Giocate Registrate

Giocate Disponibili
Calendario
Trame
Giocate Registrate

Interrogatorio

Free

Giocata di Corporazione

0
0
con Tachiko, Saigo

18:54 Tachiko:
  [Sala Interrogatori] Una serata davvero da dimenticare, per tutti. La donna è stata chiamata quella sera per fare un particolare interrogatorio. Fortunatamente Senshi si era appena addormentata e non ha dovuto fare tardi. Addosso ha la sua vecchia maschera a forma di kitsune nero con strisce rosse. E’ vecchia, si nota, rovinata e graffiata come se avesse vissuto tantissime avventure, in negativo ovviamente. Addosso ha un body nero con una cintura con tutte le sue armi ed accessori. Calze contenitive nere alle gambe per proteggersi dal freddo. I capelli lilla sono racchiusi in una coda alta che, anche se raccolti, raggiungono quasi le due fossette di venere presenti ai lombari. Fa un respiro profondo mentre osserva in giro. Tutto diverso da come si ricordava. Si umetta le labbra prima guardare da quella finestra di vetro oscurato la stanza dove si trova Saigo. Una asettica stanza con un semplice tavolo dove sopra la ragazza può vedere una tazza di quello che sembra thè e niente altro. Tutto è rigorosamente di colore bianco. L’anbu muoverebbe la mando destra verso il petto, concentrandosi, andando ad immaginare quelle due gocce di sangue che si riversano all’interno del plesso solare. Lì un vortice di energia sanguigna verrebbe modellata per spostarla attraverso il sistema circolatorio, toccando ogni tsuubo che ha nel suo corpo, propagandola. Sentendosi con quell’energia in corpo la ragazza guarderebbe un suo superiore. Nota lo sguardo di disprezzo e disgusto che ha nei suoi confronti, ma cerca di soprassedere. Cammina quindi per muoversi all’interno della stanza dove si trova Saigo, per adesso ammanettata con un paio di quelle manette speciali che non permettono di poter manipolare il chakra a proprio piacimento. Queste manette sono legate con delle catene al pavimento limitando così i movimenti della ragazza. Se vogliamo fare le cose fatte bene, allora devono essere fatte bene. Si appoggerebbe al muro quindi, fissando con i suoi occhi rossi dietro la maschera la figura di Saigo, in silenzio, fissa. [Tentativo impasto chakra]

19:05 Saigo:
  [Sala interrogatori] Lei non ha coscienza di cosa le sia successo, ricorda solo una grossa botta alla base della testa e poi il nero, aveva appena richiamato la sua innata per aiutare quel corpo che stava palesemente fallendo nell’indagine e si è ritrovata a perdere i sensi. Ormai li ha recuperati da un po’ e la sua mente ha potuto girovagare abbastanza da avere una ricostruzione abbastanza accurata di quello che potrebbe essere successo. Dubita fortemente d’essere stata rapita dall’assassino quindi non le rimane che una possibilità: GLI ANBU. Lo sguardo non cela quel suo sentimento di superiorità al momento, infastidita per il semplice fatto di essere ammanettata, disgustata davanti alla realtà dei fatti: hanno agito prima di farla parlare rovinando tutto. Sdagli occhi di quella presuntuosa sedicenne la realtà appare così ragionevolmente sbagliata, sta di fatto pagando per l’errore di qualcuno e non è lei la colpevole. Indossa ancora i vestiti della sera, un paio di parigine nere a coprirle le gambe, si fermano a metà coscia circa rivelando una parte della sua pelle estremamente candida prima che inizino quegli shorts neri. Sopra la bianca maglietta oversize con la stampa rossa a disegnare un colante teschio insanguinato e a chiudere il tutto il bomber colorato lasciato aperto. I capelli sono sciolti, sotto quelle luci al neon risplendono di un rosa chiaro misto a quel suo biondo, gli occhi portano i segni del trucco, il lieve mascara ad aprirle lo sguardo rosso come il fuoco. Alza adesso lo sguardo alla ricerca di qualcuno o qualcosa che possa essere entrato, così si dovrebbe poter intravedere la figura mascherata, non tenta nemmeno di richiamare il chakra, sente il freddo delle manette che le stringono i delicati polsi e comprende da sola la sua situazione, non che questo accenni a cancellare il senso di superiorità che riempie il suo volto. Improvvisamente sorride, pacata, calma e gentilissima. Apprende per imitazione e così cerca di replicare l’espressione che aveva letto sul volto del suo capitano al loro primo incontro. Alzerebbe appena i polsi così da portarli davanti al suo petto mentre osserva l’anbu <ci facciamo una chiacchierata e me li togli?> il tono risulta estremamente melenso, come se volesse ferire con tutta quella gentilezza. Apre le mani lasciando che si veda il contenuto, ovvero nulla, assume una posizione quasi di difesa, si mostra vulnerabile, debole e in una posizione di svantaggio <non è mia intenzione fare altro> spiega così, con estrema pacatezza e tranquillità la situazione. Sembra che non sia spaventata, pare quasi essere nel suo elemento naturale fin dove stia arrivando l’attrice e dove invece inizi la sua vera personalità non è facile da comprendere [abiti: https://www.pixiv.net/en/artworks/87498453]

