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"I miss u"

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con Nobu, Nene

01:15 Nene:
  [Esterno - Appartamento] Proprio di fronte al palazzo dove abita Nobu, c'è un agglomerato di appartamenti tra venduti ed in vendita - con adorabili balconcini sporgenti, dotati di corrimano spessi ed in marmo, adornati delle più disparate piante. Succulente, orchidee, edera. Qualcuna di quelle disabitate, oramai dimenticate da un padrone di casa che non ha più idea di cosa fare per spacciarle per tranquille - vede una silhouette sedere con i piedi a strapiombo. Gli manca. Come l'ossigeno. E allora perché non gli scrive? Perché invece che stare qui, non scende a suonar il campanellino del citofono? La verità è che non siamo dio e non abbiamo tutte le risposte, soprattutto se queste vogliono riguardare le azioni di chi si muove seguendo un flusso impreciso a tratti - o a tratti fin troppo lineare. Bagnata da una luce a linee alterne, la luce che per assurdo viene proprio dall'appartamento di Nobu, a si e no un metro e mezzo di distanza dalle sue ginocchia. Lo guarda. Nel suo mondo. Nel suo ambiente. È veramente giusto che ne faccia parte? È veramente sicuro lasciare andare il passato per abbracciare qualcosa che ci siamo costruiti da soli? Non sa' tenere il piede in due scarpe - e non è nemmeno capace di guardar al presente dando uno sguardo al futuro. Però, Nobu. Capito? Non c'è bisogno di altro. Nobu. Come un ossessione. Lo sguardo di un innamorato non é tanto differente da quello di un pazzo - con la lucina rossastra della sigaretta che le disegna un flebile bagliore addosso. Le gambe nude pendono nel vuoto, vestite di un paio di pantaloncini a vita alta neri - una semplicissima basic bianca, ed una camiciola scozzese oversize che si gonfia e sgonfia sotto il volere del vento. Starebbe ore lì, a guardarlo - a lasciare che la vita scorra, senza obbligatoriamente farne parte. < che testa di cazzo... > Un brusio sporca quel musetto di miele - storpiato dalla presenza della sigaretta, sfilando il cellulare dalla tasca del pantaloncino per digitare uno dei numeri veloci pre-impostati. Nobu. Tasto verde. <...> [outfit: https://i.pinimg.com/originals/e2/d5/0c/e2d50c5b6f9d1d36aae2a1f748ea6a49.jpg]

01:45 Nobu:
 Ah il weekend e specialmente il sabato sera. Un qualcosa che di solito passava talmente spaccato da non avere ricordi, svegliandosi la domenica mattina a letto con qualche sconosciuta o da solo ma con segni della presenza di qualcun altro, lasciando il chocoboy da solo a dormire, già perché è proprio il risveglio il problema, non il dormire insieme. Ormai da quando è entrato nella shinsengumi non ha tempo praticamente per nulla e per nessuno. Arriva a casa la sera distrutto, cambia la lettiera a Poldo, lo sfama e si butta o a letto direttamente o in doccia prima quando ci riesce che non è morto, cambia ben poco dato che le ore di sonno si aggiustano di conseguenza se la deve fare la mattina o meno. In generale Nobu si stava responsabilizzando di più, sia grazie al nuovo lavoro, suo obiettivo professionale, sia e soprattutto grazie a Nene e a quel fioretto che ha fatto con se stesso. Quindi eccolo lì, sabato sera a casa, chi l’avrebbe mai detto. Quella luce accesa gli fa da testimone e per gli spettatori indesiderati che come falene, ne vengono attratti, l’immagine varia in un primo momento solo con Poldo che salta sul cornicione. In un primo momento si vede a malapena la testa, troppo grasso per farlo con una grazia propriamente felina che sembra aver perso negli anni. Si tira su il gatto fino ad appallottolarsi sul bordo, guardando fuori da quella finestra socchiusa. Non si aspettava di certo la chiamata di qualcuno, tanto meno di Nene visto l’orario tardo. Allunga la destra a guardare proprio lo schermo di quel telefono e una volta che quelle iridi di ghiaccio leggono quel nome, le labbra si dilatano in un sorriso naturale. Si alza in piedi quindi, facendo un paio di passi per poi rispondere. < Ciao Nene. > una voce calda, sensuale, pregna di desiderio di sentirla. Quello stesso sorriso ora potrebbe essere visibile pure per lei dato che la figura di Nobu si palesa proprio a quella finestra. I capelli sciolti, corti, ha un nuovo taglio. Indossa solo quella che sembra una canottiera di qualche squadra di basket, nera, con dettagli bianchi e rossi. Il gomito destro si posa sul bordo a sorreggersi mentre la mano tiene appunto il telefono all’orecchio. La sinistra invece si distende alla ricerca del pelo di Poldo, il quale spinge il capo proprio verso quella mano a prendersi quelle coccole.

