà, di sceglier per se stessa senza render conto a nessuno nemmeno di alcun suo passo. Questi si muoverebbero verso il lato destro di quelle lunga strada, li ove quei piccoli chioschetti ancor reggono alla tempesta e ove i ristoranti son gremiti di persone, eppure non vi entra ancora , osservando tutte quelle anime che ancora stanno li insieme, a godersi quel caldo che scivola sui loro corpi. Se ne rimane ferma senza muoversi ancora, attendendo qualcosa, quasi come un segnale di doversi spostar da li e da quella tempesta , ancor guardando quelle piccole famiglie a cui non appartiene. La pioggia scende fredda sul Villaggio. Ame è abituata a queste condizioni atmosferiche, nonostante ora si sia spostata in un altro luogo dalle sue origini. Eppure sembra non esser cambiato nulla. Il nuovo Villaggio rappresenta ciò che per Ame era normale anni fa. La tecnologia è sempre avanzata nel Villaggio della Pioggia e ora che si trovano qui, tutto il loro lavoro sembra esser stato portato avanti di un secolo. Le idee che c’erano ad Ame sono state sviluppate in questo luogo e ora sembra normale vedere grattacieli che sorgono accanto ai quartieri dei Clan. Sotto quella pioggia vi è anche qualcuno che ad Ame si è unito solo successivamente, da quando è entrato a far parte del Villaggio delle Ombre. Qualcuno che con la tecnologia non ha mai avuto a che fare e non ha mai provato interesse, se non negli ultimi giorni dopo qualche incontro che ha smosso il suo io. Haru passeggia tra le luci colorate delle insegne e le gocce d’acqua che cadono lente verso il basso. Il ragazzo indossa un kimono nero con sotto una maglia bianca, un hakama nero che copre la parte inferiore e un paio di sandali sempre scuri. Sopra al kimono, indossa un haori bianco con disegnato lo stemma del Clan sul dorso e un cappuccio che copre i suoi capelli albini risparmiandogli l’acqua battente. Haru osserva ciò che succede intorno a lui tramite le sue iridi chiare notando le persone che cercano riparo da quella pioggia mentre altre non si fanno problemi. Il giovane adocchia un posto in cui trovar pace da quell’acqua e decide di avvicinarsi. Un locale tranquillo, una scritta blu illumina l’entrata mentre all’interno una musica rilassante fa da contorno, interrotta soltanto da qualche tuono che rumoreggia in lontananza. Prima di entrare, nota soltanto una ragazza vicino l’ingresso. Uno sguardo dato da quel colore ghiaccio verso l’altra, prima di nascondere i propri occhi tramite il bordo del cappuccio e trovare spazio all’interno del locale. [chk on] Il locale che si pone d'innanzi a delle iridi quasi spente, le stesse che scivolano verso altri pensieri quasi ignorando il tumulto della tempesta che ancora imperversa violenta portando tutte le anime presenti alla ricerca di un vacuo rifugio , di calore intimo che possa protegger la sottile pelle da quel freddo pungente. Lo stesso raptus che la colpisce riaprendosi infine al mondo, notando quella figura incappucciata vicina alla stessa porta ove si trova lei stessa, ove quelle iridi di ghiaccio la sorprendono non poco per il loro esser tanto limpide e prive di filigrana di alcun colore. Quasi bianchi come quelli degli Hyuga, eppure con quel lieve azzurro che par integrare nel suo essere la popolazione della pioggia. < Shiroi? > quasi una richiesta, seppur quella felpa la convinca quasi che sia proprio quella bianca farfalla giunta da chissà dove. Un singolare incontro in quel loco, eppure perchè volgerle le spalle in quel modo dopo una simile occhiata? La stessa che svanisce dentro lo stesso locale, qualche attimo prima che il corpo vada a seguirlo quasi con rabbia all'interno dello stesso cercando di tener aperta quella porta per non sbattervi la faccia in pieno per lasciarla chiudersi con un sonoro botto senza farsi problemi, ne ha altri adesso da affrontare < perchè mi ignorate? > il corpo che si muoverebbe più veloce, insozzando il pavimento con quell'acqua che si ritrova addosso, ove le membra diventano fredde congelando le ossa, eppur quel calore e gli odori giungono alle narici e al viso, un calore quasi umano che le porta diversi brividi , un rossore quasi violento a tingerle le gote ancora umide. Lo stesso che avrà nel provar a fermare quella figura, non notando immediatamente la differenza in altezza che pone quel ragazzo con chi già conosce, con quelle iridi che si assomigliano molto eppure la pioggia e la mancanza di chakra non le hanno dato modo di comprenderne definitivamente i lineamenti del suo volto semi nascosto, e li proverebbe in quell'impeto a far scivolar la mano fuori dal chimono zuppo per stringere quelle sue dita sulla sua stessa giacca provando a fermarlo < so che siete arrabbiato > come non potrebbe esserlo? Lo ha mandato d'innanzi ad un capo clan senza spina dorsale , lasciando un cucciolo in pasto ad un leone < ma dovevi conoscerlo coi tuoi stessi occhi , se te lo avessi solo raccontato non mi avresti creduto > e anche allora non avrebbe potuto far parte del suo stesso clan. E solo li, in quel momento di parole, proverebbe