19:16 Tachiko:
  [Sala Interrogatori] Le braccia vengono portate conserte all’altezza del petto. Continua a fissarla, continua a studiarla. Ecco che farebbe qualche passo in avanti sempre con le braccia in quella posizione. Sente la sua richiesta e la vede muoversi in quel modo. Farebbe un respiro profondo mentre sente la pesantezza di quella maschera, di nuovo. Controlla meglio quelle manette, sente il rumore delle catene che scivolano dal terreno ed ecco che prenderebbe fiato per dire una semplice cosa. < no.> secco, lapidario, autoritario in quel modo di fare. Deve essere un’altra persona quando indossa la maschera, quando rappresenta gli Anbu, come diceva Boryoku. Si limiterebbe a muoversi verso la sedia dalla parte opposta di quel tavolo, sedendosi ed accavallando le gambe. Non ha distolto gli occhi da lei nemmeno per un attimo. Ci pensa, riflette su quello che le è stato ordinato di dire. < ricominciamo da capo> direbbe la donna poggiando i gomiti sul tavolo e reggendosi con le mani la testa dietro la maschera < raccontami questa festa e cosa è successo…> direbbe infine verso di lei prima di fare un cenno con la mano < con ogni particolare, nomi, locali, strade, tutto.> non sembra una richiesta, ma una pretesa. Farebbe diversi respiri profondi attendendo quindi il racconto della ragazza se avesse deciso di collaborare anche ammanettata < ti ascolto.> concluderebbe quindi rimanendo ferma come una statua di sale, e sembrerebbe davvero quello se non fosse per il petto che si gonfia ad ogni respiro profondo della torturatrice. <Ah…> direbbe solamente andando ad osservare la propria mano per un attimo < non ti è concesso rifiutare di rispondere.> semplice, chiaro < altrimenti dovrei dirti il mio ruolo negli Anbu.> come se fosse una minaccia insomma. Chinerebbe la testa di lato. Il fatto di vedere quella maschera senza espressione annessa a quei movimenti rende la donna ancora più creepy di quello che già è. [Chakra on][35/35][Maschera anbu: Wasupu]