02:10 Nene:
  [Esterno - Appartamento] C'è qualcosa di frustrante nel sentire il cellulare squillare a vuoto, vibrare, suonare - ovunque i suoi occhi si posino alla ricerca di quelle sfumature d'ebano. Alla ricerca di quegli occhi di ghiaccio che non gli cadono addosso, e come potrebbero ora? Non è che un altro frustrato vaso ornato da una nebulosa coltre di fumo dal sapore dolciastro - e dalle luci di brace che le ridisegnano i lineamenti del viso che richiamano tanto amore, tanto quanto il sangue. L'idillio di uno sguardo che segue l'amato, coscienzioso di non esser visto - ridisegnando voce e gesti, come se potesse sentirsi al suo fianco. Ed ogni secondo d'attesa dietro la cornetta - è un secondo che spreca nel tirar catrame nei suoi polmoni, e meno ossigeno nel cervello. Basterebbe un balzo nel vuoto, per prendere fiato. E paradossalmente quel balzo nel vuoto è proprio il pollice sulla cornetta - la risposta alla sfilza di domande che tormenta la testolina della salamandra. I capelli raccolti di lato - l'aspetto di chi non voleva andare da nessuna parte, ma nemmeno a casa. Non ha intenzione di divertirsi, di essere carina - non ha intenzione di fare altro, se non guardarlo. Le labbra si schiudono quando da quello schermo di luci - finalmente appare una sagoma. La sua voce. /Ciao, Nene./ Le ginocchia deboli rimangono paralizzate, e lei che è solo una sfumatura nel buio - guarda prima Poldo, poi quella meraviglia sorridere alla cornetta. Ci mette un po' troppo a rispondergli, lasciando che sia il fischio del vento il preambolo di ogni discorso. < Nobu... > Sfila la sigaretta dalle labbra, le stesse che sfiorano il microfonino del cellulare che tiene schiacciato contro il padiglione auricolare - un intercedere dolce di quel tono, pacato, incredibilmente. < Scusami. Questa settimana é volata tra gli allenamenti. Kenpachi-dono mi ha distrutta. > Il tono di voce stanco, pigro - lo sfrigolare della sigaretta è un apostrofo atroce tra le parole. E lo sguardo più dolce che può avere, è il suo. L'uomo. La sua piccola debolezza. < La verità è che ho litigato con mia sorella, e pensavo di non aver voglia di vederti, ne parlarti. > Le menzogne stanno sulla bocca di chi vive di pochezza, di chi si compone di elementi frivoli - momentanei. Di chi, paradossalmente, teme la realtà o non ha le palle di affrontarla. La mancina s'estende verso lo stelo di un orchidea - l'accarezza con il tocco delicato di chi non è capace di nuocere ma - ecco, questa è una bugia. E mentre la bocca sostiene il filtro vanigliato della sigaretta, in sottofondo lo scrocchio di qualcosa diviene un rumore netto. < Pensavo di non aver voglia di vedere ne' parlare con nessuno. Solo di prendermi i pugni del maestro. E lavorare a quel caso del killer di ninja. Sì - lo so che non sei d'accordo. Ma mi tiene occupata. E ci tengo a fare colpo. > Troppo, forse. Più del normale. E il fiume di verità si arreta con un sospiro fragile, caldo - lo stesso sospiro che aveva alle terme, dopotutto. E nonostante lo scenario differente, gli occhietti di piombo e mare gli cadono addosso con la possessività di un boa. < E invece sei lo spettacolo più bello che io abbia visto questa settimana, ed anche della scorsa. E di quella prima. > Com'è possibile?

02:51 Nobu:
 Scuote il capo quando Nene comincia a parlargli, scusandosi con lui di, beh, non esserci stata e averlo voluto deliberatamente ignorare a quanto pare. Troppo distante la salamandra per notare i segni sul viso del chocoboy, lungo tutta la mascella, come quegli occhi talmente stanchi da vederci poco, usura eccessiva appunto di quell’abilità oculare e dispendio di chakra ben oltre le sue capacità. Allenamenti serrati, intensi, nella Shinsengumi solo i più forti vanno avanti e lui era uno che di impegno ce ne metteva e anche tanto. Perché? Semplice, perché tutto quell’allenamento per lui era come il sesso, manesco, assuefatto da quell’adrenalina del combattimento e tutti quelli sforzi erano come un soffocotto prima dell’atto principale, allentare il guinzaglio che tutti i ninja hanno al kagegakure, per sciogliere le sue briglia. Aveva scelto così quella sera, di dare il suo guinzaglio in mano al governo per farsi levare quella museruola e dimostrarsi il cane rabbioso che è sempre stato che, in qualche modo, quel pendente dei cacciatori di taglie lo rappresentava figuratamente. Eppure in quel vortice di droga, alcohol, violenza e sesso, c’è un'unica nota che stona, fuori coro, la più melodiosa forse, il LA che si usa per accordare tutte le altre, proprio la voce che ora gli sta parlando al telefono. Come ogni cane aggressivo è docile con il padrone designato, Nobu lo è con Nene e quelle parole al miele che ora gli dice non fanno altro che renderlo ancora di più mansueto di fronte alla salamandra. < Anche perché non sono esattamente l’orecchio migliore per i problemi dato che i miei li procrastino e li schivo. > autoriflessione che si fa al telefono con lei. Poldo nel frattempo gli afferra la mano con le zampe anteriori, cominciando a mordergli l’indice per poi leccarlo subito dopo. Piega quelle dita, così lunghe ma affusolate, alla volta del pelo morbido che copre il grasso della pancia felina. < Mi hai frainteso, conoscendo quanto sono inetti gli Anbu è solo questione di giorni affinché ci venga passato il caso. > le spiega quel punto di vista che a quanto pare le è sfuggito < è l’attesa prima della caccia, aspetto solo che arrivi il momento e nel frattempo mi pregusto il momento in cui potrò mettere le mie mani sul responsabile e su qualche Anbu incompetente. > Non lo può sentire ma dato che è sotto la sua finestra a guardarlo, può benissimo vedere come quella lingua che lei e il suo corpo conoscono molto bene, si lecca le labbra, con fare affamato ed eccitato. Ci rimane di stucco a quelle ultime parole, abbassando il capo con quei capelli tagliati da poco che lo coprono anche se quel sorrisone bianco si intravede, emozionato da ciò che le ha appena detto. < non vale Nene. Non puoi dirmi queste cose quando combatto l’impeto di far irruzione nella divisione del combattimento e venire a baciarti ogni giorno. > Conoscendo gli imbecilli che la popolano, gente che ha i muscoli al posto del cervello, sarebbero capaci di tenerlo tra di loro quando in realtà ha scelto lui stesso di intraprendere un cammino diverso da quello del soldato, del brawler, uno più complesso se così vogliamo dirlo: quello dell’agente, della spia, dello stratega ma anche dell’assassinio. < Dove sei? Ci manchi, anche Poldo ti vuole vedere. Dovresti vederlo, è pure in coccola!>

