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con Kioku, Hye

18:17 Hye:
  [Area comune • Spiazzo] Una giornata come un'altra, nulla da segnalare. Solita routine, è di ritorno da una lezione nonostante sia fuori corso da un pezzo e per cui eccessivamente decide di portarne il peso di tanta sapienza ben salda tra la morsa della mano sinistra e il fianco, trattasi di un paio di manuali alquanto voluminosi. Anch'essi oscillano pari passo a seconda delle movenze dei fianchi, che per quanto voglia moderarsi, subiscono il morbido e femmineo spostamento fin tanto che si porta oltre la struttura comune per soffermarsi infine verso i margini dello spiazzo. Piccoli passetti modesti, dietro cui si anima una giovine dal moro crine e dalla pelle diafana come porcellana. Ad incorniciare la boccuccia un effetto sfumato color cremisi, due occhioni smeraldini contornati da lunghe ciglia scure tanto quanto il corvino capello tenuto rigorosamente dietro le spalle grazie alla pesantezza delle lunghezze messe a pari nel taglio. Frangia pettinata e separatasi nelle ciocche dall'ampiezza della fronte, l'espressione essenzialmente cheta nel godersi la brezza pomeridiana, lì ora che se ne sta sul posto ad osservare l'orizzonte. Di profilo rispetto al percorso battuto, non bada al via vai di persone che potenzialmente potrebbero essere attratti dal punto con cui con tanta passione sembra catturarla. Ma non c'è niente, assolutamente nulla di così prezioso e inestimabile per attrarre l'attenzione di un comune mortale. Eppure lei, così piccina e graziosa in apparenza, sembra essere proprio quel tipo di persona. Sapete, quella che si perde nelle cose più luccicanti e dal taglio prezioso. Ed invece niente, nessuna gemma rara o cose simili s'intravedono < Ahn~> trae un sospiro cinguettato e trasognante, perdendosi nei propri silenzi. Tutto molto gradevole fino a che non le si incroci lo sguardo. È lì, nella profondità delle screziate iridi che s'intravede una macchiata che le dona un'aria tormentata, per cui c'è da dire che rispetto all'aspetto fresco e curato non ha nulla di gioviale. Forse più di dannato, ma questa è un'altra storia ed il peso tacito di quest'ultima lascia solo una vaga impressione per chi si sofferma a ricambiarne il gioco di sguardi. La destra invece s'impegna in lente passate sul foulard che porta al collo ove annessa è la piastrina di riconoscimento. Un coprifronte che certo non stona rispetto alla casacca nera stretta in vita da una rigida fasciatura a fiocco violaceo, i cui filamenti si disperdono sul fianco fino al ginocchio laddove termina la stoffa dell'indumento. Un indumento privo di maniche e a collo alto, nuda porzione di pelle tratteggiata dalla maglina in rete scemata sino al punto in cui comincia la morsa d'un paio di guanti scuri. Sandalo dalla fibbia alta che preme nuovamente contro il suolo, pronta invero a girare i tacchi per dirigersi verso una nuova meta. Ma un qualcosa, forse un pensiero o l'indecisione verso quale tipologia di campo dirigersi, pare rallentarla.