19:30 Saigo:
  [Sala interrogatori] Non svanisce il sorriso a quella secca negazione, resta lì sul volto, forse un po’ di sperava. Sospira appena e andrebbe ad allargare di scatto le braccia così da portare i suoi polsi ad escoriarsi con violenza contro quel ferro. Non svanisce il sorriso mentre lo fa, il dolore si legge nello sguardo ma forse è proprio ciò che aspettava. Non che le piaccia soffrire o l’idea di essere torturata la spaventi sia chiaro ma qui si parla solo di averla vinta, non con gli anbu che lei reputa inferiori ma solo davanti al capitano della shinsengumi, suo unico vero interesse. Il gesto vorrebbe essere improvviso mentre fisserebbe quella maschera. Non svanisce il sorriso nemmeno l’altra inizia a minacciarla, si impone e fa delle domande. Sorride lei ascoltandola, non le interessa molto cosa le faranno o meglio punta proprio a questo. Ha un piccolo vantaggio in questo momento: nessuno sa chi sia lei a differenza sua che conosce l’organizzazione, potrà non conoscerne i membri ma non importa <non ci si identifica più?> domanda senza cambiare tono prima di scuotere appena il capo, le mani che si riportano con i polsi che bruciano e pulsano sul grembo <non è forse il vostro lavoro indagare?> replica. Per lei quella è una conversazione, convinta di tenere il coltello dalla parte del manico, appare ancora calma, tranquilla e segue con lo sguardo la figura senza mai voltarsi <ma forse le informazioni tra voi non vengono condivise quindi dovrei descriverti la festa> continua semplicemente lei, il tono non varia mai, gli occhi non perdono mai di quella pretesa d’aver ragione d’essere superiore. La lingua esce ad umettarsi le labbra, sfiora la sua pelle con estrema lentezza andando solo ad alzare appena lo sguardo verso l’alto, come se stesse semplicemente riflettendo, dentro sta solo cercando di mantenere la calma, di evitare che traspaia quanto quella figura stia comunque riuscendo ad intimidirla, si focalizza sullo scopo, sulla fine di quello che nella sua testa è un piano a grandi linee giù elaborato <ho sete> ammette semplicemente ispirando. La lingua che torna all’interno della sua bocca mentre le labbra si richiudono, lente. Cerca solo di ricordare a sé stessa che ha già visto la morte, il peggio l’ha già vissuto e non ha nulla da temere, infondo deve solo portarla dove vuole lei. Ed è proprio quella minaccia a fornire la giusta scusante, la illumina almeno quanto la preoccupa, fornisce quella boccata d’aria fresca che tanto stava cercando <oh ti prego mostramelo> e ora allarga il sorriso. Non riesce a trattenersi e l’espressione ora è di chi ha bluffato tutto il tempo e proprio quando ha la vittoria in pugno si mostra, tutta la soddisfazione, tutta la tensione per il lavoro che fuoriesce, è quello che vuole. Il suo vantaggio è lì, è ora di farlo fruttare, un invito a nozze quelle parole, semplicemente un desiderio inespresso che viene esaudito. Se riportasse delle ferite con quanta soddisfazione poi avrebbe le armi per imporsi su tutta quella corporazione che ha osato farla svenire ed ora interrogarla dimostrando, dal suo punto di vista, l’ignoranza di conoscere le intenzioni di chi invece stava solo prestando gentilmente il proprio aiuto

19:40 Tachiko:
  [Sala Interrogatori] Rimane in silenzio ora andando ad ascoltarla, la sta provocando in un certo senso ed il fatto che stia muovendo così le mani per farsi del male da sola la fa riflettere. Non è certo la prima tonta di turno la Nara. Pazza, violenta si, ma non tonta. Non risponde a quelle parole andando solamente a piegare la testa in sua direzione. Cedere alle proprie pulsioni, sta cercando di resistere. Vorrebbe affogarla con le sue tecniche, toglierle quel sorriso dal volto, ma si trattiene, per ora. Sente quella richiesta. Lentamente si alzerebbe andando a muovere una mano verso quella tazza di thè e portarla vicino alla ragazza strusciandola sul tavolo < bevi.> direbbe solamente. Lei la incita ma la sociopatica schizoaffettiva semplicemente tornerebbe seduta dove si trovava prima. Non vorrebbe starci tutta la nottata, ma è quello che le hanno ordinato < raccontami tutto quanto.> concluderebbe poi quel discorso mantenendo il filo < Sono torturatrice.> direbbe solamente verso di lei. Solo dirlo, non le dimostrerebbe niente. < Se mi ordinassero di torturarti a quest’ora staresti affogando…altro che sete.> si ferma ora guardandola attraverso la maschera < il resoconto, forza.> niente inamovibile la donna prima di guardarla e vedere ogni sua possibile reazione. Il chakra è pronto a qualsiasi evenienza. Ma è il desiderio di sgozzarla orla quello impellente. Si leccherebbe le labbra dietro la maschera, sentendo quel piacere perverso anche solo al pensiero. Poggia una mano sul tavolo, delicatamente, attendendo ancora, in silenzio, come se fosse una macchina.