a farlo voltare, sempre che lo abbia afferrato davvero, solo per poterlo guardare in viso e poter mostrare l'espressione affranta che si porta seco. Non sapendo che sta parlando letteralmente con un perfetto sconosciuto. Che brutto esser così deboli, no? Haru entra all'interno di quel locale aprendo la porta d'ingresso con un movimento leggero e abile, come se fosse la cosa più semplice al mondo ed infatti lo è. Il suo udito sente, prima che la porta ritorni a chiudersi, qualcuno richiamare un nome dopo il suo passaggio ma non si avvede di girarsi visto che non è ne il suo nome ne lo conosce d'altronde. E non si preoccupa neppure quando, compiuti i primi passi all'interno del locale, sente la porta aprirsi nuovamente poco dopo la chiusura causata dall'ingresso dell'albino. Insomma, lui è entrato e non pensa minimamente che qualcuno stia parlando con lui. Haru conosce poche persone e l'avrebbe riconosciuta a prima vista davanti l'entrata del locale dove l'insegna blu illuminava entrambi. Intento a trovare un posto in cui sedersi, il giovane si guarda intorno per capire dove possa farlo con tranquillità. Quella stessa voce di prima però sembra farsi sempre più forte e sempre più vicina. Haru non ci fa caso finchè non è un contatto fisico a catturare la sua attenzione. Una mano sconosciuta lo afferra. In quello stesso istante, l'albino interrompe il suo passo ruotando leggermente il busto verso quella persona. <Cosa diavolo stai facendo? Lasciami> lo sguardo, mezzo nascosto dall'ombra del cappuccio, è più serio che mai. La mano di Haru si muove rapida per stringere le dita attorno al polso altrui e interrompere il contatto precedente. Se ci riuscisse, lascerebbe quella presa stretta. Un rapido movimento dei piedi porterebbe il sinistro a strisciare sul pavimento e mettere il ragazzo rivolto a 180 gradi verso l'altra. Il chunin non è una persona irrascibile ma sicuramente non gli piace esser fermato con quell'irruenza. Le parole della rossa scorrono su di lui senza sfiorarlo nemmeno. Cosa sta dicendo? <E non ci credo neanche adesso> prende riferimento dalle ultime parole della donna. <Non so nemmeno di cosa stai parlando. Chi sei?> data la situazione, non ci sono altre parole che riuscirebbe a dire. Come può essere che questo villaggio sia diventato un luogo di fuori di testa? Ogni volta ne succede una. [chk on] La mano che stringe quella veste senza pietà non si vede altro che incontrar l'altra gemella li su quel polso sottile, lo stesso che andrà ad aprir le dita per lasciarlo andare data l'irruenza della stessa risposta. Va bene che sia arrabbiato, eppure vi è anche modo e modo di poter parlare con una signora, dovrà fargli forse da insegnante dei modi? Probabile. Lo stesso polso che duole poco verrà portato alla propria altra mano massaggiandolo, eppure in quel lieve lasso di tempo le iridi tornate a lui non potranno che veder come quel viso sia differente. Differente da quel che conosce, nel viso, nei lineamenti sebbene siano anch'essi dolci ed eleganti come quelli dell'Ishiba, ma quegli occhi esprimono quel gelo che mai ha avuto modo di veder. La consapevolezza che si inerpica nel petto che adesso batte veloce, nel rossore violento che riempie le gote per qualche attimo prima di ridivenir bianche e candide come quelle di una morta. Imbarazzo totale che la ammutolisce per molti, troppi secondi, prima di ricollegar i nervi della mente per capire nuovamente come si parli < i-io > lo stesso corpo che si irrigidisce nella consapevolezza di aver fatto quella figuraccia con quell'ennesimo sconosciuto, vi sarà mai fine a ciò? Mai. < mi perdoni > un sussurro spiazzato sfugge a quelle parole di rimando chinando lievemente il capo nella sua direzione, lievi e brevissimi secondi prima di tornar a quel ragazzo neppure troppo alto per lei e per il suo collo da raggiungere < pensavo foste qualcun altro > non che non si fosse capito nemmeno questo , che stupida che è stata a fermar così la gente, quale reazione vorrebbe mai aspettarsi? Se fosse stata lei quella mano l'avrebbe probabilmente spezzata < avete un viso familiare sebbene i vostri occhi siano decisamente particolari > quella pioggia che l'ha confusa insieme alla notte stessa ma che adesso può ben ammirar nel loro gelido fare < Sango Ishiba > un presentarsi veloce e indolore, per lei, per quel che ne sa possono odiarla in effettiva chiunque dei presenti dopo esser finita su giornali e televisione, dannato capitano comandante e i suoi modi rudi < siete per caso .. un Ishiba? > la domanda che sorge spontanea , in quei colori chiari e il viso delicato potrebbe esser uno di loro, la bellezza dopotutto è la loro arma principale, e non si parla semplicemente di innata, quanto più di educazione, modi che posson esser attutati in qualsiasi situazione gli capiti, perfino nelle vecchie missioni. Quella presa viene rotta dal movimento dell'albino ed ora sono soltanto gli sguardi ad incrociarsi tra di loro. Haru guarda di traverso l'altra che cerca di scusarsi per l'incoveniente. Per quanto sia sincera nelle sue scuse, il giovane non cambia comunque l'espressione seria sul suo viso. La mano destra si alza verso la fronte afferrando tra le dita il tessuto morbido del cappuccio. Un piccolo slancio all'indietro e i capelli bianchi vengono rivelati. Ciuffi composti tenuti all'indietro mentre uno solo cade davanti alla fronte. Ad Haru non è piaciuto quel modo di esser fermato. Per la prima volta mostra il lato più scontroso del suo carattere portandolo a risultare forse antipatico. Lui che di solito è composto e sempre a modo. <Se ti sembra il modo..