19:05 Kioku:
  [--->Distretto di Otogakure--->Campi d'addestramento] Sole ormai discendente in quel di Oto, per quanto possa sembrare folle il pensiero, dall’altra parte, a Suna o persino a Kiri, in questo momento potrebbe esserci tempo nuvoloso, data l’estensione stessa di Kagegakure, non è poi così raro avere, in alcuni casi, da una parte sole e dall’altra un tempo “incerto”. Per Kioku il sole fa uno strano effetto, sa benissimo cosa sia eppure ogni volta che ne viene investito da quel calore, si sente quasi ardere, a tratti infastidito sotto certi aspetti, vero pure che non è così presente come nella sua fase migliore, lasciando che lentamente un tramonto cominci a ridestarsi per poi lasciare alla Luna il compito di assisterla lassù nel cielo assieme alle stelle. Ma che ne può sapere lui, fino a poco tempo fa, non aveva nemmeno un nome, ne sapeva dove trovarsi o quale fosse la sua storia, ma grazie a quel primo incontro con Haru, ha deciso di aggrapparsi al suo istinto di sopravvivenza, di non soccombere come molti avrebbero potuto fare, lasciandosi andare, rialzandosi invece e cominciando a vivere proprio da quel giorno. Da allora è passato un bel po’ di tempo, grazie al casuale incontro/scontro con Nobu, the Choconinja boy, ha appreso sempre più riguardo alla società in cui adesso vive, cosa è accaduto, quanto sia cambiato e soprattutto come stare al mondo, si è amalgamato perfettamente con la società stessa, apprendendo usi e costumi che aveva completamente rimosso e che gli erano completamente sconosciuti. I vestiti faranno sicuramente di lui un 100% Manzo, come dice il buon Nobu-chan, i capelli lunghi sempre più, seppur raccolti nella famosa coda con ciuffettino a ricadere sulla fronte, saggia idea, uscire, soprattutto con il vestiario che presenta, giubbino aperto date le temperature, magliettina positive vibe, un paio di jeans e delle Ninjadas ai piedi (marca molto famosa a quanto pare con una sorta di kunai strano come simbolo) come ormai suo solito vestire. Nonostante ciò, vi era qualcos’altro che lo stava attraendo in quei lochi lontani e sconosciuti a lui. La fig-noo, Uchiha…il nome che sentì pronunciare da Haru stesso quel giorno che tornò nel mondo dei vivi, gli disse che lui era in possesso di un’arte oculare simile o comunque a loro legata, eppure non ricorda nulla, ormai ha appresso nel corso delle settimane e dei mesi sempre più informazioni, grazier anche agli archivi di Kusa, magari in futuro quelli di Konoha stessi, gli archivi più importanti, grazie a Sango ha compreso anche meglio chi fossero tali Uchiha ma ancora non si sente pronto ad affrontare quel suo lignaggio, limitandosi a camminare sul limitare stesso, senza mai fare il passo ultimo, forse in quel di Oto potrò scoprire e conoscere qualcosa in più senza esporsi più di tanto. Ora come ora però sarebbe solo un mezzo scemo, senza memoria, una volta arrivato nella piazza, a differenza dell’ultima volta che non l’ha visto particolarmente felice di quella giornata con tanto di criminali alle calcagna, svolterebbe verso destra, verso l’accademia, una passeggiata ben più lunga, attua a distrarsi. Nelle vicinanze i campi d’addestramento, dove gli ormai genin e magari aspiranti genin si allenano, affinano le loro tecniche, una cosa che è sempre mancata a Kioku, che per quanto potenziale abbai per adesso sa finalmente come richiamare il proprio chakra, fatto in precedenza anche oggi prima di uscire e qualche tecnica forzatamente appresa per emergenze, a conti fatti però non ricorda un percorso di studi da lui intrapreso, probabilmente verrebbe messo in mezzo ai bambini, scena alquanto ironica. Dato l’orario la zona ormai parrebbe svuotatasi quasi del tutto di quel via vai che contraddistingue le zone altamente frequentata come