20:31 Saigo:
  [Sala interrogatori] Osserva la tazza di the, lo sguardo si porta dubbioso, i telefilm in cui ha fatto la comparsa le hanno insegnato solo una cosa in queste occasioni: bere solo da bottigliette sigillate. Abbassa lentamente gli occhi sul contenuto della tazza, resta lì qualche istante come ad analizzarlo a soppesare quell’opportunità ed inclina il busto, si sporge appena seppur non muova ancora le mani incatenate. Inspira e poi torna a poggiarsi allo schienale, solo a questo punto si muoverebbe in modo da portare i suoi occhi direttamente su quella maschera <no grazie> sorride appena, gentile, rifiutando con estrema cortesia quella semplice offerta, non perde la calma lei, si sta sforzando di misurare ogni sua minima abilità, ogni cellula di razionalità in lei per mantenere quell’aspetto così pacato e tranquillo da risultare quasi snervante, il suo obiettivo è proprio quello <preferisco dell’acqua> aggiunge solo a questo punto. Si è convinta di esserci riuscita, si è convinta di essere lei a muovere il discorso, con quella semplice questione della sete ha portato qualcosa a sé stessa. Se l’altra punta solo all’interrogatorio e svagarsela facilmente facendosi forza di quella fasulla posizione di vantaggio che le garantisce la maschera lei invece sta costantemente rimescolando le carte al tavolo, cerca la migliore tattica, si muove sinuosa nell’ombra mentre lascia che chiunque altro seduto al tavolo la consideri debole, spacciata e ormai persa. Lascia che chiunque abbassi le proprie aspettative, la guardia mentre calcola ogni singolo passo, non c’è sillaba che non venga prima analizzata nella sua testa, sta riflettendo su ogni minimo dettaglio, persino su quelle mani ancora pacatamente poggiate sul grembo, come ad accettare passivamente la presenza delle manette o addirittura a non ritenerle un vero limite. Le fanno male il che le assicura anche di non essere in una qualche illusione. Se prima pensava di essere stata prelevata dagli anbu man mano che il tempo prosegue in lei si fa strada la certezza <oppure vorresti negare da bere ad un membro della divisione strategica della Shinsengumi> non domanda, lascia solo che la sua insinuazione si infili nella testa altrui. Non è riuscita a farsi torturare quindi conviene cambiare tattica, la studia ad ogni risposta, non può basarsi su altro che non siano le risposte date da quella maschera <membro che trattenete palesemente contro la sua volontà in un’ottica di sopruso e non collaborazione> il sorriso si allarga appena mentre lei torna a mostrare i polsi. Alza appena le braccia, orienta le mani verso il mascherato e apre le mani, lo stesso identico gesto di poco prima come a voler richiamare la proposta iniziale di quella conversazione, la osserva ancora con sicurezza e gentilezza al tempo stesso, le suggerisce nel tono e nell’atteggiamento che è ancora disposta alla collaborazione, ad aiutarla perché non l’altro ad aver bisogno di aiuto <c’era una festa e qualcuno è morto> deve pur darle qualcosa no? Quindi eccole le informazioni basilari e di dominio quasi pubblico <molta gente direi e non è che voi steste sgombrando bene la zona> aggiunge sempre sorridente, insinuando sottilmente il loro errore, quel semplice sbaglio che l’ha sentita giustificata a riprenderli, ad arrivare fin qui.