03:22 Nene:
  [Esterno - Appartamento] Ma potete vantarvi di dire d'aver mai perso la testa per qualcuno in questo modo? È facile giudicare dall'esterno - ma è mai successo di avere quel momento 'no' e distruggerlo completamente per qualcun altro? Con un fiore in una mano e il telefono nell'altra non può fare null'altro che ingoiare fumo denso e annichilire lo sguardo d'iridescenza gelida dietro un momentaneo fastidio dovuto al classico fumo negli occhi. Il punto è che il malumore non è altro che l'effetto distorto di una sigaretta obbligata tra due labbra ostinate - e lui, ha il potere di soffiarlo via. È vero, lo ha evitato tutta la settimana. S'è chiusa nel caotico giro delle reclude di una divisione differente da quella del cioccolatino e nelle ricerche di quel killer - finendo per ottenere rifiato dai pensieri, la giusta calma per affrontarsi. Prima ancora d'esser obbligata ad affrontare gli altri. Sfogare, risanare le ferite che Naomi ha riaperto lasciandola camminare come quel mucchietto di materia organica e battiti scadenziati che alla fine è. Mi sei mancato. Come fai ad esser così bello? In altre parole avrebbe detto questo, se solo fosse una di quelle ragazze banali che lo circondavano fino a poco tempo fa'. < mhn ! > Dalle prime parole ottiene lo sbuffo divertito di una risata che le è rimasta incastrata in gola, lasciandolo parlare mentre puntella il tallone sul bordo di quel marmetto. Tremolante - forse per l'altezza che la separa da terra. Forse per non aver un appoggio differente da quel vecchio vaso di orchidee a cui oramai manca tutta la parte del fiore. A questo si aggrappa per tirarsi su dal cornicione, con ambo i piedi puntati sul bordo. Come una pazza che minaccia di buttarsi. O come Poldo, che seppur troppo grasso, rimane lì. Ostinato. Il sorriso sulle labbra, gli occhietti lucidi nel buio - sono il segreto intimo da non raccontare mai a nessuno. I suoi baci. Uno scenario realistico, per quanto assurdo. < Non ci provare, già mi trattano come una ragazzina perché sono l'unica femmina della mia divisione. E sono la più piccola. > Come farebbe a farsi prendere sul serio, passando il tempo a sbaciucchiare il suo chocoboy? Eppure. Eppure quasi ne varrebbe la pena divenire il capro espiatorio di qualche risata - per quelle labbra. Schiude le proprie lasciando che la sigaretta decada nella manca affumicando un poco il fiore oramai patito - guardandolo ridere. Ha tagliato i capelli - e sebbene sia in disaccordo, non può fare a meno che fermarsi a scorger i dettagli ora più marcati. Il collo. La mascella. Le spalle chiuse e ricurve più avanti. Il flusso del sangue accelera, irradia parti e pensieri infimi ed infami, lasciando che la bocca rimanga schiusa, ma priva di parole. /Dove sei? Mi manchi./ Lo guarda, guarda il suo patetico fiore strappato ad un vaso che ora - pericolante - traballa sul bordo minacciando di macchiar le strade di un nuovo omicidio. < Devi aver gli occhi stanchi. Non devi arrivare fino a questo punto. > Lo ammonisce, ma quanto può valere se lei è la prima a farsi massacrare? Dalle nocche livide spaccate contro la scrivania di Naomi. A quel taglietto contuso sullo zigomo - fresco di ieri. Chi predica bene e razzola male, ecco. Un paio di passi smuovono quell'esile ombra nera ad immergersi in una pozza di luce data dalle luminarie notturne, spostando la testolina in direzione della spalla. Un segno di diniego, lo scuotersi della testa in direzione di quel film guardato fino ad adesso, con il quale può interagire. < i miei occhi invece non sono mai stanchi di guardarti. Se m'impegno, posso vedere cosa porti sotto i vestiti. > Sorride, fiele - ma più che un talento, il suo - è il giusto connubio tra ricordo e immaginazione. < Togliti la maglietta, choco ~ Fammi vedere come ti sta questo nuovo taglio. >

04:04 Nobu:
 Ride a quella risposta e non può che immaginarsi la divisone percularla solo per prendere schiaffi a due mani fino a quando non diventano dispari, il tutto mentre si sballano di quel veleno che la rende unica nel suo genere, risvegliando atti di piacere tossico e masochistico in chiunque. Lei che ragazzina in realtà lo è, come lo è anche Nobu d’altronde. Da poco maggiorenni anche se in quel mondo vuol dire tutto e niente visto che crescendo come ninja il concetto di maggiore età è relativamente inutile e non applicabile ai loro standard. Quella risata arriva anche a Nene dalla cornetta mentre le sue iridi possono vederlo illuminarsi mentre ride spontaneamente. < Che ci provino, non vorrei essere nei loro panni dopo! > Dorso della mano mancina che si allunga ad asciugarsi una lacrima al lato del medesimo occhio, sia per le risate genuine che per la disidratazione che lo sta caratterizzando ormai da venerdì sera. Da come parla sembra essere lì sotto, a fare il Romeo della coppia mentre Nobu ricopre il ruolo di Giulietta. < Ho come l’impressione che qualcuno mi stia spiando? > commenta ironico per poi chiudere quegli occhi e sforzarsi di vedere oltre quel raggio visivo che in questo momento è inferiore ai due metri ma nulla. Scuote il capo prima di allontanarsi da quella finestra < Scusami amore > già, la chiama così per la prima volta forse con una naturalezza tale da far sembrare la miliardesima, un qualcosa che non dovrebbe sorprenderla dato che ha avuto modo di parlare con sua sorella come ha detto prima e che probabilmente questa gli avrà parlato del loro incontro in quel VR particolare, a detta sua difettoso. < La verità è che da venerdì sera non vedo oltre due metri da me, mi stanno allenando a mantenere il controllo dell’abilità oculare che ho per più tempo possibile, inoltre, dato che me l’hanno innestata, non ho mai avuto modo di allenarmi da piccolo come quelli del clan. > le spiega quella che per lui è la verità ma che a conti fatti così non è visto che niente è impiantato ma neanche lui ne è a conoscenza. < Sali, ti aspettiamo, così puoi vedermi da vicino. Mi mancano le tue mani tra i capelli, i tuoi polpastrelli lungo la mia mascella e contro pelo nell’undercut… per favore, sali. > cambia atteggiamento, chiedendoglielo proprio come favore personale, come un drogato disperato chiede la sua dose e, se Nene non può vederlo più alla finestra, dalla cornetta del telefono può sentire quella serratura di casa aprirsi.