accademia e campi d’addestramento e proprio grazie a questo che le nere iridi dell’Uchiha si poserebbero su una figura, intenta quasi ad assaporare quel momento più che a scrutare l’orizzonte stesso, uno sguardo che racconta molto ma di cui ancora non può farci veramente caso, curioso unicamente del perché sia ancora lì presente, con una leggera flessione dei propri arti inferiori, compirebbe un leggero scatto verso la figura, così da agevolarsi il percorso rimanente per poi esclamare arrivato a pochi metri da lei, cercando ovviamente di farsi notare nel suo spostamento onde evitare strane situazioni <Kombawaaa> con l’indice destro a toccarsi la fronte ed un piccolo occhiolino dell’iride destro ad accompagnare tutto, sicuramente una presentazione bizzarra, ma pur sempre una presentazione da parte dello Shonen Boy. [chakra off] [giacchettino Ninja Armani, Jeans Levinja – e delle Ninja ai piedi]

19:36 Hye:
 Il suono di passi in avvicinamento la desta dai propri pensieri, tanto da voltarsi per incrociare lo sguardo col nuovo giunto. Espressione immutata seppur dentro sé covi con più energia quel pizzico di curiosità che contraddistingue i vivi dai morti, d'altronde ognuno si sceglie i propri mali e lei pare patire proprio su quel punto, un punto che imperterrita prova a non scoprire del tutto rimanendo cheta. Sfarfallano le lunghe ciglia scure, contornando l'iridescenza di occhi inusuali se ne si guarda la provenienza o la mancanza di limpidità nonostante l'occhio chiaro. Screziature tra luci e ombre contribuiscono a mettere in guardia chi ne osserva l'irrequietezza di uno sguardo livido di pensieri inespressi, di vissuti tormentati e chissà quanto ancora. Leggera traccia scura a contornare gli occhi, ma nulla che vanifichi li sforzi di mantenersi composta e ligia ad una prima buona impressione. La classica figliola destinata a portare onore alla propria famiglia, eppure... eppure. Ci sono tanti non detti che contribuiscono a darle una doppia facciata, sembianze piacenti ma che per quanto tali, suscitano preoccupazione. Imprevedibilità. Anche la mano destra si ricongiunge con la gemella, accogliendo e bilanciando il peso dei volumi posti dinnanzi al grembo mentre un passo verrebbe compiuto, quasi spregiudicata voglia andare incontro alla persona sconosciuta, uno sfregio all'ignoto nel dimostrare di non temerne in alcun modo l'entità. Un atto che mira a spiazzarlo < 'Kombawa. > ripete inchiodando nell'enfasi, quasi voglia rimbeccare sull'atteggiamento del ragazzo di proposito, ma tutte queste provocazioni vengono celate dietro un atteggiamento decisamente accomodante. Il capo infatti si china, le palpebre leggermente sospese a mezz'aria mentre un flebile sorriso di circostanza le si disegna sul rossore della boccuccia < … > lungo istante di silenzio tanto da rendere quasi imbarazzante l'interazione, lì sospeso in un gioco di sguardi che lascia emergere una certa pressione sulle aspettative che potenzialmente potrebbe nutrire di lui. Neanche un muscolo viene mosso eppure l'Uchiha potrà sentirsi scannerizzato da capo a piedi in maniera alienante < Mi scusi ma i suoi indumenti così ricercati dovrebbero in qualche modo ricordarmi chi lei sia?! > non glielo sta domandando, più una frecciata al bell'imbusto indubbiamente di bell'aspetto, forse troppo per non scatenarle un pizzico di sarcasmo. Ma ciononostante si pone propositiva all'ascolto, ad averne una conversazione, schernendolo con somma compostezza tanto da renderla velatamente esilarante nell'atteggiamento contraddittorio < Magari a questo punto dovrei chiederle un autografo, uh. > una maschera in cui falsamente tituba sotto il suo naso, per ripiegare infine in una scrollata di spalle e un sorriso con gli angoletti della boccuccia pizzicati verso l'alto.