> anche se si fossero conosciuti in precedenza, sicuramente non è normale inseguire una persona e afferrarlo in quel modo soltanto per parlargli. Haru cerca di attenuare la sua rigidezza per cercare di non passare tutta la serata con il malumore. Le parole dell'altra vengono ascoltate e fanno capire come sia stato soltanto uno scambio di persona. Quegli occhi chiari hanno confuso la Ishiba che ora si chiede se anch'egli faccia parte del suo stesso Clan. Lo sguardo del ragazzo si sposta davanti a lui, in un tavolo vuoto con due poltroncine. <No, direi..> ed ecco che quel suo lato mostra anche una sottile irriverenza verso quei Clan che sono lontani dall'origine del suo. <Il mio nome è Haru> rivela, senza aggiungere troppi dettagli. Per quanto pensi che il suo Clan sia leggermente al di sopra del resto per via della sua antica origine, negli anni ha imparato a non essere troppo chiuso nella sua mentalità. Il suo corpo si muove portandosi davanti al tavolo e prendendo posto comodamente. Da una tasca interna al suo kimono, viene tirato fuori un piccolo libro tramite l'ausilio della mano destra. Indice e pollice si inseriscono all'interno riprendendo la pagina in cui aveva interrotto in precedenza la lettura. Haru si mette comodo poggiando la schiena contro la poltrona e iniziando a leggere quelle righe. Per ora, non da più conto a quella donna nonostante lei rimanga lì e qualche volta le iridi ghiaccio si muovano per un attimo in direzione dell'altra. Che il loro fortuito incontro non sia ancora finito? [chk on] Quel piccolo dire che porta una nota grave sulla propria fronte, un cipiglio antipatico verso quell'essere sconosciuto , di quei modi eleganti che l'hanno sempre conosciuta, in quella schiena che si raddrizza di un antica verve che ancora la abita < i miei modi di solito son garbati e gentili > d'altronde credeva di esser stata ignorata per un giusto motivo, non per aver errato nel scegliere il proprio obiettivo. La voce che scivola via, graffiante e bassa, come quello sguardo di fuoco che lancia a quel viso nuovo, a quei capelli bianchi che pare possano contraddistinguere coloro che conosce. Vi sarà mai fine a quelle loro somiglianze oppure i kami hanno deciso di bacchettarla a dovere. Segue quel viso senza abbassarlo di un millimetro < mi son scusata per avervi disturbato, non eravate voi il ragazzo che ho cercato > seria e composta seppur scelga molto bene le proprie parole con estrema cautela, dopotutto ha sopra la testa un occhio gigante ad osservarla, un singolo passo falso ed eccola di nuovo in una pubblica piazza. Un piccolo sbuffo sfugge a quelle morbide labbra, lasciando che anche il proprio sguardo possa incedere su quelle poltrone , seppur non vada a seguire il ragazzo immediatamente, ma prendendo atto della di lui posizione. Potrebbe lanciargli qualcosa addosso per la sua ineducazione, superiore anche in quella nel proprio pensiero e nella propria crescita, eppur qualcos'altro ha anche imparato. La stessa rossa che andrà ad avvicinarsi a quel bancone con nonchalance , lasciando piccole gocce a segnar il proprio cammino come piccole molliche, la voce che uscirà bassa e veloce per qualcosa detta a quel barista, per poi beh, ritornar senza indugio allo stesso ragazzo prendendo posto come nulla fosse . Impassibile nel viso da stronza che trattiene un possibile sorriso < vengo in pace > ammette lasciando che quel cameriere possa portar ciò che ha ordinato, due piccole bottiglie di sakè seguiti da due bassi e tozzi bicchieri in legno poggiati su di esso < son cresciuta con un certo riguardo per l'ospitalità e l'eleganza. Ciò significa anche che per scusarmi vorrei offrirvi qualcosa, Haru > richiama quel nome alla ricerca di un possibile ricordo, non ve ne è alcuno a ricordarlo all'effettivo < il sakè è simbolo di rispetto verso l'altro > un antica usanza che l'ha legata tempo addietro a diverse figure < e sono curiosa anche di sapere se facciate parte di qualche clan > la ricerca è sempre un brivido, le informazioni si vendono care e ampliano la conoscenza in modi che vuol scoprire. Quel nuovo mondo ha portato alla luce paesi che non ha mai avuto modo di vedere coi propri occhi, così come clan che parevano esser scomparsi. Passa in rassegna tutto ciò che comprende le proprie conoscenze, servendosi da se, e servendo l'altro se avesse accettato quel piccolo segno di pace . I modi rimangono delicati di colei che ha imparato anche l'arte del the a suo tempo ,e darne mostra è sempre una piccola