04:34 Nene:
 È giusto così, alla fine. Ogni pensiero, che sia esso dolce o nefasto, devolve sempre in una direzione ben precisa. Forse è l'eco di averlo e volerlo costantemente, come quando si ha in casa il proprio pasto preferito ed al tempo stesso il terrore di finirlo ci preserva dall'ingordigia. Qualche passo sul bordo del corrimano gelido la sposta da dentro a fuori quella pozza, un muoversi repentino classico di chi sta al telefono e parla del più e del meno. Ma mai - mai oserebbe togliergli gli occhi di dosso. Come se la paura di vederlo sparire da quella finestrella la tenesse bloccata li, con gli occhi puntati. E tra le parole che le piovono addosso trovando dal suo lato solamente il silenzio, lo straziante bisogno di unire quei lati frammentati che meravigliosamente combaciano. /Amore/. Con quanta leggerezza le da questo nome? Il proprio amore. Amore. È una bella parola dopo tutto. E mentre la pupilla nera fa' dell'iride un mare aperto e il suo isolotto sperduto - uno strano solletico che risale le viscere. Farfalle. E come uno sfarfallio nello stomaco che finisce per osservare torva, inveendoci contro senza voce alcuna. Un paio di pugni alla bocca fraintendono l'amore con la fame, o il disagio, zitta - a colpirsi con la piatta retrovia di un pugno. < ti prego... > Un lamento storce efelidi sul musetto, una pioggia di ciocche nere che le incorniciano il viso dai tratti maestosamente dolci, il ritratto della menzogna con la lingua più veritiera che possano vedere queste terre. Basta il tono con cui lo dice per lasciargli intendere un intero discorso. Proprio mentre si colpisce lo stomaco e strazia ulteriormente quel patetico fiorellino e il gambo che gli è rimasto. Ti prego non dirmelo con questo tono. Ti prego non parlarmi così. < Non ho i guanti. > Forse non lo sa' -- non conosce la Nene fuori da questa bolla intima. La stessa Nene che di getto è capace d'esser creatura immonda o profondamente bonaria a prescindere dal suo umore unicamente. Da ciò che le dice la testa. O da quanta noia stia provando. La Nene senza guanti, è la stessa che non era pronta a vederlo. Ad abbracciarlo. Baciarlo. Eppure sbilancia il bacino in avanti, lasciandosi cadere su uno dei carretti meccanizzati dei gelati, incrinando solo di poco il tettuccio sotto il suo peso da nana rossa. Un tonfo pesante, il silenzio. E poi cade la linea - o forse è lei che ha attaccato? Quando spinge via la porta dalla sua normale posizione, con ben poca delicatezza - l'orchidea ha perso buona parte del suo splendore, dei suoi petali. Ma Nene non comprende la bellezza. Non ne è capace. La lascia cadere perché... Inspiegabilmente l'aveva colta per dargli qualcosa di bello, lo sembrava a luce spenta. Ora invece fa' cagare. Si fotta il fiore. E anche il cellulare cade a terra. E spero che Kioku non sia in casa. Chiude la porta con un colpo di tallone, rendendo il suo arrivo catastrofico. Ad un certo punto, ironia della sorte - smette anche di respirare. Tenterebbe d'intercettarlo, irruenta e ineluttabile come l'arrivo di un terremoto - il ginocchio s'infilerebbe tra le sue gambe, le mani a posarsi sulle parti coperte del petto - spingendolo verso il primo blocco disponibile. Il tavolo, la parete, un mobile, la finestra. Qualsiasi cosa. Quando smette di respirare? Quando lo cerca con le labbra prima ancora di salutarlo - o dirgli qualcosa di così futile come le cazzate che si dicono gli amanti per riempire il tempo ed i silenzi. Un bacio. Uno solo? Sta così bene con questo taglio da vicino. Lo aveva sottovalutato. La mano si leverebbe per cogliergli la nuca, soffocarlo contro le sue labbra - ma si blocca a metà strada, come se non volesse inferire ulteriormente.

05:07 Nobu:
 Non può sapere il valore psicologico di quei guanti, non gliene ha mai parlato e onestamente non lo capirebbe comunque, dato che con i suoi baci e il suo tocco comunque il suo veleno si propaga lo stesso all’interno del corpo di Nobu e fa comunque effetto fino a quando lei non gli da il suo antidoto, rendendolo immune per un periodo breve, limitato, come quelle favole dove si ha tempo solo fino a mezzanotte per godersi appieno tutto di lei senza venir alterato. Non glielo rimprovera però, se lo rimprovera da solo, non è forte a sufficienza per contrastarlo e annullarlo una volta all’interno del suo sistema. < Non mi importa, non posso pensare che sei qui e non vederti, per un'altra settimana. > i muscoli possono crescere, le ossa possono essere rafforzate, lo spirito temprato, ma il cuore no, quello è qualcosa che rimane debole ai desideri e alle emozioni di chi questo decide di invaghirsi, perdersi e donarsi, abbandonarsi totalmente a questa unica persona che per lui risponde a Nene. Quando la chiamata cade si preoccupa davvero. E se se ne stesse andando a casa sua? Se stesse tornando in quel buco di abitacolo? Si muove agilmente in casa sua, conoscendola a memoria e grazie anche all’ordine è sicuro di non inciampare in cose fuori posto. Si infila al volo le scarpe, un paio di sneakers con i lacci larghi e slacciati. Afferra la giacca a vento arancione e con un solo braccio infilato nella manica, ecco che si dirige proprio alla porta per aprirla, solo per trovarsi Nene che fa irruzione. Viene sbattuto come una pezza con la schiena che ora è fissa contro il muro e la nuca che ha causato un po' di eco andando a sbattere appunto contro il cemento. Strozza un verso di dolore dato che quella bocca viene subito occupata da Nene e dalle sue labbra con quelle al cioccolato che si aprono per accoglierla dentro, proprio come i cuore morbidi, solo che il suo interno è di una lingua che sa ancora di lampone, come le sigarette che fuma miscelate al tabacco. La invita dentro e come un gatto spinge la testa contro le sue mani. Le proprie invece si abbassano alla volta delle cosce della salamandra corvina, cercando solo di sollevarla per far si che non si debba piegare troppo vista la differenza di altezza tra i due, con quelle gambe lunghe come autostrade, che dovrebbero avvinghiarsi attorno alla sua vita. La sinistra si muove proprio ad abbracciarla in vita, anche per avere un ulteriore supporto nel tenerla sospesa da terra, mentre la destra… beh, la mano destra è la personificazione della fame che ha di quel contatto fisico con lei. Cerca di salire lungo la spina dorsale con le falangi belle aperte per entrare nella nuca e tra quei capelli setosi. Si volta dunque, lasciandosi cadere infine sul divano, lui di schiena, lei sopra di lui. Può vederlo, bello come il sole che gli ha baciato la pelle, donandogli quella carnagione unica, stanco morto in viso, abusato con quegli occhi di ghiaccio spenti e leggermente patinati, privi del loro solito splendore.