20:22 Kioku:
  [Campi d'addestramento [spiazzo]] Incontri casuali, a volte dettati dai Kami o dal fato, l’imprevedibilità è il caos che si scontra con l’ordine naturale delle cose, vi sono momenti specifici in cui anche una singola azione, un qualcosa, un minimo particolare, diverso, posizionato con leggerezza può scatenare una sequenza inarrestabile di possibilità e futuri, se Kioku avesse tirato dritto, se ella non si fosse fermata e avesse accompagnato quel suo primo istinto di andarsene, ma ancor prima, se entrambi avessero deciso ad inizio giornata di ritrovarsi in posizioni differenti, ora lei potrebbe essere a casa, a fare la spesa o ad allenarsi da altre parti e lui potrebbe benissimo essere nei centri commerciali, alle sale giochi o a cazzeggiare da qualche parte, eppure entrambi ora si ritrovano in quel posto, unico poiché poteva essere teatro di nulla o di ben altre cose, questo è il caos, questa è l’imprevedibilità delle azioni. Alcuni lunghi silenzi, sguardi intercambiarsi, Kioku non farà mistero del proprio che seguirebbe da testa a piedi una visione completa della ragazza, dagli indumenti alle forme, non è un pervertito ma se una è bona è bona, c’è poco da fare, nonostante le apparenze fisiche, ciò che ricercherebbe è lo sguardo, volto a captare soprattutto le espressioni, quel trucco e quelle iridi che celano sempre più di quanto viene espresso o raccontato, lo specchio dell’anima, non che Kioku capisca o sappia veramente cosa significhi, ma ormai grande divoratore di anime è finito anche sui romance e quelle altre boiate e quindi stacce, ora conosce anche quegli aspetti che a lui erano sconosciuti fino a settimane fa. Fortunatamente ci sono stati progressi, dall’andare in giro a dire alle donne se volessero il biscottone poiché, capo Nobu-Kun, istruzioni poco chiare, tra metafore coi savoiardi, l’unica cosa che aveva capito era che se doveva chiedere qualcosa poi doveva anche lui stesso dare qualcosa in cambio, del tempo è passato da allora e ancora non è stato arrestato, direi che è un ottimo miglioramento. Ascolterebbe quelle parole, troppo ingenuo e puro per comprendere realmente velate frecciatine, abbozzando un imbarazzato sorriso ed esclamando <beh oddio> ampliando per qualche istante quel sorriso <non sono propriamente famoso> la sinistra levarsi oltre il capo, dietro esso, grattandosi la nuca alquanto imbarazzato <ma se proprio lo desideri potrei sempre farti un autografo> scoppiando in una piccola risata nervosa, preso in contropiede dagli atteggiamenti della ragazza, lesto ma non troppo, quella sinistra si abbasserebbe, ricercando ora qualcosa nella tasca sinistra, un pacchetto, agile passaggio di quel che sembra essere un pacchetto di sigarette, le falangi della destrosa, indice e medio, incontrarsi e stringere la famosa stecca tabaccosa, ormai un vero e proprio vizio per lui, un modo per rilassarsi e concentrarsi, in questa specifica occasione abbattere un minimo quel silenzio creatosi e non sentirsi più così in imbarazzo, inoltre ha letto sulla rivista Ninja Moderna che “l’uomo che fuma fa figo” quindi seguendo come sempre gli strani consigli di Nobu Senpai per essere sempre più manzo e accattivante come dice lui eccolo sembrare uscito da delle riviste di moda vere e proprie, prima o poi dovrà anche decidere se lanciarsi veramente nel mondo dei social o meno. Una volta accesa la stecca, lo sguardo si poserebbe sull’orizzonte a loro disponibile, le iridi seguire la linea infinta, la stringerebbe tra i denti in un primo respiro, nuvola tabaccosa librarsi nel cielo, la destra recuperarla ed infine vociare < Hajimemashite Kioku desu> presentandosi così alla ragazza per poi aggiungere <con chi ho il piacere di parlare se posso chiedere> volgendo il capo verso di lei e rivolgendole un tiepido sorriso, genuino, non vi sono frecciatine ne altre intenzioni, puro nelle sue intenzioni. [chakra on]

20:37 Hye:
 Falsa come una banconota da trenta, tuttavia impassibile se ne sta ad ammirare la reazione del moro, quasi trovasse esilarante quel tipo di sviluppo in una conversazione che da parte sua ha l'unica funzione di scavare a fondo delle persone più che ricambiarle con della sostanza concreta. Composta e a tratti servile, tanto da sembrare una perculata tutta questa faccenda delle buone maniere. Cosa si fa per non disonorare la propria stirpe e al contempo prendersi gioco delle persone, una forte personalità che non si direbbe a primo sguardo < In realtà non avevo dubbi. > lo incalza ancor prima che possa in qualche modo andare avanti con la sceneggiata < Se lo fosse stato a questo punto avrei già tra le mani un biglietto da visita o qualcosa di simile. E sicuramente conoscerei il suo nome, ma così non è. > presupponendo velatamente di ottenere questo tipo di informazione, una presentazione bella e buona. Il capo subisce leggermente l'inflessione del collo, piegandosi di lato per una lunga occhiata capace di far calare le palpebre e l'ampia arcata delle folte e lunghe ciglia. Come ventagli che smuovono maree per quanto intenso è il ritorno dello sguardo su di lui. Se solo quest'ultimo potesse promuovere un suono sarebbe una stoccata in pieno petto, dritto a segno. Al contrario è certo come perduri quella strana ombra su di sé nonostante dissemini sempre gesti accurati e mansueti, una meticolosità che si rende palpabile in situazioni certamente molto diverse da una semplice conversazione ai campi d'addestramento. Ciò che li accomuna è ben palese. Guardandosi attorno questi due sembrano stridere completamente con il contesto di giovani promesse troppo prese a scalpitare nel risveglio del chakra o in una semplice tecnica accademica, al contempo abili a rimanere in un contesto senza sentirsi due totali inetti. Che di per sé è essa stessa un tipo d'Arte. Lei dal canto suo sa come stare al mondo, ha dovuto imparare molto velocemente, forse quasi precocemente rispetto ai propri coetanei. Come acqua, sa fluire tra le intersecazioni del terreno sino a farsene largo con somma pazienza per sfociare in un vero e proprio fiume in piena. Una pazienza che le corrode le vene, le infiamma il petto, una pazienza che non le appartiene per natura ma che ha promesso essere per un bene maggiore. Una parlantina tagliente ma per non dare ora nell'occhio le mani rimangono riunite dinnanzi, la postura immacolata e l'espressione capace di non contravvenire alle regole qualora fosse < Però c'è da dire che un autografo avrebbe spiegato il perché del suo avvicinamento. Il mio nome è Hye Miyazaki > il capo china nuovamente durante la presentazione, cogliendo l'occasione per affinare i sensi e rimanere percettiva verso le intenzioni del moro < Mi dica, va spesso in giro a chiedere il nome alle signorine del villaggio? > diffidente ma non per questo scontrosa nelle maniere pur sempre piacevoli, a suo modo.

21:28 Kioku:
  [Campi d'addestramento [spiazzo]] Una strana situazione con una strana figura femminile, ma d’altronde gli incontri di Kioku difficilmente dono qualcosa di standard, come se la sua vita fosse un anime Shonen ed ogni incontro lo ponesse d’innanzi a situazioni differenti di volta in volta e del resto è anche questo forse il bello della vita stessa, una vita che lui non ricorda, almeno fino a quando non ha riaperto gli occhi al suo risveglio ormai tempo fa, da allora molte cose sono cambiate, lui stesso in qualche modo è cresciuto e continua a crescere di giorno in giorno, apprendendo, imparando tutto ciò che ai suoi occhi si presenta come un mondo nuovo, in tutto e per tutto. Ovviamente ciò porta difficoltà, fraintendimenti e per quanto si sforzi di sorridere e andare avanti, c’è sempre quell’ombra, quel peso con il quale deve imparare a convivere almeno finché non ritroverà la propria memoria e anche quando sarà, come giustamente detto proprio il giorno precedente da Fuji, la questione si risolverà? Chi era Kioku Nashi prima di risvegliarsi? Prima di perdere la propria memoria? Ogni notte è tempestata di incubi, celano demoni e frammenti di un volto che non riconosce, urla e immagini scoordinate che si ricompongono tutte frammentate, incomprensibili, ogni notte tornano quelle antiche memorie che non comprende e lo affliggono, eppure ha deciso di non mollare, di non abbandonarsi