21:35 Tachiko:
  [Sala Interrogatori] Rimane in silenzio sentendo quelle parole da parte della ragazza. Si umetta le labbra andando a fare un respiro profondo prima di spostare il viso da un’altra parte. < va bene.> direbbe solamente andando a muovere il polso verso il vetro, come a segnalare qualcosa a qualcuno prima di tornare verso Saigo. Sente quella insinuazione e chinerebbe la testa di lato. < mh?> direbbe solamente alzandosi in piedi. Forse non ha ricevuto l’effetto desiderato da parte della donna che non è abbia buoni rapporti con la Shinsengumi. La fissa ancora, sfiorando con la mano, con i polpastrelli delle dita, il piano di legno fino a raggiungere la ragazza, lateralmente. < capito.> direbbe solamente provando a piegare un attimo il busto in sua direzione mettendo una mano sullo schienale della stessa sedia dove si trova la facente parte della divisione strategica < e pensi che mi importi?> direbbe solamente. La maschera si alza un pochino facendo intendere a Saigo che la persona dietro di essa stia sorridendo in modo molto ampio. Un tic della testa farebbe sussultare quell’estremità dal collo in su obbligando alla folta chioma lilla legata di danzare a quel comando improvviso < pensi di essere salva, anche se fosse?> direbbe prima di muovere la testa e ciondolare fissandola < continua> direbbe verso di lei < continua ad usare questo atteggiamento, ti prego.> l’inquietante Tachiko forse è stata la mossa più sbagliata dei maggiori degli anbu a quanto pare. < Tutto qui?> direbbe poi quando fai quella scarna descrizione della situazione. [Chakra on][35/35]

21:50 Saigo:
  [Sala interrogatori] La sua richiesta viene ignorata, almeno questo è quello che sembra a lei. Abbassa nuovamente le mani verso il busto e osserva l’altra avvicinarsi, la maschera sollevata appena a mostrare non solo il sorriso ma anche i tratti dolci e gentili, più delicati, meno spigolosi di quelli tipici del volto maschile. Quell’informazione viene registrata nella sua testa e tace. Sorride senza cancellarsi quell’espressione dal volto, ebbene le buone maniere paiono non attecchire quindi tanto vale riprendere quella prima strada. I movimenti sono ridotti all’osso, teme il dolore, teme la tortura ma ancora una volta nasconde tutto dietro a quella perfetta calma che mostra, registra tutto questo mentalmente, le varie violazioni che già sono state fatte e soprattutto la reazione dopo aver dichiarato la sua appartenenza a quell’ordine direttamente sotto al consiglio <dovrebbe> replica semplicemente. Scuote appena le spalle andando come a voler far intendere che ambasciator non porta pena, lavandosi dalle colpe di quello che sta per dire, ricordando a sé stessa semplicemente il suo obiettivo finale: il successo. Disposta a sopportare tutto <è la gerarchia baby> un occhiolino in sua direzione. Eccola dunque la minaccia, il sorriso che torna ad illuminarsi, non c’è accenno di paura nei suoi occhi per quanto il suo corpo voglia con ogni fibra tentare la fuga, sottrarsi a ciò che ormai vede come inevitabile. Come risposta si avvicina a quella maschera, flette in avanti il busto così da avvicinare il volto all’altra. Ormai nella sua mente quella è una donna, potrebbe anche sbagliarsi ma la probabilità è dalla sua parte, ci sono più uomini con la mascella squadrata che donne così similmente ci sono più donne dai tratti arrotondati che uomini, mostrarsi seppur poco le ha dato un appiglio. Si tratta di genetica, di conoscenze comuni nell’era moderna e lei è nella divisione strategica è dal primo momento che ha messo piede in quel luogo che studia. Due violazioni fin ora, anzi tre dal suo punto di vista: non si è identificata, ha ignorato il suo ruolo e le ha mostrato sotto alla maschera. Le labbra si schiudono come una rosa che sta per sbocciare, poetiche e lente si muovono così da mostrare il pistillo che umida danza tra i petali <fallo> dice semplicemente <dammi solo una motivazione per farti perdere tutto> ci si potrebbe anche domandare se ciò che si sente in quella stanza sia reale, il tono usato per pronunciare quelle frasi è delicato, docile e così gentile da poter creare l’illusione che siano solo stati dei complimenti o addirittura una preghiera, solo gli occhi che invece ardono decisi su quella strada. Si raddrizzerebbe a questo punto andando semplicemente a poggiare la schiena sulla sedia, cancellando ciò che ha appena detto e l’espressione con cui l’ha fatto <con che accusa mi trattenete?> sospira appena, quasi stufa di quel giochino <ed è tutto, erano i tuoi colleghi quelli intorno al cadavere io stavo solo mangiando> scuote appena le spalle e si mostra palesemente delusa <li stavo solo aiutando ad isolare la scena del crimine ma immagino non sappiate cosa significhi> continua, imperterrita <poi mi avete colpita quindi fine> ed è effettivamente tutto ciò che sa, incompetenza di quel corpo inclusa