05:38 Nene:
 È furia - ed un flusso d'azioni prive di pensiero che la portano a dimostrare piuttosto che dire frasi empie. E questo ha i suoi alti e bassi. Il corpo è come pongo sotto le mani di Nobu - l'ammansisce come un domatore di Leoni sa' fare. Finisce per legargli la vita con le cosce, accenderai sotto il passaggio delle dita ad esplorare quel drappo scozzese che ora oscilla nel vuoto. La pelle delle gambe è nuda - gelida. Deve esser rimasta lì fuori a guardare il suo appartamento a lungo, pensando cosa fosse meglio fare - pensando a come avrebbe distrutto tutto quello che avevano creato se solo avesse riversato anche qui quel malumore. E invece. Le labbra schiuse fanno danzare la linguetta attorno alla sua, morbida, docile. Il connubio tra foga e flemma che la spinge ad aderire il ventre al suo mentre si getta stremato sul divano. Il giogo di quelle due sfere si accende, focalizza le due forze perno dell'esser shinobi o samurai. Mentale e fisica danzano una attorno all'altra, alzando appena il busto - le spalle - le labbra dalle sue. Il fiato che le muove il petto racconta storie differenti dall'esser creatura dotata di calma e pazienza. < devo -- farti vedere cosa ho imparato per te. > Così lascerebbe che le sue dita tra quelle ciocche ribelli trovino il nemico nel vederla allontanerai. Il macchinoso fondersi di quei due globi così differenti, innescati dal sigillo caprino - sospingendo metaforicamente quell'essenza nuova a ricoprirne la carne. Ramificazioni, un estendersi in ogni dove - muscoli, ossa, mentre, occhi. E a quelle maledette ghiandole risvegliate che secernano continuamente veleno. Rinnovano la maledizione dello shi no chi. Le ginocchia che hanno aderito sul divano ora lo piegano appena sotto il loro peso - la destra che tortura con la punta delle dita il bordo inferiore di quella canotta da basket - scacciandola con una schicchera giusto sopra l'ombelico. È quella porzione ad esser presa in causa. Ad esser preludio di carezze che si scostando con delicatezza dall'essere puerili - obbligata ad issare i fianchi per farsi spazio. Spinge via l'elastico. Ci gioca. < Ma non so se davvero funziona. Non ho mai provato. > [ck on]

23:08 Nobu:
 È morbida a differenza del suo carattere così spigoloso e, quel calore dei suoi gesti, di come si relaziona con lui, non è presente nel suo corpo, freddo, gelido come il carattere che ha con altre persone. Quanto tempo sei rimasta lì fuori alla finestra Nene? Perché non sei venuta dentro prima? Eppure sai che una parte di me muore ogni secondo lontano da te. Frasi non dette lasciate ai posteri , ai pensieri del chocoboy che ha la lingua occupata in quel walzer unico, intimo, con significato che solo con lei lo assume. Non è il primo ballo in generale, né con lei, eppure con Nene ogni volta è come la prima: lo stomaco gli si chiude, i pori della pelle si dilatano, i bulbi peliferi si ergono eretti nella classica pelle d’oca. Le narici si divaricano, assumento quell’odore della Doku che apre il cassetto con il suo nome sopra nel cervello dello Hyuuga, ricollegando ricordi al miele, romantici e passionali. La sente su di lui e lei puoi sentire ogni sua fibra del corpo sotto di lei. < Per me? > chiede mentre quegli occhi stanchi e affaticati sono sempre più opachi. Il suo veleno passivo stava già entrando in circolo all’interno del corpo del Doku che, vuoi la stanchezza o l’accettazione, quest’oggi non lo combatte, accogliendolo esattamente come accoglie lei tra le sue braccia, infondo è sempre parte della persona per la quale è perso e non è amore se non apprezzi pregi E difetti. Nobu è così, forse l’unica persona in grado di amare una ragazza così difficile come Nene, trovando quelli che per qualcuno può essere un difetto, come pregio, invaghitosi totalmente di quel carattere appunto così bruno e burbero a volte. La guarda fare i sigilli per impastare il chakra, non capendo esattamente cosa potesse fare ora con il chakra attivo, eppure… si fida, ciecamente. Nella sua psiche non ci sta neanche un ipotesi, uno scenario in cui Nene possa volergli fare mare. Suda freddo quando gli alza la canotta nera dai dettagli bianchi e rossi laterali e ancora di più quando va a giocare con l’elastico dei pantaloncini anzi, si volta proprio, alla ricerca di Poldo che intanto è sceso dal cornicione e si sta dirigendo alla ciotola di crocchette.