a sé stesso e di continuare a vivere, di avanzare, non importa come. Il suo sguardo a tali pensieri appassirebbe per un istante, quello sguardo vivace e quel sorriso verrebbero soppiantati con prepotenza ad un volto più torvo, uno sguardo profondo ma perso quasi nei meandri di quella memoria vuota, un involucro, la voce d’ella ridestarlo quasi <in effetti, non vi sarebbe stato bisogno nemmeno di presentarsi ora che ci penso> la mano sinistra verrebbe lasciata cadere lungo il fianco medesimo, mentre con forza la sigarette continuerebbe ad appoggiarsi a quelle labbra, schiudendosi quel tanto che basta per respirare il tabaccoso veleno, infine le nuvole prendere vita, cercando comunque di non investire la ragazza, che potrebbe gradire come non gradire, sarà senza memoria ma non è ne stupido ne maleducato, almeno prova a non esserlo, le influenze esterne non sempre lo aiutano. Riportato il suo sguardo su quelle iridi smeraldine, ne ricercherebbe il contatto a quelle parole da lei pronunciate che lo raggiungerebbero seduta stante data la vicinanza, avvolgendolo e circondando il proprio spazio mentale <hey non c’è bisogno di darmi del lei, non siamo poi così distanti di età almeno credo> un modo educato per vitare anche di chiedere l’età della suddetta e presentarsi ulteriormente, abbozzerebbe un tiepido sorriso per poi tornare più o meno serio a quella domanda, sicuramente legittima <sai, non mi è stato facile cominciare a vivere in questo villaggio> la mano sinistra si infilerebbe nei pantaloni, cominciando ad ondulare mentre il piede destro lentamente calcerebbe l’aria per alcuni istanti <l’aver perso la memoria, il non ricordare più chi io sia ha generato non pochi problemi e lacune> lo spiattella così, poiché a detta delle poche persone ha potuto conoscere, non vi deve essere vergogna in questo e il più delle volte parlarne può solo aiutare <questo molta gente non lo comprende, in una città così grande non è stato semplice amalgamarsi o adattarsi, tuttora faccio difficoltà> riempirebbe d’aria i propri polmoni, la sigaretta incastrata tra le due falangi già citate concludendo quel discorso <voglio però vivere questa vita, è una promessa che mi sono fatto, voglio vivere questo villaggio, l’aria che si respira, il cuore pulsante di Kagegakure e ogni tanto per poterlo fare mi piace intrattenere qualche conversazione, se poi con una bella ragazza tanto meglio…Hye> marcando quel nome ora rivelato dalla kunoichi, la prenderebbe un po’ in giro, non in maniera presuntuosa, del resto non ne ha le confidenze <mi hai incuriosito ecco, vederti lì in lontananza> aggiungerebbe infine. Sguardo verso il cielo, quel sole ormai quasi tramontato del tutto, in attesa che la sorella luna si possa mostrare alta nel cielo mentre alcune stelle comincerebbero a divenire sempre più visibili nel manto notturno, dopo qualche tiro di sigaretta, quelle labbra si schiuderebbero nuovamente, questa volta però non sarà per delle semplici nuvole tabaccose bensì per porre una domanda alla ragazza <come mai sei qui se posso chiedere?> per poi aggiungere una simpatica stoccata <a parlare con uno sconosciuto> divertito quasi in questa sua ultima affermazione a fronte delle piccole frecciatine da lei mandate, ora sta a te Hye [chakra on]

22:05 Hye:
 < Non lo siamo? > lo inchioda al muro con lo stesso slancio precedente, abbassando e risollevando le lunghe e folte ciglia neanche un cerbiatto baciato dalle luci del tramonto. Una cosetta da nulla per chi sa effettivamente come valorizzare la propria femminilità, in maniera discreta e del tutto regolare alla compostezza servile e signorile che pare precederla volutamente in ogni azione o espressione più comune. Totalmente opposta all'aura che dispensa attorno a sé, una sensazione che a pelle potrà sembrare altresì selvaggia e incurante del rischio. Qualcosa le suggerisce di rimanere in guardia, pur non comprendendone il perché < Oh > almeno fino all'attimo in cui è lui stesso a svelargli un dettaglio fondamentale della persona che si ritrova frontale a due metri di distanza. La gheba rilasciata dalla sigaretta ne annebbia la visione