interiore gioia. La lettura inizia a prenderlo e la sua concentrazione si focalizza su quelle pagine. Sono un paio di giorni che vuole finire quel libro e ancora non ci è riuscito tra un impegno e un imprevisto sempre dietro l'angolo. La voce della donna giunge ancora una volta alle sue orecchie però. Lei parla dei suoi modi sempre gentili ed educati, qualcosa che non si è visto lontanamente nel primo approccio. Ma il ragazzo non rimane troppo tempo a tormentarsi con quelle parole. Riprende rapidamente la sua lettura cercando di non far caso all'altra. La storia sembra non finire però. Con il viso coperto dal libro, l'udito di Haru sente qualcuno accomodarsi nella poltrona opposta alla sua e la voce di quella donna ritorna a vibrare nell'aria. E che diavolo, ancora lei. Le frasi della Ishiba vengono ascoltate dall'albino e al giungere di quelle bottiglie, il libro viene fatto abbassare. La copertina rigida sbatte contro il tavolo causando un piccolo ma frastornante rumore. Gli occhi di Haru, ora liberi da qualsiasi ostacolo, si fissano su quelli dell'altra. Lo sguardo serio ancora non accenna a svanire. La bottiglia viene afferrata con la sinistra e il liquore viene versato in entrambi i bicchieri. Posata la bottiglia, la destra ora afferra quel bicchiere e viene alzato verso l'alto con un piccolo movimento. <Nonostante il tuo lessico anziano..> sottolinea quanto l'altra le sembri sua nonna dal modo di parlare e il bicchiere viene abbassato nel frattempo portandolo nelle vicinanze delle labbra <.. Scuse accettate> dice cercando di mettere una pietra sopra quell'equivoco nella speranza di non tirare troppo per le lunghe quell'incontro. Per quanto abbia accettato quelle scuse, il chunin non comprende bene l'insistenza della donna nello scoprire più informazioni riguardanti l'identità di Haru. <Io sono curioso di sapere invece il motivo per cui vuoi per forza venire a conoscenza della mia Casata> ribalta quella curiosità cercando di scoprire cosa voglia la donna dal suo Clan. Questa insistenza non è figlia di quello scambio di persone. Dunque, Haru vuole vederci chiaro. [chk on] Il bicchiere che viene afferrato delicatamente dalle sottili dita, lo stesso che vien portato lievemente verso l'altro , portato subito dopo alle labbra morbide per ber quel liquido dolciastro che incendia per pochi attimi la gola della donna. Un senso di calore che si espande dentro il corpo donandole un brivido di piacere dopo il suo esser stato sotto quella pioggia, i lunghi capelli che vengon portati sulla spalla destra per donarle un senso di compostezza . Nota come l'altro lo beva, sperando che non sia minorenne . Ode quel suo primo dire eppure non s'arrabbia affatto, anzi, quella risata divertita fuoriesce dalle labbra < potrei esserlo davvero > sembra quasi aver centrato un punto cruciale nel proprio essere e nella propria età che non diremo di certo qui. Se la tiene stretta non volendo nemmeno considerare i dieci anni come una specie di aggiunta, il proprio aspetto è rimasto tale e quale a quello dell'ultima guerra affrontata < seppur abbia perduto dieci anni dentro un cristallo > non si fa problemi adesso a dirlo, ella può narrarlo a chiunque desideri senza alcuna ripercussione sul proprio capo, quella l'ha già avuta < e il mio clan ha degli insegnamenti rigidi in materia di linguaggio > ecco perchè odia quei nuovi slang che ode dai giovani, sebbene l'altro ne par privo in effetti. Una cosa molto piacevole da scoprire < per forza? > solleva quel sopracciglio mentre il bicchier viene preso, la schiena sempre rigida e composta in quella poltroncina, il tavolo basso che li divide le permette di stender di poco le proprie gambe verso un lato , il destro precisamente ,e lo sguardo che torna ad indagar su quel nuovo viso < quando sono rinata ho avuto modo di conoscer qualche nuovo clan mai visto prima , come quelli di Suna > quel loco troppo lontano un tempo da poter esser raggiunto semplicemente, non ha mai avuto modo di veder la sabbia vivere nel proprio vero ambiente < il vostro aspetto d'altronde mi ha ricondotto al mio stesso > un cenno al suo viso e ai suoi colori , eppure ancora tace per qualche attimo, in favore di un ulteriore sorso prima di riposar con dolcezza quello stesso bicchiere sul tavolo < mi avete detto di non esserlo dunque mi chiedo a chi possiate appartenere > una curiosità che ha acceso quegli occhi, di una sapienza che vuole avere < sapete, la curiosità è il motore del mondo stesso. E' quella che ci dona un motivo in più per star in questo mondo, e ciò che muove me. Non vi è nulla di più dopotutto non vi conoscevo prima di questa sera > indaga ancora provando a legger quelle emozioni che paiono esser celate dietro un alto muro di gelo e ghiaccio, eppur nemmeno quello andrà a fermar la propria sete di curiosità. Comprender a chi appartenga le darebbe un modo per collocarlo mentalmente in un villaggio, in un clan e nella sua stessa storia, di trame che la intrigano e non se ne sfuggir alcuna quando vi è l'occasione di poterlo fare.