23:30 Nene:
 È stato un ironico destino a darle quel dono - non trovi? Una persona come lei, è capace di spegner il nero del buio - oppure accendere luci e colori con un tocco soltanto. Regalare la leggerezza. La spensieratezza. E mentre Nene diventa quattro differenti parti di se' di colori differenti - gli occhietti impegnati nell'osservarlo si spengono dietro il sipario. Il flusso sembra piegarsi spontaneamente, come lei fa' addosso a lui. Baciandogli lo sterno, la bocca dello stomaco, il costato. Sembra diventare un abitudine, o forse è una delle uniche cose che sa' veramente fare. Ubriaca quelle ghiandole di stille di chakra - rinforza quel tocco, quel riversarsi repentino di veleno. Ed i colori, sono sempre stati così vividi? Quello che solitamente potremmo associare ad un tiro di canna - dovrebbe divenire qualcosa di più simile all'LSD, lasciando li dove la bocca passa - delle macchioline purpuree, violacee. Come se qualcosa filtrasse dalla pelle nuda del cioccolatino- correndo come pazzi ad intaccar muscoli e sinapsi. Un mondo magnifico nella bocca di Nene - nel suo far nient'altro che quello. Dar un nome al suo sangue. Al suo corpo. Alla sua kekkai. Il sospiro che sfiora l'ombelico - le dita, le stesse che giocavano con l'elastico - vogliono spingersi oltre ogni margine immaginario e non. Perché ne ha così tanto bisogno? Come ci si trattiene? < Per chi altro sennò. > Una domanda retorica ed automatica, scontata, stupida. L'oblio in cui versa il posto è in vero una nicchia tiepida, appena distorta dalla posizione innaturale del braccio. Però non si lamenta - non oserebbe mai. Non osa nemmeno porsi il problema di quello che fa' - e con così tanta smania - e perché lo dovrebbe fare? Lo stesso sguardo del primo giorno - la stessa fiammella al di là dell'iride che lo vuole vedere prendere fuoco. Gelosa. Possessiva. Allo stesso modo lo soffoca, passando in quella piccola porzione di pelle ove le labbra si erano soffermate poco prima - solamente la punta della lingua. < C'è qualcosa che non và? > Ha girato il viso, l'ha visto con la coda dell'occhio. E forse, non è niente. Forse è solo una stronza egoista che chiama la sua attenzione proprio come farebbe quel maledetto gatto che ora ignora totalmente, esattamente da quel dannato risveglio. [ ck on ] [arte del veleno I]

00:01 Nobu:
 Si scioglie, come neve al sole, sotto quei baci. Ogni volta che le labbra di Nene toccano la pelle esposta rabbrividisce e si eccita, incredibilmente pure. Quante volte è stato in quella situazione esattamente? Probabilmente di più di quelle che si ricorda, spesso sotto effetto di stupefacenti o ubriaco fradicio per averne memorie vivide. Eppure il corpo ricorda esattamente quelle esperienze e gliele fa rivivere in maniera sensoriale, enfatizzate da quel veleno che Nene secerne dalla bocca la quale gli lascia pure delle chiazze viola sulla pelle marrone. Non appena entra in contatto e viene appunto assorbito da quest’ultima si potrà notare come si propaga in maniera sottocutanea. Non capisce per ora a cosa si riferisca con ‘lo ha fatto per lui’, sta da schifo in questo momento, la testa gli gira talmente tanto da allungare la mano sinistra al bracciolo del divano posto sopra la sua testa, stringendolo appena e nel moto quella canotta si alza ancora di più per questione di fisica. Si distrae per forza di cose e quando arriva quella domanda non può che rispondere in maniera totalmente randomica per non far vedere che beh, stava cercando di resistere all’impeto di prenderla. < Le luuuuci, babbo natale, i saaaaassi… > sostanzialmente tutto non va ma allo stesso tempo va benissimo così, perché quel veleno ora lo sta spingendo proprio fuori dai binari. Self control che viene letteralmente preso, driblato in palleggio, step back e flush con tiro da tre dietro l’arco per intenderci. Non sa cosa Nene abbia fatto per lui, forse tutto questo è un piano della salamandra per farlo sentire più a suo agio in intimità con lei dato che è proprio il nostro chocoboy ad andarci con i piedi di piombo da quando le ha detto la doku di essere ancora vergine, mentre Nene… beh sembra che gliela stia lanciando appresso come un venditore ambulante richiama una signora perché si è dimenticata di ritirare i limoni che ha comprato. E a proposito di limoni, gliene vorrebbe dare un altro in questo momento, ma di quelli lunghi, passionali e incredibilmente erotici, dove le mani stanno ovunque tranne che al loro posto, avide a rubare calore corporeo dall’altra persona, tuttavia lei è lì, sta lasciando una scia di veleno, saliva e amore lungo il busto di Nobu e, proprio per la memoria muscolare citata precedentemente, il capo si volta a guardarla negli occhi, facendo in modo che quegli occhi di ghiaccio la giudichino e la fissino nei suoi cerulei mentre scende sempre di più. La mano destra? Scende anch’essa tra le ciocche dei capelli corvini di Nene, tirando indietro la frangia, raccogliendone l’acconciatura in uno chignon che tiene nel suo pugno.