ma nonostante tutto le smeraldine non smettono di piantarsi sul volto del moro <... > lunghi attimi di silenzio dietro cui cela pensieri inespressi, impossibile andare oltre la facciata per vedere le rotelle girare al fine di ottenerne un'opinione. Decide infine di carpirne il momento, andandogli incontro con un mero gesto del capo attraverso cui proverebbe a consolidare un istante di empatia < Mi dispiace. > solo un attimo però < Ma ora capisco. Suppongo sia stupido anche solo chiedere la provenienza a questo punto. > perdendo la memoria tante informazioni a lui in possesso, se così fosse, non sarebbero più così facilmente leggibili per una come lei che scava a fondo per ottenerle < Anche se trovo interessante come si escluda Otogakure a prescindere, come casa. > un leggero sorriso di circostanza ma dalla consistenza tale e capace di rigarle il viso tra il sarcasmo e la melanconia < D'altronde, come posso darle torto... > guardandosi attorno con uno sguardo profondo, che vale molto più di mille parole < C'è tanta gente ma questo posto rimane per pochi, per quei pochi che ne conoscono le fondamenta. > le viscere al tempo anche sì chiamati cunicoli, sotterranei, una realtà che neanche la corvina può rammentare per differenze temporali. Ed è lì, in quella fase di contemplazione all'orizzonte che ne ode le dolci parole. Dolcezza che viene rimbalzata con un'abilità e compostezza invidiabile seppur poco ci sia da invidiare dal malcapitato Uchiha che si vedrebbe ricambiato con uno sguardo cupo e decisamente poco avvezzo a ricevere lusinghe. In soldoni lo marca stretto, patti chiari e amicizia lunga < Oh suvvia non sia così adulatore. La bellezza è un dato irrilevante per lei, temo. Ciò che cerca nelle persone è semplicemente un barlume di speranza. Sperava che venendomi incontro magari, io la riconoscessi. E così con qualunque altra ragazza nel circondario, prossimamente > .. seh nei migliori cinema, ma che ti fumi < Sbaglio forse?! > torna a cinguettare solo a questo punto, non chiedendoli nulla in realtà poiché incapace di contemplare la possibilità di un'analisi errata. Spalluccia sospingendo tale spostamento anche sulla morsa esercitata sulle copertine dei libri, tenute ancora saldi sul grembo < Darle del tu... > sospira < Eppure non mi sembrava proprio un tipo da certe confidenze. > ironizza assumendo l'ennesima facciata, quasi mimando una situazione di estremo pudore che invero non le appartiene. Gli occhi ricacciati verso l'altro, l'espressione crucciata preannunciando il clamore ben supposto nelle seguenti parole < Cosa potrebbero mai pensare di me, se venissero a sapere che neanche dopo poche ore, ci dessimo del tu. > sceneggiata bella e buona < Sono una ragazza rispettabile... I O. > inchioda ferale, quasi un riverbero che viene dal profondo scappandole un risolino più baritonale ma caldo e graffiante, cruciale per le parole a venire < Non sperare che con una storia strappa storie sia facile impietosirmi. > radicale cambio d'atteggiamento voluto o meno, non è dato sapere. Un piccolo sipario che lascia intendere -neanche troppo velatamente ormai- di saper giostrare. Che sappia effettivamente giocare con le fondamenta di tale facciata con una facilità disarmante. Ma il bello e il cattivo tempo sta proprio lì, ad un battito di ciglia per il moro, tant'è che è lesta nel tornare all'impostazione iniziale < Ahn~> schiarendosi la voce con qualcosa di più dolce, infine, tanto per non farsi mancare uno sbalzo di personalità all'ultimo. E' chiaro come le persone non abbiano realmente il potere d'essere determinante per lei ma per i pregiudizi che in realtà vi sarebbero se sapessero di lei, per davvero < Saprò darle del tu quando mi dimostrerà di esserne degno, un giorno, chissà. > cosa non realmente importante ma che mantiene come facciata come tante altre cose lì in piedi < ...cercavo ispirazione, dicono che sia qui che tutto ha inizio. > un modo come un altro per depistarlo, la prima cosa buona che le è saltata in mente per poter fornire un alibi < Ma si fa buio, e io non dovrei intrattenermi qui da sola con un ragazzo. > capisci ammè, Kioku.