Giocata del 10/04/2021 dalle 00:18 alle 02:45 nella chat "Quartiere Tecnologico"
I minuti passano e gli occhi di Haru cercano di scovare nel viso altrui quale motivo si celi nell’insistenza di quelle domande. La rossa continua nel suo monologo citando una somiglianza tra gli Ishiba e gli Otsutsuki. Una smorfia si forma sulle labbra di Haru all’udire di quelle parole. Come se potesse davvero esistere qualcosa in comune tra i due clan. Tutto ciò che è conosciuto, è nato dopo l’avvento di Kaguya come raccontano le leggende. Senza di lei, non ci sarebbe un mondo ninja. Gli altri clan non esisterebbero neanche. Per questo, è stato fondamentale trasmettere la conoscenza del NinshÅ«. In questo modo ogni persona ha potuto imparare a controllare il chakra e iniziare a sviluppare le proprie abilità. Non è che c’è una somiglianza tra di voi. Il fatto è che siete derivanti tutti dal Clan Otsutsuki. Questo è il pensiero di Haru che si mostra in quella piccola smorfia e in un movimento lento e ripetuto del capo da destra a sinistra e viceversa. <Dunque.. siete una di quelle persone che ha portato il mondo sull’orlo della distruzione> rivela ora il suo pensiero su quelle persone che erano rimaste congelate prima che la battaglia più importante della storia del pianeta giungesse al termine. <Come ci si sente ad aver fallito?> domanda curioso il ragazzo lasciando che quegli occhi ghiacciati si posino sullo sguardo di lei. Haru vuole capire quale sia il punto di vista di quelle persone. Fino ad ora, aveva incontrato solo Kioku e lui aveva deciso di aiutarlo per fargli recuperare la memoria non svelando realmente quale fosse il suo pensiero su quel gruppo di sopravvissuti. Kioku è diventato suo amico e forse con lui la sua opinione è passata in secondo piano al momento. Guardando quella sconosciuta invece, l’albino vorrebbe comprendere il suo stato d’animo. Perché al loro posto, Haru si sentirebbe fuori luogo, inutile, in un mondo che è andato avanti senza il loro aiuto. Loro sono stati la causa di tutto quel che è successo, dopotutto. <Il Clan Otsutsuki> scandisce per bene ogni parola donando alla ragazza la risposta che tanto desiderava. Cosa se ne farà ora di questa informazione? Il viso di Haru è più serio di prima. Non trasmette alcuna emozione da quei lineamenti. Lunatico, forse. Tutto dipende da chi si trova davanti però. Con Saigo non avrebbe mai questa faccia. In compagnia di Kioku e Fuji, starebbe cercando un modo per salvarli dai casini che combinano. Cosa vuole invece questa Sango da lui? Le dita battono a tempo sulla piega della copertina del libro mentre gli occhi di Haru restano fissi sull’altra. La parola passa a lei ora. [chk on] Smorfie che vengono osservate con attenzione, sebbene allunghi lo sguardo anche intorno allo stesso posto. La schiena ancora rivolta all'entrata, sente quei brividi di quasi disagio, debole e sprovvista di molto se non della mente e della lingua, ma quelli non l'avrebbero di certo salvata da quel mondo crudele. Un tossicchio, la mano che scivola ancora su quel bicchiere, ben avvezza al bere in quelle circostanze ove il corpo desidera solo di potersi scomporre ancora e sparire completamente. Quella smorfia che solletica anche il proprio di viso , quasi uno specchio dell'albino che si trova d'innanzi < deboli > un sussurro basso, sincero , nel liquido ambrato che cerca di riscaldar quella gola gelida e affranta di lacrime non versate < non esser riusciti nell'unico obiettivo della tua vita, dopo aver speso l'intera esistenza solo per quello > la sua visione, unica e sola, nel proprio unico punto di vista non volendo vederne altri < cancellando persone, distruggendole perfino , per cosa poi se non il nulla? > un castello che ormai è crollato, non ha lasciato nulla se non un amara consapevolezza dentro di se. E' stata immensamente debole, così come tutti coloro che hanno fallito, nel distruggere e nel proteggere, in promesse fatte che non si sono mai avverate. Se solo sapesse che è lui colui che ha condotto per primo Kioku in quella città..cosa farebbe? Minacce, grida, o silenzio tacito di un accordo che non le riguarda? Ma ancora questa domanda non se la porrà per nostra fortuna, meglio viver nell'ignoranza alle volte sebbene la conoscenza renda superiori . Il tempo scandito dai bassi e dolci colpi di quelle dita sulla copertina, non le osserva ma le sente come un senso quasi di disagio da parte dell'altro, o curiosità, ancora non sa dirlo. Eppure apprende un nome a lei sconosciuto, un clan che ancora non le è noto così come la sua stessa e antica storia, la più antica di tutte e forse quella con più bugie dentro < Otsutsuki > un basso mormorio alla ricerca di qualcos'altro < non l'ho mai sentito in più di vent'anni di vita > da dove provengono dunque? Kumo? Iwa? < e ho avuto modo di veder molti villaggi e conoscer molti shinobi, ma sei il primo che mi propone questo nome > ignorante in quello? Eppur lo sguardo stesso s'accende, oh no, non andrà di certo a chieder i segreti di un clan altrui - ella stessa non ne avrebbe fatto parola, si