00:29 Nene:
 Comprendere un limite è un processo lungo e macchinoso. S'è resa conto di non esserne capace del resto - non è così stupida come si potrebbe pensare. Ne ha varcati troppi - con la stessa velocità di un treno furioso che sfonda una barriera senza nemmeno sentirne l'attrito. Come scie chimiche quelle righette violacee - come se avesse lottato con un leone e ne fosse uscito quasi del tutto indenne. Le spalle che si ripiegano in avanti - lascia morire lo sguardo dietro le palpebre lasciando che quell'attimo di vuoto. Di respiri. D'un uomo perso in balia di - cosa, esattamente? Non può nemmeno immaginare quale sia l'effetto della propria tossina sugli altri. E' ironico, vero? C'è dell'invidia a tratti, il desiderio di sapere con esattezza cosa senta, cosa veda, cosa gli stia passando nella testa. /E' innamorato/. Una sensazione utopica quella descritta quella notte, cercando di spiegarle l'effetto del suo tocco. L'ha lasciata perplessa. Con l'ennesima domanda di troppo. Non ha nemmeno mai visto queste scie, mai così nitidamente. La mano piano piano cerca di ritirarsi verso lidi molto più puerili - sostenendosi con ambo i palmi aperti sul costato. < Nh... > Una risposta singolare, impegnandosi nel processar quell'elemento, se elemento possiamo chiamarlo. E' strano ribaltar la propria tossina, cercare di richiamarla - solo per poi metterla sotto sopra. E' questo che fa', alla fine. La può vedere schiudere le labbra livide di freddo e sangue, raccoglier nel proprio incavo torpido un fiotto di saliva richiamato direttamente da quelle due minuscole ghiandole poste alla base della gola. Se solo aprisse gli occhi, e richiamasse la sua dobujutsu - vedrebbe un nodulo di chakra addensarsi appena sotto la lingua. Giusto prima di quella mossa. Poteva ancora andare tutto bene - poteva ancora aspettare prima di perdere il controllo del tutto. E nello specchietto della sua anima - solleva quegli occhi artici a sfiorar gli opali azzurrini dell'altro - quella stilla d'ira coinvogliata tutta in un gesto. Lingue di nero carbone che s'intrecciano tra dita e palmo - lasciandole il viso scoperto. Gli occhi. Le ciglia carezzano piano la palpebra superiore. < Nrgh! > Un flebile ringhio le smuove la gola, l'impeto del movimento - del suo stringere docile. Aspetta. Aspetta. Ma mentre s'annichilisce - incapace - le unghie stanno già premendo lungo il costato di Nobu - sollevando la schiena da quella posizione. Dalla sua adorazione. La dritta si muove in conflitto con ogni cenno precedente - rincorrendo la linea centrale del ventre - dello stomaco - del plesso solare, la gola. Le stesse dita che prima s'erano avvilite contro il suo costato nel mero intento di possederlo nel versione più poetica del termine, tenterebbero d'aggrapparsi alla parte inferiore della sua mascella. Avete mai tolto qualcosa di bocca ad un cane? Sì fa' così. Lo si obbliga ad aprire le fauci premendo con forza corrispettiva alla chiusura di quella morsa fatale. E come si dovrebbe trattare altrimenti un mastino? Se funzionasse - farebbe cadere quel rivolino di saliva tra le sue labbra, gravida dell'antidoto per la sua tossina. L'ha imparato per lui perchè in altri termini - se ne fotterebbe di dar a questo lusso una guarigione. Un palliativo a lei stessa. Il labbro inferiore appena più lucido, la fa' apparire così innocente. Se solo fosse possibile per lei esserlo. < sta' calmo, cagnaccio-- > Si smuove, disordinata dal passaggio di quella mano - e il tono ironico sporca il musetto lucido di saliva di un sorrisetto - smuovendo pigramente il bacino proprio alla volta di quell'elastico - sì - ma solo per alzarsi dal divano. Respira. Non c'è bisogno di consumarsi ogni volta. Non c'è bisogno? Sei sicura? Tenterebbe di scostarsi - da lui, dal divano, da lì. Dovrebbe andare via, è tardi. Voleva solo vederlo infondo... [ck on][Arte del Veleno I - Antidoto Doku: Narrativa]

01:02 Nobu:
 È incredibile come Nene lo spinga verso nuovi orizzonti, ben oltre i suoi limiti. Lo stuzzichi, lo provochi e poi si tira indietro e noi tutti ci chiediamo, quante altre seghe dovrà farsi Nobu? Il chocoboy ormai è diventato una sorta di personaggio iconico in cui ogni lettore ci si può rispecchiare, può percepire il dolore fisico e mentale che prova al cuore e nelle mutande dopo ogni incontro con Nene, diammine di sto passo diventa talmente blue da essere la bambina della fabbrica di Willy Wonka, giusto per non andare troppo lontano dal cioccolato. Oh se solo Kioku potesse in realtà vedere cosa succede, tutto quel bravado che dice all’amico, tutte le donne che frequenta ridotte a lui che si sfoga da solo per rimanere fedele alla promessa fatta alla Doku. Che cosa penserebbe? Avrebbe comunque la stessa stima nei suoi occhi per lo Hyuga fondente? Questa sembra proprio una di quelle sere, possiamo dirlo tranquillamente. Meno male che la sorpresa che ha in serbo Nene per NoPu è un qualcosa che non si aspettava mai nella vita, un abilità per annullarsi da sola. Quella mano che risale il petto, lo sterno e la gola afferra la mascella ma non trova resistenza anzi, quel collo lungo e nudo si allunga come una giraffa ad andarle proprio incontro. Quel bacio è più bagnato del solito e, dal momento che ingoia la saliva, ecco che gli effetti vanno a scemare ed annullarsi su di lui, riportandolo a uno stato lucido. Meno male appunto finisce qui. O forse no. Cagnaccio? Come ha ragione, un mastino nero Nobu, con tutti, tranne che con lei…che sia il caso di darle un assaggio? Quel pensiero gli solletica il palato, non solo perché è palesemente su di giri, non solo mentalmente ma anche fisicamente con tutto quel provocare da parte di Nene, è un ragazzo in salute con la persona che lo fa uscire di testa, inutile scendere in dettagli talmente palesi da essere ben omissibili, come le curve del pantaloncino, no? Dal momento che si alza da lui e gli lascia lo spazio di muoversi, ecco che le mani, con la vista di nuovo lucida seppur pur sempre affaticata e ridotta per l’eccessivo uso del Byakugan in allenamento nella shinsengumi, scendono proprio a quell’orlo della canotta nera già alzata. Si alza dunque in piedi da quel divano, leggero come una piuma e silenzioso come il miglior ninja nel termine meno canonico e più realistico e ideologico. Quella maglietta viene scagliata in seguito a una flessione del braccio destro dove la mano arriva addirittura più indietro del proprio capo. L’obiettivo è appunto la nuca di nene che dovrebbe essere avvolta dal tessuto che profuma di lui avendone assorbito ogni fibra del busto e della pelle. Se fosse riuscito in quel colpo a sorpresa, avrebbe sfruttato quella finestra proprio per azzerare le distanze per torreggiare sulla schiena di Nene, con la sinistra che cerca di tornare proprio sulla nuca ancora coperta dalla maglietta e abbassarla per farle piegare il busto sul tavolo appena al lato dell’ingresso, con Nobu che si posizionerebbe dietro di lei, a stretto contatto. Il busto di cioccolato scenderebbe con quelle labbra vicine all’orecchio e al collo di Nene < Grrrr! > emette un ringhio gutturale per poi sigillare quei canini appunto attorno al collo in un morso non troppo profondo, giusto per farle sentire quei canini appuntiti, neanche fosse una bestia.