22:00 Tachiko:
  [Sala Interrogatori] Fa un respiro profondo dietro quella maschera. Sente quelle parole prima di annuire < e pensi che mi importi?> ripete quelle parole lentamente prima di fare un lungo sospiro. Lei continua a fare la gradassa, continua a comportarsi in modo superiore nei confronti della donna, cosa che non le da fastidio in sé, abituata ormai al fatto di essere considerata matta ed essere stata cacciata dal suo stesso clan. Abbassa il capo, come se ci stesse riflettendo. <hi.> un sogghigno < hihihihihi…> e riderebbe in quel modo creepy andando a poggiare una mano sulla maschere come a coprire un occhio mentre le spalle seguirebbero quella risata ritmicamente. < e cosa potrei perdere ormai?> direbbe verso di lei cercando di prendere una mano di lei, ammanettata come prima e tentando di poggiarla con forza con il palmo verso il tavolo, le dita belle larghe tra di loro lasciando quello spazio. < dai, dimmi signorina della divisione strategica…> direbbe poi con un sussurro sfilando un kunai dalla cinta e puntellando lentamente il punto tra l’indice ed il medio < cosa potreste farmi più di quello che già è successo?> la folle, la matta, la disadattata, ecco chi è Wasupu. Continua a puntellare quella parte di tavolo prima di alzare il kunai e far impattare la punta nello spazio tra medio ed anulare stando ovviamente molto attenta a non colpirla insomma < non mi importa con che accusa, non è affar mio.> in effetti essendo la cagna degli Anbu, molte delle informazione le sono state occultate, alla fine non deve sapere tutto per eseguire no? [Chakra on][35/35]