sarebbe perfino imbestialita da quella domanda < da quale villaggio vieni dunque > un villaggio passato, di certo egli avrà vissuto da qualche parte prima di kagegakure stessa dimostrando più di dieci anni , più vicino alla fine dell'adolescenza probabilmente sotto il proprio sguardo. Niente rughe, niente di niente, se non un pallido volto che s'ha di ghiaccio imperituro privo di vita e passione. Ma che sia solo una maschera o la verità potrà scoprirlo solo col tempo, e quello non è mai galante. E Haru nota benissimo quell'espressione della donna. Sì.. Lei vorrebbe scomparire ora davanti a lui dopo aver ascoltato quella domanda. Le sue parole mostrano quanto la sua anima sia a conoscenza di appartenere ad un altro luogo, ad un altro tempo. La sua anima non è fatta per vivere l'esistenza di Kagekagure. Chissà se qualcuno gli farà mai cambiare idea. Chissà se l'amicizia con Kioku risulterà fondamentale in questo pensiero dell'albino. Per ora, Haru si limiterà a guardare in mal modo quella persona e tutte quelle altre che riveleranno di esser rimaste ghiacciate negli ultimi dieci anni. <Debolezza..> sussurra quella parola Haru lasciando che percorra l'aria che separa lui dall'altra. Poco meno di un metro dove quelle sillabe scandiscono per bene quel concetto da lei spiegato. Il viso di Haru non si muove. Impassibile in quei lineamenti, ogni muscolo verrebbe tenuto immobile. <Ed ora cosa credi di poter fare qui? Credi di avere uno scopo?> chiede il chunin a titolo informativo, giusto per capire quali siano le sue intenzioni e se ne abbia davvero in realtà. Come può qualcuno che è restato assente per dieci anni, aver un obiettivo ora in un mondo completamente diverso? Le ragioni di Haru nel guardare in mal modo queste persone sono impiantate bene in radici spesse. Lui è convinto di aver ragione e sarà davvero difficile fargli cambiare idea. E sicuramente Sango sta dimostrando che il suo pensiero non ha tutti i torti. Il discorso ritorna nuovamente sul clan dell'albino. Lei dice di non aver sentito mai quel nome. <Ignori l'origine del tuo mondo, dunque> lo sguardo si abbassa su quel libro riprendendolo tra le dita della mano destra. <Non è tempo che io ti spieghi da dove provenga il tuo potere> o semplicemente, non ne ha voglia in questo momento di dover spiegare a qualcuno che, ad ora, non le sta affatto in simpatia. <Il mio clan non ha luogo di provenienza> afferma posando gli occhi sulle righe di quel libro <Non esistevano ancora i Villaggi quando è nato> dona soltanto questa piccola informazione, per poi ritornare in silenzio. La schiena si tira indietro appoggiandosi alla poltrona. Il libro invece rimane appoggiato con il bordo inferiore sul tavolo. Il viso di Haru si tira su ancora una volta mostrando le sue iridi alla donna. <Villaggi, Clan.. Quante informazioni che chiedi alle persone che incontri per la prima volta. E a cosa ti portano?> domanda ancora seriamente il giovane all'altra. Il tono usato mostra quanto Haru voglia capire il perchè di tutte quelle domande. <Questa cultura di cui fai uso ti porta qualcosa nella tua vita? Qualcosa che ti sia utile ad non esser più così debole come dieci anni fa?> glissa il suo domandare ritornando in silenzio e lasciando un ultimo sguardo alla donna. Haru non crede che si interesserà ancora di più a quell'incontro con la donna. Ma vuole conoscere queste risposte da parte di lei. [chk on] Lo sono tutti, deboli, in un modo o nell'altro si rendono tali non riuscendo a proseguire una via fino alla fine - forse per paura di perder quell'ultima briciola di umanità che ancora li abita. E quello scopo che le chiede, vi è ancora? Averne uno nuovo, forte tanto quanto quello perduto sarebbe solo un allucinazione, un vaneggiare di poter esser più forti dei propri di sogni , incredibile anche come egli vada a far domande in quel modo < non sono l'unica dunque ad avanzare domande particolari > fa notare con calma eppure l'ombra d'un sorriso s'apre sulle morbide gemelle, libere dal contatto di quel bicchiere nuovamente per respirar aria calda e viziata che sfocia dentro un locale ormai pregno di troppe persone per via di quella tempesta in corso li fuori < per adesso faccio ciò che ho fatto per tutta la mia vita > lento quello sguardo si porta fuori ad ammirar la violenza della stessa acqua, potente o delicata che sia, ella permette di nuocer a qualsiasi cosa. Pian piano arriva a scavare sempre più in profondità, sempre di più per mangiare ciò che resta < proteggere la mia casa > solo quello per adesso le importa, poter proteggere ciò che è rimasto ancora, un villaggio morto troppe volte < ancora sento quelle anime che chiedono vendetta > che il sangue venga riportato alla terra da qualcuno in loro nome, per vendicarli e per riposare finalmente in pace. Lo stesso lento sguardo che giace ancora per qualche attimo li fuori, prima di voltarsi verso l'altro stesso per veder il suo viso, le sue stesse emozioni, di quel suo escludersi dentro un libro con la maleducazione di un giovinastro < molti clan son nati prima