01:41 Nene:
 Ha esagerato? Nah. E' come una piuma in balia del vento mentre sposta la sua mole - totalmente assorta nell'idea di dover tornare a casa. Salutarlo prima che possa rientrare il suo coinquilino a casa - ovunque esso sia in questo momento. Le falangi si sono prodigate nel recuperare la tracolla che avrà lasciato lì a terra da qualche parte. Ha sfiorato il tavolino prendendosi l'attimo in cui ha trovato la forza di alzarsi dal divano e sfilarsi la canotta per sfiorare qualcosa - forse l'idea di quanto faccia male lasciare andare il week-end con così tanta leggerezza. Altrove con la testa perchè stare nella stessa stanza con lui in qualche modo si rivela sempre devastante. Quanta pressione? Quanto sangue fluisce via nelle direzioni errate, senza ossigenare il cervello? Ha diciotto anni e lui è la sua fine del mondo. Agire in modo differente sarebbe tanto incoerente, da lasciarci cadere le braccia a terra. Con le labbra schiuse ed una domanda sulla punta della lingua, o forse la spiegazione inutile di cosa gli ha appena fatto. Non serve e lo sa' anche lei - lo sente dalla velocità con cui s'è alzato dal divano lavandosi di dosso l'alienazione della sua tossina. Nero. E' tutto nero - d'un tratto - si sente spingere verso il basso e, presa alla sprovvista, non riesce nemmeno a porre un attrito a quell'impeto. Le clavicole minute ancora coperte da quella camiciola scozzese che le sfiora i polpacci nudi - le gambette affusolate che non danno il minimo cenno di cedimento. Ah... Vuole giocare con lei. Il vacuo riflesso dell'esser placido ribolle d'una brace polare - muove gli occhi nel buio - le mani sul bordo del tavolo verso cui si stende. L'utopica differenza che si percepisce da ciò che è prima rigido, e poi man mano sembra divenire fiocchi di cotone sotto le mani. Sotto quella mano che le impone la posizione. Uno spiro dalle labbra - totalmente differente dal suo ringhio. Le mani s'allungano davanti, la schiena si distanzia di poco dal suo petto solo in favore del disegnar un ondina che chiama in causa glutei, lombi, spalle. Il ventre coperto solo dalla basic shirt bianca si schiaccia contro il bordo del tavolo. < a hh - > ... < Nobu-- > Coincide con quel morso, il tremito delle viscere nel degradarsi a preda, da predatrice. E forse le sta bene - nel senso punitivo della frase. E le labbra suonano di piacere, toccano le corde di quell'arpa che canta per lui - per il suo fallace piacere. Le falangi si ripiegherebbero a cercar di lui la nuca, le ciocchette mozzate color cioccolato - affogandoci dentro - aderendogli addosso così come lui aderisce su di lei. Muovendosi a chiamarlo a dar del suo peggio -- come ? Esattamente come prima. Sfiorandolo come riesce con i polpastrelli in quella posizione scomoda, non certamente propensa a favorirle un movimento. La scia rossa data dai denti sulla pelle - è il marchio lascivo di una pazienza persa. Di quel passo oltre la linea del controllo. Lei perde la sua posizione continuamente - la concezione di quello che fa', di quello che non dovrebbe fare. Come adesso, come lascia che quei cuscinetti morbidi che son le cosce si scostino una dall'altra. < Vuoi farmi male? > [ forse end ]

02:07 Nobu:
 Quei gemiti lo esaltano, lo galvanizzano e soprattutto lo invogliano ad andare oltre. Fallo, prendila, rendila tua una volta per tutte, insegnale che a giocare con il fuoco ci si brucia, esattamente come lei ti ha bruciato, come ti ha strappato il cuore e se lo è mangiato. Non ironicamente siamo sicuri lo possa fare davvero per come è gelosa e possessiva nei confronti di Nobu e forse ci va bene così, un po' tutti vorremmo vederla avverata questa fantasia. L’ha accontentato, le aveva chiesto di rimanere lucido con lei e quel veleno che lei ha in maniera passiva non glielo permette. Glielo aveva chiesto per capire appunto se pure senza questo di mezzo, a intorpidirgli i sensi, avrebbe provato le stesse emozioni per Nene. Rilascia quel morso dal collo e la Doku può sentire la punta di quel naso dritto proprio contro la sua pelle, ad annusarla, come l’animale che è, come un cane appunto. Forse gli hanno innestato il gene inuzuka e non lo sa. Si inebria ancora una volta del suo profumo e, nonostante Nene sia lì per accoglierlo, allontanando le cosce l’una dall’altra, spingendo quel sedere contro il desiderio del chocoboy nei confronti della compagna, le riserva comunque parole al miele. I rumori da fuori divengono sempre più ovattati mentre si sente un tonfo e successivamente una luce improvvisa in quel buio. Un tuono seguito da un fulmine appunto, stava iniziando a piovere e quello scroscio di acqua attorno a loro, con le sue quattro mura a dargli riparo, rendono quel clima ancora migliore. Aveva pensato di continuare il tutto ma è un pensiero che scaccia immediatamente. Posa le mani, entrambe, sui fianchi di Nene ora flessa in avanti. Si raddrizza a sua volta e in quel moto la schiena si raddrizza, il petto si allontana dalla sua schiena, più delicata e gracile rispetto alla sua, ma per fisica, è il proprio grembo che la spinge da dietro. Lo fa apposta? Sicuramente si ad alzarsi così. La lascia alzarsi a sua volta, levarsi la canotta dalla testa solo per accoglierla con un sorriso. < Mai. Ho già deciso la prima volta che mi hai detto che eri vergine, che voglio renderla indimenticabile. > le spiega, motivo per il quale probabilmente ancora non l’ha presa, non vuole che la sua prima sia squallida, non vuole che sia come lui che non si ricorda neanche qual è stata la sua prima partner, la sua prima volta o dove è stata. Le estende la mano destra però < Dormi con me Nene, sta piovendo, inoltre voglio tenerti tra le mie braccia, almeno per una notte. Domani mattina ti riaccompagno, se vuoi, a casa tua. Magari te la riordino pure un pochino che sarà un disastro. > E niente, non c’è niente da fare, anche in questa situazione pensa con la testa e il cuore, altro messaggio importante per lei e per lui, a dimostrarla appunto che per lui, Nene non è una sgualdrina qualsiasi. Si avvierebbe dunque verso le scalette di legno del soppalco per salire a letto, si spera insieme alla Doku.[END]

Nene evita Nobu.
Nobu è stanco, e non vede cosa c'è al di la della finesta.
Nene lo guarda.
Nobu la "supplica" di salire.
Nene perde la concentrazione.
Nobu no.

"Fottiti Nobu."