22:11 Saigo:
 La ascolta, a quanto pare l’anbu davanti a lei è inesperto, o almeno lo è nel mondo attuale. Le sorride e a questo punto distoglie lo sguardo andando verso il vetro. Gli occhi rossi lentamente scivolano dalla figura mascherata al vetro davanti a lei, quello specchio in cui può fissare semplicemente il suo riflesso. Anche se non ha ottenuto il suo obiettivo finale è già giunta ad una piccola vittoria. Strisciando silenziosa e attenta con i suoi modi l’ha provocata, sottomessa e adesso sembra che l’interrogatorio sia diventata una questione secondaria, primarie sono invece le domande retoriche la curiosità dell’anbu che dal suo punto di vista ha smesso di fare il suo lavoro <io non minaccio> replica mentre scorre lo sguardo, in quegli istanti in cui la sua attenzione viene meno. Non risponderà altre, ha avuto ciò che voleva ed è anche abbastanza sicura che nessuno sia interessato ad un abuso di potere nei suoi confronti, lei ha il consiglio dalla sua parte non i semplici Kage. O almeno è la Shinsengumi ad avere il consiglio. Sparisce il consiglio mentre sospira e lascia che lo sguardo penetri quel riflesso, si concentra così da fare in modo di dare l’impressione di star fissando qualcuno oltre. Il gesto della ragazza prima le ha lasciato intuire che qualcuno li stesse osservando e così è proprio a chiunque stia lì che si rivolge, ignorando invece chi dovrebbe interrogarla. Ha dimostrato comunque qualcosa ma soprattutto ha dato le informazioni e le spiegazioni per l’accaduto seppur mantenendo per sé molto di quello che è riuscita a comprendere in poco tempo, non è a loro che risponde <ho finito> dichiara a voce abbastanza alta perché tutti la sentano, perché arrivi anche a quel vetro seppur sia sicura che la stessero già ascoltando. Questo è, lei ha finito. Lascia che siano gli altri a comprendere quante altre carte coperte ha, quanto potrebbe o meno essere saggio trattenerla a lungo, quanto potrebbe o meno essere importante nella Shinsengumi, infondo nessuno si è preso la briga di chiederle il nome o il ruolo, la sua torturatrice del cuore ha preferito semplicemente mettersi sulla difensiva. Questa la situazione dai suoi occhi, questo il pensiero che ostenta con fierezza nello sguardo e con le linee della bocca che tornano a serrarsi dure. Potrà piangere se torturata, potrà anche rivelare altri dettagli ma per ora è 1-0 palla al centro e questo le basta. Non ha ottenuto tutto ma almeno qualcosa e sa perfettamente che gli obiettivi non si raggiungono subito, bisogna scalare le montagne per arrivare in cima ed è esattamente quello che sta facendo, un picchetto alla volta, un’informazione dopo l’altra. Da qui in poi tacerà

22:29 Tachiko:
  [Sala Interrogatori] Rimane in silenzio ora guardandola. Vorrebbe tanto torturarla, ucciderla, sentirsi viva come prima e non per un ordine di qualche burocrate che non si fu-chan. Sta per cominciare quel gioco malato, quel trick col kunai che dovrebbe picchettare il tavolo velocemente ma quando alza quel coltello ecco che la porta si apre “Wasupu!” la chiamerebbero all’ordine, forse un suo superiore, forse qualcuno che ha sputato dove camminava poco prima. Lo sguardo si alzerebbe, ansimante, osservando quell’uomo “ Basta così, la ragazza può andare..” direbbe l’uomo andando a spostarsi lateralmente < Ma…> direbbe Tachiko andando ad abbassare lentamente l’arma. “Ho detto che può andare, torna nella tua cuccia a rosicchiare qualche osso tu” Come al solito, trattata da cagna. Ecco che abbasserebbe anche le spalle prima di lasciare la mano della ragazza ed allontanarsi a viso basso da quella stanza. Un attimo solo prima di sentir di nuovo quella voce “Sai cosa ti succederebbe se continui a disobbedire agli ordini feccia.” E niente, Tachiko sparirebbe dalla vista dei presenti. L’uomo si avvicinerebbe a Saigo andando a liberarla di quelle manette “Chiedo scusa per l’inconveniente, gli Anbu arrivati all’oasi erano alla loro prima missione di prova, a quanto pare hanno fallito l’esame, le chiediamo ancora di perdonare la loro inesperienza” e detto tutto questo in politichese Saigo verrebbe accompagnata fuori dalla zona degli interrogatori. Che abbia vinto o meno ora non sono più problemi di Tachiko a quanto pare, ma dello stesso corpo Anbu che ovviamente l’avrebbe punita per quello che stava per fare [End per entrambe]

Tachiko ci prova, Saigo è infame fin nel midollo.


Alla fine viene rilasciata dopo aver dato le informazioni richieste, seppur a modo suo.

Saigo si è fatta una nemica temo