dei loro stessi villaggi > molti di loro li hanno fondati per di più, una storia che l'altro dovrebbe conoscer , si , e lei dovrebbe andare ad informarsi un attimo per comprender le sue parole < il potere sta nella conoscenza > è quella che permette di raggiunger fini più alti < solo se sei in grado di non soccombere e non spezzarti sotto d'essa > la stessa che porta le menti dei più grandi Shinobi in quei baratri bui e sconfinati, di melma nera ove giacere privi di una qualsiasi luce < sono stata debole perchè ho creduto di poter esser felice senza una guerra per cui combattere > eppure non è li che si fondano gli stessi shinobi? Vite sacrificate per un bene superiore, il proprio, e senza una guerra quelli non possono esistere se non come macchiette di una gloria antica e che pare mai più tornerà tra loro. < ognuno ha la sua debolezza, prima conoscerai la tua, più essa ti prenderà > potrebbe sembrare una di quelle pazze chiromanti che trova per strada, quelle che voglion leggerti il futuro e cavolate simili - come se il futuro fosse già stato scritto. Eppure ne è convinta, più la debolezza è grande, più quella stessa andrà ad inghiottirla di nuovo. E' forse questa dunque la risposta che cercava? Semplicemente parlando con quel pezzetto di ghiaccio ambulante ha finalmente compreso dunque perchè il suo rifuggire da qualcosa di puro e unico solo per la mera carne .. oh peccato non siano tutti delle macchine prive di difetto alcuna, perfettamente programmate a non sbagliare mai, a non cambiare mai strada, e a non scegliere l'egoismo per se stessi. Così arrivano le risposte attese dopo quelle domande. Haru ascolta ogni parola dell'altra. Ne cattura il suono e ne trae il significato di essa. In quei secondi, non fa null'altro che udire il discorso della donna. Fermo in quella posizione, seduto sulla poltrona con il libro aperto poco distante da lui. Il dorso della mano che posa sul tavolo e il braccio destro che sorregge quel leggero peso cartaceo. Gli occhi scrutano il viso altrui. Osserva ogni battito di ciglia, ogni contrazione muscolare. E una volta concluso il discorso di lei parlando di quanto una debolezza finisca per inghiottirti in se stessa, prende parola lui cercando di farle capire quale sia la differenza tra loro due. <Le mie domande sono poste per comprendere i miei dubbi e dare loro uno sviluppo. Non ti chiedo a quale villaggio tu appartenga.. Ti domando per quale ragione tu viva> spiega in semplice parole il giovane cercando di mostrare la sua compostezza in quel discorso. Non vuole sembrare di sentirsi superiore utilizzando quel modo e quel tono ma forse lo risulterà agli occhi della donna. Prendere o lasciare. Haru è fatto così fino a quando qualcosa non lo cambierà. <La conoscenza è importante. Conoscere quel che serve lo è ancora di più> conclude la sua premessa prima di rispondere a quelle ultime battute delle donna. <Dunque non hai uno scopo> ne deduce dalle parole altrui. Proteggere la propria casa non è uno scopo. Si tratta soltanto di un impegno da rispettare. <Qualsiasi componente di qualsiasi casata è tenuto a farlo> e Haru non può far altro che pensare che difficilmente un sopravvissuto potrà aver un obiettivo sensato in questo mondo. Lui però non può dare un giudizio definitivo. Non sarebbe giusto metter un verdetto soltanto dopo aver ascoltato le parole di una persona. Ha bisogno di più parole, di più visioni e potrà farlo solo incontrando altre persone rimaste congelate. L'albino riflette sulle parole di lei e pensa che il suo punto di vista sia leggermente errato <La tua frase è giusta ma cambierei soltanto l'ordine delle parole..> spiega il chunin lasciando qualche secondo di silenzio tra la sua ultima parola e la successiva. Poi le labbra si separano ancora lasciando uscire il suono della sua voce <La conoscenza ti porta al potere> la sua frase è più seria che mai e mostra la sua diversa visione rispetto a quello della donna. La sola conoscenza può essere inutile. Se la si utilizza per ricercare un fine superiore, lì in quel momento diventa uno strumento utile per ottenere qualcosa. Puff, il libro si chiude con il pollice e l'indice che spingono uno verso l'altro. Il ragazzo porta avanti la schiena allungando leggermente il viso verso la donna <Quando la scoprirò, vieni a domandarmelo. Così potremo parlare di qualcosa di interessante> si alza in piedi lasciando i soldi sul tavolo che siano per pagare la bottiglia o per lasciare la mancia al locale per ringraziarli dopo averlo protetto dalla pioggia. Haru gira intorno al tavolo guardando la donna per un'ultima volta <Non credere che sia stato inutile per me questo incontro. Ogni evento è sempre utile a qualcosa. Bisogna solo trovare il punto di vista giusto> e lui lo ha trovato. Haru ha iniziato a farsi un primo resoconto su quelle persone venute dal ghiaccio. Un passo in avanti porta il ragazzo a fermarsi al fianco di lei. Non la guarda ora. Gli occhi sono rivolti verso l'uscita, così come tutto il suo corpo. Dona un'ultima frase però a quella ragazza. Perchè dopo aver ascoltato le sue parole, non può far altro che risponderle. Cosa ne sa lei di quelle anime? Come si permette a parlare per loro dopo che hanno vissuto la morte proprio a causa di quei ninja congelati? <Ascolta bene quelle voci..> sussurra con un filo di voce che arriverà all'udito della donna. <.. non chiedono vendetta> si ferma un attimo stringendo i denti tra loro per poi concludere la sua frase <Chiedono per quale motivo loro siano dovuti finire all'altro mondo e invece la tua anima sia ancora nel regno dei vivi> duro con l'altra ma coerente con se stesso. Perchè non c'è altro al mondo che la giustizia. <Secondo quale giustizia voi avete avuto questo privilegio?> lei, tutti gli altri che ancora non ha conosciuto, il suo discorso racchiude tutti quei ninja. Non ascolta neanche la risposta all'ultima domanda perchè si incammina prendendo l'uscita del locale facendo ritorno alla magione del Clan. Arrabbiato, deluso. A quelle persone è stata data una seconda possibilità in maniera gratuita e hanno il coraggio di parlare pure per tutte quelle che invece hanno lottato fino a perdere la vita. E nonostante questa possibilità, il loro unico scopo al mondo è difendere la propria casa. L'egoismo avuto fino a dieci anni fa li ha portati sull'orlo della distruzione e l'egoismo che avranno in questa era li porterà a compiere quell'ultimo passo per cadere nel baratro. Se queste persone non troveranno un modo per essere utili alla nuova generazione, queste stesse andranno fermate. A qualunque costo. [end] Ode quel suo primo dire, quel suo richieder il proprio motivo di vita, ma quello ancora non è definito, per tutto o per nulla poco importa al momento, cocci ancora che sta cercando per rimettersi in piedi come un tempo o forse chissà, sceglier altro < e se ti rispondessi che vivo per il mio villaggio, cosa risponderesti dunque? > che le due cose siano strettamente legate è naturale, come madre e figlio, come cielo e terra, l'una ricerca l'altra per unione di vita e morte, un cerchio che mai potrà spezzarsi, non il proprio perlomeno. Risponde allo stesso modo, prendendo le sue stesse frasi e voltandole, mostrando un punto di vista diverso, forse opposto al suo per donargli uno scorcio di come lei guardi quel mondo. Distorto che sia non lo saprebbe mai dire, e quegli occhi si son ormai troppo abituati a quella visione con la quale è cresciuta, si può davvero cambiare un uomo o donna che sia ormai del tutto formato? Forse, eppure rimane estremamente difficile per chi come lui non provi a comprender, e chi come lei non vuole farlo < chi ti ha detto che non ho uno scopo? > metterlo in dubbio par quasi un divertimento, un botta e risposta che aguzza l'animo stesso riprendendo vita, spostando il peso su una gamba a terra e l'altra sulla stessa < tenuto? Oh che orribile parola che usi > ride di quella frase < la si protegge se si vuol farlo, non perchè lo si debba fare > il confine che rimane sottile, labile, un velo pronto a strapparsi in qualsiasi momento. < forse hai ragione, forse ho io ragione, ma la ragione esiste davvero o è solo un modo per gonfiare il proprio ego? > interrogandosi sempre su quel dualismo . Esiste la verità unica se non negli occhi di chi guarda? Il libro che si chiude, gli occhi che ancor lo seguono docili e mansueti senza provar rabbia, solo una profonda stanchezza < sia > un misero accordo nel vederlo lasciar il tavolo, poggiare li quei soldi ed ella non andrà a muoversi d'un millimetro, nemmeno le iridi lo seguiranno verso l'uscita se non i sensi , l'udito, il vento sollevato per il movimento che s'infrange sulla pelle ancora bagnata - brividi di freddo che scivolano lungo la schiena stessa , il suo stesso calore che si imbatte vicino a sentirne quasi l'odore che porta seco < mh? > solleva miseramente quel sopracciglio eppur sorride ancora < perchè me le avete portate via voi > lui, i ninja, gli shinobi stessi l'hanno strappata al calore d'una madre, e all'amore immenso d'un fratello. Se non fosse stato per loro, sarebbero ancora vivi, con lei. E lei ancora deve portare in alto le loro memorie, i loro ricordi e desideri, per compierli per coloro che ormai più non vi sono. < non è stato inutile quest'incontro > un basso sussurro quando ormai lui non sarà più li, sentirà anche il rumore della porta chiudersi probabilmente lasciandola di nuovo sola su quella poltrona a riflettere su ciò che le sue labbra hanno pronunciato < me lo son chiesta anche io perchè sono ancora qui > aveva accettato la morte, l'aveva abbracciata e desiderata, eppur non le è stata donata. Troppo semplice morire in quel modo dopotutto , i peccati ancora dovranno esser espiati, per non esserci stata per coloro che andavano davvero protetti.. tutti loro? No, solo la sua casa. Egoista come allora, porta ancora dentro se quella piccola fiamma ardente del passato, eppur debole ancora non si sa come s'evolverà. Entrambi sono in procinto di divenire qualcos'altro e peggiori nei loro stessi esseri, s'incontreranno nel momento in cui tutto sarà molto più chiaro. [end]